Jouri 場裏 - Arena/Loggia, per Kage e Iscritti

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view post Posted on 6/11/2018, 12:46
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Evento


VII Torneo Chunin








Tsuchi no Kuni, 3 Giugno 249 DN

MyZFnCg


Scolpita nella stessa luce che avrebbero dovuto affrontare per uscire dall'ombra del passaggio, l'arena avrebbe preso corpo di fronte ai loro occhi come uscita da un libro di miti e leggende. Una struttura immensa, al punto che, ancorché memore delle dimensioni dello stadio, la mente faticava a credere che vi potesse essere contenuta, o che la sua realizzazione fosse tanto recente. Vinto il bagliore iniziale, l'occhio dell'astante sarebbe stato rapito da ogni dettaglio, da ogni struttura, anche la più familiare, perché ingigantita oltre ogni criterio ritenuto possibile. Il diametro del campo in terra battuta superava tranquillamente i trecento metri, ed era isolato lungo il perimetro da un ampio fossato. Gli spalti, strutturati su tre anelli dalle spesse balconate, si elevavano per quasi la metà conquistando, oltre che la meraviglia dell'osservatore, perfetta acustica. Un sistema di colonne consentiva la distribuzione di quell'enorme carico, ad un tempo facendo da sostegno e dividendo ogni anello in quattro settori. Persino coloro che avevano visto Fukagizu, prima che il Gedo Mazo la cancellasse dalla mappa, sarebbero rimasti a bocca aperta di fronte a quel lavoro. Migliaia di posti erano stati approntati, ciascuno messo al riparo dal bagliore cocente da un sistema di tendaggi che riduceva l'apertura alla sommità. A mano a mano che il sole seguiva il proprio arco, i parasole si aprivano per intercettarne i raggi, gettando un'ombra rosso sangue sul bianco della pietra.
Ma l'elemento che inevitabilmente avrebbe rapito i loro occhi, posto esattamente di fronte al punto in cui emersero, era la loggia d'onore riservata ai Kage. Cinque troni bianchi, uno identico all'altro, facevano da seggio, sormontati da un baldacchino cremisi e schermati da una balconata convessa ad una decina di metri dall'arena. Cinque drappi, ciascuno recante colore e simbolo di un Grande Villaggio, vi pendevano, indicando con chiarezza a chi spettasse il centro: Iwa.
Ed era proprio alla Roccia, più che agli altri villaggi rappresentati, che le statue erette lungo il perimetro del primo anello offrivano saluto. Alte tre volte un uomo, poste di guardia ad intervalli regolari ed armate di fiaccole ancora spente, parevano sorvegliare la soglia dell'arena. Uomini e donne, sguardi ieratici ed abiti militari, non una mancava di presentare un nastro rosso dalla spalla al fianco. Il colore del tributo pagato per il proprio paese, il marchio di un eroe.
Ma nessuno di loro, per quanto famoso tra le genti della Terra, era più adorato della Tsuchikage. Lungi dall'aver bisogno di una statua che la celebrasse, Chiye Koizumi pareva un'emanazione dello stadio stesso.

GdR-OFF || Siete pregati di attendere il post della Tsuchikage, prima di postare qui di seguito. Vi saranno li date tutte le informazioni del caso. Vi anticipiamo sin da ora che non saranno più tollerati ritardi per rispetto di chi è stato puntualissimo lo scorso giro; da ora in poi vige la regola del post a settimana, senza se e senza ma.

Per maggiori informazioni sulle regole base da seguire, vi invitiamo a visionare il topic delle Specifiche Evento. [X]
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view post Posted on 6/11/2018, 13:34
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Finalmente il grande giorno era giunto e con esso i suoi numerosissimi ospiti, provenienti da ogni paese. Evento più unico che raro, specialmente perché ad averlo organizzato e promosso era stata proprio la Roccia, che per antonomasia aveva sempre preferito stare fuori dal contesto internazionale in favore di una politica piuttosto chiusa e aspra nei confronti degli sconosciuti. Quel cambiamento era dovuto senz'altro alla donna che rispondeva al nome di Koizumi Chiye, Sandaime Tsuchikage. Tanto l'arena (sapientemente costruita in suo onore dai maestri dell'arte della calce, in un tempo relativamente breve e con minuzia) quanto la sua stessa presenza imponeva allo sguardo dei nuovi giunti di posarsi sulla sua figura, regale nella succinta veste scura come la pece, adornata di gingilli splendenti d'oro, e nella mantella, che richiamava sapientemente il cremisi del tutto. Per l'occasione aveva lasciato i capelli sciolti, e non aveva indossato le bende; una sorta di sfida per il pubblico a non godere della sua pelle pallida appieno, della sua sinuosa bellezza. Bastavano quelli a coprire bene la brutta cicatrice all'occhio non vedente. Sulle sue labbra era pennellato un sorriso affabile, mentre l'unico occhio color ocra scrutava i nuovi giunti per poterli passare in rassegna, uno ad uno. Riconobbe subito le personalità di spicco nell'ordinato caos umano che stava riversandosi al centro della struttura. Erano tutti presenti, meno che il Kokage: un vero peccato. Attese tranquilla che tutti furono a portata, mentre degli ANBU ben organizzati si posizionavano in varie aree dell'arena per poter poi svolgere la loro funzione di scorta. Akiho rimaneva alla sua destra, armata per ogni evenienza, piacente anch'ella nella sua rude bellezza; portava una lunga e vaporosa treccia e le sue vesti erano quelle formali degli ANBU della Roccia. Alla sua sinistra invece un ANBU con un corpicino all'apparenza gracile, con lunghi capelli verdi e la maschera dello scorpione. Sasori.

Non appena lo ritenne opportuno, fece per schiarire un momento la voce e volgendo appena il capo verso gli ANBU alle sue spalle sussurrò un 'si comincia' alquanto compiaciuto, prima di rivolgersi a tutti i presenti. -
Benvenuti, cari shinobi e spettatori provenienti da ogni parte del continente conosciuto. E' un onore per me ospitarvi in questa struttura, che accoglierà lo spettacolo del ben noto Torneo Chunin. - proruppe, con un tono di voce abbastanza alto affinché potesse essere udita dalla folla. L'acustica era perfetta, la sua voce una poesia al miele piena di sorprese. - Le nostre giovani speranze ci delizieranno delle loro abilità, della loro prontezza di riflessi e dei loro ideali per poter agognare al titolo di campione del torneo. Ma prima di cominciare, inviterei i sovrani delle cinque terre e i daimyo dei paesi minori a raggiungermi qui, e ai nostri numerosi spettatori di raggiungere gli spalti. Gli ANBU della Roccia qui presenti vi scorteranno, indicandovi la giusta direzione. - e sorrise, uno di quei sorrisi che traggono in inganno sui lineamenti dolci della femme fatale.
Un'altra breve attesa, mentre le autorità e le loro scorte personali raggiungevano la loggia d'onore, posizionandosi in corrispondenza del loro stemma, e gli spalti cominciavano a farsi gremiti. Al centro dell'arena rimanevano soltanto i concorrenti, divisi in due macro gruppi dagli ANBU deputati; chi preoccupato, chi neutro, chi esaltato, aspettavano tutti di sapere quale fosse la loro prova. Chiye l'aveva notato. -
Vedo il fuoco nel vostro sguardo, la brama di sapere e di buttarvi subito nella mischia. E' ammirevole da parte vostra, ma abbiamo ancora un ultimo dettaglio da sistemare, ovvero le squadre. Poi vi sarà spiegata ogni cosa, a voi tutti. - disse, allargando elegantemente le braccia per indicare tutta l'arena. Strinse appena l'occhio con fare divertito, nemmeno volesse penetrare i loro giovani animi in tumulto per l'emozione. - Non sarò io a dirvi a quale squadra appartenere, se è questo quello che vi aspettavate. - e poi silenzio, giusto il tempo che il messaggio si imprimesse nelle loro menti. - Per onorare i defunti dell'aspra battaglia tenutasi a Fukagizu e celebrare l'alleanza che il mondo intero ha tacitamente avallato in quell'occasione, vi chiedo di formare voi le vostre squadre, scegliendo gli elementi presenti nel vostro macro gruppo di riferimento. Ma ricordate: soltanto due di voi appartenenti allo stesso villaggio potranno presenziare nella stessa squadra. - un sorriso, accompagnato da una pausa. - Ho bisogno che formiate tre squadre da quatto elementi, per gruppo. Decidete con attenzione. Uno shinobi che si rispetti deve saper valutare bene in un arco di tempo ristretto, quindi.. avete solo cinque minuti. - e con quella spada di Damocle rappresentata dal passare dei secondi a pendere sui loro giovani capi, adesso stava ai concorrenti formare le squadre. Chi avrebbero scelto? Perché? Chiye ne era curiosa, così com'era curiosa dello svolgersi ultimo della prova di cui ancora nessuno sapeva nulla.



GdR OFF || I miei omaggi a tutti i partecipanti del torneo, gli unici insieme ai Kage a poter postare in questa discussione (per gli spettatori, l'invito è postare negli spalti tenendo d'occhio questa e le altre discussioni) [X].
Le regole sono semplici: come vi è stato detto siete stati divisi in due macro gruppi - uno formato da tutti voi giocatori con i PG, mentre l'altro che raccoglie eventuali NPC del caso - e vi si chiede di formare tre squadre da 4 giocatori per gruppo (in sostanza, i giocatori attivi non potranno fare squadra con gli NPC). Sarete voi a scegliere i vostri compagni e a mettervi d'accordo, secondo criteri del tutto personali. Unica restrizione è che per villaggio possono esserci due elementi a squadra. Pensate con attenzione e schieratevi per squadra. Presto riceverete notizie sulle regole della prova che vi attende.
Tengo inoltre a ricordarvi che vigono da oggi le regole citate nel post sopra e vi invito a farle vostre leggendo attentamente il topic delle Specifiche Evento (sempre linkato sopra). Questo per rispetto di chi ha postato puntuale lo scorso giro e ha dovuto aspettare sino ad oggi perché siamo stati di larga manica. Se non riuscite avvisate per tempo, seguendo tutte le regole elencate. Buon divertimento, che le danze abbiano ufficialmente inizio!

Per qualsiasi dubbio o domande di sorta, fate riferimento alla sezione FAQs [X]
Scadenza: giorno 13/11 alle 23:59 ||

Edited by ¬BloodyRose. - 11/11/2018, 19:24
 
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view post Posted on 7/11/2018, 14:12
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Artificial Flower's Lullaby

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CCTy8aN

Se l'arena era spettacolare vista da fuori, da dentro toglieva letteralmente il fiato. Persino Himura si concesse un momento per guardarsi attorno, senza quel grugno contratto perennemente dipinto sul volto. Non si poteva non apprezzare, almeno in parte... Ma il Kazekage non si concesse commenti positivi, o commenti di nessun tipo. I suoi occhi erano già puntati alla loggia d'onore, dove avrebbe preso posto assieme agli altri regnanti e le loro scorte.

«Ci aspetta uno spettacolo tutto in piedi...» commentò Gallo a bassa voce, verso Lucertola, che si evitò di rispondere.

Poi apparve lei. Chiye Koizumi. Capelli sciolti, vestiti aderenti, non nascondeva nulla perché era la regina nel proprio alveare. Non aveva bisogno di nascondigli o protezioni, per quanto i due Anbu vicino a lei segnalassero come non fosse totalmente scoperta. Qualsiasi Anbu sapeva che era meglio evitare di giudicare un proprio collega dall'aspetto fisico, e anche se una delle guardie del corpo della Tsuchikage sembrava una bambina coperta di bende, di certo se era lì c'era un motivo.

«So cosa pensate, soprattutto tu Gallo, ma da questo momento qualsiasi commento fuori posto verrà punito gravemente.»

Il Kazekage aveva intuito che la donna mascherata stava per sussurrare qualcosa di acido, come suo solito, e per quanto sapesse che oltre quella patina di apparente indisponenza c'era un soldato professionale, volle comunque specificare l'ovvio.
Entrambi gli Anbu annuirono brevemente, e seguendo l'invito di Chiye Himura e la sua scorta raggiunsero la loggia accompagnati dalle loro guide della Roccia.

L'Hachidaime si sedette in corrispondenza del simbolo della Sabbia, ma non mancò di rivolgere un breve cenno di saluto, un leggero inchino con la testa, alla Koizumi maggiore.

«Sandaime... Lieto di rivedervi.»

Formalità ridotta all'osso per un uomo che delle regole faceva la propria carne.
Si sedette con Gallo e Lucertola alle spalle, uno a destra e l'altra a sinistra. Gli altri Kage fecero altrettanto, e a ognuno Himura rivolse egualmente un cenno di saluto, ma nessuna chiacchiera o convenevole: Chiye stava per spiegare l'inizio della prova, che costituiva nello scegliersi i compagni di squadra.

Con espressione indecifrabile, il Kazekage si mise quindi ad osservare. In quel mare di ragazzi e ragazze di ogni età e provenienza, per qualche motivo riuscì subito a riconoscere la zazzera bionda di Sun Maeda.



 
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view post Posted on 7/11/2018, 19:50
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A Man of No Consequence

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Narrato
«Parlato»
"Pensato"

L'attesa fu snervante, non quanto per la sua durata temporale, quanto emotiva. Per tutta la durata del rinfresco, Kacchan era rimasto in disparte, preda dei suoi pensieri, nessuno che riguardasse lui in prima persona, quanto gli altri che gli stavano intorno, e quasi ringraziò i Kami quando vide arrivare l'Anbu che li avrebbe scortati verso la loro prossima meta.

Non aveva granché voglia di interagire coi presenti, specie con le sue compagne, così continuò a seguire la carovana di delegazioni, lasciandosi trascinare senza troppi fastidi dalla corrente. Ed osservava. Natsuko camminava sicura e spensierata, continuando ad intrattenersi con più persone le fosse possibile. Tipico suo, voler saggiare il terreno in quel modo, mostrandosi "accondiscendente" nella maniera più particolare a seconda di chi aveva dall'altra parte. Astuta come una volpe, lei, e fatale come una vedova nera.... O una mantide religiosa, almeno stando alla comune passione di entrambe di metterla a quel posto al compagno che si sceglievano. E stando al numero di “quote azzurre”, la Hyuga aveva solo l’imbarazzo della scelta.

”E tu fai già parte del suo harem di vittime sacrificali...” Pensò rassegnato, scrollando le spalle e volgendo lo sguardo verso l’altra sua compagna, Chiyo. Era incredibile quella ragazza, e non perché riuscisse a mangiare spuntini e snack del più alto livello salutare nelle più disparate delle sitazioni, ma per il suo modo di affrontare le cose: sempre col sorriso sulle labbra, non si scoraggiava mai, non demordeva mai, sempre pronta a trovare il barlume di speranza nella più oscura e disperata delle situazioni. Un inguaribile ottimista, insomma.

E lui, invece? Il disfattista, nonché masochista, che in tutto questo non si stava minimamente preoccupando di se stesso, del fatto che in combattimento facesse schifo, a patto di avere le spalle coperte, che senza il supporto di qualcuno a dargli copertura, poteva fare ben poco. Non si stava crucciando di quali pericoli avrebbero potuto minacciarlo o metterlo alla prova, tuttaltro. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che preoccuparsi per loro due, per quelle due ragazze, domandandosi se ce l’avrebbero fatta a superare le prove che avrebbero di li a breve affrontato.

”Non puoi proteggerci per sempre...” Quante volte le ragazze gliel’avevano ripetuto? Ormai aveva perso il conto... Era troppo apprensivo e protettivo nei loro riguardi. Ed erano solo amiche: se, un giorno, fosse mai diventato padre, sarebbe stato altrettanto apprensivo? Tanto da farsi adirittura odiare dai propri figli, perché così opprimente nel volerli proteggere, da non lasciarli vivere?

Rabbrividì, inorridito da quella sua visione del futuro. Doveva assolutamente cambiare atteggiamento, o avrebbe finito per fare la fine di... suo cugino? Perché diaavolo doveva pensare a lui in un momento come questo? Forse per via dell’odio viscerale che provava nei suoi riguardi? Chissà come deve essere, vivere sapendo che c’è qualcuno che ti odia così tanto da volerti... Che so, far cadere un pianofrote a coda in testa, mentre esci dall’ospedale, facendolo precipitare dal sesto piano?

Immaginare mille e uno modi per accoppare il cugino lo aiutò a distendere i nervi, spingendolo così a volgere lo sguardo ben oltre le sue compagne, ma verso gli altri ragazzi che avrebbero preso parte al torneo, ognuno appartenente ad una propria delegazione. Kumo era quella più numerosa, quell’anno, e sembrava ce ne fossero anche alcune di stati minori, alcuni dei quali Kacchan aveva a mala pena sentito nominare.

Il suo sguardo, però, si soffermò su una delegazione in particolare, quella capitanata dal famoso Hayate Kobayashi, Mizukage e membro dei famigerati Sette Spadaccini della Nebbia. Eppure i suoi occhi cobalto non si fermarono su quella figura tanto importante, quanto su una molto più esile, molto meno impattante. Una ragazza dai lunghi capelli neri, camminava seguendo la delegazione del suo villaggio, accompagnando ogni suo passo con l’aiuto di un bastone, quasi facesse difficoltà a camminare bene. E fu proprio il suo modo di zoppicare a rapire l’attenzione dello Yamanaka.

Il modo in cui le spalle oscillavano, ad ogni passo, la maniera in cui le gambe caricavano il peso e la schiena si inclinava... C’era qualcosa di strano, nel modo in cui si trascinava, e questo aveva subito acceso il piccolo medico che c’era in lui, domandandosi quale trauma avesse subito, per zoppicare a quel modo, eppure... Forse avrebbe dovuto farsi gli affari suoi, molto probabilmente, ma fu più forte di lui, voleva sapere, così da potersi togliere quel tarlo di dubbio.

Incuriosito, quindi, accorciò la distanza che li separava, avvicinandosi e continuando ad osservarla. E più la osservava e più si convinceva che qualcosa non quadrava. Come poteva qualcuno, con un handicap simile, riuscire a gestire quello che li aspettava? Non che avesse qualcosa contro gli storpi o i menomati... A quel punto avrebbe dovuto avere da ridire anche sulla partecipazione di Natsuko, dato che rischiava di diventare cieca, ma....

Maledicendosi per esser ritornato con i propri pensieri su quel maledetto sentiero, prese un profondo respiro e si avvicinò ulteriormente alla ragazza, procedendo spedito senza pensarci ulteriormente troppo su. « Quanto è recente la tua ferita?» Le domandò, mantenendosi alle sue spalle, dandosi del deficiente. Bravo Kacchan, ottimo modo per attaccar bottone con qualcuno. Sei un vero mostro nelle relazioni sociali, complimenti. Meglio rimediare in qualche modo, pensò, o rischiava di fare una figura peggiore di quanto non stesse già facendo.

Scrollò quindi le spalle con un gesto vagamente non curante, sospirando via l’imbarazzo per quel primo approccio. ”Santa Inari, a frequentare Naoko sia fuori che dentro l’ospedale, sto iniziando a relazionarmi con le persone proprio come lei....” « Sai com'è, ti ho vista zoppicare e, per farlo a quel modo, deve essere una cosa relativamente recente... Trauma al ginocchio, forse una dislocazione del menisco? Oppure una frattura alla tibia? Con un infortunio del genere, deve esser difficile riuscire a stare al passo, specie considerando le prove che dovremo affrontare in un evento del genere....» Aggiunse quindi immediatamente, quasi a voler giustificare quella sua uscita così poco invadente. È evidente l’imbarazzo sul volto della ragazze che, trovatasi in una situazione che non si aspettava, sorrise imbarazzata, facendo sfoggio di due splendidi occhi azzurri.

«Non sembra molto saggio spifferare il punto da colpire per causare il Massimo del danno, non trovi?» Rispose al ragazzo con un’ulteriore domanda, lasciandolo per un attimo basito, senza sapere bene come risponderle. Che avesse completamente cannato? Impossibile. Se c’era una cosa di cui poteva esser certo, della sua persona, era delle sue conoscenze e intuizioni in ambito medico che, più di una volta, si erano dimostrate affidabili. E poi, considerando quanto detto dalla kiriana, quello di Kacchan era più un dare voce all’ovvio: avesse o meno detto quel che aveva detto, chiunque con un minimo di spirito d’osservazione l’avrebbe potuta vedere zoppicare, vedere da che lato portava il bastone, e da li capire il punto più debole dove colpire, quindi non c’era da sentirsi granché in colpa.

Continuando la camminata, le si affianca, alzando comunque le mani davanti a se, imbarazzato. « Non me ne volere eh... Non è per farmi gli affari tuoi, sia ben chiaro.... È che sono un medico, quindi nel vederti zoppicare in quel modo mi ha dato da pensare...» Un sospiro gli sfuggì dalle labbra, abbassando lo sguardo e infilandosi le mani in tasca, in cerca del suo kit. Una volta tirato fuori, con un mezzo sorrisetto sornione, Kacchan iniziò a prepararsi una sigaretta, mettendo nella cartina la giusta quantità di tabacco turco, per poi, mantenendo in equilibrio cartina, filtro e contenuto in una mano, riporre il kit nella tasca. Il tutto, però, continuando a parlare con disivoltura. Ormai la stava prendendo come causa personale, il fatto di volerla smascherare.... Sarebbe però stato comico scoprire di aver preso un abbaglio, facendo la figura del cretino, ma ehi! Prendi la vita così come viene. E la sua impulsività nell’aprire bocca lo stava praticamente indirizzando in quella direzione del “Oh, ehi! Ho fatto una cazzata! Facciamone un’altra per rimediare. Tanto, che vuoi che sia...”

« Potresti rimanere stupito nello scoprire quanto si può fare con una sola gamba.» Pronuncia la ragazza, sorridendo. Non aveva alcuna intenzione di dargliela vinta, ma non si sarebbe arreso, peccato che la domanda che la ragazza gli fece, così a bruciapelo, per un attimo gli fece dimenticare quel di cui stava discutendo. « Tu, invece? Cosa ti porta a competere per la promozione alla tua età? » Eh, bella domanda, ma cosa poteva rispondere? Che aveva evitato di prendervi parte, perché distrutto per la morte di suo padre? Perché non aveva alcun interesse nel volersi mettere alla prova? Non che adesso le cose fosse cambiate.... Se non fosse stato per i suoi studi, non avrebbe tentato la strada per la promozione, di questo ne era certo. E poi, doveva ammetterlo, lo doveva all’Hokage, per avergli dato nuova fiducia dopo il macello che aveva combinato.

Si limitò, quindi, a scrollare le spalle. « Oh, beh, meglio tardi che mai, no?Diciamo che ho procrastinato finchè ho potuto... E no, non funzionerà a farmi distogliere dall’argomento di cui stavamo parlando.» Pronunciò, infilandosi la sigaretta in bocca, facendo gesto di volerla accendere, le dita già pronte a voler far scattare la pietra focaia dell’accendino, ma corrucciando leggermente la fronte si trattenne, rimanendo con l’accendino stretto nel palmo della mano. Si poteva anche poter fingere di zoppicare, ma il fumo poteva dar fastidio a tutti, perciò voleva evitare di imporle il suo fumo passivo. Non sembrava giusto e corretto nei suoi confronti, così rimase con la sigaretta spenta, serrata tra le labbra, continuando il suo discorso, e quindi mettendo in luce i dubbi sulla sua disabilità.

« Sai, in base a come il corpo si inclina e si adatta al proprio peso, si può dedurre quale disturbo strutturale abbia. E, nel tuo caso, le possibilità sono due: o il tuo trauma è talmente recente che il tuo organismo non sa ancora bene come comportarsi per il riposizionamento del baricentro, e quindi ribilanciare il peso, oppure stai fingendo di zoppicare, per una tua qualche strategia personale...» Rimase quindi ad osservarla, gli occhi cobalto fissi nei suoi, cercando di cogliere qualunque segno potesse tradire il suo stato. Ed eccolo, finalmente! Quel guizzo nello sguardo, quella leggera contrazione nel corpo. La ragazza aveva capito di esser stata scoperta, ma per quanto si stesse ostinando, Kacchan si rese conto che non l’avrebbe mai e poi mai annunciato apertamente, ne tanto meno a lui.

Si ritrovò così a sogghignare amareggiato, volgendo lo sguardo perso davanti a se, in direzione di una ragazza più avanti, e chi poteva mai essere? Natsuko, ovvio. « Non ho alcuna intenzione di giudicarti, per questo, ne tanto meno metterti i bastoni tra le ruote. Ognuno è libero di approcciarsi nel miglior modo che crede. Non saresti la prima né l'ultima a fingersi più debole del dovuto, per ottenere un qualche vantaggio. Per sopravvivere in questo mondo di merda, devi per forza diventare una piccola volpina astuta, altrimenti a fare il coniglio si finisce sbranati. » Alla fine, esasperato per il suo puntualmente ritornare con la mente a Natsuko, si accese la sigaretta, rivolgendo uno sguardo perplesso alla ragazza, nel caso il fumo speziato dal vago sentore di cioccolato e caffe tostato le desse fastidio. E dire che si era tanto premurato, prima, di non intossicarla col suo fumo passivo... Gran bell’ipocrita, che era...

Decise quindi di spegnerla immediatamente, riponendo il mozzicone nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, per poi sfregandosi con forza le mani sul tessuto che fasciavano le cosce, quasi temesse di poterla contaminare con quel suo brutto vizio che aveva preso. « Comunque sia, piacere di conoscerti, volpina. Il coniglio qui presente si chiama Kacchan. » Si presentò, tendendole la mano.

La ragazza, dal canto suo, lo scrutò come se volesse incenerirlo lì su due piedi, per quello che le aveva detto, ma qualcosa la spinse a ricambiare quella stretta, probabilmente semplice buona educazione. « Sumiye. » Si presentò, confusa, rendendo ancora più imbarazzato lo Yamanaka che, lasciata la presa di quella mano delicata, le sorrise impacciato. « Bhe, Sumiye... Ci becchiamo dopo in arena... »

[ ... ]


«Mocca alla luce di Amaterasu... Certo che non si sono risparmiati proprio....» Alibito, Kacchan non poté fare a meno di restare a bocca aperta, davanti all’incredibile maestosa magnificienza di quel grandioso stadio, con le sue sculture marmoree e i suoi innumerevoli drappi scarlatti. Dovevano proprio tenerci, li ad Iwa, di fare la loro porca figura, pensò, ma era più che logico che fosse così: da sempre i tornei di quel tipo servivano alle nazioni ospitanti di far sfoggio della propria potenza davanti agli altri ospiti/rivali, quasi a voler lasciare intendere ” Ehi, pezzenti, guardate cosa siamo in grado di fare, quindi occhio a non farci incazzare”. Bhe, almeno per ora, sul piano economico-sociale avevano stravinto, bisognava vedere se sarebbe stato altrettanto sul piano bellico.

Ogni delegazione venne fatta sfilare all’interno di una vasta arena, il cui candore quasi accecava, ma probabilmente sarebbe durato poco, con tuttoil sangue che sarebbe stato versato lì dentro... Degludendo, Kacchan scacciò dalla sua mente visioni di macabri massacri, concentrandosi sull’unica differenza cromatica presente nella vasta costante di bianco calcareo e rosso purpureo: al centro, sopra un’alta piattaforma, vi erano stati sistemati gli scranni su cui avrebbero posato le regali chiappe le più alte cariche del mondo ninja allora conosciuto, ognuno con un drappo di tessuto colorato a seconda della nazione di appartenenza. E li, sullo scranno più alto, più visibile rispetto agli altri, vi era adagiata con leggiadra femminilità la padrona di casa.

Chyie Koizumi era davvero la bellezza di cui tanto si andava vociferando, e quel suo sguardo, la piega delle labbra, lasciavano ben trasparire il suo fascino da femme fatale.... Proprio come una sua certa conoscenza. Chissà, magari Natsuko avrebbe imparato qualcosa di nuovo, studiando quella sua “sorella maggiore” nell’arte della seduzione... ”Merda, non di nuovo!”

« Benvenuti, cari shinobi e spettatori provenienti da ogni parte del continente conosciuto. E' un onore per me ospitarvi in questa struttura, che accoglierà lo spettacolo del ben noto Torneo Chunin.» La sua voce giunse chiara e distinta, abbastanza forte da essere chiaramente percepita, nonostante il brusio della folla, e il tutto senza nemmeno una fonte artificiale di amplificazione, segno che l’acustica di quel posto era stata studiata ad arte, fin nel minimo dettaglio. ”Se la voce di quella donna ci giunge così chiara, figuriamoci come le arriveranno le nostre urla di dolore, mentre ci massacreremo a vicenda....!” Pensò macabramente, ma doveva smetterla. Non era la fottuta Kiri, quella che dicevano essere la patria per antonomasia di assassini e massacratori, era Iwa, per la miseria.... ”E per adesso si sono dimostrati essere solo dei bravi arredatori e architetti.” Ma questa constatazione era meglio tenerla per se, anche perché era convinto avrebbe trovato la disapprovazione della magnificiente Chiye... Chissà perché se la immaginava come una temibile dominatrice... ”Te sei malato di mente Kacchan.... Pensarla in una veste sado-maso in un momento come questo.... Porco Jashin, cosa non darei per fumarmi una sigaretta... Sto andando fuori di cervello, e non abbiamo ancora iniziato....”

« Vedo il fuoco nel vostro sguardo, la brama di sapere e di buttarvi subito nella mischia....» Tossì, strozzandosi con la sua stessa saliva, preferendo abbassare lo sguardo sui propri piedi, iniziando a giocherellare con la punta dello stivale con la brecciolina chiara per terra. Quella frase non aveva alcun riferimento a quello che stava pensando in quel momento... Proprio per niente... ”No cara, in questo momento è davvero l’ultimo dei miei pensieri, mi spiace....” Una mano venne posata sulla sua spalla, facendolo leggermente sobbalzare: gli occhi cobalto si spalancarono, sorpresi, nel vedersi davanti la maschera di un Anbu di Iwa.

”Cazzo, si è accorto che stavo facendo pensieri a sfondo sessuale sul suo kage, ora mi ammazza....” Niente a che vedere con tutto questo, per sua fortuna. L’uomo, in religioso silenzio, si limitò semplicemente a direzionarlo verso un lato dell’arena, e solo allora si accorse, distratto com’era fino a quel momento, che anche altri venivano spostati e direzionati, dividendo così tutti i partecipanti in due grossi gruppi.

La realtà di ciò che stava succedendo lo riportò immediatamente con i piedi per terra, facendogli capire che non era più il momento di cazzeggiare, che doveva seriamente preoccuparsi di salvare il culo, a se e alle sue compagne... Ok, cambio di programma: le sue due compagne stavano venendo scortate da un altro Anbu verso l’altro gruppo, lontano dal suo... Lontano dalla sua ala protettrice.

Con lo sguardo preoccupato, osservò da sopra la spalla le due ragazze che, quasi captando e condividendo quella sua preoccupazione, gli volsero lo sguardo... O meglio, l’unica a farlo fu Chiyo che, in tutta risposta, gli fece un occhiolino e alzò il pollice in alto, scandendo in silenzio un in bocca al lupo che non si sentiva di meritare.

Bene, non si sarebbe dovuto preoccupare della salvaguardia delle due, giusto? GIUSTO? Forse non era un bene, questa separazione... Temeva che, non avendole a portata d’occhio, avrebbe potuto andare in escandescenza, immaginandosi i peggio scenari possibili... ”Cazzo Kacchan, ma vuoi pensare a te stesso, per una volta? Loro se la caveranno, sono in grado di farcela.... Pensa a te piuttosto, che sei una schiappa cosmica. Devi trovare un modo per non diventare carne trita già dal primo scontro...”

Rigido per l’agitazione, leggermente pallido in viso, si massaggiò il petto, osservando con occhi spiritati i componenti del suo macro gruppo mentre, inesorabile, l’altra mano andava a picchiettare sulla tasca sinistra dei suoi pantaloni, dove conteneva il kit per prepararsi le sigarette. Insieme a lui c’era la ragazza di Kiri con cui aveva scambiato qualche parola, insieme ad un suo connazionale. Quattro ninja di Kumo, uno di Suna e due ninja provenienti da Paesei Minori. C’era anche un ninja di Konoha, Reiki Uchiha, con cui non aveva avuto granché modo di relazionare e... Un singolo ninja di Iwa. Una donna, e sicuramente molto più grande di lui. ”E Natsuko che si stava preoccupando di essere la più anziana del torneo...” Imprecando a denti stretti, si diede un forte strattone dietro la nuca, tirandosi i capelli. ”E falla finita, cazzo.”

« Ho bisogno che formiate tre squadre da quatto elementi, per gruppo. Decidete con attenzione. Uno shinobi che si rispetti deve saper valutare bene in un arco di tempo ristretto, quindi.. avete solo cinque minuti.» Ed ecco sganciata la bomba. Immediata iniziò la casciara, tra i due gruppi, un gran vociare, nel cercare di capire come comportarsi in quella situazione.... Kacchan, invece? Rimase impietrito al suo posto, cercando di rielaborare quanto appena pronunciato dalla Tsuchikage: lavoro in team. Non in solitaria.

”Daje cazzo! Grazie Sette Divinità della Fortuna, grazie! Giuro che non imprecherò più per tutta la giornata!” Aveva una gran voglia di saltare in aria per la contentezza, gonfiandosi come un palloncino pieno di elio, tanto era il sollievo che provava in quel momento. Si limitò, però, a manifestare solo un bieco sorriso, chinando così il capo e recuperando il suo kit. Si, ora poteva proprio concedersi una sigaretta.

Con calma, iniziò a prepararsi la sigaretta, senza perdere però di vista le persone presenti intorno a lui. Dopo aver incrociato lo sguardo di Sumiye, si chinò, piegato sulle ginocchia, iniziando a scrivere col dito sulla polvere dell’arena, iniziando a stilare una prima lista di possibili abbinamenti. Si accese quindi la sigaretta, iniziando così a studiare alcune linee di congiunzione tracciate tra diversi piccoli gruppi, borbottando tra se. «Essendo quello di Kumo il gruppo più numeroso, tra noi, di per certo si dividerano in due coppie, puntando a creare le migliori combinazioni possibili. Si dice siano gente molto orgogliosa, quindi di per certo punteranno a voler far sfoggio della propria potenza, quindi probabilmente tenderanno a voler primeggiare nel loro gruppo. Di conseguenza abbiamo due gruppi su tre già con una “coppia leader”, cosa che potrebbe esser problematica per la realizzazione di una collaborazione in team, specie considerando che veniamo tutti da culture e formazioni diverse.»

Non gli importava, a dirla tutta, se qualcuno lo stesse seguendo nel suo ragionamento o meno. Aveva bisogno di rielaborare le idee per conto suo, ecco perché parlava tra se e se, a bassa voce. L’avrebbero potuto sentire solo se si fossero avvicinati a lui, e quindi poter vedere quello che stava scrivendo col dito per terra, continuando a fumare imperterrito.

«Konoha e Kiri, invece, dispongono di due ninja ciascuno, ed è più probabile che tenderanno a creare coppia, ma hanno due linee di pensiero diammetralmente opposto, non so se potrebbero fare facilmente lavoro di squadra....» Perplesso, assaporando la sigaretta, mentre tutto intorno a lui si propagava la nube di fumo speziato, col suo vago aroma di caffè tostato e cioccolato, continuava a tracciare possibili combinazioni, nessuna delle quali, però, lo convinceva appieno, anche perché, non conoscendo le abilità combattive dei singoli, si stava limitando esclusivamente ad elaborare una correlazione sul piano psicologico, almeno stando all’ideale profilo psico-sociale fatto di stereotipi e pregiudizi che si tramandavano tra i ninja di ciascuna nazione: ovvero che a Kiri erano tutti spietati e sanguinari, o che a Kumo fossero tutti degli scimmioni esaltati, o che Konoha e Suna fossero amiconi iperglicemici, e chi più ne ha più ne metta.

Sospirando, alzò lo sguardo sui presenti, osservandoli uno per uno per diversi secondi, per poi concludere, candidamente, soffiando fuori una nuvola di fumo che, per un momento, gli offuscò i lineamenti. «Sapete che vi dico? Sbattetevi le corna tra di voi. Io, sinceramente, non mi sento di poter dire voglio fare squadra con te, te e te.» Così dicendo puntò il dito a caso verso i presenti, soffermandosi però su Sumiye. «Non conosco nessuno di voi, sia dal piano caratteriale che dal piano fisico, e di per certo nessuno di voi, penso, si metterebbe a dire che caratteristiche ha, col rischio di fornire dettagli preziosi al team avversario. Almeno per quel che ne possiamo sapere adesso, potremmo essere tutti rivali, o tutti alleati. Troppe poche informazioni a nostra disposizione. Quindi, a meno che non vogliate già creare delle coppie, perché vi conoscete e sapete il vostro rispettivo potenziale, proporrei di terminere la formazione dei gruppi in maniera casuale. Poi, ovviamente, se la cosa non vi sta bene, nessun problema. Di mio, mi adatto facilmente a qualunque situazione.» E, così concludendo, strofinò la punta della sigaretta per terra, spegnendola, rimanendo piegato per terra. Lui si era fatto avanti, gettando l’esca. Ora doveva solo vedere come avrebbero reagito i pesci tutti intorno a lui.
 
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view post Posted on 8/11/2018, 13:25
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K U M O W A V E

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Mentre ci spostiamo con calma verso l’arena mi osservo intorno, ancora di più rispetto a prima, analizzando il più possibile tutte le facce sconosciute.
L’ambiente, le case le strutture e tutto il resto non mi interessava. Ok era tutto diverso da Kumo, era tutto diverso da quello che mi immaginavo ma alla fine chi se ne frega. Durante il viaggio per arrivare ad Iwa mi ero immaginato come sarebbe stato il villaggio, qualche posto deserto pieno di case fatto di terra e roccia, appunto come il nome del villaggio, ed invece non era cosi. Le costruzioni sono molto più vive ed interessanti, per chi sa apprezzarle… non per un moccioso che vuole diventare uno shinobi.

Prima di uscire allo scoperto, di fronte a tutto il pubblico che circondava l’arena mi fermo per un attimo, per inspirare profondamente ed espirare.

~ Devo fare come farebbe lui… devo essere meglio di lei… ~

Mi schiaffeggio la faccia con entrambe le mani per darmi la carica, per tirare fuori tutto l’entusiasmo e l’esaltazione di un kumano.
Tiro fuori il petto orgoglioso, fiero ed emozionatissimo per poi continuare a camminare seguendo la folla, fermandomi accanto ai compagni del mio villaggio.

~ Oggi ti sorpasserò Honami… ~ Una volta tornato dalla grotta del tre code ho iniziato a covare parecchia invidia nei confronti della kunoichi che era riuscita a sopravvivere di fronte a ben due bijuu, uno dei quali non ero riuscito a vedere perché troppo debole …

Una volta dentro l’arena la Tsuchikage inizia a parlare, a chiamare i Kage a sedersi e a dici qual è la nostra “prima prova”.

~ Un team da quattro ? ~ Osservo i miei compagni di Kumo e poi velocemente tutti gli altri fermandomi su una ragazzina bassa, piu o meno della mia stessa altezza.

« JEH!!! » Vedendola mi viene subito in mente un idea, probabilmente l’idea piu stupida che poteva venirmi in quel momento. Comincio ad osservarmi intorno alla ricerca di altre persone basse, dovevo trovare altri due componenti per il mio team.

~ Non sono l’unico ad essere basso hehehe ~

Dopo un veloce occhiata a tutti i partecipanti individuo quelli che mi interessano e quindi mi giro di scatto verso una delle kunoichi di Kumo.

« Rikku seguimi. »

Tento di afferrare la sua mano per poi iniziare a camminare tranquillamente in direzione del mio obbiettivo, ignorando tutti gli altri e puntando chiaramente una sola persona. Schivo i vari partecipanti che mi si parano davanti e mi fermo solamente una volta arrivato di fronte alla ragazzina.
Sorriso a trentadue denti stampato in faccia, e occhi puntati negli occhi della ragazza poco più alta di me.

HNavABM



« Yoh! »

Do una veloce occhiata alla mia destra, dove dovrebbe esserci Rikku, e poi ritorno con tutta l’attenzione sulla ragazza di fronte a me.

« Sono Shun Yotsuki, Genin del Villaggio della Nuvola.
Piacere di conoscerti.
Vuoi far parte del mio Team? »


Per un attimo inspiro profondamente cercando di bloccare l’emozione che sta cercando di prendere il sopravento, dopo di che mi giro in una direzione apparentemente casuale per puntare con l’indice sinistro un'altra persona, un ragazzo questa volta, non molto lontano da noi.

« Ho intenzione di chiedere anche a lui di far parte del nostro team. »

Il ragazzo puntato è altro all’incirca quanto Rikku, snello, dalla carnagione particolarmente chiara e capelli grigio talpa.

« Dimostriamo a questi vecchi il nostro valore » Per un attimo, mentre pronuncio queste parole un cenno di fulmini si accende dentro il mio sguardo per enfatizzare quello gli stavo dicendo.

« Seguici. »

Continuando a tenere la mano della kunoichi, se non si stacca, inizio a camminare verso l’ultimo membro del mio ipotetico team con il sorriso più vistoso possibile.
Come era successo per la ragazza anche questa volta ignoro tutti e tutto fino a quando non arrivo di fronte alla mia preda.



« YOH! » anche questa volta mi osservo alle spalle per controllare se sono stato seguito dagli altri con cui avevo interagito, dopo di che sposto l’attenzione sul ragazzo.

~ ha un colorito strano… ~

« Sono Shun Yotsuki, Genin del Villaggio della Nuvola.
Piacere di conoscerti.
Vuoi far parte del mio Team?
Siamo i più giovani, dobbiamo dimostrare di essere i più forti.»


Come prima cosa dovevo guadagnare la loro fiducia, dovevo cercare di convincerli di unirsi a me, al mio team e poi una volta conquistata la loro attenzione dirgli la verità, dirgli che gli avevo scelti perché erano i più bassi… oltre a me.

se non si capisce il primo è il pg di Pellegrinxi, il secondo quello di Get Scared.

Rikku è il pg di Bambi
 
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view post Posted on 8/11/2018, 15:15
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K U M O W A V E

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// Ho consultato uno staffer e mi consiglia di mettere questo Disclaimer pre post: Parti non adatte a minorenni o sensibili presenti in questo post
Nel dubbio io lo metto e dabbo regà
//

Narrato
*Pensato*
Parlato


Akira era al massimo della sua forma, sembrava davvero un ninja di Kumo come mai non lo era stato prima d'ora. Dal suo metro e novanta spiccava quel petto all'infuori, così secco eppure ricolmo di orgoglio. Gli mancava solo la pelle nera e sarebbe stato un vero stereotipo di uno shinobi di Kumo.
Era pronto a entrare nell'arena con quella nuova concezione di sè. Cominciava a vedere una luce diradarsi all'interno di quel pavimento roccioso che intravedeva da una tenda. Era l'arena dove avrebbe dimostrato davanti a tutti i villaggi il valore dell'arte sopra ogni cosa. Quella luce sembrava un'alba, ma una luce da est che simboleggiava molte cose. L'alba del torneo chunin, l'alba di una nuova era per la vita di Akira e... e basta a dire il vero.
Guardò i suoi compagni di Kumo, sapendo che loro quattro assieme avrebbero di sicuro portato Kumo a splendere. Li conosceva tutti e aveva collaborato con loro in due occasioni. Sapeva le loro abilità, a parte quelle di Rika di cui non aveva realmente alba, anche se sarebbe più giusto dire che probabilmente se le era dimenticate.

Tutti in fila, gli aspiranti Chunin entrarono uno alla volta nel giro di pochi secondi. L'arena era immensa e coinvolgente dal punto di vista architettonico. Guardare dei ninja combattere dagli spalti doveva essere qualcosa di estasiante.
Ed ecco il suo momento, stava per attraversare la tenda e già le prima del pubblico avevano travolto l'arena.
Qualcosa non andava anche da dentro la tenda Akira sentì qualcosa di strano, il pubblico era qualcosa di soave.
*Oddio, penso sia la tensione, ma credo di non sentirmi bene...mi sento vibrare, che sia febbre?*
No Akira non puoi sentirti male ora! Riprenditi!

Ecco giunto il momento, superò l'uscita della sala d'attesa. Mise il primo piede su quel terreno roccioso e...

Ah Anf!
Un lieve sussulto quasi inudibile e poi...Akira... ehi, ragazzo...tutto bene?*L...l...l'arena...HA UN'ACUSTICA PERFETTA!!!*

Rimase paralizzato.

Chiuse gli occhi e li riaprì.

Un cielo di stelle infinite disposte su cinque righe. Legature, crescendo dinamici, scale mai udite, salti di registro assurdi, none non preparate, tensione crescente con settime di dominanti che risolvono su primi gradi passando per accordi sospesi sul quarto grado. Un buco nero dove dissonanze e consonanze non contano più. Tutto ciò che importava era l'armonia delle sfere. Il suono stesso dell'universo. Ogni angolo in cui si girava il flautofonista era una parte di questo enorme spartito. Ogni linea era parte di un enorme assieme di pentagrammi dove tutto scorre come in fiume. Ogni sinusoide colpiva il timpano in modo pulito, proprio come il culo di un neonato dopo il primo lavaggio appena dopo il parto. Era tutto magnifico per Akira.

Le gradinate degli spalti erano una sezione orchestrale, il rumore dei passi di Akira erano come quelli del solista al concerto della sua vita, no, non quello pieno di mecenati pronti a caricarti di soldi e fama al semplice prezzo di vivere nelle loro corti, ma quello dove la tua amata è finalmente venuta a vederti. E allora lì sai che devi dare il tuo meglio, e ogni nota si trasforma in un lamento amoroso.

Erotismo allo stato puro, vuoi che ogni suono che tu e il tuo strumento emettete sia in grado di smuoverle ogni centimetro delle sue sei labbra e che rinchiuda in una gabbia la sua mente attraverso le orecchie. Una gabbia dove ha solo occhi e orecchie per te. Un luogo metafisico dove le sconcerie superano i limiti del corpo e del tempo, un luogo dove ogni nota dura minuti e rappresentano il momento in cui i corpi nudi si sfregano e quando questa decade, ecco che i corpi si allontanano solo per prendere la carica per il prossimo colpo. Questo vuol dire suonare per la persona che ami, non importa quante persone ti stiano guardando, c'è solo per lei la musica, ma tutti ti guardano mentre lo stai facendo. Farlo in pubblico è disdicevole certo, ma alla fin fine lo sarebbe comunque se nessuno capisse realmente che quello che stai facendo è sesso?

Un passo.
Un solo passo era quello che aveva fatto Akira dentro quell'arena e questo era successo nella sua mente. Il genin sospirò dopo essersi fermato per qualche breve secondo. Era leggermente piegato su di sé. Pareva soffrire come se...oh no, non dirmi che è successo davvero...

*Merda l'acustica è troppo perfetta sono venuto nei pantaloni...*
Non puoi essere serio...
Senti, non puoi capire cosa si provi, l'acustica è troppo perfetta ho avuto un orgasmo non so come spiegartelo, che cazzo faccio adesso?
Non lo so fingi che non sia successo niente, penso che questo farebbe un ninja, però sbrigati ad andare avanti o gli altri si insospettiranno sia successo qualcosa
Ok, ok, ora ci provo

Akira fece il secondo passo e questa volta non fu travolto dalla sorpresa come prima. Riuscì a reggere la scossa di emozioni contrastanti che lo aveva pervaso al primo colpo. Resistette anche al terzo, e poi al quarto. La macchia intanto si faceva leggermente visibile pure attraverso i pantaloni. Sperava che nessuno se ne accorgesse e faceva finta di niente. Ma l'estasi sotto la pelle continuava ad essere presente ogni volta che il ciclo di tacco-punta finiva.

Arrivato al punto in cui tutti si fermarono si era quasi abituato ai riverberi sublimi dell'arena. Stava prendendo confidenza con il posto. Era come se lui e l'arena fossero sposati da anni ormai. Tutto nel giro di meno di un minuto.
Il ragazzo si adattava in fretta quando si parla di suoni.

E così cominciò un gioco tanto vecchio per lui quanto la sua stessa nascita.
Col piede toccava vari punti del pavimento, solo per poterne sentire i bellissimi suoni indeterminati che emetteva e come questi si riflettevano per tutta l'arena. Soffice e piano per non farsi beccare.
Aveva perso tutto quel orgoglio e fierezza del ninja di Kumo che aveva raccolto nelle ore prima durante il viaggio e l'arrivo a Iwa.
Pochi stimoli bastano per riportare Akira al suo vero io.
Tutta l'attenzione era su quei micro-suoni leggerissimi e che solo il suo orecchio poteva percepire.


...

Non conosco nessuno di voi, sia dal piano caratteriale che dal piano fisico, e di per certo nessuno di voi, penso, si metterebbe a dire che caratteristiche ha, col rischio di fornire dettagli preziosi al team avversario. Almeno per quel che ne possiamo sapere adesso, potremmo essere tutti rivali, o tutti alleati. Troppe poche informazioni a nostra disposizione. Quindi, a meno che non vogliate già creare delle coppie, perché vi conoscete e sapete il vostro rispettivo potenziale, proporrei di terminere la formazione dei gruppi in maniera casuale. Poi, ovviamente, se la cosa non vi sta bene, nessun problema. Di mio, mi adatto facilmente a qualunque situazione.

Cazzo se la tua voce risuona bene, bel timbro amico! Aspetta che hai detto gruppi in maniera casuale? Ma di che diavolo stai parlando? Perché state parlando? Non dovevamo restare in silenzio fino a quando il kage non avrebbe cominciato e finito il suo discorso?

Tante domande ma la situazione era la solita, il flautofonista non aveva prestato attenzione ad una sola parola e la sua mente aveva compiuto un bel salto nel futuro.
Era di nuovo tornato nel mondo reale, e ora era costretto a parlare con ninja che non conosceva sperando che nessuno avesse niente da ridire per quella chiazza trasparente sui pantaloni che ora era certamente in leggero risalto rispetto a prima. Fosse stato un nano come Shun nessuno se ne sarebbe accorto, ma essere il tizio più alto del gruppo ti porta inevitabilmente ad attirare lo sguardo per un motivo o per un altro. Quando si giunge ad un nuovo villaggio tutti notano la torre più alta prima ancora di poterne vedere le mura attorno.
Sentendo parlare di gruppi la sua prima reazione fu di girarsi verso Rika e con lo sguardo cercò di farsi capire, in cerca di risposte. Poi vide Shun andare in giro a presentarsi alle persone assieme a Rikku.

E niente, non ci stava capendo un bel niente al suo solito.
Poche erano le certezze: Rika era lì vicino, un tizio biondo col coprifronte di Konoha aveva un timbro magnifico secondo il gusto di Akira, la bellissima Kage di Iwa era lì che li osservava assieme alle altre massime cariche ed infine che l'arena sembrava progettata apposta per mettere in difficoltà Akira.

*Questo lo dici tu!*

Vedremo...
 
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Bambi155
view post Posted on 9/11/2018, 16:53




Legenda:
"Parlato Rikku"
*Pensato Rikku*


Se tutto lo splendore architettonico della città con la sua atmosfera da grandioso evento non avesse stupito gli occhi dei forestieri, l’arena avrebbe sicuramente impressionato chiunque.
Era maestosa e enorme, capace di ospitare migliaia di spettatori.
Rikku sentiva la folla riecheggiare sempre di più man mano che i partecipanti al torneo avanzavano dentro quell’imponente struttura. Lei era pronta, era carica come una nuvola prima di un temporale estivo. Così avanzò anche lei, ci furono attimi in cui il tempo sembrava essersi fermato, il respiro sembrava diventare sempre più affannoso e le sue orecchie non riuscivano più a captare i suoni, ma soltanto fischi e echi lontani di una folla in visibilio. Dopo quei secondi tutto iniziava ad essere più chiaro. Il sipario si era alzato e lei era entrata sul palcoscenico di quel grande spettacolo. Tutti gli occhi erano puntati su di loro: i protagonisti. Rikku non voleva essere un personaggio secondario della trama di quell’evento, ma voleva diventare “La Protagonista”. Iniziò a darsi un’occhiata in giro e si rese conto che non sarebbe stato poi così facile. Se lo aspettava, dopotutto era una novellina e all’apparenza c’erano ninja con molta più esperienza di lei. Alcuni potevano aver partecipato ai precedenti tornei e sicuramente avrebbero avuto quel piccolo vantaggio rispetto a lei. Non le importava un accidenti di vincere o diventare Chunin, voleva solo lasciare il segno e dimostrare che anche lei, pur essendo piccola e inesperta, poteva essere un avversario temibile. Avrebbe messo in mostra il suo acerbo talento e si sarebbe mostrata all’altezza delle aspettative. Non sapeva ancora come farlo, non aveva assi nella manica o mosse leggendarie da super eroe da sfoggiare all’ultimo istante per rovesciare a suo favore una situazione critica, ma è quello che sperava di fare.

La Tsuchikage iniziò a tenere il solito discorso da padrona di casa:

*Dai dicci che cosa dobbiamo affrontare: un percorso a ostacoli con cerchi di fuoco e pericoli mortali di ogni tipo? No… Aspetta, cosa? Fare le squadre?*

Era sorpresa, stando alle sue parole questa era la prima prova. Effettivamente un senso ce l’aveva, la scelta del team è fondamentale e combinare tecniche affini è di estrema importanza. Ma non sapeva bene con quale criterio scegliere. Guardandosi intorno gli unici dei quali aveva informazioni erano Shun e Akira. Poteva scegliere solo uno di loro, quindi il pazzo musicista sarebbe stata la scelta migliore data la sua fobia dei fulmini. Quindi iniziò a fare qualche passo verso di lui per proporsi in team:

*Ehi un momento! E quella cos’è? Una macchia? Ma si è fatto la pipì nei pantaloni? Pff… Femminuccia! Si è pisciato sotto dall’emozione!*

Iniziò a ridere sotto i baffi e realizzò che non poteva fare squadra con una persona alle quale aveva appena dato della femminuccia. Con le ragazze difficilmente andava d’accordo, quindi le avrebbe messe in fondo alla lista. Anche i tipi come quel biondo della Foglia gli avrebbe evitati. Quel tizio parlava davvero troppo e a Rikku non piaceva. Preferiva meno chiacchiere e più azione, per questo Shun era il più idoneo. Si voltò per cercarlo, ma lui l’aveva anticipata. Come inizio era davvero ottimo. Non disse una parola, afferrò la sua mano e lasciò fare a lui, intuì subito che aveva un piano. Appena si piazzò davanti alla ragazza per presentarsi, Rikku fece lo stesso:

“E io sono Rikku Hidaka del Villaggio della Nuvola, piacere!”

Voleva assecondare Shun e cercare di convincere i membri da lui scelti. Dopotutto lei non aveva grandi criteri di selezione per i ninja degli altri villaggi. Avrebbe fatto affidamento al suo istinto, lo stesso che la stava portando a fidarsi del piccoletto.
Esibì un sorriso ammaliante e porse la mano libera verso la ragazza, mentre l’altra era impegnata a tenere quella del compagno. Non cercava di convincerla con le parole, ma con il linguaggio del corpo. Voleva darle l’impressione che si sarebbe trovata in armonia con loro. Allo stesso modo si presentò al ragazzo pallido annuendo alle parole di Shun.

“Dai che faremo scintille insieme!”

Pensando alle scintille le venne un brivido lungo la schiena. Non poteva rivelare il suo punto debole proprio in quel torneo. Avrebbe fatto la figura della pivella se fosse svenuta come la scorsa volta in compagnia del nanerottolo. Inoltre, erano in presenza di tutta quella gente e di tutti quei Kage! A questo non aveva ancora pensato o trovato una soluzione, quindi avrebbe lasciato spazio all’improvvisazione, dopotutto in un palcoscenico a volte è la parte più bella.
 
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view post Posted on 9/11/2018, 21:06
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Tsuchi no Kuni, 3 Giugno 249 DN


Si palesò alle sue iridi diamantine l'intera arena, come un baleno luminoso nella cupa oscurità. Quel villaggio si era sviluppato in modo ingente sotto ogni punto di vista e quel che stava osservando era il primo effetto del lavoro iniziato dalla Tsuchikage. Sorrise, cercando di celarlo agli occhi altrui. Non voleva che si avvedessero di un suo sbilanciamento; quel che aveva in mente di fare doveva permanere nella mente fino al momento giusto. Squadrò con lo sguardo i genin che avrebbero partecipato al Torneo, per poi osservare quale sarebbe stata la posizione riservata ai Kage e agli alti esponenti degli altri villaggi. Dovette fermare la sua analisi, poiché fece la propria comparsa Chiye. La sua beltà era impossibile da evitare... impossibile sfuggirle. Già ne aveva avuto un assaggio durante Fukagizu, ma in quel contesto le attenzioni erano state rivolte per lo più altrove. Ora, invece, poteva contemplarla senza distrazioni, potendosi estraniare dal mondo esterno e poter allietarsi di ogni suo piccolo dettaglio. Diciamo che... avrebbe potuto rubare la scena ai successivi duelli nell'arena. Si accorse, comunque, che l'intero perimetro era stato ben difeso, con una serie di Anbu posti a protezione dell'evento.

Udì il discorso da parte di Chiye; era il solito messaggio di inaugurazione del Torneo, ovviamente. Colse il suo invito per raggiungere la loggia d'onore loro riservata; al suo fianco erano presenti Aiko e Sawa, le donne che erano state scelte per accompagnarlo. Prese posto, rivolgendo il volto verso la Tsuchikage.

- Finalmente, Chiye-sama.

Disse, rivolgendosi a lei. Con un cenno del capo ricambiò il saluto degli altri Kage, consapevole che ci sarebbe stata l'opportunità di incontrarli successivamente, qualora ci fosse stato il bisogno di discutere su qualcosa. La sua attenzione venne rivolta, ora, ai suoi sottoposti. Al momento l'unica cosa che gli importava era vedere a che livello fossero i genin che aveva scelto. Avrebbero dovuto dimostrare la superiorità di Kiri. Dovevano farlo.



 
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Niffler
view post Posted on 11/11/2018, 18:40








Rika Kikimora ~ Kumo ~ Clan Ranton ~ Genin ~ Livello 5 ~ Ranton (Raiton) ~ Fama 0 ~ Scheda Torneo


Jouri 場裏 - Arena

Post 1



Iwagakure no Sato, Tsuchi no Kuni, 3 giugno 249 DN



L’arena era molto bella, non c’era molto da dire in tal proposito: era un posto dove loro dodici se le sarebbero date di santa ragione sotto gli occhi dei Kage e del Consigliere, non doveva per forza essere bella esteticamente, ma era necessario che fosse essere funzionale ai combattimenti che ci sarebbero stati.

Rika ascoltava la Tsuchikage spiegare come si sarebbe svolto il torneo, e rimase un po’ sorpresa dalla novità: ci potevano stare le squadre da quattro, ma che addirittura queste fossero miste le pareva un po’ un’esagerazione. Prevedeva casini solo nello scegliersi i compagni.

La vita le dava sempre ragione: il nano di Kumo afferrò l’altra ragazza del loro gruppo e se ne andò a reclutare gente con quel suo sorriso da idiota patentato, così che lei rimase assieme ad Akira. Non le sarebbe dispiaciuto fare squadra con lui, avevano già lavorato assieme, era qualcuno di conosciuto.
Erano gli altri candidati che non conosceva, e questo rendeva difficile capire se fossero compatibili con lei e Sakata. La Kikimora arricciò le labbra in disappunto, odiava essere indecisa. Beato Shun che era partito sparato.

Un ragazzo biondo con il coprifronte di Konoha si mise a berciare e Rika, arrivata alla fine del discorso, si trovò stranamente d’accordo con lui: non si conoscevano, sarebbero andati totalmente a caso o a sentimento, non avrebbe avuto senso farli scegliere. Almeno era sicura di avere Akira in squadra, per la regola dei due elementi dello stesso villaggio nello stesso team.
”Akira, tu stai con me vero?” gli sussurrò. Che non gli saltasse in mente di mollarla lì in quella bolgia!
”Mi trovo a concordare con te” aggiunse, parlando al biondino. ”Anzi, visto che siamo d’accordo, perché non formiamo una squadra?”
Se il ragazzo avesse risposto affermativamente, magari un po’ colto alla sprovvista dalla cosa, sarebbe mancato solo il quarto elemento. Rika avrebbe continuato a guardarsi in giro, soffermandosi in particolare sugli shinobi che non provenivano da uno dei cinque grandi villaggi.

7pjP8bt
Narrato • ”Parlato””Pensato”

sTu1vN4
Tecniche utilizzate ~ //

Riassunto azioni ~ Rika parla con il pg di Dat e quello di Ardyn, poi si guarda intorno

Altro ~ è stato un parto, ma spero vada bene. Trio formato da accordo in off. Dai che ci manca un componente

 
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view post Posted on 13/11/2018, 00:33
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GdrOff// Continua da [Jouri 場裏 - Anello Esterno] //GdrOn


    03 Giugno 249 DN - Ore 09:30


La prima e unica volta che aveva messo piede nel Paese della Terra era stato per dare la caccia alla Pantera di Akatsuki e diversamente da allora non fu né lei né un anbu di Iwa a fare strada, bensì due Hyuga rinnegati. Proseguendo verso l'arena riportò alla mente i ricordi di quel viaggio affrontato nella passata primavera, per lei era stata la prima vera missione dopo anni di noiosa amministrazione e di sporadici allenamenti, dopo tanto tempo aveva gustato di nuovo il brivido dell'inseguimento.
Passò dall'investigazione nelle bettole di montagna al brivido di seguire tracce nella neve arrivando fin quasi nelle viscere del vulcano dell'eremo delle salamandre. Il ricordo di quelle giornate suscitavano in lei sensazioni contrastanti ma sopra ogni cosa rievocavano dispiaceri. La recente notizia della morte di Fuyuki ricevuta dalla bocca del furetto ai primi di febbraio era giunta inaspettata e per quanto non si trattasse del primo shinobi morto sotto il suo comando, la reazione che ebbe per quel caso fu diversa. Il motivo? Beh, perchè il rapporto tra loro era andato ben oltre la semplice gerarchia tra Kage e soldato o del legame che univa due compagni d'arme. I segreti e le responsabilità condivise avevano avuto un significato profondo per entrambi e ogni volta che ripensava a lui non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe andata a finire se non gli avesse impresso quel sigillo. Dopotutto per quanto riconoscesse le sue responsabilità per l'accaduto non provava dei veri e propri sensi di colpa, ciò che l'angosciava era non aver avuto modo di chiarire con lui dopo la rottura e non avergli potuto dare una degna sepoltura, cosa che invece era finalmente riuscita a fare con sua sorella Ayame grazie al Kokage..


"Tutto bene?"

Dedicandole appena un'occhiata Hachi sembrò percepire il disagio della sua donna ma non tutto era dovuto ai ricordi rievocati da quel viaggio.
Messo piede nell'arena qualcosa nell'aria cambiò, si fece frizzante - elettrica quasi - pesante ma certamente più respirabile di quella umida respirata al precedente torneo; in confronto il viaggio in mare verso Kiri era stato eterno.
Ecco, lo stava facendo di nuovo, gli ormoni la rendevano emotivamente instabile - non ci avrebbe mai creduto senza provarlo sulla sua pelle - si fece condizionare dai ricordi e in un batter d'occhio ripensando all'ondeggiare della nave avvertì un principio di nausea affacciarsi alla bocca dello stomaco.


"Mhmh". Annuì ma con poca convinzione e quando poco dopo portò una mano al grembo venne colta da un freddo improvviso verso le estremità degli arti, grazie allo sharingan presagì un calo di pressione. Certa di star sbiancando e di essere sul punto di vomitare con lo sguardo andò in cerca dei servizi. "Forse non avrei dovuto mangiare gli ultimi tre o quattro pasticcini. Avviatevi pure, vi raggiungo tra qualche minuto."

Incapace di mostrarsi debole davanti a tutta quella gente si convinse di poter nascondere il malore ad un medico più che qualificato il quale di rimando facendo finta di nulla si limitò ad assentire: Akane in realtà non aveva fatto una richiesta ma discutere con lei era diventato impossibile, la gravidanza l'aveva resa più irascibile del solito e tentare di convincerla non avrebbe portato a nulla di buono. Vista la situazione Hachi evitò di metterle addosso ulteriore agitazione e proseguì per l'ultimo tratto solo con Nahoko, o almeno così le lasciò credere.



* * * *

    Ore 09:45

Per sua fortuna aveva già augurato il meglio ai suoi ragazzi perchè il suo contrattempo fu più lungo e meno piacevole del previsto.
Con in bocca l'amaro della bile udì la folla scalpitare alle prime parole della Tsuchikage, ancora rintanata nei bagni adiacenti gli spalti la voce di Chiye pur giungendo ovattata le trasmise una carica energetica notevole. Ricopriva quella carica solo da qualche anno ma in poche battute fu in grado di lasciare la sua impronta


(Tutto sommato ci sa fare) - le riconobbe.

Del resto era merito suo se Iwa aveva iniziato a rapportarsi con gli altri villaggi, aveva preso una decisione difficile ma che ammirava. Non poteva dire di conoscerla bene ma in quel suo mettersi in gioco aveva dimostrato di avere fegato, apprezzava il suo coraggio - un po' meno i modi - ma che dire, era già qualcosa visti i suoi standard.

Sciacquando la faccia con acqua fredda per la terza volta poi d'un tratto si rese conto che nonostante la gran folla ospitata dall'arena, in quei bagni non era entrato nessuno. Tre o quattro donne erano uscite restando interdette nel vederla ma poi nulla, dietro c'era sicuro lo zampino di Hachi, restava solo da capire dove si era nascosto.


"Era davvero necessario? Avranno girato mezza arena per trovare un altro bagno libero, non ti sembra di esagerare?"

"Che posso dire, deformazione professionale. Ti senti meglio?"

"E se una di loro dovesse avere un malore a causa tua? Avresti potuto mandare Nahoko, sai, anche se non sembra dietro quei lunghi capelli anche lei ha due tette."

Disapprovando varcò la soglia e mentre ancora scuoteva la testa si apprestò a raggiungere la loggia. Celata la sua presenza nell'ombra il Primario alzò le spalle dal muro solo una volta che fu uscita e solo dopo aver dato sguardo nei paraggi; prima di abbandonare la postazione tolse il biglietto "Inagibile" che aveva affisso alla porta dei bagni femminili e cingendola a se cercò di farsi perdonare.


* * * *

yAEvtEy
    Ore 10:05

Diretta verso la postazione dedicata ai regnanti con un leggero ritardo immaginò di essere l'unica a mancare all'appello ma giunta nei pressi notò che anche la seduta di Oto e Kumo erano vacanti e se per il primo non c'era da stupirsi, per l'altra non aveva nemmeno idea di chi avrebbe dovuto occuparla.
Dopo la morte della Raikage aveva sentito dire che il villaggio era finito in mano ad un Consiglio di politicanti e anziani saggi, nel caos di Fukagizu aveva avuto modo di intravedere alcuni dei membri ma nella folla dell'arena non sarebbe mai riuscita a riconoscerli quindi si risparmiò in principio di cercarli. Quando e se sarebbe arrivato qualcuno in rappresentanza della Nuvola lo avrebbe trattato al pari degli altri Kage ma fu ugualmente divertente immaginare la causa del ritardo: pensò ad una discussione tra energumeni esaltati molto più simile ad una rissa e tutto per decidere chi tra loro era il più degno di sedere con i grandi capi.


"Signori.."

Avvolta nella sua mantella e con almeno un paio di taglie in più rispetto al solito il Sandaime salutò tutti indistintamente. I chili di troppo sarebbero saltati subito all'occhio ma ben distribuiti e con il pancione in evidenza c'era ben poco da domandarsi.
Posticipando così le presentazioni ufficiali con il nuovo Mizukage l'Uchiha sedette alla destra della Tsuchikage, nel posto vacante a lei dedicato seguito subito dopo da quello occupato dal sovrano della Sabbia.
Himura Koshima era un alleato di lunga data della Foglia e anche se non l'aveva mai visto in azione non per niente lo chiamavano il Kage d'Acciaio. Al termine dell'ultimo conflitto ebbe modo di apprezzarne il sangue freddo così come le capacità diplomatiche, fu infatti anche grazie al suo intervento se il leader del Taisei non finì giustiziato su due piedi; stabilire se per merito o per colpa dipendeva dai punti di vista ed era certa che in quel dì avrebbero affrontato l'argomento Kataritusen.


"Splendida vista da quassù, vi faccio i miei complimenti Tsuchikage-dono, splendido ricevimento e questa struttura poi.. peccato solo non aver avuto la possibilità di visitare il villaggio. "

Ed eccola, appena una manciata di minuti e partì subito con la prima insinuazione mettendo a disagio i due accompagnatori che le guardavano le spalle. Un commento innocente ma solo in apparenza in quanto l'Uchiha vi nascose una spavalderia sfacciata, implicitamente fu come mettere in chiaro che nonostante la dolce attesa non temeva niente e nessuno, figurarsi ripercussioni per quelle parole. Mettendo in bocca una mentina per rinfrescare l'alito quindi gongolò in silenzio e si mise in cerca si suo figlio tra i partecipanti della competizione.



Edited by ~Angy. - 24/5/2020, 18:52
 
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view post Posted on 13/11/2018, 16:42
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Saburo Shogetsu avanza con deliberata lentezza, scortato dagli uomini della Koizumi, attraverso gli interminabili camminamenti che lo condurranno – stando all'annuncio della Tsuchikage – alla tribuna d'onore; avanza lentamente quindi, assaporando in silenzio quel peculiare bruciore d'animo che la visione dell'arena gli ha instillato.

Invidia?
Giammai, l'orgoglio non lo consentirebbe: la Nuvola nulla ha da invidiare alla Roccia, se non una sorte meno avversa, ed è su di quella che si riversa il fiele che porta nel petto... un fiele che non credeva di nutrire, prima che i suoi occhi si posassero su un'opera possibile solo a chi possiede in sovrappiù, rispetto ai propri bisogni.
Mentre Iwa erigeva il suo magnifico stadio, lui sedeva al Consiglio e stilava il testo dei proclami che avrebbero relegato l'intero Villaggio in un pugno di tende. Era già stato fatto sotto Giichi e nessuno si sarebbe sorpreso nel vederlo fare di nuovo, ma mentre loro razionavano alimenti, forzavano la convivenza e la condivisione dei Fratelli stipati nella tendopoli, la Roccia si dilettava nella costruzione di opere atte unicamente a suscitare lo stupore dello straniero appena giunto.

Lo riconosce: Kumo non sarebbe stata da meno, a parti invertite.
Nulla ha da rimproverare al Paese ospite, nulla può biasimare se non la furia dei Cercoteri e la follia di chi li appellava Kami onnipotenti, gettando in pasto alle fiamme di Son Goku vite e bastioni.
Energie che avrebbero potuto essere investite altrimenti... sì, ma non certo nella Nuvola: l'elemosina non è prassi apprezzata nel Continente Ninja, né sta a lui giudicare come e quanto la Roccia abbia sottratto al suo popolo, per elevare quei loggiati al cielo.
La speranza che nutre nell'animo è uno soltanto: vedere quei giovani brillare sul serio, come gli hanno assicurato che faranno. Ode gli ordini inattesi della padrona di casa, sente nel cranio come un'orda di mosche ronzare disordinatamente – un vecchio guerriero in congedo non può che valutare istantaneamente le varie implicazioni di quella scelta, augurandosi che la sorpresa non colga quei giovani in fallo e non ne tradisca la dura preparazione. Come loro, anche Shogetsu si sarebbe aspettato di vedere la squadra avanzare compatta tra le prove proposte dal Paese ospitante.

Li attende in tribuna, volutamente provocante negli abiti e negli ornamenti: la Tsuchikage, e più che una vaga lussuria, un sottile senso di pericolo si dirama dai suoi reni; avanzano verso gli stalli come lui la leggendaria Hokage, il rude Kazekage e il pallido Mizukage. La Uchiha è in evidente stato interessante, come Oda-san aveva avuto modo di ricordargli più volte, sventolando una di quelle sue riviste di pettegolezzi, che usava cavare dalle maniche senza fondo del suo kimono nei momenti di pausa.
Giunge giusto in tempo per cogliere l'ambiguo commento di esordio dell'Hokage, e far finta di non averlo udito affatto; un sorriso garbato si dipinge sulle sue labbra mentre si inchina con dignità davanti a coloro che sono formalmente suoi pari - “A nome del Consiglio dei Saggi di Kumo, porgo i miei omaggi all'inclita signora di queste terre e agli onorevoli colleghi qui convenuti. Consentitemi di esprimere la profonda soddisfazione nell'incontrarvi di nuovo, e in circostanze ben più fauste di quelle trascorse”. Sarà anche il più vecchio e meno prestante di tutti i sovrani radunati, ma nessuno può far valere le buone maniere al pari di lui. Troppo giovani, troppo irruenti.
“Che i nostri giovani brillino splendidamente e traccino la via per il futuro.”

 
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Blazing Phoenix
view post Posted on 13/11/2018, 17:27




Pochi istanti di attesa e le guardie aprirono il cancello, permettendoci di passare oltre. La folla di shinobi fluì ordinatamente, stringendosi e riallargandosi una volta superata la barriera. Ogni villaggio manteneva ordinate le proprie fila e nessuno si azzardava a rompere la formazione. I Kage, ovviamente, guidavano la via, ognuno seguito dagli agenti ANBU che lo accompagnavano. Percorremmo un altro ampio corridoio, completamente in ombra. Qua tutto ciò che era rimasto da ammirare erano le più semplici pareti che, per quanto meno impressionanti della facciata esterna dell'arena, si mostravano pulite, perfettamente levigate ed adornate con delicatissimi rilievi, a malapena una traccia. La piacevole e fresca penombra cominciò a sbiadire, colpita dai riflessi dell'abbagliante luce che splendeva in fondo al corridoio. Con ogni passo sentivo il sangue ribollire dall'eccitazione, presto la natura della prova sarebbe stata rivelata.

Mettemmo piede fuori dal corridoio, venendo inondati nuovamente dalla luce del sole, fui costretto a farmi ombra sugli occhi con una mano e lasciarli abituare alla ritrovata luminosità. Strabuzzai gli occhi quando fui finalmente in grado di osservare lo spazio circostante. Ci trovavamo in un'arena già sufficientemente grande da contenere lo schieramento di tutti i villaggi senza la minima difficoltà... eppure questa appariva insignificante in confronto alle meraviglie architettoniche che la circondavano. Immensi e sollevati in modo da fornire una visione perfetta e assoluta, gli spalti ci circondavano completamente, sorretti e separati in zone precise da immensi pilastri di immacolata pietra bianca. E come non notare tendaggi parasole che se ne stavano parzialmente ripiegati sopra gli spalti come le vele di un magnifico veliero, in attesa di riparare gli spettatori dalla luce e dal calore eccessivo. Enormi statue circondavano e sorvegliavano l'arena, impugnando torce al momento spente. Ultimo ma non ultimo, il piatto forte, la perla su cui tutti i nostri sguardi si fissarono. Un superbo balcone metteva in mostra cinque splendidi troni, al momento vuoti. Cinque stendardi pendevano appena sotto, mossi da una delicata brezza. Impossibile confonderli, così come fu impossibile non notare come Iwa spiccasse nella posizione centrale, in quanto padrona di casa.

La Tsuchikage in persona fece la propria comparsa sulla balconata. Indossava un succinto abito nero che risaltava le sue forme ed una mantellina cremisi. Era la prima volta che potei concedermi tempo di osservarla a dovere, non sapevo fosse cieca da un occhio ma il contrasto creato tra l'iride sbiadito e il color ocra di quello buono le dava comunque un certo fascino.

« Però~! »

Trillai, compiaciuto.

La Tsuchikage prese a parlare, i mormorii e i chiacchiericci cessarono all'istante. Il suono della sua voce si udì chiaro senza che lei dovesse alzare troppo il tono, l'acustica di quell'arena era impeccabile. Si dedicò ad attirare l'attenzione di tutti con brevi convenevoli, pronunciati con un tono dolce e ammaliante. Tutti gli occhi dell'arena erano puntati su di lei. La giovane kage invitò gli altri capi e le loro scorte ad unirsi a lei sulla balconata. Nel frattempo, altri ANBU della Roccia fecero la loro comparsa nell'arena. Dirigendoci ordinatamente, la folla di ninja venne divisa in due grossi gruppi. Faceva parte dello smistamento per le prove? O magari ogni gruppo sarebbe stato indirizzato verso una prova differente? Molti shinobi, come me, avevano già fiutato l'inizio del torneo e si facevano elettrizzati, nervosi o irrequieti. La cosa non sfuggì all'attenta Tsuchikage. Riprendendo il tono incantevolmente affabile di poco prima, ci svelò che bisognava occuparsi di un ultimo dettaglio prima di dare il via alla competizione: la formazione delle squadre. Un ghigno affilato mi comparì sul volto. Stavo già escogitando un piano di scelta mentre la capovillaggio definiva le semplici clausole che vincolavano le formazioni. Squadre di quattro membri e non più di due shinobi appartenenti allo stesso Villaggio, il tutto per onorare la tacita alleanza nata fra tutti i grandi villaggi ninja dopo gli ultimi eventi, culminati con il devastante scontro a Fukagizu. Appena Chiye-sama terminò il proprio discorso, il mio sguardo scivolò istintivamente verso il Kazekage. Sobbalzai per la sorpresa... s-stava forse guardando proprio me? Magari giusto la mia area generale... o forse sta semplicemente localizzando tutti i suoi aspiranti chunin. Mi scrollai di dosso l'improvvisa tensione e tornai alle mie macchinazioni.

« Bene, bene, bene... »

Il mio ghigno riuscì a farsi più affilato mentre mi passavo la mano sul mento, con fare diabolico. Primo passo: assicurarsi un valido compatriota. C'erano una manciata di volti noti e gente affidabile con cui avevo scambiato qualche parola durante la lunga marcia, quale modo migliore per cominciare la costruzione della formazione? Lanciai occhiate a destra e a sinistra, sghignazzando soddisfatto. Huh... che strano. Passai in rassegna nuovamente tutti i ninja del mio macro gruppo ma senza riconoscere alcun volto o avere scorto un singolo coprifronte di Suna. Il mio ghigno divertito si trasformò presto in uno sguardo perplesso. Lanciai un'occhiata oltre la linea immaginaria che divideva i due macro gruppi. Scorsi piccoli gruppi di ninja della Sabbia intenti a confabulare fra loro.

« Oh, eccoli là... »

Nel mio gruppo ero l'unico ninja della Sabbia.

« HEEEEEEEH!? »

Un improbabile e ridicolo suono mi uscì dalla bocca, misto di sorpresa e shock. Mi ricomposi in fretta. Nuova fase uno del piano: fare squadra con uno shinobi della Roccia! Ovviamente era la scelta più efficace. Uno shinobi di Iwa sarebbe stato più familiare con il territorio e le sue caratteristiche, insieme alle più disparate nozioni che potrebbero tornare utili! Con ritrovato entusiasmo mi misi nuovamente alla ricerca di un candidato.

Una luce riflessa mi colpì gli occhi. Riflesso causato dalla placca metallica che una kunoichi portava sulla propria cintura... una placca che portava proprio il simbolo della Roccia su di essa! Alzai lo sguardo verso il volto di chi portava quella cintura. Lunghissimi capelli biondi, perfettamente lisci, adornavano il volto di una giovane kunoichi dalla carnagione chiara. Aveva una certa aria di raffinatezza intorno a sé ed il portamento non le mancava... beh, perché non lei? Scossi la mia veste e sistemai bene il coprifronte di Suna, dopodiché mi avvicinai alla ragazza di Iwa con passo sicuro e, forse, appena un po' spavaldo. Nessun altro si era raggruppato intorno a lei, non doveva ancora aver trovato nessun compagno.

« Ehilà~! »

Attirai la sua attenzione accompagnando il saluto con un piccolo cenno della mano.

« Il mio nome è Sun, Maeda Sun. Che ne dici di fare squadra? »

Assunsi una posizione più confidente, poggiando le mani contro i fianchi, e le rivolsi un caldo sorriso.
 
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view post Posted on 13/11/2018, 18:40
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Chiye-sama, perché...

Un sospiro sconsolato sibilò scontento fuori dal suo petto, mentre attorno a lei il cauto brusio e il fruscio leggero di abiti annunciavano i preparativi febbrili di tutti gli iscritti per formare i gruppi. Per quanto riguardava lei, tutto avrebbe voluto tranne elemosinare il supporto di qualcuno che avrebbe potuto essere suo figlio e se fosse dipeso sempre da lei, tutto avrebbe fatto tranne cercare attivamente i propri compagni.
Sarebbe stato decisamente più appropriato che i giovani andassero da lei, donna matura e sicuramente dotata di maggiore esperienza in cose che loro non avrebbero neanche potuto immaginare.

Ma manco a dirlo, nessuno di Iwa sembrava intenzionato a chiamarla con sé, e forse poteva anche comprendere il loro atteggiamento: quindici o vent'anni in più rispetto ai normali genin erano una differenza abissale, agli occhi di un adolescente. Certo, li capiva, ma non voleva dire che le facesse piacere: l'epilogo era ovvio, si sarebbe ritrovata a condividere la prova con tre ragazzini a caso, considerati meno dotati ed affidabili dai propri stessi compagni, e molto probabilmente quello dei compagni non sarebbe stato un parere immotivato.

E se non fosse riuscita a cavarsela, nel caso in cui il numero dei partecipanti fosse stato dispari... ciliegina sulla torta, si sarebbe trovata a trasgredire i dettami di Chiye-sama.

Di nuovo.
Le avrebbe fatto la pelle.

Decise quindi che doveva prendere l'iniziativa.
Osservare quel brulicare di farfalline allo stadio ninfale, ed augurarsi di avere un briciolo di fortuna.
Ancora li scrutava, quando qualcosa si frappose improvvisamente tra i suoi occhi dubbiosi e il branco di pollastrelli schiamazzanti.

Qualcosa di biondo, intenzionato ad eliminare un terzo del suo attuale problema e dotato di un mezzobusto di tutto rispetto, quindi decisamente idoneo e sicuramente più esteticamente apprezzabile di un quindicenne sovrappeso e pieno di acne.
“Kamizuru Kaoru” risponde educatamente, accompagnando la presentazione con un grazioso cenno del capo, facendo ondeggiare il suo foulard floreale - “Non ci resta che trovare gli altri due” aggiunse, accettando implicitamente l'offerta dell'altro con un morbido sorriso.
Cosa che avrebbe, con un po' di fortuna, smussato a sufficienza il fatto che lei avesse accettato l'aiuto offerto letteralmente dal primo che passa.

Pensandoci meglio, molto probabilmente il biondino doveva aver incontrato il suo stesso problema... il che suggeriva che nonostante l'avvenenza, non fosse lo shinobi provetto che poteva apparire... ma se il saggio dice di non guardare in bocca al caval donato, chi era lei per contraddirlo? Piantò risolutamente i pugni nei fianchi, mento in aria e sguardo indagatore, di nuovo fisso e rapace sulle sue ignare vittime. La novità le aveva restituito una generosa fetta di risolutezza, una dose sufficiente a fare buon viso a cattivo gioco.
“Vediamo un p... ouff!
Sgranò gli occhi, allargando leggermente le braccia per riprendere l'equilibrio dopo un urto inatteso...

 
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NightFlight
view post Posted on 13/11/2018, 19:17




Legenda:
parlato Reiki
pensato Reiki

Quello in bianco all'inizio di ogni post è solo un titolo. Mi piace mettere titoli ad alcuni post, come fossero puntate.



    "Mi chiamo Reiki."



Nulla da dire sull'organizzazione del Torneo, quantomeno l'arena. La preparazione poteva essere facilmente descritta con una sola parola: impeccabile.

L'arena era enorme, così grande che Reiki pensò fosse uno spreco utilizzarla solo per degli stupidi combattimenti tra genin. Probabilmente era quello che avevano pensato anche i piani alti di Iwa. Lui però, non faceva parte di quei piani alti e tutto ciò che poteva fare era limitarsi a giudicare da semplice partecipante. L'arena era spettacolare e avrebbe accolto migliaia e migliaia di spettatori, cosa che all'Uchiha rimase totalmente indifferente. Non si sentiva in imbarazzo e per lui non era neanche un problema esibirsi davanti a tutta quella gente. Di una sola balconata aveva un po' paura, quella direttamente di fronte a loro, quella più elegante e decorata: la loggia riservata ai Kage. Da lì Uchiha Akane lo avrebbe osservato, magari giudicato... degli altri Kage non gli interessava molto in verità.

Nonostante ciò, gli fu impossibile negare la bellezza della Tsuchikage che con sicurezza ed eleganza diede il benvenuto ai partecipanti, spiegando le regole riguardanti la divisione in squadra... fu qui che crollò una delle ipotesi del Konohano dai capelli scuri. Durò tutto un attimo. Quando realizzò cosa stava accadendo si rese conto che, immerso nei suoi soliti pensieri "profondi", aveva completamente ignorato le parole di Miho. La giovane Akimichi non aveva preso bene questa divisione in gruppi e si allontanava col broncio ripetendo a Reiki parole di incoraggiamento e di buon augurio. Non fece in tempo a risponderle, perché d'istinto aveva già seguito uno degli ANBU di Iwa che li stavano dividendo in gruppi. Si voltò, Miho e Hikari erano ormai lontani. Ora doveva scegliere la sua squadra e loro due non ne avrebbero sicuramente fatto parte.

Panico. Totale. Per un momento il giovane Uchiha perse completamente la calma e non per paura o emozione. Il problema non era chi scegliere, il problema era dover scegliere... ancora una volta... senza poterne fare a meno. O forse si? Si sarebbero reso conto molto presto, guardando Hachi Yamanaka, che la possibilità di non scegliere c'era. Ma cosa sarebbe successo al termine dei cinque minuti? La Tsuchikage non aveva specificato che i ninja rimasti senza un team sarebbero stati automaticamente messi nella squadra mancante. Era meglio non rischiare.

Oh no... dove vado? Tanto non conosco nessuno! Sarebbe meglio scegliere in modo casuale. Anche se gli shinobi di Kiri vengono dal Paese dell'Acqua e quelli di Kumo dal paese del Fulmine... sarebbe un problema se... COSA?!

Troppo tardi... un ragazzo del Villaggio della Nuvola era già partito in quarta e se ne andava in giro a reclutare membri.

Vorrei tanto avere il carattere di quel tizio...

Il tutto fu interrotto dall'altro partecipante del Villaggio della Foglia... il ragazzo biondo del Clan Yamanaka. Il suo discorso non faceva una piega. Ma si sbagliava sullo scegliere del tutto casualmente. Non era la cosa migliore.

Altri shinobi si avvicinarono per fare squadra con Hachi. Era rimasto solo un posto! L'Uchiha si affrettò ad avvicinarsi a loro.

A quel tizio non piace perdere troppo tempo a pensare a cose poco utili, e quelli così sono spesso quelli più riflessivi... mi piace. E' anche del mio stesso Villaggio. E' possibile stare in squadra con un solo membro del nostro stesso Villaggio di appartenenza. Se ci è stata data questa limitazione significa sicuramente che la cosa potrebbe costituire un vantaggio. Ci hanno tolto la possibilità di essere in quattro o in tre, ma ci hanno lasciato la possibilità di essere in due. Un vantaggio non sfruttato equivale ad uno svantaggio acquisito. Magari, essendo di Konoha, quel ragazzo conoscerà anche le mie abilità, così come io potrei ipotizzare le sue... eccolo un vantaggio. Ha sbagliato a non venire da me, quindi ci andrò io.

Con lui c'erano i due ninja di Kumo rimasti. Da come parlavano fu facile dedurre che si conoscessero e non solo... volevano a tutti i costi fare squadra.

Eccolo! Un altro vantaggio: si conoscono anche loro. Lo svantaggio che potrebbe causare questa cosa è che fidandosi del loro lavoro di squadra tentino di mettersi a capo del team ignorando le capacità e le idee di noi di Konoha. In questo caso è anche importante comportarsi nel modo giusto e metterli in condizione di fidarsi di noi. Sono stati loro ad avvicinarsi ad Hachi Yamanaka, probabilmente lui ha fatto buona impressione. Perfetto.

Mentre rifletteva sulla sua scelta si avvicinava sempre di più ai tre shinobi, forse anche troppo per tornare indietro. Inoltre, non c'era alcun modo per verificare che quella fosse o meno la scelta giusta. Non prima del torneo. Si fermò a pochi passi da loro, senza avvicinarsi troppo per non sembrare maleducato. Con un goccio di timidezza parlò ai tre.

Ehm... ciao!

Il solito sguardo stanco, scuro, un po' perso, e contornato da lineamenti accentuati, rimbalzò tra loro e le varie parti dell'arena per più volte... dopo un po' capì che era assolutamente il caso di continuare...

Mi chiamo Reiki, piacere di conoscervi. Come vedete sono di Konoha... come lui.

... lo disse inclinando leggermente la testa verso Hachi. Aveva le mani in tasca e di certo non le tirò fuori per indicare. Avevano camminato un po'. La stanchezza, o forse la pigrizia, iniziavano a farsi sentire.

Con me siamo in quattro. Se vi sta bene, possiamo completare il team.

Lo disse con gentilezza ma deciso, scandendo ogni frase. Dalla sua voce si capiva che non aveva cattive intenzioni. Era semplicemente sincero, diretto e poco casinista. Non avrebbe mai finto pur di essere simpatico. Del resto, a chi importava se avessero rifiutato? Era esattamente questo ciò che provava e, a guardarlo, si vedeva chiaramente che non mentiva sul fatto di voler fare squadra con loro e che, allo stesso tempo, non la riteneva assolutamente una questione di vita o di morte.

Reiki va a parlare con i pg di Dat, Ardyn e Niffler per formare una squadra con loro.
Non avevo letto della scadenza fino ad oggi pomeriggio (che mazzo!) e stasera non ci sono! Mi scuso per eventuali errori ma ho postato di fretta. ^^
 
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view post Posted on 13/11/2018, 20:03
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Lotto intensamente con me stessa per non sobbalzare quando una voce sconosciuta proveniente da dietro si rivolge a me con una domanda. Se potesse vedermi in faccia mi sarei certamente tradita, ma così ho modo di girarmi, anche se forse un po' più lentamente di uno che una ferita la ha davvero, e di riuscire a fare un'espressione diversa da quella di stupore e un po' di spavento che mi è affiorata istintivamente in volto. Punto a un sorriso incuriosito, qualcosa del genere, che dica che non ho nulla da nascondere, ma che se lo avessi non starei a raccontarlo a lui. Lui è un ragazzo di Konoha, un ragazzo molto grande, a dire il vero. E' molto più grande di me, almeno, e credo che sfori comunque l'età media degli aspiranti chunin. Mi si affianca, con le domande che continuano a fioccare. Mi sta mettendo alla prova, è chiaro, come è chiaro che abbia già trovato un errore nella mia recita. "Non sembra molto saggio spifferare il punto da colpire per causare il massimo del danno, non trovi?" E' una risposta che evita la domanda, ma anche quella che avrei dato se fossi stata davvero ferita, quindi non dovrebbe aumentare troppo i suoi sospetti. Non credevo che la mia andatura fosse così poco credibile da essere individuata in così poco tempo, nemmeno da un medico. E adesso che faccio? Dirgli che sto fingendo? No, è fuori discussione, trasformerei il suo sospetto in certezza, facendolo sapere anche a tutti quelli abbastanza vicini da sentirci parlare. Scuoto la testa, come se stessi rispondendo negativamente alla sua insinuazione, che però è la verità, ma in realtà sono in difficoltà, in dubbio su come uscire da questa prima situazione difficile che si è presentata dopo così poco tempo. Tenermi sul vago, non smentire direttamente, spostare il discorso su di lui per metterlo in difficoltà. Potrebbe funzionare. "Potresti rimanere stupito nello scoprire quanto si può fare pure con una sola gamba." dico allargando il sorriso, e poi continuo: "Tu, invece? Cosa ti porta a competere per la promozione alla tua età? Non sono molti i partecipanti così grandi." Ascolto il resto del suo discorso, ritrovata almeno una parte della tranquillità che quella domanda aveva portato via, ma quando dice "piccola volpina astuta" non bastano tutte le mie buone intenzioni a trattenermi dal guardarlo in tralice. Uno non chiama "volpina" una persona che nemmeno conosce, anzi, uno non si presenta così punto, volpina o non volpina, se non ha intenzione di risultare decisamente strano. Comunque, la stretta di mano va ricambiata, e lo faccio, con quella che non tiene il bastone, cercando di non guardarlo troppo male. "Sumiye" dico soltanto, non proprio infastidita, ma certo abbastanza confusa da quel Konohano. Ci allontaniamo, mischiandoci agli aptri partecipanti e proseguendo separatamente verso l'arena.

La luce all'uscita del corridoio è quasi accecante, ma poi, quando lo sguardo si riabitua, lo spettacolo è magnifico. L'arena è colossale, circondata da una struttura incredibile quanto ciò che si vedeva dall'esterno. Davanti a noi, in una loggia che sarebbe impossibile non notare, vi sono cinque troni sicuramente riservati ai kage, e lì, affiancata da due anbu, una donna che credo di aver già visto a Fukagizu, Chiye Koizumi, al massimo del suo splendore, al centro dell'incredibile dimostrazione di potere di Iwa. Le sue parole di benvenuto giungono nitidamente alle mie orecchie, chiare come se fossero state pronunciate a pochi passi da noi. E in tutto questo, a ogni parola, a ogni movimento degli anbu che sembrano starci dividendo in due gruppi, la tensione aumenta e la domanda che credo ci unisca tutti si fa sempre più importante man mano che la sua risposta si avvicina: cosa ci faranno fare? Quella di doverci dividere in gruppi è una notizia che mi coglie di sorpresa, soprattutto perché dobbiamo farli noi, e in così poco tempo. Inizio a guardarmi intorno, alla ricerca di un volto conosciuto, e la mia attenzione è subito catturata dal discorso di Kacchan. Discorso che viene quasi interrotto da un'altro partecipante, che parla come se non si fosse nemmeno accorto del discorso della Tsuchikage. È davvero caduto dalle nuvole in questo modo? So di non poter dare una risposta alla domanda, ma sicuramente cercherò di non capitare con quello lì. Inizio a guardarmi intorno, alla ricerca di qualcuno con cui mettermi, magari un kiriano, ma tutto quello che riesco a vedere è il ragazzino di Kumo che mi si para davanti. Lo seguo titubante, tutto tranne che convinta dalle sue parole, ma priva della risolutezza di andare a cercare qualcun altro. La risolutezza però mi arriva poco dopo, quando Kacchan mi si accosta e chiede se voglio davvero stare con loro, sì, loro, oltre al ragazzino c'è un'altra kumana e un tipo che i due stanno cercando di convincere adesso. "No, non credo di volere." è quello che rispondo, con voce abbastanza incerta "Ma nemmeno lui mi convince davvero" dico facendo riferimento allo spilungone di prima, con cui Kacchan sembra essersi accordato. Davanti a me ho due gruppi, e l'impressione di non voler far parte di nessuno dei due, quindi che faccio? Indietreggio, ovviamente, con il bastone in mano, perché adesso fingermi zoppa non mi aiuterebbe certo, nella vana speranza di riuscirmi ad allontanare senza essere vista dal gruppo del kumano. I passi della mia silenziosa fuga si susseguono a velocità crescente, finché la mia schiena non incontra un ostacolo inaspettato. Annaspo per qualche secondo, prima di riuscire a riprendere l'equilibrio usando il bastone, e poi mi giro, trovandomi così al morbido muro con cui mi sono scontrata. È una signora, kunoichi di Iwa, avrei potuto dire se le avessi guardato la cintura, ma in questo momento tutto ciò che riesco a fare è allontanarmi di qualche passo, per lasciare un minimo di distanza tra noi, e poi ovviamente scusatemi, sperando di non averla disturbata troppo. "Oh, scusami, davvero non volevo" dico con un filo di voce. Lei non sembra averla presa male, perché se ne esce con un "Non c'è di che...", seguito poco dopo da questa domanda: "Cerchi per caso una squadra, cara?". "Sì" . La risposta affermativa mi scivola fuori dalle labbra, senza che abbia davvero il tempo di analizzare con calma la situazione. "Affare fatto." dice semplicemente lei, e lo è davvero. Così, alla fine, per circostanze che in buona parte non sono dipese dalla mia volontà, ho un team, che, guardandomi bene intorno, scopro essere formato dalla signora che ho urtato e da un ragazzo biondo, con il coprifronte di Suna.
"E dimmi cara, c'è qualcuno che conosci che ancora cerca dei compagni?" altra domanda della donna, domanda a cui reagisco meccanicamente, osservandomi intorno finché la luce riflessa da un coprifronte non arriva ai miei occhi. È un coprifronte di Kiri. Non sono sicuro, ma mi dà l'impressione di essere qualcuno che ho già incontrato. Lo indico a quella che ormai è una mia compagna di squadra, cercando di riuscire solo con gli occhi e con poche parole a fare ciò in cui un dito riuscirebbe sicuramente benissimo ma al prezzo di un po' di maleducazione. "Quel ragazzo lì, nell'angolo, è del mio villaggio. Credo di conoscerlo, anche se adesso non sono proprio sicura di chi sia.". Detto questo, ne approfitterei per guardarmi nuovamente intorno, o almeno lo farei se non venissi afferrata per un braccio e trascinata davanti al ragazzo che ho creduto di riconoscere, tutto questo preceduto da un "Suvvia, non ci formalizziamo, siamo tra colleghi!" che non basta a prepararmi a quell'iniziativa improvvisa. Così, mentre cerco con difficoltà di tenere il suo passo, mi rendo conto di non saperne neanche il nome, né il suo né quello dell'altro sventurato che condivide con me questa sorte dall'altro lato della padrona di casa.

CITAZIONE
Editato con il permesso di bloody rose per aggiungere i codici del parlato


Edited by Pellegrinxi - 15/11/2018, 14:47
 
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