Iscrizioni Secondo Personaggio

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view post Posted on 19/3/2021, 18:26
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Allora bella gente, in ottica FM e modifiche varie durante il Beta testing, io e Astaroth abbiamo deciso di creare dei Secondi PG di livello "medio" per cercare di fare quanto più pvp - pve e FM testing sul campo possibile, per permettere a chi si trova ancora in difficoltà di osservare direttamente in game il regolamento meccanico all'opera. Quale miglior modo se non creando nuovi pg con storie fresche e nuove figate?


Utente: Griever_

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Mira - Scheda (non è ancora convertita perché ero partito in missione prima della deadline. Il lv aggiornato è 71 con exp intorno ai 16.000)
Rango: Jonin
Originario di: Libero
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: In corsa alla carica di Daimyo del Cielo

CITAZIONE
Scelta opzione 1:

~ Valore di Exp a scelta (compreso tra 100 e l'Exp maturata dal pg deceduto)
~ Livello in conseguenza degli Exp selezionati
~ Rango a scelta tra quelli resi disponibili dal Livello
~ ½ dei Ryo nel Conto in Banca

Lv. 40 - 7000 Exp
4254 Ryo

~ Secondo Personaggio~

Nome: Ryoshi – Il Cacciatore senza nome

Clan: nessuno

Villaggio: Origine sconosciute , Oto

Background:

Ryoshi è soltanto il nome che gli hanno affibbiato nel tempo i suoi clienti, o i suoi nemici che dir si voglia, ma non ci sono parenti o amici che possano parlare del passato di quest’uomo. Il suo stile di combattimento potrebbe raccontare molto di lui, così come la religione a cui sembra essere legato. Ha palesemente un addestramento da Samurai, con quelle sue due spade che porta sempre con sé legate alla cintola, e a cui sembra legato più di ogni altra cosa. Non parla mai di sé, e onestamente non credo di averlo mai visto aprire bocca se non per ordinare qualcosa al bancone: saké! Esclama, e io vedendo le monete sul tavolo non oso chiedere di più, mi basta questo. Dicono che approcci le battaglie utilizzando sempre e solo una delle due spade, quella leggermente più corta, e che il bagliore sulla lama dell’altra sia invece l’ultima cosa che vedono i suoi nemici prima di crepare. Oh sì, è proprio lo Iaido lo stile con cui finisce i suoi avversari, lo sanno tutti, e intendevo proprio questo quando dicevo che il suo stile di combattimento potrebbe raccontare delle sue origini. La leggenda dello “Iaido dorato” è abbastanza famosa un po’ ovunque: si dice che chi riesca a scalare il Tenensei Shimo, il monte più alto del Paese del Ferro, possa richiedere udienza all’antica famiglia che vive laggiù, e diventarne allievo. È lì che tramandano questo stile, o almeno è questo che si sente dire. Per il resto, lo chiamano “Cacciatore” perché è esattamente quello che fa: caccia in solitaria, nel silenzio, prede da poter scambiare per soldi. Animali, bestie, mostri, demoni… Perché quella faccia? Di questi tempi è più facile incontrare loro che ninja e guerrieri, e ovviamente sì, caccia anche loro. Nukenin, banditi con taglia sulla testa, qualsiasi cosa che possa garantirgli un guadagno. Ultimamente lo hanno visto con sul braccio il simbolo di Oto, forse lì gli hanno promesso maggiori certezze economiche o un qualche tipo di abilità speciale. Sicuramente non è per un qualche affetto, o per amore, perché dicono che non crei legami. Vive bene da solo, e in fondo come dargli torto?
Volete sapere la mia? Oto è un paese libero, indipendente, e se ne rispetti le regole non fa troppo caso a chi eri prima o cosa hai fatto di male o di bene. Per questo dico io, secondo me Ryoshi ha fatto qualche bel casino e ha trovato rifugio nel Suono. Beh, io non lo giudico, viene qui e paga quello che consuma, mi basta e avanza questo!
Toh, si parla del diavolo... Eccolo che arriva. Aspettate che ordini prima di offrirgli il lavoro, pensa meglio col bicchiere pieno.

Descrizione fisica:

Ha il tipico portamento fiero e composto dei samurai, i capelli neri lunghi fino al collo, sebbene spesso legati in un codino, e occhi dal taglio tipico del Ferro, scuri come la pece. Il kimono e l' hakama con cui si veste solitamente sono scuri, ma indossa anche un haori scarlatto che presenta delle figure che ricordano le radici di un albero, di colore bianco. Indossa sempre anche un grosso cappello di paglia dorato, che sebbene gli nasconda il volto, è talmente ormai una sua caratteristica che viene riconosciuto anche solo per quello. Sopra l'haori porta a volte una pelliccia d'animale, probabilmente cacciato da sé, quando deve operare nelle zone più fredde del continente. Non è più alto di un onesto metro e ottanta ma sembra più grosso, forse a causa di quel portamento di cui si parlava che lo fa sembrare un gigante.
Sulla cintola tiene le sue due spade: Takami e Izoyoi. Si dice che con la prima approcci gli scontri e con la seconda li concluda, mostrandone la lama solo a chi non sopravvive abbastanza per raccontarne la lucentezza.

Profilo psicologico:

Ryoshi è taciturno, burbero e scontroso. Non ama crearsi dei legami e preferisce vivere e lavorare da solo. È un cacciatore di taglie vecchio stampo: se il bersaglio gli garantisce un guadagno lo segue anche in capo al mondo.
Preferisce affrontare i suoi nemici faccia a faccia, forse memore degli insegnamenti del codice Bushido ricevuti, ma in base alle situazioni non si tira indietro davanti alla possibilità di risolvere una questione nell'ombra e nel silenzio.
Rispetta Oto, come Oto rispetta lui, e non parla mai del suo passato, misterioso e sconosciuto.

Edited by Griever_ - 19/3/2021, 18:55
 
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view post Posted on 19/3/2021, 18:31
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Utente: .Astaroth

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Fuyuki Hyuga
Rango: Jonin-S
Originario di: Libero
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: Bug Abuser //

CITAZIONE
~ Secondo Personaggio~

Nome: Hanako
Cognome: Shimizu
Rango: Genin
Clan: /
Villaggio: Oto
Background:

L'inverno dell'anno 241 era appena cominciato, quando piansi per la prima volta. Il mio primo vagito, un rumore insignificante, in un periodo in cui i nomi dei grandi leader del Continente venivano sfogliate come le pagine di un libro. Un suono dolce, almeno così me l'ha sempre descritto mia madre, con l'accuratezza delle sue mani e dei suoi gesti. Si è impegnata tanto, ad apprendere questo linguaggio. Per me, perché io non riuscirei a riconoscere la differenza tra un vagito ed un urlo. Sono sorda dalla nascita. Al contrario di ciò che molti pensano, in realtà ci sento. Posso anche parlare, almeno provarci. Nel primo caso, tutto è come ovattato. Nel secondo... beh, l'ultima volta che ho provato a dire il mio nome, mia madre ha descritto il suono come un mugugno.
Ad ogni modo, il mio nome è Hanako. Hana (花), come fiore, e -ko (子), ovvero bambina. Un nome delizioso, che mia madre ha scelto perché i miei colori erano splendenti come quelli del giardino di casa nostra. Lei adora i fiori di ortensia, come me del resto.

Ah, che sbadata! Ho continuato a parlare di mia madre, ma non vi ho detto nulla su di lei.
Si chiama Shimizu Arisu, primogenita ed erede del Seggio della famiglia Shimizu. O almeno così era finché non sposò mio padre, Shimizu Kyosuke... suo cugino. L'attuale Seggio proibì il loro matrimonio e per questo motivo entrambi abbandonarono Netsuyama, la capitale di Yu no Kuni. Per tale ragione, sono nata e cresciuta in una cittadina a pochi chilometri dal cuore del Paese, chiamata Uji. In una villa, fuori città, costruita grazie al patrimonio dei miei genitori. Una casa accogliente, con un meraviglioso giardino che ha ospitato la maggior parte dei miei pomeriggi. Rinchiusa lì, come un canarino in una maestosa gabbia dorata.

Ero solita accompagnare mia madre al mercato di Uji, quando ero bambina, o almeno è questo che mi è stato raccontato. Non ho memoria di quei giorni, non ricordo assolutamente nulla. Mi è stato detto, tuttavia, di essere stata presa di mira più volte dai miei coetanei di Uji. Mi deridevano per la mia disabilità, mi schernivano con parole che non ero in grado di comprendere. Una volta, uno di loro arrivò persino a ferirmi il viso con un sasso. Avevo quattro anni. Da quel giorno, mi fu proibito di lasciare la villa. Per questa ragione, gli unici ricordi di cui ho memoria circa la mia infanzia, sono racchiusi tra le mura di casa mia e tra i fiori del giardino. La cosa non mi dispiace, ma ogni tanto ci sono dei momenti in cui desidero visitare il mondo esterno.
Infatti, adoro ascoltare i racconti di mio padre, un medico viaggiatore che mi ha trasmesso la passione per la conoscenza e la cura delle erbe mediche. Tuttavia, le storie che mi affascinano di più sono quelle che mi raccontava il maestro Zhen... ma di lui parlerò dopo, altrimenti rischio di perdere il filo del discorso.
Ad ogni modo, sono cresciuta senza dover badare a chissà quali preoccupazioni. Mia madre è sempre stata al mio fianco, in ogni momento, e le sono immensamente grata per il suo amore. Sono anche consapevole che tutto ciò che lei fa per me, è soltanto ed esclusivamente per il mio bene. Ed è per questo, che sono sempre stata protetta dalle minacce esterne. Di Watashi e dei Demoni Codati ho soltanto udito i racconti del maestro Zhen, morto l'anno scorso a causa della malattia portata dal Morbo.
Anche se ogni tanto questo isolamento è motivo di preoccupazione e sofferenza, tutto sommato non posso negare che questa gabbia dorata non mi dispiace.




Conobbi il maestro Zhen all'età di cinque anni. In pratica, lo conosco da quando ho memoria dei giorni trascorsi alla villa. Non ho mai udito il suono ovattato della sua voce; tra tutti, lui è stato l'unico ad aver rispettato la mia riservatezza, il mio silenzio e la mia condizione. La mamma mi ha raccontato che, un tempo, apparteneva ad un ordine monastico, in una nazione molto lontana, ad ovest rispetto alle terre conosciute del Continente. Aveva abbandonato il suo paese natio vent'anni prima di incontrarmi e da allora aveva sempre viaggiato, spostandosi come un nomade. Un cammino per ricercare l'illuminazione, ma che a me è sempre sembrato altro. C'è qualcosa di diverso, nel suo sguardo, nei suoi movimenti stanchi, qualcosa di profondo che giustifichi la sua scelta di rimanere ad Uji per tramandarmi la sua arte... qualcosa che somiglia molto ad un desiderio di espiazione, ai miei occhi.

Ad ogni modo, è stato lui ad insegnarmi l'arte dello Shui-mo (水墨, “acqua e inchiostro”). Ricordo di essere rimasta affascinata, la prima volta che lo vidi dipingere. Era incredibile, la sua maestria con i pennelli e gli acquerelli era come una danza ammaliante, magnetica, per gli occhi e per il cuore. Con la sua pittura riusciva a comunicare, più di quanto avrebbe potuto fare con le sue parole. Penso sia per questo, che ha deciso di tramandarmi le sue conoscenze. Vedendo la mia dedizione e la mia felicità, quando dipingevo seguendo i suoi dettami, credo che in me abbia visto una figlia di cui prendersi cura... e di rimando, lui per me ha rappresentato una figura paterna. Mio padre è sempre in viaggio - come lo era stato anche il sensei, ma lui ha deciso di fermarsi alla villa fino al giorno della sua morte, a causa del Morbo.
L'arte, comunque, non è l'unica cosa che mi ha insegnato. Di nascosto, lontano dagli occhi di mia madre, ha fatto sì che io apprendessi i dogmi della meditazione, della concentrazione fisica e mentale, della manipolazione del chakra e dello spirito. Il maestro Zhen si mostrò capace di dare vita ai suoi disegni, alle sue opere... ed anch'io, con il tempo, ho imparato a fare lo stesso. Da allora, anche quando lui si assentava per un paio di giorni, non rimanevo mai da sola. Da allora, sono sempre stata circondata dalle mie creazioni. Dai miei tredici amici.

Tra i racconti popolari e le leggende che il maestro mi ha raccontato, una tra tutte mi ha sempre meravigliata ed affascinato. La grazia, l'abilità tecnica e la capacità illustrativa con la quale mi narrava la storia della venuta nel mondo dell'Imperatore di Giada, sovrano del Cielo e della Terra.
"Quando Egli calpestò per la prima volta il suolo della Terra, rimase stupito dal fascino delle creature terrestri. Decise di portarne con sé, in Cielo, dodici, per mostrarli agli esseri divini. Pertanto indisse una competizione. Questa si presentò molto dura già in partenza: il percorso era, infatti, tortuoso e con numerosi ostacoli. Il gatto ed il topo, amici di sempre, non sapendo nuotare, concordarono di chiedere al gentile bue un passaggio per attraversare il fiume, promettendo, però, di tagliare il traguardo solo dopo di lui. Durante la traversata del fiume, spinto dalla smania di vincere, il topo spinse in acqua il gatto. Poi, quando il bue fu in procinto di tagliare il traguardo, gli si fece davanti con un balzo e si aggiudicò così il primo posto. Il bue naturalmente al secondo posto mentre il gatto arrancando in acqua, giurava vendetta: iniziarono così di secoli di inimicizia con il roditore.
L’elegante tigre, lottò contro le correnti del fiume riuscendo a classificarsi terza. Seguì poi il coniglio che, sfruttando i grandi massi che emergevano dal fiume, a suon di salti, riuscì ad assicurarsi il quarto posto.
Contrariamente ai pronostici di tutti, il drago arrivò soltanto quinto. Al meravigliato Imperatore di Giada spiegò che ad impedirgli di tagliare il traguardo per primo era stata l’emergenza di un intero villaggio assetato, per la cui gente aveva dovuto generare della pioggia. Complimentatosi per il valoroso gesto, l’Imperatore gli assegnò il quinto posto della classifica.
Quando l’imperatore udì uno scalpitio di zoccoli, si preparò a nominare il cavallo sesto segno dello zodiaco, ma , proprio nel momento in cui il quadrupede fece per tagliare il traguardo, una spirale si staccò da una zampa e cadde sulla linea di arrivo prima che gli zoccoli potessero toccarla. La spirale era in realtà lo scaltro serpente che conquistò il sesto posto lasciando così al cavallo la settima posizione.
La capra, la scimmia ed il gallo, affidandosi al gioco di squadra per attraversare il fiume, si aggiudicarono rispettivamente l’ottavo, il nono ed il decimo posto. Il cane, incapace di resistere all’ invitante richiamo dell’acqua del fiume, sguazzò più del dovuto e ottenne solo l’undicesima posizione. L’ultimo a superare il traguardo fu il maiale che confesso di di essersi fermato più volte durante la traversata, per concedersi una opulenta mangiata e per schiacciare un sonnellino rigenerante."


Ricordo che, quando il maestro Zhen mi confessò che l'Imperatore aveva deciso di non portare con sé il Gatto, ne rimasi delusa. Forse è per questo che, tra tutti i miei nuovi amici, è proprio lui quello con cui ho legato di più. Gli piace mostrarsi forte, iracondo con il Topo per l'inganno che ha tessuto contro di lui... ma in realtà, so perfettamente come si sente. Solo, distante anni dai suoi simili. Immensamente triste, per essere stato tagliato fuori dal Cielo. Solo, perché meno fortunato di tutti gli altri.

Specifiche Tecniche:

- Scelgo la prima opzione.
- Parto con un quantitativo di exp di 2.500, ovvero dal livello 20.
- Ovviamente, parto da Genin.
- Per quanto riguarda il conto in Banca, non saprei. Basandomi sul conto di Fuyuki, partirei con una roba come 20k ryo - e date le recenti considerazioni sull'argomento, preferirei evitare per correttezza. Insomma, ditemi voi con quanti ryo aprire il conto.
- Come villaggio, ho scelto Oto - la cosa non è menzionata da BG ma si svilupperà nella prima role del personaggio, con Griever; in sostanza, parte come Libera, ma dichiaro già la prossima affiliazione ad Oto per evitare contrasti con il regolamento sul secondo PG.
- Non ho menzionato nulla, sul profilo fisico e psicologico. Questo perché ruolerò in prima persona e vorrei che anche in scheda le descrizioni siano in prima persona - e boh, non mi piace che si descriva da sola, robe come capelli, vestiario ecc. Ad ogni modo, la scheda sarà tappezzata di immagini (l'aspetto è abbastanza standard per una ragazzina di dieci anni, nulla di particolare) e, per quanto riguarda il carattere, penso che si capisca abbastanza dal BG.
 
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view post Posted on 20/3/2021, 18:18
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Mhh... mhhhh..

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Luce verde per entrambi.

Le schede sono state aperte qui e qui.
 
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view post Posted on 3/6/2021, 10:47
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A Man of No Consequence

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Utente: ArdynIzunia

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Hachi “Kacchan” Yamanaka
Rango: Chunin
Originario di: ex-Konoha
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: x

~ Secondo Personaggio~

Nome: Hanna
Cognome: —
Rango: Chunin
Clan: —
Villaggio: Oto

Descrizione fisica e caratteriale
CITAZIONE
Hanna è un ragazzino di 16 anni dalla corporatura estremamente minuta, tanto da farlo sembrare molto più piccolo della sua età effettiva oltre che, con le giuste sistemazioni, più femminile di quanto non lo sia in realtà. Pelle pallida spruzzata di lentiggini sul viso, occhi cerulei perennemente coperti da grandi lenti da vista tondeggianti, capelli rossi arruffati, perennemente disordinati. Quando si reca all’orfanotrofio del villaggio, per evitare problemi con i bambini più grandi e grossi di lui, tende a “trasformare” il suo aspetto in una sua versione più adulta di almeno una decina di anni.

Indossa abiti che camuffano la sua magrezza, che gli cadono addosso larghi, in maniera tale da poter nascondere, al suo interno, gli innumerevoli giocattoli che si porta appresso. Marsupi, tasche e taschini sono perennemente ricolmi di materiale sartoriale, di gomitoli, uncinetti, cacciaviti, aghi e spilli di ogni tipo, tutto quello che serve per poter realizzare i suoi personalissimi balocchi.

Ha un carattere schietto e sincero. Tende a dire sempre quello che pensa, non facendosi grandi scrupoli se le sue parole possono ferire l’animo di qualcuno. Con chi non conosce, tende ad essere timido e remissivo, guardingo, mostrandosi più amichevole solo con chi sente di potersi fidare. Non disdegna, però, essere dispettoso in certi momenti o, per lo meno, con chi gli sta particolarmente antipatico. Data la sua infanzia, in certi momenti tende ad essere troppo cruento, non rendendosi minimamente conto che, magari, certe sue uscite infelici possono sembrare fin troppo macabre e fuori luogo.

Background
CITAZIONE
Han Nibaru-Rekutā era un rinomato medico del Paese del Vento, un vero e proprio maestro del bisturi, se non fosse stato per quel piccolo difetto che gli macchiava il curriculum, un feticcio sul quale i suoi esimi colleghi cercavano sempre di chiudere un’occhio: era un patito per le marionette... ma non quelle classiche, realizzate in legno e metallo, quando mai! Il dottor Rekutā era ossessionato da quelle che venivano realizzate sulla base di corpi umani, tanto da diventare una presenza fissa nell’obitorio dell’ospedale dove prestava servizio, ritirando quei cadaveri privi di nome, senza alcun parente a reclamarli per una degna sepoltura.

E, fin quando si limitava a lavorare su corpi non reclamati, nessuno osava aver nulla da ridire, anzi. I più audaci, addirittura, quasi lo ringraziavano per quel servizio, permettendo così di tenere libero l’obitorio da pacchi il cui smaltimento era una gran rogna. Considerando, poi, che nell’ultimo periodo il numero di morti non identificati era aumentato, a causa di un misterioso serial killer, la cosa tornava particolarmente utile.

Otanashi Hitsuji era una donna particolare: estremamente timida e riservata, cercava in tutti i modi di apparire inosservata, di non destare l’attenzione di nessuno. Una donna sciatta e priva di interesse, eppure c’era qualcosa per cui era rinomata: la cucina. La donna, infatti, aveva preso in gestione il piccolo ristorante di famiglia, dopo la misteriosa scomparsa dei suoi genitori, e da allora tutti, nel circondario, non facevano altro che parlar bene dell’ottima cucina di quel piccolo locale. Certo, con quegli omicidi, girare di notte non era sicuro, eppure quel piccolo locale riusciva a lavorare fino a tardi senza grossi problemi.

Un modo come un altro per non pensare all’orrore dettato dalla cronaca nera la quale, puntualmente, non faceva altro che raccontare le vicende vicino a questi delitti tanto esecrabili: il numero delle vittime non sembrava diminuire, gli agenti preposti alle indagini sembravano in alto mare, nel cercare di trovare il bandolo di quella ingarbugliata matassa. Poco meno di una decina di corpi, aperti e svuotati degli organi interni, i volti completamente sfigurati da profonde ferite, simili ad artigliate. Civili? Ninja? Difficile riuscire a capire se ci fosse una particolare predilezione, nella scelta delle proprie vittime, data la loro enorme eterogeneità. Eppure, secondo i giornali, di una cosa potevano esser certi: il killer non era affatto umano, e secondo alcune testimonianze, doveva trattarsi di una creatura dalle sembianze leonine. Da qui, ben presto, rinominarono questo serial killer Kuroshishi, il leone nero.

Il dottor Rekutā era estasiato dal modo in cui quel serial killer lasciava le sue vittime: i tagli, le lacerazioni, il modo in cui gli organi venivano estratti e i vasi suturati... Tutto, in quelle macabre esecuzioni, sembrava essere fatto in maniera tale da rendergli perfetto il processo di trasformazione da umano a marionetta. Ah, che meraviglioso regalo gli aveva fatto il destino, tanto che, ad un certo punto, il medico richiedeva solo l’uso di quei corpi, ma... Ehi, erano indispensabili per cercare indizi su questo inafferrabile assassino, quindi, la stragrande maggioranza delle sue richieste veniva inascoltata e respinta.

La signorina Hitsuji, nonostante la crescente fama del suo locale, continuava a preferire mantenersi defilata dalla vita sociale, preferendo restare nascosta dietro i fornelli, a deliziare i suoi commensali con i suoi manicaretti. Eppure, una sera, durante una cena organizzata per un convegno di medici, la donna volle mostrarsi, incuriosita da tutti quei bisturi riuniti sotto il suo tetto. Fu così che il dottor Rekutā rimase stregato dagli occhi neri come la notte della donna, mentre la signorina Hitsuji si incuriosì nel vedere quella zazzera di capelli rossi, un colore così inusuale in quella zona. Il destino, però, non aveva ancora terminato con le sorprese e quella stessa notte, di ritorno verso casa, non vuoi che il dottor Rekutā non venisse aggredito dal killer Kuroshishi?

E li, in quel vicolo, il medico rimase interdetto nello scoprire che altro non era che la stessa donna che quella sera l’aveva tanto incantato, per non parlare della sorpresa della feroce assassina, nello scoprire quanto il medico idolatrasse il suo modus operandi. Un incontro inaspettato che permise di mettere le basi per una singolare alleanza: la signorina Hitsuji avrebbe potuto continuare ad uccidere senza problemi, lasciando così i corpi al dottor Rekutā, che li avrebbe trattati in maniera tale da trasformarli nelle sue adorate marionette. E fu così che Kuroshishi, il famigerato serial killer, sparí dall’attenzione mediatica, il dottor Rekutā smise di richiedere cadaveri dagli obitori di zona e il ristorante della signorina Hitsuji chiuse i battenti.

Eppure il numero di persone scomparse non faceva altro che crescere, le strane abitudini del medico, improvvisamente interrottesi, non fecero altro che far accrescere i sospetti e, ben presto, la coppia dell’orrido si ritrovò costretta a fuggire, iniziare a vagare per il paese in incognito, cercando un posto dove poter proseguire indisturbati, girando in lungo e in largo l’intero continente ninja. Tutto per poter proseguire indisturbati le loro macabre abitudini.

Ed ecco che, da questa inaspettata unione, nacque Hanna, un paffutello maschietto dalla zazzera rossa come quella di suo padre… Plausibili saranno le vostre perplessità: se è maschio, perché dare un nome femminile? Ebbene, è presto detto. La signora Otanashi, sfortunatamente per il medico, non aveva mai smesso di pensare a quel banchetto mancato, con lui, e l’idea di poter generare un figlio che rispecchiasse i suoi tratti somatici la ingolosiva parecchio. Se poi si univa il fatto che, stranamente, la donna evitava come la peste di nutrirsi di carne femminile, beh... Appare palese il motivo di tale scelta.

Per queste ragioni il piccolo Hanna crebbe a strettissimo contatto con suo padre, cercando in tutti i modi di rendere al minimo i contatti con la figura materna, fingendosi una femmina in sua presenza. Ciò l’hanno reso un bimbo molto insicuro e timoroso, fortemente legato al padre, tanto da essere una presenza fissa al suo fianco: quando il medico si chiudeva nella sua “bottega delle marionette”, il piccolo era sempre accanto a lui, affascinato e rapito dal modo in cui il suo genitore creava quegli strani giocattoli. In sua compagnia, il bambino si sentiva al sicuro, divertendosi nel cercare di emulare il genitore, costruendosi da se pupazzi e balocchi, partendo da rimasugli di legno ed ingranaggi, cucendo stoffe o lavorando lana e cotone. E fu una enorme sorpresa quando il dottor Rekutā scoprì le particolari capacità del piccolo, vedendogli “cucire” la sua prima anima, il suo primo balocco muoversi di sua volontà, senza l’ausilio dei classici fili di chakra indispensabili per un normale marionettista.

Peccato che questo “idillio” prima o poi doveva terminare, e si concluse nel peggiore dei modi. Hanna aveva si e no sei anni quando sua madre scoprì il suo segreto: al momento della consegna dei corpi vuoti al marito, la donna perse completamente il controllo quando scoprì che il medico aveva tenuto nascosto il fatto che fosse maschio, impedendogli così di affondare i denti in quelle carni prelibate. La donna, ormai resa folle dalla fame, si avventò sul marito, uccidendolo sotto gli occhi di Hanna che, atterrito, non poté fare altro che fare l’unica cosa in suo potere: cucì l’anima di suo padre in uno dei suoi giocattoli e, con quello, riuscì a sconfiggere sua madre, strappandole a sua vola l’anima e cucendola in un altro giocattolo, che prontamente sigillò in un rotolo, per timore che potesse ancora fargli del male.

Era ormai rimasto solo, ma la sua fortuna volle che, in quel periodo, la sua famiglia si fosse trasferita nel Paese del Suono, e che avesse attirato l’attenzione del Taisho, permettendo al piccolo di poter crescere nelle segrete del villaggio di Oto. Iniziò quindi ad affiancare i ninja più grandi nello svolgimento degli incarichi affidati dal Taisho Yo Saito, e fu così che il piccolo Hanna fece la conoscenza di Hiroki Hyuga. Con lui instaurò un legame profondo, tanto da considerare lo psicotico Hyuga un fratello maggiore, arrivando a sacrificare il pupazzo contenente l’anima di sua madre, per salvarlo. [X]

Poi, però, la situazione ad Oto precipitò a causa della guerra civile che la coinvolse: Hanna, essendo ancora troppo piccolo (essendo minuto, gli era facile fingere di avere molti meno anni di quanto in realtà non avesse), venne evacuato insieme al resto dei civili, ma avendo perso di vista il suo “fratellone”, iniziò ad indagare per conto suo, cercando di ricongiungersi con Hiroki. Non fu facile, per il bambino, riuscire a rintracciare quello che aveva imparato a considerare come un fratello maggiore. Purtroppo, però, per lo Hyuga non c'era più niente da fare: troppo debilitato dalle ferite riportate dagli scontri e dagli esperimenti subiti, morì poco dopo, ma Hanna gli aveva fatto una promessa: quella di rimanere sempre insieme e che, nel caso in cui lui fosse morto, la sua anima venir cucita in uno dei suoi pupazzi, così da poter essere inseparabili.

Ora, diventato un po’ più grandicello, camuffando la sua età per sembrare più grande di quanto in realtà non è, si diletta nel creare pupazzi e balocchi da regalare agli orfani del villaggio, in modo tale da poter diventare, per loro, quello che il suo fratellone Hiroki e, prima ancora, suo padre, hanno rappresentato per lui: un punto di riferimento e qualcuno su cui poter contare.

Prima Opzione:
~ Valore di Exp a scelta (compreso tra 100 e l'Exp maturata dal pg deceduto) -> 7.000 exp
~ Livello in conseguenza degli Exp selezionati -> Lv. 40
~ Rango a scelta tra quelli resi disponibili dal Livello -> Chunin
~ ½ dei Ryo nel Conto in Banca -> 3.775 ryo


Edited by ArdynIzunia - 4/6/2021, 15:27
 
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view post Posted on 11/6/2021, 16:00
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CITAZIONE (ArdynIzunia @ 3/6/2021, 11:47) 
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~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Hachi “Kacchan” Yamanaka
Rango: Chunin
Originario di: ex-Konoha
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: x

~ Secondo Personaggio~

Nome: Hanna
Cognome: —
Rango: Chunin
Clan: —
Villaggio: Oto

Descrizione fisica e caratteriale
CITAZIONE
Hanna è un ragazzino di 16 anni dalla corporatura estremamente minuta, tanto da farlo sembrare molto più piccolo della sua età effettiva oltre che, con le giuste sistemazioni, più femminile di quanto non lo sia in realtà. Pelle pallida spruzzata di lentiggini sul viso, occhi cerulei perennemente coperti da grandi lenti da vista tondeggianti, capelli rossi arruffati, perennemente disordinati. Quando si reca all’orfanotrofio del villaggio, per evitare problemi con i bambini più grandi e grossi di lui, tende a “trasformare” il suo aspetto in una sua versione più adulta di almeno una decina di anni.

Indossa abiti che camuffano la sua magrezza, che gli cadono addosso larghi, in maniera tale da poter nascondere, al suo interno, gli innumerevoli giocattoli che si porta appresso. Marsupi, tasche e taschini sono perennemente ricolmi di materiale sartoriale, di gomitoli, uncinetti, cacciaviti, aghi e spilli di ogni tipo, tutto quello che serve per poter realizzare i suoi personalissimi balocchi.

Ha un carattere schietto e sincero. Tende a dire sempre quello che pensa, non facendosi grandi scrupoli se le sue parole possono ferire l’animo di qualcuno. Con chi non conosce, tende ad essere timido e remissivo, guardingo, mostrandosi più amichevole solo con chi sente di potersi fidare. Non disdegna, però, essere dispettoso in certi momenti o, per lo meno, con chi gli sta particolarmente antipatico. Data la sua infanzia, in certi momenti tende ad essere troppo cruento, non rendendosi minimamente conto che, magari, certe sue uscite infelici possono sembrare fin troppo macabre e fuori luogo.

Background
CITAZIONE
Han Nibaru-Rekutā era un rinomato medico del Paese del Vento, un vero e proprio maestro del bisturi, se non fosse stato per quel piccolo difetto che gli macchiava il curriculum, un feticcio sul quale i suoi esimi colleghi cercavano sempre di chiudere un’occhio: era un patito per le marionette... ma non quelle classiche, realizzate in legno e metallo, quando mai! Il dottor Rekutā era ossessionato da quelle che venivano realizzate sulla base di corpi umani, tanto da diventare una presenza fissa nell’obitorio dell’ospedale dove prestava servizio, ritirando quei cadaveri privi di nome, senza alcun parente a reclamarli per una degna sepoltura.

E, fin quando si limitava a lavorare su corpi non reclamati, nessuno osava aver nulla da ridire, anzi. I più audaci, addirittura, quasi lo ringraziavano per quel servizio, permettendo così di tenere libero l’obitorio da pacchi il cui smaltimento era una gran rogna. Considerando, poi, che nell’ultimo periodo il numero di morti non identificati era aumentato, a causa di un misterioso serial killer, la cosa tornava particolarmente utile.

Otanashi Hitsuji era una donna particolare: estremamente timida e riservata, cercava in tutti i modi di apparire inosservata, di non destare l’attenzione di nessuno. Una donna sciatta e priva di interesse, eppure c’era qualcosa per cui era rinomata: la cucina. La donna, infatti, aveva preso in gestione il piccolo ristorante di famiglia, dopo la misteriosa scomparsa dei suoi genitori, e da allora tutti, nel circondario, non facevano altro che parlar bene dell’ottima cucina di quel piccolo locale. Certo, con quegli omicidi, girare di notte non era sicuro, eppure quel piccolo locale riusciva a lavorare fino a tardi senza grossi problemi.

Un modo come un altro per non pensare all’orrore dettato dalla cronaca nera la quale, puntualmente, non faceva altro che raccontare le vicende vicino a questi delitti tanto esecrabili: il numero delle vittime non sembrava diminuire, gli agenti preposti alle indagini sembravano in alto mare, nel cercare di trovare il bandolo di quella ingarbugliata matassa. Poco meno di una decina di corpi, aperti e svuotati degli organi interni, i volti completamente sfigurati da profonde ferite, simili ad artigliate. Civili? Ninja? Difficile riuscire a capire se ci fosse una particolare predilezione, nella scelta delle proprie vittime, data la loro enorme eterogeneità. Eppure, secondo i giornali, di una cosa potevano esser certi: il killer non era affatto umano, e secondo alcune testimonianze, doveva trattarsi di una creatura dalle sembianze leonine. Da qui, ben presto, rinominarono questo serial killer Kuroshishi, il leone nero.

Il dottor Rekutā era estasiato dal modo in cui quel serial killer lasciava le sue vittime: i tagli, le lacerazioni, il modo in cui gli organi venivano estratti e i vasi suturati... Tutto, in quelle macabre esecuzioni, sembrava essere fatto in maniera tale da rendergli perfetto il processo di trasformazione da umano a marionetta. Ah, che meraviglioso regalo gli aveva fatto il destino, tanto che, ad un certo punto, il medico richiedeva solo l’uso di quei corpi, ma... Ehi, erano indispensabili per cercare indizi su questo inafferrabile assassino, quindi, la stragrande maggioranza delle sue richieste veniva inascoltata e respinta.

La signorina Hitsuji, nonostante la crescente fama del suo locale, continuava a preferire mantenersi defilata dalla vita sociale, preferendo restare nascosta dietro i fornelli, a deliziare i suoi commensali con i suoi manicaretti. Eppure, una sera, durante una cena organizzata per un convegno di medici, la donna volle mostrarsi, incuriosita da tutti quei bisturi riuniti sotto il suo tetto. Fu così che il dottor Rekutā rimase stregato dagli occhi neri come la notte della donna, mentre la signorina Hitsuji si incuriosì nel vedere quella zazzera di capelli rossi, un colore così inusuale in quella zona. Il destino, però, non aveva ancora terminato con le sorprese e quella stessa notte, di ritorno verso casa, non vuoi che il dottor Rekutā non venisse aggredito dal killer Kuroshishi?

E li, in quel vicolo, il medico rimase interdetto nello scoprire che altro non era che la stessa donna che quella sera l’aveva tanto incantato, per non parlare della sorpresa della feroce assassina, nello scoprire quanto il medico idolatrasse il suo modus operandi. Un incontro inaspettato che permise di mettere le basi per una singolare alleanza: la signorina Hitsuji avrebbe potuto continuare ad uccidere senza problemi, lasciando così i corpi al dottor Rekutā, che li avrebbe trattati in maniera tale da trasformarli nelle sue adorate marionette. E fu così che Kuroshishi, il famigerato serial killer, sparí dall’attenzione mediatica, il dottor Rekutā smise di richiedere cadaveri dagli obitori di zona e il ristorante della signorina Hitsuji chiuse i battenti.

Eppure il numero di persone scomparse non faceva altro che crescere, le strane abitudini del medico, improvvisamente interrottesi, non fecero altro che far accrescere i sospetti e, ben presto, la coppia dell’orrido si ritrovò costretta a fuggire, iniziare a vagare per il paese in incognito, cercando un posto dove poter proseguire indisturbati, girando in lungo e in largo l’intero continente ninja. Tutto per poter proseguire indisturbati le loro macabre abitudini.

Ed ecco che, da questa inaspettata unione, nacque Hanna, un paffutello maschietto dalla zazzera rossa come quella di suo padre… Plausibili saranno le vostre perplessità: se è maschio, perché dare un nome femminile? Ebbene, è presto detto. La signora Otanashi, sfortunatamente per il medico, non aveva mai smesso di pensare a quel banchetto mancato, con lui, e l’idea di poter generare un figlio che rispecchiasse i suoi tratti somatici la ingolosiva parecchio. Se poi si univa il fatto che, stranamente, la donna evitava come la peste di nutrirsi di carne femminile, beh... Appare palese il motivo di tale scelta.

Per queste ragioni il piccolo Hanna crebbe a strettissimo contatto con suo padre, cercando in tutti i modi di rendere al minimo i contatti con la figura materna, fingendosi una femmina in sua presenza. Ciò l’hanno reso un bimbo molto insicuro e timoroso, fortemente legato al padre, tanto da essere una presenza fissa al suo fianco: quando il medico si chiudeva nella sua “bottega delle marionette”, il piccolo era sempre accanto a lui, affascinato e rapito dal modo in cui il suo genitore creava quegli strani giocattoli. In sua compagnia, il bambino si sentiva al sicuro, divertendosi nel cercare di emulare il genitore, costruendosi da se pupazzi e balocchi, partendo da rimasugli di legno ed ingranaggi, cucendo stoffe o lavorando lana e cotone. E fu una enorme sorpresa quando il dottor Rekutā scoprì le particolari capacità del piccolo, vedendogli “cucire” la sua prima anima, il suo primo balocco muoversi di sua volontà, senza l’ausilio dei classici fili di chakra indispensabili per un normale marionettista.

Peccato che questo “idillio” prima o poi doveva terminare, e si concluse nel peggiore dei modi. Hanna aveva si e no sei anni quando sua madre scoprì il suo segreto: al momento della consegna dei corpi vuoti al marito, la donna perse completamente il controllo quando scoprì che il medico aveva tenuto nascosto il fatto che fosse maschio, impedendogli così di affondare i denti in quelle carni prelibate. La donna, ormai resa folle dalla fame, si avventò sul marito, uccidendolo sotto gli occhi di Hanna che, atterrito, non poté fare altro che fare l’unica cosa in suo potere: cucì l’anima di suo padre in uno dei suoi giocattoli e, con quello, riuscì a sconfiggere sua madre, strappandole a sua vola l’anima e cucendola in un altro giocattolo, che prontamente sigillò in un rotolo, per timore che potesse ancora fargli del male.

Era ormai rimasto solo, ma la sua fortuna volle che, in quel periodo, la sua famiglia si fosse trasferita nel Paese del Suono, e che avesse attirato l’attenzione del Taisho, permettendo al piccolo di poter crescere nelle segrete del villaggio di Oto. Iniziò quindi ad affiancare i ninja più grandi nello svolgimento degli incarichi affidati dal Taisho Yo Saito, e fu così che il piccolo Hanna fece la conoscenza di Hiroki Hyuga. Con lui instaurò un legame profondo, tanto da considerare lo psicotico Hyuga un fratello maggiore, arrivando a sacrificare il pupazzo contenente l’anima di sua madre, per salvarlo. [X]

Poi, però, la situazione ad Oto precipitò a causa della guerra civile che la coinvolse: Hanna, essendo ancora troppo piccolo (essendo minuto, gli era facile fingere di avere molti meno anni di quanto in realtà non avesse), venne evacuato insieme al resto dei civili, ma avendo perso di vista il suo “fratellone”, iniziò ad indagare per conto suo, cercando di ricongiungersi con Hiroki. Non fu facile, per il bambino, riuscire a rintracciare quello che aveva imparato a considerare come un fratello maggiore. Purtroppo, però, per lo Hyuga non c'era più niente da fare: troppo debilitato dalle ferite riportate dagli scontri e dagli esperimenti subiti, morì poco dopo, ma Hanna gli aveva fatto una promessa: quella di rimanere sempre insieme e che, nel caso in cui lui fosse morto, la sua anima venir cucita in uno dei suoi pupazzi, così da poter essere inseparabili.

Ora, diventato un po’ più grandicello, camuffando la sua età per sembrare più grande di quanto in realtà non è, si diletta nel creare pupazzi e balocchi da regalare agli orfani del villaggio, in modo tale da poter diventare, per loro, quello che il suo fratellone Hiroki e, prima ancora, suo padre, hanno rappresentato per lui: un punto di riferimento e qualcuno su cui poter contare.

Prima Opzione:
~ Valore di Exp a scelta (compreso tra 100 e l'Exp maturata dal pg deceduto) -> 7.000 exp
~ Livello in conseguenza degli Exp selezionati -> Lv. 40
~ Rango a scelta tra quelli resi disponibili dal Livello -> Chunin
~ ½ dei Ryo nel Conto in Banca -> 3.775 ryo

Approvato; scheda aperta qui.
 
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view post Posted on 11/6/2021, 21:30
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A Man of No Consequence

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Passo solo per rettificare l'opzione di scelta per la creazione del secondo pg.

Seconda Opzione:
~ Valore di Exp a scelta (compreso tra 100 e l'Exp maturata dal pg deceduto)
~ Livello in conseguenza degli Exp selezionati
~ Rango a scelta tra quelli resi disponibili dal Livello
~ Una Disciplina Personale ottenibile senza Quest (oltre alla Base prescelta)
~ Conto in Banca azzerato
 
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view post Posted on 25/2/2022, 19:51
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~ Primo Personaggio ~
CITAZIONE
Primo pg: Kuro
Rango: Jonin
Originario di: Oto
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: NientO

~ Secondo Personaggio~
CITAZIONE
Nome: Aoi
Cognome:Daitari
Rango: Jonin (Seconda Opzione)
Clan: Nessuno
Villaggio: Kiri
Descrizione fisico-caratteriale: Capelli marroni sputano dalla testa di Aoi, indirizzati ovunque, come se avessero vita propria - non gli è mai importanto molto di apparire o meno trasandato. Aveva smesso di badara alla cura di se stesso quando le occhiaie iniziavano a predendere il sopravvento costringendolo a coprirle con un particolare unguento dal colorito rosso cremisi. Non si sa bene se sia ancora frutto di quella colorazione o se abbia addirittura deciso di tatuare quelle due piccole bande come segno distintivo. Ma la sostanza è che il colore paglierino dei suoi occhi, risaltava ancora di più. É solito indossare un lungo kimono trasandato verde, per provare a coprire il torace martoriato da graffi e cicatrici che occulta con delle vistose fasciature. Anche il resto del corpo è tempestato di fasce e cerotti, atti a nascondere i morsi che, in preda alla rabbia, si è auto inflitto. Una fascia di corda, grossa e nodosa ancora il kimono alla vita del ninja kimono che a stento supera il ginocchio, dove delle ginocchiere e dei calzali con fasce, lasciano intravedere i piedi scalzi.


Background:


Lettera Prima.
Destinatario: Aoi Daitari.
La Genesi del Tengu Cannibale.


Ho paura di rivivere quell'inferno fatto di dimenticanze. Da oggi, quindi, scriverò dei rapporti periodici indirizzari al me del futuro. Così, se la fame mi riportarà a quello stato patetico, avrò modo di ricordare, perchè io voglio ricordare.


~ Fame. Ho tanta fame. Ho sempre fame.

Questo è il primo pensiero che mi viene in mente della mia infanzia. È il tarlo che per circa 16 anni mi ha tormentato ed ogni tanto, quando non soddisfo le richieste che il mio corpo pretende, ritorna a rimbombare in ogni singola cellula del mio corpo.
Probabilmente potrei affermare che fino ai 16 anni di vita, se così la posso definire, io abbia vissuto all’ombra di qualcosa di estremamente più grande di me, a tal punto da non riuscire a ricordare come vivevo. Sembrava quasi che passassi le giornate in funzione della ricerca di qualsiasi cosa in grado di nutrirmi, per poi andare a letto e spegnermi fino al giorno dopo, dimenticando quello che avevo fatto il giorno precedente. Lo definirei una perdita della memoria dettata dalla fame.
Ora, però, ho scoperto i piaceri del chakra ed ho capito che finalmente un modo per vivere, discretamente almeno, effettivamente l’ho trovato, e del mio passato mi restano solamente questi dannati denti, limati da me, in maniera maldestra tra l’altro, con una specie di kunai pieno di ruggine trovato in casa in un momento di crisi dettata dall’assenza di cibo. Ma forse devo ringraziali, questi denti. Perché nel tentativo di ricevere delle cure mediche, le mie labbra e la mia lingua hanno assaporato per la prima volta il delizioso sapore del chakra, capendo che forse avevo trovato qualcosa che mi sfamasse come il mio corpo realmente voleva.
Da quel giorno sono diventato un totale cannibale di chakra, appena ne ho modo ed occasione, cerco di nutrirmi di esso, anche solo per un secondo della mia, patetica, vita. Sono propenso anche a mordermi la pelle, a mordere la gente, azzannare di tutto per un singolo attimo di gioia.

Non ho mai ben compreso perchè, nonostante il mio trascorso da ninja ed il mio livello, non venga comunque quasi mai coinvolto in missioni importanti o non mi vengano affidati dei compiti particolare. Può mai essere il mio problema tanto grande da rivelarsi addirittura così invalidante? Davvero la gente ha paura di me a tal punto? Farò in modo che tutti si ricredano.. e mi diano parte del loro chakra.


Edited by .Kuroro - 27/2/2022, 00:19
 
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view post Posted on 1/3/2022, 21:58
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CITAZIONE (.Kuroro @ 25/2/2022, 19:51) 
~ Primo Personaggio ~
CITAZIONE
Primo pg: Kuro
Rango: Jonin
Originario di: Oto
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: NientO

~ Secondo Personaggio~
CITAZIONE
Nome: Aoi
Cognome:Daitari
Rango: Jonin (Seconda Opzione)
Clan: Nessuno
Villaggio: Kiri
Descrizione fisico-caratteriale: Capelli marroni sputano dalla testa di Aoi, indirizzati ovunque, come se avessero vita propria - non gli è mai importanto molto di apparire o meno trasandato. Aveva smesso di badara alla cura di se stesso quando le occhiaie iniziavano a predendere il sopravvento costringendolo a coprirle con un particolare unguento dal colorito rosso cremisi. Non si sa bene se sia ancora frutto di quella colorazione o se abbia addirittura deciso di tatuare quelle due piccole bande come segno distintivo. Ma la sostanza è che il colore paglierino dei suoi occhi, risaltava ancora di più. É solito indossare un lungo kimono trasandato verde, per provare a coprire il torace martoriato da graffi e cicatrici che occulta con delle vistose fasciature. Anche il resto del corpo è tempestato di fasce e cerotti, atti a nascondere i morsi che, in preda alla rabbia, si è auto inflitto. Una fascia di corda, grossa e nodosa ancora il kimono alla vita del ninja kimono che a stento supera il ginocchio, dove delle ginocchiere e dei calzali con fasce, lasciano intravedere i piedi scalzi.


Background:


Lettera Prima.
Destinatario: Aoi Daitari.
La Genesi del Tengu Cannibale.


Ho paura di rivivere quell'inferno fatto di dimenticanze. Da oggi, quindi, scriverò dei rapporti periodici indirizzari al me del futuro. Così, se la fame mi riportarà a quello stato patetico, avrò modo di ricordare, perchè io voglio ricordare.


~ Fame. Ho tanta fame. Ho sempre fame.

Questo è il primo pensiero che mi viene in mente della mia infanzia. È il tarlo che per circa 16 anni mi ha tormentato ed ogni tanto, quando non soddisfo le richieste che il mio corpo pretende, ritorna a rimbombare in ogni singola cellula del mio corpo.
Probabilmente potrei affermare che fino ai 16 anni di vita, se così la posso definire, io abbia vissuto all’ombra di qualcosa di estremamente più grande di me, a tal punto da non riuscire a ricordare come vivevo. Sembrava quasi che passassi le giornate in funzione della ricerca di qualsiasi cosa in grado di nutrirmi, per poi andare a letto e spegnermi fino al giorno dopo, dimenticando quello che avevo fatto il giorno precedente. Lo definirei una perdita della memoria dettata dalla fame.
Ora, però, ho scoperto i piaceri del chakra ed ho capito che finalmente un modo per vivere, discretamente almeno, effettivamente l’ho trovato, e del mio passato mi restano solamente questi dannati denti, limati da me, in maniera maldestra tra l’altro, con una specie di kunai pieno di ruggine trovato in casa in un momento di crisi dettata dall’assenza di cibo. Ma forse devo ringraziali, questi denti. Perché nel tentativo di ricevere delle cure mediche, le mie labbra e la mia lingua hanno assaporato per la prima volta il delizioso sapore del chakra, capendo che forse avevo trovato qualcosa che mi sfamasse come il mio corpo realmente voleva.
Da quel giorno sono diventato un totale cannibale di chakra, appena ne ho modo ed occasione, cerco di nutrirmi di esso, anche solo per un secondo della mia, patetica, vita. Sono propenso anche a mordermi la pelle, a mordere la gente, azzannare di tutto per un singolo attimo di gioia.

Non ho mai ben compreso perchè, nonostante il mio trascorso da ninja ed il mio livello, non venga comunque quasi mai coinvolto in missioni importanti o non mi vengano affidati dei compiti particolare. Può mai essere il mio problema tanto grande da rivelarsi addirittura così invalidante? Davvero la gente ha paura di me a tal punto? Farò in modo che tutti si ricredano.. e mi diano parte del loro chakra.

Kuro ci fa molto piacere la scelta del Villaggio, ma (come credo ti ha anticipato Giammo) abbiamo bisogno di un anno di presenza continuativa per far passare i secondi pg. Mi stra-auguro che ciò avvenga, anche perché abbiamo belle robe da giocare e finalmente ti si prospettano interazioni più complesse della coppia yaoi fissa con Hideyoshi... in sostanza, uppa l'iscrizione appena i tempi maturano e ce ne occuperemo immediatamente.
 
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97 replies since 16/8/2012, 13:57   3764 views
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