Iscrizioni Secondo Personaggio

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view post Posted on 16/8/2012, 13:57
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Secondo Personaggio



Prima di procedere all'iscrizione raccomandiamo di leggere attentamente il regolamento Qui in tutte le sue parti e limitazioni.

Prima della normale iscrizione indicate quindi i dati relativi al vostro primo personaggio seguendo il CODICE qui sotto
CITAZIONE
Utente: nome utente con link al profilo

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: nome personaggio con link in scheda
Rango: x
Originario di: villaggio x / Mukenin/ Oto / Libero/ Akatsuki
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: x

CITAZIONE
~ Secondo Personaggio~

Nome:
Cognome:
Rango: x
Clan:
Villaggio: Konoha/ Suna/ Kiri / Kumo / Libero
Descrizione fisico-caratteriale:
Background:

CODICE
[QUOTE]<b>Utente</b>: nome utente con link al profilo

~ Primo Personaggio ~

<b>Primo pg</b>: nome personaggio con link in scheda
<b>Rango</b>: x
<b>Originario di</b>: villaggio x / Mukenin/ Oto / Libero/ Akatsuki
<b>Titolo/ Carica che ricopre Gdr On</b>: x[/QUOTE]

[QUOTE]<i>~ Secondo Personaggio~</i>

<b>Nome</b>:
<b>Cognome</b>:
<b>Rango</b>: x
<b>Clan</b>:
<b>Villaggio</b>: Konoha/ Suna/ Kiri / Kumo / Libero
<b>Descrizione fisico-caratteriale</b>:
<b>Background</b>:[/QUOTE]


Edited by ~Angy. - 20/12/2015, 02:09
 
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view post Posted on 16/5/2013, 15:18

The Pine

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Richiedo il mio secondopiggì!


Nome: Hirugao
Cognome: E' orfana, nessuno
Clan: Nessuno

Descrizione Fisica: Ho notato una certa mutevolezza nell'aspetto di Higurao, tanto da farmela rendere difficile da identificare in un gruppo nonostante l'abbia presa sotto ala da ormai ben due anni. Si fece notare nei primi due anni di accademia proprio per questo suo aspetto così mutevole, arrivando in classe con capelli e occhi diversi praticamente ogni giorno. Vivendo ora con lei so bene che ciò non era dato da qualche tipologia di tecnica, magari escogitata proprio dal padre della piccola per soddisfare il suo desiderio di apparire perennemente diversa, ma da qualcosa di molto più semplice, cioé una gran collezione di parrucche e di lenti a contatto colorate. Non mi ha mai voluto davvero spiegare il perché di questo bisogno di essere mutevole, limitandosi a ridacchiare lascivamente ogni volta che le ho posto la domanda. Ora so che il suo colore naturale di capelli è il castano, che tiene corti proprio per indossarne altri, mentre quello degli occhi è azzurro. Parlando invece del suo fisico, si può ben notare che è decisamente sottile e aggraziato, forse addirittura formoso data la sua età (12 anni, che io sappia). Una bambina che sembra decisa a sbocciare prima, non so per quale motivo, con la caratteristica di essere sempre stata lievemente più alta delle sue compagne di classe, cosa che è andata a sciamare via dopo i nove anni. Di fatto, ora è alta appena un metro e venticinque. Non ha il fisico adatto ad essere una kunoichi di tipo fisico, minuta come è, ma dimostra spiccate doti recitatorie. Il suo volto è qualcosa di delizioso, anche se, devo ammettere, riesce ad inquietarmi. Si dimostra in mia presenza candida e dolce, con un sorriso così infantile da farmi chiedere spesso come possa essere un'assassina, ma mi è capitato nell'osservarla di nascosto di notare come quelle sue labbra affascinanti sappiano mutarsi in smorfie di pura perfidia. Non stento a credere che molti dei suoi compagni di classe abbiamo mutato il loro interesse nelle lame a quello per la carne. Il suo corpo la rende particolarmente adatta ai lavori di spionaggio e diplomatici.

Descrizione Psicologica: Ciò che mi colpì particolarmente e che mi ha fatto prendere interesse per Higurao è proprio il suo carattere, oltre al fatto che pare abbia ucciso il padre senza alcun motivo. Eppure, si può dire tutto della bambina, tranne che sia propensa alla violenza. In classe e nell'affrontare le prove postele infatti è sempre propensa ad aggirare i problemi, manipolando quelli che ha intorno per ottenere ciò che vuole. Probabilmente è proprio questa sua caratteristica che la rende così interessante: presenta un animo così mutevole e sfaccettato da essere praticamente illeggibile. Normalmente, con le cariche più alte (me compreso) tende ad essere servile, quasi ai limiti della schiavitù autoimposta, mentre con i suoi coetanei e qualche shinobi inesperto diventa tremendamente dominatrice, tendendo trappole sfruttando una profonda malizia che riversa contro le sue "vittime". Lo sviluppo di un comportamento simile in età così giovanile è da studiare con più certezza. Ho cercato di fare ricerce, ponendole diverse domande, per scoprire se il motivo di ciò fosse il padre, ma le sue risposte erano sempre indirizzate a mostrare un profondo amore per il genitore. Non credo proprio che possa mentire a tal punto da mascherare un odio profondo per un (si crede) stupratore con l'amore incondizionato. Della madre non sa niente, né io sono riuscito a trovare qualche notizia. La più grande forza di Hirugao è la coscienza di essere appetibile e non ha affatto paura a sfruttarla. I jonin più esperti, leggendo i miei fascicoli sulla bambina, hanno sempre storto la bocca dicendo che Hirugao può essere pericolosa anche per me, essendo "già riuscita ad infinocchiarmi in grande stile". Non ho idea di cosa si riferissero, né hanno voluto dirmelo. Confido siano solo scherzi da parte di superiori.



Storia:

Non so il giorno della mia nascita, né quando sia effettivamente nata. I miei ricordi iniziano all'alba del mio terzo compleanno, o meglio, il terzo anniversario del giorno in cui ero arrivata da quello che consideravo a tutti gli effetti mio padre, nonostante non avessi nessun sangue in comune con lui. Un uomo brutto, grasso e vecchio, ma il più grande maestro di vita che potessi mai desiderare. I ricordi di quel giorno però, non sono così nitidi in me. Ricordo le risate, il sapore salino e caldo che avevo sulla lingua, le carezze, il fuoco e il profumo di sudore. Le cose più importanti e belle, insomma. E tutti i miei primi ricordi erano incentrati su quelle sensazioni, sempre più nitide.

Era per questo che amavo papà. Era brutalmente sincero. Non stava di certo a mentirmi sul perché mi avesse adottata (o rapita, non mi sono mai soffermata su questo). Voleva un giocattolo. Io ero contenta di esserlo. Mi insegnò ad essere mutevole, ad essere a mia volta brutalmente sincera. Lo adoravo. Adoravo le sue carezze e il suo modo di fare e, per lui, avrei fatto qualsiasi cosa.

So benissimo come sono nata. Lui mi faceva giocare spesso su questa cosa. Mi portava fuori a conoscere i miei "simili", facendomi ben apprendere cosa fossi e anche ben capire come avrei dovuto essere. Ricordo di essere rimasta affascinata a tal punto dalla cosa che, quando lui mi chiese effettivamente come avrei preferito crescere, non ebbi alcun risentimento a rispondere nel modo più giusto possibile, rempiendolo di gioia. Da quel giorno, tutto divenne molto più sporco. Mi comprò delle parrucche, mi insegnò a trasformarmi, giorno per giorno, in tutto ciò che desiderava. La sua perversione diventava sempre più forte, più ardente e vorace. Desiderava di più. Io glielo davo senza rimorsi. Imparai ad anticiparlo. Non so che lavoro facesse, ma ogni volta che tornava a casa, dopo avermi lasciata sola tutta la mattina, mi facevo trovare dove voleva, nel modo in cui voleva, prima ancora che me lo dicesse. Vivevamo in un tugurio, mangiavamo a stento, ma io ero felice della vita che facevo. Mi iscrisse addirittura all'accademia ninja. "Sarai una kunoichi perfetta". Sì, non ne avevo dubbi. Come sapevo che la cosa lo facesse infiammare, come sapeva che non mi sarei fatta riserve a manifestare la malizia che mi aveva indottrinato.

Mi piange ancora il cuore che tutto questo sia finito. Però, come potevo fare altrimenti? Il mio dolce papà desiderava di più e glielo diedi.

Era una sera tarda d'estate. L'umidità di Kiri rendeva la nostra piccola scatola di legno una vera e propria fornace, facendoci sudare più di quanto lo sforzo già non facesse. Io ero distesa su di lui, avvinghiata al suo sudore lappandeglielo via dal petto, mentre lui mi infondeva piacere violandomi le carni con le proprie. Mi stringeva il sedere, allargandolo per favorirsi la penetrazione, mentre mi scuoteva dall'alto verso il basso sempre più veloce. Mi aveva spiegato cosa voleva quella volta. Non mi sarei tirata indietro. Le mie dolci mani bianche si avvicinarono alle sue guance irruvidite dalla barba sfatta. Mi issai su, permettendogli ancora di penetrarmi, ma abbastanza in alto per poterlo baciare. Le mie labbra morbide si poggiarono sulle sue. Gettò la sua lingua nella mia bocca, io feci lo stesso. Il suo nettare si muoveva sulle mie papille, sapendo di sporco e anziano. Era spaventato. Sentivo il suo cuore rimbalzarmi sul petto. Tolsi la mano sul suo volto, spostando l'altra sul collo, pulendolo dal sudore.

Presi il coltello lì vicino.

Gli feci un taglio, uno soltanto. Lungo, preciso, profondo. Gli recisi la gola, innondandogli la bocca di sangue. Non mi fermai. Iniziai a scuotere il mio fondoschiena contro il suo membro eretto, baciandolo con ancora più passione. Gli occhi di entrambi erano spaventati. Osservavo la sua passione sciamare lentamente, mentre lui fissava nei suoi ultimi atti il mio amore. Mugugnava sofferente ed eccitato. Stava morendo della morte più dolce che potesse affrontare. Spinsi la mia lingua più a fondo, succhiando il sangue dalla sua bocca. Ero già sporca, il nettare che gli zampillava dalla gola s'era mischiato al sudore su tutto il mio corpo. Chiusi gli occhi. Lui non ne ebbe la forza. Mi affondai sulla sua asta... E ricevetti il suo ultimo, intenso, meraviglioso orgasmo.

Ripulii tutto alla bene e meglio, quindi andai a denunciarmi. Non ebbi effettivamente alcun genere di problemi, in un villaggio come Kiri queste cose succedevano tutti i giorni. Mi portarono in un orfanotrofio, dove stetti solo un paio di mesi. Un uomo venne a prendermi, lo riconobbi subito. Era Shiranai Azamuko, un chunin che stava studiando per diventare uno psicologo anbu, che stava spesso all'accademia per studiare noi bambini. Non stento a credere che gli interessassi... Ma purtroppo per lui, non avrebbe mai goduto fino a fondo della mia presenza. E' un uomo noioso, vuoto. Non ha nemmeno capito il mio fardello... Ciò mi da una profonda fiducia.

Il mio segreto, la perversione più profonda del mio essere, sarà donata solo a chi se la merita...


A causa del contenuto abbastanza scabroso del background, sconsiglio di leggerlo a chi pensa che possa essere infastidito da contenuti sessualmente espliciti e violenti.

Edited by Ajna - 16/5/2013, 17:39
 
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view post Posted on 16/5/2013, 16:51
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bentornato a Kiri, procedi pure^^
 
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Excalibur's Rover
view post Posted on 18/5/2013, 19:01




Nome: Yuu
Cognome: Kunishige
Clan://
Carattere:
Yuu è per prima cosa un codardo, ha paura, di tutto e di tutti. Ha paura a tal punto che nelle situazioni peggiori ha anche paura di tornare indietro e semplicemente si ritrova ad avanzare tremante e inerte. Un completo essere inutile Da piccolo aveva talmente tanta paura del buio che l’unico modo per riuscire ad addormentarsi era ripetersi nella mente il mantra “non pensare a niente, non pensare a niente” finchè la mente effettivamente si svuotava, le palpebre chiuse si rilassavano e riusciva a cedere all’istinto di addormentarsi. La sua paura lo porta a essere timido e introverso oltre ogni immaginazione, con l’ulteriore risultato di avere un pessimo senso dell’umorismo. Yuu non capisce mai una battuta che sia una e interpreta ogni metafora in senso letterale, suscitando l’ilarità della gente per le terribili freddure che si generano e ritrovandosi in fraintendimenti enormi. Se qualcuno riesce a farlo aprire, d’altronde, scopre che Yuu è tutto sommato un ragazzo gentile e buono, che non farebbe male a una mosca. Già, questo è un ulteriore problema: Yuu ripugna la violenza ed è anche per questo che è un pessimo ninja.
Aspetto fisico:
quindicenne, Yuu ha un viso ancora glabro e scavato dalla perenne ansia che lo anima. Ha degli occhi grandi e scuri, spesso spalancati per la paura e altrettanto spesso fissi al suolo per la vergogna. Anche i capelli sono scuri, lunghi e disordinati. Alle volte gli occludono la vista… Si porta appresso un fisico asciutto e muscoloso, ma nulla di impressionante o particolarmente efficace. Tra l’altro è martoriato da numerose cicatrici un po’ ovunque, ricordo di vari episodi della sua malagrazia e scoordinazione.
Background:
Taro Kunishige, arrotino, sposò Yuzuki, la commessa di un panificio. I due ebbero due figli: Akari e dieci anni dopo Yuu. Akari divenne ben presto una kunoichi formidabile dal carattere dirompente ed energico. Era decisamente quanto di più lontano potesse esserci dall’introverso fratellino. Ella si sposò all’età di 23 anni con altro shinobi di Suna, tale Ryu.
Nonostante il loro rapporto burrascoso a causa dei loro caratteri opposti, Yuu adorò sempre sua sorella e quando lei divenne chunin lui decise di tentare la stessa carriera, all’età di 13 anni. La venerazione che Yuu aveva per la sorella arrivava addirittura a tanto. Inoltre il ragazzo sperava che diventando un ninja avrebbe potuto coronare il suo sogno: fuggire da Suna, dal deserto, dal caldo e dall’onnipresente sabbia per prendere il largo e diventare un marinaio. Lui neanche l’aveva mai visto il mare… Sperava che diventando uno shinobi gli sarebbe capitato di allontanarsi a sufficienza in modo da non dover più tornare. Dopo un piatto e deludente esame Yuu divenne genin ma non fece mai nulla di notabile: fece numerose missioni di grado D, tutte con successo. Gli capitò anche di allontanarsi un po’ dal villaggio, ma non ebbe mai il coraggio di fuggire davvero. Aveva infatti troppa paura che il villaggio gli mettesse alle calcagna una squadra di ANBU…come se gli Anbu si scomodassero per inutili genin come lui. Durante la sua carriera di genin Yuu potè appurare che senza un’abilità innata, con una modesta capacità nei taijutsu e con una totale incapacità di combattere con ferocia, era probabilmente lo Shinobi più inutile del villaggio.
Alla fine arrivò il giorno che venne mandato in missione contro Watashi. Ovviamente non sarebbe mai andato da solo e se varcò le porte dell’odiato villaggio fu soltanto perché c’erano altri tre genin molto più forti con lui. Dovevano liberare il villaggio di Himeka da una melma nera che degradava il terreno e stava lentamente circondando e inondando il centro abitato. I tre compagni di Yuu erano esperti di Doton e riuscirono a drenare via la melma che aveva inghiottito tanti contadini che avevano provato con mezzi convenzionali a respingerla. A quel punto i quattro scoprirono che quella specie di palude era controllata da un fetido, ripugnante e ameboide demone dalle inenarrabili sembianze. Era qualcosa che neanche nei suoi incubi peggiori Yuu sarebbe riuscito a vedere. Ci fu un combattimento feroce e i tre prodi genin restarono gravemente feriti: l’unica speranza era Yuu. Questi però aveva troppa paura, provava troppo schifo nei confronti del mostro. E in ogni caso non sarebbe mai riuscito a ferirlo: era una cosa troppo cattiva da fare. I suoi amici cominciarono a insultarlo e a spronarlo mentre il mostro gli si avvicinava. “Fai qualcosa, fai qualcosa” Il grido rimbalzava nella sua mente. Fu in quel frangente che Yuu capì che l’unico modo per sopravvivere era fare l’esatto opposto. Si ricordò di quando era piccolo e non riusciva a dormire per la paura, allora l’unico modo era non pensare. Fece così, svuotò la mente, ripetendo ad alta voce il suo mantra infantile. Funzionò. Seppe quello che successe solo più avanti, quando i suoi compagni glielo raccontarono; lui infatti non ricordava nulla. Aveva semplicemente dato sfogo al suo istinto di sopravvivenza combattendo a calci, pugni e kunai, utilizzando il suo fisico allenato. La progenie era morta in poche decine di secondi.
I genin, anche grazie all’inaspettato aiuto di Kuroshige, erano riusciti a completare la missione. Al Campo base diedero loro la notizia della promozione a Chunin. D’altronde erano tutti genin da un bel po’ e avevano portato a termina una missione difficile. Yuu tornò a casa, spaventato a morte per quell’esperienza terribile e per nulla contento della promozione. Ora che sapeva di che razza di mostri vagavano per le terre dei ninja non aveva più la benchè minima intenzione di mettere il naso fuori dal villaggio, figurarsi avventurarsi per mare. Però sia al Campo Base, che durante il viaggio di ritorno, sentì una storia: una storia di Immortalità. Gli giunse all’orecchio l’esistenza di un culto proibito da qualche parte…un culto basato sull’assassinio. Gli adepti di quel dio, Jashin…beh, erano immortali. Solo con una garanzia del genere Yuu avrebbe potuto vivere una vita normale o almeno…così pensava!
 
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view post Posted on 19/5/2013, 12:26
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procedi pure con la creazione del secondo pg
 
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PaperiniK.D.D
view post Posted on 19/5/2013, 19:51




Vorrei avvalermi al 2° Pg, preciso che il seguente personaggio è presente già nel gdr sotto forma di png e che per renderlo pg ho chiesto già autorizzazione al suo “proprietario”.

Nome: Akiha
Cognome: //
Padre: Horyuki [deceduto]
Affidatario: Lee [deceduto]
Sensei/Padre adottivo: Tensai Takei

età: 7 anni

Luogo di Nascita: Sconosciuto
Attualmente vive: Paese della Roccia, luogo segreto.

Descizione Fisica: “Ho lunghi, no lunghissimi, capelli rosso scuro. Si, in realtà potrei dire che siano proprio vermiglio. Arrivano fino al sederino e sono lisci lisci. La Donna che si prende cura di me quando il “nuovo” Papà non c'è dice sempre che sono fortunata ad averli in questo modo, altrimenti sarei stata costretta a tormentarli con piastre. Non so cosa siano ma hanno un nome raccapricciante. Gli occhi sono bellissimi. Certo fossero stati azzurri, ehehe. Sono grandi, e verdi. Sisi, verdi, un verde scuro che al sole s'illumina e tende all'ocra. Li ho presi da mio padre, dal mio vero Papà, o per lo meno così diceva il mio ex Tutore. Più passa il tempo e più mi sembra di dimenticare che aspetto avesse mio padre, dopotutto non ho nemmeno una sua foto e questo mi rattrista un po. Ho la pelle rosata, di un rosa delicato, e sono morbidosa.. o per lo meno così dicono prima di stropicciarmi le guance.”

Descrizione Psicologica: Non è mai stata troppo legata a bambole di porcellana, vestiti e lustrini rosa, tutù e fiabe col lieto fine in cui il principe salva e sposa la principessa. Di certo, apprezza le storie con un bel finale e, sebbene solo per quanto concerne le fiabe, apprezza il bacio tra il principe azzurro e l'amata principessa finalmente salva da maledizioni o solitudine, ma la sua attenzione, negli ultimi tempi, mira ad affari di spessore maggiore, più pesanti e che riguardano, in particolar modo, ciò che accade al suo nuovo Padre, Tensai Takei. Sono certamente questioni che la incuriosiscono molto, ma non è tenuta a saperne un granché, perciò si limita a chiedere di tanto in tanto, senza insistere troppo.. Salvo certe occasioni di totale noia! Tutto ciò delinea di certo un carattere forte, forse maturato più rispetto a quello delle altre bambine della sua età, in un certo senso, ma ancora accompagnato dall'innocenza, la più dolce e amabile innocenza che possa esistere al mondo. Sorride, sempre e comunque, ancor di più nei momenti tristi, sentendosi in dovere di alleggerire il tutto e far sorridere, di conseguenza, gli altri con lei. Prima di affezionarsi a qualcuno, si accerta che questo passi il suo test ufficiale, strutturato in poche semplici domande: "Chi sei?" "Quanti anni hai" "Hai delle caramelle con te?". Non ci vuole molto, in fondo, a capire quale tra le tre sia, per lei, la domanda più importante.. Anzi, la "domanda di fondamentale importanza!". Ha paura di perdere un'altra figura paterna, terrorizzata di doversi ritrovare per l'ennesima volta abbandonata e strapazzata, non che ha paura di un certo Dante. Spesso Lee, il suo ex Tutore, gli raccontava, prima di metterla a dormire, che non doveva fare la cattiva o che non doveva uscire MAI dalla sua stanza, almeno che qualcuno più grande l'avesse autorizzata, perché L'Insano, il Folle, Dante si aggirava in quei luoghi e se non voleva essere mangiata doveva fare la brava. Gli fanno schifo anche i ragni e le code delle lucertole. Anche se cerca di fare sempre la coraggiosa, sopratutto da quando il suo tutore “è andato a fare un lungo viaggio” così disse Takei, spesso si spaventa, sopratutto se vede cose strane e inquietanti o persone cattive. Non piange mai se vi è qualcuno vicino a lei, anche quando vorrebbe tanto farlo, ma mette il broncio. Adora le bancherelle delle feste estive del paese del Té, sopratutto quelle che vendono le cose da mangiare e quella dove si pescano i pesciolini rossi, anche se è da ben due anni che non ci va.

Storia:

CITAZIONE
Chiunque tu sia, se stai leggendo questo bigliettino, significa che sei il mio erede universale di ogni mia ricchezza.
Questo foglietto ha valore legale, e verrà affidato da me ad una persona che ne riterrò degna, o a colui che riuscirà ad uccidermi.
Chiunque tu sia, devi sapere che io ero un ninja di Konoha che purtroppo dopo aver commesso un'omicidio nelle alte sfere dirigenziali, è sempre stato considerato un mukenin.
Sebbene io abbia provato per giorni a difendermi, solo la fuga mi fu concessa e da allora, mi sono sempre dovuto nascondere, ho sempre vagato tra vari villaggi, imparando tecniche di ogni tipo (l'addestramento più strano che feci fu nel villaggio della stella, in perenne contatto con un meteorite).
Ad ogni modo, ad un certo punto della mia vita, giusto un anno fa, pensavo di aver combinato qualcosa di buono nella vita, ma il destino maligno si è fatto ancora beffe di me.
Sappi, oh erede, che tu se lo vorrai potrai avere tutti i miei beni di valore, ma se accetti la mia eredità, la devi accettare in toto.
Ora, se vuoi avere ciò che ti spetta, recati in...

Aveva cinque anni quando una figura oscura e maligna uccise suo padre, il suo amato Papà, e aveva ancora cinque anni quando questa stessa persona la prese con se. Il nome di un simile malfattore? Lee, il suo nome era Lee ed era membro di un organizzazione chiamata Akatsuki. Effettivamente di ricordi più remoti della morte del padre sono difficili da recuperare, come effettivamente informazioni su chi fosse sua madre o dove effettivamente fosse nata. Di conosciuto vi era poco sul suo passato, sulla sua storia precedente all'incontro con il Nukenin. Con l'ausilio di qualche vago ricordo sa comunque che suo padre era un uomo possente dagli occhi ocra, un tipo che amava sorridere e giocare con lei, e grazie alla lettera che Lee aveva tenuto sapeva anche che era un Mukenin di Konoha. Il suo nome era Horyuki. Sua madre? Beh non aveva alcun ricordo di lei; sapeva solo che era morta alla sua nascita, a dirglielo fu il suo ex tutore. Rammentava inoltre che lei e suo padre stavano sempre in viaggio. Il ricordo che custodiva con più forza era quello di quando fu portata per il suo compleanno alla festa estiva del Paese del Té.
Dalla morte del padre in poi, invece, i suoi ricordi son sin troppo definiti. Lee la prese con se e la portò nel “Covo” così veniva chiamato quel luogo, da allora la sua esistenza divenne decisamente meno movimentata. Gli fu vietato di uscire dalla propria stanza e fu affidata a una Donna, una Spia, che doveva occuparsi di lei quando il Membro dell'Akatsuki non fosse presente. In quel periodo non si sentiva affatto bene, piangeva spesso e volentieri, voleva tornare a casa dal padre.. non che odiava l'uomo che l'aveva presa con se, seppure questo sembrava in qualche modo gentile e premuroso con lei. La situazione mutò quando quando Lee sparì, morto in una missione, e al suo posto venne Tensai Takei. Si, l'angelo di ghiaccio decise di prenderla come figlia, o meglio dire come allieva. Era infatti l'unico, oltre alla spia incaricata da Lee, a conoscere la sua esistenza visto che non appena arrivò al Covo ostacolo la sua fuga, sigillando l'entrate con il ghiaccio. Da quel momento la bambina cercò di creare un legame affettivo con il bell'angelo, provando a prenderlo come figura paterna.
 
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Nergal.
view post Posted on 19/5/2013, 21:06




MI avvalgo del secondo Pg

Nome Kenshin
Cognome Kurotama
Clan //

Storia Kumo. Un paese religioso. Un paese forte e fiero. Un paese dove l’orgoglio e la volontà vengono celebrate al massimo della loro forza e gli uomini sono alti e forti. Forti delle loro parole. Forti della loro forza. Forti dell’essere orgogliosi appartenenti ad una terra dura, selvaggia ma così fiera e indomita.
Indomito. Fiero. Come lui? No lui no. Nato in una famiglia che rasentava il fanatismo religioso e che voleva un erede degno, forte, volitivo, orgoglioso. Alto e possente come le montagne. Forte e sicuro di sé come i ghiacciai imperituri.
E invece arrivò lui. Un bambino che quando nacque il padre lo tenne in una mano sola. Nacque prematuro, con gravi insufficienze respiratorie e cardiache. E con una malattia cardiaca. Una malattia molto rara, degenerativa del cuore e delle sue fibbre. Pochi mesi di vita gli dettero. Non doveva arrivare a vedere la primavera e invece…invece arrivò a vedere ben 18 primavere.
Nessuno lo avrebbe mai detto. E quel ragazzino nato prematuro, con una disfunzione cardiaca, lottò; lottò come non mai, cercando la propria strada, mandando giù il fatto di non essere quello voluto da suo padre. Il fatto di essere così diverso e di non poter arrivare a vedere una famiglia sua.
Sarebbe morto presto. Anche se si fosse impegnato con tutte le sue forze. Lui sarebbe morto presto. E per questo che sviluppò un carattere impetuoso ma molto introspettivo. L’impetuosità data dal fatto di non avere un domani e la consapevolezza che la vita è un attimo e che lui non l’avrebbe mai vissuta in pieno.
Così era il suo carattere. Un carattere che nascondeva anche un infinita tristezza e malinconia e per chi era già un condannato a morte la vita appariva diversa, le cose erano diverse, e i suoi occhi si posavano sul mondo come se non vi fosse un domani. Per cui perché non impegnarsi in qualcosa di concreto? Un uomo muore solo quando è dimenticato…il suo nome è ridotto a sabbi e le sue gesta solo pallide ombre nella bruna.
Perché allora non impiegare il proprio tempo facendo qualcosa di utile? Qualcosa di concreto, non solo per il suo paese – che contava poco in questa decisione – ma per lui. Per dare un senso a quella piccola fiamma che piano piano si sarebbe spenta prima degli altri. La via dello Shinobi era quella giusta. Forse qualcosa di buono lo avrebbe fatto e almeno avrebbe ripagato dei sacrifici fatti dai suoi.
Oppure – ed era questa la vera realtà delle cose – si sarebbe preso la sua rivincita nei confronti della vita e nei confronti di chi non aveva creduto in lui; dandolo per morto troppo presto. Si segnò tardi all’accademi per i suoi continui sbalzi di salute. Fino all’età di 14 anni era stato non solo malato, ma aveva avuto una crescita rallentata, problemi alle ossa e muscolari, problemi di salute e il suo sistema immunitario era anch’esso fallace. Per cui anche un raffreddore poteva essergli fatale. E combatté. Combatté contro la sua malattia, il destino, la vita stessa, contro se stesso e contro gli altri per dare un senso e valore a qualcosa che molti non capiscono quanto sia prezioso.
Fu difficile. Molto difficile. Allenarsi, studiare, sputare sangue e stare giorni, settimane a letto tra l’incoscienza e un freddo che veniva da un altro mondo. Un freddo che attanagliava l’anima, che la ghermiva cercando di strappargliela dal petto.
Ma ogni volta combatteva e ogni volta riusciva a scacciare quel freddo. Ma fino a quando ci sarebbe riuscito?

L’esame genin arrivò anche per lui. Anche se pur essendo segnato dall’età di 10 anni per lui l’esame riuscì a farlo solo ai 16. Fu uno dei migliori. L’esame teorico, l’esame pratico furono superati brillantemente senza che la sua malattia si accanisse troppo sul suo fisico già martoriato. Uno dei migliori e tra molti si iniziò a vociferare se quel genin con il cuore malandato e la morte già su di sé se fosse stato sano sarebbe divenuto sicuramente kage.
Era molto intelligente e la sua conoscenza dei stili marziali e della strategia di battaglia erano già da veterano. Il problema era quel cuore. Quel cuore che non riusciva a farlo vivere tranquillo e a non poter affrontare molte missioni insieme.
Di solito gli affidavano missioni più blande o delle C insieme ad un gruppo più nutrito e a qualche chunin. Ma anche così restava sicuramente un talento unico. Un talento che purtroppo non sarebbe mai sbocciato del tutto. Infatti non partecipò neanche al chunin che si tenne a Kumo. Non gli dettero l’autorizzazione e lui non poteva sforzarsi così a lungo. La sua malattia cresceva di giorno in giorno. Molti tentarono di dissuaderlo da quella vita e di vivere i giorni concessi a lui dal dio in serenità ma la sua risposta fu sempre questa:

“Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto cercare di dare il meglio di noi stessi con il tempo concessoci.”

E così continuò quella vita. Fino a che il mondo non andò in guerra. Watashi e le sue orde, un Dio da tempo rinchiuso ora voleva ridurre il mondo in una terra desolata. E lui non si tirò indietro.
Come poteva? E partì in guerra. Il campo Base e quella missione in quella tetra landa desoalta, tra pietre aguzze e lava, tra miasmi tossici per fermare una setta rediviva. Questa la sua missione: fermarli ed impedire che potessero creare un esercito in grado di aiutare watashi nei suoi piani malvagi. Fu tremendo. Fu un qualcosa che mai vide: la frenesia del sangue di quegli accoliti, la loro voglia di sottostare ad un dio, il non combattere per qualcosa ma per qualcuno . La loro vita sacrificata per qualcuno, un Dio in questo caso, che voleva il mondo a pezzi. Voleva mangiarlo. Voleva togliere quella libertà, la vita di così preziosa agli uomini e relegarli nelle tenebre e nel limbo.
Non vi era forza. Non vi era orgoglio in tutto ciò. Vi era solo la voglia di essere depravati; solazzarsi con il sangue delle proprie vittime e dei morti, di avere l’impunità per tutto e creare un mondo di tenebra sotto un unico potere ed egemonia.
Quell’uomo voleva creare un mondo dove le libertà fossero azzerate e gli uomini schiavi, succubi del suo potere. E per fare ciò stava anche ingannando un Dio. Non aveva né moralità, né orgoglio. E dopo una lotta estenuante, dopo che il suo cuore quasi cedette, rivoli di sangue sulla sua bocca e ferite sul suo corpo, i suoi compagni morti, sbudellati e lui…lui la mente e il braccio dietro questa storia, lui capelli d’argento e occhi rossi come rubini e un sorriso che assomigliava più ad un ghigno, una voce stridula come lame passate l’una sulle altre, lui con quegli occhi tenebrosi e quel chakra opprimente, freddo e che gli faceva mancare il fiato.
Era lì troneggiante sopra di lui. Fermo con la sua cappa nera e i suoi orrendi occhi rossi. Non disse nulla rise. Rise soltanto con una risata sguaiata alta e senza freno. Non disse nulla. Continuò a ridere uccidendo i suoi compagni, i suoi accoliti, i suoi alleati. Uccise tutti e poi mise alcune teste in un sacco. Le altre el bruciò in qualche rito strano e poi lo guardò ancora.

Tu morirai tra poco tempo…ahahahah…purtroppo non potrai vendicare i tuoi compagni! Non sarai mai nessuno e sarai un solo granello di sabbia incolore tra molti altri. Peccato che il tuo destino è questo. Io ho tutto il tempo necessario per assoggettare Kumo e il mondo. Te? Al massimo ormai altri sei mesi… e gli mise una mano sul petto e fu freddo il suo tocco. E sentì male…molto male…e il suo cuore mancò alcuni battiti e i suoi occhi si rigirarono facendo vedere il bianco. Svenne e ritornò tra i vivi chissà quante volte.

Anzi un mese…a lungo hai combattuto e a lungo sofferto ma ormai…morirai così…ahahaahah ma forse…perché non cerchi un templio? Un dio di nome jashin? Chissà…

Parole che scendevano fitte a pioggia. Un qualcosa. Un sfida? Che cosa stava succedendo davvero? E quella figura diventò eterea e una grande falce trilame venne sollevata; il suo sguardo cremisi in quello verde del ragazzo.

io ho l’eternità per i miei piani…te? Chissà se morirai o ti rivedrò. In ogni caso mi sono divertito e tutto ciò mi ha dato forza, potere, linfa vitale. Grazie a te…prenditi i tuoi meriti e vienimi a cercare se mai riuscirai a trovare jashin ahahahahah

Sentiva la risata riecheggiare nelle sue orecchie e poi l’incoscienza.


Tempo dopo le sue ferite erano fasciate ma le parole di quell’uomo sulla sua condizione erano veritiere: mancava poco tempo ancora. Poco tempo aveva prima di morire del tutto. Neanche la promozione sul campo a Chunin poteva contare a qualcosa se un tale bestia era in vita. Jashin. Un nome. Ma doveva sbrigarsi a capire cosa stava succedendo…e il suo destino venne segnato.

Aspetto fisico e psicologicoAlto e snello, ma non così alto come tutti gli abitanti di Kumo anzi. Lunghi capelli castani - dove si intravedono già lunghe ciocche bianche date dalla malattia - che tiene legati in una coda, incorniciano un viso giovane con due occhi come zaffiri e un sorriso melanconico. la sua malattia non gli permette assolutamente di fare sforzi prolungati nel tempo e ogni tanto la tosse scuote le sue membra. Per questo non ha potuto allenarsi intensamente e questo si riflette sul suo corpo, che a differenza degli altri abitanti di Kumo è più magro. Ha una cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra "regalo" del suo folle antagonista.
Per il suo carattere è un guerriero - visto che ha dovuto lottare fin da quando è nato - molto impulsivo, che segue in ogni frangente il suo istinto più che la ragione. Cerca comunque da sempre un avversario degno contro cui mettere in gioco la propria vita, dato che è destinato comunque al morire a causa di una malattia cardiaca. Proprio per questo, non teme la morte e non smette mai di sorridere chiunque sia il suo avversario.
 
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view post Posted on 20/5/2013, 19:03

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~ Primo Personaggio~

Utente: Zaro
Primo pg: Rei
Rango: Genin
Originario di: Kumo
Titolo //

( Secondo pg )

Nome: Haru
Cognome: Maeda
Clan: Controllo della Sabbia
Rango: Genin

Background: La famiglia Maeda si è sempre distinta come elite nel clan del controllo della sabbia. Fin dalla nascita gli furono tramandati l'amore per il deserto e i valori nobili della famiglia. Haru mostrò fin da subito di avere attitudini e capacità maggiori rispetto a i suoi coetanei; ciò divenne motivo di vanto con le altre famiglie, ed il giovane iniziò ad essere chiamato il " Genio " nascente di Suna.
I suoi giorni erano composti prevalentemente da insegnamenti e allenamenti, alcuni di questi svolti nel deserto che circondava il villaggio. L'infanzia di Haru fu quindi un infanzia felice, strutturata sulla formazione della sua carriera ninja, su un destino mirato a sfruttare il suo talento. L'esame per diventare genin fu un successo: la differenza tra Haru e gli altri allievi era abissale, riuscì a brillare di una luce propria e a conquistare quel coprifronte tanto ambito. Haru amava il confronto con gli altri, amava l'essere ninja eppure prima di addormentarsi alcuni dubbi lo assalivano: la strada che era stata scelta per lui prima ancora della sua nascita, sarebbe stata la migliore ?

Aspetto fisico:

Un corpo esile e un altezza nella media fanno da sfondo a un volto chiaro e delicato circondato da lunghi capelli rossi, legati tra loro e raccolti con una bandana scura.
Una lunga veste copre interamente il corpo del ninja di Suna evitando di rivelare qualsiasi informazione.

Carattere:

Haru è sempre stato un ragazzo carismatico, positivo, amante del silenzio e della tranquillità. è dotato di un grande intelletto e di una logica unica; dimostra una maturità maggiore rispetto ai suoi coetanei ma è anche molto orgoglioso.
Ama il Deserto con tutto se stesso, riesce a passare giorni interi immerso in quell'ambiente, meditando seduto su un manto soffice di granelli, facendosi coccolare dalle onde del vento.
è attratto dalle persone originali e da tutto quello che come lui riusciva ad essere in qualche modo particolare, odia i rumori e la confusione e non riesce a sopportare le persone agitate. La propria sicurezza si riveste in una sorta di fierezza, conscio delle proprie capacità si ritiene migliore dei suoi compagni. Rivede nel padre un qualcosa da superare, un obbiettivo che una volta sconfitto gli avrebbe permesso di liberarsi dalle catene della famiglia.

Edited by Zaro Bebop - 23/5/2013, 20:33
 
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view post Posted on 22/5/2013, 15:30
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Ed ecco il mio secondo PG ^^ Il mio primo PG fu questo:
https://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=48435534

2011... Ci avviciniamo ai due anni ormai ahahah :) Spero mi sia possibile farlo ;)

Nome: Hidehisa
Cognome: Han
Clan: Aspirante Diavolo
Aspetto Fisico: Hidehisa ha tutte le caratteristiche di un combattente corpo a corpo: una muscolatura ben definita, braccia grosse e una grande resistenza fisica. Così come gli occhi, anche i capelli sono neri e Hidehisa non se ne cura più di tanto. Per questo sono sempre fuori posto, protendendo verso l'alto. Indossa semplici e comodi abiti: una canottiera nera, un paio di pantaloni lunghi sempre neri e delle fasce sugli avambracci per il combattimento ravvicinato

BackGround: Hidehisa nasce quindici anni prima in quel di Kiri da una coppia di ninja. Della madre non si molto; malauguratamente morì di parto. Ma ciò che davvero fu importante nella crescita di Hidehisa fu il padre. Importante in negativo, naturalmente. Hisashi, questo ERA il suo nome. Questo era il nome di un veterano Kiriano ancora legato agli antichi precetti sanguinari da cui nacque il villaggio. Eppure Hisashi temeva. Temeva che i principi dell'antica Kiri andassero persi con la sua morte. Un timore assurdo ed eccessivo visto che il povero Hisashi non era mai stato un grande Ninja, solo un grande addestratore. Si creda fondamentale per insegnare i precetti degli assassini della Nebbia. Si sbagliava. Comunque sia, da questo timore nacque la necessità di addestrare Hidehisa agli antichi insegnamenti degli Assassini. Non voleva che nulla andasse perso. E fu così che a sei anni l'addestramento iniziò. Prove di coraggio, di abilità e di crudeltà. Per eliminare ogni pietà o compassione. Tecniche di combattimento corpo a corpo e allenamento fisico. Tutto ciò, necessario alla formazione di un giovane assassino, era all'ordine del giorno, e così la monotonia persisteva. Almeno fino al raggiungimento degli undici anni. Quello stesso giorno il padre ritornò a casa con una bambina: piccola, dolce e affettuosa. Poteva avere forse poco più di tre anni, sicuramente frutto di una delle tante scappatelle del padre con una tra le tante meretrici di Kiri.

E così passò qualche anno. La scorza dura che aveva ricoperto ormai quasi completamente Hidehisa durante i primi cinque anni di allenamento sembrava sciogliersi piano piano e pur divenendo sempre più forte, il suo animo si stava ammorbidendo al contatto con quella bambina così dolce e pura. aveva ormai sette anni, lui quasi quindici. Hisashi, nella sua eterna visione di resurrezione degli antichi Assassini, fece ciò che doveva fare per salvare i suoi progetti: porse una spada a Hidehisa e gli ordinò di uccidere quella che era diventata la sorellina. Questo era l'unico modo per terminare l'addestramento da assassino. Il ragazzo voleva opporsi al padre, ma dopo quindici anni di crudeltà imposta, decise di fare ciò che gli era stato ordinato. O avrebbe sofferto lui. Lo fece. La bimba cadde a terra, divisa in due: testa da una parte e corpo dall'altra.

In quell'arco di tempo vissuto a contatto con la bambina la sua scorza si era ammorbidita ma, ora, tutto ad un tratto, si disintegrò lasciando spazio solo all'animo più crudele e sanguinario del suo essere. Qualcosa dentro di lui si era rotto, qualcosa di fondamentale per la sanità mentale di ogni individuo. Si girò all'improvviso, con un sorriso che poco aveva a che fare con quel frangente. Era una risata maligna. Vide il padre ridere a crepapelle. Non capiva il motivo e non voleva farlo. Era un debole. Chi rideva di un omicidio in quella maniera era solo un fottuto debole! Una saetta. La spada di Hidehisa tagliò di netto il collo dell'uomo che aveva abbassato ogni guardia. Ora era solo e libero. E doveva diventare ciò che per tutta una vita era stato preparato a fare. L'Accademia. Lì avrebbe imparato ad essere ancora più forte... Si era trasformato il giovane Hidehisa, nel giro di pochi istanti. Si era trasformato in qualcosa di peggio. Un Assassino, ai limiti della pazzia.

Edited by .Tambor - 28/5/2013, 00:03
 
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view post Posted on 22/5/2013, 19:17
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Per diverse esigenze abbiamo preferito creare un topic a parte per le iscrizioni del secondo personaggio, prego quindi chi non è stato ancora convalidato di modificare il post secondo lo schema messo sopra.

Intanto KDD ha il via libera, metto in valutazione il prossimo.

Edited by ~Angy. - 22/5/2013, 20:35
 
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view post Posted on 24/5/2013, 16:57
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KDD e Nergal procedete pure.
Zaro anche va bene ma sarebbe meglio cambiare nome, è stato fatto notare che Haru è il nome di un personaggio di Rave. Sostituisci e procedi ^^

In valutazione Tambor
 
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view post Posted on 28/5/2013, 21:38
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Per Tambor va bene. Procedi nel compilare la scheda di questo personaggio.
 
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view post Posted on 4/7/2013, 14:22
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BONUS SECONDO PG

NOME Shinta

COGNOME Himura

CLAN //

STORIA
Kumo.

Un paese religioso. Un paese forte e fiero. Un paese dove l’orgoglio e la volontà vengono celebrate al massimo della loro forza e gli uomini sono alti e forti. Forti delle loro parole. Forti della loro forza. Forti dell’essere orgogliosi appartenenti ad una terra dura, selvaggia ma così fiera e indomita.
Indomito. Fiero. Come lui? No lui no. Nato in una famiglia che rasentava il fanatismo religioso e che voleva un erede degno, forte, volitivo, orgoglioso. Alto e possente come le montagne. Forte e sicuro di sé come i ghiacciai imperituri.
E invece arrivò lui. Un bambino che quando nacque il padre lo tenne in una mano sola. Nacque prematuro, con gravi insufficienze respiratorie e cardiache. E con una malattia cardiaca. Una malattia molto rara, degenerativa del cuore e delle sue fibre. Pochi mesi di vita gli dettero. Non doveva arrivare a vedere la primavera e invece…invece arrivò a vedere ben 18 primavere.
Nessuno lo avrebbe mai detto. E quel ragazzino nato prematuro, con una disfunzione cardiaca, lottò; lottò come non mai, cercando la propria strada, mandando giù il fatto di non essere quello voluto da suo padre. Il fatto di essere così diverso e di non poter arrivare a vedere una famiglia sua.
Sarebbe morto presto. Anche se si fosse impegnato con tutte le sue forze. Lui sarebbe morto presto. E per questo che sviluppò un carattere impetuoso ma molto introspettivo. L’impetuosità data dal fatto di non avere un domani e la consapevolezza che la vita è un attimo e che lui non l’avrebbe mai vissuta in pieno.
Così era il suo carattere. Un carattere che nascondeva anche un infinita tristezza e malinconia e per chi era già un condannato a morte la vita appariva diversa, le cose erano diverse, e i suoi occhi si posavano sul mondo come se non vi fosse un domani. Per cui perché non impegnarsi in qualcosa di concreto? Un uomo muore solo quando è dimenticato…il suo nome è ridotto a sabbia e le sue gesta solo pallide ombre nella bruna.
Perché allora non impiegare il proprio tempo facendo qualcosa di utile? Qualcosa di concreto, non solo per il suo paese – che contava poco in questa decisione – ma per lui. Per dare un senso a quella piccola fiamma che piano piano si sarebbe spenta prima degli altri. La via dello Shinobi era quella giusta. Forse qualcosa di buono lo avrebbe fatto e almeno avrebbe ripagato dei sacrifici fatti dai suoi.
Oppure – ed era questa la vera realtà delle cose – si sarebbe preso la sua rivincita nei confronti della vita e nei confronti di chi non aveva creduto in lui; dandolo per morto troppo presto. Si segnò tardi all’accademia per i suoi continui sbalzi di salute. Fino all’età di 14 anni era stato non solo malato, ma aveva avuto una crescita rallentata, problemi alle ossa e muscolari, problemi di salute e il suo sistema immunitario era anch'esso fallace. Per cui anche un raffreddore poteva essergli fatale. E combatté. Combatté contro la sua malattia, il destino, la vita stessa, contro se stesso e contro gli altri per dare un senso e valore a qualcosa che molti non capiscono quanto sia prezioso.
Fu difficile. Molto difficile. Allenarsi, studiare, sputare sangue e stare giorni, settimane a letto tra l’incoscienza e un freddo che veniva da un altro mondo. Un freddo che attanagliava l’anima, che la ghermiva cercando di strappargliela dal petto.
Ma ogni volta combatteva e ogni volta riusciva a scacciare quel freddo. Ma fino a quando ci sarebbe riuscito?

L’esame genin arrivò anche per lui. Anche se pur essendo segnato dall’età di 10 anni per lui l’esame riuscì a farlo solo ai 16. Fu uno dei migliori. L’esame teorico, l’esame pratico furono superati brillantemente senza che la sua malattia si accanisse troppo sul suo fisico già martoriato. Uno dei migliori e tra molti si iniziò a vociferare se quel genin con il cuore malandato e la morte già su di sé se fosse stato sano sarebbe divenuto sicuramente kage.
Era molto intelligente e la sua conoscenza dei stili marziali e della strategia di battaglia erano già da veterano. Il problema era quel cuore. Quel cuore che non riusciva a farlo vivere tranquillo e a non poter affrontare molte missioni insieme.
Di solito gli affidavano missioni più blande o delle C insieme ad un gruppo più nutrito e a qualche chunin. Ma anche così restava sicuramente un talento unico. Un talento che purtroppo non sarebbe mai sbocciato del tutto. Infatti non partecipò neanche al chunin che si tenne a Kumo. Non gli dettero l’autorizzazione e lui non poteva sforzarsi così a lungo. La sua malattia cresceva di giorno in giorno. Molti tentarono di dissuaderlo da quella vita e di vivere i giorni concessi a lui dal dio in serenità ma la sua risposta fu sempre questa:

“Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto cercare di dare il meglio di noi stessi con il tempo concessoci.”

“Un uomo fa quello che può finchè il suo destino non si manifesta. Perciò io voglio combattere per Kumo…finchè la mia strada non sarà chiara. Morire non mi interessa mi interessa vivere secondo i miei personali principi, siano essi giusti o sbagliati”

Queste le sue parole ai Chunin, ai Jonin proferiti con dignità assoluta, ma anche con orgoglio, volontà, forza. La malattia avrebbe piegato il suo fisico non la sua anima però. Il suo orgoglio sarebbe rimasto intatto come i ghiacciai della sua terra che sfidavano i raggi del sole rimanendo imperituri a svettare contro il cielo, in un anelito di grandezza e orgoglio che nulla poteva infrangere.
E così continuò quella vita. Fino a che il mondo non andò in guerra. Watashi e le sue orde, un Dio da tempo rinchiuso ora voleva ridurre il mondo in una terra desolata. E lui non si tirò indietro. Watashi e le sue orde. Watashi e la resistenza del mondo. Il campo base e occhi lucidi ma anche la consapevolezza di poter essere finalmente qualcosa, di far parte di qualcosa e di poter essere quel guerriero che da sempre – ma a causa della sua malattia – il destino non gli aveva concesso di essere.
E la sua lama si abbeverò del sangue della progenie. Combattere e ridere di fronte a nemici antichi ma che nulla potevano di fronte alle sue spade baluginanti e a quegli occhi fulgenti. E poi la missione; il combattere contro un orda intera di nemici, fermarli per permettere agli altri una chance di sopravvivenza e poter finire di preparare una difesa adeguata: una marea nera e violacea e il cielo si fece plumbeo e i maledetti attaccarono più e più volte. Una battaglia in piena regola e le sue lame più e più volte abbatterono i nemici e per tutta la notte resistettero alla paura, alla stanchezza al non arrendersi. E all’alba finalmente i rinforzi. Finalmente cè l’avevano fatta: la missione portata a termine, le difese erano state preparate e tappate le falle al confine tra il paese dell’erba e quello della cascata, vicino a watashi. Vicino al suo tempio malefico. Ma ora i confini erano stati resi sicuri e la popolazione evacuata lui fu promosso Chunin sul campo. Onore e oneri quella sua carica ma anche l’orgoglio di aver dimostrato di non essere una persona da compatire e proteggere ma che aveva orgoglio e lame per potersi incamminare su quella strada scelta tanto tempo prima. Kumo svettava al suo ritorno e le ferite erano un ricordo lui avrebbe combattuto per proteggerla da tutto anche da se stessa. Per chi non aveva nulla avere qualcosa, anche di utopico, da difendere significava dare un motivo alla sua vita da condannato a morte.
Ma per il momento le sue lame chiedevano watashi e la sua testa ed ora non si sarebbe fermato: la sua storia, la sua vera storia, iniziava ad essere narrata da qui.

PSICOLOGIA

è un guerriero molto impulsivo, che segue in ogni frangente il suo istinto più che la ragione. Cerca comunque da sempre un avversario degno contro cui mettere in gioco la propria vita, dato che è destinato comunque al morire a causa di una malattia cardiaca. Proprio per questo non teme la morte e non smette mai di sorridere chiunque sia il suo avversario.
 
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view post Posted on 9/7/2013, 14:59
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va bien, sai che fare
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 10/7/2013, 08:36




CITAZIONE
Utente: Yatagarasu

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Yo Saito (scheda in firma)
Rango: Jonin
Originario di: Oto/Akatsuki
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: capo medico di Oto

CITAZIONE
~ Secondo Personaggio~

Nome: Ijin
Cognome: Kenshin
Clan: Senza Clan
Villaggio: Kumo
Descrizione fisico-caratteriale: E' un samurai, di una famiglia di samurai, e con chiari in testa i dettami da seguire nella sua vita: miglioramento personale, fedeltà ai superiori, rispetto, onore, gentilezza, e un costante allenamento nel migliorare il suo bushido. Per quando ancora inesperto, è una giovane promessa all'interno della sua scuola di spada, incentrata nell'uso di una katana singola e piuttosto massiccia, contrariamente agli stili più esuberanti del resto del villaggio.
fisicamente, è alto, nero, e dall'aria perennemente incavolata. Ha una chioma di capelli ricci acconciati "afro" in modo perfettamente naturale, e per quanto non sembri all'apparenza possente, il fisico estremamente longilineo è strutturato in modo elastico e forte.
Il suo carattere è ovviamente legato alla sua educazione, ma la morte del padre per mano di un rivale in giovane età l'ha segnato profondamente. Per ora si sta allenando duramente, seguendo la giusta via e cercando di dare il massimo per il villaggio della nuvola, ma prima o poi gli capiterà l'occasione di poter saldare i conti.
Background: La sua famiglia affonda le origini nella storia di Kumo. Samurai fuoriusciti dal paese del ferro, hanno cominciato col tempo a venire influenzati dallo stile dei ninja, adottandone poi alcune tattiche e tecniche. Questo ha creato la peculiare scuola di spada di cui Ijin fa parte, simile per molti versi alle arti samurai, ma che fa comunque uso del chakra per potenziare le già terribili arti marziali su cui si fonda.
Di fatto, il padre di Ijin era così rinomato in questa scuola da attirarsi numerose antipatie. Spesso veniva additato come il migliore sotto il cielo, o il dio della spada -similmente al cognome illustre che portava- e gli sfidanti certo non gli mancavano... ma fu uno che neanche usava spade, bensì assurdi congegni meccanici, che riuscì ad eliminarlo, alla fine, guadagnando così fama indiscussa. Tutto questo avveniva di fronte agli occhi sbigottiti di un Ijin di appena sei anni, che da allora, segretamente, cova una vendetta ardente, luminosa.
Ora ne ha 17, ed è appena stato nominato Jonin sul campo per alcuni atti di valore durante la guerra contro Watashi... per quanto sia di fatto ancora molto inesperto. Kumo è la sua casa, la sua patria, e l'obbiettivo da proteggere, è il suo codice di condotta e sa che deve seguirlo. Ma un altra via gli sussurra all'orecchio di cercare vendetta per il padre, per quanto sia ben cosciente che è la via dei demoni.
 
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