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<div align="center"><div style="background: url('https://image.forumcommunity.it/1/0/7/5/2/2/0/4/1504957914.png'); border-radius: 10px; webkit-border-radius: 9px; border: 3px solid #aaaaFF; padding: 30px; width: 500px; line-height: 120%; text-align: justify; font-family: arial; font-size: 11px; text-transform: normal; color: #141414">
<p align="center">[IMG=png]https://image.forumcommunity.it/1/0/7/5/2/2/0/4/1505060019.png[/IMG]</p>
<fieldset style="background: #ededf2; line-height: 120%; text-align: justify; padding: 10px; border-radius: 10px; border: 3px solid #aaaaFF; color: #141414"><legend align="center"> [size=5][color=#aaaaff]<b>Prologo</b>[/color][/size] </legend> Unica figlia di una coppia di mercanti, Hikaru Kamiya, nasce in un mite autunno dell'anno 236 DN, affetta da albinismo. La coppia vede questa affezione come un segno degli dei, per questo decidono di darle il nome Hikaru (Luce). Tuttavia questa rara patologia porterà la bimba a crescere un pò emarginata dagli altri bambini che la vedono strana, questo però non abbatte la piccola che cresce serenamente nell'amore dei suoi genitori. Hikaru non ama la violenza e per quanto sia cresciuta in un mondo fatto da ninja, non ha mai sentito il bisogno di diventarlo, preferendo sempre uno stile di vita sereno e pacifico.
<fieldset style="line-height: 120%; text-align: justify; padding: 20px; color: #141414; overflow: auto; height: 100px; border: none"><b>*La mia casetta è un po' lontana rispetto le altre, una casetta che preferisce la compagnia degli alberi piuttosto che quella dei suoi simili, forse perchè è una casetta vecchia e non ha un bel tetto o dei bei colori sulle pareti e se avesse orecchie per ascoltarmi le direi:*</b>
<u>"Sono pienamente d'accordo con te, tuttavia se i tuoi simili provi a comprenderli, non sono poi così male. Ti vedono brutta fuori, ma a volte l'importante non è come sei fuori, ma come sei dentro! E come lo dicono a me papà e mamma, io lo dico a te, tu sei la più bella casa che conosca." </u>
<b>*Questo è ciò che avevo capito a soli otto anni, ma gli eventi mi portarono a crescere sempre di più rispetto alla mia età, come quella sera. Non dimenticherò mai quella giornata, una di quelle sere estive che mi piacciono tanto, dove il sole fuori è quasi andato via completamente, ma lascia modo di vedere ancora qualche sagoma tra le ombre. Dove il caldo afoso della giornata viene allontanato da quella brezza che ti fa salire il brivido fresco dai gomiti ed è così piacevole, che non vedi l'ora che arrivi l'altra folata. Così mentre aspettavo che si asciugasse il pavimento che avevo appena lavato, stavo seduta sui gradini dell'ingresso e ascoltavo come il canto della cicala lasciava spazio a quello del grillo. Si sentiva nell'aria il profumo di qualcosa che bolliva in pentola, mi piaceva tanto provare a indovinare dall'odore cosa mamma stesse preparando e mentre mi facevo mille ipotesi e mi assicuravo che tutto fosse asciutto, mi avvicinai in cucina e alzai il coperchio.*</b>
<i>(Ah! Ho indovinato. Ravioli!)</i>
<b>*Di solito la sera si mangiava solo verdura per mantenersi leggeri, ma papà era rimasto a lavoro tutta la giornata e mangiando a pranzo qualcosa al volo, a cena si mangiava qualcosa di sostanzioso, in quel caso: ravioli per tutti. Anticipando mamma, apparecchiai la tavola per tre, affinchè tutto fosse pronto per quando sarebbe arrivato papà. Era un periodo difficile, da quando tempo prima scesero quei brutti fasci di luce dal cielo, nel villaggio tutti sembravano impazziti, i ninja acquistavano armi ed equipaggiamenti e i civili compravano provviste, quindi papà era costretto a lavorare spesso tutto il giorno. E' vero, in questi casi i mercanti guadagnano di più, ma dovevo ammettere che sentivo tanto la sua mancanza ed ero sicura che anche mamma la sentisse. Era molto più nervosa, lo notavo da come guardava ripetutamente fuori dalla finestra quando papà non c'era e da come mi sorrideva senza alzare le sopracciglia, sapevo che quello era un sintomo che indicava un pensiero ansioso. Avevo fame e l'odore dei ravioli che si stavano raffreddando non mi aiutava affatto, noi avevamo l'abitudine di mangiare quando tutti erano seduti a tavola, ma papà di solito non faceva così tardi, evidentemente quel giorno aveva avuto più gente del solito da servire. Mamma era sempre più nervosa e per quanto provavo a calmarla, non ci riuscivo. Dopo un po' mangiai la mia razione, non ce la facevo più, mi sarei fatta perdonare da papà quando sarebbe tornato, però intanto si era fatto veramente tardi. Mamma si muoveva nervosamente in casa senza meta, spesso si avvicinava alla porta d'ingresso quasi come se volesse andare via, ma si fermava sull'uscio, mi guardava e tornava indietro. Credo che avesse l'istinto di andare al negozio per vedere perchè papà non tornava, ma non voleva lasciarmi da sola e sicuramente non voleva portarmi con se a quell'ora della notte. Rimanevo spesso sola e a volte mi divertivo a fare qualche passeggiata al buio per vedere le stelle, ma in quell'ultimo periodo i miei genitori erano diventati molto apprensivi e non me lo consentivano più. Mamma a volte tra un passo e l'altro mi sorrideva, voleva cercare di nascondere la sua agitazione e non farmi preoccupare, ma era inutile, perchè ormai ero già preoccupata. Sono brutti quei momenti, non sai se sentire caldo o freddo, ma intanto nell'indecisione sudi lo stesso. Le mani stringono le ginocchia e i pensieri si muovono così velocemente che sbattono in continuazione alle tempie e sembra quasi che ti possano fare male. Volevo dire a mamma di andare a cercare papà, ma avevo paura, non sapevo bene di cosa o perchè, ma sentivo di avere paura. Non mi piaceva quell'attesa, era un'agonia crescente ogni minuto che passava. Basta, avevo deciso di prendere la giacca e dire a mamma di andare insieme da papà. Dalla cucina andai in camera mia e per tutto il corridoio sentii lo sguardo di mamma addosso, voleva capire che stessi facendo, probabilmente pensò che stessi andando a prepararmi per la notte, ma io volevo prendere la mia giacca. Bussarono. Improvvisamente mi sentii leggera, quasi come se mi fossero caduti tanti pesi da dosso e il respiro si liberò come se lo avessi tenuto imbrigliato a lungo. Sentii i passi rapidi di mamma che si avvicinarono alla porta, poi sentii la voce di un uomo. Non era papà. Mi si gelò il corpo, non riuscivo a muovere un muscolo, cercavo di capire cosa mamma e quell'uomo si stessero dicendo, ma non riuscivo a sentire nulla se non il sangue che mi pulsava in testa. Avevo l'urgente bisogno di andare a vedere, ma la paura mi teneva inchiodata al pavimento, stretta con i suoi artigli dalle spalle. Sentii di nuovo dei passi veloci e vidi mamma passare veloce davanti la mia porta, entrò nella sua camera di fianco la mia e poi tornò da me, con la sua giacca addosso.*</b>
[color=#FFAAFF]<u>"Hikaru, dobbiamo andare."</u>[/color]
<b>*Io avevo già la mia giacca tra le mani, ma quelle parole non mi piacquero affatto, non tanto per le parole, ma per il tono completamente apatico con cui erano state dette. Mia madre è una grande donna, un giorno voglio diventare come lei, ma vedevo palesemente con i miei occhi tutto ciò che stava provando, nonostante avesse deciso di staccare tutti i suoi sentimenti da qualsiasi reazione facciale. Lo faceva per me, non voleva darmi maggiori preoccupazioni, non voleva che il suo dolore, diventasse anche il mio, ma non sapeva che ormai stavamo condividendo le stesse emozioni. Mi prese per mano e mi strattonò fuori dalla stanza per portarmi fuori di casa, sentivo degli aghi nelle gambe, come se fossero state ferme per anni, ricordo che facevo più passi rispetto a mia madre perchè le mie gambe erano più corte delle sue e tenendomi per mano ero costretta a stare al suo passo. Prima di uscire mi girai e vidi la tavola, i piatti erano pieni, tranne il mio, ma i cuscini erano vuoti. Diventai consapevole che nessuno avrebbe mangiato quei ravioli e nessuno si sarebbe inginocchiato su quei cuscini, quella sera. Avevo un nodo alla gola, non riuscivo a farlo scendere, sembrava una lama trafitta proprio al centro del collo. Camminavamo rapidi per la strada che conduceva al centro del villaggio. Una stradina di terra battuta e buia, che dalla mia casetta portava al primo quartiere più abitato del villaggio, una strada che avevo sempre fatto, ma che quella sera mi sembrava così sconosciuta. L'uomo che aveva bussato alla porta era un ninja e ci stava scortando, ma non sapevo dove. Da papà? Al negozio? Era un uomo serio, i suoi occhi erano spenti, quasi come se le nostre preoccupazioni non lo toccassero minimamente. Era così oppure gli insegnamenti di un ninja e le sue esperienze lo avevano portato a non dimostrare più cosa provasse nel suo cuore? Che persone forti sono i ninja, sono costretti a reprimere i loro sentimenti per un bene superiore, si sacrificano per un ideale annullando loro stessi per far si che gente come me possa vivere una vita più tranquilla possibile. Ma mi ero sempre chiesta cosa provassero quando si trovavano costretti ad uccidere una persona per il bene della missione. Cosa sentissero a privare della vita un proprio simile. Quel pensiero mi soffocò e siccome non era proprio il momento di aggiungere altre cose tristi alla serata, cercai di allontanarlo subito. Non riuscivo a focalizzare cosa stesse succedendo e la mia mente era presa da tanti pensieri, uno più negativo dell'altro, mi sentivo come improvissamente privata della mia innocenza. Volevo dire un sacco di cose a mamma, non sapevo bene cosa, qualsiasi cosa bastasse ad avere un contatto con lei, mi sentivo sola, ma non potevo dire nulla perchè c'era quel signore con noi che stava impedendo un possibile momento intimo con mia madre. Mi stava antipatico, forse perchè mi lasciai influenzare dai miei pensieri, ma capivo che stava facendo il suo lavoro. Non sapevo più cosa dovevo provare per primo: tristezza, rabbia, angoscia, così lasciai cadere due lacrime che mi divisero le guance, inespressive, come quelle di mamma. La strada era sempre più sconosciuta, ma non era più solo una sensazione, non conoscevo davvero quella strada, non mi sembrava di averla mai percorsa. Realizzai che la nostra meta non era il negozio di papà. Notai come quella notte, nonostante l'ora, ci fossero molti ninja in giro: chi correva, chi perlustrava, alcuni gruppetti parlavano tra di loro preoccupati, ma erano tutti ninja. La cosa mi avrebbe dovuto tranquillizzare e farmi sentire più sicura, più protetta, invece mi turbò tantissimo, perchè tra le tante sensazioni iniziava a farsi sempre più spazio la consapevolezza: era successo qualcosa a papà. La conferma arrivò quando, sopra quell'edificio grandissimo, lessi: ospedale. Lasciai andare la mano di mamma e accorciai i miei passi rimanendo indietro rispetto a loro. Mamma non se ne accorse, o forse me lo lasciò fare ed entrò in ospedale insieme al ninja. Io restai fuori e rimasi male per non essere stata calcolata, forse mi stavo comportando un po' da egoista, ma avrei voluto che mamma condividesse i suoi sentimenti con me, anzichè annullarli. Avrei voluto vedere il suo viso piangere, anzichè rimanere di marmo. Volevo bene ai miei genitori, ma non volevo mi trattassero ancora da bambina. Scrollai il capo, consapevole che nel volermi sentire grande in quella maniera, non stavo facendo altro che dare sfoggio a dei capricci da bimba. Tentai di raccogliere ciò che rimaneva del mio coraggio, come si fa quando cade una ciotola di riso crudo sul pavimento, ed entrai. Sembrava che avessi appena aperto le porte dell'inferno: c'era un grosso via vai di gente, chi era seduto, chi passeggiava nervosamente, i medici correvano da una stanza all'altra. Il rumore era assordante, un vociferare acuto misto ad urla e pianti. Non trovavo mamma, ed io ero paralizzata all'angolo della porta. Mi strinsi in un abbraccio nervoso e mi sentivo come se stessi vivendo una scena non reale, il mio cervello si rifiutava di metabolizzare la situazione e non mi sforzai a farlo. Forse mi faceva comodo non vivere completamente quel momento. Trovai un angolo vuoto e mi accovacciai li, nell'attesa che prima o poi qualcuno mi venisse a prendere. Passò l'intera notte, ricordo che la trascorsi li, quasi in stato di trans fissando il pavimento, poi ogni tanto alzavo lo sguardo nella speranza di trovare il viso di mia madre e di mio padre. In un momento non definito dalla mia mente, che non riusciva più a dare una cronologia a quella assurda nottata, sentii un gruppo di ninja che parlavano e dicevano di essere riusciti a catturarne ed eliminarne parecchi, non so di cosa stessero parlando e ad un certo punto non mi interessava neanche, perchè il mio unico desiderio era diventato quello di svegliarmi e scoprire che si trattava tutto di un brutto sogno. Ricordo però che rimasi colpita dal via vai dei medici, mi ricordavano tanto il ninja che aveva bussato alla porta, ma erano allo stesso tempo diversi, i loro occhi erano vivi e preoccupati, il sudore della loro fronte mi trasmetteva la sensazione che stessero mettendo interamente loro stessi, per rendersi più utili possibile. Provai tanta invidia nei loro confronti, anch'io volevo rendermi utile, invece ero capace solo a stringere le mie ginocchia e a riscaldare quell'angolo vuoto, che senza di me sarebbe stato freddo e inutilizzato. Poi iniziò ad essere davvero tutto confuso, probabilmente perchè iniziai ad avere tanto sonno e spesso mi addormentavo, perdendo completamente la cognizione del tempo. Si aprì la porta dell'ospedale, probabilmente era mattina perchè, all'apertura delle ante, si creò sul pavimento la sagoma della porta con la luce del sole. Socchiusi gli occhi perchè tutta quella luce mi dette fastidio, considerando che tra un pisolino e l'altro non ero più abituata alla luce. Quella sagoma luminosa fu divisa dall'ombra di qualcuno che stava entrando, fu allora che ebbi il primo incontro con lei. Mi era sempre capitato di vederla in lontananza o in qualche immagine, ma così da vicino, solo quella volta. Era lei, l'Hokage. Non so descrivere bene la sensazione che provai nel vederla, era un misto tra stupore, ammirazione, imbarazzo o timore. Una bellissima donna, non c'era bisogno di conoscerla a fondo per capire che era una donna forte e sicura di se, una donna che con la sua sola presenza, riuscì ad abbassare quel vociferare che era durato tutta la notte. Non riuscii a staccarle gli occhi di dosso, seguii tutti i suoi movimenti: si avvicinò ad un gruppo di ninja, lo stesso che ore prima o forse qualche minuto prima stavo ascoltando e li intimò a seguirla. Non c'era più dubbio che qualcosa era successo all'interno del villaggio e che papà in qualche modo era rimasto coinvolto, insieme ad altre persone, parenti, amici o conoscenti di coloro che condividevano con me quella straziante attesa. Volevo vedere mio padre, volevo toccarlo e abbracciarlo, sentire il suo odore mentre affondavo il viso nel suo petto, sentire il battito del suo cuore. Iniziai a piangere di un pianto silenzioso, sentivo che le lacrime calde scendevano incontrollate e i miei denti mordevano il labbro inferiore, quasi come se stessero in tutti modi cercando di trattenere i singhiozzi che scalpitavano per uscire fuori. L'Hokage si voltò e fece da guida al gruppetto che la seguiva e li i nostri sguardi si incrociarono, provai imbarazzo, non volevo che mi vedesse in quelle condizioni, cercai immediatamente di ritornare composta, ma il tentativo fu goffo e scappò il primo singhiozzo che stava li in attesa di essere liberato. Mi sorrise, fu un sorriso compassionevole, non so qual'era il motivo per il quale mi fece quel dono, forse per tenerezza, o pietà, può darsi che fu un gesto istintivo dovuto ad una bimba goffa che cercava di trattenere un pianto. In ogni caso quel sorriso mi servì, più di quanto lei stessa potesse immaginare, perchè fu in quel momento che un pezzo di Hikaru che conoscevo, si staccò per sempre. Continuai a osservarla, mentre spariva tra le ante della porta dell'ospedale che si richiudevano e man mano che spariva sentivo un fuoco dentro di me che ardeva sempre di più. Immaginate una scintilla che colpisce un ammasso di foglie secche e queste ardono, ardono, finchè non rimane solo che cenere. Ecco, quell'ammasso di foglie secche era Hikaru, la bimba un po' ingenua che pensava che il mondo fosse fatto solo da arcobaleni e cose belle. La bimba che doveva provare un dolore per lei grande, per poter crescere. La bimba che per la prima volta sentì il fuoco della determinazione che le ardeva nel petto. Un puzzle che tassello dopo tassello iniziò a comporsi. Quello fu solo l'inizio per me, il principio della mia vita ninja. Perchè quell'incontro, quello sguardo, quel sorriso, mi avevano fatto capire come fosse importante a volte privarsi un po' di se stessi per un bene superiore, come fosse importante applicarsi per essere capaci di dare una mano alle persone che vuoi bene. Come ha fatto quel signore che è venuto a bussare alla nostra porta, come i medici che sudavano nel tentativo di non far spezzare quel filo della vita di uno sconosciuto che avrebbe riabbracciato sua figlia, la sua Luce, qualche istanti dopo. Da li a poco tornò mio padre, pallido e sorridente, su una carrozzina spinta da mia madre, visibilmente scossa e stanca, ma serena. Mi alzai quasi come spinta da una forza invisibile e mi lanciai su mio padre, per abbracciarlo, baciarlo e sfogare in un felice e rumoroso pianto tutto ciò che avevo trattenuto fino a quel momento. In quella notte capii che essere un ninja non significava solo uccidere qualcuno, ma era molto di più. Un mondo molto più profondo, un mondo che avrei voluto scoprire.*</b></fieldset>
Hikaru apprende di li a poco che il padre aveva perso l'uso delle gambe e che il suo lavoro è quindi compromesso. La famiglia deve far fronte ad un problema di tipo economico e per non andare in rovina, la madre decide di prendere il posto di suo marito in negozio, così Hikaru si occupa della casa e del padre malato. Dopo poco più di un mese decide di far presente ai genitori il desiderio di iscriversi in accademia ninja, dapprima c'è dissenso da parte dei due, ma con la promessa della piccola di riuscire a far combaciare la scuola con tutti gli altri impegni, riesce a convincerli. La sua vita accademica non è facile, scopre di non essere portata alla lotta e all'utilizzo delle armi, ma viene sorpresa dalla sua affinità con le arti illusorie. Ogni giorno si impegna al massimo per raggiungere il suo obiettivo, quello di crescere e diventare una donna forte e utile per aiutare la sua famiglia e gli altri, combattendo continuamente contro se stessa e il suo lato che la spinge ad arrendersi ad ogni piccolo fallimento. Hikaru cresce, ha dodici anni ormai ed ha appreso con sacrificio e dedizione le basi dell'essere ninja. Ma una grande prova la attende, una prova che testerà anni di sudore e lacrime, una prova che dimostrerà al mondo, ma soprattutto a se stessa, se possiede veramente la stoffa per diventare una Shinobi.</fieldset>
<fieldset style="background: #ededf2; line-height: 120%; text-align: justify; padding: 10px; border-radius: 10px; border: 3px solid #aaaaFF; color: #141414"><legend align="center"> [size=5][color=#aaaaff]<b>I primi passi</b>[/color][/size] </legend>1. Un esame difficile - [URL=?t=59559361#entry422948757][color=#6767b5]Un ruolo nel mondo[/color][/URL]
2. La mia strada - [URL=?t=59563916][color=#6767b5]Complicazioni[/color][/URL]
3. Litigi - [URL=?t=59657250#lastpost][color=#6767b5]Il piacere di un viaggio è il viaggio stesso[/color][/URL]
4. Maestro / Una forza sconosciuta - [URL=?t=59713674#entry424380803][color=#6767b5]Nuova Promessa[/color][/URL]
5. Nuove amicizie / Un'antica minaccia - [URL=?t=59659349][color=#6767b5]主音 - Shuon - Nota Essenziale[/color][/URL]
6. Ricordi - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=6743874&st=510#entry428081707][color=#6767b5]Studio dell'Hokage[/color][/URL]
7. Ti presento Maki - [URL=?t=60251903][color=#6767b5]Parte del mio mondo.[/color][/URL]</fieldset>
<fieldset style="background: #ededf2; line-height: 120%; text-align: justify; padding: 10px; border-radius: 10px; border: 3px solid #aaaaFF; color: #141414"><legend align="center"> [size=5][color=#aaaaff]<b>Evoluzione</b>[/color][/size] </legend>8. Fai brillare il tuo Nindo! - [color=#6767b5][URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60250808][color=#6767b5]Punti[/color][/URL] di [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60418927][color=#6767b5]Vista[/color][/URL][/color]
9. Un chakra fedele al Nindo - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60634131][color=#6767b5]Luce Nascente[/color][/URL]
10. Il mio passato / Un lungo allenamento - [URL=https://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=61920112][color=#6767b5]Superare i dubbi![/color][/URL]
11. Nuovi Legami - [URL=https://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=62069334][color=#6767b5]Il Sentiero da seguire[/color][/URL]
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<p align="center">To be continued...</p>
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