| Quei momenti furono per me un insieme di tante emozioni. Il mio discorso sconclusionato fece sorridere Kinij, non so come, ma quella risata riuscì a rilassarmi tantissimo, persi gran parte del mio imbarazzo e sorrisi a mia volta, venni contagiata. Nonostante il suo soprannome, l’impressione che mi faceva era di un ragazzo molto gentile e cortese, generoso, sicuramente non un demone assetato di sangue. Poi però sentii parlare il falchetto! Com’era possibile che un animale potesse parlare? Non riuscivo a credere ai miei occhi, alle sue parole ebbi un sussulto e rimasi un po’ di tempo a fissarla, mi resi conto che magari non era cortese fissare qualcuno, anche se si trattava di un animale, così mi sforzai a distogliere lo sguardo e mi lasciai andare ad una considerazione fatta a voce alta.
Un animale parlante?
No, non riuscivo proprio a metabolizzare la cosa, ma poi venni distratta dal tocco di Kinji, che posò una sua mano sulla mia spalla, sentii un calore pervadermi tutto il corpo. Doveva essere ancora parte dell’imbarazzo che non se n’era andato. Probabilmente me l’aveva già confermato, ma lo stavo appurando giusto in quel momento: Hayato era il fratello minore di Kinji. Ecco un’altra forte emozione. Lì collegai il discorso che mi fece il mio collega il primo giorno che lo incontrai, quando mi parlava della difficoltà di essere all’altezza del suo compito. Avere un fratello al livello di Kinji doveva essere davvero un onore e un orgoglio, ma nello stesso tempo mortificante. Per Hayato, suo fratello, sarebbe stato sempre il suo esempio da seguire e da superare. Provai quasi invidia, io non avevo fratelli e sorelle da prendere come esempio per darmi la carica necessaria per superare i miei limiti, ma il mio obiettivo rimaneva comunque ben saldo nel mio cuore. Lo avrei raggiunto anche senza avere la spinta di nessuno. Quasi in risposta a quel pensiero, il ragazzo mi chiese se potessi curare la zampa del suo falchetto, lì per lì, rimasi un attimo intontita, anche perché l’uccello non sembrava assolutamente intenzionato a farsi curare da me. Quasi non credevo che un ninja di quel calibro, stesse dando ad una kunoichi come me, l’opportunità di curare un suo compagno. Ma poi la voglia di essere d’aiuto e poter prendersi cura di qualcuno, superava sempre tutte le mie altre emozioni, così composi i sigilli.
Non ti preoccupare, non ti farò male e poi molti medici sostengono che sono portata a questo genere di cose.
Così stesi le braccia e avvicinai le mani alla zampa del rapace, mantenendo una piccola distanza, per far sì che il chakra curativo potesse defluire sul tessuto infiammato. Un bagliore verde chiaro avvolse la zampa di Yugure e riuscii a percepire cosa aveva provocato il suo malessere.
Credo si tratti di un semplice strappo muscolare, pochi secondi e il muscolo tornerà come prima.
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