| 1° POST - Info, Descrizioni, Stat, Storia, Missione CODICEHTML <div style="color:#9A9A9A; background-color: #424242; padding: 2px; width:100%"><p align="center">[font=Monotype Corsiva][size=12][color=#B2A1C7]Shura no Mahiru[/color][/size][/font] "La Bambina che danza con gli Spettri" [IMG=png]https://image.forumcommunity.it/2/9/0/1/3/7/2/1469963832.png[/IMG] [size=2][color=#B2A1C7]<b>N</b>[/color]ome:[/size] Shura no Mahiru | [size=2][color=#B2A1C7]<b>E</b>[/color]tà:[/size] 15 (19 anagrafici) | [size=2][color=#B2A1C7]<b>C</b>[/color]lan:[/size] Shura (non ufficiale) | [size=2][color=#B2A1C7]<b>O</b>[/color]rigine:[/size] Taki no Kuni [size=2][color=#B2A1C7]<b>C</b>[/color]onoscenze:[/size] Kusuri, Hanashi | [size=2][color=#B2A1C7]<b>S</b>[/color]pecializzazione:[/size] Ninjutsu | [size=2][color=#B2A1C7]<b>E</b>[/color]lementi:[/size] Fuuton | [size=2][color=#B2A1C7]<b>A</b>[/color]bilità [color=#B2A1C7]<b>P</b>[/color]rescelta:[/size] Ctrl. Chakra [size=2][color=#B2A1C7]<b>L</b>[/color]avoro:[/size] Medico | [size=2][color=#B2A1C7]<b>R</b>[/color]ango:[/size] Genin | [size=2][color=#B2A1C7]<b>F</b>[/color]ama:[/size] 30
[size=5][font=Monotype Corsiva][color=#B2A1C7]"Questo luogo è avvolto dall'oscurità, ciò nonostante non significa che non ci sia mai stata la luce"[/color][/font][/size]</p>
<div align="center"><table style="color:#9A9A9A; width="100%">
<tr> <td width="30%"><p align="left">[font=Monotype Corsiva][size=9]~[color=#B2A1C7]<b>A</b>[/color]spetto[/size][/font]</p><p align="justify">Mahiru si presenta come una ragazzina sui quindici anni, apparentemente gracile, i lineamenti dolci, la carnagione pallida e con poco seno. Tutte caratteristiche che di fatto non attirerebbero minimamente né la gelosia delle donne, né tanto meno l'attenzione degli uomini (figuriamoci!), se non fosse per l'insolito colore di occhi e capelli che la caratterizza. Non capita tutti i giorni di vedere qualcuno con iridi e capelli lilla naturali in fin dei conti, e se poi mettiamo in conto lo sguardo sveglio di chi la sa più lunga di quanto voglia far credere, beh, il gioco è presto fatto. Anche senza volerlo l'occhio cade su una persona con delle caratteristiche tanto singolari, e non passa giorno in cui Mahiru non benedica e maledica la propria nonna materna da cui ha ereditato quei tratti. D'altronde, dopo aver pagato il Pegno ad Ishiki, la giovane Shura ha accantonato la speranza di poter trovare un uomo: troppo poco seno e poi, anche ammettendo di trovare un filantropo che se la prendesse, come glielo avrebbe spiegato che non sarebbe mai cresciuta più di così? Naaa, meglio non pensarci proprio e concentrarsi sugli allenamenti. Proprio per questo, per sentirsi più libera nei movimenti, porta quasi sempre i capelli stretti in una piccola codina. Non indossa alcuna maglia, solamente una cappa bordeaux a coda di rondine, che lascia visibili le bende di contenimento per quel poco seno che ha. I pantaloni la fanno sentire meno costretta rispetto alle gonne, quindi la si può vedere spesso con questi indosso piuttosto che con indumenti troppo femminili, mentre in vita, porta una fascia color cobalto su di cui spicca la targhetta con il simbolo della Cascata. Tutto qui. Non sarà di certo una gran bellezza, ma a Mahiru non è mai piaciuto conformarsi troppo. Inoltre, da qualche tempo ha il sospetto che se qualcuno dovesse anche solo provare a sfiorarla in quel senso...dovrebbe fare prima i conti con Shinya. A quel punto che dire se non "Auguri"?</p></td> <td width="30%"><p align="center">[IMG=png]https://image.forumcommunity.it/2/9/0/1/3/7/2/1469722864.png[/IMG]</p></td> <td width="30%"><p align="right">[font=Monotype Corsiva][size=9]~[color=#B2A1C7]<b>C</b>[/color]arattere[/size][/font]</p><p align="justify">Socievole con chi conosce e piuttosto schiva con gli sconosciuti, da quando vive da sola Mahiru ha imparato a fidarsi principalmente di sé stessa e dei propri Kashin. Salvo rare eccezioni è difficile riuscire a fare breccia nella corazza che la ragazza si è costruita attorno. L'esperienza della guerra, la perdita del padre e di Kasai, l'allontanamento volontario dal proprio Clan per comprendere meglio lo stesso, sono tutti fattori che hanno temprato il carattere della Kunoichi, ma probabilmente il principale problema, causa di questo suo distacco verso gli altri, è la sua impossibilità di invecchiare. Conscia di non poter restare troppo a lungo nello stesso luogo prima che le persone inizino a bisbigliare sulla sua condizione, Mahiru fa molta fatica a lasciarsi andare nello stringere amicizie durature. L'unico finora che è riuscito nell'ardua impresa, è stato Yoshi. Passo dopo passo, un sorriso e uno scherzo per volta, il ragazzo ha fatto breccia nella corazza della Kunoichi, giungendo al punto da poter conoscere la vera Mahiru. Quella cocciuta e schietta che non si tira indietro di fronte a nulla, quella che non ama troppo le discussioni inutili ma cui piace ascoltare, quella che, come tanti altri, è sopravvissuta alla guerra, ma si porta ancora dietro i fantasmi di quegli anni. Si può dire che, una volta aperto il guscio, Mahiru è una ragazza come tante altre. Leale con gli amici, disponibile nell'aiutarli...ma che non gli risparmia una tirata d'orecchi se la meritano. Tuttavia le sue ambizioni e i suoi sogni si discostano parecchio da quelli delle ragazze di paese. Laddove queste sognano un elegante matrimonio con l'uomo della loro vita, lei ambisce alla verità. La conoscenza profonda della Tana, della sua Volontà e delle possibili relazioni tra queste e la Progenie, sono quanto necessario per raggiungere il suo obiettivo ultimo. L'unico che abbia davvero importanza e per cui valga la pena combattere: ridare la memoria a Kasai.</p></td> </tr>
</table></div>
[font=Monotype Corsiva][size=9]~[color=#B2A1C7]<b>B</b>[/color]ackground[/size][/font]<div style="color:#9A9A9A; overflow:auto; height:300px; padding: 2px; "> <p align="justify">La Mamma mi ripeteva spesso che i desideri sono pericolosi. Diceva che il nostro potere si fonda su di essi, ma che dovevo stare attenta, perché non sempre ciò che viene inteso dagli esseri umani, è recepito allo stesso modo dagli abitanti della Tana. A quel tempo ancora non capivo bene che cosa intendesse. Non ero mai scesa in quel luogo e non riuscivo proprio a comprendere come potesse un desiderio venir travisato fino a livelli tali da essere considerato pericoloso. Ero solo una bambina. Una bambina che amava una sacco giocare con i propri pupazzi e che voleva un gran bene ai propri genitori, ma soprattutto al proprio fratellino. Kasai era la mia luce, il fuoco che illuminava le mie giornate e la mia strada, proprio come dice il suo stesso nome. Ciò che per me era oscuro, per lui non era altro che un punto in penombra da illuminare con poche e semplici parole. E’ sempre stato così, sin da quando eravamo bambini. Anche quando la Mamma ci lasciò, lui riuscì a vedere un bagliore di speranza. Eravamo poco meno che dei fanciulli, ben lontani dal giorno della nostra Iniziazione, e la Mamma era così giovane…Fu un caso raro il suo: di solito sono gli uomini a cadere vittima per primi della Corruzione deviata della Tana. Non ho mai saputo cosa fosse accaduto di preciso, forse aveva a che fare con il Pegno pagato da Mamma per il possesso di quel potere che da secoli si tramanda nel nostro Clan. Forse però…davvero non ne ho idea. La Tana se l’è semplicemente ripresa, come fa con tutti quando la nostra vita giunge al termine, per un motivo o per l’altro. Tuttavia ricordo chiaramente cosa mi disse Kasai, mentre affogavo tra le lacrime, mentre la disperazione e il dolore stavano lacerandomi. [color=#F9882B]<b>“Non piangere sorellina, ci sono io con te. Ti proteggerò sempre, l’ho promesso alla Mamma.”</b>[/color] Lui, più piccolo di me, anche se di poco, nonostante fosse ugualmente triste, nonostante fosse ugualmente afflitto dal peso di quell’evento, mi si era avvicinato penetrando quella barriera d’angoscia, per dirmi che non sarei rimasta sola. Mentre io avevo pensato solamente a me stessa. In quel momento, nella mia ingenuità di bimba, decisi che anch’io l’avrei protetto sempre. Che, anche se le scritture dicevano che gli uomini della nostra famiglia avevano meno resistenza delle donne all’energia che scaturiva dalla Tana, io avrei fatto in modo che a lui non accadesse quello che era successo alla Mamma e che, prima o poi, avrebbe trascinato nell’oblio anche nostro padre. Un desiderio semplice. Un desiderio puro. Un desiderio che sembrava non nascondere le ombre di cui parlava la Mamma.
Crebbi stringendo forte quel sogno. Me lo ripetevo mentalmente ogni volta che ricambiavo un sorriso con Kasai, ogni volta che Papà mi diceva di tenerlo d’occhio quando andavamo a giocare, tutte le notti prima di addormentarmi mentre abbracciavo forte quel coniglietto nero di peluche che mi aveva regalato la Mamma. Il suo ultimo regalo. Gli avevo anche dato un nome! Shinya. Mezzanotte, proprio il contrario di me! Sì, perché <i>i nomi sono importanti</i>. Essi costituiscono una benedizione ed una maledizione perché identificano qualcosa di specifico e, quindi, ne riconoscono l’esistenza. E’ una delle prime cose che ci vengono insegnate, assieme al fatto di non stringere mai patti con creature nate direttamente nella Tana, ma solamente con creature la cui base sia legata al mondo umano, creature nate dai nostri pensieri e dalla nostra immaginazione. I Kashin. Quel concetto ci veniva ripetuto talmente tanto da dare la nausea. Ma evidentemente era importante, altrimenti perché darsi tanta pena? Quindi me lo scolpii bene in testa e lo stesso fece Kasai. Ho chiesto molte volte a Papà come fosse possibile che, gettando qualcosa all’interno della Tana, poi ci venisse restituito da essa relativamente differente…a volte secondo i nostri desideri, a volte secondo le possibilità o i capricci di quella strana dimensione stessa, ma non ho mai ricevuto risposte precise. Ah, perchè parlo di capricci, dite? Mi sembra scontato, no? La Tana ha un’anima, un cuore…o quanto meno una sua Volontà. Di questo Papà mi ha assicurata, perché lui l’ha incontrata. Tutti coloro che hanno avuto l’Iniziazione l’hanno vista: se ne sta lì…nelle profondità più recondite di quel luogo, impossibilitata ad andarsene in quanto la sua esistenza è legata alla vita della Tana stessa. Senza di lei, quella dimensione verrebbe inghiottita dal caos da cui è nata e collasserebbe. A quel punto il nostro Clan potrebbe dire addio alla fortuna che ci è stata concessa. Che poi fortuna…potrebbe sembrare una parola grossa. Siamo legati a doppio filo alla Tana, lei ci concede i suoi servigi in quanto suoi figli, ma allo stesso modo, quando il nostro tempo finisce, si riprende tutto il pacchetto, figlio compreso. Pare sia una specie di meccanismo di difesa. Un po’ come quella pratica che hanno tutti i Villaggi Ninja, di recuperare sempre e/o distruggere i corpi degli Shinobi che hanno perso la vita. In fin dei conti ha un senso, si protegge da coloro che non devono avere accesso ad essa. Troppe volte uomini senza senno hanno utilizzato un grande potere per fare i propri comodi. Con questo non voglio dire che il mio Clan sia un gruppo di santi, tuttavia se la Tana da accesso solamente a noi e se i Kashin sono i <i>nostri</i> Vassalli, un motivo ci sarà. La mia parte razionale mi suggerisce questo, ma sapete? La verità è che, anche cercando nelle scritture, non trovo un reale motivo per cui accada. Nulla di accertato comunque. Solo un mito, una vecchia storia dove non si sa fino a che punto realtà e fantasia si fondano.
<i>“Narra la leggenda che, in principio, ciò che ora chiamiamo Tana, non fosse altro che una dimensione d’archivio. Un luogo comune ai membri dell’allora famiglia Mizuki, utilizzato per registrare, nascondere o conservare oggetti di vario genere. All’interno del cerchio famigliare stesso, erano ben pochi coloro che riuscivano ad utilizzarla, poiché non tutti erano portati al Ninjutsu. Nonostante questo, la capofamiglia dell’epoca aveva grandi speranze per il futuro. Bramava il giorno in cui sarebbe riuscita a portare la propria famiglia a diventare un Clan di Shinobi in tutto e per tutto, dando lustro alle future generazioni. Fu più o meno in quel periodo che accadde. La dimensione che fino a quel momento aveva semplicemente fatto da stanza supplementare, cambiò. Nessuno ne conosce il motivo. Alcuni ipotizzarono che fu il desiderio di potere della capofamiglia ad innescare la mutazione, altri che questa venne causata da fattori esterni, altri che probabilmente dipendeva dalla dimensione stessa, altri ancora da una combinazione fortuita – od infausta, chissà – delle ipotesi precedenti. Fatto sta che un giorno, mentre Izayoi Mizuki, incinta del proprio primogenito, riponeva la propria arma in quella che fino a quel giorno era stata una semplice dimensione d’archivio, venne trascinata all’interno di essa contro la propria volontà. Nessuno sa cosa accadde lì dentro davvero. Nessuno ha visto più la capofamiglia da allora. Ma ben più grave, da quel momento nessuno ebbe più accesso alla dimensione. In compenso, mesi dopo, laddove la donna era scomparsa, apparve un bambino in fasce. Gli venne dato il nome di Hajime e venne cresciuto dai Mizuki come se fosse parte della famiglia. Da dove venisse realmente non si sapeva e, anche se una volta che fu cresciuto, questi prese ad andare in giro dicendo d’essere arrivato dalla dimensione perduta, e di essere il figlio di Izayoi, non ci fu un solo membro della famiglia che gli diede credito…almeno fino a quando non raggiunse l’età di quindici anni. Lui fu il Primo. Come se sapesse benissimo cosa dovesse fare, come se fosse guidato da una voce che solamente lui poteva udire, le porte di quella dimensione ormai chiusa da anni si aprirono dinnanzi a Hajime e, dopo aver gettato un oggetto a lui molto caro all’interno di essa, strinse quello che lui definì il Patto. Si racconta che, vedendo cosa tale Contratto permetteva di fare, tutti a quel punto ascoltarono la storia del ragazzo. Disse di essere il figlio di Izayoi, nato all’interno di quella che lui chiamava affettuosamente Tana; che la madre, per permettere alle generazioni future di poter padroneggiare lo stesso potere di cui ora Hajime disponeva, si era sacrificata divenendo Coscienza, Fulcro, Cuore e Anima di quella strana dimensione, di fatto lasciandosi contaminare dalla stessa, perdendo la propria umanità e il proprio nome. Fino a diventare una creatura che nulla aveva più a che fare con il mondo in cui era nata. Cosa ci fosse di reale in tutta quella storia, nessuno lo seppe mai. Ma c’era di vero che a partire da Hajime, tutti i suoi discendenti, e i discendenti degli stessi, e coloro che sarebbero venuti dopo ancora, ebbero accesso alla Tana e ai suoi bizzarri poteri. Fu così che il cognome del Clan derivato dalla stirpe di Hajime, mutò in Shura, per volere dell’altro ramo della famiglia che non aveva accesso alla Tana. Che si trattasse di invidia o di semplice paura per la mutazione subita da quella che in principio era solamente una stanza sterile, priva del seme della vita che ora pareva possedere, restò un mistero. L’unica cosa certa era che, in qualche modo, il desiderio di Izayoi era stato ascoltato, la sua ambizione avverata, dando vita a quello che oggi si fregia del nome di Clan Shura.”</i>
Bella storia, eh? Già, ma per quanto mi riguarda resta semplicemente questo. Solo una storia. Magari ci sarà anche una base di verità, ma sinceramente non so fin dove ci si possa fidare. Mi raccomando, non prendetemi come esempio! C’è chi nel Clan crede fermamente in questo mito, forse sono io che preferisco affidarmi a cose più concrete, come il filo della mia katana o ciò che riesco a vedere coi miei stessi occhi. E questo nonostante il fatto che io, laggiù, ci sia stata. Lo scorrere del tempo inesorabile, fece passare gli anni rapidamente tra insegnamenti, allenamenti e giochi. E mentre io e Kasai ci avvicinavamo sempre più al momento della nostra Iniziazione, per Papà il richiamo della Tana iniziava ad essere più che evidente. Per quanto avesse cercato di limitare al minimo indispensabile l’utilizzo di quell’energia deviata, la Corruzione sul suo corpo ormai era ben visibile. La meditazione fine a sé stessa, non bastava più a far regredire la contaminazione della Tana, forse l’avrebbe rallentata un po’, ma quella piaga avrebbe continuato ad avanzare inesorabile. Se solo avesse avuto modo di riposare decentemente, invece di compiere una missione dietro l’altra solo per riuscire a racimolare abbastanza soldi per il nostro sostentamento, avrebbe potuto riprendersi, o forse no. Se fosse stato una donna, sono certa che avrebbe potuto superare la crisi! Per questo ho sempre ritenuto ci fosse di più dietro alla morte precoce della Mamma. Ma…non so ancora bene come funzioni il decorso per gli uomini. Che loro avessero minore resistenza a quel Chakra, lo sapevo bene, tuttavia vedere mio padre ricoperto da quelle bende costellate di sigilli per evitare che la Corruzione contagiasse anche noi, al solo tocco, mi faceva un certo effetto, riportando alla mente quel desiderio tenuto stretto per anni, il sogno di non permettere che a Kasai accadesse una cosa così orribile. Ma non era il momento, quello. Il tempo dell’infanzia era scaduto e l’intero villaggio era a conoscenza del fatto che, ormai, per me e Kasai fosse giunto il momento di varcare la Soglia della Tana per la prima volta. Era un paesino piccolo il nostro, un minuscolo villaggio ninja nascosto in una delle tante foreste di Taki no Kuni ed abbarbicato accanto ad una delle innumerevoli cascate che caratterizzano il Paese. Le voci girano in fretta in un posto così. Zia e Nonna erano persino riuscite a convincere Papà a non aspettare l’anno seguente per Kasai, che aveva solo quattordici anni, perché poi sarebbe potuto essere troppo tardi. Per nostro padre ovviamente. Io e il mio fratellino eravamo ancora fuori dal giogo della Tana, ma per poco. Vi dirò la verità, non sono mai stata molto d’accordo con la decisione di anticipare di un anno l’Iniziazione di Kasai. Per qualche motivo lo ritenevo estremamente sbagliato, non so bene perché. Forse perché temevo che la sua luce si sarebbe oscurata entrando in contatto con quelle entità, forse perché volevo che lui restasse così ancora un po’. Non lo so. Tuttavia non avevo ancora potere decisionale, pur essendo il nostro un Clan di tipo matriarcale. D’altronde, nonostante il primo ad aver usato il potere della Tana nel mondo umano, fosse stato Hajime, secondo la leggenda la vera e propria Fondatrice fu Izayoi.
Così giunse infine il giorno. Ricordo ancora come fossi agitata! Ero elettrizzata all’idea di entrare finalmente nel mondo degli adulti, ma contemporaneamente avevo una paura terribile addosso. Sentivo la tensione brulicarmi sulla pelle, come una colonia di formiche, facendomi venire la pelle d’oca. Le dita di mani e piedi erano congelate, e ringraziai i Kami di non aver mangiato nulla per colazione, perché altrimenti la nausea avrebbe chiuso quel bel quadretto con un’immagine davvero disgustosa. E perchè io dica che qualcosa è disgustoso…ce ne vuole, eh. Kasai non era messo meglio di me. Riuscivo a vedere nei suoi occhi le mie stesse paure e le mie stesse angosce, mentre stringeva tra le mani la base per quello che sarebbe stato il suo Kashin. Proprio come me, aveva optato per l’ultimo regalo della Mamma. Li aveva fatti con le sue mani quei pupazzi, quando ce li consegnò, aveva le dita piene di cerotti, ma un’aria molto soddisfatta. Un coniglio nero per me e un leone per Kasai. Quei pupazzi erano stati i nostri confidenti, silenziosi complici di un numero incalcolabile di marachelle, ma anche guardiani affidabili di dubbi, tristezze, gioie e speranze! Ma più di tutto, e ben più importante, Shinya e Homura - questo il nome che Kasai diede al leone - erano i custodi dei nostri desideri. Un legame robusto. Un desiderio forte. Una buona dose di immaginazione. Questo serviva affinchè il primo Kashin potesse nascere. Quelli futuri avrebbero anche potuto mancare di un legame affettivo, ma non il primo. No. Quello sarebbe stato la nostra Guida nella Tana, doveva essere speciale. Prima che aprissimo la Soglia, Papà si raccomandò mille e più volte di cercare di avere ben chiaro in mente l’aspetto che volevamo assumesse il nostro Vassallo, più chiaro fosse stato, meno sorprese avremmo avuto dai capricci della Volontà della Tana. E’ per questo che sin da quando eravamo piccoli, siamo stati istruiti a leggere, scrivere e disegnare molto. Per alimentare la nostra fantasia e renderla precisa, abbastanza da riuscire a far capire agli altri con le parole o con dei tratti ciò che la nostra immaginazione era riuscita a partorire. Poi, il tempo di uno sguardo, il sorriso di un saluto. Kasai e io ci separammo per quella prova che avremmo dovuto affrontare da soli. La Soglia si aprì ai miei piedi, oscura più della notte stessa, e vi gettai il pupazzo che fino a quel momento avevo stretto spasmodicamente in mano. Sapevo perfettamente cosa avrei dovuto fare in quel momento: chiamare il mio Kashin, chiamarlo per nome, quel nome attraverso cui gli avrei concesso l’esistenza e che mi avrebbe permesso di controllarlo. Ma…nella mia mente c’era il caos! Se anche mio padre mi avesse esortato a muovermi, non lo avrei potuto sentire. Negli orecchi avevo solamente il tamburellare convulso del mio cuore impazzito e ai miei piedi…quella Bocca aperta che sembrava non attendere altro che divorarmi. Cosa sarebbe successo? Sarei riuscita a stringere il Patto? Cosa avrebbe voluto da me la Volontà come Pegno? Il Terrore è difficile da battere. E io non ne ero certamente immune, ma sapevo di non potermi permettere di perdere troppo tempo. Avevo già gettato il coniglio nell’oblio, se non mi fossi sbrigata, la creatura che muoveva i fili nella Tana avrebbe deciso da sé che cosa farne. Fu un attimo. Il tempo di seppellire i dubbi sotto le pieghe della coscienza e di chiamare quel nome. Shinya. Delle catene risalirono dalla soglia, avvolgendomi le caviglie e i polsi, trascinandomi pesantemente verso il basso. Giù, nelle profondità più recondite di quella bizzarra dimensione. Non ebbi nemmeno il tempo di dirmi che ero perduta. Mi ritrovai laggiù in un battere di ciglia, come se la violenza utilizzata per gettarmi in quel luogo, non mi avesse arrecato alcun danno. Tante volte mi ero chiesta come dovesse apparire la Tana dall’interno, in troppe occasioni avevo cercato di farmi dire qualcosa da chi vi era già stato senza ottenere risposta. Certo, nella mia ingenuità avevo provato ad immaginarla, ma…non c’ero andata nemmeno vicina. Quella in cui mi trovavo, aveva tutta l’aria d’essere una scatola dei giocattoli rotta. Con la sola differenza che non c’erano solamente giocattoli là sotto. Di tutto e di più, oggetti di vario genere, armi, mobili, parti di stanze, pupazzi, bambole, e chi ne ha più ne metta. Mi convinsi che se potevo immaginare qualcosa, in quel posto c’era sicuramente! Magari l’avrei trovata a volteggiare nell’oscuro vuoto un po’ più in là, ma non avevo dubbi che ci fosse.</p><p align="center">E’ lì che l’ho incontrata.</p><p align="justify">Più in profondità, in un luogo appartato rispetto a quel marasma disordinato, un luogo in cui sembrava arrivare la luce. Non so bene come sia riuscita a giungere fin lì. Ricordo di essermi messa a camminare perché mi sentivo osservata e, ad un certo punto, mi sono imbattuta in un mare di lame. Centinaia e centinaia, a perdita d’occhio, piantate a terra come delle lapidi… [color=#17365D]<b>“Ti stavo aspettando Mahiru-chan, ce ne hai messo di tempo per arrivare.”</b>[/color] Lei apparve dal nulla, appollaiata sull’elsa di una delle innumerevoli armi conficcate nel terreno, se tale si poteva definire quel suolo apparentemente effimero e fumoso. Gli occhi rossi, i capelli dello stesso colore della notte, il viso innocente e delle catene che la inchiodavano nel vuoto. Sembrava una bambina…un po’ più piccola di me, almeno ad una prima occhiata. Perché se quella ragazzina era chi pensavo che fosse, beh aveva decisamente molti più anni di tutti quelli che conoscevo messi assieme! E glielo chiesi, nella mia innocenza feci una domanda ovvia. [color=#B2A1C7]<b>“Chi sei? Come…come conosci il mio nome?”</b>[/color] A quel punto scese, elegantemente, le catene tintinnarono sinistre allungandosi dal nulla, lasciandole tutta la libertà di movimento che desiderava, neanche fossero lì solamente come monito, e prese ad avvicinarsi a me. [color=#17365D]<b>“Ho tanti nomi Bambina degli Shura. Anima, Volontà, Cuore, Fulcro,…anche Bakemono!</b>[/color] Ridacchiò a denti stretti [color=#17365D]<b>Sì, alcuni di voi mi hanno definita così. Tuttavia nessuno di questi è il mio vero nome, ma se proprio hai bisogno di definirmi, puoi chiamarmi Ishiki.”</b>[/color] Coscienza. Mi resi conto che quella era davvero l’entità che reggeva le sorti della Tana e del mio stesso Clan, nata con molta probabilità da Izayoi Mizuki. Ormai era talmente vicina che potevo vedere il suo corpo infantile chiaramente. Era piccola, gracile quasi, ma i suoi passi erano autoritari e sicuri come quelli di un adulto. Ora che potevo osservarla bene, il suo aspetto mi parve quasi efebico…totalmente priva di seno, anche se la voce e le movenze erano tipicamente femminili. Mi arrivò di fronte, allungando una mano fino ad accarezzarmi una guancia con il dorso. Non riuscivo a muovermi, il mio istinto mi diceva di non contraddire quella fanciulla, di non mettermi contro di lei. Lasciai che facesse, ma non riuscii a trattenere un brivido che evidentemente lei notò. [color=#17365D]<b>“Non devi temermi Mahiru-chan, tu mi piaci! Ti conosco da quando sei piccola, so tutto di te, come so tutto di chiunque faccia parte del tuo Clan! Voi siete legati a questo luogo da quando vedete la luce per la prima volta, sai?”</b>[/color] Sorrise e in quell’occasione vidi un po’ di malizia farsi strada su quel viso infantile che le donò una luce ancor più pericolosa di quanto non temessi già. In quel momento, se avessi potuto, me ne sarei volentieri andata, ma…non potevo uscire dalla Tana senza la mia Guida. Non era possibile. Solo con Shinya avrei trovato l’uscita nel luogo, ma soprattutto <i>nel tempo</i> giusto. Ero bloccata lì e la paura mi stava uccidendo. A poco valevano le rassicurazioni di Ishiki, mi sentivo tremendamente vulnerabile. Tanto più che non avevo idea di che cosa avrebbe potuto chiedermi come Pegno quella creatura. Papà aveva dovuto cedere un occhio per poter disporre del proprio potere, Mamma invece, non ha mai voluto dircelo. Ogni volta che glielo chiedevamo, se ne usciva con un [color=#92D050]<b>“Segreto!”</b>[/color] e la questione si chiudeva lì. Ma mentre ero laggiù, mentre ero di fronte alla Volontà della Tana, Kami…avrei voluto davvero un sacco saperne di più. Sapevo come funzionava il Patto, non era nulla di speciale. In base al proprio desiderio, si veniva valutati. Se questo era di gradimento alla Volontà, allora essa stessa avrebbe proposto il Pegno. Accettarlo o meno significava poter uscire di lì o rischiare di restare nella Tana per sempre. Ishiki non si fece certamente scappare l’occasione. D’altronde, le creature di quel luogo sono così…amano mettere in difficoltà gli umani, poichè si nutrono di terrore e paura. Tuttavia il ruolo della Volontà, non le permetteva di cincischiare a lungo. [color=#17365D]<b>“Il tuo desiderio mi piace, piccola.”</b>[/color] E doveva essere vero, perché gli occhi rossi le brillarono divertiti [color=#17365D]<b>“La folle idea di proteggere a tutti i costi il tuo fratellino è deliziosa. Il suo sapore è gradevole come pochi, quindi lo accetto. Ma ora sta a te decidere se accogliere o meno, la mia proposta.”</b>[/color] Attese qualche istante, tornando in piedi sull’elsa della spada su di cui era apparsa, quindi rivelò il Pegno che avrei dovuto pagare [color=#17365D]<b>“Io voglio la tua possibilità di crescere.”</b>[/color] Vogliamo parlarne? Mi aspettavo chissà cosa, magari un rene o una gamba o chissà cos’altro pensavo potesse partorire la mente deviata della Tana e quella se ne usciva con una cosa che, a primo acchito, non mi dispiaceva nemmeno poi molto. In pratica sarei rimasta giovane per sempre, se non sbaglio sono secoli che gli uomini cercano un modo efficace per poter fare una cosa del genere…o forse quella era la vita eterna? Beh non importa! In ogni caso credo d’essere rimasta imbambolata con la faccia da ebete per diversi istanti, prima di rendermi davvero conto di cosa avrebbe comportato quella richiesta. Forse l’adrenalina che mi scorreva in corpo, era riuscita ad annebbiarmi le idee in quei primi momenti, ma ripetendomi e ripetendomi quelle parole in testa riuscii infine a capire. Io mi sarei fermata. Non avrei mai visto o capito che cosa significasse essere un’adulta, probabilmente non avrei avuto figli, tanto meno sarei riuscita a trovare qualcuno con cui passare il resto della mia vita. Chi avrebbe mai voluto come compagna una donna che non dimostra più di quindici anni? [color=#17365D]<b>“Resterai sempre come sei, senza invecchiare mai.”</b>[/color] Continuò Ishiki vedendomi confusa o forse per puro e semplice sadismo [color=#17365D]<b>“Ma la tua vita si consumerà ugualmente. E quando sarà giunta la tua ora, morirai come qualsiasi altro mortale…o quasi. Lo sai, no? La Tana si riprende sempre i suoi figli.”</b>[/color] Certo che lo sapevo. Come sapevo che ormai mi restavano ben poche scelte. O accettavo…o accettavo. Perché era fuori discussione che rifiutassi, finendo per vagare nella Tana alla ricerca di un’uscita. Con l’andar del tempo, il suo Chakra corrotto avrebbe contaminato anche me e a quel punto sarei diventata io stessa un’abitante di quel luogo, proprietà di Ishiki, che avrebbe potuto disporre di me come meglio credeva. In realtà questo accadrà ugualmente una volta che sarà giunto il mio turno, ma in quel momento non mi sentivo ancora pronta a fare quella fine. Avevo troppe cose da fare e poi, che senso avrebbe avuto il mio desiderio di proteggere Kasai se mi fossi arresa così? Non potevo farmi battere dalla paura di un futuro in cui sarei rimasta immobile allo scorrere del tempo, se l’avessi fatto…ciò per cui ero scesa là sotto non avrebbe più avuto senso. [color=#17365D]<b>“Se vuoi puoi anche rifiutare Mahiru-chan. Mi annoio qua sotto da sola, avere un po’ di buona compagnia non disp…”</b>[/color] [color=#B2A1C7]<b>“Accetto.”</b>[/color] La fermai prima che terminasse quella frase, prima che cambiassi idea. La sua espressione passò dall’essere stupita, ad un ghigno che ben poco aveva dell’innocenza mostrata da quell’entità all’inizio. Ciò che accadde dopo fu molto confuso. Nemmeno ora riesco ancora a ricordare quegli avvenimenti con assoluta chiarezza, i ricordi sono leggermente sfocati, come un sogno. La vidi saltare giù coi piedi scalzi dalla sua katana, afferrandola mentre si avvicinava a me con grazia. Poi ci fu la costrizione delle catene, catene che risalirono dal suolo afferrandomi polsi, caviglie e collo costringendomi in ginocchio. Mi sentii soffocare e solo per volere divino non sbattei il viso a terra per la violenza con cui venni afferrata, fermando la caduta con le mani. Senza darmi il tempo di riprendermi, ancora stordita da quell’attacco improvviso, la lama che la Volontà teneva tra le mani, mi penetrò le carni proprio di una di quelle ancore di salvezza, strappandomi un gemito strozzato per la sorpresa. Ma non fu quello il dolore peggiore, non fu la katana piantata nella mia mano destra a fare più male. No, fu qualcos’altro…qualcosa di più profondo. Era come se con quel contatto, Ishiki mi stesse lacerando l’anima, come se stesse strappandomi qualcosa dai meandri più intimi del mio essere. Dalla mano si diffondeva come un veleno in tutto il corpo, bruciando e ferendo laddove lo sguardo non avrebbe mai potuto vedere. E faceva male. Faceva dannatamente male! Le lacrime mi rigarono il volto mentre un urlo, che non riconobbi nemmeno come mio, lacerò il silenzio, graffiandomi la gola. A quel punto fu il buio ad accogliermi, ma…poco prima di perdere completamente conoscenza, quando le catene mi liberarono e io ricaddi a terra come un guscio vuoto, mi sembra di aver visto Ishiki strappare la katana dalla mia mano, leccandone via il sangue dalla lama con una certa soddisfazione, per poi ordinare a qualcosa…qualcosa di grosso, di portarmi fuori.
Fu strano riaprire gli occhi nel mondo umano. La prima cosa che feci, prima ancora di pensare a Kasai, prima ancora di controllare lo stato della mano, fu precipitarmi alla finestra della mia stanza, in cui ero evidentemente stata portata da Papà dopo la risalita dalla Tana, alla ricerca della luce. Il sole. Non sapevo quanto tempo fosse passato dal mio ingresso nell’altra dimensione, ma provavo una sensazione nostalgica, come se l’essere inondata dai suoi raggi mi fosse mancato da morire. E probabilmente era così. Papà arrivò poco dopo, allarmato dai rumori che avevo provocato rotolando giù dal letto. Sarà stata un’impressione mia, ma mi sembrò avere qualche ruga in più di quando ero entrata nella Tana. Doveva essersi preoccupato parecchio, ma per fortuna era andato tutto per il meglio…o almeno credevo. In realtà non avevo ancora provato ad evocare Shinya, quindi non potevo sapere se il Contratto fosse stato, effettivamente, stipulato a dovere. Ma ero ancora troppo frastornata per pensare a questo. Un po’ reticente, raccontai tutto ciò che era accaduto laggiù a Papà e Kasai, che piombò in camera poco dopo, baciandomi la fronte, per poi prendermi in giro, in quanto lui si era svegliato ben prima di me. Gli tenni un po’ il muso, ma…è sempre stato difficile mantenere l’aria offesa con mio fratello. Dopo un po’ di insistenze, dissi loro il prezzo che avevo dovuto pagare - tanto se ne sarebbero accorti da soli che non invecchiavo di un giorno - ma quando la stessa domanda venne rivolta a Kasai, lui glissò usando più o meno la stessa espressione che usava Mamma [color=#F9882B]<b>“E’ un Se-gre-to!”</b>[/color] La cosa mi impensieriva un po’, ma alla fine Papà ed io rispettammo il suo riserbo. Fu solo mentre mettevo finalmente qualcosa sotto i denti, che feci caso alla mano. Non era rimasto alcun segno, solamente una sottile cicatrice argentea che non era stato possibile guarire nemmeno con l’Arte Medica dei pochi ninja specializzati presenti al villaggio. Ma non era un problema e, sinceramente, non mi interessava nemmeno. Quello che volevo fare in quel momento era solamente provare ad evocare Shinya. Il mio Kashin, il mio primo Kashin! Kasai aveva già provveduto a richiamare Homura: mentre placavo la mia fame, lo avevo scorto allenarsi nel tiro con l’arco sul dorso di un grosso leone dal manto aureo. Kasai aveva sempre adorato i felini, e si era dimostrato sin da piccolo un tiratore di precisione eccezionale! Sicuramente più abile di me che, come alcune malelingue dicono, sono solo brava a tagliare. Ma sapete una cosa? Voglio proprio vedere se quelle linguacce hanno ancora il coraggio di parlare ora che Shinya è con me! Ah che soddisfazione è stata chiamarlo per nome e vederlo comparirmi dinnanzi in un turbinio di nero splendore. Grande, enorme, tanto che avrei potuto sedergli in spalla comodamente! Era proprio come me l’ero immaginato: possente. Il legame con il pupazzo di Mamma era evidente. Shinya era un grosso coniglio nero. Gli occhi dello stesso colore del sangue, armato di una lunga falce, coi denti aguzzi e taglienti e vestito con quello strano cappotto rosso e bianco cucito a suon di “ahi!” da mia madre. Un amore, non trovate? Chissà perché Kasai insinuò che la mia definizione di carino fosse un tantino eccentrica? Disse anche che la mia testa doveva essere un bel casino vista da dentro, ma non volle spiegarmi il perché. Beh, in ogni caso era andato tutto bene. Se proprio proprio avessi dovuto farmi un appunto, ecco…sarebbe stata la voce. Non avevo messo in conto la voce di Shinya quando lo avevo immaginato ed evidentemente Ishiki si era divertita a sceglierne una a suo piacimento che, per l’amor dei Kami, non era male, eh. Sembrava un po’ l’insieme di più voci con toni differenti. Tutto sommato non mi dispiaceva. Mi sentii seriamente in imbarazzo quando il Kashin si rivolse a me chiamandomi Shujin-sama. Lui così grosso che chiamava me Master, Padrona. Era così…certo, io possedevo il suo nome, la sua esistenza era tale grazie a me, ma non mi piaceva quel titolo. Non mi piaceva nemmeno come suonava. Insomma, fino a quella mattina lui era stato il mio confidente, il mio complice. Sì, ora era un potente Vassallo e non più un pupazzo, ma proprio non gradivo essere chiamata in quel modo freddo e sterile. [color=#B2A1C7]<b>“Ne Shinya, ti sei scordato il mio nome nel tempo in cui siamo rimasti nella Tana? Potrei offendermi, sai?”</b>[/color] Una chiostra di denti affilati si allargò a mo’ di sorriso sul musone del coniglio e i suoi occhi di brace brillarono, piegandosi divertiti a quelle mie parole. A quanto pareva se ne ricordava benissimo, ma aveva voglia di giocare. Portò la falce indietro, piegandosi in un inchino [color=#000000]<b>“Non sia mai, Mahiru-sama.”</b>[/color] Disse con quella sua voce cacofonica, evidentemente felice di vedere sulla mia faccia un po’ di colore. Ed ero certa che ci fosse, perché sentivo le gote calde calde, come se fossero state colpite da degli schiaffi. [color=#B2A1C7]<b>“Buffone.”</b>[/color] Lo appellai, ma ridevo sotto i baffi proprio come lui…e come Kasai pochi metri più in là. Per adesso andava bene così, a togliere quel -sama ci avrei pensato poi.
Solo in seguito collegai Shinya all’enorme ombra a cui Ishiki aveva ordinato di portarmi fuori dalla Tana. Aveva un senso d’altronde, lui era la mia Guida, suo il compito di badare a me. Ma la Mamma si era sempre raccomandata di non trattare i Kashin come delle cose, bensì come delle persone, nonostante il loro aspetto non sempre ordinario. Diceva che, dato che gli diamo dei nomi di persona, era giusto non trattarli da mostri, non usarli come meri strumenti. [color=#92D050]<b>“Sono i nostri Vassalli, questo è vero, ma non è forse compito del padrone, fare in modo che i propri servitori possano eseguire il loro compito al meglio? In un certo senso, dobbiamo prenderci cura di loro.”</b>[/color] Mi piaceva il modo in cui la vedeva. Il rapporto che Mamma aveva coi Kashin era qualcosa di unico ed insostituibile. Pochi nel Clan ragionavano come lei, lo stesso Papà non aveva il medesimo genere di approccio con i propri Vassalli, tuttavia non aveva mai ripudiato il modo di fare di mia madre. Anzi, a volte diceva che invidiava il legame particolare da lei instaurato con quelle creature, tanto che io e Kasai siamo cresciuti seguendo quegli insegnamenti. Istruiti a parlare e rapportarci con i nostri Kashin come se fossero dei nostri pari, dei compagni leali. In fondo di loro ci si può fidare. E’ la Tana.., la Tana e la sua Volontà, da cui ci si deve guardare. Ma allora non avevo ancora ben inquadrato in che senso, non sapevo fino a che punto avrebbero potuto ferirmi i capricci di Ishiki. Andava tutto bene. In seguito alla nostra Iniziazione, Kasai ed io prendemmo la decisione assoluta ed irrevocabile di occuparci del sostentamento della nostra famiglia, costringendo Papà a riposare in modo che la Corruzione regredisse fino a livelli tali che lui stesso l’avrebbe potuta tenere a bada da sé. Aiutati da Shinya ed Homura, iniziammo ad eseguire semplici missioni assegnateci dal villaggio. Lavoravamo bene in coppia, ci conoscevamo da sempre quindi la nostra sintonia era invidiabile, senza contare che le nostre naturali attitudini si completavano a vicenda: se io ero più portata per il combattimento ravvicinato, Kasai mi copriva abilmente dalla distanza grazie al suo arco. La nostra combinazione sembrava promettere davvero bene, pur ammettendo un ampio margine di miglioramento. Nonostante questo era chiaro anche alla Capoclan che, insieme, saremmo potuti diventare davvero forti…Sì, se solo non fosse arrivato quel giorno. Tutte le nostre belle speranze vennero spazzate via come polvere, prima ancora che potessimo realmente farci le ossa come si deve, prima ancora che Papà potesse riprendersi adeguatamente dal richiamo della Tana. Era un giorno qualunque, uno di quelli in cui si darebbe tutto per scontato…Mai nessuno si sarebbe immaginato la serie di eventi che, da quel momento in poi, avrebbero portato allo sfociare di un conflitto tale da riunire la totalità del Continente conosciuto sotto un’unica bandiera. Un solo nemico, dotato di una pericolosità tale da far appianare, quanto meno momentaneamente, gli attriti storici tra i vari Paesi e i Villaggi Ninja stessi. Ma i suoi veri intenti non furono palesati sin dall’inizio, tutto prese il via in sordina, secondo un ben preciso piano, uno schema studiato…chiaro solamente a chi l’aveva architettato. Per noi comuni mortali, il principio del suo avvento arrivò sotto forma di un potente terremoto. Il sisma, giunse improvviso dalle profondità del Paese della Cascata, il nostro Paese! E fu il caos. La terra si ruppe, formando una serie di numerosissime crepe che sfregiarono il volto di Taki no Kuni, tanto che alcuni andarono in giro inneggiando il ritorno del Grande Demone Codato che aveva dato forma alla nostra nazione. I piccoli villaggi come il mio, vennero duramente colpiti, i corsi d’acqua deviarono il loro normale corso, nelle foreste gli alberi cedettero e il Manto fu percosso talmente forte che nulla, da quel momento, fu più come prima. Come se non fosse stato abbastanza, mentre stavamo riorganizzandoci, certi che quel terremoto non fosse stato altro che questo, giunse infine la portavoce di quel Dio fasullo. Tutti la vedemmo. Tutti fummo colpiti da quella sottospecie di visione. Contemporaneamente e senza eccezione alcuna. Lei si mostrò, candida e spettrale nelle sua livrea bianca e viola e con quella voce gelida, ma al contempo melodiosa, annunciò l’avvento di colui che definiva l’Unica Grande Divinità. Tale Dio, il cui tempio era tornato alla luce proprio lì, a Taki no Kuni, prometteva a tredici prescelti da lui, che sarebbero stati marchiati ad intervalli irregolari da quel momento in avanti, la realizzazione di un loro qualsiasi desiderio. E’ inutile che vi dica quanto quella storia puzzasse. La voce della Mamma si sovrappose a quella della donna-spettro, in una cacofonia infinita di:</p><p align="center">[color=#92D050]<b>“I desideri sono pericolosi, Mahiru.” “Devi stare attenta e ciò che desideri.” “Non sempre ciò che vogliamo, viene inteso allo stesso modo dagli altri.”</b>[/color]</p><p align="justify">La reazione del Paese fu immediata: le Otawā, torri-fortezze presenti in tutti i Villaggi Principali di Taki no Kuni, si illuminarono della luce del fuoco per segnalare la reale presenza di un pericolo imminente. Nei giorni seguenti mentre iniziarono ad apparire i raggi che, secondo le parole di quell’apparizione, avrebbero dovuto non solo indicare la scelta di un nuovo prescelto, ma anche la posizione del Tempio stesso, vennero inviati degli Esploratori. Ciò che riportarono fu un resoconto di disperazione ed abbandono. I villaggi dei civili che venivano lasciati in fretta e furia, il nostro Paese distrutto, e una strana costruzione che di umano aveva ben poco, apparsa sul Manto. Dichiararono che sembrava fatta di vetro, ma che aveva l’aria di essere molto più resistente, e che riportava strane scritture ed incisioni. Continuarono ad inviare messaggi finchè non giunse il giorno in cui i Tredici si presentarono al Tempio. L’ultimo falco che ci inviarono riportava una lettera confusa. Parlava di una creatura di Tenebra, Watashi, che tutto aveva fuorchè l’intenzione di esaudire i desideri di coloro che si presentarono al suo cospetto. Le parole erano frettolose e mal scritte, ma ricordo bene il viso del Capo Villaggio mentre scorreva con gli occhi la piccola pergamena. Non avevo mai visto un’espressione così tremenda sul quel volto pacioso e la sua voce vibrava di rabbia e paura nel momento in cui annunciò al villaggio che il mondo era entrato in guerra.
Gli Esploratori inviati al Tempio, non fecero più ritorno. Probabilmente furono travolti dall’orda di quelle orrende creature che, a partire dalla Cascata, si espansero a macchia d’olio in tutto il Continente. Erano davvero davvero strane. Tutte simili, ma contemporaneamente differenti. Quella che presto l’Alleanza di Shinobi definì Progenie, si manifestava in forme diverse. A Volte si trattava di creature vere e proprie, palpabili, altre si traducevano in una sottospecie di Corruzione dell’ambiente o delle menti degli uomini che venivano usati come burattini. Io e Kasai, avemmo modo di vedere soprattutto quelle in forma fisica. Come molti altri ninja, nostro padre compreso, ci unimmo al fronte che venne formato al confine del nostro Paese, ed aiutati da Shinya e Homura affrontammo la Progenie. Più di una volta mi sono trovata faccia a faccia con quelle creature putride, più di una volta le frecce di Kasai mi salvarono, più di una volta la mia spada salvò lui. Non passò molto tempo prima che mi accorgessi di qualcosa di strano. Certe volte, la Progenie, se non precedentemente attaccata dai nostri Kashin, tentennava di fronte a loro…li evitavano. Sembrava quasi che non li riconoscessero come nemici, contrariamente a me e Kasai che puntualmente venivamo presi di mira come qualsiasi altro ninja sul campo di battaglia. Inoltre, con orrore mi accorsi presto di avere delle macchie di Corruzione sul corpo. Il che era impossibile! Perché né io né Kasai avevamo ancora l’esperienza necessaria per utilizzare direttamente il Chakra deviato della Tana. La semplice evocazione del Kashin, di per sé, non creava problema alcuno allo Shujin…allora com’era possibile? Fu così che iniziai a pensare che la colpa fosse delle emanazioni dell’Unico Dio, così come mi costrinsi a credere che lo strano comportamento della Progenie nei confronti dei nostri Vassalli, fosse solamente il frutto della mia immaginazione. Sì…un’impressione, dovuta al furore della battaglia, all’odio che provavo verso quelle creature e il loro Padre. Non espressi mai quei dubbi a mio fratello, non aprii mai bocca finchè una sera, attorno al fuoco, non fu Kasai stesso a tirare in ballo l’argomento. [color=#F9882B]<b>“Mahiru…quelle creature hanno qualcosa di strano.”</b>[/color] Avevamo appena finito entrambi, ad intervalli alterni, la seduta di meditazione per far regredire la Corruzione. Mi stavo appunto levando le bende che avevo tenuto tutto il giorno per evitare di contaminare qualcun altro, quando Kasai prese a parlare, mettendo in evidenza gli stessi strani comportamenti e le stesse strane reazioni che avevo notato io stessa. Ne parlammo a lungo, quella notte, coinvolgendo anche Shinya e Homura per vedere se conoscessero qualche dettaglio in più, ma erano confusi quanto noi. Dissero addirittura che la stessa Ishiki non sapeva che cosa pensare. Presupponendo che non avesse mentito, se nemmeno la Volontà della Tana sapeva nulla…c’era davvero da preoccuparsene. E di fatto fu proprio così. Con l’andar del tempo, per quanta Progenie l’Alleanza debellasse, ce n’era sempre il doppio pronta a prendere il posto della precedente! Non finivano mai, mai! Era come combattere contro i mulini a vento. Giorno dopo giorno, riprendersi dalla Corruzione diventava sempre più difficile. Il riposo era poco, il tempo per meditare anche…e Kasai iniziò a risentirne.
Quel periodo fu molto difficile. Per la prima volta in vita mia mi ritrovai a litigare con mio fratello per qualcosa di serio che andava ben oltre l’accattivarsi le attenzioni di Mamma e Papà o il predominio su un determinato giocattolo. Ma lui era così cocciuto! Non voleva capire che se fosse andato avanti a quel modo presto o tardi la Tana lo avrebbe chiamato a sé! Anzi, lo capiva, lo capiva eccome! Ed era questo che mi faceva infuriare, perché ben sapendolo non voleva ascoltare il mio consiglio di esimersi dagli scontri per un po’, il tempo necessario a riprendersi e far regredire la Corruzione galoppante che me lo stava strappando via giorno dopo giorno, senza che io potessi fare nulla. Il desiderio che avevo custodito per tanto tempo e che aveva dato forma a Shinya, stava sgretolandosi di fronte ai miei occhi. Non riuscivo a fermarlo…non ci riuscii in alcun modo. Anche ora, se chiudo gli occhi rivedo quel giorno come se fosse qui e adesso. Dopo l’ennesimo battibecco, finito con il rifiuto di Kasai di seguire qualsivoglia logica, fummo inviati a combattere ancora contro quelle creature. Ormai era passato un anno dall’inizio del conflitto contro Watashi, mio fratello aveva raggiunto la mia stessa età, quanto meno quella che dimostravo. Era cresciuto bene, in fin dei conti…testardo, ma non si poteva dire che si tirasse indietro di fronte alle difficoltà. Dentro di me sapevo che non avrei potuto fermarlo, io stessa al suo posto mi sarei sentita una vigliacca a restarmene al campo base mentre gli altri continuavano a combattere, quindi, in un certo senso, lo capivo. Tuttavia…era pur sempre Kasai. Vederlo correre incontro alla peggiori delle fini in quel modo, mi faceva star male. Egoisticamente speravo di riuscire a tenerlo con me il più a lungo possibile, ma era impensabile che in mezzo a quel casino riuscissi sempre a tenerlo d’occhio. Fummo separati. Per la prima volta da sempre, improvvisamente persi di vista mio fratello. Tuttavia non ebbi il tempo di preoccuparmene, non potevo abbandonare la posizione e poi…ci eravamo precedentemente accordati che, nel caso di un’eventualità simile, ci saremmo reincontrati al campo. Così, benchè la mia mente vagasse di tanto in tanto verso la sua immagine, portai avanti il mio compito fino alla fine, certa che quella sera ci saremmo rivisti come sempre lì, attorno al fuoco. Ma mi sbagliavo. Kasai non fece ritorno, quella sera. Il responsabile della sua divisione non sapeva dirmi nulla di certo, anzi, asserì addirittura che avrei dovuto metterci una pietra sopra, che probabilmente era <i>gloriosamente caduto in battaglia</i>. La terra mi mancò sotto i piedi. Non volevo credere che mio fratello fosse morto. Non poteva essere! E quello senza avere prove in mano mi diceva così! Dentro di me, sapevo che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare. Razionalmente, per il mio stesso bene e per le finalità della guerra, sapevo che avrei dovuto chiudere gli occhi ed andare avanti come un ninja che si rispetti avrebbe fatto, ma…Kasai era mio fratello! Era sangue del mio sangue, una parte di me, e non mi sarei arresa alla sua morte in quel modo. Era facile per loro presupporre che fosse deceduto: gli Shura non lasciano tracce al momento della morte, non restano spoglie su cui piangere, non resta niente che possa provare la loro precedente esistenza! Nonostante questo, io…nonostante la mia potesse sembrare la ricerca di un fantasma, non mi sarei arresa. Proprio come aveva fatto Kasai nell’ultimo periodo, decisi che avrei combattuto per i miei ideali fino alla fine, fregandomene del giudizio altrui. Beh…Feci una cosa davvero sciocca. Quella notte, uscii da sola e mi recai nella zona in cui io e Kasai eravamo stati separati. A ripensarci ora, mi chiedo se lo avrei fatto comunque, sapendo che cosa avrei trovato. Certe volte sogno ancora quella notte: la Progenie ammucchiata attorno all’incavo di un grosso albero, Shinya che corre a dare man forte ad un Homura ormai sfinito per tenere alla larga quelle creature dall’apertura e io che mi getto accanto al corpo ormai quasi irriconoscibile di Kasai. Ricordo che la battaglia dei Kashin infuriava impetuosa fuori dal pertugio, ma i miei orecchi non sentivano nulla, solo la mia stessa voce distorta dal terrore mentre chiamavo forte il nome di mio fratello, cercando di trattenerlo qui, per evitare che attraversasse la Soglia, per evitare che diventasse proprietà di Ishiki. Ve l’ho già detto, no? I nomi hanno un grande potere, ma quella volta c’era ben poco da fare. Più guardavo il corpo di Kasai, più la consapevolezza di aver fallito mi assaliva. Era lì, la Corruzione ormai stava divorando tutto il suo corpo, le macchie violacee non lasciavano quasi più intravedere la pelle chiara di Kasai. Uno dei suoi occhi era ormai deforme. Più grande dell’altro, con la sclera nera, l’iride dorata e la pupilla di un rettile: mi osservava, ma sembrava non riconoscermi. Gli presi una delle mani, la pelle ridotta ad un agglomerato squamoso, gli artigli lunghi ed affilati ed una serie di escrescenze ossee che andavano via via allungandosi ed inspessendosi fino al gomito. Ma non ci feci caso, me la portai al viso e la Corruzione iniziò a contagiare anche me, passando dalla sua mano alle mie e dalla sua mano al mio volto. La sentivo pungere, mentre avanzava, tuttavia era un dolore decisamente più sopportabile di quello che stava esplodendomi nel petto, togliendomi il respiro. Non mi resi nemmeno conto che, ad un certo punto, Homura scomparve…ormai troppo debole per restare in questo mondo. Continuavo a chiamarlo, con la vista sempre più annebbiata dalle lacrime che mi scorrevano da un pezzo sulle guance, la voce rauca per il troppo gridare. Ma proprio quando sembrava che la mia voce non riuscisse più a raggiungerlo, ci fu un guizzo in quell’occhio inumano. Lo vidi accendersi della luce della comprensione e diventare lucido nell’esatto istante seguente. Il braccio libero di Kasai, si portò sul suo viso a coprire gli occhi, tuttavia quelle stille cristalline che gli rigarono le guance non si fermarono di certo per questo. [color=#F9882B]<b>“Scusami…avrei dovuto ascoltarti, Mahiru.”</b>[/color] La voce di Kasai risuonò come una sentenza nella cavità dell’albero. E che vorreste dire in una situazione simile? Avevo davanti la verità, sapevo che di quel passo la Tana se lo sarebbe ripreso presto, ma non riuscivo a fare altro che piangere. Nella mia testa, quelle domande che mi sarei dovuta porre subito, restavano per il momento sorde, sotterrate dal dolore decisamente più forte della logica. Lui, invece, nonostante fosse chiaro che stesse soffrendo come un dannato, nonostante le lacrime stessero bagnandogli quel volto parzialmente trasformato in qualcosa che di Kasai aveva ben poco, tolto il braccio dagli occhi riuscì a farmi un sorriso. Ma quel tirarsi di labbra non fece altro che peggiorare le cose. Io lo dovevo proteggere! Avevo promesso a me stessa che non avrei permesso per nulla al mondo che quella cosa accadesse anche a lui. Dopo la morte in battaglia di nostro Padre, avvenuta qualche mese prima, avevo nuovamente giurato a me stessa che avrei fatto di tutto per il mio fratellino. Qualsiasi cosa.., ma non ero pronta per quello che Kasai mi avrebbe chiesto. [color=#F9882B]<b>“Ti prego, non permettere che sia Ishiki a prendermi.”</b>[/color] Non capii subito, o forse non volevo capire. La mia testa e il mio cuore avevano smesso di lavorare in sintonia da un po’, quindi se anche razionalmente quelle parole mi fossero state chiare, il cuore le rinnegava in maniera assoluta. No, non poteva essere che Kasai mi stesse chiedendo una cosa simile. Negai, negai, negai, ancora e ancora. Era impensabile che lo facessi, non avrei mai potuto…non avrei mai potuto prendere la vita di mio fratello per farne un mio Vassallo! Perché era questo che mi stava chiedendo Kasai. Non permettere che la Volontà della Tana si impadronisse di lui, significava solo questo…alleviare semplicemente le sue sofferenze non sarebbe stato abbastanza, Ishiki avrebbe disposto di lui comunque. [color=#F9882B]<b>“Non voglio perdermi, sorellina…”</b>[/color] Lo potevo capire, lo potevo capire sì, però [color=#B2A1C7]<b>“Ti perderai lo stesso, stupido! Lo sai che succede alle persone che vengono trasformate in Kashin! Tu non…non ti ricorderai nulla, Kasai.”</b>[/color] E’ così che funziona per gli Shura. Se uno del nostro Clan uccide qualcuno, che sia questi un membro del Clan stesso o chiunque altro, lo Shujin ha la possibilità di disporre del suo corpo come meglio crede. Nell’omicidio tra Shura, questo equivale al sottrarre alla Tana un Kashin che altrimenti sarebbe di sua proprietà. Ma quando un essere umano rinasce Vassallo, non ricorda nulla della sua vita precedente. Sa solo di esistere per servire il proprio Padrone. L’idea di fare una cosa simile a mio fratello, per quanto fosse lui stesso a chiedermelo, per quanto sapessi anch’io che, probabilmente, con me sarebbe stato meglio che in qualche anfratto della Tana a disposizione di Ishiki, non riuscivo ad accettarlo! Lui lo sapeva. Sapeva bene che quella decisione mi stava lacerando, sapeva che fare una cosa simile <i>proprio a lui</i> mi avrebbe uccisa dentro, non avrebbe nemmeno dovuto esprimere un simile pensiero. [color=#F9882B]<b>“So di chiederti molto, me ne rendo conto…ma ti prego, ti scongiuro, fallo! Vorrei tanto che ci fossero altre alternative, ma non ce ne sono.”</b>[/color] La sua voce iniziò a mutare anch’essa, a tratti si fece distorta, quasi simile a quella di Shinya, però rotta e strascicata. Lo stavo perdendo, mi stava sgusciando via dalle mani. [color=#F9882B]<b>“Ti sto pregando Mahiru. Se proprio devo scegliere…se mi è concesso esprimere un ultimo desiderio, voglio diventare un tuo Kashin. Sono certo che, accanto alla mia sorellina…non sarei diverso da come sono sempre stato, inoltre questo mi permetterebbe di continuare a proteggerti. L’ho promesso alla Mamma, ricordi?”</b>[/color] Diventare un Kashin per continuare a proteggermi. Quella che era la promessa di un bambino, era diventato il punto fermo di un piccolo ometto. Mi stava affidando il suo futuro, la sua vita. E lo stava facendo col sorriso sulle labbra. Quanto avrei voluto avere almeno la metà della sua sicurezza. In realtà tutto quello che stava accadendo mi spaventava a morte, tremavo come una foglia, mentre il desiderio di mio fratello iniziava a scalfire il mio rigetto. [color=#B2A1C7]<b>“Tu…sei davvero una persona orribile”</b>[/color] il suo sorriso si accentuò, sapeva che stavo cedendo [color=#B2A1C7]<b>“Mi stai costringendo a fare una cosa di cui porterò il peso per tutta la vita. Ogni volta che guarderò il volto di quello che sarà il mio Kashin, ogni volta che lo chiamerò, la consapevolezza di aver conquistato quel nome sulla morte di mio fratello mi lacererà. Diventerà il mio castigo.”</b>[/color] Non so nemmeno io con quale forza in quel momento riuscì a tirarsi seduto, ma lo fece, alzandomi il volto con una mano perché lo guardassi in faccia, causandomi un altro focolaio di Corruzione…ma quello era l’ultimo dei miei problemi [color=#F9882B]<b>“No. Non lo sarà. E’ una mia decisione e poi…devi metterti in testa che non mi stai condannando Mahiru. Al contrario, tu mi stai <i>salvando</i>.”</b>[/color] Anche in quel momento, anche in quell’attimo buio più della Tana stessa, lui riusciva ad essere la mia luce. Riusciva a sorridere di fronte al suo destino ormai segnato, addirittura sembrava ben disposto verso quell’unica opportunità che gli restava. Per quanto non fossi certa che mi sarei perdonata molto in fretta, le sue parole riuscirono davvero ad alleviare il pensiero di convivere con quella colpa. Non ero riuscita a proteggerlo, non ero riuscita a tenerlo al sicuro dal giogo della Tana, ma avevo la possibilità di salvarlo. E lo avrei fatto. Avrei esaudito quel suo ultimo desiderio, gli avrei permesso di coprirmi ancora le spalle, lo avrei strappato dal fato senza scampo che altrimenti gli sarebbe toccato. Ormai avevo deciso. Fu a quel punto che la situazione precipitò. Mentre stavo rispondendo a Kasai, vidi la sclera dell’altro occhio annerirsi alla stessa rapidità con cui una boccetta d’inchiostro avrebbe potuto espandersi in un bicchiere d’acqua. Mio fratello si portò una mano al petto, stringendo i denti e perdendo il sorriso. Per la prima volta, in quel frangente, vidi il terrore sul suo volto, la consapevolezza che ormai non c’era più tempo. La sua esortazione venne però preceduta da quella di Shinya. La voce del coniglio mi raggiunse pregna di preoccupazione, doveva avermi chiamata diverse volte perché era in condizioni pessime…e io stessa lo ero. [color=#000000]<b>“Mahiru devi farlo <i>adesso</i>!”</b>[/color] Il tempo di tornare a rendermi conto di tutto ciò che avevo attorno e la consapevolezza che la coscienza di Kasai se ne stava andando mi colpì come un pugno allo stomaco. Estrarre la katana non era mai stato così pesante, ma l’urgenza di riuscire almeno ad esaudire quell’ultimo desiderio di mio fratello, prima che si perdesse per sempre, guidò la mia mano. Fu un colpo solo, all’altezza della terza costola a sinistra. La lama non incontrò resistenza, penetrò le carni del petto di Kasai, precisa, colpendolo al cuore. Un attimo prima che aprissi la Soglia, un attimo prima che spirasse completamente col sorriso sulle labbra, lo vidi mimare un “Grazie”. Sapevo di aver fatto la cosa giusta, ma mi sentivo ugualmente sporca…le lacrime ripresero a rigarmi le guance in un misto di rabbia e sofferenza. Mi sarei volentieri fatta avvolgere dal dolore in quel momento, in una situazione qualsiasi lo avrei fatto. Ma non potevo. Dovevo avere chiara in mente l’immagine che volevo avesse il Kashin che sarebbe nato da Kasai. E non avevo dubbi su come avrebbe dovuto essere. <i>“Sono certo che, accanto alla mia sorellina…non sarei diverso da come sono sempre stato”</i> aveva detto. Quindi mi concentrai sull’immagine del mio fratellino, i capelli biondi come il grano e gli occhi dello stesso colore caldo del fuoco. La voce squillante, il carattere socievole, quella fissazione per i felini e la sua bravura nel tiro con l’arco. La testardaggine, i valori…tutto. Me lo fissai bene in testa, mentre il suo corpo ormai senza vita precipitava nella Tana, quindi assieme a Shinya lo seguii a mia volta. Non sarebbe stato necessario in altre circostanze. Ma scendere là sotto avrebbe permesso a me e al mio Vassallo di metterci in salvo dalla Progenie, inoltre volevo assicurarmi che Ishiki non mi tirasse qualche brutto tiro. Non glielo avrei permesso, non con Kasai! E infine…c’erano delle domande a cui dovevo dare risposta. Quegli stessi dubbi rimasti sepolti fino a quel momento, accantonati per la ben più impellente situazione in cui si trovava mio fratello, ora necessitavano di una spiegazione. Scesi così nel buio, verso l’oblio, ma a differenza del giorno dell’Iniziazione non fu la paura ad accompagnarmi quella volta, bensì solamente una violenta e profonda ira.
[color=#17365D]<b>“Stai violando un Tabù in questo momento, Bambina degli Shura. Lo sai, non dovresti essere qui.”</b>[/color] Quando io e Shinya giungemmo sul fondo della Tana, mi resi subito conto che c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta in cui vi ero stata. Sembrava in subbuglio: sia i livelli superiori che il luogo in cui Ishiki era costretta, apparivano in tumulto, come se i confini della Tana stessa si stessero muovendo, come se l’eco della guerra che stava svolgendosi nel mondo umano, si ripercuotesse in quella dimensione. Probabilmente era così, d’altronde ciò che accade da una parte e dall’altra della Soglia è inevitabilmente collegato, quasi come un riflesso distorto. Senza contare che Ishiki era più che evidentemente nervosa, e non era solamente a causa della mia inopportuna presenza in quel luogo. L’ho già detto, no? Non era necessario che mi precipitassi nella Tana, anzi, in realtà dopo l’Iniziazione non vi si dovrebbe più mettere piede, tranne che in rari casi. Ma io…dovevo appurare delle cose, dovevo capire perché Kasai fosse stato richiamato dalla Tana <i>così presto</i>. Non me ne sarei andata di lì senza delle risposte, tanto che il tono presupponente ed indispettito di Ishiki, quando mi riprese, non fece altro che aumentare la mia rabbia: perché ero certa che lei centrasse qualcosa con quello che era accaduto a Kasai. Non poteva essere altrimenti! Anche considerando la presenza di Watashi, era impossibile che la resistenza di mio fratello alla Corruzione fosse stata così bassa. Doveva esserci sotto dell’altro, e la Volontà lo sapeva di sicuro. Come sapeva perfettamente il motivo per cui ero lì, senza bisogno che lo dicessi io stessa. Purtroppo, non potevo contare sul sostegno di Shinya in quella circostanza, per quanto lo potesse desiderare, lui in nessun modo avrebbe potuto mettersi contro Ishiki. In realtà, nemmeno io avrei dovuto. Inimicarsi quell’entità non era proprio la mossa più saggia da fare, ma l’ira che provavo in quel momento superava di gran lunga il timore che avevo della Volontà della Tana. [color=#B2A1C7]<b>“Cosa gli hai fatto? Cosa hai fatto a mio fratello?!”</b>[/color] La rabbia che mi accecava non fu abbastanza spessa da impedirmi di notare il sorriso sadico che si fece strada sul volto della ragazzina dagli occhi rossi. La luce divertita del suo sguardo mi preannunciò che da quello scontro non avrei ricavato che ulteriori ferite, ma non mi interessava. Volevo sapere a tutti costi la verità! Non appena cercai di avanzare troppo verso quella creatura, delle catene del tutto simili a quelle che inchiodavano in quel luogo Ishiki stessa, limitarono i miei movimenti. Era frustrante! Lei si trovava a pochi passi da me, l’unica che poteva avere delle risposte, e io non riuscivo a metterle le mani addosso! Oh, perché in quel momento l’avrei fatto! Nulla mi avrebbe trattenuta, nessuna implorazione da parte di Shinya, nessun buon senso. Niente di niente. Probabilmente la Volontà l’aveva capito e, conoscendomi, prese la decisione di fermarmi prima che non potessi più tornare indietro. Il motivo? In quel momento non lo compresi, tanto meno ci pensai, ma se mi rivolgeste questa domanda adesso, direi per una scommessa. Una scommessa di cui ancora non ho capito né senso né termini, forse è solamente il suo ennesimo capriccio, non lo so. Ma quanto meno mi ha permesso di non perdere la speranza. [color=#17365D]<b>“Guarda che io non ho fatto nulla, sei tu che l’hai ucciso o sbaglio?”</b>[/color] Ghignò, avvicinandosi e riprendendo a parlare prima che potessi ribattere [color=#17365D]<b>“Sì, sì, ho capito cosa vuoi sapere. Accidenti, quanto siete frettolosi voi umani! Beh, diciamo che potrebbe essere che, come Pegno, abbia chiesto a tuo fratello un po’ della sua Umanità. D’altronde non capita tutti i giorni che due fratelli, iniziati lo stesso giorno, scendano quaggiù animati dallo stesso identico desiderio! Così folle e delizioso al tempo stesso…tanto da farmi decidere di fare in modo che si proteggessero a vicenda <i>per sempre</i>. E qual era il metodo migliore se non quello che voi stessi avete messo in moto poco fa?”</b>[/color] Quella verità mi cadde addosso come un macigno. In poche parole, se eravamo arrivati a quel punto, se Kasai era morto in quel modo orribile e se io ora mi trovavo nella situazione di fare del mio fratellino un Kashin, era dovuto solamente ad un capriccio di Ishiki! Fu allora che compresi le parole della Mamma. Per la prima volta, tutte le raccomandazioni sui desideri che mi facevano i miei genitori sin da quando ero una bambina, acquisirono un senso reale e palpabile. Il sogno di proteggere Kasai era stato violentato e stuprato dalla mente della Tana, facendolo diventare un’arma che si era ritorta contro il mio stesso fratellino. E la medesima cosa era accaduta al desiderio di Kasai. Però, ciò che più faceva male, era che, nonostante tutto, nonostante ciò che la Volontà aveva fatto fosse contrario ad ogni etica umana, riuscivo a comprenderne la logica innegabile. Se Kasai fosse diventato un Kashin, sarebbe stato legato a me in eterno e, come tale, avrebbe potuto proteggermi per sempre, proprio come aveva promesso alla Mamma. E io, in quanto sua Shujin, avrei fatto lo stesso, proprio come avevo giurato di fare. La consapevolezza di quella verità era così pesante da riuscire a sfibrarmi. Tutta la collera che mi aveva sostenuta fino a quel momento, evitandomi di provare il pizzicore doloroso della Corruzione che avevo sul corpo, sfumò come neve al sole. Dovetti ringraziare il fatto d’essere trattenuta dalle catene, perché se non ci fossero state quelle a sostenermi, sarei collassata a terra, priva di forze. Tutti i tasselli andarono lentamente e dolorosamente al loro posto. Se Ishiki aveva preteso da Kasai parte della sua Umanità, aveva senso che la resistenza del mio fratellino fosse drasticamente diminuita. D’altronde è ciò che ci permette di resistere e combattere il contagio della Tana. Più l’Umanità diminuisce, più il richiamo di quella dimensione diventa forte ed intollerabile. C’era ancora una cosa che non quadrava però…ma fu la Volontà stessa a rispondere, prima che io esprimessi i miei dubbi. [color=#17365D]<b>“In ogni caso non sarebbe dovuto accadere ora. Quelle strane creature e quel Dio fasullo hanno rovinato tutto!”</b>[/color] la vidi mordersi l’unghia del pollice, sfogando la sua irritazione [color=#17365D]<b>“Non capisco proprio da dove diamine siano spuntate quelle cose, ma in qualche modo intaccano la vostra resistenza alla Tana. Dovresti starci lontana Mahiru-chan.”</b>[/color] Per lei non era altro che un gioco infondo. Un capriccio, un passatempo. Giocare con le vite delle persone è ciò che le riesce meglio. Arrabbiarmi con lei, sfogare l’ira che avevo dentro sarebbe davvero servito a qualcosa? D’altronde Ishiki non ne poteva nulla, quella è la sua natura. Inoltre buona parte della colpa era mia. Nostra. Avevamo preso sottogamba i consigli di Mamma e Papà, non avevamo capito fino a che punto la Tana potesse ferirci, fino a che punto i capricci della sua Volontà avrebbero potuto coinvolgerci, e quello era il risultato. Da un certo punto di vista, Ishiki non sembrava ipocrita mentre mi rivelava quelle verità dolorose, così come non sembrava falso quel suo fastidio nei confronti di Watashi e la sua Progenie. Anche il suo suggerimento di evitare d’avvicinarsi troppo ad essi, per quanto impossibile da realizzare, aveva tutta l’aria d’essere sincero. Semplicemente lei è fatta così. Fatta male, certo. Sadica, maligna per certi versi, ma se c’è una cosa che la Volontà non ha mai fatto, da quando la conosco, è mentire. Con tutti i suoi lati negativi, almeno quel pregio glielo devo riconoscere, infondo…Già. Assurdo vero? In momenti simili si è in grado di dimostrare una lucidità fuori dal comune. Quando ero scesa nella Tana, avevo tutta l’intenzione di muovere guerra contro Ishiki, ma adesso…adesso no. Avevo avuto le mie risposte, avevo ottenuto ciò che volevo, e al posto della rabbia era rimasto solamente un grande vuoto. La cosa strana era che, quella mancanza, faceva più male del motivo scatenante l’ira stessa. [color=#B2A1C7]<b>“<i>Lui</i> dov’è?”</b>[/color] Lui. Non Kasai. Non potevo pronunciare il suo nome, non più. Il prossimo nome che avrei detto a voce alta, sarebbe stato quello del mio Kashin e non potevo utilizzare lo stesso di quando era in vita: era proibito. In realtà, non era ben visto nemmeno ciò che mi stavo accingendo a fare. Diverse storie raccontavano di Kashin nati da esseri umani che, col passare del tempo, riacquistavano la memoria della propria vita passata e del proprio vecchio nome, sfuggendo così al controllo del Shujin e causandone molto spesso la morte. Da quel punto di vista io avevo già fatto una cosa nettamente sconsigliata, ovvero creare un Vassallo con lo stesso aspetto della persona che era in vita…Pericoloso. Molto pericoloso. Ma sapete che vi dico? Non l’ho fatto solo perché è stato Kasai stesso a chiedermelo, ma anche per me stessa. Perché da qualche parte nel mio cuore, speravo, e spero tutt’ora, che il mio fratellino riacquisti la memoria. So che questo potrebbe essermi fatale, tuttavia nelle scritture non sono registrati casi in cui sia lo stesso umano a chiedere di essere trasformato in Kashin. Quindi se Kasai dovesse ricordare il sé stesso passato, se dovesse riuscire a riconquistare la propria memoria, probabilmente ricorderebbe anche che è stato proprio lui a pregarmi di renderlo un mio Vassallo. Allora forse, potrei riuscire in ciò che nessuno Shura ha mai fatto. Ma queste, sono ed erano solamente supposizioni. Probabilmente Ishiki ha sempre saputo cosa mi frullava in testa e per questo motivo era tanto divertita, anche in quel momento. Mi rilasciò dalle catene e per poco non caddi a terra come un sacco di patate. Ero stanchissima, la Corruzione, attaccatami da Kasai stesso, mi stava sfiancando, ma più di tutto era quella situazione a farlo. Quel doloroso vuoto e quella triste consapevolezza di aver sottovalutato la fonte stessa del mio potere. Ma nonostante tutto, riuscii a cogliere il divertimento nello sguardo della Volontà, quando dal nulla, fece apparire il corpo di quello che fu Kasai. Galleggiava nel vuoto e sembrava semplicemente addormentato. Mi avvicinai barcollando, inginocchiandomi accanto a lui, attenta a non toccarlo...Un riflesso condizionato, del tutto inutile. Temevo di passargli la Corruzione, ma ormai era un paura infondata. Tuttavia era ancora troppo presto perchè me ne rendessi conto, come era ancora troppo presto perchè vederlo non riaprisse la ferita che avevo nel cuore. Tra le lacrime che iniziarono a scendere silenziose, lo osservai attentamente. L’espressione serena, proprio come quella che ricordavo appartenergli e più nessun segno del contagio che aveva subito poco prima che io stessa gli togliessi la vita. La ferita stessa che gli avevo inferto era sparita, lasciando solamente l’immagine di ciò che avevo desiderato poco prima di seguirlo nella Tana. Kasai come lo ricordavo, come era sempre stato…almeno esteriormente. [color=#17365D]<b>“Ti soddisfa?”</b>[/color] la voce maliziosa di Ishiki mi richiamò alla realtà. [color=#17365D]<b>“Sai, quando l’ho visto apparire così, ho pensato che desiderassi la morte. Sei consapevole della pericolosità di ciò che stai facendo, vero Mahiru-chan?”</b>[/color] Asciugandomi le lacrime, mi voltai verso di lei rialzandomi in piedi con difficoltà. Per quanto al momento fosse solo un guscio vuoto, faticavo ad allontanarmi dal mio fratellino. [color=#17365D]<b>“D’altronde per quanto le dicerie di voi umani asseriscano che chi diventa Kashin perda la propria memoria, la verità è un’altra. Certo, i ricordi della vita precedente vengono spazzati via, ma…lo sai come funzionano i dejà vu, no? Sono finestre che mostrano attimi di una vita passata. Un aspetto simile, potrebbe fare in modo che lui riesca a recuperare i suoi ricordi molto in fretta. Potrebbe esserti fatale.”</b>[/color] Certo, lo avevo messo in conto. Ma era quello che speravo, e Ishiki probabilmente lo sapeva già. Era lei che ci aveva messi in quella condizione. Per quanto i suoi piani fossero stati sfasati dalla presenza di Watashi, quel finale lei lo aveva già scritto! E detto francamente, come lei aveva asserito di conoscere me e tutti i membri del clan, in quel momento credo di aver iniziato io stessa a conoscerla un po’ più a fondo. E’ stato allora che per la prima volta mi sono chiesta se il modo d’agire di quella creatura non nascondesse qualcosa di più che semplice malizia. Andiamo…certo, non è più umana e i suoi modi di fare sono spesso eticamente inconcepibili, ma Ishiki era e resta tutt’ora ciò che rimane di Izayoi Mizuki, la fondatrice del nostro Clan. Aveva davvero senso che desiderasse la morte di un membro dello stesso? [color=#B2A1C7]<b>“Ne sono consapevole. Ma mio fratello è diverso da tutti gli altri.”</b>[/color] L’interesse si accese negli occhi della Volontà. Fu un brillio a metà tra l’eccitazione del predatore e la felicità di un bambino che ha ricevuto un nuovissimo gioco in regalo. [color=#17365D]<b>“Ah si?”</b>[/color] Annuii convinta a quella sua domanda sibillina, senza dare spiegazioni che l’entità a me di fronte non conoscesse già. [color=#17365D]<b>“Beh, in effetti hai ragione.”</b>[/color] Ridacchiò [color=#17365D]<b>“Quando poco fa è giunto qui, stringeva ancora forte <i>quel</i> desiderio. Non ho mai visto nulla brillare più della sua volontà di proteggerti, Bambina degli Shura! Può anche darsi, quindi, che il vostro fato sia differente rispetto ai folli che vi hanno preceduto in questa scelta. Non lo so con sicurezza nemmeno io!</b>[/color] Si avvicinò con un balzo leggero giungendo ad un soffio dal mio volto in un attimo [color=#17365D]<b>“Sai cosa ti dico, Mahiru-chan? Ho deciso di scommettere su di voi!”</b>[/color] Non capii affatto che cosa volesse dire. E ancora oggi non sono certa dell’interpretazione che sono riuscita ad attribuire a quelle parole. Tuttavia avere in qualche modo l’appoggio di Ishiki, mi diede speranza. So perfettamente che il suo potrebbe essere semplicemente l’ennesimo gioco, però…però io devo e voglio crederci! In quel momento di disperazione, mi dissi che se la Volontà era disposta a scommettere su di me e Kasai, allora anch’io avrei dovuto farlo. Perchè se io per prima non avessi pensato che fosse possibile che il mio fratellino ricordasse chi era, allora che senso avrebbe avuto tutto questo? [color=#17365D]<b>“Pensala pure come ti pare.”</b>[/color] Mi disse poi, allontanandosi per tornare accanto al corpo di Kasai [color=#17365D]<b>“Vedilo come il mio ennesimo capriccio, se preferisci, non mi interessa il giudizio di voi umani. Tuttavia, mi piace pensare che ci sia sempre qualcuno che possa ancora riuscire a stupirmi: e voi due sembrate quel genere di individui! Quindi mi auguro che mi facciate divertire.”</b>[/color] Si dice che la speranza sia il veleno più dolce esistente, beh…io in quell’occasione fui ben lieta di prenderlo. Piccole gocce, una alla volta, così da assuefarmici lentamente, senza temere reazioni esagerate da parte del mio corpo. Mi ritrovai a pensare che sì, se era quello l’unico appiglio che mi restava, se era la speranza offertami da Ishiki il filo di ragnatela che mi avrebbe permesso d’uscire dall’inferno, allora io mi ci sarei aggrappata con tutte le forze. Direte che sono stata una sciocca. Che fidarmi delle parole di quell’entità sia una delle più alte dimostrazioni di masochismo che si possa immaginare. Ma sapete una cosa? Non mi interessa. Non mi importava allora e non mi importa nemmeno adesso: perché se l’unico modo che ho per ridare la memoria al mio fratellino è credere fermamente nelle parole della Volontà, allora io continuerò a farlo. E’ l’unico modo che ho trovato per andare avanti, per non crollare ed arrendermi all’evidenza. E ora, come allora, sono estremamente convinta della mia scelta. D’altronde, se avessi tentennato proprio su qualcosa di simile, dubito che Ishiki me l’avrebbe fatta passare liscia. Lei, si nutre delle insicurezze dell’animo umano. Adora giocarci, rigirarsele tra le dita per farne ciò che le pare…ma in quel momento non fece nulla di tutto ciò. Si accucciò semplicemente accanto al mio fratellino, guardando prima lui, per poi rivolgersi a me con tono falsamente scocciato [color=#17365D]<b>“Allora? Quanto tempo hai intenzione di far aspettare ancora questo piccolino? Dagli il nome, avanti!”</b>[/color] Il nome. Kami…non ci avevo ancora pensato! Ero stata talmente travolta dalla successione degli eventi che non avevo ancora deciso che nome donare al Kashin che sarebbe nato da Kasai. Cosa che, forse, era anche dovuta al fatto che l’idea in sé di utilizzare il mio stesso fratello come Vassallo, ancora non era stata completamente digerita. Non che ci fosse altro da fare a quel punto. Volente o nolente, il battesimo del Kashin era l’unico passo che potevo fare, se volevo dare una possibilità al mio fratellino. Altrimenti sarebbe rimasto il guscio vuoto che era ora. Un semplice corpo, apparentemente addormentato, nulla di più. Ma scegliere il nome giusto non è facile. Se poi si mette in conto che stavo decidendo il nome del mio fratellino, lo era più del solito. Doveva essere la parola giusta, quella che più rappresentava il Kashin e il desiderio che esso rappresentava. Doveva essere il concetto ideale, tale da divenire benedizione e maledizione, atto ad identificare il Vassallo e concedergli l’esistenza. Il soffio di vita che ciò che restava del mio <i>prezioso</i> fratellino stava aspettando, era nelle mie mani. Tutto dipendeva da me, ma la mia mente era vuota…o forse troppo satura, difficile dirlo. Tuttavia ricordo perfettamente che, nonostante tutto quel caos, nonostante mi sembrasse di non essere in grado di scegliere un nome adatto, nonostante temessi di commettere un errore, bastò l’ennesimo sguardo al viso addormentato di Kasai perché la parola giusta mi arrivasse alle labbra. Aggirando la ragione e sospingendosi fuori con la stessa fatale ineluttabilità del nostro destino intrecciato, il nome giusto rimbombò nel silenzio della Tana come se fosse sempre stato lì, in attesa d’essere scelto.</p> <p align="center">[color=#B2A1C7]<b>“Hōseki.”</b>[/color]
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[IMG=png]https://image.forumcommunity.it/2/9/0/1/3/7/2/1469867408.png[/IMG]</p><p align="justify">Chiudo il grosso libro che ho davanti con uno sbuffo polveroso delle sue pagine ingiallite, facendo voltare buona parte degli avventori della biblioteca di Kaijūatama. I loro sguardi di biasimo mi sfiorano per poco, immagino perfettamente che cosa stia passando per le anticamere dei loro cervellini ristretti “Ah i giovani d’oggi, sempre lì a fare casino!” Ma dico io, si facessero una vagonata di affaracci loro piuttosto che pensare a me. Neanche avessi gridato a squarciagola, ho solamente chiuso un libro in maniera un po’ stizzita. Avrò bene la possibilità d’essere seccata, no? E’ da quando mi sono trasferita alla Capitale della Cascata, durante il periodo di ricostruzione che ha seguito la conclusione del Conflitto con Watashi, che cerco notizie o collegamenti tra la Progenie e i Kashin, ma fino ad ora non ho trovato alcunchè. Solamente testimonianze di quanto io stessa ho avuto modo di vedere, ma nulla di più. Sembra proprio che per ora nessuno si sia fatto una qualche idea specifica a riguardo…e dire che sono venuta qui apposta! Dopo ciò che è successo a Kasai, mi sono ripromessa di comprendere a fondo la Tana e i poteri da essa derivanti. Molto più a fondo di quanto mi avrebbe mai permesso il mio Clan stesso…per questo mi sono trasferita in questa città. Essendo la Capitale del paese in cui Watashi fece la sua comparsa, ho pensato che avrei trovato della buona documentazione in merito, ma per ora ho trovato solo briciole. E questo nonostante sia riuscita a farmi amico Yoshi, un bibliotecario dalla doppia vita, tutto particolare. Quando ci siamo conosciuti – un incontro piuttosto bizzarro, lo ammetto - abbiamo fatto un patto io e lui, e da allora lo portiamo avanti con costanza e lealtà, aiutandoci come meglio possiamo nelle luci e nelle ombre dei nostri reciproci obiettivi. Devo dire che la sua amicizia mi è stata molto d’aiuto in questo periodo: non so come sarei finita senza il sostegno della sua baldanza e…del suo senso dell’orientamento invidiabile in questa città tentacolare che, fin da subito, mi ha messa in seria difficoltà! Ninja o meno, quando sono arrivata a Kaijūatama non ero abituata a luoghi enormi ed intricati come questo. I Villaggi che ho visitato in passato erano relativamente piccoli in confronto e, di fronte alla magnificenza della Capitale, mi sono trovata del tutto spaesata. Se non fosse stato per Yoshi, non sarei riuscita nemmeno a trovare l’appartamento che mi è stato assegnato. Sapeste che sorpresa poi, quando ho scoperto che fosse proprio lui il mio vicino di casa! Ma vabbè, questa cosa magari ve la racconto un’altra volta. In ogni caso da allora, in assenza di missioni e dopo gli allenamenti, sono solita venire quotidianamente in biblioteca a fare qualche ricerca…inutilmente a quanto pare. Sospiro, rassegnata all’ennesimo buco nell’acqua giornaliero, mentre volto lo sguardo verso Hōseki che, grazie al suo aspetto umano, mi aiuta assiduamente nei miei studi, senza avere la benchè minima idea di essere il motivo principale per cui mi spingo ogni giorno tra questi scaffali polverosi, stracolmi di tomi. Sorrido mentre lo vedo ronfare della grossa. La zazzera bionda appoggiata alle braccia conserte sul libro che stava consultando, il respiro pesante e regolare…visto così sembra proprio un ragazzino, eh? I ricordi dolorosi di quel giorno lontano, ogni tanto tornano a farsi sentire. Specialmente quando mi pongo questo genere di domande sciocche. Ma sapete..? Mi sono resa conto che per stare bene mi basta avere Hōseki accanto. Vederlo, mi ricorda che non devo assolutamente mollare e che devo fare tutto il possibile per riportare Kasai da me. Sembra proprio che, in fin dei conti, il desiderio del mio fratellino stia venendo rispettato: Hōseki continua ad essere la luce che mi evita di venire sepolta dall’oscurità dei miei ricordi. [color=#B2A1C7]<b>“Oi, Bell’addormentato.”</b>[/color] Lo richiamo, scuotendolo leggermente per una spalla [color=#B2A1C7]<b>“Sveglia, dobbiamo tornare a casa.”</b>[/color] Gli occhi dall’iride calda, ma ancora appannati dal sonno, si aprono fissandomi confusi prima di riconoscermi. Solo allora Hōseki prorompe in un sonoro sbadiglio che, manco a dirlo, fa riempire la sala dei sussurri infastiditi degli altri avventori. [color=#F9882B]<b>“Mahiru...trovato nulla di utile?”</b>[/color] Scuoto la testa, avviandomi con lui verso l’uscita della biblioteca, salutando Yoshi che se ne sta dietro al bancone: lo vedrò più tardi, tanto, al nostro solito Tè Notturno. [color=#F9882B]<b>“Domani andrà meglio.”</b>[/color] Se la guida di Shinya mi permette di non fare colpi di testa troppo pericolosi, il sorriso di Hōseki mi rassicura come poche cose al mondo. A volte penso che potrebbe dire la cosa più idiota di questa terra e per me sarebbe comunque plausibile. Certo è che questo suo ottimismo è contagioso. Sono anch’io dell’idea che andrà meglio, forse non sarà domani, forse non sarà nemmeno questa settimana o questo mese, ma sicuramente prima o poi riuscirò a venire a capo di questo casino e a ridare al mio fratellino la sua vera identità. [color=#B2A1C7]<b>“Sì, domani andrà meglio.”</b>[/color] Rispondo, non appena l’aria fresca dell’esterno ci accarezza il viso. E non è una bugia. Io ce la farò, a qualsiasi costo.</p></div>
[font=Monotype Corsiva][size=9]~<b>[color=#B2A1C7]S[/color]</b>tatistiche[/size][/font] <p align="center">[size=2][color=#B2A1C7]<b>L[/color]vl:</b> 15| [color=#B2A1C7]<b>E[/color]xp:</b> 7.576[/size]</p> <table style="color:#9A9A9A; text-align:center; width:100%" cellpadding="0" cellspacing="0">
<tr> <td class=""><b>STAT</b></td> <td class=""><b>BASE</b></td> <td class=""><b>RANGO</b></td> <td class=""><b>MISSIONI</b></td> <td class=""><b>VESTITI</b></td> <td class=""><b>LIVELLO</b></td> </tr>
<tr title="RIGA1"> <td class=""><b>Frz</b>: 45</td> <td class="">45</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> </tr>
<tr title="RIGA2"> <td class=""><b>Def</b>: 55</td> <td class="">45</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">10</td> <td class="">.</td> </tr>
<tr title="RIGA3"> <td class=""><b>Chk</b>: 75</td> <td class="">45</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">30</td> <td class="">.</td> </tr>
<tr title="RIGA4"> <td class=""><b>Vta</b>: 45</td> <td class="">45</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> <td class="">.</td> </tr>
<tr title="RIGA5"> <td class=""><b>Int</b>: 140</td> <td class="">45</td> <td class="">25</td> <td class="">12</td> <td class="">50</td> <td class="">8</td> </tr>
<tr title="RIGA6"> <td class=""><b>Res</b>: 110</td> <td class="">45</td> <td class="">10</td> <td class="">.</td> <td class="">50</td> <td class="">5</td> </tr>
<tr title="RIGA7"> <td class=""><b>Vel</b>: 120<hr></td> <td class="">45<hr></td> <td class="">15<hr></td> <td class="">3<hr></td> <td class="">50<hr></td> <td class="">7<hr></td> </tr>
<tr title="RIGA8"> <td class="">TOT 590</td> <td class="">315</td> <td class="">50</td> <td class="">15</td> <td class="">190</td> <td class="">20</td> </tr>
</table> <p align="center">[size=2][color=#B2A1C7]<b>S[/color]tm:</b> 107 | [color=#B2A1C7]<b>S[/color]lt:</b> 240[/size]</p> [SPOILER]<b>Calcoli:</b> <b>Stm:</b> (45 Frz + 45 Def + 60 Res + 90 Int + 70 Vel)/5 + 45 Vta= 107 <b>Slt:</b> 45 Vta*5 + 15 Amuleto della Vitalità= 240 <b>Fama:</b> 25 Medico + 5 Missione [[URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59595609&st=30#entry427011281]X[/URL]]= 30[/SPOILER]
[font=Monotype Corsiva][size=9]~<b>[color=#B2A1C7]M[/color]</b>issioni[/size][/font] <p align="center">[size=2][color=#B2A1C7]<b>P[/color]unti</b> [color=#B2A1C7]<b>M[/color]issione:</b> 4[/size]
[size=2]<b>D:</b> 1[/size] | [size=2]<b>C:</b> 1[/size] | [size=2]<b>B:</b> 0[/size] | [size=2]<b>A:</b> 0[/size] | [size=2]<b>S: </b>0[/size]</p>
[font=Monotype Corsiva][size=9]~<b>[color=#B2A1C7]E[/color]</b>sperienza[/size][/font]
[SPOILER]- 2765 Exp (creazione 2°pg) - 500 Exp per Evento Live di Halloween - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59303498#entry420599293]La foresta dell'oblio[/URL] - 500 Exp per Evento Live di Natale - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59418381#entry421744799]Riforestazione[/URL] - 600 Exp per Quest Medica Genin - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59425144#entry421804777]Prima che tutto possa finire[/URL] - 247 Exp per Addestramento base con png - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59478744#entry422294537]Ogni passo è destinato ad un cammino[/URL] - 800 Exp per Missione D - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=59595609&st=30#entry4270281]Aki no Hana, Fiori d'Autunno[/URL] - 1700 Exp per Missione Evento - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60199683&st=60#entry431323304]Kigentekina ami wo oru 欺瞞的な網を織る - Tessere tele ingannevoli[/URL] - 200 Exp per Autogestita #1 - [URL=http://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60647860#entry431667031]Un debito d'onore[/URL] - 264 Exp per addestramento base (PT/PA/PS) con Sensei pg - [URL=https://gdrnarutouniverse.forumcommunity.net/?t=60730034&st=15#entry438404672]Dall'altra parte[/URL][/SPOILER]</div> Edited by 'nD - 25/4/2019, 21:58
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