Posts written by Sir Onion

view post Posted: 9/5/2024, 18:50     Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo - Missioni
Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
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Periferia di Namisiu, Yuki no Kuni.
6 febbraio 253, ore 14.15



Non erano soli.
Pantegana li introdusse senza ulteriori cerimonie all'interno del rifugio, rispondendo alla presentazione del Mizukage con voce inaspettatamente gutturale. Non perché Hideyoshi avesse alcuna idea del suo aspetto, nascosto com'era, ma perché, dal nome, istintivamente il Kokage aveva immaginato una persona minuta in ogni aspetto, voce inclusa. Invece la risposta non fu lo squittire di un topo, grosso e grasso che fosse, ma il ringhiare di un tasso.
Entrarono nella tana, accomodandosi dopo qualche passo e immediatamente avvertendo drastica la variazione di temperatura. Un cambiamento più che benvenuto per Hideyoshi, anche dalla propria posizione privilegiata. L'umidità si tagliava quasi col coltello, e, nonostante gli odori e lo scoppiettio di una fiamma viva, il Cantore sospettò che responsabile fosse un sistema di riscaldamento a vapore simile a quelli che avevano udito avvicinandosi. Aveva già sentito quel tipo di tepore umido, simile a quello di una sorgente termale: la gente di Bousun vi faceva ricorso regolarmente, ma, sospettava, lì al nord di Yuki la questione doveva essere decisamente più diffusa e normalizzata.
Non ebbe il tempo di tornare con la mente a quel luogo, tuttavia, perché Pantegana richiamò immediatamente l'attenzione sua e di tutti loro. C'era un altro ospite nel rifugio: non quello che erano venuti a visitare.


(Un altro...? Che significa? Ha idea del rischio che stiamo correndo?
Quanto può essere importante per avere la priorità?)


Inutile dire che si trattava di una sorpresa... e non una benvenuta. Avevano già corso un rischio considerevole a farsi attrarre lì con quel messaggio, senza poter indagare oltre. Ora venivano a sapere che qualcun altro aveva raggiunto il rifugio, qualcuno che aveva priorità persino sulla persona che erano venuti ad interrogare.
Sarebbe stato il Mizukage a chiedere chiarimenti per loro conto, ricevendo dall'informatore una risposta che non avrebbe fatto nulla per rasserenare l'ambiente: il misterioso ospite era uno shinobi di Kiri, sopravvissuto ad un'altra disavventura. Da un lato sembrava incredibile come coincidenza... dall'altro era invece una conferma che si trovavano nel posto giusto. Il pensiero doveva aver sfiorato anche la mente del Mizukage, ad un respiro da lui: se si trattava di qualcuno appartenente all'altra missione, fallita o meno che fosse, la loro stessa posizione poteva essere stata pesantemente compromessa.
Date le capacità del loro nemico, non potevano nemmeno escludere che il sopravvissuto fosse finito sotto il loro controllo. Questo si risolse a riferire, in meno di un sibilo, un attimo dopo che il Juuichidaime ebbe dato il suo assenso a incontrare l'ospite inatteso. C'era troppo che non sapevano riguardo quei mostri; nella proiezione avevano visto delle creature ben lontane da normali shinobi, era vero... ma era difficile escludere del tutto il fatto che essi potessero nascondersi in altro, oltre che acqua e fognature. Perché non il corpo di un essere umano inviato a incontrare vecchi amici? Se una trappola doveva scattare, perché non lì?
Lo stesso Mizukage, espresse le proprie riserve e ricevuta una parola di conforto da Takumi, diede ordine ai suoi di assumere una posizione adatta a rispondere alla potenziale minaccia. Sarebbe stato difficile per Hideyoshi definire esattamente i movimenti all'interno dello spazio, per cui si sarebbe concentrato sullo scattare qualora uno scontro fosse effettivamente iniziato.
Avvertì Niku muoversi con violenza entro lo spazio ristretto di quel corpo trasformato: le sue fibre muscolari un tutt'uno con quelle del Kokage mentre Yu ammoniva l'ospite. Un istante più tardi, udì la voce di Takumi intimare a qualcuno di non muoversi.

view post Posted: 6/5/2024, 17:01     Conto di Nan Kitsuen - Banca
+150 stipendio Jonin di maggio

57.317 ryo
view post Posted: 6/5/2024, 17:01     Conto di Hideyoshi Jiyuu - Banca
+150 stipendio Jonin di maggio

115.449 ryo
view post Posted: 6/5/2024, 17:00     [∞] - Censimento - Censimenti
MAGGIO

Nome e cognome del personaggio: Hideyoshi Jiyuu
Rango: Jonin
Lavoro bonus: Kage
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Nome e cognome del personaggio: Hai "Nan" Kitsuen
Rango: Jonin
Lavoro bonus:
Link alla scheda: X
Link al conto: X
view post Posted: 4/5/2024, 09:23     Spedizione S - Noe Kaua, Nebbia di Guerra - Spedizioni
Biblioteca di Yuumen, Chishiki, Sora no Kuni. 1 febbraio 253 DN.
Ore 19.00


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"Mmmh... mh mh mh mh..."

Penombra.
Con la propria ricerca risoltasi in un sostanziale insuccesso, Aki sedeva ora in un angolo quasi completamente consumato dall'oscurità. La luce della candela faticava a tenere il passo con l'approcciarsi della sera ora che, una a una, le lunette della grande vetrata che serviva l'ala Occidentale erano andate morendo.
Così, loro modo, le speranze del giovane di rinvenire una risposta alle proprie domande. Una concludente, esaustiva, che non passasse attraverso visioni, enigmi o interpretazioni di testi e testimonianze altrui. Gli era stata gettata una cima, in qualche modo; gli era stata offerta un'occasione... ma per propria incapacità o per altrui inerzia essa pareva ora essere scivolata via, lasciandolo alla deriva. E non da solo: in quell'abbandono la parte peggiore di sé minacciava di emergere nuovamente, scambiando sussurri con una coscienza che, privata di scopo e determinazione, cedeva di fronte all'istinto.


"Mmhm... mh mh, mhh... E lawe au i kahi..."

Nessuno attorno a sé oltre i propri demoni. La Biblioteca era semideserta a quell'ora, e certamente lo era il proprio angolo. Aki si ritrovò improvvisamente ad alzare gli occhi dall'ennesimo tomo polveroso, ormai a sera fatta. Attorno a lui silenzio.
O quasi.
All'orizzonte della propria coscienza, distante, ma perfettamente udibile tra la parola di Yori e la quiete circostante, una voce. Qualcuno canticchiava, avvicinandosi, inopportunamente intonando e tintinnando. Passo dopo passo il disturbo si faceva sempre più opprimente, cancellando ogni altra conversazione venisse intentata nella testa del ragazzo: presto sarebbe stato impossibile da ignorare. Possibile che nessuno intervenisse?


"Mmhm... ahhh... buonasera."

La figura svoltò l'ultimo angolo che lo separava dall'avere una chiara visuale sul giovane shinobi. Una silhouette stagliata tra la candela e il buio dietro le vetrate. Piccola, sottile, la testa calva e il collo fragile sopra un cumulo di vesti, come un manichino troppo carico. Era lui che salutava?
Prese ad avvicinarsi, camminando in una maniera difficilmente descrivibile: calmo, ma al tempo stesso baldanzoso. Ogni passo faceva fluire la veste porpora, trascinando con sé i finimenti in oro e i ninnoli celati al disotto in un coro cristallino, caotico. Ogni gioiello catturava la fiamma al momento propizio, mostrandosi senza lasciarsi realmente definire.
Un uomo sulla... cinquantina? Trentina? La postura era quella di un giovane, ma la pelle era rugosa, tirata e conciata, macchiata. Gli sorrise, estraendo una mano dalle pieghe dell'abito e porgendogliela in un gesto inusuale.
Inusuale era anche l'accento, ma sarebbe stato impossibile per Aki indovinarne l'origine.


"Mukōgishi, è un grandissimo piacere incontrarla finalmente.
Vengo da parte dell'Organizzazione, ma mentirei se dicessi che non sono interessato soprattutto all'amuleto che porta con sé."


Disse, con massima trasparenza. Nell'udire quelle parole gli occhi di Aki sarebbero involontariamente guizzati alla mano tesa, o forse non l'avrebbero mai abbandonata fin da principio: tra i vari anelli preziosi, perfettamente riconoscibile, ce n'era uno più umile in argento.
Il cuore batteva incessantemente, amplificando il brivido di eccitazione e timore che Aki era andando percependo fin da quando aveva sentito l'uomo avvicinarsi... o forse no: forse non era il suo cuore, forse non erano i suoi timori, ma quelli del gioiello che portava su di sé.


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Studio del Tenshi, Isola di Chishiki, Sora no Kuni. 1 febbraio 253 DN.
Konohagakure no Sato, Hi no Kuni, 1 febbraio 253 DN.
Ore 19.30



La busta era anonima, tanto nella carta quanto nel sigillo. Chi l'aveva inviata sapeva bene di non dover attrarre attenzioni indesiderate ma, al tempo stesso, di dover far arrivare il messaggio a destinazione. Nel caso di Kinji, la missiva era già stata aperta da chi di dovere, che aveva applicato il timbro dell'Hokage a quella che, altrimenti, rimaneva una busta come milioni.
Dentro, la situazione rimaneva pressoché invariata. La carta non era ricca né povera, così come l'inchiostro e la calligrafia per nulla appariscenti.
Il messaggio era a sua volta esiguo, dritto al punto, lasciando che fossero contesto e confidenza a riempire l'inevitabile vuoto che si sarebbe lasciato dietro. L'importante era, come sempre, non destare sospetti, non lasciare che occhi indiscreti sapessero o potessero sapere.


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Messaggio e busta erano identici in ogni aspetto, salvo che in uno: la lettera destinata a Kinji presentava dei bordi lievemente increspati, ruvidi al tocco, come se la carta fosse stata malamente arrotolata. Sul momento l’Uchiha non vi avrebbe dato particolare peso, visto che la missiva era già passata di mano, ma nel sottrarre la lettera alla luce il cambio d'intensità avrebbe rivelato qualcosa ai suoi occhi.
Lungo il perimetro della lettera, a fare da cornice all’esiguo messaggio, c’erano dei segni. Chi li aveva vergati sulla carta aveva fatto bene attenzione a che il tocco fosse lieve, lieve abbastanza da confondere uno sguardo esperto perché scambiasse la perizia per imperizia. Anche così, tuttavia, essi rimanevano curiosi ma incomprensibili: non un alfabeto conosciuto, ammesso che di lettere si trattasse. Kinji era a malapena in grado di sentirli con i polpastrelli contro la ruvidità della carta… a malapena in grado di distinguerli con lo sguardo… a malapena in grado di comprenderne il significato.
Si; più li guardava, più li seguiva, più i suoi occhi riuscivano a decifrare l’indecifrabile. Ciascun segno pareva riordinarsi nella sua testa, rivoltarsi e spostarsi sulla carta per ricomporre l’ordine di un senso. Conosceva bene quel tipo di scrittura: soltanto lo Sharingan poteva decifrarla… e non un comune Sharingan.


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Kinji-san, se stai leggendo queste parole, significa che sei davvero un suo degno successore.
Quello che le è accaduto è una terribile tragedia e, mio modo, non posso non ritenermi in qualche misura responsabile.
Voglio che tu sappia che hai la mia completa fiducia.
Voglio che tu sappia che l'Impero sarà presente a questo incontro.
Ciononostante, desidero comunque che tu vi prenda parte.
Ho bisogno che tu veda di persona, ho bisogno di sapere.
Sarò io a fami vivo, ma lascio a te ogni valutazione.
Un amico.


Difficile dire quale effetto avrebbero sortito quelle parole. Erano lì, incontestabilmente scritte... ma a chi farle leggere? A chi rivelare quelle informazioni?
Kinji avrebbe dovuto prendere una scelta lì, in quel momento... e poi partire. Sia per lui che per Mira, il punto di ritrovo sarebbe stato lo stesso.
view post Posted: 22/4/2024, 20:11     Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo - Missioni
Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
5 febbraio 253, ore 3.30



Ombre sinistre si muovevano oltre il profilo della fiamma, lontane, al sicuro nel gelo della notte. In cielo non si distinguevano stelle, anch'esse tenute a bada dalla torcia vicina. Nel monastero regnava una calma perfetta, non impensierita neppure dall'ululare del vento tra le mura di pietra. Una quiete propria alla preghiera, alla meditazione, alla solitudine.
Un refolo riuscì ad aprirsi la strada tra le colonne, oltre il portico e fin dentro la stanza, colpendo le falde della pelliccia come un'onda gli scogli. Il Cantore ne percepì il contatto lungo la pelle del volto, già molto più caldo di com'era entrato, ma freddo abbastanza da fargli battere le palpebre.
La sensazione che lo aveva pervaso la sera prima, durante l'incontro con Taka, non lo abbandonava. La stessa che aveva sentito avvicinarlo la sera prima della partenza da Kiri.
Oramai si conosceva abbastanza da salutare quei timori con rassegnata indifferenza; con la consapevolezza che mai se ne sarebbe privato e mai l'avrebbero lasciato indifferente, né che mai avrebbero avuto il sopravvento su di lui.


(Un altro demone. Un'altra mostruosità. Anche questa volta usata come arma da uomini contro uomini.
Quando finirà?

Finirà mai?)


Non era stato sempre questo il modo di fare guerra. Non per lungo tempo. Poi non c'era stato altro.
Era stato Watashi a iniziare? Era stata Suna? Era stato il Kyo Dan? Il Tossico?
Hideyoshi Kaguya aveva visto e combattuto abbastanza. In vita sua, in gioventù, aveva fatto di tutto per non diventare un assassino di uomini in un villaggio che non esisteva per altro. Appena il tempo di diventarlo, che gli dèi, toltisi la soddisfazione, gli avevano scatenato contro incubi e orrori senza volto o nome.
Allora aveva smesso di combattere, era sparito, trasformato. Al suo posto Hideyoshi Jiyuu, un fantasma macilento che non conosceva altro se non solitudine e malinconia, senza sonno né veglia. Che ora seguiva l'intento di un altro Kage, senza realmente conoscerlo.
Un'altra folata, questa volta più tagliente e diretta. Fece un passo indietro, nascondendosi ancor più all'ombra del colonnato. Nel vederlo ritrarsi, Taka sbottò a ridere.


"Da quando sei diventato così delicato?"

Non rispose.

"... e noioso. E maleducato."

Di nuovo il Kokage le rivolse a malapena uno sguardo, accennando una scrollata di spalle ma non prestandole realmente alcun orecchio. Di tutta risposta la monaca gli assestò un calcio al fianco, tutt'altro che scherzoso, spingendolo indietro di un paio di metri e costringendolo a voltarsi.
In viso, la stessa occhiata di quando si erano rincontrati.


"La prima volta che ti ho visto ci ho dato per spacciati. Oto ci aveva mandato un damerino vestito da ninja... così cortese, così forbito...
Ma Yuri-sama garantì immediatamente per te... e aveva ragione a farlo.
Quando hai provato ad arringare quei poveracci in mezzo alla bufera, per farli entrare nel tempio... te lo ricordi? Io non lo scorderò mai. In quel momento ho capito di che pasta eri fatto... anche se metà di quello che ti usciva dalla bocca era incomprensibile."


(Ridicolo. Presuntuoso. Sarebbe dovuto rimanere qui. Rimanere com'era.)

Taka rise ancora. Questa volta sul serio, accompagnata dalla pietra che li circondava. Rise di lui, con lui magari... ma il Kokage si limitò a sorridere e a riavvicinarsi in silenzio, tornando alla posizione che aveva occupato prima della violenza. Al vederlo caracollare in avanti a quel modo lei alzò gli occhi al cielo, trasformando la risata in un'esalazione di frustrazione mentre colmava la distanza che li separava.
Prese il suo braccio attorno al proprio. Era caldissima. Anche attraverso le sopravesti e la pelliccia.


"Un attimo prima mi avevi detto... oh, com'è che avevi detto? "Salverò tutti coloro la cui razionalità sarà abbastanza elevata da comprendere il valore della vita. Vi ringrazio del suggerimento."

Insopportabile."


Gli fece il verso, ridendo ancora sommessamente. Il Cantore si avvertì scivolare via lentamente, come un ghiacciaio esposto a troppe estati.

"Fosti tu a convincerli alla fine, per fortuna. Si fidarono immediatamente di te.
E poi..."


(Poi mi salvasti la vita.)

"... ti ho visto tenere a bada due adepti della Luna Calante. Due. Con un braccio aperto fino all'osso. Per tenerli lontani dalla folla.
E quando hai ferito a morte lo Sciacallo? Non avevo mai visto un colpo del genere... ti sei lasciata tutto indietro... ti è quasi costato la vita.

Come eravamo combinati subito dopo... un miracolo. Due ragazzini. La gente di questo luogo non sapeva quanto era fortunata ad averti. Tu e Yuri-dono."


Di nuovo silenzio. Nessuno dei due era bravo a prendere complimenti. Nessuno dei due ci aveva mai fatto la bocca.

"Si beh, non lo sa nemmeno ora se può consolarti.

Ma seriamente... che ti è successo? Anche al tempo stavi male... con te stesso, con tutti. E si vedeva.
Ma ora? L'ultima volta ho pensato che avesse a che fare con Otogakure, con la gente del villaggio... e mi sono ricordata di com'eri quando ci siamo conosciuti. Ho pensato ti portassi dietro il peso di quelle persone, per questo parlavi a malapena... mangiavi a malapena.
Invece non c'entra la gente. È quella cosa, vero? Ha fatto il suo corso."


Per qualche ragione sentirla far riferimento al Segno senza nominarlo, rispettandone l'aura sinistra che lui stesso aveva preservato per la maggior parte della propria vita, gli lasciò in bocca un sapore amaro. Aveva abbandonato ogni distanza dal Potere di Otomika, figurativamente e fisicamente. Al punto tale da non poter dire quando ciò fosse accaduto, se mai c'era stato un singolo istante.
E Taka aveva ragione, naturalmente. Non aveva idea fino a che punto, tuttavia... né Hideyoshi sarebbe stato mai in grado di farlo capire, come di spiegarlo a se stesso. Il Segno era tutto, era ogni problema e ogni soluzione, ogni risposta e ogni domanda. Il Sandaime aveva preso la sua vita e l'aveva dirottata, mettendola su quel percorso senza che, ancora, il Kokage avesse alcuna soluzione per spostarsene.
Ammesso che volesse o potesse.
Annuì.


"Si... a suo modo. Fisicamente, spiritualmente... ma mi ha anche permesso di arrivare fin qui. Senza di esso non mi avresti rivisto, Taka-san, te lo garantisco.
Ciò che ho dovuto affrontare... ciò che il Suono ha dovuto affrontare in questi anni..."


Il cenno divenne uno di diniego, o scoramento. Un lento e mesto moto orizzontale del capo.

"Anche senza il Segno Maledetto non sarei chi ero quando ci siamo incontrati. Come te. Come tutti.
Se deve consumarmi, lo farà a suo modo e a suo tempo. Non l'ha fatto fino ad oggi... e a questo punto ho smesso di domandarmi quando avverrà, o come.
Fino a quel giorno lo utilizzerò, così come ha sempre utilizzato me."


Terminò, animato di nuova, soprendente determinazione. Taka dovette avvedersene, perché mimò un'espressione impressionata, separandosi sarcasticamente da quel contatto.

"Voglio vedere.
Domani.
Ho un'ora di tempo."


E scomparve dietro l'angolo, ignorando proteste.

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Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
5 febbraio 253, ore 17.30



"Spero tu sia pronto, perché oggi è stata una giornataccia..."

Calore; nonostante le temperature, nonostante gli abiti leggeri.
Taka gli danzava attorno con foga sempre maggiore, saltando e colpendo in movenze uniche, fluide, che lo riportavano indietro di quindici anni. La scimitarra si lasciava indietro appena una traccia d'argento, tagliando un raggio di luce superstite prima di scomparire: poi il colpo, e l'eco cristallina sulla terra, sulla pietra delle colonne attorno a loro, sfuggendo attraverso il soffitto aperto.
Davvero voleva che le mostrasse il Segno? Voleva spingerlo a tanto? O forse era una conferma che cercava... che nonostante tutto Hideyoshi fosse ancora lì, ancora in forze. Per quello che aveva detto, per quello che si apprestava a tentare. Difficile dirlo, perché la monaca scese sul campo di battaglia riservandogli poco più che un'occhiata di sfida e un invito: quali che fossero le sue intenzioni, il Kokage non avrebbe ben presto avuto molta scelta in materia.
Due colpi di studio, quindi Taka aveva iniziato a tartassarlo immediatamente: un fendente dopo l'altro l'avrebbe costretto a rispondere, non ultimo il fatto che l'arma, così come l'intenzione della donna, era tutt'altro che smussata.


(Maledizione... come ho fatto a lasciarmi trascinare in questa situazione...
Ci manca solo perdere un dito... o peggio...)


Il Cantore aveva preferito far ricorso alla lancia che Ryutaro gli aveva donato, mantenendola retratta per intercettare la spada mentre indietreggiava lentamente. Poi, a mano a mano che la foga dello scontro lo traeva a sé, ciascuna schivata si era fatta più ardita, ciascun movimento una minaccia di risposta. Così come era stato a Ryuchi, il calore emanato dall'avversario andava mescolandosi al proprio, innescando una reazione a catena che minacciava di forzarlo a ben più che una divertita partecipazione.
In un istante, quando oramai gli occhi e la mente avevano cessato di giocare un ruolo fermo e razionale in ciascuno scambio di colpi, l'istinto fu quello di balzare in avanti all'ennesimo fendente: uno che era oramai atteso, previsto, così come l'apertura che avrebbe generato. Hideyoshi avvertì i muscoli delle gambe reagire esplosivamente, quasi per conto loro, e la mano che stringeva la lancia azionare il meccanismo che la estendeva ad altezza d'uomo.
Nello scattare in avanti per ridurre la distanza tra loro, il Kokage utilizzò la base ricurva della lancia per agganciare il piede di Taka, minandone l'equilibrio mentre la spalla sinistra incontrava la sua destra, spingendola a terra. Solo allora, per grazia di un rumore estraneo nella sala, il jonin si riebbe: un istante più tardi e la lama della lancia le avrebbe trafitto il petto mentre cadeva.
Fece un passo indietro.


"Mi spiace, Taka-san... mi sono fatto prendere la mano..."

"Macché... bella mossa... sono io che mi sono..."

Disse dell'altro, ma gli sfuggì. La vista, per un istante, sfocata; le orecchie e la testa assordate da un battito che pareva impazzito. Avvertì Niku muoversi di nuovo, pericolosissima, vicina ad attaccare. Improvvisamente i suoi sussurri non erano più estranei, così anche la loro volontà.
Poi un respiro d'aria fredda. E un altro. Sbatté le palpebre. Taka era ancora davanti a lui, viva, illesa. La riconobbe, senza volerle alcun male.


(Kami... dannazione...)

Accanto a lei c'era un'altra figura. Un monaco. Gli ci volle qualche altro istante per riconoscere sul volto della donna un'espressione preoccupata... e non per lui, fortunatamente. Non sembrava essersene accorta: né del suo stato, né del pericolo scampato.
C'era dell'altro.


"Andiamo."

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Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
6 febbraio 253, ore 5.00



Un messaggio.
Non rivolto a loro, non direttamente... ma chi ne aveva provocato la stesura non avrebbe potuto scegliere momento o luogo migliore per dargliene notizia. Il Mizukage ne parve convinto fin da principio, e sul momento Hideyoshi non ebbe alcuna risposta da opporre o aggiungere, limitandosi a fornire quanto gli veniva chiesto riguardo il suo legame con il monastero. Di certo la coincidenza era inquietante, tanto da non lasciare molto spazio a ragionevoli dubbi: il numero di persone attaccate, il luogo, il tempo, la modalità... ufficialmente i destinatari del messaggio rimanevano i monaci, ma ciascuno di loro avvertì immediatamente l'entità della minaccia.
Erano attesi. Inspiegabilmente, improbabilmente. Nonostante le cautele prese, il nemico si aspettava qualcuno.


("Quelle maledette schifezze nere... come se perlustrassero...")

Elementi sospetti della vicenda, anzitutto per chi scriveva, erano la denuncia dell'attacco e la maniera in cui l'unica sopravvissuta era stata trattata dalle autorità di Namisiu. Le creature erano emerse dal sistema fognario, attaccando un gruppo di civili isolato e lasciando una donna indietro, creduta morta... ma il fatto che i mostri fossero in agguato, e il fatto che il gruppo fosse composto da tre più una donna, era interessante solo per loro lettori. Pantegana invece li informava del fatto che la violenza in sé non fosse inusuale, dato che, a quanto pareva, la gente del posto viveva "in simbiosi" con le creature.
Un parallelo sinistro con il Culto del Fango, con i Serpenti stessi... anche se di simbiotico quel rapporto non aveva nulla. I Serpenti erano abietti parassiti, e chi li serviva anime perdute.


(La denuncia è l'aspetto inusuale... il che significa con ogni probabilità che la donna, e forse il gruppo, non era del posto. Una straniera attaccata perché attesa, lei e chi l'accompagnava?
Una fortuna che sia sopravvissuta... e che le autorità l'abbiano lasciata andare.)


Un equivoco che, forse, rappresentava davvero un monito per loro. O magari no, magari si trattava davvero di una sfortunata coincidenza, di una ruga in quello che era altrimenti un felice rapporto tra i locali e i mostri. Difficile dirlo dalla loro posizione, difficile dirlo senza un'indagine: per questo aveva mantenuto il proprio silenzio. La linea proposta dal Juuichidaime aveva senso, non importava quale fosse la loro opinione riguardo questo Pantegana o le autorità cittadine, che avevano cacciato in malo modo la donna. Forse non credendole, o forse credendole fin troppo: se avessero voluto silenziarla, con ogni probabilità non sarebbe uscita viva dalla città.

(Sembra impossibile che sapessero di noi, in ogni caso... ma non possiamo escludere nulla. Non l'abbiamo fatto sino ad ora, ed iniziare adesso sarebbe folle. L'Averla è apparsa, e lo ha fatto attaccando un gruppo che somiglia al nostro, in un momento più che opportuno: se non ci fossimo fermati al Monastero, saremmo già stati nei paraggi...)

Così erano ripartiti alle prime luci, nel gelo di un'alba serena e silente. Ciascuno coi propri sospetti, ciascuno riprendendo, suo modo, un travestimento. Per Hideyoshi quello di un verme, nascosto tra le vesti del Mizukage; per Yosuke, quello di una donna. Il ragazzo aveva avuto bisogno di una spintarella per obbedire all'ordine del proprio Kage e assumere quelle sembianze, e certo non ne pareva entusiasta... ma dovevano giocare d'anticipo, modificando la composizione del gruppo e avvicinandosi a Namisiu per una strada meno battuta.
Una camminata di mezza giornata, per i tre. Un'attesa lunga, ma sorprendentemente confortevole, per Hideyoshi. Il Mizukage emanava un piacevole calore, e così era anche il suo odore, a cui il Kokage non impiegò molto ad abituarsi. Presto se ne sarebbero aggiunti altri, più forti, assieme a suoni che spezzavano la quiete perfetta del paesaggio: il sibilare del vapore, il crepitare del metallo dal quale fuoriusciva... nella distanza, il suono di uomini e macchine al lavoro.
Poi una porta che si apre, il busto del Juuichidaime che si china leggermente. Erano arrivati.


view post Posted: 7/4/2024, 22:13     Spedizione S - Noe Kaua, Nebbia di Guerra - Spedizioni
La volta celeste ricacciata nel vuoto della notte; ogni tenue luce soffocata, anche senza Luna. Le stelle si nascondono, ma non scompaiono: ritorneranno. Il loro è un mare molto più vasto, eternamente calmo e tempestoso, eternamente luminoso... ma non si direbbe a guardarlo da lì.
Abbassò lentamente lo sguardo verso il tumultare incessante di fronte ai suoi occhi. A differenza di quello in alto, il suo oceano si affrettava a nascondere ogni luce residua, a soffocare ogni grido e ogni fiamma. Così com'era cominciata, la battaglia era finita.


"Digli di prendere il resto e fare rotta verso Moku Koʻa."

"Ma..."

"Darete presto battaglia ad un nemico più degno di questo, efendi. Vi ho dato la mia parola.
E voi a me la vostra."


Un breve momento di silenzio, quindi l'ufficiale ammantato di nero riportò l'ordine ai suoi. Appena furono tutti di nuovo a bordo, i motori della nave ripresero a ruggire. Solo allora, osservato il relitto perdere ogni luce e le stelle ricomparire una ad una, i suoi occhi si spensero.

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Chishiki, Sora no Kuni, 1 febbraio 253 DN


Voci di violenze sempre più scellerate si abbattevano sulle coste del Continente, ad ogni ondata la marea più alta, la parola più drammatica. Il monito di Tensai acquisiva una veste nuova, forte di quella drammaticità che solo la voce di popolo poteva avere. Fin dove era avanzato il nemico? Quante le vittime del massacro? Quanti i vascelli affondati?
Aveva davvero senso proseguire con quel conflitto, considerato il costo in vite umane già imposto dal Morbo? Aveva senso iniziarlo nei termini che si profilavano all'orizzonte?
Persino per il Daimyo del Cielo era impossibile una stima precisa, persino per i Kage. E allora cuore e mente si facevano vulnerabili, più vicini a quelli di chi nulla sapeva e tutto credeva: questo il clima che si respirava in quei giorni, a Chishiki. Pur nella sua estrema lontananza dalle Isole Orientali, o forse proprio per questo, l'eco della tragedia assumeva l'aspetto di un rovescio cataclismico.
Soldato e governante nuotavano, almeno per quei giorni, nelle stesse acque. I dubbi erano gli stessi, e così, inevitabili, i timori.
Per il Tenshi, che l'operazione concordata a Kumo si risolvesse in una provocazione dalla quale il Continente non si sarebbe mai più ripreso.
Per Aki, che il monito del Chimico si tramutasse in realtà senza che arrivasse alcuna risposta concreta alle sue domande.


"Ahhhh, dove andremo a finire di questo passo..."

Esclamò con una lieve scossa del capo, in volto un curioso sorriso, mentre riponeva qualcosa tra le pieghe dell'abito. Un ninnolo tra i ninnoli.
Poi, di buona lena, prese ad avanzare tintinnando tra le strade della grande città: all'orizzonte, maestosa, la Biblioteca.


GDROFF///Tirate le fila delle vostre recenti attività in questo post, terminando come segue:
- Mira: arriva una missiva nel tuo studio.
- Akihiro: ti trovi nella Biblioteca.///GDRON

Edited by Sir Onion - 10/4/2024, 16:37
view post Posted: 5/4/2024, 14:23     Iscrizioni Konoha - Iscrizioni al GdR
Eccoci!
L'iscrizione va bene. Attento solo a un errore all'inizio, dove manca parte della descrizione fisica.
Per il background hai scelto un'impostazione bella tosta, che impone inevitabilmente un certo allineamento al personaggio fin da giovanissimo.

Abilitato!

Adesso leggi passo passo la Guida alla creazione della scheda e primi passi.

Trovi la scheda aperta qui, compila il codice fornito e invialo direttamente al topic linkato, poi passeranno a correggere gli eventuali errori.

Se ti può interessare, c'è la possibilità di intraprendere un Tutorial nella sezione Arena.

A quel punto potrai richiedere di intraprendere la tua prima missione D nel Topic Centrale Role.
view post Posted: 16/10/2023, 18:12     Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo - Missioni
Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
4 febbraio 253, ore 17.00



"Grazie per averci ospitato senza alcun preavviso.
Non vi avrei importunato senza causa, specialmente di questi tempi..."


Azzardò, rivolgendole un breve inchino non appena le apparve davanti. Erano passati quattro anni. Sembravano quaranta.
L'aveva raggiunto da sola, e fu lei ad avvicinarsi per prima, appoggiandogli le mani sulle spalle e stringendo lievemente la presa nel raddrizzarlo. Sorrideva genuinamente. In viso lo stesso sguardo serioso che le ricordava indosso, a stento levigato dall'espressione gioviale. Non sembrava invecchiata affatto dall'ultima volta che si erano visti. Nemmeno provata.
Per un momento, Hide immaginò che per lui fosse lo stesso.


"Non ci avresti importunati... sei perdonato, Kokage-sama."

Gli fece il verso, traendolo verso di lei per poi abbracciarlo calorosamente. Il Cantore ricambiò con il suo usuale trasporto da cadavere, rimanendo lì finché lei non decise di sganciarsi.
Lo squadrò da cima a piedi, portando una mano sotto il mento.


"Anche perché a quanto pare sei uno di noi ora... un po' palliduccio e magrolino per la parte, ma non sarò io a dirti che stai male vestito così..."

In risposta, il Kokage girò rapidamente su se stesso, sfoggiando la veste che era stata fornita al gruppo al posto dei loro abiti una volta arrivati. Gli era stato permesso di lavarsi, di mangiare, di avere un tetto sopra la testa. Li avevano trattati come avrebbero fatto per qualsiasi bisognoso: in quel luogo, in quel tempo e per lui, che gli aveva portato sempre sventura, non era poco.
Aveva lasciato i suoi compagni nell'edificio adiacente al complesso principale in cui erano stati accolti. Quindi, dopo aver chiesto informazioni riguardo Taka, era andato ad incontrarla da solo una volta che i suoi doveri gliel'avessero permesso.


"Anche di questo devo esservi gr-"

"Ti dirò che mi aspettavo di rivederti, ma tra queste mura non posso mentirti. E a giudicare dal tuo aspetto ci ho quasi preso.
Mi hai fatta chiamare solo per esprimermi eterna gratitudine?"


Fece; di nuovo, e improvvisamente, seria. Così la ricordava.
Nessuno dei due, a modo proprio, amava i convenevoli... e Hideyoshi non aveva modo di renderli più piacevoli. Si fece serio anche lui.


"No, Taka-san.
Siamo qui per ragioni della massima importanza... e discrezione. Vorrei che ci permettessi di parlare con te in privato, quando possibile."


Disse, lesinando sul lesinabile in ogni forma, ma lasciando intendere dall'espressione e dal tono che persino lì c'era da esitare a rivelare alcunché. Sperò, e così sarebbe stato, che Taka comprendesse.
In ogni caso, Hideyoshi avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per non compromettere lei nei confronti del monastero, e il monastero nei confronti di Yuki.
Considerate le informazioni che stavano per ricevere, l'impresa si sarebbe rivelata più ardua di quanto anticipato. Ma non era la prima volta che Hideyoshi entrava nelle sale dorate del Monastero del Sole portando sventura.


"Stasera. Vi raggiungerò io."

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Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
4 febbraio 253, ore 21.00



Il Kokage avrebbe svolto le dovute introduzioni, mettendo Taka in condizione di capire immediatamente quale fosse il livello di quell'incontro. La donna non sembrò sconvolta dal conoscere l'identità dei convenuti, cosa che non sorprese Hideyoshi.
Una volta terminate le introduzioni ed assicurata discrezione di parola, il Cantore di sarebbe fatto da parte, sorseggiando la propria bevanda e lasciando che fosse il Mizukage a guidare la conversazione.
Ciò che appresero, lì seduti, aveva dell'incredibile. Hideyoshi conosceva il mito di Yuki, tanto per frequentazioe personale quanto per lettura, ma mai avrebbe potuto immaginare quanto di esso trasudasse nel folklore... e nella storia del Paese. Il loro nemico era una figura mitica nella Neve, responsabile del primo impulso tecnologico ad aver investito il paese trent'anni prima, ed ora, presumibilmente, tornato per guidare una seconda rivoluzione. Assieme a lui la sua nemesi, "Il Dottore, Sarutobi", avverso all'utilizzo del ninjutsu e, per tale ragione, dedito al progredire collettivo attraverso mezzi scientifici.
Nessuno dei due aveva un volto. Eppure, Taka vendette loro quella storia come se non avesse nulla di mitico o fantastico: i due erano esistiti, esistevano, e con ogni probabilità non avevano mai lasciato Yuki, culla della loro rivoluzione. Il Daimyo aveva fatto di tutto per mantenere tali informazioni, e con esse quelle che avevano consentito la rivoluzione tecnologica, un segreto. Ad aiutarlo la geografia di Yuki, che concentrava il massimo della propria ricchezza e sofisticatezza nel nord, presso la capitale.
Ma c'era dell'altro. Le creature che avevano intravisto nella visione a Kiri, le stesse che avevano attaccato il villaggio, ora prendevano parte alla leggenda. I Mostri del Tossico, o forse del Dottore... quasi entità folkloristiche, tra di esse l'Averla, un essere grottesco e brutale, visto aggirarsi sempre nel nord di Yuki... forse.


(Forse... magari... è probabile... non c'è alcuna informazione certa, questa è la verità.
Abbiamo inseguito un vecchio in un posto dimenticato dagli dèi... l'abbiamo attaccato, torturato e ammazzato in casa sua... solo per venire qui a scambiare pettegolezzi e dicerie.)


Era grato a Taka, naturalmente: a sentirla parlare, sembrava rischioso persino usare negativamente il nome di quelle figure mitiche a Yuki. Figurarsi osteggiarle o facilitare chi voleva farlo.
Nessuna delle informazioni che ricevettero in quella stanza riuscì tuttavia a dargli conforto. Ad avvelenargli il fegato era ciò che avevano fatto e il poco che avevano realizzato, certo, ma c'era anche dell'altro.
Quelle storie, quei fantasmi all'orizzonte, avevano un sapore fin troppo familiare per il Kokage. Due uomini che inseguivano il progresso, due controparti, luce e ombra, sparite nel nulla, lasciandosi dietro un'eredità mastodontica fatta di segreti e mostri.
Non era la prima volta che sentiva quel sapore in bocca, lì a Yuki. Il sapore di casa propria.


(C'è da chiedersi se non sia questo, sempre e ovunque, il prezzo del progresso.)

Taka prese congedo coi loro ringraziamenti, lasciandoli dopo che Hideyoshi le ebbe rivolto un cenno di saluto. Il jonin era rimasto in silenzio per tutta la durata della conversazione, visibilmente gravato da quei pensieri sinistri.
Anche successivamente, quando il Juuichidaime fece il punto della situazione, Hideyoshi trovò a malapena la forza di annuire in assenso a quanto stabilito. Nord. Verso il cuore del progresso di Yuki, verso il luogo in cui i mostri si aggiravano liberamente. Lì, forse, avrebbero trovato l'Averla... e chi erano partiti a cercare.
Qualcosa di strano si animava in lui. Di inspiegabile, anche conoscendo la sensazione, anche conoscendo la propria debolezza. Ricordò ciò che era successo a Bousun, ciò che gli era stato fatto... e detto.
La città era stata ridotta a un cimitero.
No, nemmeno i cadaveri erano rimasti.


view post Posted: 4/9/2023, 18:20     +1Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo - Missioni
Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Sukoshi dōmu, Ishi no Kuni.
31 gennaio 253, ore 13.35



Un buco nell'acqua, anzi... nella roccia.
La creatura ritrovò lentamente la propria strada verso la taverna. Guidata dal sapore della terra, dall'odore del legno e della cera, di ciò che rimaneva del calore e dei fumi della notte. Non vista, si sarebbe inerpicata per lo stesso percorso adottato nel discendere all'alba. Due leggeri colpi contro il vetro della finestrella che dava sulla stanza... e fu dentro.
Davanti a lei i volti dei tre esseri umani che l'abitavano, ciascuno nel proprio odore e umore, nascosto dietro un comune velo di polvere e sudore. Proseguì oltre, cercando il riparo caldo e cieco della coperta adagiata su uno dei letti. Qui, senza alcun ulteriore pensiero cosciente, terminò il proprio ciclo vitale.
La metamorfosi non sarebbe stata facile, né indolore. Nello schioccare delle ossa che spingevano per ritrovare il proprio ruolo, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente a mano a mano che guadagnavano reciproca coerenza; nell'intrecciarsi frenetico di pelle e muscoli, vene e arterie, ciascuno inseguendo lo svilupparsi caotico di questo o quell'arto. Sotto la tenue copertura del velo che aveva scelto come riparo, una massa guizzante e spasmodica prese via via una forma nuovamente familiare. In essa pensieri, sensazioni vestite di coscienza e fermezza, guidate da un istinto finalmente sganciato dal momento. Il Kokage tornava in quella stanza.
Venti minuti, mezz'ora... quindi, madido di sangue e sudore, si sarebbe lentamente messo a sedere. Non era la prima volta che subiva quel procedimento, ma per certe cose non esiste abitudine.


"Chiedo perdono... per la scena..."

Si scusò, senza addurre giustificazioni, una volta che gli venne fatto presente anche quello che aveva lasciato la mattina nella stanza. Benché le alternative non fossero molte, l'immagine e l'odore che il gruppo si era trovato davanti al risveglio meritavano, quantomeno, costernazione.
La vista era ancora sfocata, così come il ricordo di quanto aveva visto, ma i contorni erano sufficientemente definiti da consentirgli un resoconto. Domandò in ogni caso di sapere prima come fosse andata in miniera, solo per ascoltare una storia non molto diversa dalla sua: niente di sospetto, niente fuori luogo. Una normale miniera, semi-abbandonata ormai, la pietra utilizzata quasi esclusivamente per i lavori in superficie. Ad un certo punto i soldi avevano smesso di arrivare... e con essi, inevitabilmente, il lavoro, mandato avanti soltanto dall'organizzazione del vecchio Ushijima.


(Il minerale è terminato...? Viene estratto all'insaputa di tutti?
E come?)


Si passò lentamente una mano tra i capelli umidicci, contando uno ad uno i propri respiri mentre il cuore tornava ad un battito normale.

"Nel magazzino... nulla di sospetto, non fin dove sono riuscito a vedere... sono riuscito ad ascoltare la conversazione di due minatori... ma l'unico elemento rilevante erano i lavori per l'espansione del villaggio...
Perché mai poi... perché continuare con i lavori in superficie..."


Non aveva strumenti per formulare un'ipotesi. Né lui, né, immaginò, gli altri: le loro informazioni erano rimaste pressoché le stesse dalla sera prima. A questo punto, risultò rapidamente chiaro a tutti quanti che l'unica pista percorribile rimaneva Ushijima stesso. Non erano riusciti a reperire informazioni aggirandolo: avrebbero dovuto far sì che fosse lui a procurargliele. La domanda era... come?
Il gruppo si sarebbe trovato ad un bivio in argomento, ed una breve discussione ne sarebbe seguita. Sui rischi dell'avvicinarlo, dell'interrogarlo, del farlo sparire... sul come, sul dove, sul quando. Era l'approccio più diretto, ma al Cantore, che ancora era lungi dal riprendersi dalla trasformazione, sembrava ci fosse ancora spazio per la cautela.


"Vale... vale la pena tentare di pedinarlo. Mizukage-sama, Ushijima-san è un uomo importante nel villaggio... se dovesse sparire di colpo, inevitabilmente l'intera comunità ne sarebbe allertata in qualche modo... e con ogni probabilità il nemico.
Abbiamo ancora tempo. Permettetemi di provare a seguirlo... a vedere cosa fa durante il giorno. Non sarà un grande investimento di tempo ed energie."


Disse, ben consapevole del costo personale che quella metamorfosi gli imponeva. Ma era un'alternativa valida, e, nelle loro condizioni, una che ancora presentava minimi margini di rischio.
Decisero di fare un tentativo.


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Sukoshi dōmu, Ishi no Kuni.
1 febbraio 253, ore 5.30



Polvere, roccia, acqua. Carne putrefatta, lontano. Il gelo della terra.
La figura si muoveva lentamente nella penombra del mattino, ammantata di calore e odore. Ogni passo sullo sterrato un terremoto, benché lento, ferito... no, vecchio, stanco. Non c'era fretta, ma c'era sospetto, attesa di qualcosa che andava visto assolutamente. Così la creatura attese, la lingua guizzante di tanto in tanto, via via scivolando in un'oscurità sempre più fitta all'intensificarsi della luce del giorno.
Ma ciò che doveva avvenire non avvenne. La figura si muoveva di luogo in luogo, sempre lenta, sempre docile, emettendo suoni normali e odori normali. Ogni attività monotona, che suonava come risaputa, evidente: nessun segreto; non che alla creatura, o alla coscienza latente che vi risiedeva, fosse dato rinvenire. Una sensazione familiare.
Era ormai notte quando, spinto dal freddo, il rettile tornò nuovamente alla taverna. Una scena in tutto identica a quella della mattina del giorno prima, fallimento incluso.
Lentamente recuperata forza e cognizione, Hideyoshi riportò quanto aveva visto. Una vita perfettamente ordinaria, una routine tanto banale da poter generare sospetto.


"Ushijima-san fa la vita di un monaco... si alza al mattino prima dell'alba, va al pozzo, va al deposito, schiaccia un pisolino... al ritorno dal lavoro passa di nuovo al pozzo e poi rientra a casa."

Nulla da dichiarare. Nulla di sospetto. Veniva da pensare che davvero quella loro spedizione si fosse rivelata un fallimento totale. Anche sul fronte della miniera, in cui la famigliola era tornata anche quel giorno, nulla di davvero utile.
Una sola possibilità rimaneva per evitare di ammettere l'enorme perdita di tempo, una che il Kokage avrebbe volentieri evitato di intraprendere ma che, data la situazione e le prove che pesavano contro Ushijima, non poteva più essere postposta: interrogare direttamente il vecchio. L'idea era già stata tirata in ballo, e, ora che conoscevano la sua routine, si sarebbe trattato solo di selezionare il momento più opportuno.
Alla fine, optarono per svolgere l'interrogatorio in casa sua, lontano da occhi e orecchie indiscreti.


(Anche ammesso che l'operazione non sia più in corso, Ushijima sa senz'altro qualcosa. Non ha senso lasciarlo qui senza prenderlo di petto.)

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Sukoshi dōmu, Ishi no Kuni.
2 febbraio 253, ore 18.00



Così, attese.
Per il Kokage sarebbe stata l'occasione per riprendersi da quei due giorni: immobile nel proprio giaciglio, né sveglio né addormentato, di tanto in tanto bevendo un sorso d'acqua e mangiando un boccone lasciatogli dagli altri. Convalescente, c'erano pochi altri modi per definirlo, mentre gli altri erano usciti alle prime luci per il turno di lavoro. I dettagli della serata, con suo minimo apporto, erano stati definiti la notte prima: come muoversi, cosa domandare, come e se disfarsi del corpo.
Già, del corpo: la loro partenza avrebbe fatto breve seguito a quell'interrogatorio, e Ushijima-san non avrebbe mai più lasciato la propria casa per arrivare al pozzo. Ogni alternativa, ammesso che valesse la pena considerarla, era fin troppo rischiosa. Si risolsero per lasciarlo lì in casa, abbandonando Sukoshi dōmu prima che qualsiasi sospetto potesse emergere, purché distante da quella anonima famigliola giunta per lavoro.
Alla fine, quasi senza che se ne avvedesse, la luce morente fuori dalla finestra gli suggerì di muoversi. Hide si trasformò in un comune serpente, aprendo la finestra senza eccessive cerimonie per poi scivolare fuori. Non sarebbe stato difficile raggiungere inosservati la casa del vecchio, né, stante l'assenza di qualsivoglia misura di sicurezza, entrarvi.
Naturalmente avrebbe comunque usato la debita cautela, specialmente per via del viavai di minatori che iniziava a rincasare. Evitò i percorsi più trafficati, nascondendosi all'occasione guidato dalla mera necessità di non provocare spavento: nessuno gli avrebbe dedicato più di uno sguardo, in ogni caso, e presto sarebbe stato lontano da occhi indiscreti.
Una volta raggiunta la propria destinazione si fermò, immobile, in attesa. Dalla casa nessun rumore, nulla che facesse sospettare ospiti in visita. Doveva essere andato tutto liscio.
Alla fine, dopo diversi minuti, apparve anche l'immagine del padrone di casa. Lemme lemme, il vecchio girò l'angolo per giungere in vista del pozzo. Ricevuta quella conferma, il Kokage entrò in casa non visto.


"Tutto nella norma, presumo?

Sta arrivando."


Riferì silenziosamente al gruppo, una volta recuperate le proprie fattezze. I tre lo avevano preceduto all'interno, come da accordi, ancora trasformati. Si prepararono, prendendo posizione strategicamente lontani dall'ingresso e dalla luce. Nessuna ragione di sospettare che Ushijima avesse subodorato l'agguato.
Questione di attimi: l'uomo sarebbe rincasato con l'usuale verve da tartaruga di terra, chiudendosi dietro la porticina per accendere il lume poco lontano dall'ingresso. Nel momento in cui voltò le spalle, Harada-san lo tramortì con un colpo secco, trattenendolo immediatamente dopo dal rovinare a terra.
Allora lo bendarono, e, ciascuno nuovamente nella propria forma, lo ridestarono bruscamente. Un immagine pietosa, meschina, che non lasciava presagire alcun felice destino. Ma non c'erano alternative: Ushijima era alle dipendenze del loro nemico, ed egli li aveva spinti a quel punto.
Ascoltò il respiro affannato del vecchio farsi più breve e concitato a mano a mano che la paura riempiva il vuoto lasciato dallo sgomento. Solo e in trappola, dolorante e infreddolito, avrebbe rivolto un appello all'oscurità della stanza, ricevendo in cambio soltanto il tintinnare sinistro degli spiedi nella mano di chi l'aveva assalito.
Sarebbe stato il Mizukage ad incominciare il confronto. Una domanda semplice, diretta, riguardo i rapporti intrattenuti con la Tanjo. Per la sorpresa di tutti, certamente per quella del Kokage, il vecchio oppose immediatamente il silenzio.


(O la Tanjo Co., lontana centinaia di chilometri, fa più paura di un gruppo di assassini dentro casa propria, o Ushijima-san è un uomo che prende seriamente i propri accordi... in entrambi i casi, non è da tutti reagire a questo modo bendati e sotto minaccia di tortura... bisogna rendergliene merito...)

Avvertì Niku muoversi letale dentro di sé, percependo la tensione montare dentro la stanza nell'istante stesso in cui Ushijima decise di fare il duro. Non avrebbe fatto alcuna differenza.
Harada-san, schernito l'interrogato, avrebbe immediatamente fatto ricorso ad una genjutsu per sciogliergli la lingua. Opposta minima resistenza, la mente del vecchio avrebbe iniziato presto a cedere... e con essa, la parola.
Ushijima ammise il proprio rapporto con la Tanjo Co., così come la propria mano nel gestire l'estrazione del fantomatico minerale da una vena speciale, in profondità sotto il villaggio, una volta che gli venisse riferita la parola d'ordine.


(Libernio... siamo arrivati tardi.)

Era tutto finito, tutto gestito con la massima rapidità. Con ogni probabilità, tutto già fatto sparire dalla Tanjo Co. Ammesso che riuscissero ad avvicinarsi ai magazzini nel Paese della Neve, quella situazione li metteva in estremo svantaggio.
Un momento di silenzio, quindi avrebbe preso parola.


"Ushijima-san, il minerale veniva estratto da uomini portati dalla tanjo direttamente per lavorare, o da minatori locali? Chi lo lavorava ha mai mostrato qualche sintomo, qualcosa che non andasse?"

La domanda aveva un doppio scopo: sapere se il committente aveva impiegato innestati per i lavori di estrazione e conoscere eventuali effetti collaterali del lavoro su normali esseri umani. Entrambe informazioni che potevano essere molto utili nel valutare eventuali tracce lasciate dal passaggio del Libernio.
La risposta, in ogni caso, non avrebbe minimamente preso in considerazione questi aspetti. Il minerale era estratto da chiunque fornisse la password, da chiunque la Tanjo Co. inviasse o indicasse: ad Ushijima poco importava.


"Che aspetto aveva, ai suoi occhi?"

Ripiegò su una domanda ben più banale, utile unicamente a riconoscere qualcosa che, con ogni probabilità, sarebbe stato già evidente per la difficoltà di mettervi le mani sopra. Il Libernio era un cristallo nero, duro e freddo, pesante, difficilmente scheggiabile. Il Cantore avrebbe preso la parola di Ushijima come quella di un esperto in materia, benché nulla sapessero davvero della sua esperienza di minatore.
Di lì in avanti l'interrogatorio virò sul come e perché la Tanjo Co. avesse individuato il minerale e l'avesse estratto, considerata la posizione isolata del villaggio. Il vecchio, tuttavia, non seppe offrire dettagli di rilievo su questo argomento.


(Scoperto per caso... già, immagino...)

Era comprensibile come simili informazioni fossero ben oltre il libro paga di un mero organizzatore della manovalanza, che come direttiva aveva unicamente quella di fare bene e fare in fretta. Caricare e spedire senza fare domande.
Con ogni probabilità l'uomo non se le era fatte lui stesso, abituato al lavoro com'era, nemmeno una volta... almeno fino a quel momento.
Altri si occupavano della gestione delle informazioni, individui più vicini al Tossico, un nome che per il vecchio non significava più che per loro: un'immagine di sfondo, una longa manus capace di muovere intere operazioni tramite preposti.
Nessuno dei quali era rimasto in zona. Non a lavoro ultimato.


(Non resta più alcuna opzione allora. Se una pista esiste ancora, la troveremo a Yuki no Kuni...)

Yuki no Kuni... di nuovo. Il paese aveva più di un conto in sospeso con Hideyoshi, che vi aveva quasi trovato la morte tre volte nel corso della propria carriera... l'ultima fin troppo recente perché la prospettiva di rimettervi piede non lo turbasse. E poi c'era il freddo, il peggior freddo del Continente.
C'era tutto quello... e c'era anche qualche volto amico, ancora, nonostante tutto. L'immagine di chi l'aveva accolto il Suono nel suo momento di massima debolezza accompagnò lo schiocco sinistro che mise fine alla vita del vecchio Ushijima. Un colpo secco, in tutto simile a quello che l'aveva tramortito, stavolta uccideva senza lasciare scampo o traccia.
Ci sarebbe stato senz'altro qualcosa da chiedere, ancora, ma la bocca dell'uomo tornava a serrarsi, questa volta preda di un turbamento che la tortura, fisica o psicologica, non poteva forzare.
Allora, come da piano, la chiusero per sempre.


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Nord di Yuki no Kuni.
4 febbraio 253, ore 14.00



Gelo. Sui vestiti, sulla pelle, nelle ossa. Il vento flagellava la pianura congelata, correndo senza alcun freno tra un cumulo e l'altro, sollevando e spianando, scolpendo e spezzando. Non gli era dato osservare, soltanto immaginare: chino sotto il proprio cappuccio, il Kokage non sollevava lo sguardo. La destinazione rimaneva nascosta dietro un muro di neve, appena oltre il rifugio che avevano scelto per ripararsi dalla tempesta.

"Il monastero non è lontano da qui. Se siete ancora favorevole, Mizukage-sama, vi troveremo un facile riparo... uno privo di domande indiscrete.
Chi vi abita mi ha già prestato assistenza più di una volta."


Con ogni probabilità non vi avrebbero risieduto a lungo; la loro destinazione finale non era lontana.

view post Posted: 1/8/2023, 07:10     Conto di Nan Kitsuen - Banca
+150 stipendio Jonin di agosto

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view post Posted: 1/8/2023, 07:09     Conto di Hideyoshi Jiyuu - Banca
+150 stipendio Jonin di agosto

115.299 ryo
view post Posted: 1/8/2023, 07:09     [Agosto] - Censimento mensile - Censimenti
Nome e cognome del personaggio: Hideyoshi Jiyuu
Rango: Jonin
Lavoro bonus: Kage
Link alla scheda: X
Link al conto: X


Nome e cognome del personaggio: Hai "Nan" Kitsuen
Rango: Jonin
Lavoro bonus:
Link alla scheda: X
Link al conto: X
view post Posted: 28/7/2023, 14:23     +1Missione S - Einherjar - Attività Nukenin
All'udire il suo giuramento, conoscendone il significato, la Morte sorrise in maniera diversa da quanto aveva fatto sin lì. Lo stesso senso di sufficienza, di altera arroganza mista ad ilarità, capace di sminuire il gesto dello Spadaccino a patetico tribalismo. Impossibile discernere la fonte di quel rallegrarsi, tuttavia; e perché la dea rimaneva imperscrutabile all'occhio dell'uomo, e perché, dopo avergli rivolto un breve cenno d'assenso, Hel abbandonò l'espressione per tornare ad una maggiormente seria.
Le domande dello shinobi, banali e grette che fossero, meritavano una risposta.


"Il Dio dell'Abisso e i padroni del tuo carnefice sono la stessa cosa. Le loro coscienze occasionalmente divergono, ma l'essenza e la volontà restano le stesse. Così come il loro presente scopo.
Come Zodd riuscirà a forzare il confine tra il nostro e il loro mondo starà a te scoprirlo... ma tu sei qui, Sverðarmaður, nello spirito se non nel corpo... sembra imprudente pensare che il processo non possa funzionare all'opposto, per entità ultraterrene.
"


Lo guardò mordersi il dito, siglare il proprio giuramento alla maniera del suo culto... e nel farlo tornò a quel tetro sorriso senza che allo Spadaccino fosse dato inquisire oltre. Sempre ammesso che ne avesse interesse.
A tal modo si sarebbero separati, senza che servisse commiato alcuno.


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???, ???, ore ???


Il ritorno alla veglia non sarebbe stato ovvio, né piacevole. Lo spirito prigioniero di ciò che rimaneva del proprio corpo, lo Spadaccino riacquistava il senno in una realtà che non aveva occhi né orecchie, naso o bocca. Attorno a lui l'oscurità più fitta e completa, capace di ottenebrare ogni senso e rendere superflua la sua corrente menomazione.
Lì rimase per quello che parve un tempo infinito, incapace di parola, di richiamo che non risuonasse unicamente nel proprio pensiero. Anche per qualcuno come lui, rinato in Jashin e temprato dalla battaglia, si sarebbe trattato di una condizione difficile da sopportare. Una tortura, acuita dal dubbio che fosse stata proprio la sua recente conoscenza ad ordirla.
Per punizione? Per diletto? Impossibile dire.


Heh-eh...

Una risata, ruvida e secca come un tronco morto. Assieme ad essa odore di resina, incenso, ed una sensazione oleosa e soffocante sulla pelle. La luce era quella soffusa della candela, la stanza eretta su pareti fatte di ninnoli, amuleti, ossa e rami. Era nella stanza dello sciamano, di nuovo; forse vi era sempre stato.
Dolore. Assieme al senno, assieme al senso, venne la sofferenza. Nell'immobilità in cui era costretto, lo Spadaccino non vide fin da principio cosa fosse accaduto al proprio corpo, ma lo avvertì. Ogni movimento era una lotta impari, frammenti di vetro in ciascuna giuntura, ciascuna fibra muscolare arroventata. La creatura si muoveva fuori dal suo campo visivo, al limite della propria coscienza, lasciando che fosse la propria ombra a rivelare, abbozzato, ciascun gesto. L'apostolo di Hel allungava i propri arti nodosi verso il simulacro che aveva innestato alla testa dello Spadaccino, pungendolo con aghi intrisi di pozioni e unguenti, incidendo la pelle e mormorando formule. Ad ogni gesto, lo shinobi acquisiva nuova sensibilità. Con essa, sofferenza.


Aveva detto che saresti tornato... difficile crederci...

Tutto a tempo debito...


Avrebbe parlato da solo, lì e in altre occasioni ancora, a mano a mano che la creatura stesa sul letto riprendeva una ad una le proprie funzioni.
Ci sarebbero volute ore. No, giorni. Ma alla fine, per disperazione se non per volontà, lo Spadaccino avrebbe ritrovato il proprio equilibrio. Precario, dolente, ma necessario. Ad issarlo a sedere, lo stesso essere che era stato al suo capezzale.
Sorrideva nell'osservare la propria creazione. Sorrideva, esattamente come gli aveva sorriso quando l'aveva visto la prima volta. C'era da domandarsi se anche lui non fosse stato vittima di quel processo, dato l'aspetto che aveva.


Bevi. Ti ridarà la voce... Heh-eh...

Offrì, allungando le mani nodose verso un otre vicino e porgendoglielo. Un forte odore di latte fermentato, appena in grado di prevalere, avvicinato alle narici, sui fumi della stanza. Difficile dire se glielo porse per saggiarne la capacità di movimento, la coordinazione o per effettiva fiducia nel tonico, fatto sta che, nel berlo, lo Spadaccino avrebbe avvertito un forte calore pervadere la bocca e la gola, per poi, quasi improvvisamente, svanire una volta superata la soglia dell'esofago.
L'istinto sarebbe stato quello di tossire, di liberare le vie respiratorie, ma la risposta del corpo non fu quella. Semplicemente, lo shinobi avrebbe avvertito il liquido colare oltre il limite delle labbra, quindi sul petto, ove finalmente era sensibilità.
La voce, tuttavia, non tornò se non per un alito, un rantolo.


Una cosa alla volta, Agiwara Shintou.

L'apostolo di Hel mosse due passi indietro, cautamente lasciandolo in posizione seduta sul tavolo operatorio. Si piegò, lentamente discendendo sull'unico seggio che la piccola stanza aveva da offrire. Qui, rannicchiato, parve se possibile ancor più decrepito del normale.
Il sorriso non venne mai meno, non diversamente da com'era stato per la padrona dall'altra parte del velo.


In piedi, Einherjar. Il nemico non riposa.

GDROFF///Il prossimo post te lo lascio nel testamento.///GDRON
view post Posted: 25/7/2023, 12:40     Iscrizioni Konoha - Iscrizioni al GdR
Ehilà! Tutto bene l'iscrizione. Hai scelto una questione spinosa per il padre, che coinvolge anche l'Hokage, ma non è nulla che non si possa gestire in role andando avanti.

Abilitato!

Adesso leggi passo passo la Guida alla creazione della scheda e primi passi.

Trovi la scheda aperta qui, compila il codice fornito e invialo direttamente al topic linkato, poi passeranno a correggere gli eventuali errori.

A quel punto potrai richiedere di intraprendere la tua prima missione D nel Topic Centrale Role.
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