Spedizione S - Noe Kaua, Nebbia di Guerra, per Griever, Nimal e Vale92ba

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view post Posted on 7/4/2024, 22:13     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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La volta celeste ricacciata nel vuoto della notte; ogni tenue luce soffocata, anche senza Luna. Le stelle si nascondono, ma non scompaiono: ritorneranno. Il loro è un mare molto più vasto, eternamente calmo e tempestoso, eternamente luminoso... ma non si direbbe a guardarlo da lì.
Abbassò lentamente lo sguardo verso il tumultare incessante di fronte ai suoi occhi. A differenza di quello in alto, il suo oceano si affrettava a nascondere ogni luce residua, a soffocare ogni grido e ogni fiamma. Così com'era cominciata, la battaglia era finita.


"Digli di prendere il resto e fare rotta verso Moku Koʻa."

"Ma..."

"Darete presto battaglia ad un nemico più degno di questo, efendi. Vi ho dato la mia parola.
E voi a me la vostra."


Un breve momento di silenzio, quindi l'ufficiale ammantato di nero riportò l'ordine ai suoi. Appena furono tutti di nuovo a bordo, i motori della nave ripresero a ruggire. Solo allora, osservato il relitto perdere ogni luce e le stelle ricomparire una ad una, i suoi occhi si spensero.

p7qsF6O



Chishiki, Sora no Kuni, 1 febbraio 253 DN


Voci di violenze sempre più scellerate si abbattevano sulle coste del Continente, ad ogni ondata la marea più alta, la parola più drammatica. Il monito di Tensai acquisiva una veste nuova, forte di quella drammaticità che solo la voce di popolo poteva avere. Fin dove era avanzato il nemico? Quante le vittime del massacro? Quanti i vascelli affondati?
Aveva davvero senso proseguire con quel conflitto, considerato il costo in vite umane già imposto dal Morbo? Aveva senso iniziarlo nei termini che si profilavano all'orizzonte?
Persino per il Daimyo del Cielo era impossibile una stima precisa, persino per i Kage. E allora cuore e mente si facevano vulnerabili, più vicini a quelli di chi nulla sapeva e tutto credeva: questo il clima che si respirava in quei giorni, a Chishiki. Pur nella sua estrema lontananza dalle Isole Orientali, o forse proprio per questo, l'eco della tragedia assumeva l'aspetto di un rovescio cataclismico.
Soldato e governante nuotavano, almeno per quei giorni, nelle stesse acque. I dubbi erano gli stessi, e così, inevitabili, i timori.
Per il Tenshi, che l'operazione concordata a Kumo si risolvesse in una provocazione dalla quale il Continente non si sarebbe mai più ripreso.
Per Aki, che il monito del Chimico si tramutasse in realtà senza che arrivasse alcuna risposta concreta alle sue domande.


"Ahhhh, dove andremo a finire di questo passo..."

Esclamò con una lieve scossa del capo, in volto un curioso sorriso, mentre riponeva qualcosa tra le pieghe dell'abito. Un ninnolo tra i ninnoli.
Poi, di buona lena, prese ad avanzare tintinnando tra le strade della grande città: all'orizzonte, maestosa, la Biblioteca.


GDROFF///Tirate le fila delle vostre recenti attività in questo post, terminando come segue:
- Mira: arriva una missiva nel tuo studio.
- Akihiro: ti trovi nella Biblioteca.///GDRON

Edited by Sir Onion - 10/4/2024, 16:37
 
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view post Posted on 8/4/2024, 20:58     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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buon role a tutti!


Paese del Cielo - Sora no Kuni (空の国)

YQy7JR

Isola di Chishiki - iwBM5GL Sora no Kuni
21 Gennaio 253 - 6:13



Era l'alba sulle terre dei ninja, e poche cose erano meravigliose come assistere al sorgere del sole dalle isole fluttuanti di Sora. Mira lo faceva spesso, svegliarsi all'alba per ammirare gli incantevoli scorci ammantati dal chiarore del primo sole, e anche quel giorno aveva deciso di passeggiare lungo il perimetro dell'isola-tempio per mettere insieme le idee. Ciò che era strano invece, era trovare la luce della camera di Gaz già - o ancora - accesa: la piccola aveva mostrato molte volte una maturità ben al di sopra della media degli altri ragazzini della sua età, ma quella di svegliarsi presto al mattino non era qualcosa che le apparteneva, o almeno, non senza qualcosa che la preoccupasse particolarmente.

Mira - Sei sveglia? Chiese la donna bussando sulla porta socchiusa.

Entrò lentamente, notando la piccola seduta sul letto, insieme a una miriade di fogli e libri. Stava studiando, e a giudicare dalle occhiaie non si era svegliata presto, ma non era mai andata a dormire.

Mira - Che fai sveglia a quest'ora?

Il tono della madre non era di rimprovero, sapeva benissimo cosa passasse per la testa della figlia, e anzi, per un attimo si sentì colpevole di quello che stava succedendo.

Gaz - Oh... Deve essersi fatto tardi, vero? Volevo risolvere uno dei tuoi esercizi sulla genetica prima di dormire, ma mi sono persa su un passaggio, e...

Mira si avvicinò con aria seria e prese posto di fianco a lei sul letto, spostando alcuni libri e appunti.

Mira - Devi riposare Gaz, non puoi fare l'alba studiando. La mente deve rimanere fresca e sveglia, un buon sonno ristoratore aiuta tantissimo il cervello a metabolizzare i concetti. Immagino non sia nemmeno la prima volta.

Gaz arrossì per la vergogna, odiava farsi rimproverare, era qualcosa che una bambina "come lei" non poteva permettersi. Eppure, nonostante sapesse che la madre avesse ragione, sapeva anche di non potersi permettere del tempo. Sora, le terre ninja, e anche la madre stessa, era proprio il tempo che non potevano concedersi.

Gaz - Ma quando partirai dovrò essere in grado di gestire l'ospedale da sola, le sale continuano a essere piene di gente che ha bisogno di aiuto e senza il Kidenshi... Mira le prese le mani e cercò di parlarle con la calma e la sicurezza di una madre:

Mira - È proprio per loro che devi essere lucida. Se non riposi non servirà a niente tutto questo studio. Sei la migliore allieva che un maestro possa desiderare, sarai perfettamente in grado di gestire la squadra medica. Però devi farlo con la maturità di una leader.

Gaz la guardava con gli occhi lucidi, arrossati per la nottata e per le sue parole.

Mira - Sembra assurdo per una madre chiedere questo a una figlia, ma se lo faccio è perché sono sicura che tu possa farcela.

Gaz - Certo che posso!

A quell'affermazione così decisa Mira sorrise, e con una mano chiuse il libro che stava consultando la figlia facendogli fare un tonfo netto.

Mira - Allora dimostramelo e cerca di dormire un po'. La voce calma era tradita da uno sguardo severo. Non era solito per il Tenshi redarguire la figlia, complice il fatto che fosse una ragazzina molto matura, ma proprio per questo le rare volte che accadeva, doveva necessariamente trovare il modo giusto.
Gaz allora annuì, senza mostrare però troppa convinzione. Ci sarebbe voluto del tempo per farle capire che quella era la cosa giusta da fare, e probabilmente avrebbe provato a dormire con nella mente il rammarico di non essere riuscita a risolvere prima l'esercizio, o per essersi fatta beccare dalla madre, ma nel momento in cui le si chiusero gli occhi e Mira le rimboccò le coperte, il sonno sopraggiunse celere come un ninja. La notte le avrebbe portato i consigli di cui aveva bisogno, se ne sarebbe accorta solo la mattina, a mente lucida, proprio come aveva detto la madre, che quel problema sul Kidenshi non era poi così difficile.

Il Tenshi uscì lentamente, fermandosi un attimo sull'uscio per osservare la figlia finalmente dormire. Non era pronta per gestire da sola l'ospedale e i pazienti del morbo, ma d'altronde lei non era mai stata pronta davvero a conquistare un paese e a difenderlo a quei costi. Ognuno doveva fare la sua parte, e per quanto piccola, Gaz doveva essere pronta a fare la sua.

Isola di Chishiki - iwBM5GL Sora no Kuni
27 Gennaio 253 - 22:37



Era passata circa una settimana da quando Gaz e Mira avevano parlato, e da quel giorno la piccola si stava impegnando a rispettare gli orari dettati dalla madre. C'era tempo per ogni cosa: per studiare, per lavorare, per riposare, e se riusciva a incastrare molto bene i doveri, riusciva a ritagliarsi anche del tempo per delle letture più rilassate. Era dura non trovare del tempo per vivere i suoi anni, ma Gaz non era una bambina come le altre e questo, fortunatamente, non l'aveva mai erroneamente creduto nemmeno lei. Sistemata dunque questa faccenda, prima del prossimo passo, la donna doveva accertarsi che Kakumei e Zugai fossero in grado di interpretare il ruolo di regnanti in sue veci, affiancati tutt'al più da un suo clone che all'occorrenza le avrebbe trasferito le informazioni più importanti. Non potendo però contare su un Bunshin per le questioni più delicate, era il vecchio consigliere che avrebbe dovuto tenere in piedi il governo, e Zugai l'esercito. L'idea di partire in una spedizione senza avere la ben che minima idea di quando sarebbe potuta tornare non le piaceva affatto, ma sapeva anche che le risposte per sanare le ferite di Sora, così come le eventuali cure per il morbo, si trovavano oltreoceano.

Mira aveva passato giorni a studiare le coordinate scoperte al Secondo Summit, cercando di capire in che modo Tensai, o l'uomo che era apparso successivamente, potessero in qualche modo mandarli in trappola. Aveva provato a ricostruire la storia partendo dall'attentato di Chishiki, a provare a immaginare il perché Tensai avesse dovuto attaccare in quel modo, sacrificando addirittura la vita di uno dei suoi commilitoni, ma più si addentrata nei fatti, più si alzava la probabilità che quella coordinata nascondesse davvero una possibilità per il continente. Akatsuki non stava cercando di fregarli, ma di sopravvivere, esattamente come tutti loro.

A ogni modo, tra un pensiero e l'altro, Kakumei raggiunse la donna nel suo studio, e nonostante quelle che era pronto ad annunciare fossero buone notizie, aveva l'aria stanca, o preoccupata, o entrambe le cose.

Kakumei - Tenshi, abbiamo ufficialmente ristabilito il corretto funzionamento della funicolare, e considerando le continue richieste di molti studiosi di poter accedere a Yuumen Alta, vorrei avere la tua opinione sull'eventuale riapertura dell'ala proibita. Non sono più stati registrati terremoti da quando hai fatto visita a Omi, e ne gioverebbe il morale di un po' tutto il paese...

Yuumen Alta era la sezione della biblioteca ad accesso "ristretto", in cui poter accedere esclusivamente previo consenso del Tenshi in persona. Trovandosi però su un pendio di Chishika Alta, a poca distanza dall'epicentro dell'esplosione del Summit, Mira aveva momentaneamente chiuso l'ala, colpa anche dei danni alla funicolare e dei terremoti che avevano seguito la bomba. La visita a Omi aveva effettivamente risolto, almeno apparentemente, gli eventi sismici dell'isola, ma la donna sapeva bene fosse solo una benda a una ferita che aveva bisogno di un intervento molto più lungo e complesso.

Mira - Non metterò ulteriormente a rischio la vita della gente. Non aver chiuso Yuumen Bassa, nonostante l'instabilità in cui verte quest'isola, è già una grossa concessione.

La donna si alzò mentre parlava, poggiando entrambe le mani su alcuni fogli che stava leggendo. Sbuffò, prima di piantare gli occhi vitrei su quelli ambrati del vecchio:

Mira - Devo assicurarmi che durante la mia assenza, tu non prenda in considerazione idee come questa. Spero che Zugai abbia miglior giudizio nel comandare la squadra d'assalto.

Il consigliere fece un passo indietro e scosse il capo scusandosi, non voleva insinuare né prendere nessuna decisione, o almeno questo fu quello che disse, ma Mira sapeva benissimo che Kakumei non parlava mai senza avere in testa precise indicazioni da fornirle.

Mira - Avanti parla, qual è il problema?

Kakumei - Qualche monaco della Pura si sta lamentando un po' troppo della situazione d'emergenza. È un piccolo gruppo, ma sai bene quanto è influente la Pura nel secondo anello. Non vorrei che il malumore degenerasse o si espandesse.

Eccola la verità: il buon vecchio Kakumei e il suo modo di dire le cose senza affermarle apertamente. Mira incrociò le braccia pensierosa, intuendo perfettamente quello che il vecchio volesse insinuare. Era un uomo che aveva conosciuto Mira ben prima che diventasse un Tenshi, e sapeva in che modo la donna risolvesse le situazione scomode.

Mira - No. Cerca di risolvere il problema senza passare a maniere drastiche. In mia assenza non voglio rappresaglie per cause ben peggiori di un'ala di Yuumen chiusa. Mi fido di te, Kakumei.

La questione era però fino a che punto? La donna rimase il resto della serata a riflettere su questa domanda, consapevole di dover lasciare l'intera Sora nelle sue mani, in sua assenza. Aveva deciso di fidarsi anche di Fuyuki, ma lì, probabilmente, era stato un errore. Sperò in cuor suo che Kakumei le rimanesse fedele come d'altronde le aveva sempre dimostrato.

Isola di Chishiki - iwBM5GL Sora no Kuni
1 Febbraio 253



Da quando era tornata da Kumo, senza perdere nemmeno un secondo, Mira aveva passato giorno e notte a preparare Sora alla sua assenza, e a studiare le mappe a disposizione del luogo in cui avrebbe dovuto infiltrarsi in segreto per raccogliere informazioni. Al Summit aveva dato la disponibilità a mettersi direttamente in gioco e non aveva mai avuto intenzione di rimangiarsi la parola. Anche Kinji Uchiha aveva mostrato interesse per l'idea, e in generale tutta l'assemblea non si era tirata indietro. Da quel momento però, la donna non aveva ricevuto nessuna notizia dagli altri paesi, e non aveva intenzione di temporeggiare ulteriormente, considerando anche che uno dei motivi principali per il quale aveva preso la decisione di partire personalmente era la frattura al nucleo di Chishiki.

Erano talmente tante le cose da dover sistemare o preparare in così poco tempo, che le uniche volte in cui pensava al bambino che portava in grembo, era quando Gaz glielo ricordava, intimandola di non fare sforzi. Era una discussione che prendevano regolarmente, ma la decisione di affrontare quel viaggio andava ben al di là di ciò che sarebbe stato meglio per lei, o per il nascituro, e questo la figlia lo aveva ormai capito.

Era il primo di febbraio, ed era ormai tutto pronto per la partenza. Il Tenshi si trovava nel suo studio, intenta a rileggere per l'ultima volta le informazioni in suo possesso riguardo il popolo d'oltremare. C'era ancora qualcosa da valutare però, qualcosa che poteva in qualche modo, forse, cambiare le carte in tavola.

Kakumei - Tenshi, posso? Chiese Kakumei bussando. Aveva una missiva con sé, indirizzata al Tenshi in persona.


 
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view post Posted on 20/4/2024, 09:35     +1   -1
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Where's my money, bitch??

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Non le vedeva, ma sentiva la loro presenza e ne percepiva lo stato d'animo. Le sue marionette erano ben celate agli occhi dei più, nascoste tra i sigilli del rotolo del richiamo. Yua era tranquilla, la sua aura emanava pace, mentre Yori, come sua abitudine da quanto aveva capito Aki, bofonchiava tra sé e sé facendo discorsi indecifrabili. L'ultimo arrivato, l’Assassino, scalpitava e fremeva affinché quella quiete che governava gli ultimi giorni si trasformasse in qualcosa di più frizzante. La Progenitrice, come una madre con la propria famiglia, supervisionava in silenzio con una severità regale. Quanto tempo ancora avrebbe trascorso il Marionettista nella biblioteca più fornita del continente ninja? Voglio sgranchirmi le giunture.. Qui non succede niente, mi annoio.. Devo menare le mani, voglio nascondermi e fare agguati.. Il Chunin ascoltava distrattamente il borbottare della marionetta mentre continuava a sfogliare pagine e macinare velocemente parole stampate. Tutto era iniziato dalla visione mistica causata dal ciondolo che ancora portava al collo. Rakau, il grande Albero. Ormai Aki sapeva bene di cosa si stava parlando. Aveva deciso di dedicare più attenzione a tutta la faccenda della religione del popolo del mare orientale andando a leggere quante più informazioni possibili. Aveva importunato più volte i vari bibliotecari per raccogliere quanti più scritti che trattavano l’argomento. E perché farsi sfuggire l'occasione di scovare qualche notizia anche sul gruppo che con tanto impegno stava cercando? L'organizzazione Akatsuki negli anni aveva ospitato tra le sue fila nomi di un certo calibro, gente incredibile che aveva cambiato gli equilibri del proprio tempo, talvolta nel bene, talvolta nel male. Tralasciando i singoli individui, però, sembrava quasi non avere uno scopo comune che li legasse, se non quello di poter fare grosso modo quel che gli pareva in santa pace. Dalla morte della Pantera, l'associazione delle nuvole rosse sembrava essere un po’ sparita dalla circolazione, rimanendo in penombra. Aki sapeva però che non si era certo sciolta, anzi era convinto che la tela tessuta nel buio si allargasse a dismisura sotto il naso di tutti. Il tentare di raggiungere quel gruppo non era un’ossessione che lo tormentava, ma era invece una fredda volontà spinta dall’idealizzazione che il giovane aveva dell’organizzazione criminale. Quanto era profonda la tana del bianconiglio? Quali conoscenze erano custodite, private al mondo intero ad esclusione di pochi eletti? Cosa avrebbe potuto fare, lui, con quel sapere? Quell’esplosivo usato dal Joker per far saltare la testa alla kunoichi dell’Acqua, per esempio, poteva diventare un’arma incredibile innestata in una delle sue Marionette.

MhUaHaHaHa
 
Una risata sorda e malvagia lo scosse dall’interno e gli fece tremare le ossa. Era stato Yori? L’incontro col Joker aveva plasmato il comportamento della marionetta più di quanto Aki pensasse. L’Assassino faceva strani pensieri macabri, era bellicoso e si irritava con niente. La noia era la sua più grande nemica.. Non proprio la noia in sè, era più che altro la stasi, lo starsene imprigionato nel rotolo a “fare niente”. Il solo pensiero di Akatsuki sembrava invece destarlo e infiammarlo. Si sorprese a fantasticare con la mente mentre fissava con lo sguardo assente una raccolta di informazioni, per lo più articoli, riguardanti l’Akatsuki. Il giovane si era convinto di poter scoprire segreti che non erano troppo diffusi, o particolari di cui si sapeva poco.. invece le informazioni reperite a Yuumen riguardanti l’organizzazione criminale non erano troppo diverse da quello che comunemente era già noto al mondo. Un buco nell’acqua, una perdita di tempo. Almeno secondo Yori, che avrebbe voluto essere da tutt'altra parte e non lì a poltrire. Per fortuna la freddezza di Yua riusciva a mettere un freno alla smania di Yori e a calmare lo spirito del marionettista, riusciva a fermarne gli impulsi incontrollati e lo rendeva estremamente razionale. Era a Sora da qualche giorno, ormai, e passava il grosso del tempo nella grande biblioteca, forse inconsciamente per posticipare il più possibile ciò che, visceralmente, avrebbe voluto fare: andare alla ricerca di Rakau. Due lati della stessa medaglia, in contrapposizione come il giorno e la notte. Fermarsi, studiare, raccogliere più informazioni possibili e prepararsi alla perfezione per affrontare un futuro ignoto. Partire, lasciarsi tutto dietro e lanciarsi a testa bassa verso l’incognito, verso una destinazione fornitagli da un’illusione. Costantemente in equilibrio, Yua e Yori. Razionalità e istinto. La dualità che governa l’animo umano, estremizzato nel concetto di Bene e Male. Perchè istinto abbinato al male? Beh, semplice. Quando Akihiro perdeva le briglie che guidano la mente e prendeva il sopravvento la parte animale di sé, non succedeva mai niente di buono. Ne era consapevole e la cosa lo tormentava. Eppure anche grazie all’istinto era riuscito ad arrivare dov’era ora, tirandosi fuori dai guai un paio di volte. Con un colpo secco chiuse uno dei tomi che aveva tra le mani e inspirò profondamente. Era deciso a muoversi. Eppure vacillava. Il viaggio l’avrebbe allontanato da casa per molto tempo. Ma quello forse, senza neanche accorgersene, era già successo. Nel suo cuore aveva già salutato la madre, il padre ed il nonno. “Le nuvole rosse uccidono quello che sei e sei stato”. Gli eventi che si erano susseguiti dal primo incontro con Shimada, fino ad arrivare al Joker, avevano completamente stravolto la vita del Chunin. Istinto e ragione si erano stranamente trovati d’accordo nel decidere d’intraprendere la via che lo avrebbe condotto all’organizzazione criminale. La scelta era stata fatta, è vero, eppure Aki rimaneva in un limbo, come un otre colmo d’acqua fino all’orlo. Immutabile, fino all’arrivo della prossima goccia che avrebbe fatto inevitabilmente traboccare il vaso.
 
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view post Posted on 22/4/2024, 19:46     +1   -1
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Continua da [X]

Grazie all'intervento degli shinobi, l'isola aveva potuto essere finalmente liberata dalla presenza dei soldati dell'impero. Non riuscirono, però, a trovare più traccia della misteriosa donna dalla lunga chioma bionda, mentre l'unica fonte sicura di informazioni, rappresentata da Akihiro, era andata irrimediabilmente persa con il suo suicidio.
Kinji non ne fece un dramma, ne tantomeno addossò alcuna colpa al giovane genin che si era opposto alla furia del medico; apprese degli eventi in maniera piuttosto distaccata e si limitò a riportare la situazione sotto controllo ridando la struttura alla compagnia delle isole orientali e portando con se tutto il possibile tra armi e documenti.
Provò invece un pizzico di delusione nell'apprendere dallo Hyuga che, una volta tornato dal suo fido compagno canino, questo era rimasto da solo ad attendere il ritorno del padrone e che Kengo aveva deciso di allontanarsi da tutto e tutti. Una decisione che non condivideva appieno, ma che senza dubbio poteva comprendere. D'altro canto lo aveva messo in conto quando aveva messo il biondo davanti alla decisione di andare con loro e rischiare di venire ancora braccato, oppure scomparire e cercare di andare avanti con la propria vita.
L'equipaggio della nave fu ben lieto di accogliere i due nuovi membri per la traversata e nel giro di un'ora circa, ammainate le vele e levata l'ancora, furono in moto per tornare verso il più familiare Continente e l'isola che li aveva ospitati venne lentamente inghiottita dall'orizzonte sconfinato.
Il più grande aveva portato con se tutto ciò su cui aveva potuto allungare le mani tra documenti, ricerche condotte sull'isola e sopratutto sui peculiari armamenti che avevano utilizzato contro di loro.
Nessuno sul Continente aveva mai visto qualcosa di simile prima d'ora, ma sicuramente qualcuno nella ben più familiare Konoha avrebbe saputo come carpire i segreti delle armi a base di polvere da sparo.
Ben presto il sole calò e al suo posto fece capolino un cielo stellato che potè ammirare per tutta la durata della notte in quanto il meteo sembrava essere diventato improvvisamente clemente. Pensieri e turbamenti però non rendevano possibile un riposo decente e più volte il Vermiglio sentì il bisogno di tornare sul ponte della nave per accendere il kiseru, ormai diventato fonte inconscia di calma per lo spirito stanco del jonin.


Akatsuki, o quello che ne rimane, sempre più ambigua nei modi e nei metodi, una fragile alleanza tra i grandi paesi basata su semplici ipotesi e per di più Konoha ancora in una fase molto precaria per via dei repentini cambiamenti.

La tempesta della guerra stava per giungere ancora una volta alle porte del Continente e nessuno avrebbe potuto tirarsi indietro.

[Diversi giorni dopo]



In groppa alla fida Yugure, l'Uchiha era diretto verso la periferia del Paese del Fuoco con una meta ben precisa in mente.

- Pensi che questa persona sia in grado di darci una mano?

- Ne sono piuttosto sicuro.

Nonostante la titubanza sulla presunta sicurezza del suo eremita, il falco pellegrino proseguì con la planata fino a discendere a terra e lasciare che Kinji rimettesse piede davanti ad una bottega fatiscente, isolata rispetto a qualsiasi centro cittadino.
Sull'insegna una scritta non troppo vistosa con scritto semplicemente "Tsumugi".
Il Vermiglio sorrise dandosi un'occhiata intorno e prendendosi qualche secondo prima di entrare.


- Quanto tempo è passato... eppure questo posto è sempre identico ogni volta che lo rivedo.

Yugure schioccò il becco per attirare l'attenzione.

- Vedi di non farmi aspettare troppo qua fuori... sarò nei paraggi nel caso in cui succeda la stessa cosa dell'ultima volta.

Gli riferì prima di riprendere quota con le ali ed allontanarsi per sorvolare la zona.
Kinji dunque proseguì con passo tranquillo all'interno della bottega; non appena varcò la soglia del negozio, l'Uchiha scatenò il suono di un campanellino per attirare l'attenzione del gestore che pareva non essere dietro il bancone principale.
C'erano armi di ogni genere appese alle pareti, impilate nelle apposite rastrelliere e persino esposte dietro lo stesso bancone.
Katane, kusari gama, spadoni e anche armi esotiche e armature di chissà quali origini, per non parlare delle armi da lancio e di tutta l'oggettistica riposta apparentemente a caso sugli scaffali.


- Arrivo, arrivo...

Fece capolino una voce da dietro lo sgabuzzino posteriore, per poi lasciare posto alla figura di un uomo piuttosto robusto nonostante non più nel fiore degli anni. Mani abituate al lavoro pesante e pelle scura di chi aveva a che fare con il fuoco da una vita, coperto da una veste da lavoro tipica dei fabbri.
Il Vermiglio non pronunciò parola, gustandosi la sorpresa negli occhi dell'interlocutore.


- Che mi venga un colpo.. Kinji Uchiha!

- Tsumugi, vecchio mio, ne è passato di t-

Non fece in tempo a terminare la frase che l'uomo, dall'alto dei suoi due metri e passa di altezza, lo strinse in un morsa infernale da cui non sarebbe potuto scappare, comunemente detta abbraccio, scoppiando in una grassa risata.

- Ragazzo mio, è sempre un piacere rivederti!

- Capisco l'entusiasmo, ma quasi non respiro...

Disse con un filo di voce, facendo si che il fabbro sciogliesse la presa.

- Ma guardati, sei cresciuto parecchio dall'ultima volta che ti ho visto.

- Tu invece non sei cambiato per niente, a parte qualche capello bianco. Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti?

- Certo che si, stavano cercando di derubarmi proprio nel mio negozio e tu ti sei gettato a capofitto a darmi una mano senza nemmeno aprire bocca... gliele abbiamo suonate per bene quel giorno!

I due scoppiarono a ridere all'unisono intanto che da dietro il bancone comparve una bimba con in mano un aggeggio di legno.

- Guarda papà, ho creato l'arma più potente del negozio!

Disse mostrando orgogliosa quella che, guardandola meglio, sembrava una balestra giocattolo di legno. L'uomo si abbassò sulle ginocchia per arrivare a guardare la piccola negli occhi, per poi farle una carezza sul capo

- Ma che brava che sei tesoro mio, tra un po' riuscirai persino ad aiutare papà con il negozio, vero? Adesso torna di la che io e il signore finiamo di parlare di un progetto top secret. Ti raggiungo subito.

La bimba annuì e si allontanò tutta soddisfatta.

- Allora qualcosa E' cambiato dopotutto. Sembra proprio che presto ti farà le scarpe se non stai al passo.

- Devo tenerla sempre d'occhio, altrimenti si metterebbe a maneggiare la armi tutto il giorno. Ma immagino che non ti sei preso la briga di passare da qui solo per farmi una visita di cortesia, o sbaglio?

- A te non si può nascondere niente, Tsumugi.

Gli rispose tirando fuori l'arma presa dai soldati del Continente e porgendola sul bancone. Una scintilla di curiosità e bramosia sembrò accendersi nello sguardo dell'armaiolo, il quale la prese con entrambe le mani per cominciare a carpirne il funzionamento.

- Mh... un'arma insolita. Dove l'hai presa?

- Sicuramente avrai sentito anche tu delle voci su ciò che sta accadendo oltre i confini del mare ad est. Questa proviene da li, da coloro che temo che ben presto saranno i nostri nemici nel prossimo scontro.

L'uomo cominciò a tastare, aprire e scombinare alcune piccole parti, fino a che non toccò con indice e pollice una delle zone interne dell'arma per portare successivamente le dita alla bocca.

- Polvere da sparo... roba seria. Ho sentito che alcuni individui sono in grado di utilizzarla per creare esplosioni in modo simile a come fanno coloro che usano il bakuton. Interessante. Cosa vuoi che faccia?

- Studiane il funzionamento, i punti di forza e le debolezze principali in modo che possa sapere come contrastarle nel modo più efficiente in battaglia. Ne ho visti altri tipi con una gittata e precisione ben più lunga di questo modello, ma purtroppo non sono riuscito a reperirli.

Allungò poi una borsetta di monete e la posò sul bancone.

- Ovviamente il disturbo sarà lautamente ricompensato, visto che sei il migliore che conosca per quanto riguarda armi e tutto ciò che può nuocere dolorosamente alla salute.

L'uomo afferrò il borsello solo in un primo momento, per poi aprirlo e prendere solo una manciata delle monete; dopo di che lo richiuse e lo passò all'Uchiha.

- Queste basteranno... consideralo un prezzo di favore. E poi non capita tutti i giorni di ricevere una commissione su qualcosa di così esclusivo. Torna tra un paio di giorni e ti dirò tutto quello che ho scoperto; chissà che non la possa persino migliorare... sarà l'arma segreta del famoso Demone Vermiglio.

L'Uchiha riprese la sacchetta ringraziando il compagno per la disponibilità, per poi congedarsi con un altro caloroso saluto prima di lasciare la bottega.

[Una settimana dopo]



Kinji si trovava nella comodità della propria abitazione, intento a godersi del thè dopo un breve allenamento per mantenersi attivo durante l'attesa.
Una attesa che lo stesso Hokage gli aveva imposto prima di essere convocato per qualcosa che bolliva in pentola da parecchio tempo e che lo aveva visto partecipe in prima persona dopo l'ultimo summit a Kumo.
Difficile dire come i Paesi avessero deciso di muoversi dopo aver ascoltato opinioni differenti attorno a quel tavolo, ma tutte concordanti sul fatto che bisognava agire e, soprattutto, reagire.
La ricerca di Tsumugi inoltre aveva dato i suoi frutti in quanto aveva capito quali erano i meccanismi interni dell'arma da fuoco e come potesse essere ricreato in diversi modi, sebbene lo stesso fabbro si era limitato a spiegare il tutto in linea puramente teorica e si era preso il tempo per continuare con studi più approfonditi dopo aver riconsegnato l'oggetto estraneo al suo nuovo proprietario.
La Foglia sarebbe stata ben presto in possesso di informazioni molto più importanti e non era da tralasciare che, con tutto il materiale riportato dallo stesso Vermiglio dopo l'ultima spedizione nelle isole, anche nel villaggio stesso si fossero fatti progressi sullo studio delle armi nemiche.
Meglio avere più pareri autorevoli, aveva pensato.
Pensieri e preoccupazioni si fondevano in quello strano stato d'animo che era il sapere di essere in procinto di partire nuovamente per terre sconosciute; ancora una volta, una missione dal rischio incalcolabile in caso di fallimento.
Fu proprio dopo che il jonin ebbe finito il sorso di liquido verdastro che lo reclamarono bussando alla porta, lasciandogli una lettera con un sigillo ufficiale che lasciava presagire che l'attesa fosse terminata.
 
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