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| a n n o 2 4 9 D N
k i r i g a k u r e n o s a t o
a c c a d e m i a n i n j a
g u e s s w h o ? Le strade erano ancora invase dall'acqua, ma nel cielo splendeva un sole pallido e smorto, e l'aria era pregna dell'odore soffocante delle pioggie maleodoranti di Kiri. Il sole attraversava i tendaggi cremisi di quella camera come un ospite indiscreto e la colorava di toni caldi e sensuali; come una carezza sul viso, un vento tenue e piacevole scostò la finestra della sua stanza. Le coperte erano ancora posate sul morbido letto in mogano e cipresso, non le usò, anche se in quel giorno l'aria era rigida e le brezze del nord erano gelide ed insopportabili, ma non per Yomi. Le amava. Amava il clima del suo Villaggio, unico e perfetto. In parte lo rappresentava, la sua parte fredda, quella priva di sentimenti, da tempo non si mostrava al mondo circostante, da tempo la tratteneva dentro di se. Non fece nemmeno tempo ad aprire gli occhi, quando ecco giungere un cigolio sinistro, seguito da una voce, quella della sua cugina, poi la porta si spalancò e Yomi si mostrò all'ancora appisolato: Cugino, sveglia! Hai l'esame oggi ricordi!? Cosa c'è di più bello al mondo se non di una favolosa chiacchierata alle cinque del mattino. In parte aveva ragione, e in parte aveva torto; giacchè fossero ancora le cinque del mattino. Non se ne accorse subito in realtà, ci volette un po' di tempo, e uno sguardo tra lui e lei, di cui uno ancora indormento e un poco irritato, ovvero quello di Yomi. Dalle sottili labbra poi, un rantolo soffocato dalla stanchezza e un sorrisetto ad accompagnare: Mai, ma sono le cinque del mattino... E' ancora presto. La invitò con un cenno del braccio ad avvicinarsi a lui nel letto, per poi stringerla in un caldo abbraccio. *** Lentamente scostò dal viso la mano destra, quasi come accarezzarlo delicatamente, per poi lasciarla cadere sotto l'imponente forza di gravità, lasciandola penzolare a mezz'aria. Le vesta, quelle da Ninja, posate sull'anta; le braccia passavano lentamente tra le lunghe e sottili maniche, lasciando scoperte solo in parte le mani. Posò sul capo delicatamente la mano, mettendosi apposto i capelli. Si vestii del tutto affacciandosi poi alla finestra socchiusa; osservava il cielo che lentamente si schiariva cercando una breccia tra quelle nuvole cupe e grigie. Ci sono rari momenti di quiete perpetua, una calma che trascende la normalità e entra sotto pelle, lenendo ogni ferita come il più dolce dei nettari. In cui ti senti in pace con il mondo, connesso ad ogni sua creatura; in cui i legami con le persone a te più vicine ti sembrano così concreti da poterli vedere ad occhio nudo, fili invisibili che intrecciano inevitabilmente la tua vita a quella altrui, rendendola qualcosa di più. In cui guardi il cielo e ti rendi conto di non essere l’unico a volgere gli occhi alle stelle, ed un sospiro ti gonfia il petto di effimera e cedevole allegria, una gioia insensata per un istante inesistente. Ed Yomi si trovava in uno di quegli estatici momenti della sua esistenza un piccolo ritaglio di spazio fra il caos dei suoi pensieri e l’innaturale immobilità dell’alba. Ammirava con occhi incantati questo unico e piacevole spettacolo, nella speranza che anche sua madre stesse guardando in quel preciso istante ciò che stava guardando lui. Lontana dal corpo, ma vicino al cuore, ragazzo mio. Deglutì, cercando di ignorare il dolore muto che mordeva lo stomaco alle parole di suo zio.Io vado... Si incamminò verso l'accademia, era strano, non era mai stato un tipo ansioso,o forse, non aveva mai affrontato prove difficili nell'arco della sua breve vita, non si fermava neanche un secondo, saltava tetti, prendeva ogni singola scorciatoia per arrivare il prima possibile, nulla riusciva a fermarlo ,ne la fine pioggia, che si era venuta a creare nuovamente, ne tanto meno le persone, che urtava poichè ostacolavano il tragitto. Arrivò in aula, aspettò, seduto, immobile, appoggiato a quello straccio di muro che racchiudeva al suo interno un intera aula. Passò poco tempo e finalmente, spuntò dal nulla, il sensei, stessi capelli, capigliatura e aspetto di sempre, con quel ghigno micidiale sul volto... Incomprensibile e quasi impossibile da spiegare. Un ora di tempo non di più. *** Appena letto quel foglio, la mancina andò a catturare una penna per cominciare a portare la sua attenzione sul foglio. Domande per domande, la penna veniva lanciata in direzione della mandritta ad acchiappare con le dita il tutto, il sorriso accentuato sulle sue labbra alla lettura del testo si trovò a compiere una piega appena infastidita, curvando il capo verso il lato e accelerando lievemente la propria respirazione, se qualcuno lo stava osservando in quel momento poteva trovare come le dita avevano un lieve tremore, tremore che durò appena un frangente con il posare dell'estremità utilizzata per scrivere sul foglio bianco. Le parole venivano scritte velocemente come se fosse un mantra imparato. Un'altra cancellatura più pressante come se quelle domande aprissero un varco nel proprio petto, anche se il viso non tralasciava trasparire emozioni, freddo e con un sorriso sottile sulle proprie labbra. Posò la penna sul proprio lato e attese che tutti i candidati finissero, poggiò dopo aver terminato la schiena ad aderire sullo schienale della sedia per portare ambedue le braccia dietro la nuca, ad intrecciarsi come un cuscino mentre guardava il soffitto. Gli ultimi granelli andarono inesorabilmente a ricoprire l'altra parte della clessidra. Tempo scaduto. Un fastidioso vociferare degli studenti andò a rompere quel silenzio che si era venuto a creare durante la prova. Yomi si alzò senza proferire parola tra quei che erano rispettivamente più giovani di lui di un paio di anni. Si diradò tra la confusione dirigendosi verso l'esterno dell'aula nell'attesa dell'esito dell'esame.
CITAZIONE Non ti preoccupare, spero ci divertiremo. Ho cercato di delineare un po' la mancanza della figura materna che non vive con lui una tappa importante della sua vita. In seguito cercherò di delineare anche quell'ira scaturita dal fallimento di suo padre. Aspetto un tuo mp per il questionario.
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