~ 26 gennaio, 253 DN - ore 12:00
Sbuffando irritata Kowa accelerò il passo, desiderosa di lasciarsi quel corridoio alle spalle il più in fretta possibile. Un tempo era uno dei suoi passatempi preferiti origliare le conversazioni degli adulti passando davanti agli shoji della residenza, ora era qualcosa che odiava con tutta se stessa. Quelli che un tempo erano i suoi teatrini delle ombre a raccontarle del mondo là fuori, ricchi di avventure e curiosità esotiche, ora erano diventate finestre buie e monotone. Strascichi del morbo e crisi varie erano diventate le uniche discussioni nella mansione. Insopportabile. Finalmente la genin raggiunse l'uscio del dojo nel cuore del giardino. Non sarebbe stato facile meditare quella mattina con tutte quelle nubi oscure a dominare il suo umore, ma almeno avrebbe avuto una via fuga da quel grigiore che ormai dominava sia la residenza, che, con l'arrivo della nuova stagione, il cielo. Spinse con energia la delicata porta di legno, per poi entrare con passo deciso nella piccola stanza e gettarsi senza troppe riverenze con le ginocchia sullo spesso tatami consunto.
- Addirittura il cielo è tediato da tutte queste maledette discussioni monotone... Stupida crisi! -
Con un altro sbuffo si prostrò in avanti in un inchino, per poi lasciar cadere a sua volta la testa al suolo, allungare svogliata un braccio verso il piccolo altare e afferrare una manciata di lunghe stecche di incenso. Per alcuni secondi rimase li distesa, persa nella sua noia. Pensava che diventare una genin avrebbe cambiato finalmente la sua vita, ma eccola ancora li... Disciplina, meditazione, addestramento... Ancora in quella prigione, più grigia che mai. Trovò finalmente la voglia di congiungere le mani, per poi tornare a sporgersi verso l'altare e avvicinare l'incenso ad una delle candele che lo affiancava. Una volta collocati i bastoncini nel braciere, finalmente si sistemò in una posizione più appropriata, per poi afferrarsi delicatamente le ginocchia. Un altro sbuffo, più controllato e profondo questa volta, cercando quella concentrazione più lontana che mai. Le nubi diventarono più definite nella sua mente, per poi lentamente dissiparsi, lasciando spazio ad una vibrante visione di foglie cullate dal vento; quindi, dei rami dal colore vivace si materializzarono fra i suoi pensieri, raccogliendo il fogliame e placandolo. Infine... Una voce?!?
???: Kowa-Sama, chiedo venia per l'interruzione. Gabimaru-Sama mi ha chiesto di convocarla, la sta aspettando nelle sue stanze.
Abbandonando repentina la sua meditazione, all'udire quelle parole, la genin si girò di scatto, per poi fulminare con uno sguardo furioso il messaggero. Quest'ultimo, ancora chinato sull'uscio, rimase impassibile, per nulla scalfito dalla brusca reazione della signorina della casa. Passarono alcuni lunghi secondi, silenziosi, furibondi da una parte, quasi seccati, ma rassegnati dall'altra; quindi, Kowa balzò rapida all'impiedi, alzando il mento in direzione opposta al giovane inserviente, superandolo con passo spedito e tuonando lasciando il piccolo dojo.
Kowa: Ho esplicitamente comunicato i nomi DELLE domestiche autorizzate a prendersi cura di me!
Stupido pervertito spione!
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~ 26 gennaio, 253 DN - ore 13:00
Abbandonata, se possibile ancora più nervosa, la sua routine, Kowa aveva raggiunto la parte più alta della collina sulla quale si ergeva la magione, attraversando la grande serra, per poi raggiungere l'imponente, seppur piccola residenza del nonno. Sistemando in maniera sbrigativa la composizione del mazzo di gigli arancioni che si era fermata a raccogliere nel vivaio, la giovane abbandonò senza troppa cura i sandali di legno all'uscio, per poi superare con una nuova sbuffata le guardie e riempire i corridoi con l'esagerato rumore dei suoi passi capricciosi sul parquet. Un poltergeist avrebbe quasi sicuramente fatto meno baccano. Le porte, stanza dopo stanza, sbattevano scorrendo a destra e a manca, fino a quando la sfrenata ricerca della genin si spense finalmente in quella che era la stanza che il nonno le aveva adibito per le loro notti clandestine. Gabimaru, nonostante l'aspetto nobile e dignitoso, anziché stizzito dal comportamento della nipotina, ne sembrava quasi divertito. I suoi occhi, colmi di affetto e vivaci, si posarono immediatamente sul bouquet improvvisato dalla nipotina.
Gabimaru: Mi aspettavo come minimo una Lycoris Radiata rossa, ma addirittura dei gigli arancioni! Eheh~ Siamo direttamente a odio e vendetta vedo, mia piccola Non-ti-scordar-di-me! Ahah~
Con un sorriso ancora più largo, allontanandosi dal letto sul quale giacevano in maniera ordinata una divisa e le più svariate armi ed equipaggiamenti, l'anziano Senju distese elegantemente entrambe le braccia verso la nipotina, sollevando dolcemente le sopracciglia e ammiccando ai due pugni chiusi rivolti verso l'alto. Kowa si lasciò scappare a sua volta un sorriso, indugiando ancora qualche istante sulla sua posa furiosa, per poi arrendersi all'affetto del nonno e balzare sullo sgabello che si frapponeva fra di loro. L'odio e vendetta che i suoi occhi avevano cercato capricciosi di ostentare fino a quel momento, erano stati spazzati via da una sicuramente più innocente allegria e attesa, mentre Kowa alzava agilmente le gambe ad incrociarsi sul sediolo, per poi portare pollice e indice sul mento a ponderare con fremito le mani chiuse di Gabimaru. Passarono alcuni trepidanti istanti, con la genin persa in chissà quale congettura o rimembranza, quando, finalmente, decisa, la mano della Senju abbandono il viso, per posarsi repentina su quella destra del più anziano, il tutto condito con un'espressione quasi trionfante. Le dita di Gabimaru si aprirono gentilmente, mostrando un palmo inizialmente vuoto, dal quale timido cominciò a fiorire un tulipano giallo... Successo.
Gabimaru: La vita, più spesso di quanto tu possa pensare, non presenta per forza una scelta più giusta di un'altra... Congratulazioni, mia piccola genin! Finalmente la tua prima convocazione è arrivata!
Senza concedere o aspettare per un secondo round, l'anziano portò anche la mano sinistra ad aprirsi, rivelando una piccola nota piegata e dall'aspetto ufficiale. Con un sorriso ancora più espressivo, l'esile kunoichi balzò in avanti verso il nonno, per poi afferrare il messaggio con entrambe le mani e sollevarlo verso il soffitto. Con gli occhi a metà fra l'incredulo e l'euforico, Kowa lesse tutto d'un fiato le poche righe concise, lasciando infine cadere la nota, per poi buttarsi fra le braccia ancora distese di Gabimaru. L'anziano sorrise, stringendo la sua piccola non-ti-scordar-di-me, il suo piccolo vero amore, fra la seta leggera della sua uniforme. Passarono così alcuni istanti, fintanto che l'eccitazione della genin non traboccò nuovamente. Lasciando il dolce abbraccio del nonno, Kowa si gettò sul letto apparecchiato da quest'ultimo in preparazione della sua prima missione. Il momento era finalmente arrivato, tutti i suoi anni di duro lavoro erano finalmente giunti al culmine e, con loro, quella libertà tanto anelata la lei, quanto per lei da suo nonno.
Kowa: Sei pronto a collezionare le mie di avventure ora nonno?!?
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~ 26 gennaio, 253 DN - ore 23:00
Il Villaggio, così come la sua residenza, continuava ad alimentare la sua irrequietudine rispetto ai tempi che correvano. Da poco era finalmente libera di visitarlo, ma l'eccitazione non era durata molto. Certo, i suoi occhi si lasciavano spesso rapire da scorci di quella vita che a lungo le era stata negata, ma la novità, beh, non rimane novità a lungo. Pochi i coetanei per le strade di Konoha a quell'ora e con essi le distrazioni che avrebbe incontrato diretta verso la residenza dell'Hokage. Quell'aspetto, al contrario del Villaggio di per sé, continuava a rimanere novello per la kunoichi. Non aveva tempo di fermarsi a mangiare dei soba lungo il cammino, l'aveva ponderato a lungo, sin da quando aveva messo piede nel Villaggio, ma la convocazione era immediata e aveva già perso abbastanza tempo. Optò quindi per un taiyaki, da divorare lungo la via. Arrivata all'ombra del quartier generale della Foglia, dopo una pulita veloce al muso, una sistemata all'uniforme e una sbirciata fugace alle guardie di presidio, la kunoichi, mento alto, fece finalmente rapporto.
Kowa: Kowa Senju, genin.
Le fu indicato un ufficio al piano terra, livello che non aveva mai esplorato più di tanto. Celere, ma con gli occhi che schizzavano attenti ad ogni insegna che marcava le porte del corridoio, il passo deciso della kunoichi fu finalmente distratto dall'unico cono di luce che disturbava la surreale quiete del palazzo. Due shinobi presidiavano l'uscio, entrambi maschi. Kowa tentennò per un istante, fino a che il suo orgoglio non rispose al cenno del capo di uno dei due ninja. Era quasi sicuramente nel luogo più sicuro della Foglia, ma le sue fissazioni non l'avevano certo abbandonata. Cercando passare il più lontano possibile dai due superiori, soprattutto quello ammiccante, sfiorando il muro opposto in un curioso circolo mentre questi la superavano, Kowa entrò finalmente nell'ufficio. Ad accoglierla un jonin irsuto, dall'aspetto sicuramente più amichevole rispetto a chiunque avesse incontrato fino a quel momento, nonché, agli occhi della genin, il più sospetto. Mani lungo i fianchi, la kunoichi abbassò leggermente il capo in segno di rispetto, per poi rialzarla immediatamente e non perdere di vista l'uomo.
Kowa: Kowa Senju, genin.
"Rogna", insieme ad un invito a sedersi, fu la sua accoglienza. Contenne uno sbuffo a fatica, quindi, senza staccare gli occhi dal jonin, accolse il sollecito, appiccicandosi allo schienale della scranna in risposta al sorriso e alla posizione rilassata del superiore. Finalmente i dettagli della briga cominciarono a svilupparsi nella conversazione, in qualche modo rilassando Kowa, distraendola dal comportamento del jonin. Quest'ultimo, provocando un leggero inarcamento del sopracciglio della Senju, cominciò a rivelare i dettagli di un'altra missione, affidata ad una certa Haruka Uchiha. Ad un primo acchito il nome non le diceva niente, così come la fugace foto. Non aveva partecipato alle classi all'accademia e durante l'esame, seppur affascinata dai coetanei, non aveva certo avuto modo di memorizzarne le facce. Il suo sopracciglio si inarcò in maniera più vistosa quando la conversazione sfociò sul fulcro di quella che sarebbe stata la sua missione. Pareva che la compagna avesse preso in ostaggio lo stesso mandante della missione e il maniscalco di quest'ultimo avesse richiesto soccorso.
- Perché prendere in ostaggio un barone...? Sicuramente vecchio, grasso e pervertito! Avrà allungato troppo le mani e l'Uchiha le starà insegnando una lezioncina! Stupido bavoso! -
Il jonin proseguì quindi con quelle che erano le congetture della Foglia, accennando a come conoscendo Haruka e il barone stesso, la situazione risultasse alquanto strana. Ancor più sicura della sua ipotesi, Kowa rimase in silenzio, assimilando quello che sarebbe stato il suo incarico. Non avrebbe dovuto soccorrere direttamente la compagna e, soprattutto, il barone, limitandosi ad una classica infiltrazione e ricognizione da manuale. Se possibile, avrebbe dovuto cercare di mettersi in contatto con l'Uchiha, ma senza farsi notare. I racconti del nonno sulle imprese dei vari Senju che si erano dedicati alla vita da anbu e le noiose nozioni di spionaggio inculcatale dal padre durante le infinite ore di lezioni cominciarono ad affollare la sua mente, interrotti sporadicamente dall'immagine di un vecchio individuo anonimo e sovrappeso che, incapace di alzarsi dal suo trono, cercava di palpare indefinite ombre femminili. Sembrava in qualche modo che il jonin sapesse più di quanto non stesse divulgando e il sospetto lasciò Kowa alquanto irrequieta. Cambiò sopracciglio, rilassando il primo e portando il secondo ad inarcarsi leggermente. Il superiore terminò ricordando alla genin che si sarebbe dovuta unicamente limitare alla ricognizione, vietandole di ingaggiare qualsivoglia combattimento, lasciando quindi spazio alla kunoichi per eventuali domande.
Kowa: Infiltrazione, perlustrazione e, se possibile, risoluzione pacifica della faccenda, quindi? Nel caso in cui quest'ultima non fosse possibile, come posso mettermi in contatto con Lei? Mi sarà fornito un metodo di comunicazione per riportarvi la situazione?
Fece una breve pausa, il padre le aveva inculcato sin da piccola il prezzo della troppa curiosità... O della mancanza di rispetto, sia essa apparente o meno. Poteva quasi risentire sulla sua schiena il peso di quella lezione in quel momento fugace. Ponderò dunque con attenzione quelle che sarebbero state le sue prossime parole. Le esili dita si portarono sulle ginocchia, per poi afferrare delicatamente il tessuto che le ricopriva. La domanda era più lecita nella sua mente, ma la sua istruzione da soldatino sicuramente più ingombrante.
Kowa: E... Che cosa intende con "conoscendo l'uomo e la situazione"? Se mi è concesso chiedere...
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