Chishiki (Tempio del Tenshi) - Prima della Tempesta, Negli alloggi del Suono, per Hideyoshi, Kuro e Ginko

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view post Posted on 12/3/2022, 08:54     +1   -1
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Chishiki, Città Alta, Sora no Kuni, 31 dicembre 252 DN. Ore 9.50


Attraversare la città gli era costato molto più che raggiungerla.
Rimase lì seduto per diversi minuti, la testa appoggiata al muro, gli occhi socchiusi. Entrare nell'alloggio gli aveva permesso di isolarsi da chi l'aveva circondato fino a un minuto prima, riordinare i pensieri... ma il riposo ancora gli sfuggiva.


(Le prossime ore saranno cruciali. Forse le più importanti delle nostre vite.)

Quel Summit si preannunciava come il più difficile della sua vita. Sarebbe stato il suo terzo, da Kage... ma il primo in cui non fosse una pedina o un reietto. Coincidentalmente, sarebbe stato anche il primo senza alcun supporto esterno, esplicito o implicito. La morte di Akane gettava un'ombra su tutti loro, su di lui specialmente: quello con lo Yokai era stato un rapporto costruito lentamente, fatto tanto di confidenza quanto di diffidenza, ma unito dalla necessità di lavorare per ottenere una forma di stabilità tra le nazioni, una che favorisse il commercio e la ricerca.
Sogni, solo sogni. Così le aveva detto, anche quel giorno.


("Pregherò... no, agirò perché la vostra speranza non rimanga tale, Hokage-sama, e perché non dobbiate essere vittima di questo mondo. Ma non è questo il vostro destino, ne sono certo...")

Ma così era stato. Fuyuki era tornato dall'inferno, lei era impazzita. Chiuse gli occhi, sospirando lentamente finché tutta l'aria non ebbe abbandonato i polmoni.
Segretamente, in quegli anni, aveva covato la speranza che Akane potesse aver ragione. Che quel futuro fosse possibile. Con la scomparsa di Keiichi, con la morte di Ryu, le minacce alla pace provenienti dal vecchio mondo sembravano svanite nel nulla. Unicamente lei era rimasta, la sua forza un deterrente contro qualsiasi avventatezza, la sua figura un'icona a cui rifugiarsi e dietro cui ripararsi. Fede; aveva avuto fede in lei, seppur per un breve tempo.
Ma l'orrore del loro mondo l'aveva raggiunta. Come aveva raggiunto lui, come aveva raggiunto tutti quanti. Ora li consumava... la guerra avrebbe fatto il resto.
Fu mentre simili presagi gli dilaniavano la mente che Ginko entrò nel suo campo visivo. Il ragazzo lo aveva aiutato a sedersi, quindi era andato a prendere un bicchiere d'acqua per il Kokage.


"Grazie, Shikinami-san."

Fece, prima di mandare giù le medicine che Yumi gli aveva dato da prendere.

"Deve essere stato tutto incredibilmente irruento, per te.
L'invito, questo viaggio, questa gente. Mi spiace di averti costretto fin qui. Avrei dovuto lasciarti al tuo addestramento, alle tue cacce di fantasmi..."


Disse, in un estremo tentativo di ipnotizzarsi, di allontanarsi da quelle riflessioni. Ancora non sapeva come mai aveva scelto di invitare il Genin per quella missione diplomatica; il suo volto gli era saltato in mente per caso, assieme a ciò che aveva provato durante il loro secondo incontro. Forse, in buona parte, erano state le stesse speranze che andava nutrendo per il futuro a spingerlo.

"Dovremo essere cauti in ciò che faremo e diremo. Da ora ai prossimi mesi. Non siamo circondati da amici."

Mai.


Avvertì la porta del rifugio aprirsi, rivelando le figure di Kuro e di Tsume. Il lupo entrò per primo, seguito immediatamente dallo Spadaccino.
Hideyoshi rivolse loro un cenno del capo.


"Kuro-san, Tsume-san. Ben tornati.
Devo scusarmi per il mio comportamento, giù alla taverna. Il viaggio mi ha provato più di quanto non pensassi."


Ammise, rivolgendosi al lupo prima di sollevare lo sguardo verso il proprio compagno.

"È stata... dura?
Fenrir non è mai stato un padrone di casa particolarmente docile."


GDROFF///Facciamo due chiacchiere prima di scendere in Biblioteca.///GDRON
 
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view post Posted on 27/3/2022, 13:08     +1   -1
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Chishiki, Città Alta, Sora no Kuni,
31 dicembre 252 DN.



I polpastrelli della mano destra poggiarono sulla maniglia in legno chiara della porta, facendo una piccola pressione, abbassandola; prima Tsume, poi Kuro, entrarono in stanza incontrando sguardo e parole di Hideyoshi. Poco prima di riuscire a parlare, Kuro venne anticipato da una Tsume che sembrava piuttosto euforica.

- Non ti preoccupare! Kuro-san mi ha parlato molto di te!

Con molta enfasi, scodinzolando.

- Perdona la sua scortesia, Hideyoshi-dono. Sei forse il terzo umano con il quale parla da quando ha abbandonato la radura per seguirmi. E... si, non è stato semplicissimo, devo ammetterlo. Ma ora sono qui, e lei è con me. Quindi la visita è andata bene, nonostante tutto.

Per un attimo, perso con lo sguardo, Kuro pensò ai due giorni passati, all'incontro con Fenrir, alle difficoltà affrontate ed alle promesse fatte, da mantenere.

Radura, Eremo dei Cani,
29 dicembre 252 DN.


Il viaggio per ritornare ancora una volta all'Eremo dei Cani, sembrò più piacevole del solito e soprattutto più silenzioso dal momento che non c'era Pakkun con lui. Le poche volte che vi aveva fatto visita, c'era arrivato tramite evocazione inversa, palesandosi davanti il Sommo; non percorreva quei sentieri tortuosi da molto, troppo tempo. La mente era persa nei pensieri e nello stupore che ogni volta riaffiorava nel vedere quel panorama che la natura aveva creato, favorendo la mimesi dell'Eremo. Pensava a quel che avrebbe affrontato di lì a poco, pensava a quanto austero e fiero Fenrir si sarebbe posto, ma anche alla sua enorme arroganza e prepotenza, quasi non incline al nindo di quella razza: era ben diverso dal sommo, non amava la compagnia, non si fidava di nessuno eccetto di una persona, che ormai dava il tormento a Kuro.
Ancora qualche passo, prima di trovarsi all'imbocco della radura, un ampio spazio che precedeva l'entrata della grotta principale. E proprio lì, a pochi metri dalle quattro grandi statue del Yyamadziro, le enormi zampe di Fenrir, si incrociavano, sbarrando il basso a chiunque volesse avvicinarsi troppo. Il nero lupo giaceva disteso con la testa china sulle zampe, quasi dormiente. Il respiro pesante, lasciava intendere la solita pericolosità. Kuro ruppe il silenzio, la cosa andava affrontata, ed anche in fretta.


- Ebbene, Fenrir.

- Per te sono ancora Fenrir-sama, ragazzo. Lo sarò sempre.

- Abbiamo molto di cui discutere. Impostare una conversazione in questi termini non giova assolutamente. Cerchiamo di venirci incontro e di risolvere la cosa in una maniera calma e pacata.

La bestia alzò prima la testa, poi lentamente allunghò le zampe, mettendosi in piedi ed incamminandosi verso lo shinobi del Suono. Gli occhi sembravano estremamente infuriati e non avevano neanche iniziato a parlare. Il tono di voce si alzò di scatto, tuonando in tutta la radura.

- OSI PARLARMI IN QUESTO MODO? HAI MANDATO UN CANE A DIRMI CHE LE COSE SAREBBERO CAMBIATE ED ORA ORA RIVOLGERTI A E IN QUESTO MODO?

I passi lenti, le unghia pronte ad infilarsi nelle carni del giovani.
Kuro, d'altro canto, sembrava mantenere una insolita calma, il totale contrario di Fenrir. Gelo. Una vera statua.

- Ho mandato Pakkun, un mio alleato, parte della nostra famiglia. Non un cane. Accettarmi come firmatario è significato accettarmi come fratello e come vostro pari. Io per voi, voi per noi. Il tempo di identificarsi come il più forte è finito, davvero. Non abbiamo motivi per cercare di sopravalere l'uno sull'altro, sebbene sia indubbio che tu, grande Fenrir, sia il guerriero più forte di cui disponiamo.

Allargò leggermente le braccia, come per placare l'animo dell'animale. Lo aveva già visto impazzire ed aveva contribuito a salvarlo da quel turbinio di emozioni che l'avrebbero condotto di nuovo alla pazzia.

- Non ti permetto di rivolgerti a me con tutta questa arroganza. Tu non sei lui, NON LO SARAI MAI!

- Allora pronuncia il suo nome! Pronuncia il nome di quell'uomo! Abbi il coraggio di pronunciare il nome dell'uomo che ti ha ingannato, ti ha plasmato ed è poi andato via! Sii l'essere fiero che sei!

- Tu... piccolo lurido moccioso che non sei altro. COME OSI!?

Con un balzo rapidissimo, il grande lupo si alzò in aria diretto verso Kuro. Gli occhi ricolmi di rabbia, denti affilati e bava. Se l'avesse preso nel suo morso, per l'Ombra non ci sarebbe stata una singola probabilità di salvezza, sarebbe stato spezzato a metà come una foglia troppo esile per resistere alla potenza del vento.
Ma Kuro, ancora una volta, non sembrò minimamente preoccupato o agitato. I suoi occhi fissavano quelli di Fenrir, prima di pronunciare una singola parola, a bassa voce.

- Disperdi.

Esattamente come accadde anni prima, Kuro sembrò liberarsi della sua spada per non combattere e non ripetere lo stesso errore fatto con Bull ma questa volta, qualcosa cambiò. Una nuova consapevolezza.
In una frazione di secondo, forse anche meno, tre grosse lame comparvero dal terreno, incrociandosi esattamente in tre croci, sul corpo del Lupo. La precisione millimetrica aveva fatto sì che Fenrir fosse immediatamente bloccato, tra braccia e busto senza subire alcun graffio. Ora impossibilitato a muoversi, la fiera cercò di divincolarsi, facendo risuonare nella radura un urlo che mai si era sentito.
Kuro si avvicinò al muso dell'animale.

- Noi siamo una famiglia, e tu sei il capofamiglia. Ma non siamo i serpenti. Noi basiamo il rispetto e la stima sulla nostra lealtà e non sulla nostra forza. E se tu mai capirai questa cosa, riuscirai a stare in pace con te stesso e non rischierai di impazzire, di nuovo.

- Non hai idea di quello che stai facendo. Non hai idea della mia forza e di quello che ti farò. Non ti aspettare che io ti ringrazi nuovamente per..

- Non voglio che tu mi ringrazi. Il punto è questo. Io non l'ho fatto per avere un ringraziamento da parte tua o di nessun'altro. L'ho fatto perché avevi bisogno di me. Io ci sarò sempre, per chiunque.

Lentamente le lame di acciaio iniziarono a sgretolarsi, liberando il corpo del lupo che sembrava essersi calmato leggermente. Kuro non aveva finito di parlare, ma forse, ora che Fenrir sembrava poter dialogare, continuò con quello che aveva da dire. Prima però si guardò attorno, avvertì la presenza di un'altra entità, estremamente simile a quella di Fenrir, ma non ne riusciva a scorgere la sagoma.

- Io non temo quell'uomo e non ho paura di pronunciare il suo nome. Kairi Uchiha è stato un fedele alleato ma nel momento in cui ha deciso di sparire completamente dalla circolazione, diventando un'ombra, non merita il mio rispetto. Io non sono qui per pretendere, ma per essere compreso. E se la cosa può anche leggermente aiutarti a stare meglio, a placare la tua ira, io cercherò sue notizie, lo porterò qui se necessario. Ma ad un costo.
Se io ti porto quel che vuoi sapere su Kairi Uchiha, tu mi riconoscerai finalmente come Eremita, mi riconoscerai come parigrado.

Fenrir non annuì, non reagì, non disse nulla. Si voltò di spalle, quasi abbattuto, per tornare lentamente esattamente dov'era prima, al centro perfetto tra le quattro statue. Si sdraiò ed osservò gli occhi di Kuro, sbuffando notevolmente, incerto sul da farsi.

- Porterai con te mia figlia, Tsume. Ho sentito che l'Uchiha si trova oltre il mare, oltre le terre conosciute.

Poi chiuse gli occhi e tornò al suo riposo.
Rumori di foglie calpestate e rami rotti spezzarono il silenzio, prima di vedere una figura balzare davanti a lui, scodinzolando. Un grosso lupo bianco, dallo sguardo fiero come quello del padre, ma dall'animo più giocoso ed allegro. Seduta davanti a lui, si presentò con voce forte e squittente.

- Io sono Tsume, è un piacere fare la tua conoscenza!

Poi proseguì a bassa voce.

- Hai già il mio rispetto. Nessuno ha mai detto quelle cose a mio padre, neanche il saggio!

- Io sono Kuro. Avrai già capito che tra me e tuo padre non scorre buon sangue. Ma sono l'Eremita, e lo sarò sempre. A qualunque rischio.

Per poi voltarsi ed incamminarsi, certo del fatto che da quel momento in poi, aveva ottenuto una piccola parte del rispetto di Fenrir ed una nuova compagna di viaggio.
 
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view post Posted on 5/4/2022, 05:16     +1   -1
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Ritrovarsi dopo tanto tempo nella quiete che lo aveva aveva cresciuto e dove successivamente era rinato, fu quasi come tornare a casa. Quel luogo era così diverso, eppure il suo silenzio era sempre lo stesso. Il Kokage rimaneva assorto nei suoi pensieri e Ginko ebbe così il tempo nel gettarsi a sua volta nei suoi. Quel viaggio inaspettato lo aveva portato nel cuore del mondo shinobi, nel bel mezzo delle figure più leggendarie del mondo ninja e se da una parte il pensiero di trovarsi la lo faceva sentire sotto pressione, dall'altra parte l'eccitazione di trovarsi al loro cospetto era grande. La sua mente tornò per un'istante alle sue umili origini. Come sarebbe stato diversa la sua vita se non avesse deciso di raggiungere Oto, se non avesse deciso di prendere in mano la sua vita e di inseguire la sua sete di conoscenza. Il Cantore, fra tutti, era sicuramente la persona a cui doveva di più, nonché il vero fautore della sua nuova avventura. Se Oto non fosse quella che era, molto probabilmente Ginko sarebbe ancora ad interrare cadaveri a Ishi no Kuni. Un leggero sorriso andò a formarsi sul viso del più giovane mentre porgeva al suo Kage l'acqua che avrebbe accompagnato le sue medicine. Il sorriso del genin trovò ancora più spazio sul suo viso quando il superiore cominciò a scusarsi per quella serie di repentini eventi. Cercò di nasconderlo il più possibile, per rispetto. Provava solo gratitudine per quell'occasione ricevuta e, nonostante non fosse mai stato bravo o abituato ad esprimersi, provò in qualche modo a farlo.

Rokudaime Kokage-sama, sono felice di trovarmi qui. Mi sento... Crescere... E la grande biblioteca sarà sicuramente un campo di allenamento più che adeguato per me! Dopotutto, adesso come adesso, il mio addestramento sembra passare dalla mia conoscenza. Non sono più stato in grado di connettermi con gli yūrei da quando sono guarito e documentarmi sulle origini del mio clan sento che per forza di cose debba essere il primo passo..."

Il Cantore, sin dal primo giorno in cui lo aveva incontrato sotto false spoglie, sembrava avere il potere di far aprire Ginko come pochi nella sua breve vita e finito di esporre il suo pensiero, il genin dubitò per un attimo che tutto ciò non fosse parte della sua Kekkei o di qualche tecnica in possesso del Kokage. Era vero che sin da quando era guarito non era più riuscito ad entrare in contatto con i suoi presunti avi e, al di la delle leggende e indizi sugli yūrei che avrebbero potuto nutrire la sua passione, sperava che la grande biblioteca contenesse informazioni anche sul suo clan. Molto probabilmente non esisteva una raccolta di informazioni più ricca in tutto il continente e se in giro vi erano tracce delle sue origini, non vi era posto migliore dove cercarle.

"So che sono un semplice genin... Ma crede che vi siano possibilità per me di ricevere un lascia passare per la sezione proibita...?"

Questo dubbio lo aveva pervaso dal momento esatto nel quale era venuto a conoscenza di quel luogo e, sotto gli effetti della presenza del Cantore, era fuoriuscito dalla mente quasi senza che Ginko se ne rendesse conto. Dallo stupore di essere arrivato a pronunciare quelle parole a voce alta, Ginko tornò immediatamente serio, incerto delle sue stesse parole. In suo aiuto fecero il loro ingresso nella stanza Kuro e Tsume. Sperando che il loro arrivo, nel caso in cui la sua domanda fosse risultata inopportuna, avrebbe distratto il Kokage, il genin si rivolse verso le due nuove figure
chinando leggermente il capo verso di loro in segno di accoglienza, cercando quindi di ricacciare nell'angolo della sua mente dal quale si era materializzata la sua sete di sapere.

 
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view post Posted on 6/4/2022, 07:39     +1   -1
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Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO


Chishiki, Città Alta, Sora no Kuni. 31 Dicembre 252, ore 9.50.


Il Kokage sorrise lievemente, volgendo lo sguardo verso la figura di Ginko mentre questi, forse realizzata la natura temeraria della propria domanda, si faceva improvvisamente serio.

"La possibilità esiste senz'altro, Shikinami-san... ma temo che, per quanto Yuumen possa dichiararsi aperta al libero scambio, l'accesso alla sezione proibita sia più una faccenda di scambio.
Inoltre l'autorizzazione dipende direttamente dal Daimyo, le cui buone grazie sono ancora da guadagnare.
Vedremo come si evolverà l'incontro, ma immagino di poterlo domandare a Yurei-sama una volta terminato."


Rispose al ragazzo, senza nutrire oltre il senso di oltraggio che egli sembrava aver maturato. La domanda rimaneva lecita, per la circostanza in cui tutti si trovavano e per il contesto privato in cui era stata posta. Invero, lo stesso Hideyoshi era incuriosito non poco dalla natura della Biblioteca, tanto quella pubblica quanto quella privata.
L'arrivo di Kuro e Tsume interruppe quello scambio. Il lupo rispose al suo benvenuto in maniera esuberante, quasi bambinesca, rivelando la propria inesperienza nel conversare con altri esseri umani.
Comprensibile dunque, come spiegò Kuro stesso, che l'animale non desse alcun peso a cortesia e deferenza. Il Kokage dubitava fortemente che avesse anche solo idea di cosa fosse un Kage.


"Non c'è nulla da perdonare, è più che comprensibile.
Ti affido ufficialmente Kuro-san, allora, Tsume-san. Tienilo bene d'occhio, mi raccomando. Ultimamente ha assunto un aspetto ordinato e devoto, ma rimane un attaccabrighe di prima categoria."


Chiosò, lentamente alzandosi e sospirando vistosamente. Le successive parole avrebbero già perduto ogni accenno di ironia.

"Nonostante tutto, eccoci qua.

Non serve che io vi dica quanto delicate saranno le prossime ore. Chi ci ha accompagnato qui non è nostro amico, questo immagino lo sappiate già. Tuttavia non è nemmeno nostro nemico, il che rende decisamente più complicata l'intera questione.
Siamo qui per cercare una linea comune per ciò che riguarda il Morbo, questa è la priorità. Capirne l'origine, gli effetti, come combatterlo unitamente... ma come sempre non ci si fermerà lì. La questione umanitaria è soltanto il principio, la cornice, per un confronto politico e personale.
In questo caso, poi, abbiamo l'incognita del Daimyo. Di norma i Paesi Minori si tengono alla larga dagli incontri dei Grandi, preferendo dialogare individualmente con i propri confinanti... ma non nel caso di Sora no Kuni. È chiaro che Yurei-sama ha un piano ben preciso di affermazione della propria nazione sul piano internazionale, forse sulla stessa linea del Suono, il che ne spiegherebbe la legislatura.

Prestate bene orecchio a ciò che verrà detto, perché chiederò la vostra opinione una volta usciti. Stessa cosa faranno gli altri membri del Quintetto."


Una raccomandazione superflua per Kuro, ma necessaria nel caso di Ginko, che solo ora e decisamente in maniera inattesa si affacciava a simili ambienti. Il Cantore non dubitava della sua discrezione, ma doveva ancora vagliarne la capacità di ascoltare con attenzione e leggere tra le righe.
Lui stesso vi aveva faticato per anni.


"A proposito, quasi dimenticavo. Kuro-san, costui è Ginko Shikinami, genin del Suono. Gli ho chiesto di farmi da assistente per questa occasione.
Immagino tu conosca già il nome, ma una presentazione è quantomeno di dovere.

Ora, se non avete nulla da riferirmi, vi chiederei di accompagnarmi in visita a questa famosa biblioteca. So che entrambi desiderate farvi delle ricerche."


 
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