Legenda codici |
Narrato | «Parlato» | "Pensato" |
Kacchan #00ffff | Kyoko Yamanaka (madre) #ACE1AF | Kyosuke Hadaka (padre) #0047ab |
Chiyo Akimichi (team) khaki | Natsuko Fueguchi-Hyuga (team) #ddadaf | Matsuda Nara (Sensei team) #918151 |
Hachi Yamanaka (Primario) #add8e6 | Ayumi Uchiha (Medico assistente) #ffc0cb | Naoko Aburame (tirocinante) #b87333 |
Maggio 249DN
«Oh, era da una vita che non vi vedevo tutti insieme, seduti uno di fianco all'altro... Cavolo, che emozione....» Finse di piagnucolare Matsuda-sensei, facendo anche la finta del tirar fuori un fazzoletto e asciugarsi sotto l'angolo degli occhi. Kacchan sospirò mestamente, stiracchiandosi, seduto sulla panca di legno. Al suo fianco, Natsuko fece spallucce, mentre Chiyo, da gran bonacciona che era, sgranocchiava quello che, stando dall'odore, doveva essere un mix di frutta secca ed essiccata.
«Vero, era da tanto che non ci ritrovavamo tutti insieme...» Ammise l'Akimichi senza riuscire a nascondere la tristezza per quella cosa.
Effettivamente, dopo quel "fattaccio", così lo identificava Kacchan, non avevano più svolto incarichi tutti e quattro insieme: lui era stato sospeso, mentre le ragazze si erano dedicate allo svolgimento di mansioni che richiedevano poca manodopera, o al massimo si erano unite ad altri team. Nonostante adesso fosse stato riabilitato, Kacchan aveva optato per svolgere incarichi in solitaria, vuoi anche per via del lavoro in ospedale, che lo sfiancava ogni giorno di più. Insomma, non avevano più avuto modo di passare un momento rilassato come quello, tutti insieme....
«Non possiamo farci niente... Il dottorino qui presente è sempre troppo impegnato per prestarci la dovuta attenzione.... Forse dovrei fingere un malore, per riuscire a farmi visitare da lui...» Sentenziò piccata la Hyuga, lanciando uno sguardo di sbieco al ragazzo che, deliberatamente, finse di non cogliere l'allusione. Evitando accuratamente di ripensare a quell'episodio, tirò fuori dalla tasca la sua ultima miglior amica, quella che, da un paio di mesi, lo aiutava a svaporare il nervosismo. Di certo il tabacco non era un toccasana per le sue vie respiratorie, ma almeno evitava di prendere a pugni tutto ciò che gli capitava a tiro.
Con lentezza, tirò fuori l'astuccio in cui custodiva filtri, cartine e la miscela di tabacco da lui personalmente preparata, altamente aromatica e seccata naturalmente al sole. Con tutta la flemma di questo mondo, iniziò a prepararsi una sigaretta sotto lo sguardo meravigliato delle ragazze, che di certo non sapevano di questo suo nuovo vizio.
«Ma... Ma Kacchan, da quand'è che hai preso a fumare?» Domandò Chiyo, rimanendo allibita, un pezzo di ananas essiccato sospeso a metà strada dalla sua bocca.
«Da un paio di mesi... Mi aiuta a scaricare la tensione.» Fece spallucce, mentre ultimava la preparazione della sigaretta.
Schiarendosi la gola, Matsuda sensei riprese la parola, mentre le ragazze si scambiavano occhiate perplesse.
«Comunque sia, se vi ho fatti venire qui, è per un buon motivo... E riguarda la convocazione che avete ricevuto per questo pomeriggio.» I tre ragazzi puntarono gli occhi sul maestro, perplessi. In primo luogo non sapevano che anche gli altri erano stati convocati e, in più erano convinti che si sarebbe trattato dell'assegnazione di una qualche missione, perciò tesero bene le orecchie, per ascoltare quello che aveva da dire il maestro.
«Vorrei evitare che facciate scenate, quando vi verrà comunicata la notizia... Conoscendovi, qualcuno potrebbe non prenderla bene, ecco perché ho pensato bene di riferirvelo subito, così da permettervi di prepararvi adeguatamente a ciò che vi verrà chiesto di fare...» Rimase in silenzio, osservando ad uno ad uno i suoi allievi, per poi soffermarsi su Kacchan, senza distogliere lo sguardo dal suo, facendolo irrigidire sulla panca.
"Ecco che adesso sgancia la bomba. Tra 3...2...1..." «Parteciperete al VII Torneo di Selezione dei Chunin.»La bomba fu innescata e l'esplosione che ne seguì non fu una sorpresa.... Lo fu, invece, vedere da chi sopraggiunse: non fu Kacchan, infatti, a dare in escandescenza, ma Natsuko, sorprendendo tutti i presenti La ragazza sbattè le mani sul tavolo, scattando in piedi, le braccia tese e tremanti, indice della rabbia che provava in quel momento. Kacchan, per tutta risposta, si portò la sigaretta alle labbra, accendendola con un piccolo accendino a scatto.
«Starà scherzando, spero.... NOI? Noi dovremmo prender parte al torneo? Ma siamo scemi?»Al contrario della compagna, Chiyo era al settimo cielo per la notizia, tanto da dimenticarsi completamente del suo salutare spuntino, che lanciò in aria con esultanza.
«WOW! Che notizia! Ho sempre sognato di partecipare ad un torneo del genere... Abbiamo perso quello di Kiri, perché come gruppo non eravamo pronti, ma adesso direi che sarebbe una grande opportunità...» «No Chiyo, tu non capisci. Partecipare ad un torneo del genere, per noi, sarebbe una rovina! No, non se ne parla proprio!» «Ma perché, scusa! Siamo cresciuti, abbiamo alle spalle parecchia esperienza, direttamente sul campo di battaglia e...» «Hai detto bene Chiyo, siamo cresciuti. Troppo per poter partecipare ad una competizione del genere. Io ho compiuto diciassette anni, sicuramente sarei la kunoichi più anziana a partecipare, e non ci penso proprio a prendermi questa nomea. E Kacchan? Lui ne ha addirittura diciotto, per l'amor del cielo! Ed è imparentato a doppio filo con le più alte cariche del villaggio! Cugino di sangue col braccio destro dell'Hokage e adesso anche cugino acquisito dell'Hokage stesso. Hai idea del peso che dovrà sopportare, a partecipare a questa pagliacciata?»Il Nara si piazzò dietro alle due ragazze, prendendole entrambe per le spalle, cercando di placare i bollori. Di tutto si sarebbe aspettato, meno che una situazione del genere, tant'è che sbirciò allibito quella che pensava potesse essere la maggiore fonte di guai, che in tutto ciò si era limitato a fumare in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto, davanti a sé, col viso poggiato sulla mano.
«Ragazze mie, cerchiamo di mantenere la calma...» «Oh, andiamo Natsuko! Non ci ricapiterà mai più un'occasione del genere! Hai idea di quante persone parteciperanno? Conoscere gente nuova, culture diverse dalla nostra... Perché ti ostini tanto a non voler...» «Io non mi ostino, è così e basta. Ne io ne Kacchan parteciperemo a questa buffonata, così come ci siamo sottratti la scorsa edizione....» «Natsuko.»Il tono di voce del ragazzo era a dir poco glaciale quando richiamò l'amica che, pallida in viso, lo osservava dall'alto della sua statura. Lui, dal canto suo, continuava a fissare un punto indefinito davanti a sé, sbuffando una nuvola di fumo nella direzione opposta alla loro, per evitare di infastidirle.
«Non inventarti scuse che non esistono, per piacere. Per me non è un problema partecipare al torneo.» Natsuko spalancò la bocca, sorpresa, mentre Chiyo, esultando, strinse il maestro in un'abbraccio tanto forte da esser più simile ad una stretta mortale, tanto fu intenso.
«Sei drogato. Che cazzo ti stai fumando, per dire una cosa del genere...» Sibilò la ragazza, facendo alzare di scatto il volto del ragazzo, che la scrutò torvo.
«Per l'amor del cielo, Natsuko, che diavolo stai dicendo?» Ora si che il ragazzo stava perdendo le staffe, perché con foga spense il mozzicone direttamente sul tavolo, lasciandovi segni di bruciatura sul legno chiaro, insieme ai tanti graffi e scritte che lo imbrattavano, dato che era un tavolo da picnic in uno dei tanti parchi di Konoha.
Alzandosi in piedi, l'affrontò a muso duro, petto contro petto, puntando i suoi occhi blu scuro in quelli rosacei della compagna che, per tutta risposta, distolse lo sguardo quasi subito, temendo potesse leggervi molto di più di quanto avesse voluto dire. E Kacchan lo sapeva, non gli serviva guardarla negli occhi, lo leggeva chiaramente nella sua griglia emotiva: quelle esposte dalla ragazza erano soltanto scuse di facciata, piccole bugie per nascondere il reale motivo dietro quel suo categorico rifiuto. Lo stesso, supponeva il ragazzo, che probabilmente l'aveva spinta a desistere anche la volta precedente.
La voce del ragazzo risuonò fredda, dura e sepolcrale quando si rivolse alla ragazza, senza però arretrare da lei, quasi a volerla schiacciare con la sua presenza. Un atteggiamento che di per certo non era nell'indole del ragazzo, ma Natsuko nascondeva qualcosa e con loro, verso i quali non aveva alcun segreto, non si era confidata. Tale mancanza di fiducia lo mandava letteralmente in bestia.
«Forse sei tu quella drogata, in questo momento, perché non hai fatto altro che dire stronzate. Io non ho alcun problema ad affrontare questo evento. Al diavolo l'età e i gradi di parentela. Ho smesso di curarmi di quello che la gente potrebbe pensare di me, ne di dover tradire le aspettative di gente a me completamente estranea. Vogliono che rappresenti il mio paese in un evento di tale impatto mediatico? Bene, non mi tirerò indietro, e non per compiacere qualcuno, ma per me stesso, per far vedere che valgo molto di più di un semplice legame di sangue. E tu, invece? Accampi scuse per non affrontare il vero problema che ti spinge a non voler partecipare? Cos'è, il glaucoma ti ha offuscato il cervello, oltre che la vista, visto che ti ostini tanto a volerci escludere dai tuoi problemi...» Lo schiaffo lo colpì in pieno viso, facendogli girare la faccia dall'altro lato, la guancia che, immediata, si tinse di rosso, pulsando, lasciando intravedere la forma della mano di Natsuko che, tremante dalla testa ai piedi, aveva ancora il braccio teso.
Gli occhi della ragazza, spalancati, erano ricolmi di lacrime, che però si ostinò con forza a trattenere, perché l'avrebbero fatta cedere, spingendola a rivelare qualcosa che non aveva alcuna intenzione di voler condividere con loro.
«Natsuko, ti prego... Se c'è qualcosa che ti turba, puoi parlarcene... Siamo sempre stati uniti, noi tre... Se c'è un problema ti aiuteremo ad affrontarlo...» «Io. Non. Ho. Nessun. Problema.» Scandì, furente, scavalcando poi la panca e allontanandosi da loro a grandi passi. Chiyo provò a correrle dietro, cercando di convincerla, lasciando così da soli i due uomini.
Kacchan tenne lo sguardo basso, conscio di avere quello del maestro su di se, che sospirò malamente.
«Era proprio necessario?» «Ci ha tenuto nascosta la sua malattia... E nonostante l'abbia scoperta, quella volta in ospedale, lei non ha mai voluto parlarcene. Cosa diavolo crede, che l'abbandoneremmo, che le volteremmo le spalle, se sapessimo cosa tanto l'angustia? Diamine, non siamo mica la sua cazzo di famiglia!» Sbottò, alzando lo sguardo sul maestro e raggelandosi nel vedere la sua espressione. Lui, al contrario suo, sapeva tutto. TUTTO. E l'aveva capito dal modo in cui aveva chiuso ermeticamente la sua griglia emotiva, per evitargli di leggere le sue emozioni.
«Sensei... Lei sa...» «Kacchan. Deve essere lei a volerne parlare. Io le ho promesso che avrei taciuto, mi spiace.» Con un'imprecazione, il ragazzo sbatté il pugno sul tavolo, allontanandosi a sua volta.
Quel pomeriggio, in un silenzio imbarazzato, i tre ragazzi si ritrovarono nello studio dell'Hokage, dove venne loro riferito la loro partecipazione all'imminente torneo. E fu unanime la loro decisione nel volervi partecipare.
[...]
3 Giugno 249DN
Dopo quell'acceso diverbio, i tre ragazzi non avevano discusso molto di quanto fosse accaduto. Si erano limitati ad allenarsi, preparando alcune strategie da attuare in gruppo, ma alla fin fine, quando si erano malamente resi conto che gli attriti erano talmente forti da impedire un buon lavoro di squadra, si erano limitati ad allenarsi per conto proprio.
Kacchan, sospirando, osservò di sfuggita Natsuko e Chiyo, andare d'amore e d'accordo, nonostante nello sguardo della Hyuga ci fosse una stanchezza e una tristezza indicibili. Quando incrociarono lo sguardo, però, lei si irrigidì, chiudendosi ermeticamente alla sua mente. Una porta chiusa in faccia, letteralmente.
Imprecando a denti stretti, si sarebbe volentieri acceso una sigaretta, ma sfortunatamente per lui quella sorta di anti stress era off limits, per lui, almeno fino a che fosse rimasto nelle vicinanze dell'Hokage. Non aveva alcuna intenzione di mettere a repentaglio la gravidanza della donna anche solo con il minimo spiffero di nicotina. Tanto che quel giorno non aveva toccato nemmeno una sigaretta. Un male, visto che gli prudevano le mani, forse non per l'astinenza, ma per la presenza di suo cugino li con loro.
Ascoltò in silenzio le parole della donna, mentre infilava la mano all'interno del suo marsupio, maledicendo mentalmente sua madre che, prima di farlo andar via di casa, gli aveva espressamente chiesto di consegnare un pacchetto a quella che, oltre ad esser il leader del loro paese, considerava quasi una di famiglia, essendosi accasata col suo amato nipote.
"Cazzo mamma, come diamine ti è venuto in mente che io potessi dare sta roba all'Hokage?!" Pensò imbarazzato, puntando gli occhi sul cugino.
Sospirando, attese che i loro gruppi si sistemassero nelle vetture che li avrebbero condotti fino ad Iwa, però fu l'ultimo a salire nella sua, attendendo che anche il cugino fosse l'ultimo a salire nel suo. Già si vergognava a morte per quella cosa. Meno pubblico aveva ad assistere e meglio sarebbe stato.
«Ehm... Hachi... L-la mamma mi ha dato questo, da dare all'Hokage....» Sussurrò, mantenendo lo sguardo basso per l'imbarazzo, mentre gli allungava un rotolo porta oggetti.
«Dentro ci sono dei cracker salati allo zenzero che fa lei e degli infusi di erbe che potrebbero aiutarla a combattere la nausea, nel caso le venisse qualcosa durante il viaggio... Beh, si, insomma... Meglio che li tieni te, ok? Sai com'è fatta tua zia, se non li avessi consegnati, mi sarebbe venuta appresso fino ad Iwa, prendendomi a calci nel sedere per tutto il viaggio... »Un lieve cenno di saluto col capo, e il ragazzo schizzò via, salendo di corsa e riunendosi col suo team.
"Bene, e una è fatta..." pensò, sedendosi accanto alle sue compagne di squadra.
"... ora non mi resta che affrontare Natsuko..." Il viaggio verso Iwa si prospettava essere parecchio lungo e snervante....