覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/4/2018, 23:09
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,043
Location:
Frittata

Status:


GDROFF///Continua da qui///GDRON



Tra Yuki no Kuni e Taki no Kuni, 15-17 gennaio 249


"Mh... bella domanda. Sto, Kuro-san. "In balia di me stesso", per citare Yumi-dono.
Fisicamente non mi posso lamentare ma spiritualmente... alle solite si sono aggiunti i tormenti di queste ultime vicende.

Tu, piuttosto? Come va la ferita?"


*Rispose, mentre già si allontanavano dal rifugio montano, le mura presto inghiottite dal perenne nevischio.
La loro marcia procedette a passo contenuto, cauto, ostacolata tanto dalla tormenta quanto dall'entità di ciò cui andavano incontro. Tra il Cantore e lo Spadaccino regnò per larga parte quel silenzio che entrambi avevano fatto proprio, una quiete depositaria di numerosi significati. Determinazione, concentrazione, ponderazione, entrambi erano soliti non parlare se non assolutamente necessario, e dunque tanto in marcia quanto in sosta i due ninja si espressero di rado.
Non che tutto attorno mancassero rumori e sensazioni: la campagna di Yuki, nonostante l'inverno in pieno regime, rimaneva vitale. Numerose creature incrociarono il loro cammino, il loro manto e piumaggio spesso indistinguibile dal candore circostante, alle fattezze del Cantore stesso. Laddove l'occhio non le coglieva, era il sogno a renderle manifeste. Attraverso la lente senza corpo e colore dell'Oblio, la vita emergeva in tutto il suo dinamismo. Un'immagine ristoratrice, capace di instillare nell'animo umano una sicurezza, una garanzia di continuità in quel tempo di spaventosa crisi.
Ma si trattava di una candela nella notte: niente avrebbe potuto distogliere i loro pensieri dalla destinazione, dalla consapevolezza della minaccia. Benché infatti Kuro non avesse affrontato direttamente la bestia, aveva avuto la possibilità di osservare il Sette Code abbandonare la propria alcova boschiva per dirigersi a sud, in direzione non meglio specificata... ma per il Cantore le coincidenze erano fin troppe per non suggerire una destinazione comune: il movimento della bestia, l'esplosione di energia e i messaggi giunti erano rintocchi di un'identica campana. Il demone, e con lui molto probabilmente anche altri, si dirigeva dove loro stessi erano stati richiamati.*


(Una prospettiva spaventosa... ma al tempo stesso inevitabile. Il Taisei sta giocando il tutto per tutto per sigillare le bestie, e il Kyo Dan risponderà in forze.)

*Il pensiero del sacrificio di Utako gli attraversava spesso la mente, tanto sull'onda di quei pensieri quanto in sua stessa forza. Benché Hideyoshi faticasse ad ammetterlo a sé stesso, parte di sé ben sopportava la responsabilità quel viaggio, quasi fosse un compenso per la morte della donna... un'espiazione che di dovuto non aveva nulla.
Il Taisei non era per lui che un'incognita, una lettera, una donna caduta per la propria fede. E così il Kyo Dan un pericolo, un folle proposito, un demone terrificante. Se tuttavia Hideyoshi poteva permettersi di dismetterne le ciarlatanerie per quello che erano, il Kokage doveva prestarvi occhio e orecchio.*




*Le piogge di Ame no Kuni vacillarono all'innalzarsi del territorio, rivelando ai loro occhi il panorama terso della Pietra. Nubi dense ancora popolavano il cielo, lascito del luogo che andavano superando, ma qua e là lunghi fasci di luce raggiungevano la piana, tingendo d'oro la terra e di bronzo la pietra.
Fu così che giunsero in vista delle grandi rovine, a più di un giorno di marcia dalla loro destinazione: tale era la mole dell'antica città-stato, opera di costruttori il cui ingegno era andato perduto da tempo. Grigi, opacizzati e ancora velati dalla distanza, tuttavia, i profili dei palazzi mostravano già le proprie deformità, scheletri di sé stessi e più vicini a montagne mancate, divorate fino all'osso. Nessuna nebbia poteva vestirli altrimenti, nessun fascio di luce glorificarli.
Fu così, lanciando uno sguardo all'orizzonte dal colle su cui si erano accampati, che un brivido gelido attraversò il cuore e le ossa del Cantore. Quell'immagine, un misto di meraviglia e malinconia, non poteva non suonare come un presagio ai suoi occhi. Di che natura, difficile dire.*


"Ishi no Kuni... prova tangibile di ciò che la fede può realizzare. Una meraviglia eguagliata soltanto dalla sua stessa decadenza.
Da bambino avrei pagato qualsiasi prezzo per vederla: una città come nessun'altra, distante un continente intero dalla scrivania polverosa su cui Hitoshi-sensei, il mio precettore, mi costringeva.


Ai Kami è piaciuto invece che ogni mia visita fosse carica di angoscia, che attraversato il Continente il mio spirito avesse perduto ogni alito di interesse o ammirazione."


*Si sentì pronunciare, la voce flebile, quasi a non voler rompere la pace che i sensi avevano recuperato al lasciarsi indietro lo scrosciare della pioggia. Il mantello ancora freddo dell'umidità residua, il Cantore si alzò in piedi, sottraendosi al calore della fiamma che avevano acceso la sera prima.*

"Mettiamoci in marcia. Dubito che le bestie e il loro seguito si siano fermati per la notte."

*Al superare il confine tra Erba e Cascata Hideyoshi aveva avuto conferma tanto delle parole del compagno quanto dei propri sospetti: i demoni si muovevano davvero, e questa volta senza errare in preda alla propria furia. Dalla distanza, ammantata della polvere che il suo stesso incedere sollevava, i due shinobi avevano scorto un'enorme creatura solcare le pianure. A metà tra uno squalo ed un cavallo, cinque code lucenti oltre la nube che gli zoccoli si lasciavano dietro, il demone procedeva lento ma costante seguito da un'enorme colonna di rosso. Pur dalla loro distanza di sicurezza, e pur accelerando il passo per aggirare il corteo, Kuro ed Hideyoshi rimasero interdetti al distinguere l'incredibile numero di adepti che la creatura aveva attratto al proprio seguito. E benché ormai li avessero superati da diverse ore, il Cantore e lo Spadaccino poterono dirsi certi che, destinazione raggiunta, non avrebbero dovuto attendere molto per vederli riapparire all'orizzonte.*

(E non solo loro... altri seguiti, per altri demoni.)



*Il sole si spazientì presto del loro passo, superandoli ad ovest e prendendo le difese della città. A mano a mano che la distanza si riduceva, che la luce soffocava all'incombere del tramonto, la natura delle rovine subiva nuove ed inquietanti torsioni. Ombre sempre più lunghe ed affilate attraversavano la piana, trafiggendo quelle delle mura come le dita di una megera escono dalla veste. Le torri e le cupole mutilate si accesero di mille luci sanguigne, occhi odiosi, famelici... il vero volto della città fantasma, uno su cui Hideyoshi non indugiò più del minimo necessario. Ben altri pericoli l'avrebbero atteso oltre le grandi porte, oltre il silenzio vestito d'edera e muschio.
Marciarono addentro l'oscurità, penetrandone la coltre e scomparendovi dentro come due gocce d'acqua nel mare. A pochi passi dalla pietra delle mura, tuttavia, un ostacolo più resistente si oppose al loro avanzare: un contrasto debole, ma ben percepibile, che il Cantore sentì immediatamente premere sulla punta del piede un attimo prima che questa, appena frenata, passasse oltre.
Allungò una mano, il palmo aperto, prendendo atto della natura di quanto stavano attraversando.*


(Una barriera... non concepita per tenere fuori altri uomini, chiaramente.)

*Il pensiero tornò per un istante al trucco dello stesso identico tipo cui un altro uomo, non molto tempo prima, aveva fatto ricorso per separarlo dal resto dei suoi compagni. Yo Saito aveva ideato una barriera capace di discernere il chakra del Segno da quello comune, ammettendo il primo e respingendo il secondo.
Di fronte a quella consapevolezza, il Cantore non poté che chiedersi se anche ora non vi fosse un tipo di chakra ben specifico che gli uomini dell'Ordine desideravano tenere fuori dall'antica città... e la risposta non si faceva poi tanto desiderare.
Passò oltre, rivolgendosi allo Spadaccino.*


"Questi uomini, il Taisei... tenteranno di usarci come scudo contro il Kyo Dan. A questo punto il loro intento è chiaro. Se non un puro espediente, quello di sigillare le bestie rimane un crudele ricatto.
Entriamo tenendo presente la ragione per cui siamo venuti. Nessun'altra."


*Disse, scambiando con il compagno uno sguardo d'intesa, mentre le loro figure erano definitivamente inghiottite dall'ombra di un'enorme architrave. Al superarla, nemmeno venti metri più avanti, una figura incappucciata emerse tinta dello stesso grigiore della pietra circostante. Tanto attesa era una simile apparizione, che Hideyoshi non si disturbò nemmeno ad allungare una mano verso la propria arma: la barriera fungeva da difesa, ed era ragionevole pensare che servisse anche da sensore. Nel momento in cui l'avevano attraversata, avevano segnalato il proprio arrivo al comitato di benvenuto.
L'uomo rivelò il proprio volto ai due convenuti, più in un moto di cortesia che per farsi riconoscere, data la poca luce che animava il luogo... e con voce arrochita dagli anni offrì loro il saluto dell'Ordine, e di Kataritsuen.*


"Ben arrivati, shinobi del Suono. Kataritsuen-sama è ansioso di fare finalmente la vostra conoscenza. Seguitemi."

*Non ci sarebbe stata alternativa al raccogliere l'invito: Ishi no Kuni era un labirinto di vicoli e strade senza uscita, viadotti e passaggi crollati senza alcuna luce ad illuminarli nella notte. Senza una guida anche l'uomo più accorto si sarebbe perduto al calare del sole... e dopo tutto quello che il mondo aveva passato, chissà cosa si annidava ancora negli angoli più bui delle rovine. Se dopo la guerra tra Hi, Kaze e Tsuchi la città era divenuta ritrovo per disertori di tutte e tre le fazioni, banditi della peggior specie, dopo Watashi le grandi arcate avevano preso a serbare segreti ben più inquietanti... quasi un sollievo, forse, che un'ondata di caos purificatore stesse per investirle.
Questo ed altro pensava, gli occhi lanciati dentro ogni fessura e oltre ogni incrocio vuoto e muto, lo spirito quasi attrattovi, aspettandosi di vedere altri sguardi ricambiare il suo. Ma nessuno osò, e presto un vociare sommesso iniziò a rosicchiare il silenzio che soltanto i loro passi erano andati disturbando.
Un nutrito gruppo di shinobi già popolava la grande piazza in cui emersero, il pavimento largo abbastanza da contenere quel che rimaneva delle rovine del Suono. Un colonnato dalle proporzioni spaventose li circondava, in qualche maniera ancora capace di sostenersi in equilibrio nonostante numerosi crolli ne avessero minato la struttura. Avvicinandosi al centro, e guadagnando la luce delle fiamme che illuminavano il luogo in sostituzione del sole assente, il Kokage distinse il coprifronte del più largo assembramento di shinobi di fronte a lui.
Al centro, inconfondibile nel colore di capelli così vicino al suo, Hayate aveva il comando.*


"Mizukage-sama... un piacere inatteso."

*Offrì, rivolgendo al compagno un profondo inchino. Uno degno della statura agognata ed acquisita.*
 
Top
view post Posted on 24/4/2018, 15:09
Avatar


Group:
Kumo
Posts:
2,722

Status:



Mameko

Ichigo

Niko

Sanmaru

Ho evidenziato i nomi dei pg con cui interagisco.


EIJI C'è POSTAAAAAAH! - ARRIVOOOOOH! - Non aveva combinato molto da quando aveva rivelato la sua vera natura ai capoccia di Kumo. Si era semplicemente perso in allenamenti infiniti. Doveva imparare a sincronizzarsi con le sue falci, arrivare ad agire con loro quasi fossero un unico essere, una singola essenza capace di muoversi con grazia e fluidità, ma colpendo con forza e irruenza. Non era facile, affatto, soprattutto perché due di quelle tre armi avevano un carattere completamente differente dal suo. Per sua fortuna Sanmaru, perché ormai così la chiamava, era legata alla sua anima da un legame indissolubile, quindi riusciva a comprenderlo meglio delle altre. Niko era sempre gentile e disponibile, ma pareva quasi non si fidasse del ragazzo. La sua era per lo più una facciata per evitare discussioni di storta. Dal canto suo Eiji era sicuro che fosse una brava persona, o falce che dir si voglia, ma doveva ancora guadagnarsi il suo affetto. Ichigo era il tasto dolente. Aveva un caratteraccio e non si risparmiava mai quando c'era da riprendere il Chunin. Fortunatamente tutto quello che faceva era a fin di bene, o almeno così Eiji interpretava le sue azioni. Nel complesso stare con loro gli piaceva, si stava abituando ad avere quelle tre presenze attorno e i loro allenamenti stavano dando i frutti sperati. La strada era ancora lunga, ma la speranza era ancora viva negli occhi del ragazzo. Cosa stava facendo? Beh, stava lucidando proprio il primogenito quando Mameko lo interruppe comunicandogli della missiva. Al che lasciò andare la falce quasi addormentata tanto era rilassata, la quale impattò con il suolo per poi risvegliarsi di botto. SDONG. - HEY TU DOVE DIAVOLO CREDI DI ANDARE! Non abbiamo ancora finito. Sono ancora sporco e tu devi darmi una sistemata! POI CHE CAZZO DI MODI SONO, LASCIARMI ANDARE COSì! - Pensavo che avessi detto che un guerriero deve stare sempre all'erta... Didn't yà?! Eheh... - ADFHJFHEIGH! Maledetto ragazzino... - C'mon bro, non fare storie, finisco dopo! -

Mameko lo attendeva nella stanza principale con in mano la lettera. Sembrava una convocazione alla piazza centrale di Kumo fissata per quel pomeriggio. Non si preoccupò neanche per un secondo di quello che avrebbe potuto trovare in quella piazza. Lo avevano accettato e gli avevano intimato di mantenere il segreto, così lui avrebbe fatto. Se lo avevano convocato in un luogo del genere doveva essere per qualche altro motivo. Qualcosa gli diceva che non sarebbe stato il solo ad accorrere quel pomeriggio. Vi era però una sola missiva. Mameko non ne aveva ricevuta alcuna, probabilmente per le sue condizioni di salute. Nel suo piccolo Eiji sapeva che quel Jonin aveva ancora molto da offrire, ma era evidente che qualcun'altro non la pensava come lui. La cosa dispiaceva al suo sensei? Difficile dirlo. Era un libro pieno di pagine scritte in una lingua quasi del tutto sconosciuta al ragazzo. Nel dubbio non disse nulla a riguardo, sorridendo la suo salvatore. - Cosa pensi succederà!? - Chi può saperlo, forse solo Jashin potrebbe rispondere a questa domanda... - Non riuscì a scucirgli alcuna informazione riguardo al Kyo Dan. Che non fosse più informato riguardo alle loro mosse? Possibile, com'era possibile che volesse lasciare il tutto nelle mani del giovane, senza dargli aiuto alcuno. Il chunin doveva crescere e Mameko avrebbe fatto in modo di renderlo forte e responsabile. Responsabile. Lui. LEL. Good luck bruh! Sempre seguito da Ichigo che fluttuava attorno a lui, Eiji tornò in stanza e concluse la lucidatura, per poi prepararsi.




Quindi anche Kumo sarebbe scesa in campo. Nonostante le direttive iniziali parevano essere diverse, con la scomparsa di Raisei molte cose erano mutate. Eiji ne era abbastanza contento, avrebbe avuto la possibilità di entrare in contatto con altre bestie ed avrebbe cercato di ripetere la sua esperienza con il Gobi. Dopotutto quei Bijuu erano delle incognite e, come tali, erano temute da tutti. Un po' come i Jashinisti, anche se i Nove erano più grandi, più forti e molto più cattivi. Tra la folla il ragazzo si ritrovò a cercare qualche volto conosciuto, nello specifico quello dei suoi genitori. Gli sembrò di vederli per qualche secondo, ma venne travolto dalla calca. Ci sarebbero stati anche loro, avrebbero combattuto quelle bestie assieme ai loro colleghi shinobi, assieme a loro figlio, figlio della cui esistenza si erano scordati. Era preoccupato per loro, ma nel vederli per quel millisecondo Eiji sorride. Con loro al suo fianco, ovunque fossero stati, avrebbe avuto la certezza di poter superare ogni ostacolo. Non rimaneva che prepararsi.

Tra le altre cose Eiji apprese anche che non avrebbe lavorato da solo. Sarebbe stato affiancato da due giovani Genin di cui non conosceva il viso o le capacità. La cosa lo rendeva irrequieto. Non sarebbe stato facile mantenere il segreto con due persone al suo fianco. Una lancia nel petto e la sua immortalità sarebbe venuta alla luce. Ma cosa pensavano ai piani alti? Poco male, avrebbe dovuto fare semplicemente più attenzione.
- Quindi questo sarà il tuo primo incarico da caposquadra, ti senti pronto? - CAPOCHE?! WHAT THE FUCK MATE?! - No, non aveva minimamente pensato che il suo grado gli avrebbe conferito quel compito. Effettivamente era il Chunin di quel team, era scontato che avrebbe dovuto guidarli. Era sempre stato abituato ad agire da solo, al massimo supportato da qualcuno, ma non aveva mai preso decisioni per un intero team. Lui contava principalmente su se stesso, sulla sua forza, per cercare di fare tutto il necessario per arrivare al successo. Inoltre lui era immortale, molto spesso si ritrovava a buttarsi in situazioni che altri eviterebbero. Sarebbe stato in grado di guidare altre due persone? Non poteva saperlo, ma sicuramente avrebbe fatto in modo di proteggerle, come avrebbe protetto ogni altro fratello di Kumo. Poco dopo le parole dette da Eiji e da Mameko, le tre falci si manifestarono attorno alla figura del ragazzo. - CAPOSQUDRA?! LUI?! Siamo fottuti, tutti fottuti, moriremo sicuramente. - Il primo ad intervenire fu Ichigo, severo come sempre, seguito a ruota da Niko. - Suvvia Ichigo, che modi sono... Poi siamo falci, anime. Non possiamo morire, non propriamente almeno. - Fortunatamente c'era Sanmaru a supportarlo. - YOOO BRO THAT'S WAZZAP! Sarai un ottimo caposquadra! Non ascoltare quell'antipatico di Ichigo! Eheh! - Thank man... Eheh... -

E finalmente venne il giorno della partenza. Spalla contro spalla, un fratello accanto a fratello, tutti in marcia verso lo stesso obiettivo. Polvere sotto ai sandali, sudore sulla fronte ed il cigolio del metallo che si ripresentava ad ogni passo. Lui era fra tutti gli altri, come tutti gli altri. Falci sigillate nel suo corpo sempre pronte all'azione e coprifronte legato attorno al braccio destro. Cosa sarebbe successo? Non riusciva nemmeno ad immaginarselo. La prima volta aveva parteggiato per il Kyo Dan poiché Jashin gli aveva chiesto di farlo. Questa volta, però, il Dio pareva essersi completamente disinteressato della situazione terrena. Avrebbe dovuto decidere e la cosa lo spaventava, almeno per certi versi. Per quanto pensasse che quelle bestie dovessero essere parte integrante del mondo e, proprio per questo, lasciate libere nel tentativo di comprenderle, non era sicuro che quella fosse la soluzione giusta. I Nove erano potenti, molto, e la distruzione che lasciavano dietro il loro passaggio era incommensurabile. Se non avessero accettato la convivenza? Se la rabbia che serbavano nel cuore le avesse travolte del tutto, trasformandole in sanguinarie macchine da guerra? Allora l'unica soluzione sarebbe stata quella di sigillarle. Che fare? Taisei? Kyo Dan? Quest'ultima aveva attaccato Kumo e lui aveva sventato quell'assalto per il rotto della cuffia. Poteva davvero fidarsi di quelle persone? La risposta era no e questo la diceva lunga. In quella marcia però non era solo, circondato da migliaia di fratelli. Aveva due compagni, due sconosciuti che lo avrebbero affiancato durante quegli eventi. Doveva conoscerli, almeno per avere un'idea di quello che sarebbero stati in grado di fare.

Si decise e scacciò tutti gli altri pensieri che intasavano quel dedalo che era la sua mente in quel momento. Si fece loro vicino e, mostrando uno dei suoi soliti sorrisi si presentò ad entrambi.
- YO BROS! Voi dovete essere i due Genin! Yuji e Makoto se ricordo bene... Anyways! Io sono Eiji, nice to meet yà! Visto che abbiamo un po' di tempo e che dovremo lavorare assieme, mi farebbe piacere conoscervi un po' meglio... Per meglio intendo dire... Cosa sapete fare?! Eheh... -

Strano a dirsi, ma non sarebbe stato di molte parole, sempre che i due compagni non avessero avuto domande da fargli. Era sin troppo preso dalle sue pare mentali per perdersi in migliaia di discorsi, com'era suo solito fare. Sarebbe rimasto silente, con un'espressione tra il serio e il sognante in volto, per lungo tempo, almeno fino a quando non fossero giunti davanti a quella che pareva essere la loro destinazione. Una barriere si ergeva davanti ai suoi occhi e fu proprio quella ad attirare la sua attenzione. Non erano i primi ad essere giunti nel luogo, in molti l'avevano già attraversata e pareva che non avessero subito alcun danno. Il grosso dell'esercito di Kumo si dirigeva verso il centro, attirato dalla chiamata del Taisei. Cosa avrebbe deciso di fare? Cosa avrebbero deciso di fare? Non si trattava solo più di lui a questo punto. Di chi fidarsi? Rispondere al Taisei o tornare a combattere per il Kyo dan ancora una volta? Questa ultima opzione lo avrebbe costretto, con tutta probabilità, ad incrociare le armi con alcuni dei suoi fratelli. Era davvero disposto a mettere da parte il suo amore per Kumo per la libertà di quelle bestie? Era davvero disposto a mettersi al servizio di coloro che avevano minacciato casa sua? No. Per quanto volesse vedere quelle bestie in libertà, il Kyo Dan non si era dimostrato degno della sua fiducia e delle sue lame. Avrebbe perseguito i suoi scopi, come sempre, ma lo avrebbe fatto mettendo Kumo al primo posto. - Bros... - Per poi accorgersi che ne era rimasto solo uno. Makoto si era allontanata ed al momento non riusciva a vederla. - Dov'è finita la ragazza? C'mon... Anyways... Io proseguirei verso l'interno, Kumo chiama e io intendo rispondere. Ti sta bene Yuji?! Let's get it over with.



<attivazione/passiva> - Sensitivo - [Liv 2: 41/50]

 
Top
| Crow |
view post Posted on 24/4/2018, 17:38




Gennaio 249 DN




In marcia. Quelle furono le parole del Kage, poche e semplici. Un unico ordine, una manciata di secondi e decine e decine di ninja avrebbero varcato le porte del villaggio con poca speranza di ritornare. Quanti cari rimasti a casa avrebbero atteso, speranzosi, di rivedere in lontananza la sagoma, la figura di un amico, un compagno, un figlio, rientrare sano e salvo. Il destino di tutti, la lotta alle creature sembrava volgere al punto più cruciale, definitivo; le sabbie avrebbero fatto la loro parte: si lottava per la libertà una volta per tutte. Piccoli, grandi, donne, uomini; chiunque in possesso di un’adeguata preparazione era moralmente obbligato a partecipare, a dare la vita se necessario. Gli assetati di sangue, i più votati alla guerra e al combattimento avrebbero trovato pane per i loro denti, saziato la propria sete di sangue e gloria. Non lei; non in quel modo. La convocazione fu ben lontana dall’essere paragonata ad un fulmine a ciel sereno: l’incessante e travolgente diaspora di persone provenienti dai paesi minori altro non era che il presagio di una minaccia man mano sempre più evidente e tangibile persino per chi, come lei, fino a quel momento aveva mantenuto un basso profilo nell’inconsapevolezza più totale. Assistere i feriti era diventata la sua vocazione; dare agli altri quel che gli altri avevano dato a lei.. quello era il mantra, quella era la via da perseguire: alleviando i dolori altrui avrebbe alleggerito i suoi. Studiare e rimediare ai dolori altrui da una parte, comprendere e combattere i propri, di dolori, dall’altra. Era pronta? Avrebbero le sue convinzioni retto l’urto di un conflitto su scala nazionale come quello? Azusa primeggiava tra gli alti ranghi dell’esercito della sabbia; non avrebbe avuto modo di occuparsi o monitorare i movimenti dell’allieva e questo la vermiglia Haiko lo sapeva bene. La distanza gerarchica a dividerle, la salvezza di Suna, dell’intero mondo ninja ad unirle: si partiva da lì.
Sapeva ben poco. Le informazioni furono ridotte ai minimi termini: raggiungere il Paese della Pietra in massa e congiungersi con gli altri eserciti. Non ebbe neanche modo di interrogare la sua maestra tanti erano gli impegni di entrambe a dividerle per intere giornate; non poteva aspettarsi altrimenti: una semplice genin poco avrebbe dovuto avere a che fare con un jonin di alto livello a capo dell’intera sezione medica del villaggio. Furono le circostanze a tenerle separate: la guerra ha bisogno dei suoi guerrieri e, per fortuna, dei suoi medici. Gli uni dipendevano dagli altri. Haiko, sebbene non una delle migliori kunoichi del suo rango, conosceva le arti mediche e questo bastava a farne una candidata ideale per la partenza. Cosa mai avrebbero voluto da giovani poco esperti? Pedine sacrificabili o anche loro parte essenziale di un unico meccanismo bellico?
Prese con sé lo stretto necessario. Azusa partì poco prima; una lettera, poche e semplici parole di raccomandazione e speranza: entrambe avrebbero sofferto se una delle due avrebbe perso la vita. Avvolta completamente dal tipico mantello degli abitanti dei deserti sistemato a celarle persino il capo, dopo un saluto alla tomba del fratello, si mise in marcia silenziosamente, seguendo la folta schiera di soldati in partenza. Non conoscendo nessuno passò l’intera marcia in solitudine; scrutava qua e là giovani genin come lei, più o meno. Sembravano uniti, complici; probabilmente avevano svariate missioni alle spalle, un’amicizia consolidata, qualcuno a cui poter raccontare qualcosa. Lei stava lì, seduta nel suo cantuccio, nei rarissimi momenti di pausa, ad osservarli di sbieco, non facendosi notare, quasi a nascondere quel poco di invidia provata. ''Buffo pensarci ora. Probabilmente è l’ultima volta che vedrò quei ragazzi. O forse sarò lì con loro nei loro ultimi istanti di vita, con le mie mani nel loro sangue. Buffo.'' Sorrise amareggiata quando uno di loro incrociò il suo sguardo.

''.. eccoci ..''
Unico bisbiglio. Febbricitante? Impaurita? Primo viaggio fuori dalle mura di sabbia; ad attenderla un ammasso di rovine. Vedeva quello. Quanta storia conservavano quei torrioni, quelle mura, quelle strade? Un silenzio tombale regnava incontrastato, contagioso. Nessuno della loro schiera parlava. Gli sguardi erano duri, severi, tesi e spaventati. La giovane guardava basso, scrutava i suoi stessi passi. Il cuore palpitava quasi volesse uscir fuori; il respiro si faceva pesante, la paura era tangibile, formicolava su tutto il corpo. Era davvero quella la strada giusta? E poi.. quella strana sensazione.. fredda, fastidiosa a suo avviso. La percepì non appena varcate le soglie del paese. ''Non mi piace.''
Si fermò. Facendo defluire attorno a sé alcuni compagni della sabbia. Rimase immobile qualche secondo prima di deviare la sua direzione verso destra: il primo anfratto reso disponibile alla vista. Non capiva. Non riusciva a capire. Andare avanti? Prendere coraggio? Intravide quel gruppo di genin notato durante il viaggio a pochi metri da lei. Sembravano diretti al punto comune dove ogni ninja di quel luogo si stava recando. Erano gli ultimi della coda; aveva indugiato sin troppo e sarebbe rimasta indietro ancora una volta. Sistemò il cappuccio coprendo per bene il capo prima di avvicinarsi lentamente, rigida nel timore e forse nell'imbarazzo, verso i genin.



Off| Ho dato per scontato che Haiko notasse i suoi compagni di squadra verso la fine del post. Che venga punito se ho scritto boiate. |On
 
Top
view post Posted on 24/4/2018, 22:49
Avatar


Group:
Member
Posts:
1,730
Location:
tra le ombre del sottosuolo dove anche un un sussurro può divenire un canto di Follia

Status:



Aveva marciato, insieme ai suoi compagni, a volto basso. Il suo desiderio di vedere godersi il paesaggio smorzato, come l'appetito, dalla gravità della situazione. O, per meglio dire, la gravità che riusciva a percepire da come tutti si stavano comportando.
In fondo non mi sono perso niente, questo paese confina con il nostro.
Non era stato improvviso, i primi segni si erano mostrati già molti giorni prima, a partire dalla sicurezza del ventre del suo clan. Aveva notato, nei sempre più rari momenti di pausa, che molti meno lasciavano la residenza, che le sale di allenamento cominciavano ad essere annerite dalle esplosioni e che alcuni dei membri più anziani, quelli che aveva imparato a temere e rispettare, in quanto custodi del segreto della loro argilla, erano chiusi nei loro studi da qualche giorno. Persino Fumimaro e Senzo erano sempre occupati e, mentre poteva credere che Ryo fosse in giro a fare qualche vendita, gli sembrava difficile credere che quei due non fossero reperibili. Ripensandoci, gli sembrava di ricordare di Aver visto Fumimaro sparire in una stanza assieme ad uno dei custodi. Ovviamente non ne poteva sapere il motivo, questa è la croce di ogni recluta.
Però sapeva che c'era qualcosa che non andava, tutti lo sapevano da quando quella strana sensazione gli aveva disturbati nell'intimità del loro corpo. Una sensazione simile, secondo quanto era possibile descrivere, a quella provata tempo addietro da coloro più affini alle aure ed al Chakra di quanto non lo fossero Hideo e molti suoi simili.
Me lo sento ancora un po' rimbalzare nel petto, come unghie sulla lavagna. Vorrei tanto sapere che cos'è, un altra cosa che non so. Irritante.
Certo la convocazione dell'Hachidaime non era giunta inaspettata a nessuno, ma di certo aveva fugato molti dubbi per alcuni. Se persino il sobrio Kazekage si era ritrovato costretto ad adunare il villaggio in maniera tanto pubblica, si doveva trattare di grosso, molto grosso. Qualcosa che ricordava pericolosamente ciò che era successo quattro anni prima. Il "Discorso", se tale si poteva considerare, era stato breve, schietto. Per quello che ne sapeva Hideo, era tipico dell'Hachidaime, ma l'argillista si sarebbe aspettato qualcosa di più...Grandioso, per mancanza di una parola migliore.
Nonostante tutto però, il ragazzo sentiva una scintilla di orgoglio bruciargli nel petto. Era stato scelto per quella missione, per quanto pericolosa. Lui, un Genin, un novizio, con a malapena abbastanza esperienza sulle spalle per potersi definire uno Shinobi. Era quella scintilla che muoveva il suo passo, che lo proteggeva, almeno per ora, dalla paura di un futuro incerto. Per la prima volta il quelli che gli sembravano anni, il ragazzo si sorprese a guardarsi i piedi mentre camminava, si era ripromesso di non farlo più. Fece uno sforzo consapevole per costringersi ad alzare lo sguardo, gli occhi azzurri incrociarono l'inquietante incombere delle rovine. Lo scultore in lui riuscì a vedere la maestosità di quei palazzi, un tempo grandiosi ed ora ridotti a quelle grigie mura davanti a loro, era triste. Prima o poi tutta l'arte finiva così. Ma la malinconia fu presto seppellita dalla reazione di una parte decisamente più forte della sua mente, il ragazzo spaurito mandato a partecipare ad una missione che a mala pena comprendeva. Il vento gli sembrò improvvisamente più intenso, un brivido gli attraversò la schiena. Il mantello che gli copriva spalle e petto, portato con l'intento di bloccare un po' del vento della sua terra nativa, gli avrebbe dovuto fornire abbastanza copertura dalle intemperie, ma Hideo non poteva fare a meno di tremare.
È inutile farsi troppe fisime, Hideo. Sei in missione, come l'altra volta, tempo qualche giorno e sarai di nuovo alla sede, ad esercitarti con Senzo e a condividere una sigaretta con Fumimaro.
Come se innescate dalla parole stessa, le sue mani si mossero meccanicamente al taschino interno della sua giubba, dove sapeva risiedesse l'oggetto della sua improvvisa brama. Con gesti rapidi e precisi, esercitati forse più volte dei sigilli insegnatigli in accademia, il ragazzo si accese una sigaretta e ripose il pacchetto al suo posto. Prese una boccata, smise di tremare.
Si guardò un po' intorno, facendo attenzione sopratutto a chi, come lui, portava lo stemma della sabbia. Alcuni cercavano una risposta nel terreno sotto le loro suole, altri mostravano sguardi duri e stoici, qualcuno si guardava semplicemente intorno, come stava facendo lui. Non poteva dirlo per certo, ma sicuramente poteva sperare di non essere l'unico a provare quell'opprimente sensazione alla bocca dello stomaco, quella sensazione che gli stava facendo riconsiderare tutte le scelte fatte.
Paura, dannazione, si chiama paura.
E alla paura seguì la rabbia, rivolta tutta a se stesso. Aveva avuto quello che voleva, stava per visitare un luogo inaccessibile ai più, si trovava parte di un evento che si sarebbe meritato una nota nei libri di storia se non altro per il numero di forze coinvolte. Non era forse tutto ciò quello che aveva cercato fino a quel momento? E allora come si permetteva a provare paura anziché gioia?
Sono un Ipocrita.
Quello l'ultimo pensiero prima di stringersi di nuovo nel mantello, prima di seguire gli altri oltre il varco di quelle rovine. Un altro brivido mentre superava le mura di pietra, questa volta condiviso da qualcun altro nella folla, la cosa lo rassicurò un poco. Gli si affiancò una ragazza, rimasta in disparte fino a quel punto. Anche lei coperta da un cappuccio, anche lei con il simbolo di Suna sui suoi abiti. I suoi movimenti erano rigidi, meccanici. Hideo penò di poter riconoscere in quei movimenti le stesse cose che stava provando lui.
Un respiro profondo, un altra tirata di sigaretta e si abbassò la cappa. Cercò di raddrizzare le spalle e di puntare lo sguardo dritto verso la testa della coda, sforzandosi il più possibile di tirare fuori un sorriso che non apparisse forzato.
Se non posso essere coraggioso, per lo meno posso provare ad essere d'incoraggiamento per qualcuno.

 
Top
view post Posted on 24/4/2018, 23:07
Avatar


Group:
Meccanici
Posts:
1,082

Status:


Il viaggio attraverso gran parte delle terre ninja è durato a lungo, ci ha portato ben più lontano dal villaggio di quanto non mi fossi mai spinta, eppure adesso non ho alcun bisogno che la nostra ultima destinazione mi venga detta. Tutti abbiamo notato i mutamenti del paesaggio e quando le piogge continue hanno iniziato a lasciare il posto a colline aride e tristi rovine ci siamo resi conto che la meta non distava molto. Ora che le mura diroccate si ergono lontane davanti a noi però è tutto chiaro, lì si combatterà la guerra. È una guerra di cui né noi né il nostro kage sappiamo molto, solo che non possiamo permetterci di non partecipare. Ricordo molto bene il terrore provato alla vista di Isobu e, sebbene sappia che esso sia stato in qualche modo sconfitto dalle forze del villaggio, non vedo come sia possibile fermare molti altri come lui. Ironico che io, a cui la guerra ha tolto tanto e che non ho mai amato obbedire ad occhi chiusi, debba andare verso la morte più probabile che può venire in mente in una guerra in cui ci affideremo a gente di cui nemmeno Hayate sembra sapere quasi nulla.


Quando ci arrestiamo davanti ai tre padroni di casa sono ancora turbata da quella specie di velo che abbiamo oltrepassato prima. Siamo passati senza difficoltà, ma se le cose dovessero mettersi male ho l'impressione che quella barriera potrebbe semplicemente diventare una trappola. Non che abbia importanza, in una guerra ci sono così tanti modi più semplici di rimetterci la pelle, come non manca di ricordare il Diavolo. Comunque non gli chiederò nulla, se ho dei dubbi non sono cose che può risolvere con una specie di empatia forzata. Quello che chiederei è contro chi dovremo combattere, in che modo e a che fine, ma non credo lo sappia bene neanche lui, e, se pure lo sapesse e volesse dirlo, lo avrebbe fatto il Mizukage quando ha parlato prima. Non può rispondere. La paura che ho invece, quella non andrà via e basta, ma anche lui mostra di saperlo. Quella in una guerra sfido chiunque a non averla, spero solo che quando sarà non mi inchioderà a terra e riuscirò a combattere. Caspita, non voglio morire.
Poi due figure solitarie appaiono al nostro fianco. Uno di loro si inchina a salutare Hayate e allora, vedendo il coprifronte che portano e l'aspetto di quello, mi pare di scorgere in lui il leggendario leader del Suono. Così saremo noi, Kiri ed Oto soli a combattere al fianco di questo Taisei?
 
Top
view post Posted on 24/4/2018, 23:33
Avatar

Group:
Member
Posts:
75

Status:


Parlato Yuji <Testo>
Parlato Ichiyo (padre) <Testo>
Parlato ANBU <Testo>
Pensato §Testo§


Erano passati pochi giorni dalla promozione a Genin. Yuji e suo padre riuscirono a "festeggiare" mangiando a volontà in uno dei ristoranti vicino casa. Era al settimo cielo per la promozione e non vedeva l'ora di far vedere a tutti di cosa era capace, soprattutto al padre. Voleva dimostrare di essersi meritato quella promozione e di non averla presa solo perchè vi erano pochi studenti. Inoltre adesso avrebbe potuto imparare le tecniche segrete del clan di famiglia di cui Ichiyo, suo padre, ne faceva parte prima di ritirarsi a vita privata e prima di aprirsi il negozio di musica.

< Allora Yuji! Domani è il grande giorno! Ti porterò con me alla sede del clan e riceverai il tuo flauto personalizzato e imparerai a padroneggiare l'arte della musica... Imparerai a controllare anche i 3... bhe... lo vedrai domani! >

< ...I tre cosa?! Dai papà ormai devi dirmelo! >

< Eh no! Lo vedrai domani! Se ti dicessi tutto adesso domani poi non ti stupiresti di nulla >

Niente poteva rovinare quella che sarebbe stata forse la giornata migliore del mondo. Tuttavia nel bel mezzo della notte un ANBU si presentò sotto casa di Yuji e con il loro solito fare molto garbato entrò dalla finestra semi-aperta della camera del flautista. Lo svegliò di forza picchiettando l'elsa della spada sulla testa del ragazzo. Non il modo migliore di svegliare una persona nel cuore della notte.

< Yuji Miyazawa? >

Chiese l'ANBU al ragazzo, il quale, con gli occhi ancora chiusi per il sonno, si limitò a rispondere con un cenno della testa. Yuji si strofinò gli occhi per cercare di capire cosa stesse succedendo. Del resto era la sua prima chiamata alle armi e ancora non si era fatto l'abitudine.

< Domani partirai per il paese della pietra, così come ci è stato ordinato. Si parte all'alba. Non fare tardi! >

Così l'ANBU sparì dalla vista del ragazzo senza proferire altre parole e senza dare altre motivazioni o informazioni. Ancora incredulo sui fatti appena accaduti, Yuji scese dal letto con la velocità di un bradipo e andò a raccontare l'accaduto al padre, dicendogli che avrebbero dovuto rimandare la visita alla sede del clan.

§ Ma porca miseria! Non me ne va bene una! Ma poi che cavolo mi informano nel cuore della notte. Cosa potranno volere da un Genin di così tanto urgente?! §

Se da un lato era incazzato per essere stato svegliato nel cuore della notte, dall'altro era entusiasta per la prima missione da Genin. Chissà chi o cosa avrebbe dovuto affrontare! Magari un nukenin di quelli famigerati. Tornò in camera sua per prepararsi. Del resto mancavano poche ore dalla partenza e sicuramente non sarebbe riuscito a dormire fino ad allora.

< Hai finito di fare tutto questo casino?! Yawwnn.... Domani devo andare a lavoro! >

Ichiyo, ai piedi dell'entrata della camera, restò a guardare il figlio nei preparativi. Il suo sguardo era l'opposto del figlio, malinconico per la partenza. Come dargli torto. Del resto lui sapeva il motivo della chiamata e sapeva cosa avrebbero dovuto affrontare o comunque lo supponeva. Le voci giravano e un ex ninja sa come reperire certe informazioni. Decise però di non farne parola con Yuji, non voleva spezzare il suo entusiasmo.

*****



L'ora della partenza era arrivata e il sole era ancora timido in cielo. Dentro la dimora Miyazawa l'aria era tetra, spenta e tutto l'entusiasmo del flautista si era affievolito, anche se non del tutto. Dopo aver salutato il padre e dopo aver fatto colazione, Yuji uscì di casa per partire verso la sua nuova avventura. Il ragazzo amava uscire di casa presto. Amava il cinguettìo degli uccelli di prima mattina e amava il fatto che le strade erano praticamente deserte, permettendogli di starsene un pò in disparte ad ascoltare i rumori della natura e potendo anche pensare senza essere disturbato. Arrivato all'uscita del villaggio, Yuji fu molto sorpreso di vedere così tanti ninja ad aspettarlo.

§ Ma che diamine sta succedendo qua?! Perchè ci sono così tanti ninja?! §

Il flautista era alquanto confuso. C'erano ninja di tutti i tipi, dai Genin ai Jonin, tutti pronti per la partenza. Tuttavia l'atmosfera era tutt'altra che allegra. Sembrava quasi che tutti avessero paura di quello che stava per accadere. Il flautista venne subito intercettato da uno dei presenti di alto rango e gli venne immediatamente affidata una squadra con cui partire. E così fece e andò vicino ai suoi compagni di viaggio. Aveva tante cose da chiedere: del perchè erano qui in massa, perchè stavano andando nel paese della pietra e cosa li avrebbero aspettati. Insomma domande di base, ma che in quel momento per Yuji erano la priorità. L'atmosfera era così rigida che il ragazzo si prese di paura e perse la parola, rimuginando tra sè e sè quella che poteva essere una valida risposta. Cosa poteva far muovere un esercito di un paese verso una terra straniera? Sicuramente una guerra e fin qui Yuji c'era arrivato. Ma la domanda cardine era: contro chi e perchè? Poteva fare solo supposizioni, ma non sarebbe riuscito a trovare la risposta da solo. Aveva bisogno di chiedere a qualcuno, ma, ogni volta che arrivava a questa conclusione, qualcosa lo bloccava e finiva per starsene in disparte a seguire gli ordini del capogruppo. Durante il viaggio Yuji riuscì a reperire qualche informazione dalle chiacchiere brevi di alcuni shinobi e più o meno si era fatto un'idea della situazione e quello, che aveva sentito, non gli era piaciuto affatto.

§ Non può essere! Deve trattarsi di uno scherzo! Per forza... Non ci sono altre spiegazioni... §

Ormai il verde era andato in paranoia. Era appena diventato un Genin e già avrebbe dovuto affrontare una guerra, dei demoni. Più passava il tempo e più si disperava. Non riusciva a vedere un briciolo di luce in tutta questa faccenda. Del resto come poteva un ninja alle prime armi riuscire a sopravvivere ad una situazione del genere?

§... Yuji stai calmo... Vedrai che riuscirai a venirne fuori... Ricorda tutto quello che hai appreso in accademia e mettilo in pratica... §

Parlando tra sè, il giovane ninja cercava di darsi la forza necessaria per affrontare la disperazione. Intanto il viaggio proseguiva e la meta era sempre più vicina. Seppur inpanicato per la situazione raccapricciante, il flautista notò le diverse sfaccettature della natura e in qualche modo riusciva a distrarsi. Del resto non aveva mai messo il naso fuori dal confine del villaggio e non aveva mai visto paesaggi così diversi. Anche perchè per arrivare, gli shinobi di Kumo stavano oltrepassando diversi territori di paesi stranieri sia più piccoli che più grossi e di tanto in tanto Yuji si soffermava ad osservare il cambiamento della vegetazione e della fauna, ma veniva subito ripreso dal caposquadra e quindi ritornava a seguire il gruppo assegnatogli.

< Si io sono Yuji Miyazawa piacere di conoscervi... Mmmh cosa so fare è un parolone visto che sono stato appena promosso a genin eh...> disse timidamente, quasi rammaricato. <...Comunque di sicuro non sono molto bravo nel corpo a corpo e anzi tendo a stare a distanza... Inoltre mi piacciono particolarmente le arti illusorie quindi... >

Arrivati alla destinazione una barriera proteggeva quello che doveva essere il luogo dove tutto sarebbe incominciato. La cosa sorprendente è che vi era una grandissima quantità di persone, proveniente da ogni dove e la maggior parte di queste avevano attraversato la barriera. Il flautista guardò Eiji per capire cosa avrebbero dovuto fare.

< No... In verità non l'ho vista...Pensavo fosse dietro di me e invece... Si certo! Ti seguo capo... >

E così seguì il capogruppo Eiji verso l'interno...

 
Top
view post Posted on 25/4/2018, 09:48
Avatar


Group:
Iwa
Posts:
3,970
Location:
Cair Paravel

Status:


Continua da qui

CITAZIONE
Narrato
Parlato: Masaru - Oosamu - Rin
Pensato



Non aveva forse accettato quell'incarico perché non voleva passare per chi non era?

No. O meglio, non solo.

Aveva paura?

Doveva essere una folle per non averne, ma quella parte di lei era stata talmente anestetizzata dal suo vissuto che oramai era impercettibile, ridotta a un mero sussurro che in casi estremamente rari l'aveva scossa.
Era da sciocchi pensare di poterla annullare dalla propria esistenza e poteva tornare sempre utile se la si usava con intelligenza, in quanto permetteva di comprendere la gravità i pericoli.
Da idioti era anche sopravvalutarsi, con avversari del genere una simile spavalderia poteva essere terribilmente fatale e lei conosceva perfettamente i suoi limiti.
Nonostante tutto però, Masaru percepiva una tenue, vibrante eccitazione, che tuttavia non riuscì davvero a smuovere il suo animo.

In modo solenne fece scorrere le dita lungo il corpo lucido in legno di noce della sua arma, quella che da troppo tempo aveva conservato dentro una custodia del medesimo materiale, in un angolo della sua stanza da lavoro. Un oggetto che portava il peso dei suoi ricordi. Un regalo della sua vecchia fiamma, assieme a quella katana che giaceva spezzata in due nel suddetto angolo, ambedue armi utilizzate quando lavorava al fianco di lui.

Rivide davanti agli occhi frammenti di quelle scene, la investirono come un'ondata in piena e lei chiuse le palpebre e ritrasse istintivamente la mano. Rimase così per un lungo istante, un silenzio religioso nel quale il tempo parve essersi congelato. Non si sarebbe mai aspettata che la ferita si sarebbe potuta riaprire in un simile modo.
Uno schiocco di lingua tra i denti.


Smettila...


Un rimprovero verso sé stessa e si forzò a cicatrizzare di nuovo quella ferita, rendendone sordo il dolore. Lo sguardo cinereo tornò quindi verso la balestra, stavolta con una solennità velata di risolutezza e notò il modo in cui l'arma a gittata riluceva sotto i tiepidi raggi della luce artificiale, come se essa la stesse tentando ad impugnarla di nuovo. E così avrebbe fatto. Del resto l'aveva tirata fuori apposta per l'occasione.
Quando la sollevò dal banco da lavoro e mentre controllava che non fosse deteriorato le sembrò di tornare di nuovo assieme a lui, che probabilmente, ovunque si trovasse attualmente, stava desiderando di poterla riabbracciare.


"Non ci sperare troppo, Roki,"
pacata e sicura, anche ironica, quasi fosse sicura che il ragazzo la stesse sentendo.

Roki, un vezzeggiativo che gli aveva dato la donna, perché a detta sua Rynosuke era troppo lungo. Mei, era quello che per tutta risposta le aveva dato lui.

...perché diamine si era messa a pensare a certe cose? Proprio lei. Scosse la testa accondiscendente per l'assurdità della cosa.

Finito di sistemare l'equipaggiamento la Takeda uscì poi di casa, puntando verso le porte a sud. Qualche passo sotto i caldi raggi del sole pomeridiano, tra le vie desolate come quella volta nell'era di Watashi, eccetto per gli shinobi che erano stati chiamati a presidiare il villaggio.
Neanche compiuto l'ennesimo passo decise di fermarsi, volgendo in direzione del suo clan con una questione alla mente.


No. Non aveva intenzione di renderlo di sola andata, quel viaggio. Indice e medio della destra tirarono su gli occhiali, sistemandoli, e la kunoichi riprese il cammino.
A tal proposito, la Tsuchikage quel giorno l'ebbe sorpresa, quel discorso sulla morte non eroica le aveva fatto capire quanto la donna non fosse dissimile da lei. Davvero curioso.

Non le ci volle molto per raggiungere la destinazione, a metà strada però ebbe modo d'incontrare un suo vecchio collega:


"E così eri davvero tu a Palazzo, allora sono vere le voci che girano."


Si voltò alla sua destra senza fermarsi, adocchiando il trentenne albino, al punto da avere i capelli bianchi, che al Palazzo aveva a sua volta riconosciuto.


"Ho avuto lo stesso dubbio su di te, Oosamu."


"Sempre quel bel caratterino, vero Masaru?"


E come poteva esserci il suddetto senza la sua fedele amante... e sorella?


"Non vedo perché cambiarlo, Rin,"
ribatté la Takeda nel voltarsi a sinistra, verso quella donna che sembrava lo specchio del fratello quanto a statura - sul metro e ottanta - e tratti somatici. Solo gli occhi rendevano possibile una distinzione, lei azzurri, lui rossicci.

Erano dei gemelli appunto, appartenenti al suo clan, che la Jinton aveva conosciuto molto tempo fa, quando ancora non c'era l'attuale Kage e lei lavorava per conto del suo mentore, ed erano stati anch'essi al servizio di qualcuno altrettanto malevolo.
La fisionomia l'avevano acquisita dalla madre, una Kaguya, mentre le capacità di clan dal padre, un Jinton.

Ricordava bene quella volta che Jin, non fidandosi del loro capo, la mandò ad accompagnarli nell'eliminazione di un personaggio scomodo per entrambi i loro superiori, così da riferire personalmente a lui.
Fu testimone della loro feroce spietatezza, tale che per un attimo avevano pensato - a voce alta - di eliminare anche lei, solo perché annoiati nell'aver eliminato una preda tanto facile. Destino volle che nonostante la poca esperienza era stata abbastanza abile da farli desistere prima che accadesse il peggio.
Era per questo che non dubitava della loro storia: nelle locande più malfamate del Paese girava voce che avessero ucciso i loro stessi genitori quand'erano ancora in fasce. Né sul perché l'accademia li avesse accolti, avevano abilità tremende, specie quando combinavano i loro attacchi.

Non era un caso se restava il più neutrale possibile con loro e continuava a tirare dritta verso la meta.


"Non ci chiedi perché siamo diventati shinobi?"
le chiese lui con un sorriso divertito, dopo qualche istante di silenzio.

Chissà perché aveva il vago sospetto che si fossero entrambi stancati di quel pallone gonfiato e l'avessero ammazzato. Ma sul perché fossero entrati in Accademia, probabilmente erano in cerca di qualcosa di nuovo da provare.


"Siamo passati di grado a Chunin,"
aggiunse vanesia la sorella, ridacchiando.

"Ma sappiamo che tu sei ancora Genin,"
non la fece neanche rispondere Oosamu, segno che alla fine volevano solo fare gossip, ignorando il suo pensiero in merito.

"E ci chiediamo, perché mai una come te è ancora Genin?"
domandò Rin con superbia e divertimento, abbracciando il braccio dell'occhialuta e avvicinando il viso al suo con fare sensuale. Volevano farla sentire alle strette, ma la Takeda mantenne assoluta calma, quasi non esistessero.

Okay, ora cominciava a pensare che c'era veramente lo zampino dei Kami dietro certe becere coincidenze, come se non ne avesse avute abbastanza con la strega, che quella notte in particolare aveva deciso per capriccio di ricordarle di quel brutto legame.
Non disse nulla né espresse reazione alcuna la Jinton dinnanzi a un simile tentativo di opprimere il loro giocatollino del momento. Fortunatamente si annoiarono quasi subito i gemelli, anche perché erano praticamente arrivati, così la donna poté tornare a respirare.

"A quanto pare avremo a che fare con i Kami stessi,"
pronunciò lo shinobi con compiacenza, "ci sarà da divertirsi."

"Vediamo chi resta in vita più a lungo!"
c'era sfida nelle parole di Rin, che ricambiò con un sorrisetto lo sguardo baldanzoso che le lanciò Masaru, ed in questo modo i fratelli Kujo la superarono per seguire gli altri verso il gruppo della missione. Lei li lasciò andare avanti, sapendo che si sarebbero comunque stufati di starle dietro.

In qualche modo incrociarli accentuò il ricordo dei suoi primi incarichi da parte di Jin, nei quali una giovanissima e poco esperta Masaru si sentiva esaltata e intimorita al tempo stesso, indecisa sul da farsi, diffidente verso alleati e nemici, con la voglia però di agire e di crescere, di diventare...

GPEcWKc

Ma questo era una volta.


Il viaggio andò ben più liscio e la kunoichi, per tutto il tempo, rimase in silenzio. Più si avvicinavano al paese della Pietra, più l'energia che percepiva si faceva intensa.
Quando, passando tra le rovine antiche di quel villaggio fantasma, arrivarono dinnanzi la barriera invisibile d'energia, Masaru si chiese se la Tsuchikage si sarebbe fermata, magari facendo avanzare qualcun'altro per sicurezza. Ancora una volta quel giorno la donna si sorprese, il loro capo avanzò con sicurezza oltrepassando quel muro misterioso.
Altrettanto fece la Takeda, che, rimasta infastidita, ebbe i brividi nell'attraversarlo. Acuì il suo tatto, fece ben più attenzione a quanto la attorniava ed ai presenti, specie nel momento in cui arrivarono di fronte agli uomini del Taisei.
Lì, si fermò come avrebbero sicuramente fatto gli altri e non avrebbe osato avanzare anche nel caso in cui l'avesse fatto la Tsuchikage, senza il suo ordine, ma si sarebbe tenuta pronta ad agire, mentre le sue grigie iridi studiavano Kataritsuen e i suoi uomini.
Solo il tempo avrebbe mostrato loro come si sarebbe conclusa quella storia.

 
Contacts  Top
view post Posted on 25/4/2018, 12:41
Avatar

Group:
Konoha
Posts:
4,366

Status:


Dopo qualche tempo all'appello arrivarono i migliori shinobi di Konoha tra Anbu, medici e Jonin; tutti ad attendere istruzioni da parte della prima donna del villaggio che non tardarono ad arrivare.
I Bijuu rimasti in libertà stavano avanzando tutti verso il Paese della Pietra, molto probabilmente attirati dall'energia di quelli catturati dai villaggi tempo prima. In qualche modo erano stati complici del Taisei nei loro piani che, evidentemente, non si limitavano a volerli rinchiudere nuovamente. I forti sospetti nascevano dal fatto che Kataritsuen e compagnia non avevano acconsentito alla richiesta di maggior trasparenza da parte dell'Hokage, risultando nella fine della collaborazione tra l'ordine e la Foglia.
Da un mese infatti erano stati sospesi gli allenamenti, così come non avevano più fatto nulla di relativo al Taisei e la cattura dei Bijuu.
Quando Hachi aprì una mappa del continente indicando il Paese della Pietra, Kinji tornò indietro con la memoria a quando il Taisei aveva contattato tutti i Kage in quella che era il loro covo nella Pietra; probabilmente era li che erano diretti e non sarebbe stata nuovamente una visita di cortesia considerato il fatto che anche i Cercoteri sarebbero andati li.
Tra le due fazioni in guerra aperta, stavolta Konoha si sarebbe collocata perfettamente nel mezzo, impedendo che chiunque interrompesse il rituale di contenimento, ma sicuramente non spalleggiando più i vecchi alleati.
Li attendeva un viaggio lungo e solo i Kami avrebbero saputo a quali difficoltà sarebbero andati incontro. L'indomani mattina il plotone si sarebbe dato appuntamento ai cancelli del villaggio per marciare verso la Pietra.


[***]



Le prime luci dell'alba sancirono l'inizio dei preparativi e della divisione nei vari gruppi e le varie premure da parte del primario dell'ospedale nell'assicurarsi che ricetrasmittente e razzi segnalatori funzionassero correttamente.
Preparativi che portavano indietro nel tempo, a quando Watashi aveva dichiarato guerra a tutti i ninja, forzandoli ad allearsi per sopravvivere e far andare avanti il genere umano. Stavolta però non c'era nessuna grande alleanza e anzi, forse avrebbero dovuto fare i conti con gruppi nutriti di avversari essendo schierati perfettamente nel mezzo tra Kyo Dan e Taisei.
Kinji fu sollevato di non avere da nessuna parte la sua Setsuna; forse era stata già mandata fuori in missione e, con un pizzico di fortuna, abbastanza lontana da quello che ben presto sarebbe diventato il nucleo del conflitto.
L'Hokage caricò i propri uomini con un classico discorso prima di partire, al quale moltissimi risposero con un urlo unisono. Una volta ultimati i preparativi, il nutrito gruppo di Konoha si mise in marcia alla volta della Pietra.
Il viaggio fu lungo e faticoso, ma alla fine riuscirono ad arrivare tra le terre rocciose ed inospitali che l'Uchiha aveva già visto più volte; il chakra primordiale era talmente concentrato tra quelle distese che potevano percepirlo chiaramente, quasi come se fosse un oggetto fisico nel quale nuotassero tutti indistintamente. Un odore però arrivò a colpire le narici del Vermiglio, facendogli pensare che fossero arrivati nei pressi di una discarica.
Quando Akane fece cenno di arrestare l'avanzata, Kinji notò di sfuggita un Raion ricoperto da capo a piedi di... materiale organico di scarto, un termine carino rispetto a ciò che aveva addosso il disegnatore.
Non aveva idea di come Raion fosse finito li e in quello stato, ma non c'era tempo da perdere. Mentre Nahoko rimase a parlare con il Kamata, gli altri gruppi fecero una piccola pausa per poi recarsi in piazza.
 
Top
view post Posted on 25/4/2018, 20:14
Avatar

♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

Group:
Member
Posts:
12,358
Location:
Gallifrey ♥ Doctor's T.A.R.D.I.S.

Status:




Kakusei: Scontro finale - L’arrivo -
Dopo l’incontro con Son Goku Misato era tornata a Suna e una sola cosa aveva fatto: allenarsi. Sua nonna e Yoori l’avevano vista per poco tempo prima che la kunoichi si chiudesse nella casa del Controllo della Sabbia. Aveva bisogno di allenarsi, aveva bisogno di migliorare ma, soprattutto, aveva bisogno di capire come controllare quel nuovo chakra che si era ritrovata in corpo dopo la sua morte. Non riusciva a capire come quel dono del bijuu potesse tornarle utile. Inizialmente le dava particolarmente fastidio, soprattutto quando rimaneva sotto tensione e, alla fine, aveva constato che più si innervosiva più quello strano chakra faceva interferenza con il suo naturale. Aveva capito come tenerlo sotto controllo ma tra dire e il fare c’era di mezzo in mare e non poteva assicurare che in guerra avrebbe mantenuto i nervi saldi fino alla fine. Doveva solo mettercela tutta.
Si aspettava la chiamata del Kage da un momento all’altro e quando questa arrivò non potè fare altro che rispondere. Preparò con calma tutto ciò di cui aveva bisogno e passò la maggior parte del tempo sul tetto della sua casa, meditando, cercando di tenere sotto controllo quel chakra che faceva tanto fatica a controllare sotto pressione.

«Cerca di tornare…io e Yoori non sapremmo cosa fare senza di te…»


Sua nonna le era comparsa alle spalle senza preavviso, in silenzio e fece quasi spaventare la giovane che stava ad occhi chiusi a lasciarsi accarezzare dal vento. Misato si voltò per un secondo verso l’anziana signora, aggrottando la fronte, prima di tornare ad osservare l’orizzonte con aria preoccupata.

«Non gli concedo mai un po’ del mio tempo. È tanto preoccupato la piccola peste?»


Chiese, cercando di far affiorare un sorriso sulle sue labbra. Ci fu un lungo silenzio, forse sua nonna aveva bisogno di riflettere sulle sue successive parole e quando finalmente fu pronta fece qualche passo avanti per affiancare la nipote.

«Lui non è arrabbiato con te…ha solo paura che non torni. Ha paura di restare da solo in questo mondo in subbuglio.»


Le parole colpirono la kunoichi al cuore, mai si sarebbe aspettata che quel ragazzino potesse provare una cosa del genere, non verso di lei per lo meno. Misato alzò lo sguardo sull’anziana signora con gli occhi spalancati e il cuore che le batteva forte. Aveva dimenticato che la famiglia era tutto e che loro sarebbero sempre stati lì ad aspettare il suo ritorno.
Fece un profondo respiro prima di chiudere gli occhi e volgere di nuovo il volto verso l’orizzonte.

«Sapete che tornerò. È presto per morire. Io devo ancora diventare Kazekage e cambiare questo mondo. Fino ad allora non smetterò di respirare.»


Il silenzio calò fra le due e quando giunse il momento di partire Misato abbracciò la nonna ma non riuscì a salutare Yoori perché si era chiuso in camera per non vederla partire.

***


Yoori era chiuso nella sua camera a piangere maledicendo Misato in tutti i modi che conosceva ma, quando alzò gli occhi, trovò sul suo comodino una piccola statuetta di sabbia che rappresentava un Chiisaru felice e saltellante con una bella ciotola di ramen fra le zampe; vicino c’era anche un biglietto.

Tornerò presto e ci andremo a sfondare di ramen dallo zietto. Finchè questa statua resterà in piedi io sarò viva quindi…fai il tifo per me. Quando tutto sarà finito non ti sembrerà nemmeno di aver sofferto tanto.
Ti voglio bene.
Misato


Nel buio della stanza, dalle tende tirate per non far trapelare nessun tipo di luce, Yoori si ritrovò a sorridere e a fissare la statuetta sperando che la kunoichi potesse tornare presto.

«Farò sempre il tifo per te Micchan.»


Sussurrò nel silenzio della sua stanza.


Kakusei: Scontro finale - Alle spalle di Fujie -
Quando finalmente si presentò alle porte Sud per partire si guardò intorno riconoscendo molti volti ma rendendosi conto che molti altri erano completamente fuori dal suo giro di conoscenze. Riconobbe Fujie scoprendo che avrebbe fatto squadra con lei e, in qualche modo, si ritrovò a pensare che la cosa non poteva fare altro che farle piacere.
Il viaggio fu lungo e quando finalmente giunsero al paese del cielo si rese conto che la devastazione aveva raggiunto ogni limite e che tutto quello che stava accadendo doveva essere fermato. Respirò profondamente per poter rimanere calma, non voleva che quello strano chakra potesse compromettere il suo potere fin dall’inizio, doveva controllarsi e aveva trovato il modo di farlo sebbene fosse un metodo molto flebile. Meditare non era sempre possibile e nemmeno rimanere concentrati al cento per cento ma lei doveva farlo…se voleva sopravvivere.
Quando alla fine si presentò qualcuno che voleva portarli verso il centro lanciò uno sguardo verso Fujie.

«Ti seguirò qualsiasi cosa tu faccia. Non intendo mollarti nemmeno per un minuto.»


Più di una volta le circostanze le avevano dimostrato che le sue tecniche di protezione era essenziali per i compagni di squadra e difendere era ciò che sapeva fare meglio, quindi sarebbe stata alle spalle di Fujie per poterla supportare in ogni momento. Non intendeva perdere compagni, sarebbero tornati tutti vivi insieme a Suna.


code by Misato Kojima ♥ don't copy


-GdrOff-

CITAZIONE
Misato segue Fujie.

-GdrOn-
 
Top
Blazing Phoenix
view post Posted on 25/4/2018, 20:28




Vidi il Kazekage palesarsi dinanzi la folla ed immediatamente calò il silenzio. Non ebbe nemmeno bisogno di alzare la voce. Pronunciò tre parole, con tono chiaro e deciso, e l'intera piazza si mise in movimento.

« H-Huh?! »

Mia sorella incrociò le braccia ed annui con fare deciso e solenne in direzione del capovillaggio. Le spalle di mio padre sobbalzavano, scosse da una risata silenziosa. Quanto a me, ero rimasto un po' spiazzato da questa alquanto sintetica uscita; non posso negare di aver avuto tutt'altre aspettative. Fortunatamente, non dovevo essere l'unico a condividere questo pensiero. Un altro Genin, poco lontano da dove ci trovavamo, mormorò la propria delusione nel non aver potuto ascoltare un monologo più stimolante di così. Ma, per sua stessa ammissione e per ciò che ebbi modo di sentire dal Chunin suo vicino, l'Hachidaime Kazekage aveva sempre avuto quest'approccio su tutto. Oh beh, dritti al nocciolo, se non altro. Tutto tempo risparmiato sulle ore di marcia che ci aspettavano.

La folla si mobilitò in maniera assolutamente ordinata, fluendo lungo la strada principale e verso le porte del Villaggio. In pochi minuti ci saremmo addentrati nel pieno del deserto, diretti per Fukagizu, nel Paese della Pietra. Prendendo nuovamente coscienza di ciò a cui stavo andando in contro, sentii la tensione avvolgermi in una morsa, irrigidendo i miei movimenti. Istintivamente, sciolsi il coprifronte dal collo per legarlo saldamente intorno alla mia testa. In qualche modo, la sensazione della placca di metallo che si poggiava ed adattava alla forma della mia fronte mi faceva sentire un po' più protetto in quel momento... e poi, avevo comunque bisogno di avere il collo libero, adesso. Frugai in una tasca della mia nuova divisa, estraendo una piccola sacca di stoffa pregiata, tenuta chiusa da una cordicella che le dava l'aspetto di un ciondolo. Un portafortuna, fatto da Rin e mia madre. Pure mio padre e mia sorella ne avevano ricevuto uno. Osservai il piccolo oggetto, tenendolo sul palmo della mano. Una piccola toppa rappresentante una versione carina e stilizzata della mia faccia era stata cucita sopra il kanji per “fortuna”, dietro la sacca erano invece presenti i nomi di mia madre e della mia sorellina. Strinsi il piccolo oggetto con più forza, ripensando al saluto che ci eravamo dati poco prima.

Mia madre, per una volta, sembrava non avere problemi a mostrare la propria preoccupazione nel vederci partire per uno scontro di tale portata. Non pianse, ma aveva gli occhi tremendamente lucidi, non l'avevo mai vista così. L'avevo abbracciata con tutte le mie forze, prima di rivolgermi a Rin. Se ne stava impalata, poco oltre mia madre. Teneva le piccole mani aggrappate ai lati della gonna, le labbra le tremavano mentre faceva del suo meglio per non piangere; per quanto dei grossi lacrimoni le rigavano comunque le guance rosee. Fui io ad avvicinarmi a lei, allargando le braccia. Mi balzò contro e la strinsi a me mentre singhiozzava con la testa piantata contro il mio petto. L'avevo vista fare del proprio meglio nel dare il proprio saluto a papà e Ren, con me proprio non ce l'aveva fatta. “Fai del tuo meglio ma torna sano e salvo” mi disse tra i singhiozzi, gli promisi che l'avrei fatto.

Finalmente mi decisi e misi al collo quel portafortuna. Ero praticamente in una botte di ferro. Attenti a voi, guerrieri, demoni e bestie, arruffatemi troppo e Rin verrà a cercarvi. Badate che la piccola picchia duro, heh!

[...]

La marcia proseguì senza problemi. Tutti i presenti erano ben familiari e soprattutto equipaggiati per una traversata in un ambiente ostile come il deserto del Paese del Vento, ed io non ero da meno. In fin dei conti questo viaggio sarebbe stato più breve perfino della mia ultima traversata fino al Paese del Ferro. Ren e mio padre sembravano infaticabili, stavano trattando la traversata come un'attività di riscaldamento, tenendo i muscoli ben pronti e attivi per quando sarebbe giunto il momento. Di tanto in tanto, pure io mi univo ai loro brevi esercizi, tanto per passare il tempo.

Il sole aveva già cominciato a calare quando la sabbia del deserto cominciò a lasciare spazio alla nuda roccia. Da quel punto, in poco più di un'ora potemmo già scorgere le sagome delle rovine scelte come punto di ritrovo tra le nostre forze e quelle dell'ordine denominato Taisei, coloro che volevano imprigionare le bestie codate. Non potevo permettermi di farmi di nuovo sopraffare dalla tensione, dai nervi o dalla paura, perciò mi dedicai a controllare che tutto il mio equipaggiamento fosse in ordine. Shuriken e kunai erano al proprio posto nelle rispettive borse, il mio bastone ben fissato alla mia schiena e il meccanismo che sganciava la falsa elsa dai due foderi che contenevano la mia sabbia metallica funzionava a dovere; ero pronto.

Dopo poco meno di un'ora raggiungemmo Fukagizu. Appena varcate le mura, una stranissima sensazione attraversò il mio corpo, come se una folata di vento improvviso stesse cercando di respingermi. Istintivamente, puntai i piedi e camminai in avanti mettendo più forza nelle gambe, tuttavia quella strana forza svanì improvvisamente due passi più avanti.

« Woh! »

Per poco non persi l'equilibrio per via di quel cambiamento repentino. Ren mi si affiancò un istante dopo, voltandosi indietro sibilando un'imprecazione.

« E quello che diamine era? ...Pa'? »

Vidi mio padre avanzare oltre il punto dell'interferenza senza neanche batter ciglio. Si fermò vicino a noi, passandosi una mano sul mento.

« Sembrerebbe una specie di barriera, sicuramente opera del Taisei. »

Continuammo ad attraversare le rovine di quella che, un tempo, doveva essere una città a dir poco maestosa. Tracce della propria bellezza riuscivano ancora a brillare dopo tutto questo tempo. Piccoli gruppi di persone, presumibilmente appartenenti al Taisei, ci indirizzarono verso il punto di ritrovo. Percorremmo la strada maestra per arrivare all'interno di un'enorme, maestosa piazza. La folla di shinobi ebbe modo di spargersi, dando spazio a tutti. Una volta che ebbi preso posizione anch'io lungo il colonnato che circondava il perimetro, potei scorgere tre figure stagliarsi esattamente al centro della piazza. Potei distinguere le figure ai fianchi come membri del Taisei, date le loro vesti. La figura al centro doveva essere il loro leader o così pareva. Attesi in silenzio, mentre la mano destra si strinse attorno al piccolo portafortuna.
 
Top
Bambi155
view post Posted on 25/4/2018, 22:23




Legenda:
"Parlato Rikku"
*Pensato Rikku*
"Parlato Honami"


Il tempo trascorreva velocemente e l’esame Genin era ormai passato da mesi. Rikku da quel momento aveva una gran voglia di allenarsi e oltrepassare i suoi limiti. Non avrebbe mai più voluto provare quella sensazione di nullità, incapacità e frustrazione che quel maledetto esame le aveva lasciato. Era stata promossa, si, ma era soddisfatta di come si era svolta l’intera faccenda. Semmai fosse andata in missione con altri ninja, si chiedeva continuamente se fosse stata all’altezza della situazione. Non voleva fare la figura dell’incapace, non voleva essere una palla al piede e questo la spronava ad allenarsi sempre più duramente.

Il villaggio attraversava un periodo di caos, i feriti abbondavano e molti avevano perso parenti e amici in combattimento. In quella realtà la piccola ninja cercava di fare quel che poteva per aiutare, si sentiva in dovere verso il villaggio che, promuovendola a Genin, sicuramente contava anche su di lei per fronteggiare la crisi. Tra le strade sentiva i discorsi dei “grandi” e anche i genitori in casa a volte ne parlavano: la causa di tutto erano i cosiddetti Bijuu. Non le importavano i discorsi politici in merito di cui parlavano gli anziani, pertanto non aveva le idee ben chiare sulla situazione.

Forse era arrivato il momento, sentiva che era giunta l’ora di mettere in pratica i frutti del suo allenamento. Rispose quindi alla chiamata: sarebbe partita par il paese della pietra. Dopotutto non poteva essere da meno, suo fratello Shiba si sarebbe sicuramente fatto valere in campo. Voleva dimostrare a sé stessa e al fratellone che poteva farcela, voleva affrontare nuove sfide e nello stesso momento avrebbe aiutato il suo amato villaggio con i suoi abitanti ormai allo stremo.
Era la prima volta che metteva piede in un altro paese, era eccitata ma non voleva darlo a vedere, anche perché avrebbe intrapreso il viaggio in presenza di Shiba e di altri ninja che non conosceva.

Durante tutto il lungo viaggio i suoi sensi cercavano di memorizzare ogni cosa la circondasse.
Non sapeva precisamente cosa aspettarsi, della missione non si sapeva poi molto. Aveva sicuramente a che fare con quelle grandi masse di chakra. Chissà come dovevano essere questi Bijuu! Erano così temibili come nei racconti che aveva sentito? Forse si stava cacciando nei guai ma non poteva ancora saperlo. Aveva solo avvertito quella grande energia che avvolse l’aria quel giorno, poco prima che arrivasse la comunicazione dal consiglio. Era consapevole che sarebbe dovuta scendere in guerra, ma Kumo ne aveva passate così tante! Era sicura di averci fatto l’abitudine a questo genere di cose, anche se non le aveva mai sperimentate in prima persona. Qualsiasi cosa fosse successa se la sarebbe cavata come aveva sempre fatto. Inoltre, aveva dei compagni e poteva fare affidamento sulle loro abilità. Voleva dimostrargli che anche lei era al loro pari e che avrebbero potuto contare su di lei nel momento del bisogno.
Tra i ninja aveva riconosciuto solamente Honami. Non ci parlò molto, perché la maggior parte del tempo la trascorse insieme a Shiba, stuzzicandosi entrambi per allentare la tensione che avevano percepito nell’aria.
Aveva notato anche gli altri due ninja che probabilmente sarebbero stati i suoi compagni di squadra: un piccoletto molto più basso di lei e l’altro ragazzo alto e magro. Stava quasi per presentarsi a loro durante il viaggio, ma Honami pronunciò quelle parole proprio in quel momento:

"Questi sono i segni del passaggio dei Bijuu. Forse Shun-kun li ha già visti, durante la missione... Qualunque cosa dobbiamo fare... Non sarà uno scherzo"

Rikku fu spaventata più dall’espressione di lei che dal suo avvertimento, il suo viso era diventato più cupo, quindi si limitò a sorriderle e tirandole una pacca sulla spalla disse:

“Tranquilla! Ce la caveremo, vedrai!”

Avrebbe voluto chiederle qualcosa di più su quei Bijuu, ma non lo fece data la sua preoccupazione. In un certo senso le piaceva andare alla scoperta dell’ignoto e valutare con i suoi occhi la situazione e di conseguenza decidere il da farsi in base alle esigenze del momento.

Arrivati in prossimità del luogo d’incontro, si separò dal fratello augurandogli buona fortuna e scambiandosi i pugni in segno di fratellanza (come facevano raramente) pensò:

*Non morire e non fare lo stupido! L’unica in grado di batterti devo essere solo io!*

Dopodiché proseguì con Honami e compagni in silenzio fino ad arrivare sotto un arco di pietra. C’erano tanti ninja provenienti da ogni paese. Solo allora si rese conto che forse si trattava di un’operazione su grande scala ed era emozionatissima all’idea di parteciparvi. Non sapeva più da che parte guardare, era tutto così nuovo!
Prese in considerazione l’idea di Honami, ed effettivamente era d’accordo con lei. Preferiva stare all’esterno e attendere. Si sarebbe sentita più a suo agio e quella piazza così grande con tutte quelle persone non le pareva molto sicura. Quindi disse in tono deciso:

“Sono d’accordo con lei, preferisco rimanere nella parte più esterna senza dividerci”

Poi avrebbe atteso la decisione del gruppo.
 
Top
NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 26/4/2018, 00:15







JZlrz7S

JZlrz7S

Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio









Ishi no Kuni, 20 gennaio 249


Il manto di velluto della notte si stendeva lentamente da oriente all'occaso, mentre una alla volta le stelle si accendevano là dove l'oscurità s'era fatta più profonda; decine, centinaia di passi si approssimavano alle antiche rovine, la polvere scricchiolava sotto le suole delle calzature.
Le ombre si allungavano, i sussurri si perdevano nel frusciare dei mantelli, gli sporadici ordini gridati a squarciare il velo di taciturna irrequietezza – tante stelle in cielo quanti erano gli uomini, raccolti ai piedi della figura solitaria che si ergeva immobile al centro della piazza... il battito del cuore forte nelle orecchie, cupo e profondo come i tamburi di un'esecuzione.
Il lucore perlaceo della barriera riluceva pallido sulle loro teste, via via più intenso con la fuga della luce diurna, ma gli occhi dei più non abbandonavano il giovane uomo in attesa; fuori dalla barriera restavano schierate le forze lasciate in guardia dai Kage, in attesa anche loro, ma del pericolo che marciava dall'orizzonte.

Radunati attorno a Kataritsuen uomini, ninja, kage, sempre più numerosi, in silenzio.
.
Ninja di Kiri, tra cui le ciocche argentee di Kobayashi Hayate riflettevano i raggi della luna nascente; guerrieri di Konoha, guidati dal fiero Yokai dagli occhi vermigli; shinobi di Kumo, stretti attorno ai loro coraggiosi comandanti; i fieri combattenti della Roccia, al seguito della loro inflessibile signora; gli uomini di Suna, plasmati dal sole e dal vento e infine l'oscuro Cantore di Lame, il Kokage col suo sparuto seguito, mentre i solitari errabondi si facevano strada circospetti attraverso le macerie.
Gli occhi vitrei del giovane passavano in rassegna i volti in ombra senza trovare requie, senza vederli davvero, finché una voce di donna non infranse la quiete:

"Abbiamo seguito e supportato il Taisei al meglio delle nostre capacità, senza eccedere, senza forzare nulla. Adesso siamo qua, e ci chiedi un ultimo sforzo. Cosa intendi? Cosa vuoi che facciamo ancora?"

Solitaria, improvvisa, una voce di donna si levò dalla calca; lo sguardo del giovane guizzò rapido alla volta della Tsuchikage – impossibile non riconoscerla tra mille. I più fedeli tra i suoi si strinsero al suo fianco, indirizzando alla Koizumi – perché di essa si trattava - sguardi carichi di riprovazione e sussurri carichi di astio. "Non risparmiare i dettagli, questa volta. Ne avete trattenuti abbastanza con i vostri accorati alleati, non vi pare?" - riprese, non ancora paga.
Le labbra di Kataritsuen si contrassero contro i denti in uno spasmo involontario, mentre quelle della donna accennavano un sorriso ammantato di ombre.
Il fruscio del suo respiro sfiorò l'intera piazza: stava per prendere parola.

“Grazie per essere venuti, Kage e shinobi. Grazie per aver risposto con tanta prontezza all'ultimo appello” esordì con voce stentorea, che raggiungesse tutti gli angoli dei palazzi diroccati - “la missiva preannunciava ciò che avreste udito questa sera stessa: la guerra è giunta al suo punto di svolta. Siamo a un passo dal realizzare ciò per cui abbiamo sacrificato il sangue e il sudore dei nostri compagni e amici, ad un passo solo dal chiudere questa guerra.”
“In questo momento il nemico avanza verso di noi, pronto a colpire: li avete visti coi vostri occhi, bestie e uomini, decisi a strapparci dalle mani quanto faticosamente conquistato... e noi siamo qui ad attenderli, pronti a lottare, determinati a porre fine alla loro condotta scellerata.”

Prese fiato per un istante, il giovane volto pallido e tirato.
“Questa stessa notte, col vostro prezioso contributo, sigilleremo le bestie codate e porremo fine alla minaccia che pende sulle nostre genti.
Tuttavia, per poter completare...”

Non poté terminare la frase: il suolo tremò, mentre un boato squarciava l'aria. Grida lontane risuonarono tra le pietre diroccate.

Il volto del suo seguace si volse pallido alla volta di Kataritsuen, parole ancora leggibili a fior di labbra: non poteva indugiare, era giunto il momento... ma il capo del Taisei dissentì fermamente, il volto pallido come una maschera di granito. “Dobbiamo attendere ancora. Non perdete la calma.
Lasciate che si facciano avanti”
.



La notte era piombata su di loro come un falco, ma le stelle non erano più in cielo: fuochi improvvisi, dardi di luce impattavano come grandine sulla messe colpendo il flebile velo della barriera, che resse colmando le sue falle per grazia del suo stesso potere. L'assalto cremisi s'infranse contro il diaframma perlaceo, lo stesso che si era lasciato attraversare senza opporre resistenza dai primi venuti, ma presto colpi ben più devastanti l'avrebbero straziato - quando le bestie superstiti si sarebbero fatte strada, alla frenetica ricerca di ciò che le richiamava.
Le urla di un esercito alla carica scossero le rovine, fiocchi di luce caddero dall'alto mentre l'ultimo baluardo cedeva senza rumore e non ci volle molto, prima che un sinistro lucore sanguigno tingesse le antiche pietre.

Giunse brandendo una fiamma viva, i capelli color cenere intrecciati sul capo come una sacerdotessa nel giorno di festa, una nuvola di cenere ai suoi piedi e l'orda di guerrieri alle sue spalle; arrivò e si arrestò all'altro capo della piazza, fronteggiando il suo odiato avversario, il disprezzo che stillava dagli occhi cerulei inchiodati in quelli del giovane.
Lui la affrontava a viso aperto, senza esitare, senza tremare: la stava aspettando.




Off || Per qualsiasi punto da chiarire, siamo a vostra disposizione: per ovvi motivi alcuni dettagli sulla posizione dei singoli pg sono stati dati per assodati, o il post avrebbe assunto un'estensione eccessiva.

Ricapitolando: parte degli eserciti dei Kage stazionano fuori dalla barriera all'arrivo del Kyo Dan (che avverrà di notte), il quale assalterà la barriera senza ingaggiare gli shinobi all'esterno – a meno che essi non intraprendano azioni ostili, su questo attendiamo il responso di Kage e reggenti. La barriera reagisce al chakra demoniaco, quindi opporrà resistenza ai militanti di Manpeiko, i quali dovranno farsi strada con la forza bruta. La barriera ripara i danni minori da sé, ma finirà per cedere se sottoposta ad assalti massicci.
Dietro al Kyo Dan, in un secondo momento, arriveranno i Cercoteri; nel frattempo Manpeiko raggiunge la piazza e fronteggia Kataritsuen.
Se avete qualcosa da dire, fatelo ora o tacete per sempreh.

Occhio che la barriera cede solo al Kyo Dan: i Cercoteri sono arrivati sul posto, ma al contrario degli umani non riescono ancora a varcarla, nemmeno con la forza bruta.

Prossimo aggiornamento: 30 Aprile|| On



Edited by -Egeria- - 26/4/2018, 16:33
 
Top
view post Posted on 26/4/2018, 09:45
Avatar

A Man of No Consequence

Group:
Member
Posts:
2,041

Status:


Legenda codici per una facile lettura del testoNarrazione in 1° persona | « Parlato »

« Makoto » | ~ Gogmazios ~

Mi arrampico tra le rovine senza troppi problemi, saltando e scalando in cerca del punto più alto da cui poter osservare meglio la zona. Non mi è difficile: dopotutto, ho vissuto una vita intera (dodici anni, capirai quanti sono) ad arrampicarmi tra gli alberi della foresta vicino casa e scalando le montagne da cui la mia famiglia estraeva metalli da lavorare. Ste due rovine sgangherate so’ na bazzecola, alla fin fine, basta solo stare attenti a dove si mette i piedi, un po’ come in montagna, no?

E dall'alto, wow, che vista mi ritrovo. Le rovine di Fukagizu, illuminate dalla luce del sole morente al tramonto, hanno un aspetto così mistico e particolare. Se socchiudi gli occhi e non guardi le persone riverse in strada, puoi anche immaginartela come una catena montuosa, le cui cime sono avvolte da una delicata foschia.... Ma che cazz...

Guardo meglio, sforzando non poco la vista e stropicciandomi gli occhi, perché non sono tanto sicura di aver visto bene. Sopra i ruderi, a diversi metri d’altezza dalla mia testa, intravedo una sorta di velo iridescente, quasi incorporeo. Eppure è li e, con la sua luce fioca, avvolge quasi tutta la zona. Come diavolo avevo fatto a non accorgermene prima?

Oltre il velo, però, colgo anche qualcos'altro, che mi lascia gelare sul posto. «Cazzocazzocazzo!» Mi sporgo oltre il tetto dell’edificio su cui mi sono appostata, cercando frenetica, tra le varie teste, quella del mio caposquadra, ma in quella fiumana di gente, che sembra convogliare verso la piazza, riuscire a trovare Eiji, o anche l’altro mio compagno di squadra (com'è che si chiamava? Vabbè, Midori 2.0) mi sembra impossibile, ma DEVO trovarli, devo avvertirli!

~ Sai, lucertolina, questa sarebbe l’occasione ideale per scappare... ~ Ma non diciamo stronzate. ~ Ragiona Makoto, la situazione è più drammatica di quanto tu voglia credere. Vi ritrovate contro i miei fratelli...~ Fratelli? Ma scusa, non eri un demone, te? Da quando saresti un Biijuu? ~ È metaforico, lucertolina. Così come me, anche loro hanno vissuto una vita di reclusione, costretti a rimanere imprigionati per il capriccio di chi non li voleva liberi di vivere, o peggio, per sfruttarli, ma non è questo il punto. Il punto è che sono infuriati, e distruggeranno chiunque tenti di riportarli in catene, e non ne è solo uno. In più c’è il Kyo Dan. Hai visto il loro esercito in arrivo. Sono tanti, quasi quanto lo siete voi, e hanno il potere dei Demoni codati dalla loro. Voi, invece, cosa avete? ~

Guardo in basso, annusando l’aria cercando di captare i loro odori, in mezzo al parapiglia generale, e finalmente mi sembra di scorgerli. Decido quindi di precipitarmi nella loro direzione, ma ascolto attentamente quello che Gogmazios ha da dirmi, perché, effettivamente, non ha tutti i torti. «È vero, loro sono numerosi e dalla loro hanno i Bijuu, sempre se riescano a controllarli. Noi cosa abbiamo? Il Taisei? Altri fanatici di cui non sappiamo alcunché? Si, effettivamente come situazione è ‘na merda.» ~ Sarà un massacro, lucertolina, quindi perché non scappi via? Torna a casa, al sicuro... Tanto nessuno si accorgerà della tua assenza: i tuoi compagni ti hanno già perso di vista, basterà lasciare Fukagizu nascondendosi tra le rovine, e approfittare dell’incursione nemica per scappare.... ~

Cerco di avvicinarmi alla mia meta provando a saltare tra le macerie, ma alla fine mi tocca scendere nuovamente in strada, così mi lancio, cercando di attutire la caduta con una capriola, gesto che non passa inosservato ad un gruppo di ninja sistemati li vicino (per poco non cadevo loro addosso, ma fottesega. Devo raggiungere Eiji e Midori in fretta) «Scusate!» Urlo, spintonando la gente che incontro, cercando di fare quanto più in fretta possibile. E metabolizzando le parole pronunciate dal mio demone che, in silenzio, attende ancora una risposta. Una risposta che è difficile da pronunciare e formulare, perché voglio che sia pregna dell’importanza del suo significato.

«È tutto vero, Gozzy...» ~Gozzy?~ «... la situazione è una merda, la nostra morte e sconfitta è quotata davvero bassa, ma non posso andarmene, non posso voltar loro le spalle. Qui ci sono la mia famiglia, i miei fratelli... E non parlo dei semplici legami di sangue. I miei fratelli, Gozzy, sono i ninja di Kumo, così come tu consideri i Bijuu tuoi fratelli. E io non posso abbandonarli, non posso lasciarli morire senza fare qualcosa per evitarlo. Potrei morire nel tentativo? Forse, probabile... ma voglio tentare. Lo sai, non sono il tipo che getta la spugna, non sono il tipo che si arrende. E io non voglio arrendermi, e voglio andare avanti, a qualsiasi costo. Se scappassi adesso, non potrei più guardarmi allo specchio, non potrei più vivere con questo fardello addosso. Quindi, Gozzy, io non scapperò, ne ora ne mai. E sai che ti dico? Troverò un modo per riuscire ad evitare un massacro. Se solo potessi parlare con una di quelle bestie, forse...» ~ Tu sei completamente pazza, ragazzina. Perché vuoi fare tutto questo? ~

Sogghigno divertita, accelerando la mia corsa sfrenata, ormai quasi giunta alle spalle dei miei compagni. «Perché voglio dimostrare al mondo che nessuno dovrebbe vivere schiavo dei pregiudizi, che sia umano, bestia o demone. Voglio liberarci dalle catene che ci legano, e voglio far vedere che si può vivere felici insieme, senza di esse. Così forse, un giorno, riusciremo ad accettarci meglio. EIJI-SENPAI! RAGAZZI!»

Richiamo la loro attenzione, urlando a pieni polmoni, accasciandomi alle loro spalle, il petto che pompa allo stremo, cercando di farmi incamerare quanta più aria possibile. «Finalmente.... vi ho trovati...» Ansimo, cercando di rimettermi in piedi. Devo assolutamente comunicare loro quello che ho appena visto.

«Si stanno avvicinando.... Un esercito... Il Kyo Dan... La barriera... Stanno per arrivare....» Mi piego in due, poggiandomi sulle ginocchia, quando un boato risuona in lontananza, spingendomi ad alzare lo sguardo: sul cielo serale, il velo perlaceo si incrina, colpito in pieno da un colpo altrettanto lucente, che ne mette a dura prova la stabilità. Possibile che non si strappi? Eppure ci aveva fatto passare senza problemi....

«Eiji-senpai....» Poso i miei occhi violacei sui suoi, cercando una qualche sicurezza da parte sua. Non che cerchi protezione, sia chiaro, so difendermi benissimo da sola. «Che cosa facciamo? Da che parte dovremmo schierarci?» Ho bisogno di sapere cosa hanno in mente loro di fare, anche perché, nonostante le belle parole pronunciate a Gogmazios, sinceramente.... NON HO IDEA DI CHE STRACAZZO FARE IN QUESTA SITUAZIONE!

~Allora buona fortuna, lucertolina. Ne avrai davvero bisogno.~
Schema azioni compiute
WIvVXCh
xlayo34x non prendertela se Makoto non si ricorda il nome del tuo personaggio, ma è fatta così, quindi per un paio di post aspettati di esser chiamato Midori (che significa verde in giapponese), ma te non esitare a farglielo notare, se serve XD

Essendomi appostata in un punto alto, ho supposto di esser stata in grado di avvistare l'arrivo dell'esercito del Kyo Dan, quindi mi sono limitata semplicemente a ricongiungermi col mio gruppo e informarli di quanto ho visto, nulla di più e nulla di meno.

Edit: ah, e se a qualcuno va, potrebbe tranquillamente ruolare il fatto che uno scriciolo di mocciosa gli è capitombolata addosso, o spintonato un po'. XD


Edited by ArdynIzunia - 26/4/2018, 11:02
 
Top
view post Posted on 26/4/2018, 12:46
Avatar

Group:
Member
Posts:
14,448

Status:




E
d è in un tumulto di fuoco e proiettili che il tutto ha inizio. Mentre all'orizzonte le figure titaniche dei Bijuu avanzano, qualcuno precede la loro marcia. Vestiti di rosso cremisi, sciamano da ogni direzione, marcia compatta, frenetica, piena di un fervore pari solo al loro fanatismo. È Fumimaro a spezzare il silenzio,

Fumimaro: ”Il Kyo Dan. Sono tutti qui, tutto l'intero ordine.”

Sasaki: ”Stai avendo qualche ripensamento, Fumimaro? Perché sarebbe una situazione davvero di merda per farlo proprio ora.”

Fumimaro: ”No. Ho abbandonato il Kyo Dan ormai. A ripensarci, mi domando come abbia potuto fare tutto questo.” disse con lo sguardo volto verso la barriera, che pian piano veniva bersagliata da un inferno di distruzione

Sasaki: ”Heh. Sapessi quante stronzate ho fatto io nella vita...ma finché si prova a fare di meglio, credo questo basti a redimersi, in qualche modo.”

Fumimaro: ”Perché fai tutto questo, Sasaki Keigo di Shirokabe? Le informazioni che avevamo su di te erano...totalmente diverse”

Sasaki alzò un mano a coprirsi il volto dal calore e dalla luce della barriera che, come un pezzo di pane secco, si sgretolava contro la possente grattugia del Kyo Dan. Certe metafore risplendono di luce propria da quanto poetiche sono.

Sasaki: ”Pensi che siamo gli unici qua? O dici che è arrivato qualcun altro?”

Fumimaro: ”Sono abbastanza sicuro che ci saranno anche i Kage di tutti i Paesi Ninja. Forse chiamati dal Taisei.”

Sasaki: ”Heh, dici? Se così fosse, bene ha fatto il Taisei a convocare tutti i kage. Quel che sta accadendo qui deve essere risolto completamente in ogni suo aspetto. E ora che ci sono pure i tuoi ex fratelli, questa storia potrà finalmente finire.”

La barriera esplose in mille pezzi, finalmente.

Fumimaro: ”Non mi hai risposto, Sasaki.”

Sasaki tossì appena, sentendo la polvere coprirgli il naso.

Sasaki: ”Non fare di me un eroe, Fumimaro. Faccio tutto questo non per chi sa quale senso di giustizia o dovere. Lo faccio perché così ho scelto. Ho scelto di provare almeno a fare la cosa giusta.”

Fumimaro: ”E cosa sarebbe la cosa giusta?”

Sasaki: ”Limitare i danni.”

Quando la barriera cadde, l'intera armata del Kyo Dan iniziò a sciamare in loro direzione, tutti diretti verso il centro di quella cupola. Sasaki rimase immobile, le braccia conserte, a contemplare quello spettacolo di fanatici che correvano verso la morte con la gioia negli occhi. E mentre stava per prepararsi al peggio, notò che nessuno si fermò minimamente a badare a loro, questi due golem di carne e muscoli difficili da non notare. E fu allora che Sasaki iniziò a fare qualcosa a dir poco incredibile.

Sasaki: ”Ehi, tu!” disse frapponendosi ad un incappucciato, che si fermò a guardarlo, guardingo. ”Succhiami il cazzo!” e nel dire ciò, si spostò. L'accolito del Kyo Dan sembrò guardarlo per un po', ma non notando alcun atteggiamento aggressivo, proseguì nella sua marcia.

Sasaki: ”Ci ignorano completamente....”

Fumimaro: ”Hanno ordini precisi e un solo obbiettivo. Non si fermeranno se noi non faremo nulla per darne loro motivo.”

Sasaki: ”Hoooo?” Sorrise, di un sorriso sornione e quasi diabolico. Poi, con molta nonchalnace, si mise le mani a formare un cono di fronte alla bocca e iniziò una performance di tutto rispetto.

Sasaki: ”Ehi, tu! Vaffanculo!

Coglione!

Mezzasega!

Verme schifoso!

Figlio di puttana!

Ehi, ehi tu! Te la stai facendo sotto?

Dove cazzo corri, mongoloide?”


E così via. Ogni dieci persone che passavano, Sasaki li insultava senza ritegno, urlando e ridendo a squarciagola. Fumimaro osservava senza aprire bocca, lo sguardo un misto tra l'incredulo e il trasognante: ”...che diavolo ti salta in testa?”

Sasaki: ”Ehi, non sono loro il mio obbiettivo, ma qualche soddisfazione bisogna togliersela. Questi bastardi hanno fatto ripiombare il mondo nel caos, quindi vaffanculo! È solo perché aspetto i Bijuu al varco che non mi metto a trucidare chiunque mi passi accanto.”

Fumimaro: ”M-ma attirerai la loro attenzione!”

Sasaki: ”HAHAH! Siamo dei giganti di carne, Fumimaro, se non ci cagano adesso, non ci cagheranno mai. Ma adesso basta troiate. Son Goku arriva, assieme ai suoi fratelli...”

Fumimaro: ”Vuoi davvero provare a parlarci?”

Sasaki: ”Certo che sì. ”

Fumimaro: ”Non sei tenuto a farlo. Ti farai uccidere. DI muovo.”

Sasaki: ”Bah. Ho avuto una vita anche troppo lunga per le mie aspettative, francamente. E me la sono goduta, tutto sommato. Quindi, se anche fosse, sticazzi.”

Fumimaro: ”Sei un tipo bislacco, Sasaki Keigo.”

Sasaki: ”No. Sono solo il figlio di mio padre. Nell'ora più fatale, nella notte più profonda, noi uomini del Ferro non ci nascondiamo. Noi non arretriamo, non temporeggiamo. Con la spada in pugno, affrontiamo la morte con un sorriso sulle labbra, consci che il nostro sacrificio porterà a qualcosa di migliore. Perché anche se sono stato esiliato...” iniziò ad avanzare in direzione dei Bijuu ”E nonostante tutto quello che mi è successo...” flashback della sua vita passarono nella sua mente, tutte cose che si potrebbero vedere se stessimo leggendo un manga, ma dato che questo è un semplice testo e che non c'è intenzione alcuna a volersi dilungare troppo, chi sa sa, chi non sa si attacca ”Io sono Sasaki Keigo di Shirokabe, il Saru Sennin. E Son Goku ha chiesto il mio aiuto. E glielo darò, costi quel che costi. Non ho intenzione di ripetere i suoi errori, non mi esilierò. Combatterò per tutto ciò che mi è caro. E se sopravviverò, spero di essere sommerso da così tante donne da soffocare”

Fumimaro boccheggiò a quell'uscita, che mescolava discorsi eroici da generale mitologico alla più bassa materialità dell'uomo. Con lo sguardo ancora stranito, contemplò i suoi vecchi fratelli sorpassarli, mentre si mise dietro all'eremita nella sua lenta marcia.

Sasaki: ”Heh. Avrei voluto rivedere Misato e Honami un'ultima volta prima di questo, ma ehi, non si può avere tutto dalla vita, huh?”

Poi si fermò, voltandosi verso il suo colossale compagno.

"Ehi, se tutta sta storia va bene ma io schiatto, vedi di non dire alle mie sorelline quanto hai sentito, o torno dall'oltretomba e ti eviro, a costo di staccartelo a morsi. Chiaro?"

Fumimaro lo osservò scioccato, la bocca mezza aperta.

Fumimaro: ”Cosa ti salta in mente di dire ADESSO?”

Sasaki: ”HAHAHAHA, stavo scherzando. Forse.”

Poi si voltò nuovamente, lo sguardo serio e pensieroso. Sembrava davvero difficile comprendere che riempire la propria vita di battute fosse un modo per nascondere la tensione e lo stress. Si stava preparando a fare qualcosa di altamente suicida, ne era ben consapevole. E mentre avanzava, scansando lo sciame di uomini che ancora proseguiva, volgeva lo sguardo in direzione delle bestie codate.

(Cazzo, certo che ne è passato di tempo da quando spaccavo pietre in miniera, eh, Padre?

Mi dispiace se la mia impulsività ha fatto uccidere i tuoi amici. Non potrò mai perdonare quello che feci, non c'è rimedio per la mia idiozia.

Lo so sai, che cosa hai fatto. Anche se per anni mi sono detto che il mio stesso padre mi odiava, mi rendo conto che se non fossi stato tu a chiedere l'esilio del tuo stesso e unico figlio, la giustizia del Ferro avrebbe preteso la mia testa. Una morte con disonore, che avrebbe infangato il tuo nome e quello di mamma. Heh. Lo so che hai cercato di salvarmi la vita. Te ne sono grato.

Perdonami se non sono mai stato in grado di essere il Samurai che tu volevi io diventassi. Saranno queste braccia stupidamente grosse, ma non mi ci trovo con la katana, poco da fare. Ne porto una al mio fianco, vedì? Una spada direttamente dagli abissi dell'oceano. Assurdo, vero? Eppure non la sfodero mai perché non mi è spontaneo farlo...

Ho trovato molti compagni, sai? La ciurma di Dovi è stata una seconda famiglia per me. Sono stati mesi spensierati quelli passati assieme a loro, ma purtroppo è tutto finito...)


Si tastò la tasca sul petto. La pietra del Taisei era ancora là.

(Sai, alla fine non credo di essermela cavata male, tutto sommato. Qualcosa di buono spero di averlo combinato. Ci sei anche te qua, papà? CI sei anche te qua, al crepuscolo del mondo? Sei anche tu, con i tuoi guerrieri al tuo fianco, le katane sguainate, pronto a immolarti per il futuro della tua specie? O il nostro Daymio di Ferro ha preferito restare a casa, rinforzare i confini e proteggere la nostra bella Shirokabe da qualsiasi cosa stia per succedere? Heh.

Yoori, figliolo, te ci sei in questo scontro? Misato ti ha portato con te? Se no, cerca di stare vicina alla nonna, huh? Non so cosa tu possa avere imparato dal tuo periodo assieme a lei, ma spero tu abbia capito che cos'è la razza umana, e di cosa può essere capace. Se sopravviveremo a tutto questo, credo che sarà tempo per te di cambiare aria. Mi dicono che l'aria del Paese del Vento sia mistica, come se nel deserto ci fosse qualcosa di magico. Credo sia vero, sai? Nel deserto ci deve essere qualcosa che rende le persone speciali. Il Sensei ne è un esempio.

Heh. Un pensiero anche a te, huh, mio diabolico e feroce maestro. Non so cosa dirti, a dire il vero, non che tu mi possa sentire...non più, vero? Il legame si è spezzato, l'Occhio di Shinigami è stato accecato, questo è successo, vero? Sai, da un certo punto di vista, la consapevolezza che tu vegliavi sempre su di me, in un modo nell'altro, mi dava un briciolo di forza. Ma non perché mi sentivo al sicuro, ma perché per rabbia volevo dimostrarti che anche, anzi, soprattutto da solo, io valevo come persona. Non posso dire che tu sia un grande uomo, davvero, mi spiace, so che mi hai salvato la vita, ma non ci riesco. Non riesco neppure ad odiarti, se è per questo, faceva parte anche questo del tuo addestramento? Heh. Non importa.

Ho un sacco di faccende in sospeso. Devo cercare di sopravvivere, ma non so se ne sarò in grado, questa volta. Eppure devo cercare di garantire la vita ai monaci del'eremo, devo ripagare il mio debito con Misato, vorrei passare più tempo con Honami. Devo trovare quella strana coppia di ninja dai capelli cobalto di Konoha che hanno aiutato Chisana e sua sorella. Heh. Chisana, iltuo Seishin ha modificato il mio aspetto. E devo dire che ho provato qualcosa per te, forse ma...non voglio fare la sua fine, mi capisci? Non sono un tipo sentimentale, il mio aspetto mi ha reso così rivoltante per tanto tempo agli occhi di tutti che credo che quella parte di me, che deve essere esistita un tempo, si sia completamente essiccata. Mi dispiace.

Heh. Sto facendo un bel po' di pensieri, ma nessuno mi risponderà. Non sono te, Sensei. Non posso dialogare con nessuno, se non me stesso. Potrei parlare con Fumimaro, ma queste sono cose personali, capiscimi. Devo dare una maschera di risolutezza assoluta. Non per essere una persona ipocrita o falsa, ma perché il mio ruolo mi impone di essere un esempio. Questa carica pesa, ma al tempo stesso mi da uno scopo più alto della mera sopravvivenza. Grazie, Enma-sensei. Grazie per aver scelto me. E grazie Misato per la fiducia che mi hai dato. Devo conoscere questo Arashi, huh, quasi me ne scordavo. Heh. Non temere, non farò la parte del fratello grosso, geloso e cattivo. Non farò lui alcun "discorsetto", sarebbe stupido insomma, non sei una bambina e, ehi, diciamoci la verità, ho un uccello anche io, non sarò io a rompere il cazzo ad un uomo perché vuole soddisfare le sue pulsioni.

Oh, certo, se farà lo stronzo glielo stacco eh, non credere. Sei pur sempre la mia sorellina.

heh. Quante stronzate sto pensando cazzo...)






Edited by Memphos - 28/4/2018, 14:22
 
Top
view post Posted on 26/4/2018, 19:13
Avatar

.wanderlust

Group:
Member
Posts:
8,503

Status:


Fukagizu, Gennaio 249 DN


y6P9n2g





Ignaro, attendeva che la situazione cambiasse. Dinanzi a sé si ergeva il capo del Taisei, alle sue spalle invece, a pochi chilometri, percepiva l'incombente flusso di ipotetici nemici. Erano lì, una fiumana cremisi le cui intenzioni non erano ancora del tutto comprensibili. Sarebbe stato difficile per lui optare per l'una o l'altra fazione... Doveva essere consapevole dei loro ideali. Per ora, era in grado di valutare gli eventuali pro e contro di un suo allineamento... L'ago della bilancia pendeva verso il Taisei. Il simposio all'orizzonte, intanto, si incupiva, relegando i presenti in quella piazza alle prime sfumature notturne. L'evanescente velo che li tutelava, almeno inizialmente, dalle avversità, non sarebbe durato per molto tempo; da quel che aveva potuto constatare le forze del Kyodan erano in possesso di un potere distruttivo, non avrebbero impiegato molto tempo prima di debellarla. Forse, auspicandosi il meglio, le prime luci dell'alba avrebbero preannunciato l'inizio della furente battaglia.

Avrebbe voluto porre innumerevoli domande a Kataritsuen; avrebbe voluto colmare la sua bramosia di conoscenza, ma era conscio che la cosa non gli sarebbe andata a genio. Difficilmente gli avrebbe potuto rivelare le tecniche e le padronanze di cui erano in possesso, compreso il rotolo contenente le istruzioni per sigillare una creatura codata. Dubitava che potesse svolgerlo solamente un membro del Taisei; in ogni cosa vi è una via di fuga, o un modo alternativo per portarlo a compimento. In ogni caso, oltre al folto gruppo di Kiri, anche altri Shinobi si radunarono nella piazza; poteva riconoscere chiaramente le effigie che erano riportate sui loro coprifronte. L'intero mondo ninja aveva risposto all'adunata generale diramata dal Taisei per porre fine a quel cataclisma che li stava affliggendo. La tensione ivi vigente era asfissiante; Hayate odiava attendere, aspettare che il successivo atto avesse inizio. Volse le iridi diamantine verso l'astro lunare, per giovarne della beltà che essa emanava, contemplandola per effimeri istanti, quasi come se volesse rimembrare a se stesso d'esser vivo.

Fu in quel momento che si avvide di una figura a lui familiare; una chioma perlacea si erse tra la folla e poté chiaramente distinguerne le fattezze. Il Cantore, presumibilmente il ritrovato Kage del Suono, aveva fatto il proprio ingresso in quell'ultimo atto. Gli indirizzò un sorriso, quasi come se ne fosse felice di vederlo. Da quando si erano divisi si erano ripromessi di portare a termine le missioni personali per le quali entrambi stavano combattendo. Hayate c'era riuscito, Hideyoshi, a quanto pare, aveva ottenuto il medesimo successo. Gli venne rivolto un saluto onorifico; l'Efebico replicò quasi nella medesima maniera.

- Kokage-sama... Lo è anche per me. Combatteremo di nuovo insieme, a quanto pare. Spero di poter usufruire della vostra forza per mietere la minaccia che incombe su di noi.

Fu esaustivo; in quelle parole celava una richiesta univoca. Voleva che il Cantore fosse al suo fianco nel momento in cui le armi avessero iniziato a sfregare. Avevano soppresso un Dio; nessuno avrebbe potuto ostacolare la loro ferocia. Lo squadrò, per un attimo, poi rivolse nuovamente la propria meticolosa attenzione verso il capo del Taisei, ancora fermo lì, nella piazza. In quella presunta quiete si volse una voce, ad infrangere il silenzio e a fomentare dei dubbi nell'anima di coloro che non covavano alcuna fiducia verso quelle persone. Lo stesso Hayate, quasi, si trovò in accordo con quanto detto; era come se stesse esprimendo indirettamente il proprio pensiero. Stavolta, però, era stato un altro a farsi carico d'una rivelazione tanto scottante, sopratutto di fronte ad una moltitudine di Shinobi e con un nemico prossimo all'arrivo. Quando carpì da chi provenisse quella voce venne colto alla sprovvista, dato che si trattava della Tsuchikage, la donna con la quale si era scambiato una serie di missive per informarla sulla presenza di un campo nemico nel suo territorio. La situazione vigente, poi, aveva imposto loro di rinviarla, auspicandosi di ritrovarsi nel Paese della Pietra. Detto, fatto. Era lì, nella sua coinvolgente beltà. Ne fu quasi ammaliato, avvedendosi di quanto quella donna potesse affascinarlo.

La risposta che le venne data non fu esaustiva, come al solito. Era chiaramente un escamotage da parte di Kataritsuen di distogliere l'attenzione dalla reale richiesta e canalizzarla verso dettagli che avrebbero potuto incutere loro del timore, o qualsiasi sensazione che potesse farli desistere dalla volontà di saperne di più. Ahimè, rimase titubante quando questi non riuscì a terminare il proprio discorso, o meglio, non volle. Anche il suo udito se ne accorse, riconoscendo in lontananza il clamore proveniente dalle truppe del Kyodan. Avevano penetrato la barriera, a quanto pare, e il confronto sarebbe avvenuto di lì a poco. Kiri avrebbe seguito ogni sua direttiva, per il momento l'ordine indiretto era di stare fermi, aspettare le mosse avversarie.

L'oscurità avvolse i loro corpi, raggelandone i lembi. Il fragore argento della Luna era riflesso sulle sue fattezze, candide e immacolate. Una mera verità, in quanto le sue mani s'erano macchiate di sangue innocente. Non fu flemma l'avanzata della fazione avversa, sin da quando la notte s'incupì, uno strano presentimento colse l'anima dell'Artefice. E fu così che la vide, per la prima volta, colei che s'era rivolta ai Kage per svelare loro l'arcana verità che si celava dietro quell'infida lotta. Avvolta tra le sue vesti, scortata dalla sua prole, avanzò sull'altro lato della piazza, palesando nitidamente le proprie fattezze. Aveva potuto conoscerne solo il nome sino a quel momento, Manpeiko, ma ora era in grado di vederla. Non tergiversò, comunque, dato che la situazione instauratasi era divenuta il preludio di un imminente conflitto. Si rivolse verso il Diavolo, poco distante da lui, per rivolgergli poche parole, quasi sussurrate, per avvertirlo di quanto avesse in mente di fare.

- Kazuku, qualora la situazione dovesse richiederlo, avrai il compito di assumere il comando di una piccola squadra e fiancheggiare le loro linee. Attenderai un mio segnale per allontanarti, per il resto dobbiamo pazientare.

Per poi ritornare nel punto in cui era, dopo avergli dato una pacca sulla spalla. Non ci volle molto prima che delle novizie urla irrompessero nella zona; provenivano dal limitare della barriera ed appartenevano alle creature codate. Erano ancora ferme lì, tentando di valicarla usufruendo della propria forza. Mancava poco, davvero poco. Era come se vi fosse una sorta di legame tra i due; i loro sguardi si incrociavano, senza indugiare ulteriormente.

yhgJpeg



- Manpeiko-sama. Avrà sicuramente qualcosa da dirci, da rivelarci. Le chiedo, con tutto il rispetto, di farlo celermente, prima che la situazione diventi irrecuperabile.

Si rivolse alla donna, con tono deciso. Non le stava dando un'ordine, affatto, ma si poneva in modo tale per farle comprendere quanto la situazione fosse instabile. Voleva sapere, d'altronde poteva dedurre che Manpeiko avesse una conoscenza più ampia sull'argomento. Forse, sapeva anche quale sarebbe stata la successiva mossa per sigillare le creature. Quelle due fazioni si fronteggiavano da anni, decadi. Era da accantonare l'ipotesi che ne fosse all'oscuro. Riferendole quelle cose, comunque, voleva stuzzicare il suo desiderio di veder sconfitto il Taisei. La donna avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ritrovarsi con l'appoggio dei Kage, dato che un eventuale scontro tra gli eserciti, avrebbe sancito l'inizio della fine. Nessuna delle due fazioni poteva dirsi in grado di sapere come sarebbe potuto volgere a termine il conflitto; ogni equilibrio era stato compromesso.

 
Top
121 replies since 12/4/2018, 14:25   7040 views
  Share