C'era tensione nell'aria. C'era dal primo momento, ma con le frecciate del Kazekage, le minacce a vuoto, le dichiarazioni di neutralità e la prospettiva delle cannonate, di certo il Summit non stava proseguendo come la kunoichi si era immaginata.
Anche se, in realtà... Cosa si era immaginata? Era arrivata con pochi pregiudizi, e una manciata di punti fermi: non fidarti di nessuno che non sia di Iwa, perché avranno solo il loro Paese a cuore, e diffida di chi offre troppo perché sicuramente si aspetterà qualcosa in cambio.
Le sue mani si erano strette a pugno, frementi, quando si era parlato di una missione in territorio nemico. Voleva offrirsi volontaria, ma c'erano molti elementi che suggerivano come fosse meglio che lei rimanesse in patria: primo fra tutti, Choumei non doveva mai nemmeno lontanamente rischiare di finire in mano nemica. Secondo, la sua partecipazione avrebbe potuto svelare a tutti i Paesi la presenza del Sette Code dentro di lei, oltre al suo essere una portatrice della rara ed elusiva Kekkei Genkai delle Fibre Nere.
Sapeva di essere una dei ninja più capaci del Villaggio, ma era consapevole dei molti rischi che una tale missione comportava...
...E proprio mentre era lì a riflettere, tutti i suoi sensi urlarono.
Contemporaneamente al resto dei presenti, percepì la minaccia ma non poté fare nulla per evitarla. Immediatamente si avvicinò a Chiye, e così facendo, inconsapevolmente, si salvò la vita. La Tsuchikage, ben più esperta e reattiva di lei, si era già alzata e aveva brandito Tsuchinoko, e grazie ai suoi poteri la delegazione di Iwa riuscì a non morire sul colpo.
Anche se, bisogna ammetterlo, ci andarono molto vicino.
Rei venne sbalzata via e rotolò sul pavimento, appallottolandosi mentre il suo corpo irrigidiva lo strato di fibre tentando di combattere quell'ondata di calore improvviso. Una bomba, dolorosamente vicina, spaventosamente forte.
Per lunghi secondi la kunoichi rimase priva di sensi, bloccata sotto un pezzo di soffitto crollato. Poi, lentamente, riprese conoscenza e con essa la consapevolezza di aver fallito.
«Ah...»Faceva male. Anche per il suo corpo non umano, quello faceva male.
«San... Sandaime-sama...»La sua voce era un rantolo, e tossì per liberarsi la bocca dalla polvere.
"Una bomba... Qui dentro... Chi può aver osato tanto?"
"Siamo stati sciocchi a fidarci della sicurezza di questo posto. Qualunque nemico con un po' di cervello avrebbe approfittato dell'occasione di togliere di mezzo tutti i capi di stato!"
"Chiye-sama! Dov'è Chiye-sama?"
"Adesso... Adesso ci alziamo e la troviamo..."«Nngh!»Con uno sforzo a denti stretti, la kunoichi si tirò su in piedi. Era integra, sebbene buona parte delle bende che coprivano il suo corpo fosse bruciata, rivelando la pelle diafana coperta di cicatrici e, più recenti, segni di ustione. Tossì ancora, liberando i polmoni e potendo così alzare la voce.
«Sandaime-sama!!!»I suoi cuori accelerarono i battiti, e quasi ne mancarono uno quando finalmente la trovarono. Anche Jikan era vivo, il suo urlo, speculare a quello di Rei, ne era la conferma.
Guardandosi brevemente attorno la kunoichi identificò gli altri Kage, malconci ma vivi, mentre non poteva dire lo stesso di tutti i componenti delle delegazioni.
Rei coprì velocemente i metri che la separavano da Chiye, ponendosi diametralmente opposta a Jikan e alle sue costruzioni.
«Sono qui» mormorò, mentre il chakra già scorreva nelle fibre, pronte a rivelarsi. Le ferite sarebbero guarite, poteva combattere. E soprattutto, poteva evitare che Chiye Koizumi ne ricevesse altre.
«Dobbiamo andarcene, Sandaime-sama.»Sapeva che era una cosa ovvia da dire, ma scelse una proposta di azione rispetto al più banale e forse scontato "Come state?". Chiye era in piedi, Jikan anche, e malgrado tutto il sangue versato questo era un segno che potevano entrambi combattere.
Inoltre, dubitava fortemente che la Koizumi avrebbe risposto qualcosa di diverso da "Bene", a quella domanda. Era palese non stesse bene, ma non potevano permettersi ancora di prendere fiato.