Per loro fortuna - per quanto di fortuna si potesse parlare in quel frangente, considerato che, nonostante l’addestramento fisico al quale si sottoponevano per svolgere le loro funzioni al meglio, non erano certo abituati allo sfaticante lavoro che si svolgeva in miniera - non attesero molto lo strisciante ritorno del Kokage. Nelle sembianze di un piccolo serpente, come aveva avuto modo di abituarli da quando si erano stabiliti nella locanda, scivolò dal davanzale della finestra sotto lo sguardo stanco dei colleghi e mostrando di tanto in tanto la lingua biforcuta si nascose tra le pieghe candide di un lenzuolo. Uno spettacolo affascinante, non fossero stati costretti ad assistere alla nuova trasformazione (per quanto celata). Lo scricchiolio delle ossa che si ricomponevano, accompagnato dai movimenti ondulatori del velo, era a dir poco agghiacciante. Era abituato a ben di peggio, Takumi.. ma non fu esente dal provare, oltre che della sana curiosità per il processo, anche quella terribile nota di disgusto nel sapere che sotto quel candido lenzuolo stava avvenendo una metamorfosi. Hideyoshi, sbucato fuori dal suo nascondiglio, madido di sudore e sporco del suo stesso sangue, fu il primo a chiedere perdono per la scena raccapricciante. Con tutto il rispetto, mio signore.. la prossima volta che sarà necessario ricorrere a questo espediente, abbiate cura di non disseminare le vostre interiora per la stanza. Sfortunatamente, nessuno dei presenti prova un così perverso senso del gusto da avere intenzione di ripulire una seconda volta. Men che meno io. s’azzardò a puntualizzare, mettendo subito le cose in chiaro. Non pervennero proteste da parte dell’interessato, cosa sufficiente per fare intuire a tutti che il messaggio era stato recepito. Un cenno col capo fu la sola risposta al silenzio ricevuto. Come si suol dire: ‘patti chiari, amicizia lunga’.
Com’era facile assumere dai vicendevoli resoconti che a turno avevano messo a disposizione di tutti i presenti, nessuno dei due gruppi aveva avuto successo nell’ottenere informazioni utili alla loro missione. Alla miniera era stato un buco nell’acqua, salvo lo scoprire che uno dei minerali estratti insieme alle pietre era esaurito e che pertanto quella vena non aveva alcuna utilità per i loro nemici. Non più, oramai. Erano arrivati troppo tardi. D’altro canto, anche Hideyoshi non riportò chissà quali grosse novità. Non rimaneva che decidere la prossima mossa.
Su una cosa concordavano tutti: concentrare i prossimi sforzi sulla persona di Ushijima. Quell’uomo, sino a prova contraria, era l’unico abbastanza in alto nella catena di malaffare di quel posto dimenticato dai Kami da poter garantire una seppur minima possibilità di una pista concreta da seguire, per quanto nessuno di loro si aspettava lo spensierato canto di una ghiandaia alle prime ore del mattino. Takumi, consapevole del fatto che non sarebbe stata una passeggiata ottenere una confessione, suggerì subito di ottenere quanto cercavano col metodo migliore che conosceva: stanarlo quando meno se lo aspettava, interrogarlo con metodi poco cordiali e metterlo a tacere. Era il suo lavoro dopotutto, la tortura. Si sentiva abbastanza sicuro del fatto che avrebbero ottenuto quello che volevano, o comunque una confessione sincera. Matatabi, nell’oscurità della sua anima, pareva compiaciuto a quella dichiarazione d’intenti da parte del suo tramite. La proposta fu appoggiata soltanto da Isao/Yosuke in un primo momento, mentre Hideyoshi chiedeva ancora del tempo e una via meno violenta. Yūzora, pensieroso, ascoltò in religioso silenzio le proposte ed emise la sua sentenza solo dopo aver soppesato pro e contro di entrambe. Alla fine dovette accettare di perdere un altro giorno di tempo in miniera, permettendo al Kokage di seguire i movimenti di Ushijima e procedere con cautela. Potete indovinare come sia andata a finire, no?
Di nuovo nei panni di Toki, Nori e Ikki, si recarono al mattino in miniera, lavorando e colloquiando con i lavoratori senza cavare nemmeno un ragno dal buco. Del ragazzo che si era lasciato sfuggire quella strana frase non vi era nemmeno l’ombra e tutti quelli a cui provavano a chiedere affermavano che era ‘tornato alla città sotterranea’. Certo. Che poi ci fosse tornato tutto d’un pezzo era un’altra storia, si ritrovò a pensare il castano nell’ascoltare le stronzate che sparavano pur di insabbiare. Era evidente sin dalla volta precedente che la sotto regnava omertà e puzzo di marcio. E se a loro era andata così da schifo, costretti a ritirarsi con un pugno di mosche in mano e una stanchezza tale da rosicchiare i muscoli delle braccia, a Hideyoshi non era andata certo meglio. Ushijima, ben lontano dall’essere il master mind dell’organizzazione criminale, era sostanzialmente il figlio di puttana più abitudinario e inutile di cui avesse mai avuto notizia. Nemmeno Eichiro faceva così pena, in determinate situazioni.
Allora è deciso. Domani si procede alla vecchia maniera. disse con un laconico sospiro a seguito della risposta affermativa del Kokage alla domanda di Yūzora, prima di stendersi sul suo giaciglio e cercare conforto in un riposo vigile, in compagnia del suo fidato kunai sotto al cuscino.
Nel cuore della notte attesero pazientemente l’arrivo del loro ospite nell’oscurità della sua dimora, che aveva omertosamente schiuso loro le porte in assenza del suo legittimo proprietario. Una sistemazione modesta, ma con tutto quello che poteva servire a portata di mano. Non sarebbe stato difficile farlo sembrare un incidente. La mattina, come da patti, erano andati in miniera per poi rincasare alla locanda e allontanarsi dalla finestra, distanti da occhi indiscreti. Ancora trasformati, erano entrati indisturbati dentro e aspettavano soltanto il segnale del Kokage per capire quando il piano avrebbe avuto modo di esprimersi. Segnale che arrivò pochi minuti dopo e che, seppur non visto, suscitò nel castano un sorrisetto che non preannunciava assolutamente nulla di buono. Era evidente che la cosa lo divertisse. Lasciate fare a me, voi cercate di ottenere quante più informazioni possibili. si raccomandò, adoperando appena un filo di voce per essere udito dai compagni prima di tacere e attendere.
Finalmente un po’ di divertimento.
L’ignara preda di quella battuta di caccia entrò dalla porta d’ingresso, provata dalla giornata di lavoro e sicura dei suoi movimenti. Armeggiò giusto qualche secondo sul tavolo di legno per accendere un lume che gradualmente illuminasse la stanza, ma proprio nell’istante in cui s’avvide dell’ombra che incombeva alle sue spalle, Takumi, ancora nei panni di Nori, sorrise maligno e dicendogli Odoroki, Ushijima-san. Lo afferrò brutalmente per i capelli e lo spinse contro il tavolo, tramortendolo prima che potesse urlare. Successivamente lo legarono alla sedia e lo bendarono prima di riprendere ognuno le proprie sembianze. Era stufo di quella recita, adesso voleva solo avere le informazioni che gli servivano e divertirsi alle spalle di quel disgraziato.
Non poteva vederlo appena sveglio, ma il suo aguzzino stava giocando con degli spiedi, pronto a conciarlo per le feste se non avesse risposto alle loro domande. Bentornata tra noi, ohimesama. sussurrò divertito, come una serpe dalla lingua biforcuta pronta a stritolare la preda, costruendo man mano il clima di terrore che desiderava. Le sue potenzialità nel manipolare le emozioni erano davvero un pozzo al quale attingere per generare molteplici possibilità e aperture. Se vi comporterete bene e risponderete ad alcuni semplici quesiti non vi sarà torto un capello. In caso contrario.. beh. La scelta sta a voi. spiegò mellifluo, facendo cenno poi al compagno dalla chioma fulva di iniziare con le domande. Domanda che prontamente arrivò, ma a cui Ushijima si impose di non rispondere. Voleva fare il duro? Molto, molto sciocco. Non mi dite che il gatto vi ha già mangiato la lingua. Andiamo.. esortò, adoperando non soltanto uno spiedo contro il suo collo, graffiandolo per fargli assaggiare il freddo gelido del metallo, ma anche e contestualmente un piccolo asso nella manica di cui solo Yūzora conosceva le potenzialità. Il mio amico vi ha fatto una domanda, no? Dovreste essere più cortese nei confronti dei vostri ospiti, Ushijima-san. Non vorrete farli arrabbiare.. continuò, manipolando le sue emozioni sadicamente, con un sorriso serafico pennellato sulle labbra, sino ad esaltare l’instabilità emotiva del suo simpatico interlocutore che, da li a poco, sciolse la lingua divorato dal terrore. Da quel momento in poi furono i due sovrani a porre le domande, con sparuti interventi da parte del ragazzo con la doppia personalità. Takumi si sarebbe limitato a mantenere alta l’allerta dell’obiettivo, in maniera tale che cantasse senza futili interruzioni.
Vennero così a conoscenza del Libernio, un minerale estratto in vene speciali, simile a un cristallo nero ma estremamente duro e freddo, che veniva estratto rapidamente e subito trasportato nel Paese della Neve. Il rapporto con la Tanjo.co era di semplice subordinazione e Ushijima non era altro che un povero mentecatto pagato per assoldare, senza sapere per cosa stava assoldando. Non esistevano bolle in grado di indicar loro il luogo preciso da raggiungere nel Paese della Neve, ma sapere che il minerale veniva spedito li era già una pista molto più concreta di quelle che avevano tentato di scovare dall’inizio del loro lavoro in miniera.
Cosa sai dirci del Tossico? Sono certo che questo nome ti suonerà alquanto familiare. E' un tuo amico, giusto? s’intromise dopo una breve pausa, atta ad elaborare le informazioni che Ushijima stava loro fornendo. La risposta fu assai deludente. Nessun contatto vi era stato fra il famigerato Tossico e quel mentecatto davanti ai suoi occhi, che pur di intascare quattro soldi si era fatto abbindolare e aveva sempre trattato con un anonimo sottoposto. Terminate le domande, prese nuovamente parola. Questa volta, per porre fine all’interrogatorio. Arigato, Ushijima-san. s’espresse, prima di prenderlo nuovamente per i capelli e sbatterlo contro lo spigolo del tavolo a poca distanza da loro, in un colpo ben assestato e talmente violento da incrinargli l’osso frontale.
Fu così che Ushijima morì, a causa di terribile ed improvviso trauma cranico a seguito di una rovinosa caduta.
Col gelo che frustava violentemente le carni avvolte da pesanti cappe, il quartetto shinobi, guidato questa volta dal Kokage che allo loro rapida partenza alla volta di Yuki No Kuni aveva suggerito un posto dove poter riprendere le energie lontani da occhi indiscreti, avanzava. Hideyoshi aveva parlato loro di un monastero, che a sua detta doveva oramai essere a poca distanza dalla loro posizione. Takumi, nonostante mal sopportasse quella rigidità metereologica e la conseguente sensazione di umido che ne veniva generata, con un sospiro profondo che creò una discreta condensa nell’aria, si fece silenziosamente presso il suo Mizukage, senza dare nell’occhio, dando l’impressione di voler solamente assicurare massima protezione al suo sovrano. La verità, ovviamente, era ben diversa. Col corpo infestato da Matatabi, la sua temperatura corporea era parecchio elevata rispetto ai normali 36°. Forse la sua vicinanza avrebbe potuto aiutare un po’ ad alleviare la sensazione di gelo dell’uomo che amava, seppure la tormenta di neve insisteva a non perdonare.
Edited by ¬BloodyRose. - 10/9/2023, 16:56