Yubikiri Genman 指切りげんまん - Dove Porta il Filo Rosso, ¬BloodyRose. (2° PG) / Lucifergirl88 (1° PG)

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view post Posted on 17/6/2023, 11:27     +1   -1
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25 Gennaio 253 DN – Sera


Nelle settimane precedenti alla fatidica riunione che avrebbe gettato le basi per il futuro agire del villaggio, e che per giorni aveva tenuto impegnati sia lui che Yūzora al fine di riorganizzare le informazioni ottenute, Takumi aveva fatto di tutto per nascondere al compagno i suoi intenti. E non era stato facile. Per lunghe settimane aveva dovuto non soltanto impegnarsi nel lavoro e alleviare in qualche modo le naturali preoccupazioni del Rosso, ma aveva anche girato in lungo e in largo per trovare il posto adatto, i materiali migliori e i consigli per realizzare quel piccolo angolo di paradiso che presto avrebbe chiamato ‘casa’. Piantato l’ultimo cespo e posizionate le ultime luci che avrebbero fatto da corollario alla bellezza naturale di quel posto, aveva provato una soddisfazione tale da dimenticare tutta la stanchezza patita durante la sua realizzazione. La struttura, pericolante e a buon mercato, era stata rimessa a nuovo; la carta di riso sostituita, il legno levigato e lucidato, la mobilia posizionata mantenendo uno stile pulito e minimalista, arricchito da sprazzi di colore propri dei bonsai e delle sue opere. L’onsen privato, posizionato esattamente sul retro della casa per garantire maggior privacy, era stato realizzato con rifiniture di pregio e arricchito con un giardino zen curato nei minimi particolari. Si. Aveva fatto uno splendido lavoro e un affare, vendendo la sua vecchia dimora e acquistando questa, lontana dal centro nevralgico e quasi nascosta per chi non sapesse dove andare. Ma non era ancora finita. Per completare quel progetto e sentirsi davvero a casa mancava l’ultimo tassello, ovvero il più importante di tutti.

Percorrendo con passo cadenzato e per nulla frettoloso il solito tragitto che era solito prendere per raggiungere lo studio del Mizukage, dove un impegnatissimo Yūzora lo avrebbe accolto con un mucchio di scartoffie e una penna in mano (o con una puntina e dei nuovi fogli da affiggere alla bacheca, in maniera tale da poterne collegare i concetti chiave), qualche dubbio fece capolino, bussando alla porta delle sue insicurezze. Cosa avrebbe fatto davanti a un rifiuto? Quella la domanda che, come un pugno ben assestato nello stomaco, distruggeva ogni speranza di realizzare quel suo impellente desiderio. Non sapeva con certezza se il Rosso avrebbe accettato la sua proposta, né aveva tempo per poterla formulare più avanti. Era forse l’ultima occasione per potergliela sottoporre, per poter sperare in un futuro che lo avrebbe visto vegliare su di lui giorno dopo giorno, ora dopo ora. No. Non era scontata una risposta positiva. L’unica cosa certa era che aveva tentato di prevedere ogni sua possibile obiezione e vi aveva trovato una soluzione, chiedendo supporto persino alla persona più impensabile.
Doveva obbligatoriamente ricevere un si, quella sera. Non si sarebbe dato pace sino a quando non lo avesse ottenuto.

Giunto sulla soglia dello studio, bussò alla porta due volte.
Sono io. aggiunse, facendosi riconoscere dalla persona segregata da ore all’interno. Era piuttosto tardi, e ancora il bagliore tremolante dei lumi filtrava da sotto la soglia. Come sempre, tendeva ad esagerare.



Edited by Get scared. - 17/6/2023, 19:00
 
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view post Posted on 9/7/2023, 16:36     +1   -1
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Kiri, Palazzo del Mizukage.
25 Gennaio 253 DN - Sera

« Dovresti andare a riposare, per oggi ti sei fatto già abbastanza in 4 per questo villaggio. »
Ancora 5 minuti, finisco solo questa cosa.
« Ah l’ho già sentita questa! Aspetta…oh, giusto, lo hai detto anche mezz’ora fa, testone! »

Yu strinse di più tra le labbra il metallo delle punte dei chiodini che stava utilizzando. Indubbiamente Kurama aveva ragione - la Volpe aveva sempre ragione - tuttavia non gli diede la soddisfazione di sentirglielo dire, nonostante il loro legame mettesse in chiara luce al Bijuu qualsiasi pensiero del Rosso. Sì…in effetti era una gran cazzata quella di tenersi quelle parole per sé e, probabilmente, era la stanchezza accumulata a farlo ragionare in quel modo poco lucido e un po’ immaturo. Ma non poteva farci nulla, si era prefissato un obiettivo e intendeva portarlo a termine con tutti i crismi, anche a costo di diventare più cocciuto di quanto già non fosse.
Era stata una giornata pesante sin dal mattino. La riunione preliminare per le missioni di recupero delle Spade, era stata succeduta da una sequela di altre assemblee ristrette al Consiglio Reggente, in modo da mettere a punto il tutto in maniera più specifica oltre che organizzare il Villaggio in assenza del Mizukage e di gran parte dei suoi migliori Shinobi. Fortunatamente c’era Fuyu a cui poter affidare quell’onere…sebbene fosse chiaro avrebbe preferito cento volte partire al posto di Yu e saperlo al sicuro tra le mura di quel Palazzo, piuttosto che in giro a caccia di chissà quali abomini. Pensiero probabilmente condiviso anche da Jorogumo e Takumi, che tuttavia non lo avevano espresso in maniera diretta come lo Yuki. Non che potesse dargli torto…la prima volta che si era mosso dal Villaggio in qualità di Mizukage era successo quel casino nel Paese del Cielo. Quanto meno al Summit di Kumo non c’erano stati attentati e tutto si era svolto in modo lineare, ma era chiaro che quell’esplosione aveva lasciato un segno che andava oltre i presenti quel giorno e oltre il mero danno fisico. Tutte cose che aveva messo già in conto comunque, quando aveva deciso di partecipare a quella missione di persona. La presenza del Kokage era stata un ottimo pretesto per rafforzare la sua posizione in merito.

E ora eccolo lì ad attaccare puntine e unirle con fili colorati in quella che doveva essere una mappa concettuale delle poche informazioni in loro possesso. Ci si era messo dopo che con Kasumi aveva sistemato un po’ di scartoffie utili alla sua assenza programmata. Una miriade! Tanto che, quando ebbero terminato, la ex bibliotecaria stava crollando dal sonno e le aveva consigliato di andare a casa. Nonostante le iniziali proteste, la sua assistente aveva dovuto infine alzare bandiera bianca, abbandonando lo studio, lasciandolo nel silenzio più totale, rotto solamente da Kurama che sistematicamente gli ricordava che anche lui sarebbe dovuto andare a riposare.
Probabilmente era solo stufo di sentire il brusio continuo degli ingranaggi della sua mente che lavoravano senza sosta, ma gli era comunque grato della premura.
Osservò ancora una volta la mappa che aveva di fronte, puntellata di foto, appunti, fogli, prima di unire alcuni di essi con uno sgargiante filo rosso che attraversava l’oceano, arrivando fino a dove i mari si perdevano nella nebbia dell’ignoranza geografica. Lì, dove aveva appeso un foglio con scritto “Impero” cerchiato nervosamente più volte. Proprio in quel punto piantò l’ennesima puntina per fissare il filo, rendendo chiaro il possibile - per non dire probabile - coinvolgimento che più di tanti altri lo preoccupava. Stava giusto crucciandosi sulla cosa, stringendo le rimanenti puntine tra le labbra, quando due tocchi di nocca alla porta lo fecero quasi trasalire. C’era solo una persona - o magari due - che avrebbe potuto raggiungerlo lì a quell’ora con l'intento di strapparlo dall'ufficio. Ma non ebbe bisogno di tirare a indovinare, perché il visitatore si annunciò un attimo dopo: era Takumi.


Entra pure, è aperto. Concesse, sputacchiando le puntine sul palmo prima di parlare.
Kami…Già lo sapeva che si sarebbe preso una lavata di capo.

 
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view post Posted on 22/7/2023, 10:56     +1   -1
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Era certo che avrebbe trovato il Rosso segregato all’interno del suo studio, a sperare di trovare un nesso fra le informazioni in loro possesso. La sua voce, ovattata, distante, giunse pochi istanti dopo l’annunciarsi del castano, che senza farselo ripetere afferrò la maniglia e aprì l’anta della porta, quel tanto che bastava per sparire all’interno dello studio e chiuderla nuovamente alle spalle. Eccolo. Aveva ancora delle puntine fra le mani e i suoi occhi verdi come le acque di un cheto stagno osservavano la cartina puntellata sulla bacheca alla ricerca di qualcosa. Si soffermò anche lui sulle foto che spiccavano su di essa, sulle parole chiave e sui collegamenti opportunamente segnalati da un filo rosso, ma distrattamente, mentre si avvicinava all’epicentro della sua attenzione. Non dovresti rimanere qui a fissare queste informazioni, dovresti riposare.. disse, non appena lo ebbe raggiunto alle spalle con passo felpato, sottraendogli dolcemente le puntine dopo una morbida carezza lungo tutto il braccio. Non era salutare stressarsi sino a quel punto, specialmente dopo una giornata pesante come quella che avevano vissuto. Avevano una missione piuttosto importante ad attenderli e buttare quel poco tempo prima della tempesta su delle informazioni che non avrebbero dato altre risposte se non ulteriori domande non era proprio il massimo della vita. Ovviamente sapeva che non sarebbe stato così semplice dissuaderlo da quel morboso interesse e si aspettava una protesta, che puntualmente arrivò. Cocciuto come sempre.

Preferì non ribattere per cercare di farlo ragionare e provare invece con un’altra strategia, maggiormente d’impatto e un tantino più subdola. Si mosse lateralmente, lento, come un gatto in cerca di attenzioni, e con una carezza in viso lo costrinse a distogliere lo sguardo dalla bacheca e a posarlo su di lui. Si. Era proprio lui quello che doveva guardare con così tanta attenzione, l’unico che doveva catturare la sua curiosità, il suo desiderio.
Vieni, ho una sorpresa per te. aggiunse, stuzzicandolo suadente. Sorrise enigmatico, prima di avvicinarsi a un lume e spegnerlo, soffiandovi sopra. Se avesse domandato, la risposta sarebbe stata soltanto una, accompagnata da un sorrisetto che era certo avrebbe stuzzicato maggiormente la curiosità del suo splendido Mizukage: hi-mi-tsu.

 
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view post Posted on 30/7/2023, 13:44     +1   -1
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Takumi sgusciò nello Studio come faceva di solito, con la discrezione e l’eleganza di un felino. Il più giovane, ne seguì ogni passo, pur continuando ad osservare quella dannata cartina che non sembrava aver intenzione di schiudere i propri segreti di fronte ai suoi occhi. Lo vide camminare ai limiti del proprio campo visivo, la sua sagoma girargli attorno, soffermarsi solo un attimo ad osservare lui stesso quello che Yu stava studiando per poi continuare a muoversi, in quel modo sensuale che aveva di bucare la sua concentrazione e ritagliarsi uno spazio tutto per sé. Un po’ come quando un gatto ha fame o desiderio di attenzione e cerca in tutti i modi di ottenerla…solo che meno invadente. Sì, Takumi non era invadente come un gatto in questo. Manteneva sempre un certo grado di rispetto nei suoi confronti, ricercando ciò che voleva in punta di piedi e senza faticare troppo ad ottenerla.
Che dir volesse, Yu, anche se ostentava quella cocciutaggine nel perseverare a studiare la mappa concettuale che aveva costruito, la sua attenzione verso quelle informazioni era del tutto calata nel momento stesso in cui il castano aveva messo piede nella stanza. Non era certo immune al fascino dell’uomo che amava e, per quanto a chi non lo conosceva bene potesse sembrare un tipo tutto d’un pezzo, anche la sua carne era debole come quella di chiunque altro. Tant’è che non riuscì a nascondere un sorriso avvertendo la morbida carezza sul braccio e le dita che andarono ad aprirgli dolcemente la mano per sottrarre dalla sua presa le puntine che fino ad un momento prima aveva tra le labbra. Un gesto che forse ebbe più effetto delle parole stesse…quelle ormai gliele dicevano talmente spesso e talmente in tanti che, se già inizialmente avevano poco effetto, ora scivolavano via come l’acqua. Ma quel gesto no. Quello era diverso. Nella sua dolcezza riuscì a fargli percepire la preoccupazione nei suoi riguardi del compagno. Era perfettamente cosciente del fatto che avesse ragione, che tutti avessero ragione, però…staccarsi da lì gli dava la sensazione di lasciar andare. Ed era sicuro di essere quasi sul punto di capire qualcosa! Magari non era nulla, magari era solo una sua mera illusione, eppure riusciva a trattenerlo lì.


Lo so… Sospirò. Ma ho la sensazione di essere sul punto di capirci qualcosa. Hai presente, no? Quando sei certo che la soluzione sia proprio lì davanti ai tuoi occhi, a guardarti e darti dello stupido perché sei così cieco da non riuscire a vederla. Schioccò la lingua infastidito, assottigliando gli occhi e portandosi il pollice destro alle labbra, iniziando a mordicchiarne l’unghia. Eppure è lì…sono sicuro sia così.

Ma quella serie di documenti, foto e fili colorati quella sera non sembravano voler comunicare con lui. Rimanevano silenziosi e muti come una tomba. Pur tuttavia, il Rosso si rifiutava categoricamente di ascoltare la voce profonda di Kurama che gli faceva notare che aveva la stanchezza accumulata di un giorno intero a gravargli sulle spalle, sugli occhi e sulla mente…e non poteva chiedere di più per oggi. Non poteva essere così dannatamente debole da aver bisogno di riposo solo per lo stress dovuto agli impegni della giornata, no?
Vero o meno, Takumi non gli diede modo di pensarci troppo. Lo costrinse a distogliere lo sguardo dalla bacheca con una carezza, facendo in modo che i suoi occhi si posassero finalmente su di lui e su quelle magnetiche iridi verdi. Tuffarcisi fu un po’ come riprendere a respirare. Non se n’era accorto, ma la cocciutaggine di dover a tutti i costi venire a capo di quel rompicapo lo stava portando a soffocare nelle sue preoccupazioni e nelle sue insicurezze. Pericolo fortunatamente sventato dal castano che, con quella sua ultima ed enigmatica affermazione, ora aveva tutta la sua attenzione.


Una sorpresa? Per me? Che mi sono perso? Cercò di nascondere quel momento d’ansia in cui si chiese se si fosse scordato qualche ricorrenza importante. Mentre il castano si muoveva per andare a spegnere un lume soffiandovi sopra, ripassò a memoria le date principali che poteva essersi scordato…ma non gli sembrava che nessuna combaciasse con quel periodo. Quindi si crucciò, incuriosito. Di che si tratta?

Non ottenne, però, alcuna risposta se non un “Hi-mi-tsu” accompagnato dal sorriso di chi sapeva di aver ottenuto ciò che voleva. E non si poteva certo dire che non fosse vero.
A modo suo Takumi era riuscito a strapparlo alla sua ossessione, cucendosi addosso l’attenzione e la curiosità del Rosso che, di fronte a quella mancanza di informazioni, si interessò maggiormente alla cosa, tanto da accettare di lasciar perdere per quella sera lo studio della mappa concettuale e darsi ad un meritato riposo.
Prima di uscire e chiudere a chiave, coprì la bacheca con un telo, gettandosi sulle spalle un mantello con cappuccio come richiesto dal compagno. Chissà come mai quell’accortezza?
Usciti dal palazzo, si gettarono nella fitta rete di vicoli che caratterizzava il Villaggio, senza mai prendere le vie principali, tanto meno avvalersi di saltare d tetto in tetto per fare prima.
Stava per chiedere al castano se fosse successo qualcosa quando questi lo precedette, assicurandogli che presto avrebbe capito, ma che non dovevano essere visti.
Sempre più strano.
Non era una spiegazione esaustiva di quelle che piacevano al Rosso, ma se la fece andare bene. Era Takumi in fin dei conti, su questo non aveva dubbi, quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi. Decise piuttosto di cercare di capire dove stessero andando…di certo non da Tanaka-san. Il suo Ryokan a quell’ora era sicuramente chiuso e, per quanto avesse un occhio di riguardo per il castano, dubitava che Takumi gli avesse chiesto di tenere aperto solo per loro, a notte inoltrata.
Non era neanche direzione di casa del compagno…o del suo posto speciale sul promontorio. Si stavano rapidamente allontanando dal centro nevralgico della Nebbia, questo era certo, ma per andare dove?


Insomma, mi hai rimproverato per il troppo lavoro e ora mi trascini per i vicoli di Kiri, come fossimo due ladri, senza una spiegazione se non la promessa di una sorpresa. Beh, proprio quello che ci sia aspetterebbe dal Mizukage in carica. Parlò, sottovoce, ridacchiando per l’allusione a certe voci messe in giro dai suoi detrattori sul fatto che non fosse adatto al titolo per una serie di motivazioni. Con alcune Yu quasi poteva simpatizzare. Altre…beh, diciamo che erano abbastanza fantasiose. Allora? Non vuoi dirmi dove stiamo andando, ma almeno puoi anticiparmi se ci siamo quasi? Sono curioso!

 
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view post Posted on 6/8/2023, 16:56     +1   -1
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Non era stato poi tanto difficile per il castano, col sorrisetto soddisfatto ancora pennellato sulle labbra, far breccia nella curiosità del compagno. Erano bastate piccole accortezze, privilegio che soltanto a lui era concesso: una carezza sul braccio, uno sguardo carico di tensione erotica e quel hi-mi-tsu tanto enigmatico per assicurarsi tutta l’attenzione del caso. Sperava davvero di strapparlo da quel pantano fatto di pensieri e preoccupazioni e regalargli degli attimi di pace, e di sana normalità. Sempre se quella poteva definirsi una cosa normale, ovviamente. Acquistare una nuova casa e ristrutturarla in gran segreto per poi presentarla alla persona che avrebbe voluto vedere al suo fianco per il resto dei giorni che gli restavano da vivere esattamente il giorno prima di una missione potenzialmente suicida non era esattamente la normalità. Ma quante altre occasioni avrebbe avuto?
Uscirono senza essere visti, dopo aver spento i lumi, coperto la bacheca sopra la quale Yūzora stava rimuginando e indossando pesanti mantelli per avventurarsi per vicoli secondari, nel cuore della notte, come due fuorilegge. Sorrise alle parole del Rosso, seppure rimandassero ad alcune voci che circolavano fra le più illustri teste di cazzo del Kirigakure che avrebbe dannatamente voluto epurare per un mondo migliore.
Ci siamo quasi, continua a seguirmi. rispose, svoltando l’angolo sulla sinistra per un vicolo stretto e anonimo dove, con un po’ di sana immaginazione, si sarebbe potuto consumare un omicidio. Dopo un paio di metri voltarono a destra, quindi uscirono dal centro abitato per inoltrarsi nel bosco circostante. Sorrise orgoglioso. Eccoci. Annunciò, facendo andare avanti di qualche passo il suo ospite, permettendogli di apprezzare lo spettacolo che era dedicato totalmente a lui.


Casa-Tak-Yu


Occultata dal verde che la circondava, una grande magione illuminata dalle lanterne faceva capolino, stagliandosi sul cielo scuro ammantato di stelle. Alcuni gradini di pietra precedevano l’atrio principale, impreziosito da un maestoso pruno che aveva sparpagliato i suoi petali sul selciato. Vi erano ancora però segni di lavori in corso, con materiali sparsi qua e la. Proseguendo dritti, un’altra breve scalinata avrebbe condotto a un dojo; andando a sinistra vi era invece l’accesso alla dimora vera e propria, distribuita su due livelli.
Osservò compiaciuto le reazioni di Yūzora, che ancora non aveva visto tutto. Gli permise di avere del tempo per potersi guardare attorno, prima di intervenire e prevenire l’ovvia domanda che sarebbe scaturita dalla sua curiosità.
E’ bella, vero? Avresti dovuto vederla prima che l’acquistassi.. era un vero disastro. ridacchiò, avvicinandosi a lui. Ma le sorprese non sono ancora finite, Mizukage-dono. disse con garbo, accarezzandogli il viso con seducente mistero, osservando dapprima i suoi bellissimi occhi pieni di meraviglia e poi le sue labbra, reprimendo l’impulso di baciarle. Devi però fidarti ciecamente di me, e indossare questa. aggiunse, sfilando da dentro l’obi una candida benda che evidentemente avrebbe dovuto occultare la vista del Rosso per quegli ultimi, brevi, intensi attimi. Permetti..? chiese, attendendo un suo accenno d’assenso per bendarlo dolcemente e prendere delicatamente la sua mano per guidarlo all’interno. Dovevano andare sul retro. Era li che si nascondeva la sorpresa più grande.

 
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view post Posted on 10/9/2023, 15:57     +1   -1
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Inutile dire che non avere alcuna informazione su dove stessero andando, perché e per come gli facesse rodere il fegato dalla curiosità…e la cosa peggiore era che Takumi non aveva proprio intenzione di rompere quella bolla di mistero da lui creata, negandogli qualsiasi input che potesse fungere da indizio rivelatore sulla loro destinazione. Tutto ciò che il Rosso aveva in mano era la promessa che ormai fossero vicini e la serie di vicoli e vicoletti che stavano prendendo uno dietro l’altro, in un frenetico zigzagare tra le vie meno battute del Villaggio…o per lo meno battute da chi avrebbe potuto pensare di voler nascondere qualcosa. Ci era già stato nei bassifondi Yu, ci era passato molto spesso sia da ragazzo che da Anbu e conosceva bene il genere di ceffi che si aggiravano da quelle parti. Gente pronta a tagliarti la gola per due Ryo, ma anche gli invisibili come gli orfani o coloro che volevano muoversi evitando sguardi indiscreti come stavano facendo loro in quel caso.
Fatto stava che proprio non riusciva a decifrare dove volesse andare a parare il compagno. Erano perfino usciti dal centro abitato, inoltrandosi nel bosco che abbracciava il loco. E fu proprio in quel momento, dopo essersi mossi su un sentiero poco frequentato, che il castano iniziò a rallentare, annunciando che finalmente avevano raggiunto la loro meta.
Tra gli alberi che la occultavano agli occhi indiscreti, una magione illuminata dalle lanterne faceva capolino nella sua austera presenza. La luna, in quella notte graziata dall’usuale nebbia che tendeva ad appannarne la vista, splendeva algida su un maestoso pruno che impreziosiva il cortile su cui si affacciava l’abitazione. I petali dei fiori dell’albero cadevano sull’acciottolato andando a mischiarsi ai sassi e facendo notare al Rosso i materiali sparsi in giro, come se quel posto fosse ancora sottoposto a dei lavori. Ma fu solo una breve distrazione, gli occhi sgranati del Mizukage tornarono a sondare la magione, facendo in tempo a vedere un dojo ben tenuto oltre che alla dimora vera e propria, distribuita su due livelli.
Salì i gradini che anticipavano il cortile, muovendosi sulla grossa ghiaia, per avvicinarsi un po’ e osservare meglio. Sembrava una villa. Una di quelle appartenute a qualche samurai o shinobi benestante…ma perché Takumi l’aveva portato lì? Che l’avesse noleggiata per fargli una sorpresa?
Si volse verso il compagno cercando di articolare la domanda, ma venne preceduto da lui stesso. L’aveva acquistata e la stava ancora mettendo a posto. Ma la parte importante era che
l’aveva acquistata. Quella magione lì! Per una persona sola! Gli sembrava un tantino esagerata anche per il castano. Che poi come mai quell’acquisto? Non gli pareva avesse dei problemi coi vicini di casa e la sua abitazione era già bella spaziosa di suo, oltre che ben tenuta.

E’ splendida. Si riprese un attimo dopo. Anche se è ancora da sistemare del tutto, è impossibile non ammirarla. C’è perfino un dojo! Manca solo il laghetto con le koi e non avrebbe nulla da invidiare alle magioni dei più ricchi possidenti del paese.

Tenne per sé le domande che gli affollavano la testa, per il momento. Perché sembrava che Takumi non avesse ancora finito con le sorprese. Per qualche ragione che ancora Yu non riusciva ad afferrare, il compagno sembrava entusiasta di averlo portato lì…e dubitava fosse solo per mostrargli quel suo nuovo e mirabolante - a dir poco - acquisto. Doveva essergli costata un occhio della testa e forse anche un rene quella casa. Non riusciva proprio a capire…e meno che meno le sue rotelle avrebbero funzionato se il castano continuava a sedurlo a quel modo. Catturò il suo sguardo, reclamandolo con una carezza, mentre gli chiedeva di fidarsi di lui e indossare una benda.

Oh, quindi intendi letteralmente. Rise, giocando con le parole usate dal compagno. Non c’è problema. Fai pure!

E dicendo questo si voltò, abbassandosi il cappuccio, per permettere al compagno di continuare a condurlo in quella sorpresa che aveva preparato per lui.
Si mosse accompagnato da Takumi. La sua mano come unica ancora nell’oscurità imposta, la sua voce come unica guida nell’evitare di finire a terra per aver urtato qualcosa o mancato un gradino. Avvertì che il compagno lo fece passare lungo tutto il cortile, arrivando a farlo entrare in casa. Lo scricchiolio delle assi sotto i piedi scalzi - avevano abbandonato le calzature all’ingresso - fu inconfondibile. Il castano gli fece percorrere lunghi corridoio, o almeno quelli che Yu credeva fossero tali, avvisandolo ogni qual volta dovessero svoltare o nelle rare occasioni in cui qualcosa minacciasse il passo del Mizukage accecato.
In realtà non doveva essere stato un percorso particolarmente lungo, tuttavia si sa…a occhi bendati tutto si dilata, dai sensi al tempo percepito. Quando Takumi annunciò che erano arrivati, nell’aria il Rosso percepì un odore particolare che, dopo qualche istante, riconobbe come umidità. Vapore.
E quando infine Takumi gli sfilò dolcemente la benda, a momenti il jonin non credette ai suoi occhi.


png


Era un onsen. L’acqua termale riempiva l’area coi suoi effluvi che andavano disperdendosi nella notte, essendo l’area solo parzialmente chiusa, in modo da dare l’opportunità di godersi non solo l’acqua calda ma anche il cielo trapunto di stelle. Gli occhi del Rosso spaziarono attorno. Dovevano trovarsi nel retro della casa: se guardava verso l’esterno vedeva il bosco che attorniava la magione e il muro che ne delimitava i confini, mentre se guardava sul lato opposto…c’erano le apposite postazioni in cui lavarsi prima di entrare nella vasca. Il tutto già bello che preparato, con tanto di asciugamani, saponi e lanterne ad illuminare dolcemente la stanza, in cui il bacino d’acqua termale la faceva da padrone…con le sue belle rocce incastonate a meraviglia. Non stonava nemmeno un po’ sulle assi praticamente nuove. Già, nuove. Come se il tutto fosse stato fatto di recente. Allora comprese.

Anche questo lo hai fatto tu?! Chiese voltandosi di scatto verso Takumi che lo osservava soddisfatto. Insomma è… possiamo..? Dio, Takumi, non so che dire. Il castano aveva l’innata attitudine di farlo restare senza parole. La preziosa capacità di farlo sentire più Yu che Mizukage.

 
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Non appena ebbe il permesso da parte del compagno dalla chioma fulva, il castano si prodigò ad occultargli la vista con una benda, senza mancare di un furbesco sorriso che andò sapientemente a pennellarsi sulle sue labbra. Ebbe cura di ripiegarla a metà prima di avvolgergliela attorno al capo, adagiandola piano sui suoi occhi verdi e stringendo piano sulla nuca con un nodo morbido (ma non per questo precario). Doveva essere in tutto e per tutto una sorpresa per il Rosso e se anche avesse avuto modo di vedere un minimo dettaglio di ciò che lo attendeva attraverso la trama nera del tessuto sarebbe stato molto diverso. Fidati di me, d’accordo? Non ci vorrà molto, promesso. sussurrò seducente alle sue spalle, prima di scendere con una carezza sul suo braccio sino alla mano destra, che sollevò dolcemente nella sua per scortarlo lungo la via. Dovevano raggiungere il retro della nuova dimora acquistata dall’Harada, dopo una vendita lampo della precedente e qualche aiuto nel trovare l’affare giusto.
Elegante come un principe, Takumi scortava il suo Mizukage con dovizia e cortesia, dapprima all’interno dell’immensa magione, facendo in modo che si avvedesse dei gradini e dei pochi ostacoli disseminati sul percorso, poi sulle assi lignee dell’esterno che li separavano dalla vera sorpresa di quella serata.
Eccoci. annunciò soddisfatto, arrestandosi e posizionandosi alle spalle del compagno per poter slegare la benda che aveva apposto sui suoi occhi e donargli finalmente lo spettacolo che da li a poco avrebbero vissuto insieme. L’espressione di sorpresa sul volto del Kyōmei era motivo d’orgoglio per il castano, che più di qualunque altra cosa avrebbe voluto vederlo felice. Dopo giorni e notti passati ad arrovellarsi su pergamene, bacheche, rapporti e mappe era giusto che il Mizukage tornasse ad essere lo spensierato ragazzo che aveva conosciuto al parco, lo stesso che con irriverenza e furbizia era riuscito a rubargli cuore, anima e mente. Ed eccolo li finalmente, dietro la meraviglia dei suoi occhi illuminati dallo splendore dell’onsen sotto il cielo trapunto di stelle che, pur con un cospicuo aiuto, aveva costruito per lui; incapace di esprimere la gioia di quello che vedeva.

Ridacchiò, prima di invitare il ragazzo a sentirsi a casa con un gesto d’apertura verso l’area.
Certo che possiamo. E dobbiamo, aggiungerei! rispose, accogliente. Precedimi, vado a prendere giusto qualcosa per rendere il bagno ancora più speciale e rilassante. concluse, allontanandosi da lui solo dopo avergli tolto la mantella scura, facendogliela scivolare sulle spalle, per riporla dentro insieme alla propria. Non ci avrebbe impiegato molto a tornare con un vassoio arricchito da due coppette guinomi e una caraffa fumante in ceramica di medie dimensioni riempita di ottimo sakè. Probabilmente, al suo ritorno lo avrebbe trovato già immerso sino al busto, con una cascata di capelli rossi ad avvolgere il suo corpo perfetto: una visione paradisiaca che senza dubbio gli avrebbe rubato un battito.
Sospirò a quella visione estatica, prima di poggiare a bordo vasca il vassoio appena preparato e sollevarsi per cominciare lentamente a spogliarsi. Gradualmente, slacciando l’obi e lasciando che il kimono verde scendesse sulle spalle per mostrare i pezzi attillati della sua mise da battaglia, che ne delineavano le curve del corpo. Tutto sotto gli occhi del suo ospite, al quale rivolse quel
Allora, è tutto di tuo gradimento? che non soltanto alludeva all’onsen, ma anche a quello che i suoi occhi, lo vedeva chiaramente, stavano divorando. Li sentiva addosso, come una carezza pesante e possessiva. E mentre ascoltava la sua risposta con curiosa attenzione, si sarebbe immerso anche lui, vestito solo della bolla avvolta dal serpente d’argento attorno al collo.

 
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Takumi riusciva sempre a farlo sentire come un bambino di fronte ad una bancarella di dolciumi o balocchi. Come se fosse perfettamente in grado di capire di cosa avesse bisogno e quando…meglio dello stesso Yu. Se n’era accorto presto, il Rosso, che essere Mizukage aveva il suo prezzo. E non si trattava solo del peso delle responsabilità, dello stress, ma anche della paura di non riuscire a dedicare abbastanza tempo a chi amava. Era un macigno che gli pesava dentro ogni volta che incrociava Takumi nei corridoi del Palazzo. Un mostro, dotato di denti aguzzi e di spire strette che lo divorava dall’interno, giorno dopo giorno. Sebbene sapesse di star facendo del proprio meglio, se ne rammaricava. Era difficile. Difficile, estenuante e frustrante più delle mille notti passate a studiare sulle pergamene e le mappe, per decidere come agire. Si sentiva un verme nei confronti del castano e, al tempo stesso, derubato di una parte della sua vita che, precedentemente, aveva molto più spazio, mentre ora…ora era relegata in un cantuccio, ritagliata in quei rari momenti in cui aveva del tempo libero. Una bella merda.
Forse Takumi lo aveva intuito. Forse era per questo che quella sera l’aveva rapito dalle proprie preoccupazioni e portato in quel luogo. Però in qualche modo sentiva che avrebbe dovuto trovare il momento giusto per scusarsi con lui. Anche se non era sicuro di avere una vera e propria colpa. Magari ce ne sarebbe stato il tempo quella sera, ma non adesso.
Adesso voleva godersi quella piacevole sensazione di tornare indietro, a quando era solo Yu. Un dono che quasi solo Takumi aveva la capacità di donargli. Tra gli esseri umani, s’intende.
Kurama, conoscendo tutti gli anfratti della sua anima, non aveva mai cambiato modo di rivolgersi a lui. Era sempre il “ragazzo” di anni prima, nelle sue parole. Più maturo, più uomo, certo…ma di fronte a un demone millenario non poteva che essere un giovanotto, un cucciolo d’uomo. E il Rosso era più che felice di questo. Essere quello a cui tutti si rivolgevano quando avevano dei problemi o cercavano delle soluzioni - portandone raramente con sé - da un certo punto di vista lo faceva sentire fiero, però a volte avrebbe voluto gridare.
Per fortuna quando stava per raggiungere il punto di saturazione, c’era sempre qualcuno che fungeva da valvola di sfogo…ognuno in maniera diversa. Questa volta - come molte altre - era stato Takumi. E francamente non vedeva l’ora di immergersi in quelle acque bollenti, chiudere gli occhi e lasciare che i problemi, per un po’, fuggissero via assieme al vapore dell’onsen.
Quindi si illuminò al via libera del padrone di casa, che sarebbe andato a prendere qualcosa per rendere la serata ancora più speciale, prima di unirsi a lui.


Non me lo faccio ripetere due volte, allora. Ridacchiò mentre le mani del più grande gli facevano scivolare via il mantello dalle spalle. Se mi dai il permesso così, sarebbe da sciocchi perdere tempo. Ti aspetto in acqua.

Sorrise furbo, mentre Takumi si allontanava, iniziando ad avvicinarsi alle postazioni utili per lavarsi. Lì vicino, c’erano dei mobiletti con dei vani, in cui lasciare gli abiti. Mentre iniziava a spogliarsi, si ritrovò a pensare che il castano aveva davvero pensato a tutto…come sempre. Una volta nudo, si diede una mossa. Era una bella serata, ma l’umido e il fresco si facevano sentire se non avevi assolutamente nulla addosso. La doccia aiutò a lenire la sensazione. Si lavò per bene, come voleva l’etichetta…quindi, una volta ben sciacquato, capelli compresi, si immerse lentamente nell’onsen. Sebbene non avrebbe dovuto farlo, in quei primi attimi, tenne i capelli sciolti, in un moto di rilassamento completo. Ah, l’acqua era spettacolare. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo ripiegandolo indietro, sul bordo della vasca dove aveva posizionato il proprio asciugamanino richiuso. Kami era come rinascere…sospirò piacevolmente, godendosi quei primi attimi, mentre si abituava al calore dell’acqua, il corpo si rilassava e la mente si zittiva.
Riaprì gli occhi solo quando sentì i passi di Takumi in avvicinamento. Si volse verso di lui, vedendolo arrivare con un vassoio su cui erano adagiate due guinomi e una tokkuri fumante. Il profumo del sakè si sentiva già ed era di ottima qualità, così come quel set in ceramica. Splendido, marmorizzato verde scuro, nero e bianco…in un miscuglio piacevole, con decorazioni in oro che ricordavano l’arte del kintsugi. Gli si aprì un sorriso enorme sul viso, ricordandosi poi, solo in quell’istante, di avere ancora i capelli maleducatamente sciolti. Iniziò a raccoglierli, seguendo i movimenti di Takumi che posava il vassoio a bordo vasca, per poi iniziare a spogliarsi proprio lì, davanti a lui.
Lo osservò avido, divorando ogni lembo di pelle che veniva liberato dai pezzi del kimono, carezzando con lo sguardo le linee disegnate perfettamente dagli indumenti da battaglia attillati che vestiva sotto lo stesso. Nemmeno quando slegò coi denti il laccio che aveva annodato al polso, smise di seguire i movimenti deliberatamente lenti del compagno. Ma sperò che quel suo atto, coprisse il proprio deglutire a vuoto.


Oh sì. rispose alla domanda sibillina di Takumi, finendo di acconciarsi i capelli in modo che non toccassero la superficie della vasca. L’acqua è deliziosamente calda. Non gli diede il sazio di sentirsi adulare, non subito almeno, ridacchiando tra sé al ribattere sostenuto del più grande. Salvo poi ravvedersi nel momento in cui questi stava per entrare in acqua. Ehi! Fece, bloccandogli il piede a mezz’aria. Non stai dimenticando nulla?

Chiaro che Takumi non vedesse l’ora di stare con lui, ma dimenticarsi le buone maniera non era proprio nel suo stile. Infatti si ravvide subito, andando a lavarsi alle postazioni. Yu lo seguì con gli occhi, rimanendo ammollo, indugiando sul suo corpo neanche troppo velatamente. Le cicatrici sulla sua schiena lasciategli dal padre erano ancora ben visibili, slabbrate e frastagliate…incapaci di guarire completamente come ad indicare che la ferita nel suo animo non fosse ancora stata sanata.

Allora? Come mai hai deciso di fare questo acquisto? Gli piaceva osservare il compagno mentre si lavava, mentre lo osservava da sopra la spalla nell’atto di sciacquarsi il collo con movimenti lenti e seducenti. Avrebbe potuto farlo per ore, ma era curioso. La vecchia casa aveva dei problemi? Mi pareva che ti ci trovassi bene e che i vicini non fossero poi così problematici da essere causa di un trasloco.

Tuttavia le risposte di Takumi furono fin troppo vaghe ed evasive. Abbastanza da far assottigliare sospettosamente lo sguardo del Rosso e fargli mettere su un broncio adorabile, accompagnato da un Ah, è così eh? che, comunque, non riuscì a mantenere per molto. La verità era che non gli importava poi così tanto il perché. Era incuriosito, certo, ma nulla di così trascendentale che potesse superare il desiderio di avere la possibilità di passare del tempo col castano. Tant’è che attese solo il momento in cui anche Takumi entrò in acqua prima di arricchire quelle domande, con una ben più rilevante per la serata.
Lasciò che il compagno, si sedesse nella vasca, prima si scivolare a cavalcioni sopra di lui, abbassando la voce e rivolgendoglisi con un tono e uno sguardo del tutto differente.


Ogni volta che penso di non poterti amare più di così, tu mi smentisci sempre. Chiosò, osservando gli occhi profondi del compagno e cadendo di tanto in tanto sulle sue labbra, senza però ancora sfiorarle. Come fai? Puoi rispondere almeno a questo?

 
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view post Posted on 27/9/2023, 17:09     +1   -1
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Punzecchiarlo con quel quesito volutamente ambiguo non aveva sortito l’effetto sperato, almeno non apparentemente. Yūzora, infatti, preferì rispondergli aggirando la questione, alludendo al calore dell’acqua piuttosto che alla sua presenza, pizzicando solo sottilmente quella invisibile corda di puro erotismo che sapeva avrebbe sortito un effetto domino. Di tutta risposta, Takumi sorrise. Nemmeno per un attimo aveva staccato gli occhi dal suo ospite, saggiandone non soltanto le movenze, ma anche e soprattutto lo sguardo. Era perfettamente conscio del fatto che aveva gradito ogni singolo istante di quel suo mettersi in mostra, ma preferì fare il sostenuto e rispondere con un semplicissimo Ne sono felice. che parve suscitare un breve momento di ilarità nel suo furbo interlocutore. Ma ben presto quel breve ridacchiare fu arrestato da un piccolo rimprovero, che lasciò il castano interdetto. Aveva ragione. Non si era ancora dato una sciacquata e non poteva entrare così nella vasca. L’estrema voglia di stare con il suo Mizukage gli aveva fatto dimenticare l’etichetta. Che sbadato. Me ne sono proprio dimenticato. ammise, guardando in direzione delle postazioni per lavarsi. Con permesso. disse, sorridendo furbescamente prima di allontanarsi e sedersi su uno degli sgabelli, aprendo il getto che gli avrebbe permesso di pulirsi prima di entrare in vasca. Avrebbe colto l’occasione per fargliela un po’ pagare, muovendosi lento, mostrando il suo corpo mentre massaggiava il collo, osservandolo appena con sguardo magnetico e affamato delle sue attenzioni. Ah. Avere gli occhi del compagno addosso era molto più eccitante di una doccia in piena sera. Era come scorgere il suo desiderio, sentirlo sulla pelle, avvertirlo divorare ogni centimetro del suo corpo. Avrebbe pagato a peso d’oro quello sguardo su di sé.

Non direi, no. rispose vagamente alla domanda sulla vecchia casa. Non gli aveva mai dato grossi problemi e anzi era funzionale alla sua routine, oltre al fatto che giorno dopo giorno l’aveva plasmata nel suo angolo di paradiso. Era una casa normalissima, ma resa eccelsa dai piccoli accorgimenti maniacali del castano che, appunto, era riuscito a vederla a una cifra ben al di sopra di quella che ci aveva originariamente speso per acquistarla. Il tutto per comprare quella dimora. Spaziosa, sicura, distante da occhi indiscreti, dove sperava di non vivere più da solo. Ma non poteva certo dirglielo così, non vi pare? Semplicemente mi andava di cambiare aria, e questa dimora mi è subito sembrata un ottimo affare. C’è ancora da lavorare, vero.. ma pian piano diventerà perfetta. concluse, sollevandosi dallo sgabello e raggiungendo finalmente la vasca, dove con un sospiro si immerse, sedendosi a bordo.

Fu in quel momento che Yūzora lo prese in contropiede, avvicinandosi e mettendoglisi cavalcioni. Un brivido di piacere gli percorse la schiena (per non parlare della naturale reazione al basso ventre di cui sperava vivamente non si accorgesse) e d’istinto lo tenne stretto, afferrandolo ai fianchi per tenerlo con sé. Sorrise alle sue parole, forse imbarazzandosi anche un po’ perché fu costretto ad abbassare lo sguardo.
Non saprei.. rispose inizialmente, salvo poi tornare a guardarlo negli occhi, accarezzandolo dolcemente sulla guancia. So solo che farei di tutto per mantenere vivo questo tuo ardore. E forse è proprio questo il segreto: continuare a donarti tutto quello che sono, tutto quello che posso. proseguì, continuando ad osservarlo rapito prima di cedere all’istinto e baciarlo. Lento, passionale. Aveva dannatamente bisogno di quel contatto, a lungo rubato nei momenti più impensabili per evitare che indiscrezioni trapelassero e mettessero a repentaglio la sicurezza del Kyōmei. Dopotutto, lui doveva essere il suo scudo e non il suo punto debole.

Si allontanò con riluttanza dalle sue labbra, ancora desideroso di approfondire ed esprimere quel sentimento tanto forte e tormentato che aveva stravolto totalmente la sua esistenza, da che lo aveva conosciuto. Con un gesto dolce gli slegò i capelli, tirando un lembo del nastro che li teneva uniti.
Adesso è tutto come deve essere: semplicemente perfetto. sussurrò suadente, beandosi della bellezza del ragazzino che aveva deciso di seguire sino in capo al mondo e di proteggere a costo della sua vita. A sentirglielo dire, ad un estraneo sarebbe sembrato un fardello, ma non lo era. Era una scelta, e se glie lo avessero chiesto avrebbe scelto lo stesso cammino ancora, ancora e ancora. Tutto pur di stare al suo fianco.

 
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view post Posted on 15/10/2023, 13:08     +1   -1
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Fino a poco prima sentiva il peso del loro mondo sulle spalle, ma era bastata quell’incursione serale di Takumi, quella corsa tra i vicoli come due ladruncoli di strada e quella sorpresa dell’onsen nella nuova casa del castano perché quella zavorra si alleggerisse del giusto. Abbastanza da riuscire a fargli togliere i panni del Mizukage e tornare ad essere semplicemente Yu. Lo stesso che, ormai diversi anni prima, si era addormentato sul ramo di un albero del parco di Kiri, piombando addosso ad uno sconosciuto che passava di là.
Non aveva idea di come facesse, però il più grande sembrava intuire quando avesse bisogno di una pausa, meglio di quanto riuscisse lui. A volte i pensieri e le responsabilità non gli davano modo di mollare un po’ la presa. O, per meglio dire, il Rosso non se lo concedeva. Ed era in quei momenti che spuntava Takumi, rapendolo dal lavoro per portarselo via. Non riusciva nemmeno ad esprimere quanto gli fosse grato per questo e quanto in realtà di vergognasse e si sentisse in colpa per relegare spesso e volentieri il loro rapporto in fugaci momenti rubati, per evitare che le malelingue iniziassero a sparlare. Non voleva che il castano finisse nei guai per colpa sua, tanto meno che fosse costretto a passare di nuovo momenti come quelli che aveva vissuto nell’infanzia. Però si rendeva conto che era poco. Lo percepiva lui, figuriamoci Takumi.
Ma nonostante questo era capace di stupirlo ancora. Di fargli sorprese come quella…di farlo sentire terribilmente amato, come quando gli si era dichiarato con quelle parole bellissime. Non aveva proprio idea di come facesse, ma ogni volta era come se rinnovasse quella promessa della sera del matsuri. Anche senza tanti giri di parole, ma solo con dei piccoli gesti. Come quello di portarlo lì, di donargli una serata speciale.
Farglielo notare gli era venuto naturale e, al di là del momento di imbarazzo del più grande - perché era imbarazzo, non aveva dubbi in merito - la sua risposta riuscì contemporaneamente a dargli una carezza e a stringergli il cuore. Takumi pensava sempre di dovergli fare dei doni per tenerselo stretto, ma per Yu il regalo più grande era averlo lì e poter passare del tempo con lui. Non degli istanti risicati. Tuttavia non ebbe modo di rispondergli ciò che, in realtà, gli aveva detto già un migliaio di volte, perché il castano infine si impossessò delle sue labbra. Un bacio lento, passionale, che Yu tentò di prolungare facendo scivolare una mano dietro la nuca del compagno, lasciando che i capelli bagnati si infilassero tra un dito e l’altro. Le mani di Takumi sui suoi fianchi sembravano gridare lo stesso bisogno di un contatto a lungo ricercato e mai veramente appagato. Allo stesso modo dell’eccitazione del compagno che, parimenti alla sua, sembrava apprezzare particolarmente l’enfasi di quel bacio.

Quando si separarono, entrambi vagamente contrariati del dover riprendere aria, Takumi andò a slegargli i capelli, costretti in quell’acconciatura scomposta che si era fatto per evitare che le lunghe ciocche rosse toccassero l’acqua della vasca…come da etichetta. Etichetta di cui il padrone di casa aveva chiaramente intenzione di fottersene bellamente. Insomma, “casa mia, regole mie” e Yu non poté che sorridere imbarazzato alle parole che accompagnarono quel gesto e allo scivolare dei suoi capelli giù sulla sua schiena e sulle sue spalle, attratti dalla forza di gravità. Ma nascose presto il proprio impaccio, dietro ad una risata.


Beh, sì. Vedremo se sarà ancora tutto così perfetto quando sarai costretto a recuperare i miei capelli sparsi nella vasca! Canzonò, un po’ perché era vero, un po’ per togliersi dalla situazione di imbarazzo in cui era finito. Non gli capitava tutti i giorni di sentirsi lusingare a quella maniera e Takumi era un vero maestro nel farlo. Kami, kami, kami…come diavolo aveva fatto a stare lontano da lui per così tanto, accontentandosi di qualche bacio rubato? Arigatō. Era difficile trovare le parole, ma sapeva di doversi scusare con lui in qualche modo. Iniziare con un grazie era la cosa migliore da fare. Sai…ne avevo proprio bisogno. Ma tu di questo te n’eri accorto, vero? Appoggiò le mani sulle sue spalle, posizione ideale per carezzare di tanto in tanto la nuca del compagno come sapeva piacergli particolarmente. Essere Mizukage è più estenuante di quanto pensassi. Lo immaginavo, certo, ero preparato all’idea, ma…in quest’ultimo periodo soprattutto è stata dura. Si aprì con lui lasciando che le sue preoccupazioni si dipingessero sincere, pennellata dopo pennellata. La colpa si leggeva a chiare lettere sul suo viso amareggiato, sulle labbra morse dal fastidio e negli occhi che, a volte, sfuggivano allo sguardo diretto. Giorno dopo giorno, al di là degli innumerevoli problemi del Villaggio, ho sentito di non dedicare abbastanza tempo alle persone per me importanti, di non dedicare abbastanza tempo a te…La cosa mi ha spaventato. Aveva sinceramente temuto che Takumi potesse stufarsi ed allontanarsi. Quindi quello che hai fatto stasera è stato veramente significativo, un raggio di sole nel buio. Si strinse e lui, abbassando il tono di voce in modo da potergli sussurrare all’orecchio. Arigatō…e gomen. Lo so che sono uno scemo, ma ho davvero avuto paura di poterti perdere.

 
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view post Posted on 22/10/2023, 16:06     +1   -1
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Era un privilegio poter avere quel tipo di contatto col Rosso. Da quando era divenuto a pieno titolo il sovrano della Nebbia e lui il suo consigliere, le responsabilità reciproche e il lavoro avevano tolto moltissimo tempo alla loro intimità e spesso si ritrovavano a rubare dei momenti. Che fosse un bacio affamato, uno scambio di sguardi infuocato.. ogni occasione era buona per poter strappare quei brevi attimi.
Averlo tra le braccia era una sensazione davvero paradisiaca per il castano, un qualcosa che riusciva a riempire quei baratri che spesso, nel silenzio, scavava forsennato nell’oscurità profonda della sua anima. Yūzora riusciva con estrema semplicità a farlo sentire migliore di quello che in realtà si sentiva. E poi quelle frizioni dietro la nuca, quel desiderio che riusciva chiaramente a percepire esser pienamente ricambiato dal compagno, era un balsamo. Fu quasi un peccato mortale doversi staccare dalle sue labbra e doversi accontentare soltanto del suo respiro, del calore del suo corpo.

Sorrise al suo scherzoso esprimersi per tentare di mitigare l’imbarazzo suscitato dal suo non eccessivamente velato complimento, mentre ancora indugiava sulle sue labbra.
Chi se ne frega. rispose, altrettanto scherzosamente. Non mi priverò di certo di uno spettacolo come questo per una stupida etichetta. affermò, accarezzando quei capelli meravigliosi che con estrema semplicità riuscivano ad esaltare il colore dei suoi occhi, limpidi come le acque di uno stagno e specchio di un’anima che era riuscito a stregarlo. Ma dopo quel breve sipario caratterizzato da lusinghe e imbarazzi, il discorso cambiò drasticamente e finalmente il Kyōmei trovò il coraggio di esprimere quelle che erano le sue preoccupazioni. Preoccupazioni di cui Takumi si era accorto, forse ancor prima che lo facesse lui stesso. Era facile per lui scrutarlo, comprenderlo. Aveva visto che quel lavoro, quelle grosse responsabilità che il suo predecessore gli aveva lasciato in eredità, in un certo senso lo stavano divorando, strappandolo dalla sua quotidianità, dalla loro spensieratezza. A pensarci sul serio era molto pesante conviverci, per lui ma anche per il castano, che di riflesso viveva sia il bisogno del Rosso di riavere quel minimo di libertà per essere se stesso, sia il bisogno personale di viverlo come faceva prima, senza dover nascondere il suo sentimento per proteggerlo, senza essere costretto a trattarlo quasi come un estraneo in determinate occasioni. Per questo lo aveva compreso e per tale ragione non perdeva occasione di baciarlo, quando tutti lasciavano il suo ufficio; ed esattamente per la stessa ragione lo aveva portato li, nel tentativo di distrarlo, di regalargli quella spensieratezza di un tempo, ricostruendo l’intimità che avevano vissuto la sera del lancio delle lanterne.

Rimase in silenzio ad ascoltarlo, lasciandolo esprimere e sfogare quei pensieri che chissà da quanto tempo lo assillavano, divorandolo dall’interno. E mentre parlava, ricercava il suo sguardo sfuggente, accarezzandogli il viso esattamente come lui continuava a frizionargli dolcemente la nuca.
Non devi né ringraziarmi, né tanto meno scusarti. sussurrò, dolcemente. Ma quelle parole non bastavano, no. Non era corretto sminuire con due semplici parole quei sentimenti, che con tanta difficoltà il Rosso aveva espresso, aprendo il suo cuore. Per questo, sospirando, con un’altra carezza e un involontario movimento atto a tenerlo stretto, decise di aprirsi. O almeno, ci provò. Non era bravo in queste cose. E’ vero. Anche io ho avuto paura di perderti. Questo lavoro.. non soltanto ti espone a pericoli dai quali avrei preferito tirarti fuori, ma in un certo senso era come se ti avesse strappato dalle mie braccia. E’ stato come un allontanamento forzato che, non posso nasconderlo, mi mette a dura prova. sciorinò, cercando le parole adatte, facendo fatica a spiegarlo. Ma niente e nessuno potrà portarti via da me. Non lo permetterò mai. era serio, convinto di quello che stava dicendo. Anche quei pochi momenti che sono riuscito a rubarti, per me sono stati importanti. Indimenticabili. ridacchiò, pensando a quante volte doveva averlo messo in difficoltà portandolo sull’orlo dell’essere scoperto. Poi tornò serio, cercò il suo sguardo, e soltanto non appena lo ebbe trovato disse quel Lascia che rimanga al tuo fianco, Yu, Lascia che sia io a strapparti dal pantano delle tue responsabilità, quando ne avrai bisogno. Permettimi di regalarti questo.. che nascondeva tanti di quei significati da far girare la testa. Sostanzialmente, era come se stesse chiedendogli di permettergli di amarlo, anche se nemmeno lui aveva ancora ammesso a se stesso di amare qualcuno, convinto com’era di non essere in grado di amare o che amare fosse una debolezza. In effetti non aveva mai dato un nome al sentimento per provava per il Rosso. Probabilmente aveva solo timore di ammettere a se stesso di esserci caduto con entrambi gli zori.

Gradisci un po’ di sakè? chiese poi, quasi a voler togliere entrambi dall’imbarazzo, allungando una mano verso le coppette per poter saggiare la prelibatezza liquorosa che ancora fumava nella caraffa di ceramica.

 
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view post Posted on 30/10/2023, 11:15     +1   -1
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Si vergognava di quella confessione i cui unici testimoni erano Takumi, quella tiepida notte e - il più impietoso - sé stesso. Tuttavia aver dato modo a quei pensieri prima di ricevere una forma, nella sua mente, e poi di essere ammessi in forma di parole, lo stava facendo sentire incredibilmente meglio. Non meno stupido, ma meglio. Come se si fosse tolto un fastidioso sassolino dalla scarpa…o una lama conficcata da tempo nel fianco. L’idea di apparire debole non gli aveva permesso di sputare quel grosso rospo prima, così come la balzana idea di non dover far pesare quelle sue lamentele sulle spalle di altri. Però lui non era proprio il tipo. Ce n’erano stati tanti di Mizukage lupi solitari a Kiri, soli coi propri pensieri, e la storia raccontava bene come fosse finita per ognuno di loro. Tranne che per Hayate, ma beh, probabilmente presto l’avrebbero scoperto.
Insomma, Yu non si sentiva come loro. C’erano tante persone accanto a lui e questo poteva risolversi anche in un grosso punto debole, ne era cosciente, tuttavia…a che serviva avere degli amici se non a rendere meno pesanti le pene reciproche? Spesso e volentieri non serviva nemmeno parlarne. Bastava uscire, scambiare due chiacchiere futili, pensare ad altro e alla fine tutti i problemi potevano essere visti in maniera diversa, non più attraverso un vetro sporco. Non scomparivano mica, ovvio! Ma non era quello l’obiettivo. A volte serviva solo approcciarsi alle rogne in maniera differente per riuscire a trovare il bandolo della matassa.
Forse aveva perso di vista questo, forse involontariamente aveva iniziato ad essere un lupo solitario nella paura di coinvolgere troppo chi gli stava attorno nei suoi dilemmi e nelle sue difficoltà di Neo Kage. Boh, non lo sapeva neanche lui. Però era contento che Takumi gli avesse teso la mano per tirarlo fuori da quelle sabbie mobili insidiose, come dimostrava l’imbarazzato sorriso che aveva quando si sentì abbastanza pronto da rialzare la testa dalla spalla del compagno per guardarlo in faccia e ascoltare le sue parole, beandosi delle carezze che gli posava sul viso.
Fu felice dalla sincerità con cui il castano gli rispose. Accettò ogni singola parola, da quelle un po’ più dolorose a quelle più dolci, animate da quel sentimento forte che li univa. Era certo che Takumi ne avesse sofferto, tuttavia il fatto che fosse rimasto nonostante tutto, anche adattandosi a rubare degli istanti sfuggenti ogni tanto, era importante. Così come lo era la sua volontà ferrea di volerlo tenere con sé…gli faceva ben sperare che, quando avesse visto che stava annegando, l’avrebbe tratto via dalle acque torbide, reclamando il proprio momento.
Non riuscì a non ridere ripensando a quelle volte che per poco non erano stati beccati da Kasumi e, quando poi il più grande si fese serio con quell’ultima richiesta, i suoi occhi caddero sul pendente che gli aveva regalato. Lo accarezzò delicatamente, saggiando il freddo metallo che avvolgeva nelle sue spire la sfera iridescente. Sorrise.


Certo che puoi. Rispose. Anzi…devi. Come il serpente con la sua bolla. Una richiesta silenziosa e genuina di non permettergli di fuggire via, di tenerlo con sé, di non lasciarlo sprofondare nelle sue responsabilità. E se vedi che me ne scordo, ricordami sempre che sì, sono il Mizukage, ma anche e soprattutto Kyōmei Yūzora. Gli posò un bacio sulle labbra, superficiale ma non meno dolce del precedente. Va bene?

Fu forse per togliere entrambi dall’imbarazzo, che a quel punto Takumi allungò la mano verso le coppette di sakè offrendolo anche al suo ospite che, con un Molto volentieri!, accettò di buon grado, smettendo solo in quel momento di frizionare la nuca del compagno, togliendosi dalle sue gambe per permettergli di potersi muovere liberamente. Lo osservò con attenzione nell’atto di versare il liquore fumante nelle tazzine. Per qualche ragione riusciva a farlo sembrare un rito, tanto che, una volta che il castano posò la caraffa porgendogli il sakè, Yu lo prese con altrettanta cura. Quindi….a cosa brindiamo stasera? Chiese allora, lanciando un’occhiata furba al padrone di casa.

 
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view post Posted on 4/11/2023, 22:07     +1   -1
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Esprimere quello che avvertiva dentro di sé con sincerità quasi disarmante non era stato per nulla semplice per il castano, che credeva spesso di poter apparire stupido nel farlo, o debole. Lui, che aveva imparato col tempo e a sue spese ad essere un cuore di pietra, un tempio impenetrabile fatto di sagacia e sarcasmo. Ma non poteva farci nulla, oramai. In presenza del Rosso, il suo cuore non conosceva alcuna vergogna e le sue difese si annullavano, permettendogli con estrema facilità di profanare la sua anima. Forse era proprio quella ritrovata capacità di esprimersi, in qualche modo, nonostante tutto, la chiave di volta di quel sentimento tanto tormentato che per molto tempo lo aveva fatto soffrire, portandolo ad affogare nel cinismo, nel menefreghismo e nell’opportunismo. Come sempre, sin da quando era entrato burrascosamente nella sua vita, Yūzora si confermava il suo raggio di luce nell’oscurità; il cuore che aveva perduto e che, ritrovato, avrebbe protetto contro tutto e tutti, con le unghie e con i denti. E lo sapeva bene che tutto questo tendeva ad inibirlo, costringendolo a mitigare quella sua vena violenta e meschina per paura di spaventarlo, di farlo scappare, di farsi detestare per il vile essere umano che era diventato a suon di pestaggi, rappresaglie e insensibilità.. ma cosa poteva farci? Per anni, da che aveva incontrato per puro caso il suo sguardo nel quartiere Hōzuki dove al tempo viveva con la sua famiglia, inconsapevolmente era divenuto la sua motivazione a vivere, a non mollare, a reagire. Senza saperlo, Kyōmei Yūzora lo aveva salvato dall’oscurità che si allargava dentro di lui, ritagliando un piccolo spazio bianco a difesa del bambino che non era potuto essere. Gli doveva più di quanto riusciva effettivamente a dargli, questo era poco ma sicuro, e proteggerlo, da se stesso o dagli altri, era una scelta consapevole e per nulla scontata. Nel proteggerlo non stava soltanto proteggendo il suo Mizukage, come il soldato che gli avevano insegnato ad essere, ma proteggeva anche una parte di se stesso, la sua felicità e il sentimento che, forse, aveva salvato entrambi.

Sorrise bonariamente, indugiando sulle espressioni che si pennellavano sui lineamenti del suo viso mentre carezzava il serpente d’argento al suo collo, custode della iridescente bolla.
Te lo prometto. rispose allora, non appena ebbe finito di parlare, stringendo dolcemente la sua mano al petto, giurando a se stesso che mai gli avrebbe fatto scordare chi era, chi erano. Promessa facile da fare e altrettanto da mantenere, perché quella dimora (piccola scusa della loro escursione clandestina) mirava proprio a quel proposito. Li, più che in qualunque altro luogo, poteva essere semplicemente Yu, e lui semplicemente Takumi.

Sospirò piano, non appena il contatto fra i loro corpi caldi venne meno. Un po’ gli dispiaceva di aver mandato in frantumi quel momento tanto intimo, ma era giusto togliere entrambi dall’imbarazzo delle loro reciproche confessioni e godere insieme di una serata tranquilla. Con garbo e attenzione ai più piccoli dettagli, versò per entrambi una generosa coppetta di ottimo saké - che Tanaka-san aveva insistito a regalargli dopo aver saputo che avrebbe cambiato casa, come buon augurio. Ne porse una al suo ospite, prima di prendere la propria e immergersi nuovamente nel tepore dell’acqua calda. Lo osservò attentamente, cogliendo nell’immediato il sorrisetto furbo dietro quell’innocua domanda. Mattaku. La curiosità lo stava divorando, ne era certo.
Vediamo.. cominciò, facendo volutamente il vago, dilatando il discorso per poter giocare ancora un po’ con la sua cocente curiosità. Brindiamo a noi, a questa magnifica serata e a questa nuova residenza, che vorrei presto poter chiamare casa. concluse, alzando leggermente la coppetta e portandola di conseguenza alle labbra, saggiandone il contenuto fumante. Era squisito. Il vecchio Tanaka sapeva bene come viziarlo e ci era riuscito per l’ennesima volta! Ovviamente non è ancora completata, ma non è questo quello che intendo. confessò, rifacendosi al discorso del chiamare casa quella lussuosa dimora e forse rispondendo ai dubbi che quell’affermazione avrebbe potuto generare nel Rosso. Si. Era arrivato il momento di dirglielo. Manca qualcosa di più importante.. manca ancora il cuore, per poterla definire davvero casa. concluse, osservandolo con sguardo magnetico, seducente, attento, felino, alludendo molto chiaramente al fatto che mancava proprio il giovane uomo dalla chioma fulva che aveva accanto per completare l’opera, per sentirsi davvero a casa. Lui, il cuore di ogni cosa.

 
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view post Posted on 19/11/2023, 14:33     +1   -1
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Il profumo di sakè che saliva dalla coppetta assieme al vapore che andava a mischiarsi con quello dell’onsen, lasciava già presagire la qualità del liquore. Yu non era uno specialista in fatto di alcolici, da quel punto di vista tutto faceva brodo per lui, ma non era così asino da non riuscire a capire quando qualcosa era veramente buono. E in quel caso, lo era eccome! Non che si aspettasse altro da Takumi…anzi, era impensabile da parte sua qualcosa di diverso. Però era sempre una piacevole sorpresa, come fosse la prima volta in assoluto. Doveva ammettere che si impegnava sempre un sacco con lui. Quando organizzava qualcosa per loro, non c’era mai nulla di fuori posto, era sempre tutto perfetto e speciale. Non aveva proprio idea di come ne fosse capace! Ma andava bene così. Aveva capito da tempo che il castano ci teneva un sacco a donargli qualcosa ogni volta. E non era detto fosse per forza qualcosa di “fisico” poteva trattarsi anche di un’esperienza, una vista del tramonto da un punto particolarmente bello, una fuga nella notte terminata in una villa in ristrutturazione con un onsen meraviglioso. Però non ci si abituava e forse era un bene, in questo modo si sorprendeva ogni volta e Takumi se ne rallegrava.
Tuttavia…non era diventato shinobi per nulla. Ed era certo che in quell’occasione specifica il più grande gli stesse deliberatamente nascondendo qualcosa. Ogni volta che gli chiedeva motivazioni precise su quel cambio d’abitazione faceva il vago…glissando senza dare spiegazioni effettive. Ma nessuno cambiava casa in quella maniera se tutto nella vecchia andava più che bene. Passi la voglia di cambiare aria, ma non era abbastanza da giustificare quella specifica scelta. E ok, non erano evidentemente fatti suoi, tanto meno era così importante da doverlo sapere a tutti i costi…però era curioso lo stesso.
Quindi ci provò di nuovo con quella domanda di rito al momento di bere il sakè fumante. Lo osservò furbo dietro il velo di vapore, attendendo il momento in cui Takumi si sarebbe reso conto che non poteva nascondergli qualcosa in maniera così palese. Tuttavia inizialmente il brindisi del castano sembrò vertere in una direzione piuttosto classica. Se non fosse stato per quella strana affermazione che sembrava creare una netta divisione tra “residenza” e “casa”.
In un primo momento, Yu imitò il compagno, alzando la coppetta di sakè per prenderne il primo sorso - assolutamente delizioso! - ma, riabbassando il braccio e osservando la superficie liquida all’interno del contenitore in ceramica, si crucciò su quelle parole.


In che senso? Fece quindi, rialzando lo sguardo verso il più grande. Non sono la stessa cosa? Lo dici perché è ancora un po’ da sistemare?

Ma no non era quello il senso. Non quello che intendeva Takumi quanto meno. Si prese un attimo di tempo per chiarire quel punto, tanto che Yu si ritrovò a piegare la testa di lato, come una gatto curioso che osservava una farfalla prima di catturarla. Tuttavia questa volta fu lui ad essere ghermito dalle parole e dallo sguardo del castano.
Aveva indubbiamente ragione. Il Rosso, per un motivo o per l’altro si era trovato ad abitare una casa da solo, unicamente per qualche anno. Quando era all’orfanotrofio della Direttrice con gli Occhi Grigi da Lupo, quando era all’Hikisaku e anche ora…aveva sempre attorno diverse persone. I suoi fratelli, Shizuka, i ragazzini degli istituti che lo avevano ospitato. Ed era quello che faceva di una residenza, una casa. Alzarsi la mattina e trovare Kai che rientrava dal turno di notte mentre bofonchiava qualcosa irritato, Kohaku che armeggiava ai fornelli…o ancora svegliarsi, voltare il viso e trovare Takumi che dormiva beatamente - evento più unico che raro, di solito si alzava prima lui. Quindi capiva cosa stava cercando di dirgli il castano, anche se aveva usato quel modo tutto suo di farlo, fatto di metafore e giri larghi. O almeno pensava di aver capito.
In effetti avrebbe potuto anche aver preso un granchio…conoscendosi poteva capitare.
Di riflesso, prese un altro sorso di sakè.


Cosa…cosa stai cercando di dirmi? Chiese sorridendo, gli occhi assottigliati in quel modo che usava sempre quando voleva capire a fondo qualcosa, come se potesse afferrarla direttamente dai pensieri altrui. E, in effetti, se avesse potuto l’avrebbe fatto…Invece per togliersi ogni dubbio doveva sentirglielo uscire dalle labbra. Perché era un’idea folle. Bellissima e folle. Se è un nuovo tentativo per adularmi, sappi che ci stai riuscendo bene.

 
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view post Posted on 13/12/2023, 18:44     +1   -1
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Dolcemente avvolti dal tepore dell’acqua dell’onsen, in netta contrapposizione alla frescura tipica della sera incalzante, brindarono. Un brindisi particolare quello proposto dal castano, rivolto tanto al compagno quanto alla lussuosa dimora che aveva acquistato per loro, nella fervida speranza di poter vivere la loro – purtroppo risicata - intimità senza doverla strappare a qualche altro momento, costringendoli a stare allerta per il timore di essere scoperti. Nonostante un brivido come quello appena accennato potesse essere un ottimo ingrediente per mantenere vivo quell’incommensurabile bisogno di aversi, appartenersi e amarsi, pur costretti a mantenere una certa dignitosa distanza dettata dai ruoli di ognuno, essere costretti a vivere costantemente quel tipo rapporto come due clandestini non era certo l’ideale per saziare i loro desideri. Tutt’altro! Oltretutto, il castano credeva fermamente fosse arrivato il momento giusto per un passo di quella portata. Mai nella sua vita aveva desiderato tanto stare accanto a una persona, o di avere il bisogno fisiologico di viverla giorno dopo giorno, condividere con lei la quotidianità, finanche sacrificando spazi, abitudini, tempo dedito all’arte e alla musica. Era senza ombra di dubbio un passo molto importante, per entrambi.
Bevve ancora un sorso, pensando a come sarebbe potuta essere la loro vita da quel momento in avanti, nascosti ad occhi e orecchie indiscrete (soltanto Fuyu conosceva quel posto, avendolo aiutato a trovarlo), immersi nel verde e nel silenzio che avrebbe accolto le loro passioni nel momento in cui il lavoro non avrebbe richiesto la loro presenza. Dormire insieme e svegliarsi la mattina col profumo dell’altro accanto; gustare un buon pranzo assieme, senza persone moleste in grado di bussare alla porta nei momenti meno opportuni; suonare l’erhu seduto sul patio, sapendo che nella stanza accanto Yūzora leggeva uno dei suoi libri, o scriveva qualcosa nel suo diario..
Era un’immagine sublime, un pensiero stupendo.

Sorrise alle sue parole, accompagnate dall’entusiasmo mitigato di chi ancora non riesce a capacitarsi di quello che aveva ascoltato. Lo conosceva quello sguardo, limpido come l’acqua dello stagno più cheto. Temeva di aver frainteso tutto, che le sue parole fossero abbastanza criptiche da fargli fare un passo indietro, e per tale ragione cercava in lui una conferma. Baka.
Non dovrei? chiese suadente, appoggiando elegantemente la coppetta semivuota sul vassoio con la caraffa fumante per poter poi avvicinarsi sensuale a colui che solo era riuscito a mettere in ginocchio il suo cuore, speranzoso di essere amato e custodito. Lo accarezzò dolcemente in volto, dalla guancia sino al mento, osservandolo rapito, come il perfetto seduttore che era, primi di appropriarsi delle sue labbra per un bacio lento e passionale che di casto, credetemi, non aveva nemmeno il nome. E’ la mia arma migliore per convincerti a rimanere. sussurrò, a un passo dalle labbra che aveva appena carezzato con le proprie. Abbassò lo sguardo, prima su di esse, poi sulle mani che aveva avvolto nelle proprie per poter enfatizzare le parole che avrebbe dovuto proferire, cercando il coraggio per poter sopravvivere a un improbabile – ma pur sempre possibile – rifiuto da parte del Kyōmei. Resta con me, Yu.. disse, non appena ebbe trovato la forza d’animo necessaria. Sai.. tutto questo.. non voglio che sia solo mio. azzardò ancora, andando maggiormente in profondità, cercando di far comprendere al Rosso di volerlo con sé, per sempre. Sospirò. Ho bisogno del mio cuore, per trasformare questa dimora in una casa. Onegai, resta.. concluse, per poi tornare a guardarlo negli occhi, col cuore a mille. Avrebbe accettato di vivere con lui? Si sarebbe preso la responsabilità di sopportarlo anche al di fuori dello studio che spesso e volentieri li tratteneva in una morsa nel cuore della notte?
Inutile dire che quel suo cuore, fremente nell’attesa di una risposta, sperava ardentemente in un si.

 
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