Posts written by ArdynIzunia

view post Posted: 13/4/2022, 00:02     [Fase IV] 立上 - Giochi da giovani, gioie di demoni - Into the Gedo
- Valutazione -
Ste valutazioni stanno facendo la muffa! Vediamo di smaltirne qualcuna, prima di andare a nanna :sese:

Stando alle direttive date per l'evento, la missione è classificata come difficoltà S, quindi la valuterò come tale, senza però tenere considerazione del numero di pagine richieste. Questo perché tutte le missioni hanno la partenza in comune, 覚醒 Kakusei: scontro finale, e quindi sommando le pagine ci stiamo più che bene nei conteggi...

Votazione Finale

Voto: 8
Paga: 1.440 ryo
8tUHTbJ
view post Posted: 12/4/2022, 21:28     Nuova evocazione - Meccaniche Numeriche
Non per spegnere l'entusiasmo, ma sconsiglio di fondere due sutra insieme. Piuttosto potresti fare i grifoni, che hanno la forma ibrida tra uccello e leone, e quindi, a livello estetico, gustare quello. A livello di nindo, consiglio di rifarsi al significato mitologico proprio del grifone, custodia e vigilanza. A livello di meccanica, ovviamente, giocare sulle caratteristiche del grifone. Consiglio di dare un occhio a Wikipedia sulla pagina del grifone, per prendere spunto
view post Posted: 6/4/2022, 07:20     +1Riunione nordica (?_?) - Off-Topic
Comicon di Napoli, dal 22 al 25 aprile. 👀
view post Posted: 31/3/2022, 23:08     Conto di Hanna - Banca
Stipendio Aprile

• Paga Shinobi Chunin
120 Ryo

Nuovo totale 1.815 ryo
view post Posted: 31/3/2022, 23:07     Conto di Hachi Yamanaka - Banca
Stipendio Aprile

• Paga Shinobi Chunin
120 Ryo

Nuovo totale 7.500 ryo
view post Posted: 31/3/2022, 23:06     [Aprile] - Censimento mensile - Censimenti
Nome e cognome del personaggio: Hachi "Kacchan" Yamanaka
Rango: Chunin
Lavoro bonus: ///
Link alla scheda: X
Link al conto: X




Nome e cognome del personaggio: Hanna
Rango: Chunin
Lavoro bonus: ///
Link alla scheda: X
Link al conto: X
view post Posted: 30/3/2022, 09:38     Panda Creations - Grafica
Disegnare un personaggio storico, qui sul forum, come Hideyoshi, è sempre un’emozione. Spero di avergli reso giustizia in questa illustrazione :riot:
Ora però, figlio mio, mangia un po’ di più e fattele due lampade, che stai sciupato assai! Oh, meno male che sta arrivando la primavera, così almeno si prende un po’ di sole :asd:

5CmeXhd

Edited by ArdynIzunia - 30/3/2022, 11:32
view post Posted: 28/3/2022, 09:48     Panda Creations - Grafica
Ho ritrovato delle foto di vecchi amigurumi fatti su commissione. Vi lascio per darvi un'idea.


Lista Prenotazioni - Tempi di Attesa



Edited by ArdynIzunia - 30/3/2022, 10:28
view post Posted: 28/3/2022, 09:42     Panda Creations - Grafica
Ragazzottə salve!
Era da un po' che mi balenava questa idea in testa, perciò mi sono detta: "Ehi, perché non iniziare a prendere lavori su commissione?" E dunque eccoci qui! Ma... Ardyn/Panda/Paoletta, di che commissioni stai parlando? Beh, è presto detto, giovani miei patatini...

Forse non tutti sanno che, nel tempo libero, disegno... O meglio, provo a realizzare robe che siano vagamente apprezzabili ad occhio umano, ma ancor pochi meno (pochi meno, ma è corretto da dire? Boh...) sanno che mi cimento, con non poca modestia (almeno questo me lo concedo) nell'antica arte dello sferragliamento di uncinetto, con il quale realizzo simpatici amigurumi (almeno per ora, ma potrei ampliare il giro realizzando altri prodotti. Stay Tuned, potreste avere presto notizie di un eventuale shop online :coffee: )

Quindi, signorə, avete capito bene: da oggi si accettano commissioni per la realizzazione di disegni e amigurumi personalizzati! Ma veniamo più nel dettaglio...

Disegni su commissione
Siete stufi di cercare un prestavolto adatto per il vostro PG? In scheda vorreste tanto un faccino che sia minimamente somigliante alla descrizione che avete in testa del vostro beniamino, e non il solito omino nero sconosciuto, all'assassino di Detective Conan? Cercate qualcuno che vi disegni il personaggio per una qualsiasi altra ambientazione?

Vengo in vostro soccorso, proponendovi lavori a figura intera, mezzo busto o primo piano, a seconda delle vostre esigenze!

Vi basterà contattarmi in privato, tramite MP, fornendomi tutte le informazioni riguardanti la commissione che vorreste esser fatta. Che tipo di info? Beh, descrizione fisica, dettagli sul carattere del personaggio, in modo tale da poterli far scaturire nel disegno, particolarità nell'abbigliamento o simili. Ovviamente vi farò domande su domande, per fare in modo di avere un quadro quanto più completo possibile sul soggetto che volete essere rappresentato.

Delineato per bene cosa vorreste esser fatti, vi sottoporrò il preventivo del prezzo, che può variare in base alla complessità dei soggetti e dei dettagli che volete essere rappresentati.



Accettato il preventivo, si passa alla realizzazione dei bozzetti, sketch utili per definire pose, espressioni e altri dettagli presenti nel disegno, su cui avrete libertà di chiedere qualsiasi modifica. Una volta scelto il bozzetto definitivo, si passerà alla fase di line art, avvenuto il quale non sarà più possibile modificare elementi macroscopici del disegno. Segue poi colorazione, con costante feedback per trovare la giusta palette di colori e, infine, consegna del file in formato PNG. Nel caso vogliate qualche altro tipo di formato, non fatevi problemi a chiedere.

Riguardo al pagamento, non sono tipa da chiedere soldi tutto e subito, ma ritirare durante le varie manche di lavorazione, ma se avete esigenze particolari o preferite diversamente, ne possiamo tranquillamente discutere in fase di preventivo senza troppi problemi, così come i metodi di pagamento. Sostanzialmente il costo dei lavori parte dai 12€, ma è influenzato dalla complessità del lavoro.

Amigurumi su commissione
Avete sempre sognato di rendere materiale la piccola creatura che avete fatto nascere, crescere e correre qui sul forum? Desiderate ardentemente una riproduzione di quel particolare PG che vi sta sulle balle, in modo tale da poterlo usare come bambola vudu e valvola di sfogo per la vostra rabbia o, ancora meglio, riprodurre la propria ship preferita e fargli fare le zozzerie, come quando da piccini giocavamo con la Barbie e Action Man?

Ebbene, da oggi potrete chiedermi di realizzare, solo qui e solo per voi, un amigurumi raffigurante il PG da voi scelto!

Potrete scegliere tra due diversi modelli:
  • Versione Chibi: come suggerisce il nome, lo stile richiama molto quello di queste caricature giapponesi, con testa grossa e design semplice. Può avere gambe e braccia fisse, oppure movibili, ma non "posabili"

  • Versione "Posable": versione molto più dettagliata e complessa, ha lineamenti più proporzionati, più simili a quelli di un corpo normale, senza però perdere la caratteristica "cartoon". Molto più longilineo della versione Chibi, ha uno scheletro interno che permette di mettere in qualunque posa vogliate il pupazzo.



Scelto il modello di partenza, non resta altro da fare che scegliere il materiale con cui realizzarlo.

  • Cotone: l'amigurmi viene lavorato con un filato 100% Cotone naturale, morbido e resistente.

  • Vellutino: l'amigurumi viene lavorato con un filato 100% Poliestere, una microfibra che rende il lavoro estremamente soffice e vellutato al tatto.


Esattamente come per i disegni, contattatemi in privato tramite MP per delineare come vorreste esser fatto il vostro personalissimo amigurumi, che si tratti del vostro PG, del personaggio del vostro anime/manga preferito, la riproduzione di un vostro amico. Insieme, valuteremo il modello e il materiale più adatto, decidendo le dimensioni del prodotto finito.

Verrà quindi effettuato uno studio del modello 2D, una bozza utile per dare una previsione dell'aspetto finale del prodotto, su cui verranno indicate grandezze, rapporti e scelta dei colori e materiali, un passaggio fondamentale in cui sarà possibile chiedere l'inserimento di maggiori dettagli nella lavorazione o effettuare modifiche. Terminato lo studio 2D, in base a quanto scelto, verrà presentato un preventivo, che varierà a seconda del materiale scelto, dei colori e di quanti dettagli vogliono esser riportati.

Sostanzialmente mi baso su questo listino prezzi, ma la cifra varia a seconda del materiale, difficoltà di realizzazione e quanto dettagliato deve essere:
  • Versione Chibi : a partire da 20€ in cotone, a partire da 30€ in vellutino

  • Versione Posable : a partire da 35€


Accettato il preventivo, si passerà alla prima manche di pagamento, pari al costo dei materiali, o al massimo 50% dell'importo, in modo tale da poter avviare la produzione o, nel caso in cui manchino determinate tonalità di colore, reperire il materiale necessario. Considerate, però, che non si tratta di una lavorazione rapida, ma che richiede tempi di attesa che possono variare a seconda del materiale e della complessità del lavoro. Se quindi avete necessità di determinate date di consegna, perché magari volete regalare l'amigurumi per qualche ricorrenza, vi suggerisco di contattarmi almeno tre settimane prima della data per voi utile, in modo tale da permettermi di avere margine di manovra nel malaugurato caso in cui sorgano problemi nel reperimento del materiale, considerando poi tempi di confezionamento e spedizione.

Durante la lavorazione verranno mandati costanti work in progress, per tener traccia dello svolgimento del lavoro e, una volta terminato il lavoro, manderò video del momento in cui l'amigurumi viene confezionato nel packaging di spedizione, passando così alla fase di consegna con pagamento della rimanenza.

Come avviene questa ultima fase? In maniera molto semplice e, soprattutto, protetta per voi acquirenti. Questa ultima fase verrà eseguita sulla App di vendita Vinted, la cui registrazione è gratuita. Creato l'account, o se ne avete uno già in possesso, vi linkerò l'annuncio di vendita del vostro amigurumi, con il quale potrete scegliere le modalità di spedizione che più vi aggradano. La spedizione non è inclusa nel preventivo, in quanto gestita interamente dall'App Vinted, ma così facendo avrete maggior sicurezza in quanto non condividerete con me i vostri dati di spedizione, avrete modo di tracciare il pacco durante la spedizione e, soprattutto, potrete confermare il pagamento all'avvenuta consegna.

Vi lascio alcuni esempi dei miei precedenti lavori.
Personaggi a Figura Intera


Mezzo Busto


Primo piano


Chibi


Amigurumi (questi sono fatti di lana, sono indicativi per dare un’idea della forma del prodotto)
20 cm di altezza
HiEZGO0

11 cm di altezza, 15 cm compresa base di appoggio
50kwPp3

35 cm di lunghezza, è un work in progress (da finire il cappottino fatto col pannolenci)
idMJJSp


Edited by ArdynIzunia - 30/3/2022, 10:29
view post Posted: 22/3/2022, 14:03     All that you are - Nei Paesi Minori
Perdona l'attesa, ma finalmente ci siamo!
La sessione rispetta i 20k caratteri richiesti e, trattandosi di un'autogestita speciale, non conferisce exp.

Adesso sei ufficialmente Time Skippato e pronto per rientrare dalla latitanza, non appena ti verrà sistemata la scheda :riot:
view post Posted: 20/3/2022, 15:29     Qualche consiglio per la disciplina Evo - Off-Topic
Allora! Vengo in soccorso, lasciando i miei due spicci.

Per come la vedo io, potresti tranquillamente strutturare una tecnica personale, basandola sul fiuto del cane, mettendo come effetti sia il bonus su cercare, che effetti strettamente narrativi che siano fuori dal combattimento: per esempio se usata in fight, facilita il Cercare, mentre fuori ti permette di individuare tracce di persone/animali/cose, riconoscere nuovi odori per poi poterlo riconoscere in seguito e così via.

Banalmente, per farti un esempio di applicazione su una missione di Inseguimento/Caccia, hai il tuo obbiettivo da individuare, indaghi su di lui e, se trovi, che so, suoi effetti personali, con quella tecnica, a livello narrativo, riconosci la traccia olfattiva e sei in grado di rintracciarla in un certo range d'azione.

E tutto ciò può tranquillamente rientrare come unica tecnica, senza dover necessariamente sacrificare un'intera disciplina (ovviamente con le giuste carature di Competenza).

Riguardo, invece, la disciplina avanzata, certo, puoi tranquillamente rendere il cane un supporter, costruirgli sopra uno stile di combattimento molto "mordi e fuggi", del tipo ti faccio un dispetto per aiutare il mio compagno, ma poi mi metto a distanza di sicurezza per evitare botte. Cosa che si tradurrebbe in tecniche che puntano principalmente ad infliggere status alterati e/o modificare i MD.
view post Posted: 20/3/2022, 01:01     [TUTORIAL] Overardo Loto - Arena GDR OFF
Occhio che, da regolamento, i Tutorial devono seguire QUESTE regole. Altrimenti puoi tranquillamente fare un qualsiasi scontro in Arena. :coffee:
view post Posted: 19/3/2022, 10:23     Topic Centrale Role - Regolamento
CITAZIONE (Rei_hyuga @ 18/3/2022, 23:25) 
Mi scuso se riuppo, ma quando possibile vorrei informazioni sulla mia domanda e se c'è qualche master libero 🙈

Rei_hyuga purtroppo non è possibile fare le due cose insieme, perché si tratta di due tipologie differenti, che sarebbe una Quest per la disciplina e una Missione B per la promozione
view post Posted: 16/3/2022, 11:21     +1Laudatio Funebris - Arena
Le parole della donna gli giunsero sfumate, ovattate nelle orecchie, come se avesse avuto batuffoli di cotone a tapparle. La sua figura, poi, offuscata dalla vista malconcia e dal buio della stanza, gli apparve pallida, con quei lunghi capelli neri ad incorniciare una figura smunta, allungata. Per un attimo la figura del medico venne frapposta a quella di sua madre, a quel demone immondo che, su di lui, aveva solo riversato l'amore malato che può avere un famelico ghiotto su un arrosto invitante.

Tremò per la paura il piccolo, terrorizzato di aver nuovamente a che fare con quel mostro, ma il mondo intorno a lui ricominciò a spegnersi, lentamente, per effetto di un qualche sedativo, utile per calmarlo. I tremori si placarono, il respiro si fece più lento, il battito del suo cuore più regolare e si addormentò. "Un sogno... Si... Solo un brutto sogno..."

Non ebbe idea di quanto tempo dopo si risvegliò. Aprì gli occhi lentamente, disteso in quel letto, sbattendo le palpebre più e più volte, nel tentativo di cercare di mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava, offuscato dall'astigmatismo e dal buio della stanza. Questa volta, però, non serbava nel cuore la paura che, al suo primo risveglio, l'aveva reso incapace di orientarsi. Era più vigile, lucido e attento, com'era giusto che fosse. Proprio come gli aveva insegnato il suo papà.

"Devi imparare a saper percepire il mondo anche con gli altri sensi. È importante, sai, per evitare che il mostro ti catturi. Dove gli occhi non possono vederla, devi imparare a sentirla con l'udito. Senti? Il rumore dei suoi passi felpati sul parquet? Si muove leggera, in punta di piedi, ma lo senti, no? Quel lieve scricchiolio delle assi, quando sposta il peso da un avampiede all'altro?" Sfocata, intravide qualche spia accesa, con un lampeggio accompagnato da un suono metallico, artificiale, lento e continuo. Bip. Bip. Qualche passo più in là, qualcuno che camminava a passo sostenuto, di chi sembra aver fretta perché deve fare mille altre cose, le suole sbattere sul pavimento, stridere leggermente quando la gomma fa attrito, nel momento in cui si fermano.

"E se ci sono troppi suoni, o troppo pochi, rivolgi l'attenzione verso gli spifferi d'aria che percepisci sulla pelle, sempre! E afferrane l'odore. Bagnati le labbra, leggermente, così da renderle più sensibili e poi rivolgiti verso quel formicolio che percepisci." La lingua scivolò su labbra screpolate, ruvide come carta vetrata, la saliva bruciante sulle crepe più profonde. Rimase così, per qualche istante, immobile, gli occhi chiusi concentrato sulla sensazione delle sue labbra umide, sfregandole tra loro nel tentativo di umidirle maggiormente. Un singolo spiffero, sottile, non troppo invasivo, provenire dall'alto... Una bocchetta d'areazione? Corrucciò il viso, il piccolo bambino, cercando di studiarne il movimento, ma qualcosa sulla fronte lo infastidì. Cercò di alzare il braccio sinistro, sentendolo pesante come un macigno, per potersi toccare e... Era bendato, così come il braccio. Avvicinò quindi l'avambraccio al viso, nel tentativo di metter meglio a fuoco, ma risultò dannatamente difficile.

"Bravo, esatto. Inspira lentamente... Li senti, gli odori? Certo, sono tanti, ma quel mostro ha sempre lo stesso, identico odore: pungente, acre, una nota di sudore rancido magistralmente mascherato dall'odore di camomilla e rosmarino." Inspirò con una certa fatica, il naso intasato dai muchi. Riconobbe una leggera nota polverosa, tipica di quei posti che non hanno finestre con cui poter cambiare aria e... Quegli odori chimici, pungenti, simili a quelli dei prodotti usati da suo padre.

"E ora dimmi, piccolo mio: lo sai dov'è il mostro?" Sospirò il piccolo Hanna, facendo cadere pesantemente il braccio al suo fianco. "Sono in ospedale..."

Dopo quella prima rivelazione, Hanna si ritrovò confuso, disorientato. Non serbava alcuna memoria di come fosse finito lì, né, tanto meno, aveva idea di quale male l'avesse costretto a letto in quella maniera. Avrebbe voluto esaminarsi, per poter capire quanto fosse messo male, ma solo alzare il capo risultò un'impresa, perciò desistette, almeno in quel primo momento, preferendo aspettare, giusto un altro po', per recuperare le forze...

Quanto dormì, nuovamente, non seppe quantificarlo, ma questa volta sentiva di avere le giuste energie per potersi sistemare meglio sul letto, cambiando la posizione da una perfettamente supina, tirandosi un po' su con la schiena, strisciando verso l'alto tra le lenzuola di cotone. Un movimento in apparenza semplice, poco complesso, ma già nel mettersi in quella posizione le vertigini presero il sopravvento, dandogli un'orrenda sensazione di vuoto. Inclinò leggermente il capo all'indietro, gli occhi chiusi, in attesa che la sensazione di vorticare in mezzo al stanza scemasse, lenti respiri profondi ad accompagnarlo.

Un lungo sospiro, a segnalare il suo sentirsi nuovamente sicuro, ed ecco che provò ad addrizzarsi meglio, sistemando le coperte sul ventre. «Ok. Bene. Piccola pausa, adesso. » Anche la voce gli uscì incerta, roca, com'era tipico di chi era rimasto in silenzio tanto a lungo, ma la cosa non lo crucciava particolarmente. Era ben conscio del fatto che il suo corpo avesse bisogno dei suoi tempi, per poter riprendere a carburare a pieno regime. Doveva avere pazienza, solo quella e...

Notò gli occhiali, al suo fianco, nel letto. Evidentemente qualcuno glieli aveva lasciati sul petto, per poi esser scivolati quando si era rimesso su, un minimo seduto. Avevano una montatura sottile, color argento, a sostenere grandi lenti tonde. Quando se li inforcò sul viso, sospirò rasserenato: ora che vedeva perfettamente, sentiva il suo indicatore di carica salire di un paio di tacchette.

« Jōi, mi senti? Ti sei nascosta, per caso? » Volse lo sguardo per la stanza, speranzoso quasi di vedere la familiare figura del pupazzo vestito da infermiera, ma il sorriso neo nascituro si spense sulle labbra, constatando amaramente di esser solo. Non c'era nulla di suo, lì dentro. Chissà dov'era finita, la sua amata bambola di pezza munita di grembiule e cuffietta medica?

Avrebbe potuto evocarla, se ci fosse riuscito... E fu così che notò che anche l'altro braccio era fasciato, bello stretto, tra l'altro e che, cosa che non aveva notato all'inizio, avevano vergate, entrambi sulle bende, intricati sigilli. Certo, non ci capiva una fava di arti mediche, ma probabilmente servivano per curare la misteriosa causa per cui era chiuso lì, no? Jōi senz'altro avrebbe potuto risolvere per lui quest'enigma: dopotutto, racchiudeva al suo interno l'anima di suo padre e se non le sapeva lui, queste cose, che era un medico, chi altro poteva conoscerle?

Si morse il labbro, in modo tale da ottenere un piccolo taglietto da cui far uscire un'esigua quantità di sangue, lo stretto necessario per poter effettuare l'evocazione. Compose i sigilli e... Niente. Riprovò nuovamente e, come prima, sentì l'energia defluire, venir assorbita e nullificata. Si guardò le braccia, indispettito: che la causa fosse dovuta proprio a quei sigilli?

« Che pizza! » Borbottò, sbuffando e cadendo pesantemente tra i cuscini, incrociando le braccia al petto. La cosa gli dava un certo fastidio e, dalla sua espressione, era quasi lapalissiano. Dopotutto, si trattava pur sempre di un bambino e i bambini, si sa, per certe emozioni sono libri aperti, tanto facili da saper decifrare.

Le dita della mancina tamburellarono sul braccio destro, mentre i piedi si muovevano facendo perno sui talloni, da sotto le coperte. Perché quei sigilli si comportavano a quella maniera? Perché ce li aveva? Chi glieli aveva messi? Tante domande lo assillarono e solo una persona poteva dargli risposta: la donna che aveva visto, quando si era svegliato la prima volta.

Grugnì, indispettito. Non se la sentiva, per il momento, di alzarsi, avrebbe aspettato ancora un po', ma... Se non usciva da quella stanza si sarebbe messo ad urlare. « Uffa! » Pronunciò ad alta voce, distendendo di scatto le braccia e facendole ricadere di fianco. Doveva trovare assolutamente qualcosa da fare... Si guardò circospetto intorno, ma tanto era da solo, quindi... Avvicinò le mani tra loro, i palmi aperti tesi l'uno di fronte all'altro. Fece avvicinare tra loro i due indici e un piccolo bagliore lattescente illuminò tenuamente i polpastrelli. Lentamente li allontanò e, ad unirli, un sottile filo lattescente, fiocamente illuminato. Sorrise trionfale il piccolo, convinto di poter riuscire a lavorare qualche giro di maglia, ma non appena inforcò tra le dita le prime maglie avviate, i sigilli si attivarono, assorbendo al loro interno quegli esigui filamenti di chakra. Gli occhi spalancati, il bambino osservò a bocca aperta il suo lavoro andare letteralmente in fumo. Iniziò a dimenarsi, arrabbiato, sbattendo i pugni e tirando calci, per poi togliere un cuscino e lanciarlo contro la porta. Solo che, adesso, era di nuovo perfettamente supino. Digrignando i denti, volse lo sguardo verso il morbido guanciale. « Kuso... »

[...]



Il bambino si guardò intorno con aria titubante, fin troppo simile ad un cerbiatto timoroso di allontanarsi dalle zampe di sua madre, per esplorare quella vastità sconosciuta del mondo che lo circondava. Sabaku no Yumi l'aveva da sempre intimorito, da quando era giunto lì ad Oto: i suoi modi, i suoi gesti tanto eleganti, così come la sua fisionomia, gli ricordavano terribilmente sua madre, e se la sua genitrice era stata in grado di nascondere la natura mostruosa che possedeva, cosa impediva lei di fare altrettanto?

Annuì remissivo, sedendosi rapido alla sedia che la donna gli aveva indicato, rimanendo seduto in silenzio, per qualche istante, lo sguardo fisso sui piedi nudi che penzolavano a pochi millimetri dal pavimento. « Ecco... Io... » Pronunciò fiocamente, incurvandosi su se stesso e sbirciando in direzione dell'occhio di sabbia. "Ok. Ok. Calma. Lei non è la mamma. Lei non è come la mamma. Non mi farà del male..."

Deglutendo, cercando di farsi coraggio, allungò verso di lei le braccia fasciate. « P-perché ho queste? Mi impediscono di lavorare a maglia e non mi permettono di richiamare Jōi... P-perché non volete che faccia i miei pupazzi? Ho... Ho forse fatto qualcosa di sbagliato? » Domandò con la voce roca, gli occhi lucidi di chi sta per scoppiare a piangere.
view post Posted: 15/3/2022, 11:03     憂鬱 - Yūutsu | Quando la pioggia cade... - Nei Paesi Minori
CITAZIONE
Premessa: quello che segue è "il sunto" di una libera che per motivi di forza maggiore mi è stato impossibilitato concludere sul forum.

Sarebbe dovuta esser presentata parecchio tempo prima, perché fondamentale per spiegare interazioni tra PG giocanti utili ai fini dello svolgimento dell'ultima missione svolta, perciò, per evitare problematiche di coerenza narrativa, mi vedo costretta a pubblicare in questa forma.

Ogni interazione tra i PG è stata quindi concordata in una libera che è stata fatta su un forum esterno e che sarebbe dovuta essere postata copia carbone qui sul NGdR.

Ovviamente si desume che qui è riportato il punto di vista di Kacchan, mentre i dialoghi sono copia carbone, quindi concordati e assecondati dall'altro personaggio nominato nella giocata.

Non si tratta di un'autogestita, quindi il materiale qui riportato non è valevole per l'ottenimento di alcun tipo di EXP.

Il sole, nascosto dalle nuvole, riusciva a far passare a stento i suoi raggi i quali, colpendo le miriadi di gocce d’acqua che cadevano come lacrime dal cielo, irradiavano luce nel formare piccoli e sfuggenti arcobaleni, i quali però svanivano in fretta, data l’esigua quantità di luce che riusciva a passar oltre le nubi.

E cadeva incessante la pioggia, infrangendosi sulle case di quel piccolo borgo abbandonato, riempiendo col suo scrosciare il silenzio che vi regnava sovrano. Picchiettava contro le finestre chiuse e sulle tegole dei tetti, mentre nel bagno risuonava, incessante, il rumore delle gocce d’acqua che sfuggivano da un rubinetto che perdeva… E, in quella stanza, nonostante il rumore della pioggia, quel suono gocciolante rimbombava, scandendo il lento e inesorabile scorrere del tempo.

Plin. Plon.
Splish. Splash.


Le mani strette sul bordo gelido di marmo del lavandino, i muscoli delle braccia tesi mentre sorreggevano il peso del busto nudo, mentre Kacchan osservava la sua immagine nello specchio, il viso smunto, pallido, le occhiaie profonde, era più simile al fantasma di sé stesso. E come dargli torto: dopotutto, aveva appena sperimentato la morte, ma ne era fortunatamente uscito illeso, solo perché altri erano intercorsi in suo soccorso. Solitamente, guardandosi allo specchio, riusciva a vedere l’ombra di suo padre alle sue spalle, ma adesso… Era rimasto completamente solo.

Sul volto comparve l’ombra di un sorriso amaro, mentre riprendeva a spogliarsi. Aveva bisogno di una doccia, di lasciar scivolare via i pensieri… E sotto l’acqua che scorreva sulla pelle segnata da numerose impronte, ancora vivide su quel candore, si rese conto che, ora, poteva dirsi davvero libero di poter fare ciò che voleva, perché libero dell’ombra di quel genitore, quello che più amava, che avrebbe potuto giudicarlo per quel che faceva, che avrebbe potuto deludere…

Intanto, nella stanza accanto, la camera da letto che in passato apparteneva a sua nonna, percepiva distintamente il dolore di Makoto e Shiroko per la perdita subita. Nonostante le atrocità commesse, amavano davvero molto Kuroichi e, in quel momento, cercavano ognuna di dar sostegno all’altra. L’una per aver perso un fratello. L’altra per aver perso qualcosa di più di un semplice amico.

Terminata la doccia, con l’asciugamano legato in vita, Kacchan si spostò nell’altra camera da letto presente in quella piccola dimora, appartenente a suo padre, quando da giovane viveva ancora lì: c’erano rimasti alcuni suoi vecchi vestiti e qualche foto, oltre che una parete piena zeppa di libri. «Scusami se ci ho messo molto, ma se vuoi farti una doccia calda, il bagno è a tua completa disposizione. Se hai bisogno di un cambio di vestiti, posso vedere se c’è qualcosa della tua taglia… Non penso ti vadano i vestiti di mia nonna, spero non ti dispiaccia mettere qualcosa di maschile…. Almeno finché non si asciugano i tuoi vestiti...»

Poggiato sullo stipite della porta, ancora umido dalla doccia, Kacchan osservò Masaru assorta nei suoi pensieri. Ah, quanto avrebbe voluto riuscire a leggerle la mente come un tempo, sfogliarla come un libro aperto, capire cosa le stesse passando per la testa… Purtroppo gli era diventato impossibile farlo, incapacitato dalle miriadi di voci che gli sussurravano in testa, costantemente, impedendogli così di ascoltare la voce interiore degli altri. Si limitava, ormai, a concentrarsi sulla sfera emotiva degli altri, più facile da decifrare nel costante brusio di sottofondo, ma ben poco appagante nel soddisfare la sua curiosità…

« Non ne vedo il dramma, ti ringrazio. » Gli fece Masaru, lasciando la stanza per dirigersi a sua volta in bagno. Kacchan la seguì con lo sguardo, massaggiandosi il petto all’altezza dello sterno, dove la lama della kunoichi era penetrata nel corpo di Aki, infliggendole il colpo di grazia. Forse era quello, che la turbava a quel modo? Ne dubitava… Alla fin fine, Masaru non era un ninja di primo pelo e, di certo, quello non era stato il suo primo omicidio perpetrato a sangue freddo… Forse era perché, alla fine, le aveva impedito un ultimo faccia a faccia con Kuroichi?

Sospirando, lo Yamanaka si passò una mano tra i capelli bagnati, scacciando quei pensieri: non l’avrebbe forzata ad aprirsi con lui. Già in passato ci aveva provato e con pessimi risultati, quindi tanto valeva lasciare a lei la decisione: dopotutto, le aveva ampiamente dimostrato che poteva fidarsi di lui. Cazzo, le aveva addirittura dato la sua stessa vita in mano…

Frugando nell’armadio, trovò un paio di pantaloni di una tuta e una maglietta a maniche lunghe, che indossò senza farsi troppi problemi, constatando però con uno sbuffo infastidito essere troppo corti per lui: le maniche della maglietta a stento raggiungevano metà avambraccio, per non parlare dei pantaloni, che coprivano a malapena le caviglie. Certo che era cresciuto parecchio, in quegli ultimi anni… Si era sollevato di quanto? Una ventina di centimetri? Ed era diventato addirittura più alto di suo padre, quando aveva la sua stessa età… Prese qualcosa anche per Masaru, una maglia a maniche corte e un paio di pantaloncini. Probabilmente le sarebbero andati lunghi, ma sempre meglio di avere addosso vestiti bagnati.

Col fagotto sotto braccio, tirò fuori una sigaretta, intenzionato ad accenderla, ma non avendo con sé ne un accendino ne un paio di fiammiferi, si limitò a tenerla tra le labbra, mentre si avvicinava alla porta del bagno. Oltre l’uscio chiuso, sentì il rumore dell’acqua scrosciare nella doccia e per un attimo si immaginò di entrare dentro, trovandola nu… «Ti lascio il cambio dietro la porta, ok? Tra poco accendo anche il camino, così possiamo mettere lì vicino i vestiti ad asciugare...» Le disse oltre il legno della porta, scacciando quel pensiero osceno ed allontanandosi a passo svelto, dirigendosi nella piccola cucina.

Quasi disperato, accese la sigaretta vicino al fornello a gas, aspirando il fumo quasi fosse una benedizione e, come acqua fresca, quella “boccata d’ossigeno” spazzò via il suo nervosismo, riuscendo finalmente a rilassare i muscoli contratti. Dato che non riusciva a stare senza far niente, in quel momento, si mise a preparare del the, qualcosa di caldo in grado di riscaldarli per bene. Preparò il bollitore e dalla credenza tirò fuori quattro tazze, due delle quali sistemò su un vassoio, accanto al quale sistemò un cambio di vestiti anche per le altre due ragazze.

Attese che il the fosse pronto e, cercando di non combinare qualche danno versandolo in giro, si avviò verso la stanza dove Makoto e Shiroko riposavano. Le trovò stese a letto, stremate, Makoto stretta all’amica nel cercare conforto. Cercando di fare meno rumore possibile, per evitare di svegliarle, lasciò il vassoio sul comò, aprì l’armadio e, tirando fuori una vecchia trapunta, le coprì entrambe, per poi sgattaiolare via, voltandosi solo quando Shiroko, con un fil di voce, gli sussurrò un grazie.

Ritornato in cucina, prese le altre due tazze di the preparate e, tornando nella camera da letto, poggiò quella per Masaru sulla scrivania, mentre la sua la tenne in grembo, seduto sul bordo della finestra, intento a fumare e pensare… Perché aveva baciato Masaru, in quel momento? Forse perché stava per morire e non era poi tanto lucido…

« Kacchan, ascolta… » La voce della donna lo colse quasi di sorpresa, immerso com’era nel suo flusso di pensieri, tanto da non essersi nemmeno accorto di aver lasciato giusto due dita di the nella sua tazza, che aveva poi usato come portacenere e… Che cazzo, si era davvero fumato tre sigarette di fila?

« Credo di aver esagerato prima... Quando io e Shiroko ti abbiamo incontrato. Era il timore a parlare per me… » Gli confessò, genuinamente dispiaciuta. Con un sorriso mesto, Kacchan si sporse leggermente, poggiando la sua tazza sulla scrivania e prendendo quella ancora piena di liquido fumante, porgendola alla donna.

« Non ti devi scusare, anzi. Alla fin fine ne avevi tutto il diritto di esser sospettosa nei miei riguardi… » Si sedette più comodamente sul bordo della finestra, in modo tale da starle perfettamente di fronte, la schiena poggiata contro il vetro reso freddo dalla pioggia. « Ed è giusto che sia così. Dopotutto, io sono il primo a non fidarmi di me stesso, figuriamoci gli altri... » Spense la sigaretta, lasciandola cadere nella sua tazza vuota, le braccia tese ai fianchi, per bilanciare il peso su quella seduta risicata.

« Come ti senti? » Le domandò, lo sguardo blu fisso su di lei, quasi a volerla sondare nel profondo, per capire cosa le passasse per la testa.

«Un po' stanca… » Ammise la donna, lo sguardo basso sulla tazza di the che stringeva tra le mani, per poi scuotere il capo. « Non capisci. Non sei tu il problema. Erano ben altre le ragioni.»

Kacchan incrociò le braccia al petto, inclinando leggermente il capo, studiandola attento. «Ragioni che, immagino, riguardano il tuo precedente incontro con Kuroichi...» Nessuna accusa nella sua voce, solo la constatazione di un dato di fatto che, come volevasi dimostrare, ottenne conferma dalla reazione di Masaru che, semplicemente, fece un cenno affermativo con il capo.

Abbassò lo sguardo lo Yamanaka, puntandolo sui suoi piedi nudi che iniziò a sfregare tra loro, quasi a voler dissipare in qualche modo la tensione del momento. Ricordava perfettamente quel che Kuroichi gli aveva detto, dall’altra parte ”Chiedi scusa a Masaru da parte mia, anche se… Dubito potrà perdonarmi per quel che le ho fatto...” « Lo so. Avevo intuito c'entrasse lui e quello che ti ha fatto... Ne avevi tutte le ragioni e lui... Bhe, sembrava dispiaciuto di averti causato tanta sofferenza. » Ammise, ritornando a volgere lo sguardo su di lei.

Era incredibile il modo in cui il loro rapporto si era evoluto: ricordava bene quanto costasse per lei riuscire ad aprirsi agli altri e vederla così spaesata, in quel momento, gli fece salire prepotente il desiderio di stringerla forte, di confortarla e consolarla… Ma evitò anche solo lontanamente di accennare anche solo al volerla abbracciare, per timore che potesse nuovamente chiudersi in se stessa, escludendolo così dai suoi pensieri.

« Ricordi quando ci siamo incontrati? Quella sera alla locanda? » Gli domandò Masaru e lo sguardo di Kacchan non poté fare a meno di posarsi su una delle foto presenti in quella stanza dove, immortalati su carta, c’era una sua foto di quando era bambino, in compagnia dei suoi genitori. Evidentemente, suo padre doveva averla spedita a sua nonna, in una delle sue numerose lettere.

Ridacchiò sotto i baffi, strofinandosi il viso per nascondere il sorrisetto che gli era apparso, nel ricordare il giorno in cui si erano conosciuti. « E come potrei dimenticarlo... » Le confessò: dopotutto, in quella occasione, oltre che ad esser stati trasformati in bambini, era stata l’occasione in cui si erano conosciuti e avvicinati l’un l’altro, instaurando così le basi del rapporto che c’era oggi tra loro… Un rapporto che, a dirla tutta, Kacchan non comprendeva ancora del tutto.

Osservò Masaru cercare quasi disperatamente l’appoggio della sedia, quasi a voler trovare un sostegno fisico per darsi la forza di raccontare quanto stava per rivelargli. E Kacchan l’ascoltò, senza proferir parola alcuna, senza interromperla in alcun modo, permettendole di dar sfogo al male che le serrava la gola. Non entrò nel dettaglio di certi particolari, ma Kacchan non gliene diede colpa, ne tanto meno insistette per ottenerli: era già tanto che lei si stesse aprendo tanto a quel modo, con lui. Forzarla di dire altro gli sarebbe parso violare la sua fiducia.

« Mesi prima ero stata chiamata per una missione di vitale importanza. I piani alti contavano molto su di me e sulla mia collega per la riuscita dell'incarico, dato che avevamo con noi un'arma molto potente. Era un'indagine delicata, che ci aveva portato in un piccolo borgo agli estremi del paese, dove si svolgeva un torneo clandestino. Più ci avvicinavamo al nostro obiettivo, più la situazione si faceva rischiosa. Incontrammo per la prima volta Kuroichi, che si presentò a noi e ci portò dietro le quinte, mostrando una peculiare trasparenza, fino alla fine, finché ad un certo punto ci trovammo ad un bivio. La faccenda divenne sempre più spinosa, la scelta su cosa fare ricadde su di me e, nonostante l'ordine esplicito di non separarci, scelsi di prendere la strada opposta a quella della mia collega, trovandomi sola con lui. Mi accompagnò in una specie di laboratorio e lì mi mostrò una versione più piccola di quel minerale. Mi disse che sapeva di quell'arma che avevo con me e che sapeva come darmene il potere senza restarne soggiogata, voleva che diventassi parte dei suoi esperimenti. Mi sentii alle strette, inizialmente fui tentata di fuggire o di attaccarlo, poi pensai di correre il rischio, raccogliere informazioni e cercai di persuaderlo a venire dalla nostra parte, ma qualcosa accadde... Forse era stato lui troppo convincente. Forse io troppo debole in quel momento... Ed era stato maledettamente sincero sulla natura dell'esperimento e sulle potenziali conseguenze, aveva persino accennato alla sorella... L'unica cosa che aveva omesso, in tutto ciò, era la sua intenzione ad uccidermi una volta fatto da cavia. Come una stupida ragazzina, ho finito per consegnare la nostra arma più potente nelle mani di lui. Del nemico. Quando poi mi sono risvegliata, stava litigando seriamente con uno di loro, non ho visto cosa avvenne di preciso, però ricordo le sensazioni provate... Il dolore... Quella... Voragine dove avrebbe dovuto esserci un pezzo della mia anima... È come fosse successo ieri. Eppure sono sopravvissuta... E penso di essere stata l'unica cavia di Kuroichi ancora in vita per poterlo raccontare. È stata la mia collega dopo a recuperarmi e portarmi via, mentre lui era già fuggito. La missione non mi è stata segnata come fallita, ma per me è come se lo fosse... Anche se la Tsuchikage non la prese molto bene. Decisi di dire quanto era accaduto, esponendo le mie motivazioni. Non mi uccise, né mi arrestò... Potevo continuare la mia vita come sempre... ma da emarginata. Per mesi e mesi derisa e trattata come neppure i peggiori studenti d'Accademia. Persino i ratti venivano trattati più umanamente, a confronto... E come dargli torto...»

Quando vide una lacrima rigarle il viso, fu tentato di avvicinarsi a lei, asciugargliela, ma aveva timore di rompere quella piccola bolla che si era creata intorno, temendo di farla chiudere a riccio. Si morse un labbro, mentre serrava il pugno sotto il braccio. Ora capiva il perché l’avesse trovata in quello stato mentale, quando si erano conosciuti e maledì mentalmente quella troia della Tsuchikage e di tutti i suoi concittadini, per averla trattata in quella maniera… Ma di cosa si sorprendeva: ricordava perfettamente come quella vipera avesse messo su lo spettacolo del Torneo Chunin, per non parlare del breve tête-à-tête che ne era seguito, poco dopo… E si domandò del perché si fosse ostinata a rimanere in quel villaggio, date certe premesse, ma non glielo domandò, perché non aveva ancora finito di esporsi, proseguendo nel suo discorso.

« Quando ti ho visto nello stesso posto dove sapevamo esserci lui, in quelle condizioni, ho temuto di non essere più l'unica cavia rimasta in vita. È stato un sollievo sapere che mi sbagliavo. » Quella premura, quella preoccupazione nei suoi riguardi lo spiazzarono completamente, lasciandolo imbarazzato, grattandosi il petto dove aveva sentito la sua lama penetrare. « Beh, non so che dire… » Ammise candidamente, non sapendo bene cosa dire. « Non pensavo di contare così tanto, per te… Però, dato quello che ti è successo, penso di capire il perché di tante cose, adesso... » Sbuffò dal naso, massaggiandosi la mascella fino ad arrivare dietro alla nuca. Con uno scatto di reni si scostò dalla finestra, andando ad inginocchiarsi davanti a lei, accarezzandole il viso in modo tale da asciugar via quella lacrima che aveva osato sfuggire al suo ferreo controllo, per poi scostarla, dandole una leggera pacca sul ginocchio, in un gesto rassicurante. « Ora, però, è finita. Pensiamo al presente adesso… A meno che ad Iwa non ci siano ancora problemi, per te... » Le domandò, con una strana luce minacciosa negli occhi.

« Dopo aver contribuito a salvare le Koizumi? No...È tutto tranquillo adesso, mi hanno anche dato la promozione. » Lo rassicurò Masaru, permettendogli così di tirare un sospiro di sollievo. « Meglio così allora… Spero solo non abbiano nulla da ridire, sapendo che ho collaborato con te… Cazzo, ora che ci penso, forse sarebbe meglio che non sappiano affatto di un mio eventuale coinvolgimento… Dopotutto, sono un disertore e se a Konoha sapessero dei miei spostamenti, sarebbe un gran bel problema... » Ammise lo Yamanaka, pensieroso… O almeno questo avrebbe voluto dire, se non fosse stato che Masaru lo interruppe sul più bello… E spiazzandolo completamente.

« Sai, ad essere sincera, nemmeno io pensavo di contare così tanto, per te... Quel bacio... » « Ah… quel bacio... » Farfugliò a stento, completamente paonazzo in viso, scostandosi leggermente per sfuggire al calore invitante di quella sua mano, che si era avvicinata per accarezzarlo, sfiorandolo con quel morbido tocco.. Nascose metà della faccia nel palmo della mano, guardandola di sottecchi. Ecco, quella si che era una bella domanda: perché diavolo l’aveva baciata, in quel momento?

« Io… Sinceramente, non lo so... » Ammise, mantenendo lo sguardo basso, continuando a nascondere parte del viso, nello sguardo un’ombra di tristezza. « Forse perché sapevo di stare per morire e, in quel momento, avevo paura di restare solo o… No, non è nemmeno per questo…» Iniziò a massaggiarsi la base della nuca, nascondendo il suo sguardo a Masaru. « Ho scelto di intraprendere una strada che mi costringerà a restare solo. Quei pochi affetti che avevo li ho lasciati a Konoha e, per la loro sicurezza, ho finito per farmi odiare da loro, per aver scelto di accantonarli dalla mia vita. » Rimase in silenzio per qualche istante, cercando di deglutire, ma la bocca gli si era seccata. « Ti ho baciata perché avevo un disperato bisogno di sentirmi legato a qualcuno, in quel momento… Perché se non l’avessi fatto, a quel punto, non avrei avuto alcuna scusa per lasciarmi andare.»

Rimasero in silenzio, un silenzio pesante, carico di amarezza, forse, mentre si scrutavano, occhi negli occhi. Kacchan fu il primo a distogliere lo sguardo, abbassandolo, massaggiandosi il petto, quasi a voler scacciare un macigno che gli era caduto sul cuore, un senso di colpa che non riusciva ancora per bene a spiegarsi. « Kacchan... La strada che hai scelto... Ha a che fare con le tue ricerche? » Gli domandò, avvicinandosi e cingendogli il volto con le mani, delicata, come se si stesse prendendo cura di un fiore tanto fragile. Un lungo sospiro sfuggì alle labbra del biondo, quasi fosse rassegnato. Aveva già vissuto uno scenario simile, quando aveva lasciato Konoha, con le sue amiche a cercare di farlo desistere, o, alla peggio, unirsi a lui...

« Non legarti a me, Masaru. Potrei diventare come Kuroichi, un giorno. O forse anche peggio. » « È soltanto un possibile futuro tra tanti, ma non è forse vero che siamo noi a decidere il nostro futuro? So come ti senti, Kacchan... Prima, quando mi hai mostrato le tue capacità, parlavi di me come di una persona normale... ma non sono sempre stata quella che vedi oggi, né lo era la Roccia. Queste mani che adesso ti accarezzano, molti anni prima avrebbero potuto ucciderti se solo mi fosse stato ordinato.
Da quando sono nata non ho avuto molte scelte, solo tappe obbligate. Sono stata cresciuta per uccidere e, non avendo nessuno, stavo per diventare un mostro pari al mio stesso aguzzino, poi ho conosciuto persone a cui devo la mia stessa vita, ho preso sempre più consapevolezza di me stessa, ho anche commesso errori e come te mi sono isolata per proteggere chi avevo accanto... Ma sono riuscita nonostante tutto a ritrovare me stessa e grazie a loro… E in parte alla mia volontà, a riprendermi la mia vita, anche se ci sto ancora lavorando. Se ci sono riuscita io, non vedo perché con te dovrebbe essere diverso. La chiralina e la passione per la scienza, questo ti accomuna a Kuroichi, è vero, ma questo soltanto, poiché, da ciò che ho visto, tu non sei lui.
Ti consideri pari a quel demone, ma non è così. Lui aveva da tempo fatto la sua strada e ha perso sé stesso, annientato dal suo desiderio. Seppure fosse un medico, i suoi poteri erano fatti solo per uccidere, oltre che ucciderlo. Così anche i miei poteri sono fatti per uccidere, per distruggere, e allo stesso modo quelli di Makoto, mentre tu, con i tuoi poteri, puoi anche aiutare gli altri. Hai qualcosa di unico che può aiutare chi tra i morti è rimasto bloccato qui a ritrovare la propria strada, e chi tra i vivi non riesce a continuarla. Le tue ricerche... È importante che impari a conoscerti, Kacchan, ma è altrettanto importante che non perdi te stesso. Imponiti dei limiti e non privarti dell’amore e dell’aiuto che è giusto tu abbia. Io non posso dirti quale sarà il tuo futuro, posso solo indicarti la strada, il resto sta a te. E da quel che ho potuto vedere, non mi sembra che tu stia andando male. Dopotutto, hai aiutato delle anime a liberarsi dalla loro prigionia, hai aiutato il mondo a non cadere nelle mani di quel demone... E hai aiutato me.»


Rimase in silenzio, Kacchan, gli occhi cobalto fissi in quelli di Masaru, mentre si facevano sempre più lucidi. Ogni parola pronunciata dalla donna scivolò dentro di lui, riscaldandogli il cuore in una maniera tale da pensare non fosse possibile.

Da quando aveva preso la decisione di lasciare Konoha, era convinto di essersi introdotto in una strada tortuosa e solitaria, ma adesso... Forse poteva davvero non esser così solo, su quel sentiero tanto impervio?

"Buffone. Sei solo un buffone, ecco che cosa sei... Alla fine le tue compagne e tua madre non ti hanno detto le stesse cose? Di la verità, che in realtà ti piace crogiolarti nella tua disperazione. Ci guazzi nel sentirti martoriato, vittima di un mondo più grande di te. Ipocrita che non sei altro."

Posò una delle sue mani su quelle di Masaru, facendole scivolare il palmo davanti a viso, in modo tale da permettergli di darvi un bacio, chiudendo gli occhi, in modo tale da non farle vedere il turbamento che covava dentro di sé.

« Non lo so, io... Non penso di meritarmelo... » Sussurrò tra sé e sé, quasi cercasse di convincere se stesso ad accettare quell'inaspettato affetto da parte della donna.

Rimase quindi a fissarla, in silenzio, tenendo la sua mano sul suo viso, sfiorandole il palmo con le labbra, mentre lo sguardo scivolava sui suoi lineamenti delicati, per poi soffermarsi sulle sue labbra. « Che male ci sarebbe, nel lasciarsi andare... » Sussurrò, sporgendosi verso di lei con lentezza, per darle tutto il tempo di allontanarlo, se non avesse voluto, ma...

« Mi chiedo perché cerchi di distruggerti, quando esistono altre vie. » "Dopo una dichiarazione simile pensi davvero che voglia rifiutarti? Cazzo, quanto sei imbecille Kacchan..."

Sfiorò le sue labbra con un tenero bacio, nulla a che vedere col primo che si erano scambiati. Pareva incerto, quasi fosse ancora combattuto nel volersi affidare completamente a lei. E tutto ciò appariva quasi ironico, considerando in che modo i due si fossero scambiati i ruoli, da quando si erano conosciuti.

[... Sarebbe dovuta seguire una pseudo gag comica sugli unicorni e pare mentali di inadeguatezza di Kacchan, che aggiungerò non appena passerò a pc. Segue poi scena hot che, su richiesta dell'altra parte in causa, eviterò di postare, anche perché ininfluente ai fini della giocata...]



Stremati, madidi di sudore, i due amanti si lasciarono andare, distesi su un letto completamente sfatto, le lenzuola aggrovigliate e gettate da parte a parte, reduci acciaccati di una lotta che li ha visti entrambi vincitori.

« Tutto bene? » Le domandò lo Yamanaka, strofinandosi il viso, quasi intenzionato a volersi allungare per poter recuperare una sigaretta, ma... Cazzo, l'astuccio con tabacco e filtri l'aveva lasciato sulla scrivania e, in quel momento, non aveva per nulla vogliadi alzarsi. « Non sono io quella piena di graffi. Dovrei essere io a chiedertelo.» Gli rispose la donna, con un sorriso stanco.

Una risatina bassa e roca proruppe dal fondo del suo petto, stiracchiandosi alla stregua di un gatto che, facendo le fusa, sembrava non esser mai sazio d coccole. «Ah… Sono magnificamente a pezzi. Sarebbe il caso di farsi una doccia, di nuovo, ma… Cazzo, sono fantasticamente stremato.» Rispose Kacchan alla sua preoccupazione, sorridendole appagato, ma il suo sorriso andò via via spegnendosi nel notare lo sguardo di Masaru farsi stranamente più cupo. «Sono abbastanza preoccupata però.» «E di cosa?» Le domandò, genuinamente perplesso, voltandosi su un fianco per poterla osservare meglio. «Non… Non ti è piaciuto forse?»

Per un attimo il timore di esser stato un ben misero amante gli procurò una dolorosa stilettata al suo ego maschile, ma percepiva una strana preoccupazione, nella donna, un timore che non aveva nulla a che vedere con la sfera sessuale e ciò lo mise ulteriormente in allerta, quasi temesse dove quel discorso, ben presto, sarebbe andato a parare. «No, non è per quello, anzi è stato piacevole… Solo che mi spaventa questo tuo desiderio di provare dolore. Non il desiderio n sé, non saresti il prim così che approccio, solo che… Ho ripensato a quel che mi dicesti dei tuoi trascorsi e…» Lo sguardo del giovane si assottigliò, lasciando però alla donna il tempo di terminare quanto volesse dire. «Non vorrei che questo desiderio ti portasse da qualcuno che vuole davvero farti del male, in modo irreparabile, in un momento così vulnerabile come questo. O anche solo manipolarti. »

Oh, quello si che fece male, molto più di quanto si potesse aspettare nel tradire le aspettative insoddisfatte di una partner sessuale. Allibito, scosse il capo, quasi a cercare di dare un senso a quel discorso. Davvero credeva che fosse un caso così perso? «Uhouho. Frena, ok? Io non…» Si scostò da lei, quasi la sua presenza, adesso, lo infastidisse a tal punto da rendere opprimente la sua vicinanza. «Credi davvero che io sia così masochista? Cazzo Masaru, so bene fin dove posso spingermi e, di certo, queste cose non le farei con chiunque, ma solo con chi sento di potermi fidare. Mi credi davvero così ingenuo?» Non traspare rabbia dalle su parole, quanto più delusione. Non si aspettava affatto quel tipo di giudizio da parte di Masaru, ne che potesse valutarlo in maniera tanto superficiale.

Abbassò lo sguardo, massaggiandosi il petto in cerca della freccia che lo aveva trapassato, ma quel dolore fantasma altro non era che causato da quel giudizio inaspettato. «No, io non… Non intendevo questo. Io… Dimentica quel che ho detto…» Sentendo l’imbarazzo crescere nel tono di voce e nell’animo della Jinton, lo Yamanaka alzò nuovamente lo sguardo su di lei, sospirando mestamente. Sembrava davvero mortificata e, forse, non era stata davvero sua intenzione ferirlo con quelle parole, quanto più cercare di dar forma ad un suo timore che, nonostante tutto, sapeva bene esser perfettamente fondato.

Un sorriso amaro gli si dipinse sul viso mentre la tirava nuovamente a se, dandole un delicato bacio sulle labbra. «Lo so, ho capito perfettamente invece e capisco la tua preoccupazione, ma stai tranquilla. So quando smettere e come far smettere, nel caso la cosa sia fuori dal mio controllo... O devo forse ricordarti quello di cui sono capace di fare?» Iniziò così a sfregarle la punta del naso sulla spalla, proprio come fa un gatto quando fa le fusa, ma la sensazione che trasmise fu più simile a quella che può dare un serpente a sonagli pronto a mordere. Effetto della chiralina in circolo, ma sapendo bene come controllarne i livelli, così come era arrivata, quella sensazione immediatamente scomparve. «Lo so, scusami, è stato stupido pensarlo...» «Nah, tranquilla... Dopo ciò che è successo, è facile temere di qualsiasi cosa. La prudenza non è mai troppa, no?» «GiŻ

Un sospiro profondo proruppe dalle labbra schiuse del giovane, una mano a scivolare pigramente sulla schiena nuda della compagna mentre l’altra, delicata, andava a posarsi sulla sua, di mano, posata sul suo petto. Un calore, quello, di cui si crogiolò, quasi beato, ma vedendo lo sguardo pensieroso dell’altra la frustrazione tornò a farsi sentire prepotente, in lui. Perché doveva farla impensierire così tanto? «Non puoi nemmeno immaginare che darei, adesso, per poter riuscire a leggerti il pensiero... Prima ci riuscivo senza problemi, ma adesso... Vabbè, lasciamo stare... Piuttosto... Che pensi di fare, adesso? Cioè, ti fermi qui per qualche giorno o... Ritorni ad Iwa?» «Non tornate ai vostri villaggi?» Gli domandò Masaru, sorpresa, ricevendo in cambio una smorfia. « Oh, beh, non penso proprio... Io, per lo meno, ne dubito fortemente. » Già, perché di certo la sua non era esattamente una situazione tranquilla: lasciare il villaggio in quel modo, senza attendere un verdetto riguardo quello che aveva fatto a Sakanoshita… Probabilmente Akane, adesso, aveva piazzato una taglia sulla sua testa, restava solo da capire se andava considerata come ricompensa per la cattura di un criminale per aver ritrovato una persona scomparsa… Ciononostante, qualunque fosse stata la decisione in merito dell’Hokage, di certo lui non aveva intenzione di tornare, o almeno non prima di aver concluso le sue ricerche…

« Diciamo che... Ho lasciato Konoha in un momento in cui forse non avrei dovuto togliermi dall'occhio vigile della legge. » « Mi stai suggerendo di usare le manette la prossima volta?» Gli sussurrò maliziosa lei, impedendogli così di trattenere un sogghigno famelico, come se non gli fosse affatto bastato il sesso fatto fino allora. « Oh, non mi dispiacerebbe affatto, sai?» Un nuovo sospiro, utile per cancellare quell’aria giocosa dal viso e tornare terribilmente serio, lo sguardo rivolto dritto davanti a se, perso quasi nel vuoto. «Scherzi a parte, sto cercando di mantenere un profilo defilato, per evitare che a Konoha possa arrivare voce dei miei spostamenti.... Sai com'è, potrebbero non vedere di buon occhio le mie ricerche... O meglio, il fatto che le stia facendo senza la loro autorizzazione...
»
Anche perché, a conti fatti, fino a quel momento non è che avesse ancora coperto chissà quanto. Certo, riusciva ad avere controllo sulle sue facoltà, ma c’erano ancora troppi misteri dietro a quello che era in grado di fare…

«Oh lo capisco, anche se non so di chi stai parlando...» L’affermazione della Jinton lasciò completamente stranito lo Yamanaka, non riuscendola a seguire. «Dopotutto, io qui non ho visto nessun konohano biondo, quindi come potrebbero saperlo...» Un sorriso radioso illuminò il volto del giovane, ora consapevole di quello che la ragazza gli stava dicendo. Riconoscente, le diede un nuovo bacio, sussurrandole un grazie a fior di labbra. «Quando hai voglia di staccare la spina, di tanto in tanto, beh... Insomma, pensavo di usare questo posto come mia nuova base, per cui...» Si interruppe, imbarazzato nel fare quella proposta a Masaru. ”Porca puttana, da quando sono diventato così attaccato a lei!?”

«Tranquilla, non sentirti costretta... Piuttosto, se vuoi farti di nuovo una doccia, fa pure. Intanto rimetto a posto questo macello…» Le suggerì, quasi sbrigativo, alzandosi in piedi e dirigendosi alla finestra, quasi volesse materialmente scappare da quella consapevolezza che lo aveva colpito come un pugno in faccia. Seriamente, com’era stato possibile che si legasse a quella maniera a Masaru? Come ipnotizzato dalla pioggia che si infrangeva sul vetro, si accorse che la Takeda si era allontanata solo quando chiuse la porta alle sue spalle, dirigendosi verso il bagno. Solo allora si concesse un nuovo respiro profondo, mentre apriva la finestra e l’aria fredda gli sferzava il petto nudo.

Si era allontanato da Konoha proprio per evitare di mettere a repentaglio la sicurezza delle person che più gli stavano a cuore e adesso? Davvero si voleva impelagare in una relazione con Masaru, rischiando di mettere in pericolo pure lei? Con un’imprecazione si mise a sistemare la stanza, cambiando le lenzuola che portavano i segni evidenti di quello che avevano fatto nelle ultime ore, per poi mettersi a fumare sulla finestra, lo sguardo assente. Quando sentì Masaru rientrare, spense la sigaretta nella tazza che ormai era diventata un posacenere e, agguantano le lenzuola sporche, le andò incontro, dandole un bacio affettuoso sulla fronte. «Su, va a letto. Hai bisogno di riposare…» E, così dicendo, la lasciò sola in stanza, gettandosi verso la doccia come se ne dipendesse della sua stessa vita.

E lì, sotto il getto d’acqua gelido a scroscianti sulla testa, i pensieri tornarono a vorticare insistenti, ronzargli intorno come uno sciame di vespe fastidiose. Era davvero un bene dare corda a quello che stava succedendo tra loro due? Ma soprattutto, esattamente, cosa stava succedendo? Se voleva davvero capirci qualcosa, di quella situazione, doveva analizzarla in maniera lucida e distaccata, cercando di osservala dal punto di vista più oggettivo possibile. Cosa provava esattamente per lei? Simpatia, affetto, o qualcosa di più? Certo, il sesso tra loro era stato straordinario, almeno per lui, ma da qui a dire che si fosse innamorato di lei, ne passava di acqua sotto i ponti… Magari si stava consolidando una bella amicizia….

Indispettito, guardò il suo riflesso nello specchio del bagno: occhiaie scure gli segnavano gli occhi e un velo leggero di barba lo facevano apparire più deperito di quanto in realtà non fosse. Se sa madre lo vedesse in quello stato, sicuramente inizierebbe a preoccuparsi del suo stato di salute: stava dormendo il giusto quantitativo di ore? Stava mangiando come s doveva? Di ridurre il numero di sigarette che fumava, manco a parlarne… Davvero voleva avere appresso l’ennesima persona che si potesse preoccupare di lui o che, peggio, potesse chiedergli di lasciar perdere quello che stava facendo, per amore del loro rapporto? Non avrebbe potuto mai sopportare, anche solo l’idea, di dover abbandonare le sue ricerche, magari perché per lei poteva essere troppo pericoloso…. ”Ti stai fasciando la testa ancora prima di rompertela, testa di cazzo.”. Si rimproverò da solo, rivestendosi e rimettendo a posto il bagno.

Anche se, adesso che aveva tirato fuori la questione… Kuroichi non gli aveva parlato di certi suoi appunti? Se non ricordava male, Shiroko sapeva dove lo Yotsuki li nascondeva. Cercando di non fare troppo rumore, uscì dal bagno dirigendosi verso la stanza dove le due ragazze di Kumo stavano riposando, ma non gli servì nemmeno avvicinarsi alla porta, perché percepiva che, al momento, solo Makoto stava lì a riposare. Shiroko doveva essere uscita e, forse, aveva anche una mezza idea di dove trovarla…

[…]


«Non mi aspettavo venissi qui… Ero convinta ti stessi divertendo, con quella tipa…» Commentò impassibile Shiroko, dandogli le spalle, china sul cumulo di macerie dove prima sorgeva parte del Tempio cittadino. Kacchan fece una smorfia, tenendo la sigaretta in bilico tra le labbra tese, passando imbarazzato una mano tra i capelli bagnati dalla pioggia che stava lentamente cessando di scendere. «Ma sta tranquillo, non ti giudico per questo. Dopotutto è più che normale cercare una valvola di sfogo, con tutta quella adrenalina accumulata dopo un combattimento all’ultimo sangue. Poi, per un attimo, sei anche quasi… No, togliamo il quasi… morto, quindi, quale modo migliore per festeggiare l’essere ancora nel regno dei vivi?»

«Ok, forse il nostro comportamento è stato irrispettoso nei confronti tuoi e di Makoto, mi spiace…»«Te l’ho detto, non serve che ti scusi per questo. Non ti giudico.» Kacchan sospirò rassegnato, in piena difficoltà nel cercare di trovare il giusto approccio con l’albina: quella donna, a differenza di Masaru, era dannatamente ostica da trattare, e non per colpa di un carattere difficile, ma per via del suo atteggiamento e del suo modo mentale, che a facevano apparire dannatamente apatica verso tutto e tutti.

«Hai trovato i suoi resti?» Le domandò con una certa titubanza, ricevendo in cambio un segno di diniego col capo. «A parte alcuni lembi del suo cappotto, sembra non sia rimasto più nulla di lui… Come se il suo corpo si fosse dissolto nel vento.» Commentò l’albina, alzandosi in piedi e avvicinandosi allo Yamanaka che, inaspettatamente, si vide rifilare tra le mani un libro dalla copertina di cuoio scuro. «Aspetta, m cosa…» «Non era questo per ci sei venuto? Sono tutti gli appunti di Kuroichi sulle sue ricerche…» Lo Yamanaka, basito dalla facilità con cui la donna gli stava cedendo quel prezioso bottino, iniziò frenetico a sfogliare il piccolo tomo… Per poi alzare nuovamente lo sguardo perplesso sulla donna. «Ma è vuoto! Le pagine sono completamente bianche!»

La donna rise sommessamente, posandogli una mano sulla spalla, quasi a volerlo rincuorare. «Kuroichi è sempre stato un tipo molto prudente in tutto quello che faceva. Aveva i suoi metodi per evitare che la gente potesse ficcare il naso nei suoi affari, ma qualcosa mi dice che non avrai problemi a scoprire il segreto dietro a quel suo diario.. Buona fortuna, aaparetar aavmaran

[…]

Lentamente Kacchan aprì la porta della camera da letto, sperando di non fare troppo rumore, per non svegliare Masaru… No, evidentemente era ancora sveglia, ma stranamente stava fingendo di dormire e, nelle condizioni in cui si trovava mentalmente, non si sentiva per niente in vena di affrontare una discussione sui perché e i per come. Era stato tutto gasato all’idea di poter mettere le mani sugli appunti delle ricerche di Kuroichi, ma scoprire che in qualche modo erano criptati era stata una gran bella batosta. ”Tanto per cambiare… La mia solita fortuna…”

Sconsolato, si sedette per terra, le braccia conserte poggiate sul bordo del letto, usandole a mo’ di cuscino. Ormai ci vedeva nero… Un pensiero si fece strada nella sua mente: se Makoto era in grado di manipolare la chiralina, in maniera simile alla sua, cosa poteva votare Kuroichi di fare altrettanto? Magari la chiralina era la chiave con cui riuscire a leggere quel diario?

«Perché fai finta di dormire?» Domandò alla fine, sentendosi lo sguardo di lei addosso. «Non fingo, è solo che non ci riesco... Forse sono successe troppe cose in un solo giorno… E tu perché dormi a terra?»«Non volevo disturbarti... Hai bisogno di riposare e non so quanto ci riusciresti, se c'è anche il mio culone grasso ad occupare spazio…» Ridacchiò, cercando di alleggerire il nervosismo che provava con un po’ di ironia. «Mi stai dicendo che in realtà sono vittima di una genjutsu e sei più grasso di quello che vedo?» «Oh, beh, hai avuto modo di verificare tu stessa quanta ciccia ho vicino a queste ossa lunghe…» Sghignazzò, gli occhi chiusi… Perché diavolo gli bruciavano a quella maniera, adesso? «Ah, ora capisco perché è stato difficile riuscire a trovare il tuo spiedo nel mezzo...»

La battuta lo fece ridere di gusto, ciò nonostante, però, continuò a mantenere il viso nascosto tra le braccia: quel bruciore improvviso agli occhi non gli piaceva, che fosse dovuto agli sbalzi di chiralina che aveva subito nell’arco di quelle ultime giornate? «Eh si, proprio difficile…» Sobbalzò leggermente quando sentì le mani di Masaru passare dolcemente tra i suoi capelli e, per un istante, il fastidio che provava si affievolì, il desiderio di lasciarsi crogiolare da quel calore intenso. Forse era per questa ragione che si era lasciato tanto andare, con lei…

«Kacchan, se tu fossi un disturbo per me posso assicurarti che l'avresti notato. Inoltre... Fa ancora molto freddo in questa stanza.» «Merda... eppure ero convinto di aver lasciato acceso il camino apposta per.... Oh, giusto... Beh, che aspetti allora? Sposta quel tuo culone ciccioso un po' più in là, così posso infilarci anche il mio...» Rialzò la testa, stropicciandosi il viso: ok, sotto le mani non sentiva la presenza delle solite secrezioni, ma non era detto che la sclera non fosse scura, e l’ultima cosa che voleva, in quel momento, era far preoccupare Masaru. Non se lo meritava.

Si infilò sotto le coperte insieme a lei, cercando di tenere gli occhi chiusi. Seppur la luce nella stanza fosse fioca, gli dava tremendamente fastidio. «Su, vieni qui e fatti riscaldare dal tuo grassoccio unicorno preferito…» «Non sei un unicorno...» Rispose di rimando la donna, stringendosi tra le sue braccia. Ah, di nuovo quella sensazione piacevole, il fastidio farsi sempre meno insidioso… Poggiò la guancia contro la sua testa, inebriandosi del suo profumo, crogiolandosi di quel calore così tanto confortevole. ”Schifoso bastardo.”

«Spiegami una cosa... Perché ti fanno così tanto spavento gli unicorni?»
La sentì rabbrividire tra le sue braccia, e a differenza sua non si trattava di un brivido di piacere. «Ho visto fare cose che era meglio non vedere a riguardo...» Quella risposta lasciò spiazzato il giovane, che dovette farsi forza nel trattenere una risata. «Non c'è nulla di divertente.» Rispose la donna, piccata. Ok, la cosa era abbastanza comica, ma non era il caso di deriderla in quel modo. Doveva assolutamente trovare il modo per farsi perdonare e… Forse sapeva come fare, avrebbe solo sfruttato un pelino una delle fobie di una delle sue compagne…

«Se ti può consolare, io ho il terrore dei criceti.» «A cosa è dovuto?» «A cosa è dovuto? Ma scherzi!? Sono creaturine infernali quelle... Si fingono carine e coccolose per poi ucciderti quando tu abbassi la guardia, o peggio, schiattano così BOOM, di colpo, senza senso, giusto per farti sentire in colpa e... E niente, quando ero piccolino una di quelle bestie mi si è infilata nei vestiti... Mi zampettava tutto addosso, sentivo i suoi artiglietti penetrarmi la carne r poi ha iniziato a mordicchiare...» E, così dicendo, iniziò ad emettere dei versetti striduli, quasi a voler imitare quelli di una qualche creatura infernale intenta a rosicchiare qualche ossicino.

«Devo dire che ti riesce molto bene il criceto assassino.» «Criceto mannaro assassino, prego. Ci tengo ai giusti riconoscimento.» Riuscì a strapparle una risata e quel suono dolce, così distante dalla rigidezza che la distingueva, rinfrancò il suo spirito. Ecco perché aveva cercato quel contatto, con lei: sentiva la necessita di aver modo di staccare la spina, dimenticare per un attimo tutto il resto. Certo, era un mero palliativo, ma per lui andava bene così.

«Posso farti una domanda?» Mugugnò un si assonnato in risposta, lasciando che la stanchezza e i fastidi fisici che provava venissero cullati da quella bolla di tranquillità che… «Perché prima sei tornato al villaggio?» La bolla scoppiò, facendolo ripiombare a quella fastidiosa realtà e il pensiero ritornò a quel dannato diario. ”Perché diavolo te ne stai qua a poltrire, quando hai da riprendere i tuoi studi? Cazzo, forse abbiamo sgambato la chiave per decodificare quel diario e stiamo a perder tempo a dare spiegazioni a lei?” «Oh, niente di che... Mi sono accorto di aver perso un mio taccuino strada facendo e sono andato a vedere se lo ritrovavo...» ”Ecco perché ti sei voluto allontanare da tutti… Che senso ha dare tutte ste spiegazioni? Si facessero un po’ gli affaracci loro.” Rispose mal celando un certo fastidio, visibile nell’iniziale rigidezza, facilmente percepibile dalla Jinton che, di contro, sembrò voler lasciar perdere la discussione.

E ora, nel silenzio della stanza, rotto solo dai loro respiri via via più pesanti, le parole di Jikan gli ronzarono in mente: ”Vale davvero la pena martoriarsi l’anima per persone che non capirebbero o che fingerebbero di non capire? La solitudine può portare a straordinarie forme di libertŔ ”E prima imparerò questa lezione, meglio sarà.”

Edited by ArdynIzunia - 18/3/2022, 11:02
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