| *Vita e senno tornarono intrecciata l’una nelle spire dell’altro, dividendosi solo una volta superato il confine della gola. La prima scese come uno sciame d’insetti, polvere di ferro, raschiandogli la trachea e forzando i polmoni ad aprirsi, trovando il cuore e schiacciandolo sotto un peso enorme. Il primo risalì la spina dorsale fino a trafiggergli impietosamente il cervello, fino a fargli riprendere conoscenza. Mani invisibili lo sottrassero a quella che parve immediatamente essere stata una lunga apnea, le membra semi paralizzate, rattrappite, la sensazione incredibilmente vicina a quella sopportata appena uscito dal coma, due anni prima. Gli occhi si aprirono un momento, disorientati, privi di alcun fuoco, per poi ricevere bruciante il contatto con l'aria e richiudersi immediatamente. Uno ad uno, come lampi dietro una coltre di nubi impenetrabili, i ricordi tornarono senza un ordine preciso. Reali, concreti, ognuno con il suo bagaglio di sensazioni prive di alcuna coerenza o misura. Aveva sentito la sua anima abbandonarlo, il peso del Segno svanire… la terra era esplosa, lo aveva spezzato, schiacciato. Il sogno più concreto che avesse mai fatto... uno che il delirio attraversato non poteva dismettere. Era morto, era morto davvero.*(Ho fallito… Kira-dono, Yumi-dono, Kuro-san… Keiichi-sama.)*Si ritrovò a pensare, forzato tra il respiro e il conato, la mente ancora preda di sé stessa. Il rantolo si trasformò lentamente in un pianto sommesso, furente, disperato. I pugni stretti nevroticamente all’erba, strappando una zolla dopo l’altra, il Cantore serrò la mascella e le palpebre, smorzando lacrime e singhiozzi pur sapendo che nessuno sarebbe rimasto a sentirlo. Nessuno oltre i Kami, cui non aveva comunque alcun senso celare le proprie passioni, i propri anatemi. Non che Hideyoshi ne avesse in fondo alcuna intenzione: li maledì in ogni modo, conosciuto e sconosciuto, incurante del destino cui la sua anima poteva andare incontro. Li maledì per avergli ridonato coscienza, consapevolezza, per l’averlo riconsegnato ai propri tormenti anche da morto. Cosa aveva fatto per meritare un simile contrappasso? Come poteva trattarsi di un contrappasso? Era una vita che si struggeva: i suoi peccati erano cresciuti di pari passo con l’odio per quel che era diventato.*(Cercare di sopravvivere, di abbandonare uno stato di perenne soggezione e sofferenza è forse un crimine?! Mi avete donato un cuore ed una mente solo per impedirmi di usarli?
Che cosa avrei dovuto fare?)*La sua vita era stato un crudele scherzo, una sequela di battute che aveva fatto di tutto, di tutto per interrompere. Aveva sacrificato il suo corpo e la sua mente a poteri aberranti, aveva lasciato indietro la sua lealtà e la sua dignità, la sua umanità per liberarsi dall’eterno giogo dell’altruità, della soggezione. Troppo giovane ed ingenuo aveva commesso il più terribile dei suoi sbagli, tradire Kiri, consegnandosi alle spire del suo tentatore… e da lì in poi era stata una spirale verso l’abisso. Ogni sfida lo aveva messo di fronte alla propria inettitudine e debolezza, richiedendo un enorme sacrificio per essere superata. Così, privato di ogni alternativa, aveva sacrificato il bambino all’uomo, l’uomo al Kage, il Kage al mostro. Ma ogni vittoria celava in sé la futura sconfitta, senza soluzione di continuità. Ogni volta aveva sperato fosse l’ultima, per sé, per il Suono… ma agli dèi non si sfuggiva, cosi come ai demoni, e loro era stata l’ultima risata.*(Li senti ridere Ki?! La morte non ti ha dato alcun discernimento… mi hai marchiato, mi hai mentito. Dove sei?! Fatti vedere!)*Pensò, gridò nella sua testa, la bocca incapace di emettere altro che non fossero grugniti di rabbia. Vibrò un colpo alla terra, poi un altro, e un altro ancora. Dolore, sui dorsi delle mani, sulla fronte. Gli avevano donato un assaggio di libertà, un sorso d’acqua dopo una vita trascorsa nel deserto… e poi gliel’avevano strappata senza pietà. Carne da macello. Non volle aprire gli occhi. Sapeva che, se l’avesse fatto, li avrebbe rivisti. Otomika, Ki, Ailish, Koji, Gintan… Ryutaro. Lo avrebbero guardato con occhi comprensivi, gli avrebbero rivolto sorrisi misericordiosi da dietro il velo dell’oltretomba: “Non ha importanza”… “È finita, non devi più tormentarti ora”… “Hai fatto del tuo meglio”… Yo lo avrebbe abbracciato, come si fa con un fratello dopo un lungo litigio, gli avrebbe rivolto un’occhiata complice dall’abisso della sua orbita vuota, avrebbe accostato le labbra, il becco al suo orecchio, sorridendo: “Hai visto? Non è poi così male, fallire”.*"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!"*Sputò fuori la poca aria che era riuscito a recuperare, gli occhi due fari nella penombra, spiritati, iniettati di sangue. Il corpo scattò a sedere sull’onda di quel rantolo, le mani strette attorno ad un collo invisibile, tanto che sentì le unghie sporche di terra superare il tenue confine della pelle. Dolore, e assieme ad esso, tanto nella sua testa quanto intorno, la cappa densa del Segno Maledetto. Due presenze fuori luogo… abbastanza fuori luogo da incrinare il delirio.*(Ma cosa…)*Si guardò i palmi sporchi di fango, sconvolto, quindi, mentre cuore e respiro cercavano di ritrovare una regolarità, osservò i dintorni. Si trovava in una sorta di giardino pensile, di ordinata giungla. Le pareti e il suolo erano coperti di vegetazione, ma tanto l’erba quanto le foglie non dominavano la struttura che le conteneva: un corridoio, i suoi confini bruscamente interrotti verso l’alto, dove un cielo crepuscolare faceva da soffitto. Se non si fosse sentito morire, Hideyoshi avrebbe immediatamente detto di trovarsi nell’Oblio. Quel cielo, specialmente, e la pesantezza dell’aria… ma, disorientata e confusa che fosse, la sua mente non era il grado di plasmare nemmeno un centimetro si quella realtà, il che escludeva immediatamente che si trovasse dall'altra parte. Due sole opzioni rimanevano.*(Una… una genjutsu? No, non può essere…)*Per quanto volesse credere di essere finito in un’illusione, alito di morte incluso, il Kokage era ormai sveglio abbastanza da poterne seriamente dubitare. Il dolore che aveva sentito era il suo, e così le ferite che l’avevano dilaniato prima della fine. Quale shinobi poteva produrre sensazioni simili senza causare la rottura della tecnica? Non impossibile, ma... Le mani scesero lentamente lungo il corpo, cercando una ad una le conferme a quella tesi. Nulla. Non un osso rotto, non un dolore oltre quello appena sopportato, non una ferita aperta. Era integro, almeno esteriormente… ed era decisamente più di quanto si sarebbe aspettato. Sospirò lentamente, la testa in panne, incapace di decidersi su quale fosse stato davvero il suo destino. Il dolore era stato parte dell’illusione? I Kami avevano ricostituito il suo corpo per quel calvario? Mille domande senza senso si affastellarono l’una sull’altra, finché, come un fulmine a ciel sereno, gli sovvennero le parole che Yumi aveva pronunciato in una situazione non molto diversa. Parole di una nettezza disarmante, ma inequivocabile.*("Il punto è che le nostre informazioni non sono mai abbastanza. La ragionevolezza, in questo tempo e in questo stato, rimane un concetto fortemente relativo."
Concordo.)*Aveva risposto, allora come ora. Così, spinto dalla necessità che la propria ignoranza imponeva, il Cantore stese entrambe le mani a terra. Lentamente, docilmente, portò il respiro e il battito sotto controllo, abbassando il metabolismo fino a che il contatto umido sui palmi non divenne pungente, gelido, quindi nuovamente assente. Fu allora che, occhi socchiusi, la sua coscienza prese a strisciare tra la terra e le radici, dissolta come fango, acqua sotterranea. Un’eco freddo, silenzioso, sospinto da un alito appena percepibile di vento… ma solitario. Non c’era nessun altro, nessun essere vivente oltre l’erba e i viticci.*(Niente su cui lavorare, temo, Yumi-dono…)*Quando tornò in sé, si accorse di essere scivolato nuovamente prono. Schiena a terra, sguardo rivolto al cielo violetto, immerso nel gelo e nel frusciare quasi impercettibile del giardino. Con un colpo di reni si mise a sedere, la fronte pulsante, quindi forzò le gambe a portarlo in equilibrio. Allungò una mano verso la parete, in un moto istintivo di aiuto, ma tanto le foglie quanto le spine si opposero energicamente a quel contatto. Si ritrasse, gli occhi fissi verso la fine del corridoio, seminascosta dall’oscurità che il crepuscolo non poteva vincere.*(D’accordo… d’accordo Ki. Forse non sei un completo ipocrita... forse.)*Si disse, quasi sperando che lo spirito del Diavolo potesse sentirlo, mentre a passi lenti ma sempre più saldi avanzava verso l’ignoto.*GDROFF///Una lacrima strappastorie. <abilità/attivazione> - Sensi Migliorati - [Stm: -2] [Liv 3: 31/40] "I ninja sviluppano i loro sensi per localizzare pericoli e nemici i agguato, ma ogni individuo possiede un senso che è naturalmente superiore agli altri. Può essere qualcosa di semplice come la vista, oppure più particolare, come il tatto o l'udito. Ogni senso ha le sue caratteristiche che comprendono sia svantaggi che vantaggi, ma ognuno è stato dato un solo dono da Madre Natura o dal duro allenamento. [Si dovrà mantenere in scheda solo uno dei seguenti Sensi]
Tatto: il ninja è capace di percepire le vibrazioni del terreno con i polpastrelli delle dita di mani e piedi individuando anche i nemici più abili, per contro è limitato ad un'area più circoscritta (metà di quella prevista dal livello). Non è possibile usare questa abilità in movimento fino al Lv.1 e non funziona sui nemici in aria fino al Lv.2 quando il ninja potrà percepire gli spostamenti d'aria sulla pelle. In questi casi, tuttavia, sarà considerata di 2 livelli inferiore. Al Lv.2 sarà inoltre possibile individuare immediatamente i nemici sottoterra e in movimento. Liv 3: 400 m di raggio ///GDRON
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