Ragazzino: “Quell’Uchiha è un mostro!”
Ragazzino: “E’ incredibile, hai visto come ha scaraventato quell’altro ninja fuori dal campo? Un giorno diventerò come lui!”
Ragazzino: “Fidati di me, non ce la faremo mai, è troppo forte. Hai visto cosa sa fare con quegli shuriken?”
Il campo di allenamento era un luogo che visitava frequentemente. Fin da bambino gli piaceva sedersi sugli spalti dei vari campi e osservare le più diverse tecniche che i ninja esibivano, fantasticando su quelle che lui stesso un giorno sarebbe riuscito a padroneggiare. Come luogo di addestramento no, non l’aveva mai sfruttato - troppe persone, troppi occhi indagatori che avrebbero potuto giudicarlo, o peggio deriderlo. Aveva vissuto quel genere di situazione diverse volte durante l’accademia e addirittura durante l’esame genin, e da quei tempi aveva sempre preferito allenarsi da solo, al massimo con Naori o qualche sensei Hyuga, alla residenza del clan.
Akimaru: “Che posto incredibile, devo dire. Un posto creato appositamente per allenarsi e combattere fra compagni… fantastico. Noi all’eremo eravamo soliti combattere in ogni luogo, qualsiasi roccia andava bene per iniziare ad azzuffarci, tranne negli ambienti del tempio, ovviamente. Inutile che ti rammenti chi ne usciva vincitore la maggior parte delle volte, vero?”
Masaaki: “No…”
Sospirò Masaaki. Aveva deciso di portare lo shiba a visitare alcuni luoghi per farlo familiarizzare meglio con il villaggio nel quale avrebbe dovuto rimanere per diverso tempo. In quel momento, quindi, si trovavano seduti sugli spalti ad osservare distrattamente gli scontri che uno dopo l’altro prendevano luogo, mentre tutto attorno il villaggio si preparava all’imminente spedizione che avrebbe portato il neo-Hokage a presenziare al Summit di Sora no Kuni. Seduti assieme a lui e al limitare dello spiazzo vi erano decine e decine di ragazzini, alcuni neo-genin, dell’età probabilmente attorno i dieci e gli undici anni, mentre altri invece erano addirittura più piccoli, e guardavano con aria sognante le abilità dei ninja del villaggio, sperando di arrivare un giorno a riprodurle ed utilizzarle. Un gruppetto di bambini seduti alla sua sinistra parlavano con aria ammirata delle capacità di un giovane Uchiha, anch’esso molto più piccolo di lui, che da ore stava combattendo contro vari avversari.
Masaaki stava accarezzando il proprio compagno dietro le orecchie, mentre con grande abilità il genin metteva ko il proprio avversario, rimanendo in piedi, in attesa di un’ultima sfida per concludere la sessione. Inaspettatamente, Aki spiccò un balzo e volò giù dalla tribuna, mentre lo Hyuga lo guardava con aria interrogativa.
Akimaru: “Eccoci qua, ragazzino! Io e il mio compagno ti daremo filo da torcere, vedrai!”
Avete presente quella sensazione in cui qualsiasi luogo, anche il peggiore, andrebbe bene pur di scomparire da quello in cui si è? Masaaki si sentiva proprio in quel modo. Gli sembrò di essere caduto da un albero - o peggio, che un albero gli fosse caduto addosso dal nulla. Di fronte a tutta quella gente? Aki doveva essere completamente impazzito, di colpo. Arrossì violentemente, ma non aveva scelta. Scese lentamente e si posizionò di fianco al segugio, di fronte al giovane Uchiha.
Masaaki: “Ehm… vacci piano, va bene?”
Veramente? Non gli era venuto niente di meglio da dire? Aveva almeno tre o quattro anni in più del suo avversario, e comunque si sentiva in difetto, forse per causa degli abbondanti elogi dei ragazzini.
Masaaki: “Il mio nome è Masaaki, il tuo? Iniziamo pure, se vuoi.”
Per Aki, la mia evocazione, non ho ancora una disciplina, per cui non sarà dei nostri, nel combattimento ^^