Magione dell'Hokage - Konoha
3 Gennaio 253 DN
Il cielo si era rischiarato, quella mattina, nonostante qualche nuvola tardasse a lasciarsi trascinare via dal vento freddo, grigia e cicciottella, quasi sperasse di avere un'altra occasione per scaricare qualche goccia d'acqua in piú, come se quelle cadute il giorno prima non fossero state sufficienti. Piccole pozzanghere si erano formate ai lati delle strade e sulla piazza, dove il pavimento mattonato era rimasto danneggiato, permettendo cosí ai bambini piú piccini di mettere in mostra le loro barchette di carta, facendo a gara per chi raggiungeva per primo lo scolo fognario piú vicino. Tanta spensieratezza mai avrebbe fatto pensare al massacro avvenuto poco piú di un mese prima, eppure, a tacito memento di quell'avvenimento, la Magione, il palazzo governativo, era coperto da teli bianchi che nascondevano l'impalcatura sottostante. I lavori di ricostruzione del palazzo procedevano, ma quella vista rappresentava tuttavia un bendaggio su di una ferita che faceva fatica a rimarginare.
I due Nara incrociarono i loro passi quando erano ormai prossimi al portone d'ingresso, avendo cosí modo di poter constatare, chiacchierando tra loro, che avrebbero, molto probabilmente, svolto l'incarico che li attendeva insieme. Una fortuna o un'amara coincidenza? Ai posteri l'ardua sentenza. C'era un certo via vai, quel giorno, e parecchio scompiglio e il motivo di tanta agitazione fu presto svelato dalla presenza, nei corridoi e in procinto delle scale, di numerosi cartelli che segnalavano la presenza di pavimento bagnato, troppi da imputare alla normale pulizia, quanto piuttosto a vistose perdite d'acqua. Che fossero dovuti all'acquazzone della notte prima o a problemi inerenti i lavori in corso, difficile dirlo.
Di tutto ció, peró, a loro due ben poco importava: avevano un'incarico da prendere, l'ufficio in cui recarsi era proprio lí, la porta chiusa. Stavano per bussare, quando...
« Se state cercando il responsabile del turno diurno, non lo troverete. É stato appena portato in ospedale: non si era accorto di una perdita sulle scale e si é fatto l'intera rampa rotolando. E a giudicare dal modo in cui gli si é piegata la gamba, potrebbe essersela pure rotta. » Spiegò loro un attendente che si trovó a passare lí vicino, carico com'era di documenti, fogli e plichi visibilmente danneggiati dall'acqua.
« Il sostituto ci metterà una mezz'ora, ad arrivare, ma... Fatemi dare un'occhiata alle vostre missive... Oh! Siete fortunati! il responsabile mi stava accennando del vostro incarico proprio qualche secondo prima che si sfracellasse lungo le scale... Dovete andare in ospedale, li vi daranno maggiori dettagli. »[...]
Il reparto di ortopedia, quel giorno, sembrava piú simile ad un ospedale da campo, per quante persone fasciate ed ingessate c'erano, per non parlare delle urla che si sentivano provenire oltre la porta che separava le sale da quella d'attesa. Non appena si erano annunciati, all'infermiere preposto all'accettazione, immediatamente erano stati spediti lí, dove trovarono, disteso su un lettino, in una delle sale visite, proprio il jonin che li aveva convocati. E si, a giudicare dall'angolazione innaturale che aveva preso la sua gamba, il ginocchio si era bello che dislocato.
« Oh! Allora sono questi i ragazzi che accompagneranno la nostra pupilla! » Proruppe alle loro spalle un omaccione grande e grosso, le braccia nerborute scoperte fino ai gomiti, stringendo tra le mani alcune lastre che osservava mettendole in controluce. Indossava una cuffia chirurgica che teneva a bada i ricci capelli scuri, mentre una folta barba gli copriva la restante parte del viso.
« Porco cazzo, Josuke, certi che ce ne vuole per combinarsi il ginocchio cosí... E se partivi in missione come diavolo dovevi tornare, in una cassa da morto? » Per tutta risposta il jonin rantolò, dolorante. Il medico porse bruscamente le lastre ad uno dei Nara, strofinandosi le mani.
« Mantieni un attimo queste, figliolo. Mi presento, sono Yamato Ohitsujiza e al momento mando avanti 'sta baracca. Josuke, respira profondamente adesso... Vi ho fatto convocare perché abbiamo bisogno che qualcuno scorti uno dei nostri ricercatori e...» Senza batter ciglio, continuando a parlare con loro, il medico agguantò la gamba del jonin e, con un movimento repentino, rimise a posto il ginocchio, non senza una buona dose di urla da parte del povero malcapitato.
« Date un po' di morfina a 'sto disgraziato, tutore e rispeditelo fuori a calci in culo. Un ninja che ruzzola per le scale, il colmo. Comunque, stavo dicendo... Un nostro ricercatore dovrá recarsi nelle Isole Orientali per raccogliere ed analizzare diversi campioni. Il vostro compito sará assicurarsi che torni qui a Konoha sana e salva, e con tutti i dati raccolti sul campo.» Il dottor Yamato riprese dalle mani del Nara le lastre, lasciandole al primo infermiere che gli capitó a tiro, invitando poi i ragazzi a seguirlo in fondo al reparto, dov'era ubicato il suo ufficio.
« Naoko! Sfodera il migliore dei tuoi sorrisi! Ti presento i tuoi babysitter!» Così dicendo spalancò la porta rivelando un ambiente relativamente spoglio ed impersonale, un normalissimo ufficio che veniva utilizzato lo stretto necessario per svolgere le normali pratiche burocratiche.
Seduta su una delle poltroncine poste davanti alla scrivania, una ragazza era intenta a sfogliare un fascicolo, il viso in buona parte nascosto da un'ampia sciarpa marrone e da un paio di occhiali da sole dalle lenti tonde, mentre lunghi capelli castano chiaro sfuggivano dalla costrizione data dalla stessa sciarpa. Di bassa statura, sembrava molto giovane e, quando lí sentí arrivare, non batté ciglio: chiuse il fascicolo e, con estrema lentezza e pacatezza, volse lo sguardo dapprima su di loro, poi sul primario. Il silenzio tra loro duró esattamente trenta secondi, poi la ragazza rise, un suono talmente tanto finto da esser palese che quella fosse stata una risata forzata, per niente spontanea, e il tono di voce della giovane apparve, alle loro orecchie, terribilmente costruito e composto, lineare, privo di qualunque inflessione. Sicuri che fosse umana? Magari si trattava di uno di quei manichini che si usano per fare le esercitazioni sul massaggio cardiaco...
« Ah. Ah. Ah. Che ridere. Simpatico, davvero. Ma ne abbiamo giá parlato. » Cosí dicendo distolse da loro lo sguardo, riprendendo a concentrarsi sul fascicolo. Il primario sospirò, esasperato.
« No Naoko, non se ne parla proprio. Tu non andrai da sola. Punto. Fattelo andare bene. » La ragazza allora sospirò, rassegnata, tirandosi sú e avvicinandosi a loro e... Cavolo, era davvero bassa, ma quanti anni aveva, dodici?
« Bene. Non perdiamo tempo allora. » Scandì monotona, rivolgendo uno sguardo ad entrambi, per poi superarli.
« Scusatela, é che lei é... Un tipo un po' particolare... »