Spedizione C · 面倒 Mendō · Seccatura

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view post Posted on 12/1/2022, 22:23     +1   -1
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面倒 Mendō · Seccatura

Ospedale - iwBM5GL Konoha
3 Gennaio 253 DN



Negli ultimi tempi quelle riunioni erano ormai una prassi, una costante che permetteva di scandire il normale scorrere del tempo. Capivi che la settimana si era conclusa quando arrivava il fatidico giorno della “riunione” ed ecco che, inesorabile, saliva l’ansia: presentavi al gruppo il report dei risultati ottenuti in quella snervante settimana passata quasi del tutto in laboratorio, da cui ci si ritagliava il tempo necessario utile solo per mangiare, se eri in vena, e dormire… Sempre se lo stress mentale ti permetteva di dormire un minimo di cinque ore filate. Se eri fortunato. Senza contare il giro di visite nel reparto ad alto rischio, per valutare se tutti gli sforzi combinati di quella dannata settimana stavano dando risultati sperati.

Regnava un religioso silenzio nella sala, scandito dal rumoreggiare nervoso dei corpi sulle sedie, in trepidante attesa della parola del “grande capo”. Da quando Hachi Yamanaka, primario dell’ospedale, si era preso la libertà di lasciare questo mondo, il caos era regnato sovrano tra i reparti: i veterani, vecchi bacucchi in cerca di prestigio, non avevano esitato un solo istante per cercare di ottenere quanto più potere possibile e, con un’emergenza pandemica del genere, il sistema sanitario del villaggio rischiava il collasso. Nessuno sentiva il bisogno di una tale lotta al potere, non ve ne era alcuna necessità, rischiando di fare più danni che altro, così ecco che “il grande capo” aveva deciso di prendere il timone di una nave ormai alla deriva.

Yamato Ohitsujiza [X] era un ortopedico e, si sa, gli ortopedici non sono medici, ma veri e propri macellai. Imponente e massiccio, aveva braccia grosse come tronchi, tenute perennemente scoperte, le maniche del camice arrotolate fin sopra il gomito; barba folta e ricci capelli scuri lo rendevano simile ad un grosso orso grizzly, ed è tale il timore che incute la sua figura, ma tutto finisce lì. In realtà, nella vita privata, era un pezzo di pane, ma bisogna avere palle d’acciaio per sistemare le ossa a mani nude e quelle, a detta di tutti, ne aveva da vendere.

Quindi era più che logico avere un certo timore nel vederlo a capo tavolo, lo sguardo cupo, l’attenzione rivolta ai fascicoli che stava sfogliando, con lo stesso spirito di chi cerca di cavar fuori un ragno dal buco, conscio però che si tratti di una tarantola grossa come un atlante di anatomia umana. Erano tutti agitati. Tutti. Tranne lei. Naoko Aburame [X] era l’unica, in quella stanza, a non avere il benché minimo segno di cedimento, che si tratti di livello fisico o mentale, tanto che, alcuni vociferavano, avesse ceduto la sua umanità al sommo Kami della Medicina.

Sempre rigida e composta, sempre in perfetto ordine, mai nulla fuori posto: in quella equipe di ricerca, era l’unica ad essere in grado di mantenere un tale distaccamento dal lavoro, ma non per questo ne inficiava la qualità delle sue ricerche e studi. Merito delle coccinelle che allevava nel suo organismo, era tra i migliori ematologi e tossicologi del Paese, e considerando che aveva ultimato il suo apprendistato da relativamente poco, la rendevano un vero portento.

Naoko odiava quelle riunioni, le considerava una perdita di tempo, tempo prezioso che poteva spendere nelle sue ricerche, nell’analizzare come i valori dei suoi pazienti mutassero a seconda della terapia a cui erano sottoposti, se quel particolare enzima tornava utile alla profilassi, se associato a quel particolare idrocarburo e… « Ragazzi, non ci sono grosse alternative. Ora che anche gli altri paesi hanno condiviso i risultati delle loro ricerche, occorre assolutamente reperire di prima mano le materie prime di cui si fanno menzione in questi rapporti e valutare di prima persona gli effetti. Probabilmente occorrerà sintetizzarli sul posto…» … che poi, le sue piccoline avevano iniziato da poco a riconoscere lo sbalzo ormonale tipico di chi è ai primi stadi di infezione. Insistendo su questa strada, avrebbe potuto facilmente individuare il ceppo patogeno. Forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di specializzarsi ulteriormente in genetica, magari sarebbe potuto tornare utile nell’identificazione del patogeno responsabile del Morbo e….

« Al momento, c’è solo una persona in grado di poter eseguire un lavoro di tale portata, che richiede una certa lavorazione sul posto col minor dispendio di mezzi e attrezzatura. Naoko, sarai tu ad andare nelle Isole Orientali. Ti farò avere una lista dettagliata di tutti gli esemplari di cui si necessita un prelievo di campione ed uno studio approfondito.» I presenti si voltarono all’unisono verso la donna la quale, impassibile, fissava dritto davanti a sé, lo sguardo imperscrutabile a causa delle lenti scure. Con snervante lentezza volse lo sguardo verso il suo superiore, ignorando deliberatamente le restanti occhiate. Emise un sospiro lento, esasperato, o almeno così avrebbe dovuto sembrare, se non fosse apparso meccanico e poco spontaneo. « Che seccatura. »

CITAZIONE
Ci siamo, pronti a partire!
Primo post tutto per te, introduci pure il tuo pg, libero di scrivere quello che preferisci. Ad una certa arriverà una convocazione per una missione: classico iter, col Jonin di turno che ti convoca nell’ufficio preposto per assegnarti un incarico. Ti dirigi verso l’ufficio e… Vedremo poi che succede :coffee:
Per qualsiasi necessità, sai dove trovarmi! :riot:



 
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Di Kyosuke Nara si potevano dire molte cose, alcune positive, un po' di più negative. Ma di sicuro, si poteva dire che era molto dedito alla procrastinazione.
Era passato diverso tempo dal suo ultimo vero incarico, che era stato un disastro sotto praticamente tutti i punti di vista, e da quel giorno il primo pensiero del ragazzo al mattino appena sveglio era quello di allenarsi a diventare più forte. Avrebbe dovuto lavorare sia sulle sue capacità in combattimento, sia sulla sua analisi del campo di battaglia, sulla velocità e precisione nell'elaborare strategie efficaci e tante altre cose. Tutte idee bellissime, che aveva cominciato subito a mettere in pratica recandosi quotidianamente al campo di allenamento.
Solo che, beh, si sa come vanno le cose in questo caso: un giorno hai un impegno e salti la sessione giornaliera, il giorno dopo ti svegli tardi e decidi di rimandare, la volta successiva non ti senti così in forma e prometti di tornarci quando sarai nel pieno delle forze... e poi finisce che da allenamenti regolari diventano settimanali, non vedi più miglioramenti sensibili come ai primi tempi, e scivoli nell'inerzia del non fare nulla.
Per dirla in altri termini, la buona volontà e gli sforzi di Kyo si erano dispersi in pigrizia.

Il periodo iniziale era stato positivo: i suoi genitori erano contenti che, una volta superata la delusione del fallimento, il giovane si fosse rimesso in pista con tanto impegno e lo incoraggiavano a proseguire sulla stessa strada.
Ma quando Kyo aveva cominciato a saltare una, due sessioni di allenamento a settimana, aveva anche iniziato a percepire le frasi di incoraggiamento come un peso sulla sua schiena. Loro avevano fiducia in lui, erano addirittura fieri di lui come mai prima d'ora, e lui non sentiva di meritarselo. Ciò aveva avuto un'ulteriore influenza negativa sulla sua motivazione, con il risultato di azzerarla completamente.
Come compromesso tra le aspettative degli altri e il suo contorto modo di pensare, aveva optato per una strategia di mezzo. Ogni giorno usciva di casa, alla stessa ora, salutando i propri familiari, diretto verso il campo di allenamento: dopodichè, una volta lontano da occhi indiscreti, cambiava direzione e si faceva lunghe passeggiate per il Villaggio - ben attento ad evitare zone in cui si sarebbero potuti trovare i genitori, per non farsi beccare. In pratica, perdeva tempo senza fare niente.
Perchè sì, di Kyosuke Nara si potevano dire molte cose, tra cui sicuramente che era un codardo.

Ogni tanto si recava pure al campo di allenamento, nello specifico quando si sentiva troppo in colpa per quella menzogna continua che stava vivendo, e provava qualche mossa, giusto per assicurarsi di non essere completamente arrugginito.
Certo, esercizi saltuari non portavano alcun miglioramento effettivo, ma almeno acquietavano un po' quella malinconia perenne, dandogli l'illusione di essersi impegnato in qualcosa a sufficienza da non aver buttato del tutto un altro inutile giorno.

Fu proprio durante una di queste sporadiche visite al campo di allenamento che venne raggiunto da una comunicazione ufficiale: si sarebbe dovuto recare nell'ufficio di un Jonin, dove gli avrebbero affidato un incarico.
Per un attimo, sentì di aver trovato la risposta a tutto quel tempo passato a struggersi senza capire il perchè: non aveva mai avuto un motivo sufficientemente stimolante da convincerlo a mantenere lo sforzo costante. Allenarsi da soli sempre sulle stesse cose era una noia mortale, ciò che gli serviva era una vera sfida, mettersi alla prova. Stimoli per mantenere attiva la mente. Quella missione poteva essere un punto di svolta, si sentì quasi elettrizzato all'idea.
Però poi la realizzazione lo colpì altrettanto all'improvviso: l'ultimo incarico era stato un disastro, e non era poi migliorato granchè da quella volta. Si ricordò di tutto il casino che era successo a partire dal naufragio, il tizio dei polipi, il combattimento con gli indigeni. Tutto ciò che era andato storto.
E si lasciò sfuggire un sospiro sconsolato, sperando con tutto sè stesso che, qualsiasi cosa fosse, finisse in fretta per poter tornare a casa tra tutte le comodità.

Perchè di Kyosuke Nara si potevano dire tante cose, ma soprattutto che proprio non gli stava bene un cazzo.
 
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Non si può certo dire che i primi mesi della carriera da Shinobi di Matsuda furono tranquilli: tutto iniziò come da prassi, con una spedizione di rango D assegnatagli poco dopo la promozione a genin, la portò a termine con successo e fece ritorno dai suoi amici tutto contento e soddisfatto. Poi gli eventi si incastrarono in modo insolitamente curioso... prima conobbe l'attuale Hokage, quando di Kage non aveva proprio niente se non l'ambizione, quel suo occhio così bianco gli sembrò lo sguardo di uno spettro più che di un essere vivente; poi toccò con mano il potere di un'altra doujutsu famosa, quella degli Uchiha e del loro Mangekyou tanto temuto dagli altri Paesi, ma dietro quelle iridi cremisi e geometriche da demone trovò l'animo di una persona gentile ed empatica pronta ad ascoltare e dare consiglio.
A distanza di alcune settimane si ritrovò nel mezzo dello scontro tra la Sandaime e lo Yondaime, rivide quei due particolari poteri scontrarsi senza freni, due Kekkai opposte e vanto della Foglia che si davano battaglia all'ultimo sangue. Il resto della storia è a conoscenza di tutti e fa ancora discutere all'interno delle mura di Konoha.
Come se non bastasse, la situazione in ospedale non andava meglio. Il dottore che seguiva ormai da tre lunghi anni il ragazzo e sua sorella Makiko, cominciò a mettere insieme il puzzle che i due Nara avevano lasciato volutamente incompiuto per tutto quel tempo. Ricorse alle minacce, ai ricatti, percependo ormai che i due gemelli gli stavano omettendo informazioni importanti alla ricerca.

Insomma, gli ultimi giorni del 252 DN furono letteralmente un continuo di pensieri e preoccupazioni che non trovavano risposte nella mente del diciottenne. Fece la cosa più scontata, e forse anche più efficace, per voltare pagina: tornò alla vita di tutti i giorni, ad una quotidianità che da troppo non viveva.
Diede una mano a casa dove insieme alla nonna avevano costruito un rifugio sicuro per senzatetto e viandanti, erano diminuiti di numero rispetto a qualche anno prima ma di lavoro ce n'era sempre. Passò una piacevole serata alle terme, passeggiò con Tomoe e Yuriko, gli amici d'infanzia; eppure qualcosa mancava ancora per poter considerare quella routine "la normalità", ma non riusciva a capire cosa.

E quel qualcosa mancante arrivò sotto forma di lettera inumidita dalla pioggia, spiegazzata e scolorita dentro la cassetta postale. Una convocazione per una missione, una nuova spedizione. La aprì e la lesse lì sotto l'archetto di pietra di casa sua, mentre pioveva a catinelle e lui si inzuppava incurante.
Non c'era scritto niente di ché, le solite due righe formali dove lo si invitava agli uffici in data 3 Gennaio. Sorrise contento nel vedere i caratteri scivolare via sotto l'acqua. Era quello di cui aveva bisogno.

Intrighi politici, colpi di stato, vendette segrete... non erano cose per lui. Era un genin, diventato tale con lo scopo personale di curare sua sorella, quello che voleva fare era tornare nelle isole d'oltremare per trovare una cura a quel dannato morbo. Ci credeva veramente lui, che da qualche parte in quel fazzoletto di mondo dai confini ancora bianchi e non dettagliati si celasse una pozione magica in grado di porre la parola fine a quella piaga.
E poi lui ci si vedeva, senza fare troppi discorsi nobili e buonisti riguardo all'epidemia, si immaginava come esploratore di terre conosciute, armato invece che di kunai e coprifronte di bussola e compasso da cartografo. Si, se non fosse diventato un ninja avrebbe intrapreso la via dell'esploratore più che volentieri. Per fortuna che almeno nell'attuale periodo storico le due cose potevano coesistere.

Ecco perché giunta la data riportata nella missiva, Matsuda si svegliò presto e preparò con calma e ritualità il suo equipaggiamento. Non come l'ultima volta che aveva rischiato di far tardi all'appuntamento a causa di un nebuloso dopo sbornia, e che fosse nebuloso forse era una bene.
Zaino in spalla, coprifronte tenuto largo al collo, capelli legati dietro la nuca. Era pronto, non vedeva l'ora di rimettere piede nell'arcipelago. Qualsiasi incarico lo avrebbe reso felice quella mattina.

Alcuni potevano definirla una seccatura, ma non Matsuda.




 
 
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面倒 Mendō · Seccatura

Magione dell'Hokage - iwBM5GL Konoha
3 Gennaio 253 DN



Il cielo si era rischiarato, quella mattina, nonostante qualche nuvola tardasse a lasciarsi trascinare via dal vento freddo, grigia e cicciottella, quasi sperasse di avere un'altra occasione per scaricare qualche goccia d'acqua in piú, come se quelle cadute il giorno prima non fossero state sufficienti. Piccole pozzanghere si erano formate ai lati delle strade e sulla piazza, dove il pavimento mattonato era rimasto danneggiato, permettendo cosí ai bambini piú piccini di mettere in mostra le loro barchette di carta, facendo a gara per chi raggiungeva per primo lo scolo fognario piú vicino. Tanta spensieratezza mai avrebbe fatto pensare al massacro avvenuto poco piú di un mese prima, eppure, a tacito memento di quell'avvenimento, la Magione, il palazzo governativo, era coperto da teli bianchi che nascondevano l'impalcatura sottostante. I lavori di ricostruzione del palazzo procedevano, ma quella vista rappresentava tuttavia un bendaggio su di una ferita che faceva fatica a rimarginare.

I due Nara incrociarono i loro passi quando erano ormai prossimi al portone d'ingresso, avendo cosí modo di poter constatare, chiacchierando tra loro, che avrebbero, molto probabilmente, svolto l'incarico che li attendeva insieme. Una fortuna o un'amara coincidenza? Ai posteri l'ardua sentenza. C'era un certo via vai, quel giorno, e parecchio scompiglio e il motivo di tanta agitazione fu presto svelato dalla presenza, nei corridoi e in procinto delle scale, di numerosi cartelli che segnalavano la presenza di pavimento bagnato, troppi da imputare alla normale pulizia, quanto piuttosto a vistose perdite d'acqua. Che fossero dovuti all'acquazzone della notte prima o a problemi inerenti i lavori in corso, difficile dirlo.

Di tutto ció, peró, a loro due ben poco importava: avevano un'incarico da prendere, l'ufficio in cui recarsi era proprio lí, la porta chiusa. Stavano per bussare, quando... « Se state cercando il responsabile del turno diurno, non lo troverete. É stato appena portato in ospedale: non si era accorto di una perdita sulle scale e si é fatto l'intera rampa rotolando. E a giudicare dal modo in cui gli si é piegata la gamba, potrebbe essersela pure rotta. » Spiegò loro un attendente che si trovó a passare lí vicino, carico com'era di documenti, fogli e plichi visibilmente danneggiati dall'acqua. « Il sostituto ci metterà una mezz'ora, ad arrivare, ma... Fatemi dare un'occhiata alle vostre missive... Oh! Siete fortunati! il responsabile mi stava accennando del vostro incarico proprio qualche secondo prima che si sfracellasse lungo le scale... Dovete andare in ospedale, li vi daranno maggiori dettagli. »

[...]



Il reparto di ortopedia, quel giorno, sembrava piú simile ad un ospedale da campo, per quante persone fasciate ed ingessate c'erano, per non parlare delle urla che si sentivano provenire oltre la porta che separava le sale da quella d'attesa. Non appena si erano annunciati, all'infermiere preposto all'accettazione, immediatamente erano stati spediti lí, dove trovarono, disteso su un lettino, in una delle sale visite, proprio il jonin che li aveva convocati. E si, a giudicare dall'angolazione innaturale che aveva preso la sua gamba, il ginocchio si era bello che dislocato.

« Oh! Allora sono questi i ragazzi che accompagneranno la nostra pupilla! » Proruppe alle loro spalle un omaccione grande e grosso, le braccia nerborute scoperte fino ai gomiti, stringendo tra le mani alcune lastre che osservava mettendole in controluce. Indossava una cuffia chirurgica che teneva a bada i ricci capelli scuri, mentre una folta barba gli copriva la restante parte del viso. « Porco cazzo, Josuke, certi che ce ne vuole per combinarsi il ginocchio cosí... E se partivi in missione come diavolo dovevi tornare, in una cassa da morto? » Per tutta risposta il jonin rantolò, dolorante. Il medico porse bruscamente le lastre ad uno dei Nara, strofinandosi le mani. « Mantieni un attimo queste, figliolo. Mi presento, sono Yamato Ohitsujiza e al momento mando avanti 'sta baracca. Josuke, respira profondamente adesso... Vi ho fatto convocare perché abbiamo bisogno che qualcuno scorti uno dei nostri ricercatori e...» Senza batter ciglio, continuando a parlare con loro, il medico agguantò la gamba del jonin e, con un movimento repentino, rimise a posto il ginocchio, non senza una buona dose di urla da parte del povero malcapitato.

« Date un po' di morfina a 'sto disgraziato, tutore e rispeditelo fuori a calci in culo. Un ninja che ruzzola per le scale, il colmo. Comunque, stavo dicendo... Un nostro ricercatore dovrá recarsi nelle Isole Orientali per raccogliere ed analizzare diversi campioni. Il vostro compito sará assicurarsi che torni qui a Konoha sana e salva, e con tutti i dati raccolti sul campo.» Il dottor Yamato riprese dalle mani del Nara le lastre, lasciandole al primo infermiere che gli capitó a tiro, invitando poi i ragazzi a seguirlo in fondo al reparto, dov'era ubicato il suo ufficio. « Naoko! Sfodera il migliore dei tuoi sorrisi! Ti presento i tuoi babysitter!» Così dicendo spalancò la porta rivelando un ambiente relativamente spoglio ed impersonale, un normalissimo ufficio che veniva utilizzato lo stretto necessario per svolgere le normali pratiche burocratiche.

Seduta su una delle poltroncine poste davanti alla scrivania, una ragazza era intenta a sfogliare un fascicolo, il viso in buona parte nascosto da un'ampia sciarpa marrone e da un paio di occhiali da sole dalle lenti tonde, mentre lunghi capelli castano chiaro sfuggivano dalla costrizione data dalla stessa sciarpa. Di bassa statura, sembrava molto giovane e, quando lí sentí arrivare, non batté ciglio: chiuse il fascicolo e, con estrema lentezza e pacatezza, volse lo sguardo dapprima su di loro, poi sul primario. Il silenzio tra loro duró esattamente trenta secondi, poi la ragazza rise, un suono talmente tanto finto da esser palese che quella fosse stata una risata forzata, per niente spontanea, e il tono di voce della giovane apparve, alle loro orecchie, terribilmente costruito e composto, lineare, privo di qualunque inflessione. Sicuri che fosse umana? Magari si trattava di uno di quei manichini che si usano per fare le esercitazioni sul massaggio cardiaco...

« Ah. Ah. Ah. Che ridere. Simpatico, davvero. Ma ne abbiamo giá parlato. » Cosí dicendo distolse da loro lo sguardo, riprendendo a concentrarsi sul fascicolo. Il primario sospirò, esasperato. « No Naoko, non se ne parla proprio. Tu non andrai da sola. Punto. Fattelo andare bene. » La ragazza allora sospirò, rassegnata, tirandosi sú e avvicinandosi a loro e... Cavolo, era davvero bassa, ma quanti anni aveva, dodici? « Bene. Non perdiamo tempo allora. » Scandì monotona, rivolgendo uno sguardo ad entrambi, per poi superarli. « Scusatela, é che lei é... Un tipo un po' particolare... »



 
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Kyo alzò lo sguardo, gettando un'occhiata veloce al Palazzo Governativo che si stagliava su di lui in contrasto con il cielo ingrigito da qualche nuvola, prima di riabbassarlo per evitare di andare a sbattere contro qualcuno. Effettivamente, c'era un gran via vai di persone lì attorno, che fossero semplici passanti, addetti ai lavori di ricostruzione o curiosi che si fermavano ad osservare gli addetti ai lavori. Era relativamente tranquillo, senza troppa fretta: era arrivato sufficientemente in tempo rispetto all'orario indicato per potersi permettere di distrarsi un po', per esempio guardandosi intorno senza uno scopo particolare.
E fu proprio lì che, riconoscendone allo stesso tempo la fisionomia, incrociò lo sguardo di un suo collega - o per meglio dire, forse, uno dei pochi che poteva davvero chiamare amico - ovvero Matsuda Nara. Rispetto a quel giorno alle terme, il ragazzo avrebbe potuto vedere Kyo in una veste decisamente diversa - per cominciare, almeno aveva una veste. L'aria trasandata era la stessa, i capelli scompigliati raccolti dietro la testa uguale, ma indossava abiti comodi e più adatti a muoversi agilmente, delle fasciature attorno alle mani e una katana in un fodero apposito sulla schiena. Era pur sempre un ragazzino svogliato ma almeno aveva più l'aspetto di uno shinobi.
Kyo salutò Matsuda con un cenno della mano attirando la sua attenzione: probabilmente anche lui era lì per ricevere un incarico, a giudicare dal suo abbigliamento, e se non fosse stato di corsa avrebbero potuto parlare un po'.

Fu con grande sorpresa che si scoprì che i due erano stati convocati allo stesso orario nello stesso ufficio, segno che avrebbero collaborato per la missione. Sorpresa, mista a un po' di ansia. Un'ansia del tutto motivata, considerando le brutte esperienze che aveva avuto nell'incarico precedente con i compagni provenienti da Konoha: un Senju con evidenti problemi di gestione della rabbia e un'Uchiha dal coltello facile. Considerava Matsuda una persona ragionevole e assennata nelle proprie decisioni, e questo sicuramente lo rassicurava rispetto all'eventualità di avere a che fare con un perfetto sconosciuto potenzialmente squilibrato, ma i suoi traumi erano così radicati da non farlo stare comunque tranquillo.
Per questo, al momento della scoperta, Matsuda avrebbe visto l'espressione di Kyo congelarsi per un istante e commentare il tutto con un falso sorriso che tradiva un po' di nervosismo, ma poi avrebbe fatto finta di niente a meno che non fosse stato interrogato direttamente sulla questione.

Ma non sarebbe stata l'unica scoperta di quel giorno: il Nara ascoltò con la bocca non del tutto chiusa la spiegazione dell'attendente, che raccontò loro di come il Jonin che avrebbero dovuto incontrare era caduto dalle scale e ora si trovava in ospedale. Il ragazzo era un po' sconcertato dall'accaduto... ma del resto anche se ninja di quel calibro, erano pur sempre esseri umani, no? Anzi, il fatto che nonostante tutto il Jonin fosse comunque disposto a riceverli testimoniava a favore della sua dedizione al lavoro. O al fatto che non ci fossero sostituti a causa del cambio di regime.
Kyo cercava di darsi giustificazioni per tranquillizzarsi, ma in realtà sembravano solo un altro pessimo inizio di missione e di solito in questi casi si andava solo a peggiorare - una caduta dalle scale era comunque un imprevisto minore rispetto a un dannatissimo naufragio. Si voltò verso Matsuda e verso l'uomo, alzando le spalle e allargando le braccia come a dire "e noi che ci possiamo fare".


Direi di andare in ospedale, a questo punto.

E se l'altro Nara non avesse avuto nulla da aggiungere, si sarebbero incamminati verso la zona ospedaliera.

Dove li aspettava tutt'altro che un bello spettacolo. Per tutta la durata della manovra, con lo sguardo fisso sul gigantesco ortopedico, Kyo sarebbe potuto sembrare in trance mistica, se solo non avesse avuto un'espressione a pesce lesso mentre teneva in mano quelle lastre come inebetito. Era la prima volta che vedeva un ginocchio tutto storto a quel modo e ne era un po' impressionato, quasi immaginandosi come si sarebbe sentito al suo posto. Non era un grande esperto di ferite ma la normale empatia nei confronti di un altro essere umano lo faceva soffrire di riflesso. Al grido di dolore lancinante del Jonin, Kyo fu veramente contento che la gamba non fosse la sua... si sentiva il ginocchio un po' tremante, per suggestione.

Comunque, aveva compreso il compito della missione. Ancora quel maledetto arcipelago. Kyo venne attraversato da un profondo senso di sconforto: l'unica nota positiva era rappresentata dal fatto che, almeno in teoria, la raccolta di materiali di studio sul campo non avrebbe dovuto avere niente a che fare con gli indigeni del luogo. Ci voleva un po' di pensiero positivo: magari si trattava di una missione semplice, andata-raccolta-ritorno, ed era stata catalogata come C solo per una questione di scrupolo. Giusto? Giusto?

O forse la difficoltà risiedeva soprattutto nell'avere a che fare con la ricercatrice in questione, che venne presentata come Naoko e che non sembrava per niente contenta dell'idea di essere accompagnata dai due Nara. L'età era indefinibile a causa del volto coperto quasi per intero ma a giudicare dalla statura doveva essere perfino più giovane di loro, il che era peculiare dato che era evidentemente una ricercatrice stimata da Ohitsujiza in persona.
Bambina prodigio, comportamento tendente all'asociale e rifiuto della collaborazione, alta considerazione di sè, arroganza a palate con un pizzico di sarcasmo. Questa era la prima impressione che il Nara ottenne, quella di una persona abituata ad essere indipendente e a considerarsi un gradino sopra agli altri, almeno per quello che riguardava il suo campo di competenza, mentre chi non era al suo livello semplicemente non meritava il suo tempo. E sorprendentemente sarebbe stata un'impressione... non così negativa. Certo, erano bastate poche parole a mettere in mostra il suo carattere intrattabile, ma questo indicava anche che probabilmente era diretta nel parlare -anzi, brusca era più corretto- e meno incline a giri di parole privi di significato.
La vera sfida sarebbe stata riuscire a collaborare con lei durante la missione.
Quando Naoko passò accanto ai due Nara dirigendosi verso la porta, Kyo prima gettò a Matsuda uno sguardo eloquente, invitandolo a lasciar perdere -almeno per ora- riguardo l'atteggiamento scostante della ragazza, poi si rivolse direttamente a lei. Frenò l'impulso di fermarla poggiandole una mano sulla spalla, non credeva sarebbe stata una cosa gradita.


Noi siamo pronti, potremo partire appena avrai recuperato il tuo equipaggiamento e il materiale che ti servirà sul campo.
Disse, facendo intendere che neanche loro avessero tempo da perdere. Fece un passo avanti, portandosi più vicino a lei e abbassando quindi un po' la voce.
Non ti saremo d'intralcio, non preoccuparti: pensala come se stessimo andando nello stesso posto per coincidenza, okay?

Concluse, accennando un mezzo sorriso non molto genuino e aspettando la sua reazione. Ancora non aveva deciso come comportarsi con lei, non voleva dare l'impressione di volerla forzare fuori dal proprio guscio ma non poteva neanche permettersi che la ragazza li ignorasse per tutta la durata della missione. Era un tipino particolare e andava presa con le pinze: Kyo aveva appena capito quale poteva essere l'elemento più critico della missione.
Infine il ragazzo pose un'ultima domanda, a metà per Naoko e in parte voltandosi per rivolgersi anche a Ohitsujiza. Questa era l'unica cosa che gli premeva di sapere al momento, pensando che avrebbe potuto chiedere il resto successivamente a Naoko stessa. Nel frattempo, avrebbe lasciato spazio a Matsuda sia di parlare con l'uomo, magari per rassicurarlo per la sua preoccupazione per la ragazza, sia di intervenire per porre ulteriori domande sull'incarico.


A proposito, dov'è che dobbiamo andare?
 
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view post Posted on 25/1/2022, 11:48     +1   -1
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Ripercorrendo il ciottolato della piazza della magione, inevitabilmente gli tornò alla mente l'ultima volta che era stato in quella piazza. Non proprio l'ultima, quando mezza Konoha era presente alla proclamazione dello Yondaime, ma una settimana prima di quel giorno, quando era avvolta da caos, polveri e gente disperata che cercava riparo. Lui stesso aveva aiutato i feriti ad allontanarsi dalla zona convogliandoli nelle vie traverse.
Alzando gli occhi in alto per un secondo gli sembrò di vedere una nuvola più gonfia delle altre, vagamente minacciosa gli rievocò l'immagine del Kirin tonante pronto a distruggere ogni cosa. Ma era solo un brutto ricordo, le nuvole si stavano diradando e qualche timido raggio di sole tingeva di un bel porpora acceso il palazzo del Kage. Era stato ricostruito in fretta e furia ed ormai era tornato alle sue piene funzioni amministrative anche se qualche lavoretto di ristrutturazione era ancora in corso.

Proprio all'ingresso della struttura vide il volto amico di Kyosuke, compagno ninja con il quale aveva passato una buffa ma divertente serata alle terme. Aveva il solito aspetto trasandato che lo caratterizzava ma a differenza dell'ultima volta indossava una tenuta comoda insieme ad un katana legata dietro la schiena, era decisamente pronto per ricevere una missione e l'altro avrebbe potuto dire lo stesso di Matsuda.

"Ciao Kyo! Non ti facevo tipo da katana."

Insieme entrarono nell'edificio e accennarono a qualche breve dialogo, scherzando avanzarono l'ipotesi che fossero stati convocati per lo stesso incarico e mano a mano che salivano le scale e si facevano largo per i corridoi, quella supposizione prendeva sempre più forma.
Divenne chiaro che era proprio così quando i due si fermarono davanti la stessa porta indecisi su chi dovesse bussare, ci pensò un attendente a darne l'ultima conferma. Controllò le missive dei due colleghi e consigliò di andare in ospedale. A quanto pare il Jonin dell'incontro si era fatto male cadendo dalle scale, stando alle sue parole aveva fatto un bel capitombolo rompendosi una gamba.

Non è che avevano molta scelta, dovevano incontrarlo per forza se volevano sapere i dettagli del loro incarico e si incamminarono insieme verso l'ospedale.
A Matsuda non piaceva affatto l'ospedale. Era un po' paranoico riguardo ai medici e preferiva vederli il meno possibile. Non nascose la cosa a Kyosuke, spiegando che la motivazione era la sua infanzia passata sotto stretta sorveglianza medica, ma la verità era dovuta a quel dottor Ukoto, il medico che seguiva lui e sua sorella che circa un mese prima aveva cominciato a muovere accuse verso di lui e Makiko. Da quel giorno ci veniva solo per far visita alla gemella malata e spesso entrava pure dalla finestra per evitare l'ingresso affollato di personale.

Questa volta, naturalmente, entrò dal portone principale sperando di non incrociare lo sguardo del dottor Ukoto o di qualche suo assistente, e si diresse insieme al compagno verso il reparto di ortopedia dove trovarono il Jonin loro superiore disteso dolorante su una barella.
Su di lui, a sovrastarlo come un gigante, un medico alto e peloso accolse i due giovani. A vederlo non sembrava affatto un dottore, con un abito più campagnolo l'avrebbe definito un perfetto taglialegna. La sua statura incuteva un po' timore – soprattutto se Matsuda fosse stato un suo paziente – ma la voce e gli occhi trasmettevano gentilezza.

"Molto piacere, sono Matsuda Nara.", disse con un breve inchino e si pentì immediatamente di averlo fatto. Piegandosi leggermente in avanti aveva una perfetta visuale sul ginocchio rotto, proprio in quel momento l'ortopedico strattonò e girò l'articolazione come se fosse un giocattolo. Il Jonin urlò tanto e forte, quelle urla che trasmettono più che bene il dolore.
Tornato dritto vide Kyo con un'espressione simile, anche lui pareva non sopportare troppo bene quella visione, mentre l'omaccione tornò a rivolgersi ai due Nara come se niente fosse e invitandoli a seguirlo nel suo ufficio.

Qui fecero conoscenza con Naoko, la ragazza che secondo le parole di Yamato dovevano scortare. Appena entrati ci fu un lungo silenzio a dir poco imbarazzante, il primario cercava di fare il simpatico mentre la bassetta si limitò ad una risatina finta ed a una leggerezza obiezione nemmeno troppo convinta. Si vede che avevano già discusso della cosa e la giovane sapeva che non sarebbe partita da sola, per qualsiasi cosa doveva fare, quello scambio di battute sembrò più un modo di dire ai due Nara che lei non li voleva. Almeno a Matsuda parve così.

Il diciottenne sospirò senza mascherare il gesto, non sapeva ancora niente della missione ma già aveva capito che sarebbe stata una lotta solo riuscire ad avere un dialogo normale con quella Naoko. Le ricordò il vecchio incontrato nelle isole, un qualche tipo di ricercatore affiliato di Konoha che aveva grossi problemi di socializzazione. Non riuscì a guadagnarsi la sua fiducia e ogni informazione doveva strappargliela dalla bocca con fatica e sudore... con la tipetta con gli occhiali da sole sarebbe stato uguale, se non peggio.

Kyosuke gli lanciò un sguardo come per dire di lasciar perdere, lui colse il messaggio e lasciò all'amico l'ingrato compito di rompere il ghiaccio con la donna che intanto li aveva già superati pronta a partire senza dare un minimo di spiegazione.
A Matsuda non piacevano le persone che si credevano superiori agli altri, forse lui era sempre troppo critico verso se stesso ma vedere tanta sufficienza dietro quelle lenti scure l'aveva infastidito. E non si poteva negare che fosse un tipo paziente.

Mentre Kyosuke domandò il luogo di destinazione, a metà tra il signor Yamato e Naoko, Matsuda gli passò vicino e si unì alla domanda. Lo sfiorò e lo guardò negli occhi scuri come a scusarsi in anticipo...

Scusa amico. Ho capito che vuoi cercare la via più indolore... ma io le bambine viziate non le mando giù.

"Esatto", esordì avvicinandosi alla sedia appena liberata, davanti alla scrivania del signor Yamato, "dove siamo diretti? E quale è il nostro incarico precisamente? Ogni dettaglio può tornarci utile." Disse educatamente mentre si sedette comodo. Guardava l'omaccione davanti a lui con naturalezza, non voleva sembrare saccente ma semplicemente curioso ed un minimo professionale. Si sarebbe alzato presto certo, era il primo a voler partire per l'arcipelago, ma se una breve chiacchierata poteva tornare utile – col valore aggiunto di indispettire una viziatella già sull'uscio della stanza – oh si, avrebbe chiacchierato con piacere.


 
 
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view post Posted on 29/1/2022, 14:40     +1   -1
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Ufficio del Primario - iwBM5GL Konoha
3 Gennaio 253 DN



La giovane Aburame rimase inamovibile nella sua posizione, ferma nel non mostrare alcun tipo di emozione attraverso il viso immobile come quello di una statua di cera. Volse lo sguardo dapprima verso il primo Nara, quello che era imbasto sulla porta, poi verso quello che, al contrario, si era platealmente accomodato in ufficio, un chiaro segnale rivolto nei suoi riguardi. Il dottor Yamato, al contrario della collega più giovane, non poté fare a meno di sospirare mestamente, tenendosi la radice del naso tra le dita, quasi a voler tenere a bada un principio di mal di testa.

« Abbiamo una diligenza da prendere, se vogliamo sperare di prendere per tempo il primo vascello disponibile per raggiungere le isole. » Insisté la ragazza, alzando in alto, in bella vista, il fascicolo che in precedenza stava sfogliando. « È tutto scritto qui, vi informerò sul da farsi mentre siamo in viaggio. Si chiama ottimizzazione dei tempi. » Volse le spalle ai due rimasti dentro, rivolgendosi ora al ragazzo che, a differenza dell’altro, sembrava trattarla con un po’ di gentilezza in più. « Tranquillo, non mi sarete d’intralcio, perché farò in modo che non si creino situazioni tali da rendervi tali. » Rispose con franchezza, iniziando ad avviarsi, incurante se i due Nara l’avessero seguita o meno.

« Mi scuso per il suo comportamento, però… È un tipo particolare, difficile da interpretare. » Cercò di scusarsi il primario, invitando il ragazzo che si era seduto ad alzarsi e seguirlo fuori. « Come ha accennato Naoko, le ho fornito un fascicolo contenente tutte le informazioni che servono per lo svolgimento del vostro incarico. Vi recherete a Sado, una cittadina portuale del Paese dell’Acqua, dove vi imbarcherete per le Isole Orientali. Troverete un nostro contatto che vi farà da guida tra le varie isole, per recuperare il materiale che ci occorre per le nostre ricerche. Non dovreste avere grossi problemi, ma tenete comunque gli occhi aperti.» Spiegò il medico, accompagnando i ragazzi verso l’uscita, non prima, però, di aver posato una delle sue grosse e pesanti mani sulla spalla di Kyosuke, stringendola con una delicatezza disarmante, per un omaccione di quella stazza. « Non siate troppo duri con lei. Non lo fa apposta ad essere così… Fastidiosa, ma è costretta ad esserlo, capirete il perché lavorando in questi giorni con lei. In bocca al lupo ragazzi e attenzione a non cadere per le scale. » Una pacca vigorosa dietro alla schiena per entrambi, e li lasciò liberi di andare.

Avrebbero trovato Naoko più avanti, in direzione delle Porte ad Est, ad attenderli vicino l’Avamposto di Controllo, da cui stavano per partire alcune carovane. « Sbrigatevi, o partiranno senza di noi. »



 
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view post Posted on 7/2/2022, 11:59     +1   -1
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La curiosità per l'incarico doveva ancora attendere di essere saziata, prima Naoko sventolando il fascicolo tra le mani e poi anche il primario, più pacato e conciliante, incitarono a partire il prima possibile. Matsuda si alzò dunque e guadagnando l'uscita vide Yamato poggiare con estrema delicatezza una mano sulla spalla di Kyosuke, sembrava uno di quelle persone muscolose ma che sanno come essere dolci nei modi e con le parole. E proprio mentre pensava questo di lui gli arrivò una pacca vigorosa sulla schiena, di quelle date amichevolmente ma che lasciano un bel formicolio prolungato.

"Certo dottore, non perdiamo altro tempo. E grazie della fiducia!"

Lasciò al compagno di missione il tempo di salutare il medico e poi si sarebbe incamminato insieme a lui verso la ragazza che ormai stava già diversi metri avanti. La vedeva di schiena mentre si allontanava incurante se la sua scorta la stesse seguendo o meno, piccola e tutta ammantata nella sua sciarpa le sembrava proprio una bimba capricciosa e sociopatica. Non le stava simpatica, e forse ormai si era capito, ma il diciottenne non era tipo da giudicare le persone così superficialmente. Avrebbe cercato di collaborare e al più sorvolare su qualche comportamento fastidioso, come lo stesso Yamato aveva suggerito. Anzi, a detta dell'ortopedico c'era un motivo ben preciso dietro a quel modo di fare ma per il momento Matsuda lasciò perdere improbabili supposizioni.

"Ehi Kyo", disse a bassa voce al compagno, per non farsi sentire da lei, "non voglio creare problemi, sia chiaro. E' solo che vederla uscire così scocciata e con quell'aria di superiorità mi ha fatto girare un po' le palle. Ci metto una pietra sopra e ti dirò di più... ora ci parlo e cerco di fare il gentile."

Concluse con un bel sorriso per tranquillizzare l'amico mentre insieme la seguivano fuori dall'ospedale. Preferì aspettare un po' prima di raggiungerla, come lei stessa aveva accennato sarebbero partiti con una diligenza verso Sado, un porto nel Paese dell'Acqua, e da lì salpare verso le famigerate isole orientali.
Nei pressi della porta Est c'erano delle carovane in partenza, Naoko incitò i due ad affrettare il passo e così fece Matsuda avvicinandosi a lei.

"Eccoci, eccoci." Ormai le era proprio vicino, poteva quasi scorgere gli occhi dietro le scure lenti degli occhiali. "Naoko, mi dispiace per prima. Non volevo rallentare te e la spedizione. Che dici... Mentre prendiamo posto ci dici qualcosa riguardo a quel fascicolo?"

Sorridente, gentile, forse pure troppo. Almeno così avrebbe potuto dire di averci quantomeno provato.
Nel frattempo guardava la gente delle carovane pronte al viaggio, gli ricordò il convoglio che aveva scortato nella sua prima missione quando faceva ritorno dal Villaggio di Kumo, subito dopo la promozione a genin. Era fine estate, ora inverno inoltrato, eppure i vestiti dei commercianti di quel giorno se li ricordava molto più pesanti e imbottiti di quelli che indossavano le persone davanti a lui fuori il portone cittadino. Del resto le vie del Paese del Gelo e della Neve sono tra le più fredde del continente e questa volta avrebbero viaggiato in territori decisamente più miti.
Però che belle che erano quelle montagne pizzute e ricoperte di bianco, e anche il vento freddo che fischiava nelle notti di bufera se lo ricordava con un po' di piacevole nostalgia.

Fantasticò perdendosi nei ricordi del viaggio per un po' e con un'espressione inebetita in volto mentre stava davanti a Naoko, che probabilmente l'avrebbe facilmente colta ma la cosa non lo disturbava più di tanto. Stava per rimettersi in viaggio e come aveva pensato quella mattina stessa mentre si dirigeva verso la magione del Kage, a lui bastava quello: mettersi in cammino, verso una terra nuova, verso le isole misteriose di cui aveva scoperto ancora così poco.
Sapeva benissimo che era un ninja in missione, doveva eseguire dei compiti e non stava partendo per divertimento, ma che c'era di male a sognare e godersi il momento?

"Bellissima..." sussurrò, per alcuni secondi incredibilmente dilatati non fu ben chiaro a chi o cosa era riferita quella parola, "la partenza intendo!" Aggiunse poco dopo per evitare fraintendimenti imbarazzanti, ma chissà... magari sotto quella voluminosa sciarpa le guance di Naoko si sarebbero potute colorare di un timido rosa. Dopotutto, anche una statua di cera può sciogliersi ogni tanto.







 
 
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view post Posted on 10/2/2022, 01:36     +1   -1
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Come prevedibile, la risposta di Naoko non si fece attendere: fredda e tagliente come un rasoio, aggiungeva un'ulteriore conferma sul fatto che non sarebbe stata facile da avvicinare. Però ehi, sembrava avere una ammirabile fiducia nei propri mezzi: una dichiarazione di quel tipo in risposta alla sua affermazione fece quasi sperare a Kyo che, per una volta, l'incarico sarebbe stato davvero facile, o meglio che Naoko avrebbe svolto tutto il lavoro da sola. In quel caso, il caratteraccio della ragazzina sarebbe stato quasi sopportabile dal suo punto di vista.
Lo stesso non poteva dire per Matsuda, che non l'aveva presa troppo bene. Comprensibilmente, c'era da aggiungere. Solo una persona con altrettanti problemi caratteriali come Kyo avrebbe potuto trovare dei lati positivi in tutto ciò.

Mentre Naoko si allontanava dalla stanza, il primario concluse la spiegazione introduttiva dell'incarico, informando i due Nara del tragitto da compiere per arrivare nell'arcipelago e che lì avrebbero incontrato il loro contatto.
Come poco prima, Kyosuke si accontentó di ciò che aveva detto senza approfondire, conscio che se non volevano perdere il traghetto, la carovana - o Naoko che era già partita in quarta - avrebbero dovuto farsi spiegare tutto durante il viaggio. Anche perché, per adesso, l'unica cosa che aveva davvero capito era che sarebbe stato, oof, un luuungo viaggio: fino al Paese dell'Acqua e poi il traghetto non era una gita da poco, avrebbero avuto perfino troppo tempo per parlare.

La mano sorprendentemente gentile caló sulla spalla di Kyosuke, che si sentì in dovere di rassicurare l'uomo con un cenno del capo e qualche parola prima di lasciare la stanza e andare dietro a Naoko.


Non si preoccupi, andrà tutto bene. Torneremo in men che non si dica.

Ancora una volta, il genin constató l'apprensione che il primario aveva verso la ragazza. Che fosse un'estensione della deformazione professionale o un altro tipo di legame, questo non poteva saperlo, però era sicuro che lui teneva a lei in modo particolare.

Una volta usciti dall'ospedale, i due Nara si ritrovarono a seguire le tracce della ragazza, che camminava con passo spedito davanti a loro. A quel punto Matsuda si accostó a Kyo, accennando a quanto accaduto poco prima.
Il ragazzo sentì le parole del compagno e si limitò a scrollare le spalle, minimizzando la faccenda.


Nah, fa nulla. Credo che sia lo stesso per lei: immagino sia abituata a non risultare particolarmente simpatica. È incredibile come un corpo così piccolo possa contenere così tanta acidità.

Commentò distrattamente a voce bassa: amche se non lo aveva detto con cattiveria, l'ultima cosa che voleva era incrinare ulteriormente i rapporti già fragili - se non inesistenti- tra di loro. Avrebbe dovuto fare attenzione a tenere a freno la sua schiettezza in presenza della ragazza, per quanto possibile, o avrebbe rischiato di farla impermalosire oltre ogni limite.
Come aveva fatto intendere il primario, c'era un motivo dietro il suo comportamento schivo: Kyo non si sarebbe messo certo a campare ipotesi in aria, però il modo in cui era stata detta quella frase lo rendeva almeno un po' curioso a riguardo, anche se non sarebbe stato né educato né opportuno ficcanasare in tal senso.

Infine giunsero alla Porta Est, dove ad attenderli c'erano sia la carovana che Naoko. Mentre si preparavano per sistemarsi, Matsuda anticipó il compagno chiedendo, con garbo, informazioni sul fascicolo che la ragazza aveva con sé: non avendo niente da aggiungere, Kyo si limitò ad appoggiarsi per stare più comodo e prestare ascolto, così da poter poi trarre le sue conclusioni sulla vicenda. Il viaggio sarebbe stato sufficiente per fare tutte le domande che gli sarebbero venute in mente, non c'era alcuna fretta. Il problema, semmai, sarebbe stato capire a quali domande Naoko avrebbe avuto intenzione di rispondere o meno.
 
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view post Posted on 18/2/2022, 17:36     +1   +1   -1
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Avamposto di Controllo, Ingresso Est - iwBM5GL Konoha
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La carovana che li attendeva era composta in tutto da poco più di una mezza dozzina di carrozze, di cui solo una era predisposta per il trasporto passeggeri, posizionata proprio al centro della formazione. A chiudere ed aprire la fila, insieme ai cocchieri dei rispettivi convogli, un ninja a fare da sorveglianza. Naoko fece segno ai ragazzi di salire con lei nel convoglio passeggeri, capiente abbastanza da permettere il comodo trasporto di una decina di persone. Il trio di ninja si posizionò nelle due panche in testa alla carrozza, in modo tale da essere più vicini all’uscita del vagone. Sul fondo, invece, si erano sistemati i due mercanti proprietari della merce che stavano trasportando, intenti a discutere amabilmente di come il prezzo del grano, in quel periodo, fosse particolarmente vantaggioso rispetto a quello del riso.

L’Aburame, messasi comoda a sedere, attese che anche i due Nara si fossero accomodati, chi accanto a lei e chi nella panca a loro difronte, prima di proferir parola. « Lo so, faremmo prima ad andare a piedi, ma almeno arriveremo puliti e riposati. E poi alla sorveglianza fa sempre comodo un paio d’occhi in più per controllare il convoglio.» Sentenziò, sporgendosi leggermente per poter sollevare un piano d’appoggio reclinabile, sistemato tra le due panche. In questo modo, avrebbe potuto far visionare con tutta la comodità possibile il fascicolo che portava con sé. Un gesto con la mano, fuori dal finestrino più vicino, per fare segno che loro erano a posto, e il convoglio iniziò la sua camminata.

« Prima di parlarvi dell’incarico che ci attende, ho una richiesta da farvi. » Così dicendo, da una delle sue larghe maniche, risalirono, lungo il braccio coperto di bende, due piccole coccinelle, che si fermarono sulla punta di indice e medio. O meglio, dall’aspetto erano identiche a delle normali coccinelle, se non fosse che l’elitra, quella parte del carapace che proteggeva le ali, invece di essere del classico color scarlatto, fosse invece di un intensa tonalità bluastra. « Queste due piccoline sono i risultati di un’attenta selezione: sono degli esemplari in grado di secernere una particolare quantità di feromoni, tale da permettere al mio sciame di rintracciarli. Vorrei che teneste un esemplare ciascuno, in modo tale da potervi rintracciare, nel caso in cui ci dovessimo dividere. » Spiegò, per la prima volta con un’intonazione più marcata nella voce tendenzialmente atona, come se riuscisse a stento a trattenere un mal celato orgoglio, per quelle piccole creaturine. « Potete ritenervi fortunati: non sarò Miss Simpatia, ma almeno non avrete a che fare cn insetti dall’aspetto repellente.» Aveva appena cercato di fare una battuta?

Le due coccinelle azzurre volarono ciascuna verso il rispettivo Nara, iniziando a zampettare sui loro vestiti, quasi a voler attendere, da loro, il permesso per potersi nascondere in un luogo più appartato, che fosse in una tasca, sotto una piega in particolare o addirittura sotto i vestiti.

Incurante delle loro reazioni, la ragazza si tolse la sciarpa, posandola sulla spalliera dietro di sé, mettendo così in mostra la lunga chioma castano chiaro, trattenuta in una treccia lasciata molto morbida. « Venendo invece al nostro incarico… Avete sicuramente saputo che, recentemente, c’è stato un Summit tra le più alte cariche del Continente, e sono tutti convenuti al fatto che occorre la massima collaborazione, nel cercare una cura. Ora. Qui ho una serie di rapporti, selezionati tra le diverse spedizioni che si sono susseguite, e ciascuno riporta delle informazioni che potrebbero tornarci utili. Tutte, ovviamente, riguardano particolarità tipiche di queste terre sconosciute, strettamente a livello terapeutico.» Così dicendo aprì il fascicolo, sistemando sul piano davanti a sé diversi fogli, ognuno contenente ciascuno un rapporto, più o meno dettagliato, di quanto diceva la ragazza.

« Devo ammettere che, come rapporti, lasciano molto a desiderare, ecco perché ho necessità di controllare di persona… In questo rapporto si fa riferimento ad una comunità locale, che si identifica come Whanau Rakau, che si occupa della coltivazione di un fiore particolarmente reattivo al chakra. Dopo una prima faida tra autoctoni e Compagnie mercenarie di varia natura, sembrerebbe che i rapporti si siano riappacificati, ma valuterei con le pinze eventuali rapporti sul luogo. Quest’altro rapporto, invece, parla di una particolare colonia di cimici giganti, i cui gas secreti avrebbero danneggiato la flora locale sull’isola in cui sono state rinvenute. Col giusto approccio, non dovrebbero crearci grossi problemi… Questo, poi, lo trovo particolarmente interessante: si fa riferimento ad un isola prevalentemente desertica, con la particolarità di avere zone con sabbia colorata, che sembrerebbero create come prodotto di scarto dalla normale mobilità di una creatura non meglio identificata. La cosa interessante è che, dopo poco tempo dalla raccolta in loco, la sabbia ritorna del proprio colore originario… Ciò mi da da pensare, ma occorre un esame sul posto.» Infine si soffermò per un momento sull’ultimo foglio, il quale, rispetto agli altri, conteneva davvero poche righe. « Ed infine, qui si fa riferimento ad una Whanau Mango che produce una particolare tipologia di foglie dalle spiccate capacità energizzanti. L’unico problema, qui, è che la tribù non è solita cedere ad estranei le sue foglie, ma ci sono dei suoi membri dediti al contrabbando. Ci suggeriscono, però, di evitare questo approccio, quanto piuttosto di cercare una via diplomatica con questa gente. »

Sollevò così lo sguardo sui ragazzi, gli occhi nascosti dalle lenti scure. « Ci recheremo in ciascuno di questi luoghi per prelevare dei campioni e studiarli sul posto. Avremo un aiuto a Sado, con la lingua del posto e a muoverci tra le isole. Tutto qui. Domande? » Chiese loro, mentre i carri procedevano sulla strada battuta.

CITAZIONE
I rapporti a cui fa riferimento Naoko sono proprio quelli presenti nel Hub Centrale della Compagnia , che potete tranquillamente leggere. Quello, invece, che fa riferimento alle foglie, al momento non è ancora disponibile, perché fa riferimento alla missione che sto svolgendo col mio pg. Questo rapporto, a differenza degli altri, sembra più una banale nota scritta, senza alcun riferimento ai ninja coinvolti.



 
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view post Posted on 2/3/2022, 17:40     +1   +1   -1
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Salito sulla carrozza passeggeri Matsuda salutò velocemente i mercanti in fondo con un cenno della mano e si sedette sulla panca davanti Naoko. Rispetto al carro con cui aveva viaggiato fino al Paese del Cielo questo era molto più ampio e comodo, in quell'occasione i suoi compagni di viaggio erano proprio dei mercanti di Konoha e con loro aveva parlato e scherzato per tutto la tratta, oggi però non aveva intenzioni di ascoltare discussioni sul prezzo migliore del riso o racconti di trattativa particolarmente fortunate; voleva ascoltare solo la giovane ragazza e sapere di più sull'incarico che gli era stato affidato.
Per questo prese posto in silenzio aspettando che proprio lei aprisse bocca, gli occhi fissi sul fascicolo che elle teneva tra le mani. Era più che curioso e non si preoccupava minimamente di nasconderlo.

Naoko fece un gesto con la mano fuori dal finestrino e immediatamente la fila di carrozze iniziò una lenta e cadenzata avanzata. Ora che l'ottimizzazione dei tempi, come l'aveva chiamata la giovane stessa, era completa non c'era motivo di indugiare oltre, a Matsuda stava per scappare un "beh, allora ci dici qualcosa..." quando dalla larghe maniche di lei uscirono due coccinelle dallo strano color azzurro. Spiegò come quelle creaturine erano il frutto di un'attenta selezione e grazie ad esse avrebbe potuto rintracciare la coppia Nara se ce ne fosse stato bisogno. Ne offrì una a ciascuno dei suoi accompagnatori.
Aggiunse poi con un tono scherzoso mal riuscito che seppur insetti erano almeno di piacevole aspetto.

Dunque Naoko è della famiglia degli Aburame. Già, gli occhiali scuri... la sciarpa alta e gonfia... in effetti il look è quello tipico dei suoi membri. Ricordo che da bambino mi faceva paura vederli tutti ammantati sotto i loro vestiti, pensare che nel loro corpo si nascondono migliaia di insetti mi fa ancora strano. Anche Naoko allora, nel suo corpo tanto minuto, nasconde una colonia di animaletti? Di coccinelle?

Il piccolo animale dal color unico aveva spiegato le ali e lasciato le dita dalla sua padrona, volando dolcemente in aria si era poi poggiato sul petto del ragazzo e qui iniziato a muoversi avanti e indietro per trovare una fessura dove rifugiarsi. Matsuda gli avvicinò il suo dito molto lentamente per paura di schiacciare l'animale, con fin troppa lentezza forse... non era abituato a trattare un insetto con tanta attenzione.
L'esserino gli salì sul dito e cominciò ad esplorarlo, girando a spirale per risalire fino al palmo poi di lato ritrovandosi sul dorso della mano. Matsuda lo osservava da vicino, colpito dalla velocità con la quale si muoveva con le sue zampine.

Piccolina... e dove ti metto ora? Non voglio schiacciarti.

Giocherellando con la nuova amica ancora un po', rispose all'Aburame guardandola negli occhi solo di sfuggita per paura di perdere la coccinella o peggio ucciderla involontariamente. Sarebbe stato imbarazzante a dir poco.

"Certo che la terrò. E non ti preoccupare, non sono un tipo che si impressiona nel vedere tante zampette." Mentì, i ragni poteva anche sopportarli ma superato il numero otto le appendici diventavano troppe per i suoi gusti. I millepiedi, scolopendre e simili esseri li odiava.
"E poi a chi non piacciono le coccinelle?" E questa volta fu sincero, erano tra gli animali preferiti si sua sorella.

"Ti dirò di più. Le darò anche un nome. Sarai Guendalina! Almeno finché vivrai su di me." Disse un po' alla ragazza e un po' alla coccinella, che esattamente in quell'istante sembrò muovere per un attimo le ali e si persuase che, non si sa come, Guandalina avesse compreso le sue parole. "Hai visto? Le piace!", sorrise a Naoko e Kyosuke ma non sperava di vedere il gesto ricambiato, di certo non da lei.

Decise di nascondere la nuova amica tra i lunghi capelli che portava legati, lì, secondo lui, non avrebbe corso il rischio di ucciderla per uno scatto non voluto. Rimase però per il resto del tempo un po' rallentato nei movimenti sempre per lo stesso timore, muovendo il corpo come chi entra in punta di piedi in una stanza dove qualcuno sta dormendo.

La conversazione volse, finalmente, al fascicolo con i dettagli della missione. Naoko lo pose in bella vista su un supporto in legno e cominciò a riassumerne il contenuto. Il Nara stette in silenzio ascoltando attentamente mentre seguiva le parole della ragazza leggendo velocemente i vari fogli aperti davanti a lui.

Sarà un viaggio lungo...

Fu la prima cosa che pensò. Dovevano visitare molte isole, tutte con delle particolarità di cui non aveva mai sentito parlare e che lasciavano molto spazio alla fantasia. I rapporti, infatti, erano pressoché introduttivi e non entravano in dettagli tecnici, il che poteva essere sia un bene che un male.
L'Aburame finì la spiegazione dicendo che al porto di Sado avrebbero incontrato un interprete e suggerì una via diplomatica per ottenere l'erba citata nell'ultimo rapporto, quello più lacunoso di tutti.

"Nessuna domanda, per ora. Approfitto del viaggio per rileggere con attenzione i vari rapporti." Disse serio e pensoso mentre girava di novanta gradi il fascicolo sul tavolino per facilitarsi nella lettura, lasciando allo stesso tempo modo a Kyosuke di poter fare altrettanto.

Mentre ripassava quei resoconti che suoi colleghi avevano stilato, le parole gli entravano in testa e gli stimolavano pensieri e fantasia: Mango, Rakau, spiagge multicolore... cose mai sentite che sembravano essere uscite da un altro mondo. Le isole, dopotutto, erano davvero un nuovo mondo.
Si rese conto come la sua ultima spedizione, che raccontava con tanta enfasi e meraviglia agli amici, fosse stata poco più di una gita senza imprevisti; a leggere quelle storie ci si poteva aspettare di tutto e ciò lo elettrizzava più di ogni altra cosa.
Non stava pensando al Morbo, che tanto stoicamente si vantava di voler debellare, né alla sorella afflitta dalla quella stessa piaga; queste erano scuse comode dal facile utilizzo che usava per dare un senso alla sua carriera da soldato. Obiettivi nei quali credeva, certo, ma che non lo animavano mentre assimilava tutte quelle nuove informazioni. Ciò che lo eccitava così nel profondo era il desiderio di vedere, di toccare, di conoscere con i propri sensi quei posti dei quali stava leggendo.

Eppure se qualcuno gli avesse chiesto in quel momento cosa gli faceva brillare tanto gli occhi, avrebbe mentito ripiegando sulle solite scuse da bravo soldato e ninja diligente. Non per paura di essere giudicato, di questo gli importava davvero poco, ma per semplice senso del dovere e per amore di sua sorella Makiko che le aveva donato tutto.
Ma almeno al sicuro nei suoi pensieri poteva essere completamente sincero, riconoscere che se guardava fuori dal finestrino impaziente di scorgere il mare era semplicemente per scoprire cosa ci fosse al di là di esso. Nient'altro che questo.





 
 
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view post Posted on 9/3/2022, 00:47     +1   +1   -1
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Quando la carovana cominciò a muoversi, Kyo capì che la missione era davvero iniziata. Non si tornava più indietro adesso, il tempo della preparazione era finito: anche se avesse avuto strizza, sarebbe dovuto andare avanti. Anche se avesse incontrato difficoltà, avrebbe dovuto fare del suo meglio per superarle. Anche se si fosse accorto di aver lasciato la carta igienica a casa, avrebbe dovuto farne a meno.
Il ragazzo si sedette accanto a Matsuda, prendendo posto sulla panca e appoggiando la schiena alla parete. Non fece particolare attenzione nei confronti degli altri occupanti della carrozza, ancora si trovava in territorio familiare e si sentiva ben più che al sicuro: tutta la sua concentrazione era rivolta verso Naoko, in attesa che rivelasse le informazioni contenute in quei fascicoli, informazioni che avrebbero plasmato i successivi giorni della squadra.
Mentre sistemava un piano d'appoggio su cui aprire il fascicolo, la loro compagna di viaggio si lasciò andare a un commento personale riguardo al motivo della scelta del mezzo di trasporto. In tutta risposta, per poco il Nara non si mise a piangere dalla commozione: era abitudine ormai consolidata tra i ninja di ricevere, assieme alla chiamata per un incarico, la consueta nota "da portare a termine il prima possibile" che di solito coincideva con disperate corse a perdifiato tra i vari Villaggi, attraversamenti di ostacoli geologici a rotta di collo pur di risparmiare qualche ora di cammino, e in generale un'assoluta condizione di stress per tutta la durata del viaggio. Il fatto che Naoko avesse preferito, per sè e per i suoi accompagnatori, uno spostamento dotato di maggiore comfort...
A questo punto, Kyo sentì che sarebbe stato disposto a perdonarle qualsiasi suo comportamento acido passato, presente e futuro. La ragazza si era appena guadagnata una bella fetta di gratitudine da parte del Nara.
Senza contare che, prima dei fascicoli, c'era ancora un'altra questione che Naoko voleva introdurre. Rivelando la propria discendenza Aburame -perchè dai, solo loro erano così sciroccati da coltivare una colonia di insetti all'interno del proprio corpo- consegnò una coccinella dal particolare colore azzurro a ciascuno dei due Nara.
Inizialmente in silenzio, Kyo fece salire la coccinella sulla propria mano e la lasciò un po' zampettare in giro, spostandola di mano in mano, mentre la osservava muoversi quasi affascinato. Considerato che l'incarico dei due Nara era quello di scortare la giovane, sarebbe stato più utile avere a disposizione un modo affinchè loro potessero rintracciare lei, però questo era già un ottimo inizio e si sarebbe accontentato. Si lasciò sfuggire come sovrappensiero un commento in risposta all'osservazione della ragazza.


Eh sì, è decisamente graziosa. La fece accomodare quindi all'interno della tasca in cui teneva i kunai, facendo affidamento sia sulla sua intelligenza nel non farsi schiacciare facilmente sia sul fatto che magari sarebbe riuscita a trovare un pertugio tra di essi per ripararsi. Seguendo l'esempio di Matsuda, anche lui decise di dare un nome alla sua nuova amica. Beh, non sarà molto originale... però tu sarai Azzurrina!

A quel punto, infine, arrivò il momento di parlare dell'obiettivo della missione; o meglio, degli obiettivi, dato che a quanto pareva avevano diversi luoghi da visitare. Il fascicolo conteneva infatti un buon numero di rapporti che altri shinobi avevano compilato durante le loro spedizioni, in cui descrivevano chi incredibili proprietà dell'ambiente delle isole chi usi e costumi della popolazione locale. Erano tutti racconti molto variegati tra loro, che avevano come unico filo conduttore quello di poter essere rilevanti nella ricerca: dovevano essere quindi confermati e approfonditi dalle conoscenze di un'esperta come Naoko, o almeno così aveva inteso Kyosuke. Dato che avrebbero visitato separatamente ciascun sito, avrebbero avuto tempo di rileggere di volta in volta il fascicolo perciò per il momento il ragazzo si limitò a immaginare una visione d'insieme.
Gli occhi del Nara scorrevano veloci tra le parole, cercando di visualizzare nella propria mente i luoghi descritti dai colleghi, sovrapponendoli a ciò che egli stesso aveva visto nell'Arcipelago. Un'area sterminata, vasta e inesplorata, flora e fauna sconosciute se non per quel poco con cui i ninja del Continente erano entrati in contatto.
Non era assolutamente possibile quantificare i pericoli che avrebbero incontrato e avrebbero dovuto adattarsi sul momento per gestire ogni minaccia: in questo, la preparazione tipica dei Nara, votata alla strategia e alla flessibilità mentale, tornava decisamente d'aiuto. Sperava solo di essere all'altezza del compito.

Dopo essersi immerso nella lettura per un tempo che gli parve interminabile, Kyo alzò lo sguardo incrociando quello di Naoko.

Io invece avrei qualche domanda: innanzitutto, da dove cominciamo, dopo aver incontrato il contatto a Sado? Abbiamo parecchi posti in cui recarci, hai già pensato a un ordine particolare per visitarli?
Poi, hai detto che studierai i campioni sul posto: di quanto tempo e di cosa avrai bisogno, a occhio? Questo per capire se ci sarà necessità di stabilire un piccolo avamposto in caso si tratti di terre selvagge.

E terzo, ci hai fatto intendere di essere in grado di cavartela da sola: che cosa sai fare, e come possiamo esserti utili al meglio?
Concluse infine Kyosuke, alludendo alle capacità possedute dalla ragazza. Chi possedeva un'abilità speciale di solito era geloso delle informazioni a riguardo e gli Aburame non facevano eccezione: non voleva ficcanasare troppo per non essere indiscreto (e avrebbe accettato, anche se a malincuore, mezze risposte), ma era importante sapere quali fossero le sue capacità così da sapere come coordinarsi al meglio. Non era improbabile che avesse una formazione da ninja oltre che da medico, almeno qualche nozione di base utile per l'autodifesa.
Il tutto era stato posto con un tono tranquillo, non incalzante e nemmeno rude: voleva farle capire che aveva intenzione di collaborare con lei -e terminare l'incarico nel modo più rapido ed efficiente possibile- e non scontrarsi o intralciarla per chissà quale motivo. Il trio adesso era una squadra e Kyo avrebbe provato a farla funzionare come tale, dove ognuno porta un contributo e insieme si giunge alla vittoria.

...diamine, adesso era difficile guardarla e contemporaneamente non pensare a tutte le coccinelle che brulicavano nel suo corpo.


Edited by SilverSoul69 - 9/3/2022, 12:26
 
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view post Posted on 14/3/2022, 15:22     +1   +1   -1
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A Man of No Consequence

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面倒 Mendō · Seccatura

In viaggio verso Sado
3 Gennaio 253 DN




L'Aburame non si scompose poi molto, com'era tipico, del resto, della natura che aveva manifestato. Scrollò le spalle, con atteggiamento incurante, sistemandosi meglio gli occhiali sul viso, scivolati leggermente lungo quel naso dai lineamenti fini e delicati. « Non ho studiato un itinerario, al momento, poiché non so il nostro contatto come ha intenzione di farci muovere. Conoscerà il territorio meglio di noi, presumo, e di conseguenza saprà quali mete sono più facilmente raggiungibili rispetto ad altre. Per forza di cose, presumo si opterà per rendere il viaggio più celere e diretto possibile, evitando deviazioni, se non strettamente indispensabili. Se così fosse, probabilmente inizieremo le nostre indagini con l'isola dalla sabbia multicolore, proseguendo per... » Raccolse le carte, sfogliandole velocemente fino a recuperare un cartiglio relativamente semplice, una sorta di rappresentazione stilizzata della conformazione geografica del misterioso arcipelago di cui avevano scoperto da relativamente poco tempo l'esistenza. « L'isola di cui si fa riferimento al fiore è una delle più piccole, su questo settore dell'arcipelago, ed è quella più vicina, virando verso sud, più distaccata dalle altre. Quella riguardo le cimici, invece, è questa qui, mentre quella delle foglie è la più grande, procedendo verso l'interno dell'arcipelago. Potremmo avanzare seguendo questo percorso, ma tutto sta alle condizioni che troveremo cammin facendo. »


Spiegò la ragazza, raccogliendo nuovamente le carte all'interno del fascicolo, che lasciò chiuso, davanti a sé. « Dubito ci fermeremo a lungo in ogni posto. Con me ho tutto il necessario per eseguire le ricerche e le mie coccinelle sono le migliori assistenti che possa mai chiedere, a tale scopo.» Precisò, mostrando loro alcuni rotoli di evocazione, che portava in tasca, mentre un paio di coccinelle, questa volta con il carapace di un intenso color scarlatto puntinato, fecero capolino oltre la scollatura del suo vestiario, zampettandole sulla guancia.

« Come avrete ormai intuito, sono un Aburame e allevo coccinelle. Queste, in particolare, sono frutto di un'attenta selezione, in modo tale da ottenere una colonia in grado riconoscere e neutralizzare tossine di qualsiasi natura. Inoltre hanno sviluppato la particolare capacità di riconoscere e calibrare i livelli ormonali, così da influenzare l'umore e monitorare i parametri vitali. Sono bestioline voraci, per questa ragione il mio corpo sembra quello di una bambina, quando in realtà ho parecchi anni in più, senza considerare le mie anomalie a livello sociale... Sono piccoli scotti da pagare, di cui non mi faccio cruccio. » Raccontò loro, mettendo così in evidenza come le capacità dell'Aburame, dette così, ripiegassero principalmente su un ambito di supporto. Difficile capire come avrebbe potuto cavarsela da sola, in tali circostanze, a meno che non nascondesse qualche asso nella manica. Oltre alle coccinelle, si intende.

[...cloppete cloppete...]

Kuochisana-sen, Paese delle Onde ZLnMVNP
Una ventina di chilometri da Sado
5 Gennaio 253 DN


Il viaggio proseguì senza intoppi: la carovana procedeva ad un ritmo sostenuto, le soste limitate quel tanto per permettere ai cavalli di riposare, momenti in cui potevano scendere per sgranchirsi le gambe. Quel tipo di trasporto poteva esser comodo quanto volevano, ciò nonostante rimaneva il disagio di dover trascorrere tutto quel tempo seduti. E la noia, si sa, è una brutta bestia con cui avere a che fare... Naoko non era il massimo della compagnia, dato che passava tutto il suo tempo in silenzio, parlando solo se interpellata, seduta al suo posto, immobile come una statua. I due mercanti che viaggiavano con loro, al contrario, erano prodighi di chiacchiere, raccontando dei loro viaggi, delle persone dalle più disparate etnie che avevano incrociato, il tutto accompagnato da una partita a shogi, mahjong o a carte, in modo tale da poter passare il tempo.

Di certo non erano costretti a restar segregati in quella carrozza: se avessero voluto, avrebbero potuto fare compagnia ai manovali, che il più del tempo lo passavano seduti sui cassoni dei vani porta merci a mirar il panorama dei paesaggi che il loro cammino intercedeva, o con i due ninja di scorta al convoglio, poco più grandi di loro, ma molto affabili e sempre propensi a dare qualche dritta o consiglio maturati dalla maggiore esperienza.

Solo che poi... Giunti in prossimità di un piccolo borgo, che da sempre costeggiava quella strada, a bloccare il passaggio trovarono una palizzata sorvegliata da un nutrito gruppo armato: una decina di uomini, civili all'apparenza, armati di picche e randelli.

« Fermi un po', voi! Se volete proseguire per questa strada dovete sottoporre il vostro carico ad una perquisizione. Forniteci le bolle di carico. » La carovana si fermò, lasciando perplessa Naoko che, immobile nella sua seduta, corrucciò leggermente le labbra. « Strano, non dovremmo essere ancora giunti a destinazione. » Commentò l'Aburame, mentre uno dei manovali entrava per poter parlare con i due mercanti riguardo la richiesta mossa dal capo di quel nucleo di sorveglianza, un omaccione grande e grosso, dall'aria decisamente scorbutica.

« Siamo di Konoha e siamo diretti a Sado, non abbiamo alcuna interesse nel fermarci nel vostro villaggio, quindi perché volete perquisire il nostro carico? » Domandò uno dei mercati, sceso col manovale e sventolando le bolle di carico della merce che trasportavano, accompagnato da uno dei ninja di scorta. « Per me potete pure essere il Daimyo in persona, me ne sbatto il cazzo. Se passate da qui dovete far perquisire il carico. »

L'altro mercante si sporse dal finestrino per poi imprecare, risedendosi al suo posto ed incrociando le braccia al petto, inviperito come mai l'avevano visto, da quando avevano iniziato quel viaggio. « Troppo bello per essere vero. Dannate Kage no Hotaru, sempre in mezzo ai piedi. Ma non dicevano che si limitavano a rompere le balle nel Paese dell'Acqua? »


 
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view post Posted on 1/4/2022, 01:01     +2   +1   -1
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Le spiegazioni di Naoko a risposta dei dubbi di Kyo furono ascoltate con interesse dal ragazzo, che regolarmente annuiva alle sue parole. In realtà non gli fu chiaro un bel niente, si era limitata giusto a dire che al percorso ci avrebbe pensato meglio il loro contatto e si sarebbero adattati alle circostanze. Allo stesso modo, senza scendere nei dettagli confermò di avere già pronto tutto il necessario per le ricerche e che non ci sarebbe voluto molto una volta giusti sul posto.
Vabbè, l'esperta era lei: il fatto che fosse lei ad avere le idee chiare era più che sufficiente al Nara. Si sarebbe limitato a starle dietro e intervenire se e quando necessario, e dato che anche lei sembrava non volere nessuno tra i piedi quella pareva essere la condotta migliore da seguire.
La successiva rivelazione invece spiazzò il ragazzo e catturò immediatamente tutta la sua attenzione. L'espressione sul volto del Nara era un miscuglio di emozioni diverse, tra la sorpresa, la curiosità, la preoccupazione e tante altre. Tra cui, un po' di imbarazzo. Si portò la mano tra i capelli in un gesto impacciato, senza sapere bene cosa e come dirlo.


Oh... ehm, ecco... almeno la fanno sembrare più giovane, Naoko... san? *

Disse, un po' incerto. Non aveva detto quanti anni avesse realmente, ma non era difficile immaginarla adulta, soprattutto con quel suo tono perennemente seccato. Sicuramente era più grande del genin e magari come tale avrebbe preferito che il più giovane la trattasse con un po' più di... garbo, o qualcosa del genere. Oppure, dato che aveva detto che ormai aveva accettato la sua condizione, non le sarebbe importato nulla. Non sapeva come fosse abituata e ora che aveva avuto questa notizia non voleva immediatamente mancarle di rispetto, insomma.



Il viaggio, noioso come solo i viaggi potevano essere -una volta trascorsi i primi momenti di novità, in cui tutto riservava meraviglie - servì a far dimenticare almeno temporaneamente al Nara l'ansia da prestazione nei confronti dell'incarico che sarebbero andati a svolgere. Kyo non era proprio il massimo della socialità e avrebbe avuto qualche difficoltà a intrattenere conversazioni interessanti, men che meno con Naoko da cui sarebbe riuscito a estrarre solo qualche monosillabo scarno. La sua peculiarità era però quella di essere un grande ascoltatore: mentre gli altri si riunivano in vari gruppetti e parlavano del più e del meno, lui assorbiva tutto come una spugna rimanendo in disparte a meno di essere interpellato. Certo, sapere che lavoro faceva la moglie di Tizio o la bravata che Caio aveva fatto quel tale giorno non era nè importante ai fini della missione, nè importante in generale dato che al novantanove percento non avrebbe mai più rivisto nessuno di loro dopo la giornata corrente, però era proprio quella la cosa che lo affascinava: avere uno spiraglio aperto sulle vite degli altri, un piccolissimo spioncino che si sarebbe richiuso nel giro di un istante. Era pura e genuina curiosità per un qualcosa di banale e insignificante.
Oppure era solo un gran ficcanaso, come sosteneva suo fratello Ichiro. Anche quello era un altro punto di vista più che valido.

A un certo punto, Kyo allungò lo sguardo su una partita a shogi che stavano giocando i due mercanti. Uno di loro non si fece sfuggire l'occasione e, notando l'interesse del ragazzo, lo invitò a sedersi a giocare con loro. Ora, il fatto è che Kyosuke era un po' la vergogna dei Nara in quanto forse unico membro del clan a non essere un vero e proprio genio degli scacchi. Sapeva le regole, era discretamente bravo nel prevedere le mosse altrui, ma non all'altezza dei maestri del clan. Ogni volta contro di loro finiva, dopo qualche mossa, per commettere qualche leggera sbavatura che veniva prontamente sfruttata per incastrare i suoi pezzi in situazioni da cui non riusciva più ad uscire. Però, in seguito a tutte queste batoste, il ragazzo aveva imparato qualche trucchetto: sarebbe stato sufficiente a battere quella vecchia volpe del mercante, che poteva vantare una certa esperienza nel gioco? Quale dei due Re sarebbe stato catturato per primo?
Lo scopriremo nella prossima puntata a fine post.


L'imprevisto arrivò ancor prima di giungere a destinazione. La carovana fu fermata a una sorta di posto di blocco, e i mercanti non sembravano per niente contenti della cosa: sembravano conoscere quantomeno l'affiliazione del gruppo che li aveva bloccati e nominarono delle Kage no Hotaru. Kyo gettò un rapido sguardo prima a Matsuda e poi a Naoko, come a voler chiedere silenziosamente se loro ne sapessero qualcosa, ma sembravano all'oscuro tanto quanto lui, quindi decise di chiedere direttamente al mercante in questione. Nel frattempo, così per sicurezza, appoggiò distrattamente una mano sulla katana che durante il viaggio aveva tenuto slacciata e appoggiata a una parete della carrozza.


Lucciole? Chi sono?
Non mi danno l'idea di essere una banda di briganti, cosa vogliono da noi?


Altro che Lucciole, dovrebbero chiamarsi Zanzare per quanto sono fastidiosi. Conosco un bel po' di gente che se ne lamenta, intercettano le carovane e confiscano la loro merce. I miei contatti mi avevano detto che agivano nel Paese dell'Acqua, ma che non avremmo avuto problemi dato che siamo del Fuoco. Mi sa che hanno cominciato a fermare anche i nostri... sono diventati un bel problema.

Si prese una breve pausa, come a voler raccogliere i pensieri - o, più probabilmente, contenersi per non tirare una fila di bestemmie davanti a tre ragazzini - poi continuò.

Addirittura stavano per fare secco un tizio, un mercante che collaborava con il Daimyo in persona: per confiscargli la merce che doveva portare al Daimyo lo hanno pestato e ridotto parecchio male. Ancora dopo diversi mesi non si è ripreso, poveraccio.
Le strade non sono più sicure come una volta...


...Akemy ha fatto anche cose buone, ha bonificato le paludi e tutte quelle cose da "si stava meglio quando si stava peggio". Kyo lo lasciò continuare nel suo brontolamento a mezza voce, mentre si rivolgeva a Matsuda e Naoko con aria visibilmente scocciata. Non aveva voglia di avere a che fare con dei briganti possibilmente violenti, non rientravano nelle mansioni della missione. Dovevano liberarsi e proseguire nel modo meno impegnativo possibile.

Magari se ci facciamo vedere come ninja di Konoha ci lasciano passare. Abbiamo anche due chunin con noi, li dovrebbero intimidire abbastanza, che ne dite?

Dopo aver detto questo, il Nara si sarebbe sporto fuori dal finestrino per guardare meglio come si evolveva la situazione al di fuori della carrozza tra Lucciole armate, manovali e i due chunin e valutare se e quando scendere per identificarsi come ninja di Konoha. Sperava vivamente che non ci fosse bisogno di ingaggiare un combattimento per difendere la carovana, perchè gli stavano cominciando a risalire per lo stomaco i traumi dell'ultima volta in cui si era dovuto scontrare con delle persone, per la precisione gli indigeni dell'isola. Lì, non aveva avuto il coraggio di porre fine alla vita di un uomo, e poi aveva visto com'era andata a finire. Non voleva essere costretto a dover scegliere di nuovo.



* Finora, mi sono immaginato che Kyo abbia trattato Naoko più o meno come una coetanea (quindi con qualcosa tipo -chan, oppure -san, non sono un esperto). Quando scopre che è più vecchia di lui ci rimane male e comincia subito a usare un tono più formale, rappresentato dall'uso del "lei". Di solito non uso i suffissi nei post a meno che non mi ispiri particolarmente la situazione, tipo ora che ho messo il -san un po' indeciso perchè mi suonava bene per rendere il fatto che Kyo non sa come trattare Naoko. Insomma, volevo precisare che Kyo non si dimentica i suffissi perchè è maleducato, sono io che per abitudine (e per non fare passi falsi in una lingua che non conosco) non li scrivo spesso :asd:


Risultato di Kyo nella partita di Shogi: 5
  • 1d10
    5
  • Inviato il
    1/4/2022, 02:01
    SilverSoul69
 
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view post Posted on 5/4/2022, 01:15     +2   +1   -1
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Mentre Matsuda preferì rimanere in silenzio ad assimilare le informazioni dei rapporti, Kyosuke ebbe qualche domanda da porre e, a dire il vero, erano interrogativi ben posti. Naoko allora rispose fornendo ulteriori dettagli e mostrando una cartina dell’arcipelago, ad ogni spiegazione seguiva una pressione del suo piccolo dito su un puntino colorato della mappa e gli occhi dei due Nara lo seguivano con attenzione.
Era la prima volta che il diciottenne vedeva quella che seppur approssimativa rappresentava un’immagine del nuovo mondo, gli brillavano gli occhi a pensare che lui di quelle macchie verdi su uno sfondo blu ne aveva vista una e una sola. Ce ne erano così tante e in pochi giorni le avrebbe viste molte altre.

Stava per intervenire aggiungendo un suo pensiero, nulla di importante ma sentiva di voler dire qualcosa, qualsiasi cosa, però Naoko continuò a parlare e spostò la conversazione su di sé. “Strano” pensò il giovane, non se lo sarebbe mai aspettato. La ragazza aveva sciolto un po’ la lingua negli ultimi minuti ma comunque rimaneva una persona molto introversa, quell’apertura gli arrivò come un messaggio di fiducia reciproca. Qualcuno più schietto e cinico l’avrebbe definita una mera condivisione di informazioni con lo scopo di portare a compimento la missione - e probabilmente era davvero questo il motivo - ma a Matsuda piaceva vedere la cosa diversamente, gli piaceva pensare che lei stesse confidando parte del suo io nascosto.
Ascoltò dunque e non si preoccupò di mascherare uno sguardo sbigottito.

Questa poi… quindi Naoko non è una bambina, è una donna, forse una vecchia? No dai, non riesco proprio ad immaginarla con le rughe. Ed è piena di coccinelle sparse nel corpo…

Nella sua mente presero forma delle immagini distorte del vero aspetto di Naoko, schizzi mentali approssimati e a dir poco grotteschi. Ma al di là di questi pensieri che alla fine erano semplici manifestazioni di curiosità, si sentì una merda… per averla schernita durante l’incontro in ospedale. Si era lasciato abbagliare dalle apparenze fino quasi a giudicarla, non era da lui. Si domandò se il rapporto simbiotico tra Aburame e insetti fosse davvero alla pari, perché il prezzo da pagare sembrava davvero salato.

Kyo fece un commento, un tentativo sincero per sembrare solidale e carino. Matsuda preferì non aggiungere altro e fece un sorriso di circostanza. L’argomento poi venne messo da parte e il viaggio riprese la sua monotonia.




Quella notte Matsuda dormì male e si svegliò con la schiena dolorante. Ricordava di aver sognato insetti… tanti insetti. Per suggestione cominciò a grattarsi tutto il corpo ma il formicolio continuava. Cazzo! Guendalina! Pensò bloccandosi di colpo e tastò delicatamente la testa in cerca del piccolo insetto. Ti prego dimmi che non ti ho schiacciata altrimenti non ho idea di come possa reagire Naoko!
La bestiolina, per fortuna, era salva e quasi a voler rassicurare il suo ospite cominciò a volare davanti al suo naso per poi tornare a rifugiarsi fra i capelli neri. Lui, sollevato, tirò un sospiro.

Poco dopo venne attirato da un vociare proveniente dal fondo della carrozza, erano i mercanti compagni di viaggio e seduto con loro c’era Kyo. Stavano giocando a Shogi! Matsuda, da appassionato quale era, si avvicinò incuriosito.

“Gioco dei re. Re dei giochi!” Commentò sorridente e si sedette a metà dei due avversari. La partita era iniziata da poco, difficile dire chi fosse in vantaggio con così poche mosse fatte. Naturalmente lui tifava per il compagno, non si è mai visto un Nara che perda a Shogi con un mercante alle prime armi. Era così sicuro delle capacità di Kyo che decise di alzare la posta in palio.

“Avanti Kyo, fa valere il nostro cognome. Punto metà della mia razione giornaliera sulla tua vittoria!” I mercanti apprezzarono il commento e anche loro azzardarono qualche scommessa di poco conto, Matsuda prese nota di tutto da buon arbitro e non si accorse di come quelle puntate potessero mettere pressione all’amico.

Chi vinse o chi perse ha poca importanza, perché più tardi arrivò un imprevisto. C’è sempre un imprevisto quando si viaggia.
Accadde tutto in fretta: alcuni uomini armati fermarono il convoglio e con toni a dir poco scortesi ordinarono una perquisizione. Gli sguardi tra i compagni di missione e i mercanti erano chiari, i commenti che si levarono lo furono ancor di più, quelle lucciole non erano tizi dei quali fidarsi.

Kyosuke prontamente avvicinò la mano all’elsa della sua katana, per ora solo in via preventiva, mentre si sporgeva dal finestrino per controllare la situazione. Propose velocemente un piano d’azione.

“Non so. Non siamo in territorio del Paese del Fuoco e questi tipi avranno sicuramente riconosciuto il coprifronte dei chunin di scorta, se non si sono fatti intimorire non credo che la dialettica possa servire più di tanto.
Certo… non possiamo star fermi a guardare.”


Ci era già passato, un attacco ad una carovana. Quella volta si trattava di una vera e propria imboscata e la diplomazia non era una strada percorribile. In questa occasione forse c’era ancora la possibilità di dialogare ed era sicuramente la via di risoluzione preferibile.
I ricordi di quella notte nel Paese del Gelo si fecero più vividi, la situazione era dannatamente simile e la cosa lo agitava.

“Ahhhh! Scusatemi ma io scendo. Non riesco a rimanere qui fermo. Non farò niente di azzardato, di stupido… se si tratta davvero di una perquisizione, e sia. Non alzo un polverone per una seccatura. Ma se vogliono derubare questi mercanti, la nostra gente, non rimarrò a guardare.” Lanciò uno sguardo a Kyosuke e Naoko in cerca di approvazione, tanto ormai aveva deciso e sarebbe sceso lo stesso. “Se noto movimenti sospetti commenterò ad alta voce qualcosa sul tempo atmosferico.” Poi si girò in direzione del signore rimasto nell’angolo.

“Tu! Mercante! Nelle soste ti ho visto fumare, dammi una sigaretta.”

Il signore lo guardò perplesso come per dire “ora? in questa situazione?”

“Dammi una dannata sigaretta.” Ribatté il ninja.

Lui obbedì e Matsuda se l'accese mentre scendeva dal vagone. Tossì un paio di volte, non aveva mai fumato e il tabacco gli sapeva di marcio.
La sua idea era semplice: se si fosse trattato davvero di un assalto qualcuno si sarebbe potuto nascondere nei paraggi, il modo migliore per assalire un convoglio dopotutto è quello di circondarlo per attaccare su più fronti. Voleva apparire come il classico menefreghista della situazione che incurante del motivo del ritardo scende dalla carrozza per accendersi un mozzicone, stiracchiarsi e respirare un po’ d’aria all’aperto.
Rimase lontano dal commerciante e dal chunin più vicini al posto di blocco delle Lucciole mentre sondava il paesaggio intorno a lui.





 
 
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