Keiji 啓示 "Rivelazioni", Matsuri - Seconda Edizione

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view post Posted on 7/2/2021, 22:48     +1   -1
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Matsuri


Keiji 啓示







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CITAZIONE
”Non siamo qui oggi solo per festeggiare la mia elezione. C'è molto di più in ballo in questa splendida giornata di sole. Come potete vedere, le mura sono ricostruite e questa è tutta opera del Consiglio, i cui membri vedete qui con me su questa balconata. Vorrei ringraziarli tutti, nuovamente, ma nello specifico vorrei portare la vostra attenzione sulla persona che ha supervisionato tutti i lavori, ottenendo un così magnifico risultato. Miyajima Kasumi.
Per questo motivo, qui e ora, dichiaro l'istituzione di una nuova festa. Un evento che ci ricorderà per sempre di come la Grande Kumo, sia stata in grado di rialzarsi nonostante le gravi ferite e perdite subite. Per questo, ora e per sempre, il dieci settembre diventerà Shinsei Matsuri, la Festa della Rinascita.


Estratto del discorso di insediamento del Rokudaime Raikage, Imai Eiji - Kumogakure no Sato, 10 Settembre 251 DN

Introduzione e ambientazione


La seconda edizione dei nostri Matsuri si tiene presso il Villaggio Nascosto della Nuvola, in data 10 Settembre 252 DN. Si festeggia il primo anniversario dell'insediamento di Eiji Imai come sesto Raikage, oltre alla conclusione della ricostruzione di Kumo (che ricordiamo essere stata quasi del tutto rasa al suolo dalla furia di Son Goku).

Potrebbe trattarsi di una feste come tante, di un anniversario fatto solo di sakè, gozzoviglie e fuochi artificiali, se solo il giovanissimo Raikage non avesse deciso di svelare due pesantissimi segreti sul suo conto: l'appartenenza al Culto di Jashin, in passato bandito presso Kumo e quindi piuttosto malvisto, e il possesso – se così vogliamo definirlo – del Bijuu Pentacoda, Kokuo, col quale condivide il proprio corpo.

Si tratta della prima rivelazione pubblica dell'esistenza di una Forza Portante, nella storia del Continente Ninja: prima di questo momento, la quasi totalità dei suoi abitanti credeva che i Cercoteri fossero stati del tutto eliminati durante la battaglia di Fukagizu - eccezion fatta per gli appartenenti al Kyo Dan, il misterioso Ordine devoto alle bestie codate, i cui aderenti non avevano mai smesso di sperare nella sopravvivenza dei loro adorati Kami.

I partecipanti a questo Matsuri saranno quindi testimoni di un evento storico senza precedenti: qualcosa che potranno raccontare ai propri nipoti, se mai la cruda via del ninja non mieterà prima del tempo le loro giovani vite.



Fate riferimento alla seconda metà di questo post per ruolare l'inizio della giocata: nel primo giro (o anche nei seguenti, se necessario) suggeriamo di interpretare l'arrivo a Kumo e le reazioni al discorso del Raikage, poi subentreremo con un post dell'account Staff per spostare il focus della Libera sui festeggiamenti.Se avete bisogno di indicazioni più precise su cosa troverete (aspetto attuale di Kumo) contattate 'nD; se al contrario volete approfondire il background storico (Kyo Dan, Fukagizu, ecc...), contattate i Narratori.[/color].

Avendo la fortuna di avere il Raikage tra i partecipanti, lo Staff si coordinerà con 'nD per concordare eventuali interventi che movimentino la giocata.

I Kage non sono obbligati a partecipare
; chiediamo solo di non porre limitazioni alla partecipazione dei giocatori ma piuttosto, se lo ritenessero opportuno, di fornire indicazioni di massima sul comportamento da tenere in questa occasione.

Dato che svariati eserciti non possono essere mobilitati in toto e radunati a Kumo, i giocatori potranno ruolare di essere stati sorteggiati o selezionati dal loro Kage/Reggente per presenziare all'iniziativa, come rappresentanza del proprio Paese di origine; per i Liberi Puri il problema non si pone.
I Nukenin dovranno prestare particolare attenzione in fase di iscrizione e di gioco, per ovvi motivi (per qualsiasi necessità contattate i Narratori).

Si prega di prendere visione del Regolamento Matsuri [X] prima di iscriversi; tenete d'occhio tagboard e shoutbox per tutti gli aggiornamenti del caso.

Preghiamo Master/Quester e Insegnanti di invitare personalmente i propri giocatori a partecipare, soprattutto se si tratta di elementi iscritti da poco.


Ultima cosa, ma non meno importante: sarà fondamentale non bloccare i giri di post, per il benessere di tutti i partecipanti XD
Si tratta di una Libera, non è un impegno gravoso: se proprio siete con l'acqua alla gola lasciate qualche riga descrivendo sommariamente le azioni del pg. Recupererete terreno con calma, in un secondo momento.



 
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view post Posted on 18/2/2021, 12:56     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,





Era stato il primo viaggio fuori dal Villaggio
Eravamo partiti presto, nell'alba bavosa del mattino, una foschia che univa cielo e terra in un unica massa grigiastra che si aggrappava ai dirupi e alle scarpate. Sopra di noi un cielo terso e freddo, dove le nuvole erano state libere di posarsi, con il vento che era andato a correre altrove.
Mio padre aveva insistito perché viaggiassimo a piedi.
Ne avevamo bisogno.
Un momento per disinnescare l'impegno per il Villaggio e per il Clan.
Un intima comunione con la natura, i suoi tempi, le sue attenzioni.
Avevamo preso la via a nord, fra le sequoie senza tempo e gli sguardi scrutatori dei castagni, immobili e inconsapevoli sentinelle del paese del fuoco.
Avevamo campeggiato al limitare di un piccolo lago naturale per poi cambiare panorama, fuoriuscendo nelle radure che collimavano con i confini con gli altri paesi prendendo la direzione di Kumugakure.
Avevamo parlato poco in realtà, godendoci gli assordanti silenzi delle regioni carsiche ed i bisbigli delle foreste. Eppure sentivo che il nostro rapporto si era irrobustito. Lui senza la maschera severa, od il peso del lutto che rimaneva attaccato alle sue vesti ogni volta che passava per la grande casa, io con la ritrovata spensieratezza che servirebbe alla mia età. Non lo sapevo ancora, ma sarebbe stato uno degli ultimi momenti in cui mi sarei sentito così leggero.
Fra lo scoprire strade nuove, tecniche di sopravvivenza, e condividere un pasto davanti ad un fuoco.

Kumo non era come me lo immaginavo.
Fra i picchi frastagliati, protesi verso il cielo come le dita di una mano, costruzioni moderne si alternavano fra loro, con strade sospese e case scavate nella roccia. La ricostruzione aveva donato una rinnovata vita al villaggio e l'atmosfera di festa era un gioia per lo sguardo ed una distensione per i nervi. Non in grado di scacciare la sofferenza generata dalla distruzione del demone, ma abbastanza da alleviarne i sintomi. Mio padre, molto più informato di me riguardo gli accadimenti oltre i confini di Konoha, mi aveva raccontato gli eventi e l'importanza che aveva, che delegazioni da diversi paesi fossero accorse per manifestare la loro vicinanza. Lo spettro della guerra aleggiava sempre sul mondo ninja, ed ogni piccolo gesto poteva calmare gli attriti e quindi salvare vite. Non potevo che chiedermi, come mai l'ufficio dell'Hogake avesse mandato noi e se avremmo incontrato altri membri del Villaggio della Foglia.
Nonostante l'importanza che mio padre dava alla nostra partecipazione, continuavo a pensare che in un sistema governato da guerrieri, in cui anche i bambini vengono istruiti ad uccidere, solamente la legge del più forte, determinava chi sopravviveva. Per questo guardavo con aspettativa ai prossimi esami chunnin, nella più classica ottica di un manifesto della forza dei propri shinobi. Un incentivo a perseverare nell'addestramento per farmi trovare preparato quando sarebbe giunto il momento.

Ci eravamo cambiati una volta arrivati, sostituendo le vesti da viaggio, con abiti più tradizionali, il cui cotone spesso e scuro, portava ricamato l'emblema del clan e avevamo preso a vagare per le bancarelle di cibo ed oggetti esotici, in attesa dell'inizio della cerimonia e del discorso del Raikage.












 
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view post Posted on 21/2/2021, 14:59     +1   -1
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La magia delle relazioni sociali.

Essere circondata da sconosciuti che parlano tutti insieme, captando distrattamente brandelli di conversazione di cui, tutto sommato, non ti importa nulla, ma restare agganciata al concatenarsi dei suoni e del saliscendi irregolare della prosodia, finché un torrente di pensieri distratti non ti trascina a miglia e miglia di distanza.



***



All'inizio c'era odore di porto, strida di gabbiani, scricchiolare di cordame, sciacquio pacato del mare contro la banchina: a quell'ora i pescatori erano già al largo e la nave della delegazione di Kiri si stava ancora preparando a salpare. Faceva freddo, altroché. Urako si stringeva nella mantella grigia per cacciarlo via, ma con scarsi risultati. Le grida rozze dell'equipaggio laceravano la pace del primo mattino, ma era come se facessero parte del paesaggio sonoro: non davano fastidio. Al contrario del cicaleccio degli altri passeggeri diretti a Kumo: una volta arrivata la prima coppia di colleghi, addio tranquillità.

CIAOCOMESTAI IOBENEETU TUASORELLACHEFINEHAFATTO NONLAVEDODADUESETTIMANE



Si è ritirata sbuffando in cima alla prua, lo sguardo perso in mare e le orecchie che si riempiono gradualmente di chiacchiere, finché il vocìo non è abbastanza confuso da fondere i singoli in una massa brulicante di suono. Poi arriva il vento marino, a spazzare il chiacchiericcio via dal ponte, che si svuota per andare a riempire gli ambienti comuni sottocoperta.
Quelli che sono rimasti sul ponte, sono sicuramente soggetti che – come lei – non amano essere interpellati. Quindi sì, sono la compagnia perfetta, almeno finché il freddo – di nuovo – non la stana dal suo angolino e la costringe a ritirarsi nelle buie e umide viscere della nave.

L'aria è pesante, calda e umida: salsedine, alcol, dopobarba, decine di persone che respirano nello stesso posto. Si va a infilare nel posticino più lontano dal bancone, quello vicino all'oblò che chiude male: quello spiffero fastidioso per tutti, comunque, un po' di aria pulita la lascia entrare.

Poi sono sbarcati a Kumo, e uscire allo scoperto è stato come farsi schiaffeggiare in faccia: se a Kiri era freddo, per Kumo non aveva aggettivi adatti. Era sera e ormai il porto si preparava per la notte, con le taverne illuminate e pochi marinai che si attardavano sulla banchina; li aspettava una guida dalla pelle tanto scura da confondersi con la notte, e con quell'accento tipico della Nuvola, pieno di suoni masticati e parole incomprensibili.
La donna era evidentemente gentile e ospitale, ma un po' per la stanchezza, un po' per lo sforzo di capire quella parlata impastata, Urako si è rotta le scatole di starla a sentire abbastanza presto: si è lasciata scivolare in coda al gruppo, sentendo addosso gli sguardi indagatori degli abitanti del posto, forse non troppo felici di quella processione notturna di fantasmi pallidi.

Dopo una bella dormita, tutto sommato, già va meglio: la guida che li ha accolti adesso sembra un pochino più comprensibile e quel sole che filtra dalle tende dell'albergo mette quasi di buonumore. Pare che il Raikage debba fare un discorso pubblico più avanti, in mattinata: la cosa sembra mettere in fermento particolare la popolazione. Comprensibile... è in carica da pochissimo, pensare che è solo di un anno più vecchio di lei!
Non riuscirebbe mai a immaginarsi col cappellino da Kage, dietro una scrivania, a firmare documenti e sventare attacchi alla nazione. La sua faccia è un po' ovunque, dalle riviste patinate ai manifesti col programma del giorno: pelle parecchio scura, anche lui, e capigliatura curiosamente candida, alla faccia dell'albinismo tipico di Kiri. Deve essere una variante locale, che interessa unicamente i pigmenti dei capelli...

Mentre riflette sulla genetica e sul perché e il percome delle colorazioni degli indigeni, si inoltra fra tendoni e bancarelle allineati lungo le strade, seguendo istintivamente i rassicuranti rettangoli d'ombra proiettati al suolo. A ciascun membro della delegazione è stato consegnato un opuscolo con gli orari degli eventi e la pianta stradale del centro cittadino, su cui sono stati segnalati con simbolini colorati gli edifici principali e il palco da cui verrà pronunciato il discorso; l'idea è di avvicinarsi al palco prima che il piazzale si riempia del tutto. Pure quello, a suo modo, è un momento storico e le piace l'idea di tornare a Kiri potendo raccontare “Ah, ho visto il Raikage! In foto sembrava più alto!”

Sguscia quindi tra una schiena e l'altra, evitando di incrociare lo sguardo dei passanti – sai te, come potrebbero interpretare l'occhiata lanciata da una di Kiri – e controllando il tragitto sulla mappa. Ogni tanto si ferma anche lei a curiosare tra la merce in esposizione: forse è solo una sua impressione, ma a Kumo il bianco sembra un po' il colore ufficiale. Ci sono gilet, corpetti, mantelli appesi ovunque, tutti tessuti di lana candida: dopo averne osservati alcuni da lontano, si trova ad avvicinare un capo appeso all'altezza dei suoi occhi, sovrastato da un cartello gigante che recita LANA MORBIDISSIMA, TOCCARE PER CREDERE. E lei ci va.
Forse perché ogni tanto fa anche bene abbassare la guardia.

Quel tessuto è effettivamente morbido e l'idea di acquistare una bella mantella calda non le sembra poi così stupida, ma forse ci penserà su ancora un po'. Ci sono tante bancarelle, magari potrebbe trovare prezzi migliori... e mentre si volta per tuffarsi di nuovo nel viavai della strada, per poco non taglia la strada a una coppia di passaggio.
Uno di quei casi in cui ti senti il sangue ghiacciare nelle vene.
“Sumimasen deshita!” - esclama immediatamente, eseguendo un inchino abbastanza profondo da convincere chiunque della sincerità delle sue scuse. Guarda dove metti i piedi, Yakamoto, dannazione.
Quando solleva lo sguardo, conferma ciò che aveva colto con la coda nell'occhio: maschi, presumibilmente padre e figlio, sicuramente non del posto, ma dovrebbe sentirli parlare per capire da dove vengano. Sembrano fatti con lo stampino: tutti e due hanno capelli neri e occhi scuri, anche se il ragazzo ha dei lineamenti più gentili del padre... sicuramente ripresi dalla mamma. Deve avere l'età giusta per aver finito l'Accademia.
Pronto per farsi accoltellare sul campo di battaglia, insomma.

Prima di girare sui tacchi avrebbe atteso almeno un cenno del capo dal più vecchio, giusto per essere certa di aver schivato l'incidente diplomatico.


Com'è che dicevamo...?
Ah, sì.
La magia delle relazioni sociali.




CITAZIONE
Non ho ancora il pv nuovo per Urako: se avete necessità di descriverla prendere pure spunto da quello in scheda. Indossa una tristissima uniforme basic da shinobi di Kiri ma senza spalle scoperte (fa freddo a Kumo, che casso); porta sulle spalle un mantellone di lana grigia col cappuccio lungo fino alle caviglie. Gli unici distintivi a vista sono quello da medico e il coprifronte legato alla vita. Niente armi addosso, borsa di pelle a tracolla, può avere virtualmente dai 14 ai 16 anni (ne ha 18 ma è parecchio bassa).
 
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view post Posted on 2/3/2021, 21:29     +1   -1
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SyMI6NR

Niko

Sanmaru

Kokuo


10 Settembre 252 DN, Paese del Fulmine, Kumo.


Stava per arrivare il momento di uscire su quella balconata e rivelare a tutti quello che ormai nascondeva da anni. Il popolo non lo sapeva, lo aveva sempre apprezzato anche prima del suo diventare Kage per via di ciò che aveva fatto per la Nuvola, ciononostante non era consapevole del potere che aveva utilizzato per ottenere quei risultati. Immortalità e sangue, creature mistiche e divinità. Tutto questo andava a concentrarsi nella sua persona, o meglio in ciò che componeva il suo essere, un essere che ne comprendeva cinque... quattro ormai. La mancanza di Ichigo si sentiva anche in quel frangente, avrebbe sicuramente trovato qualche parola per aiutare il ragazzo a farsi avanti, oppure lo avrebbe semplicemente sfottuto fino a fargli completamente dimenticare quello che stava per fare. Più probabilmente la seconda. Lui era seduto, con quella vetrata davanti che dava direttamente sulla balconata. Il sole attraversava le tende illuminando sottili granelli di polvere che volteggiavano nell'aria. La sedia era comoda ma lui non poteva fare a meno di essere ricurvo, con entrambe le mani davanti alla bocca e gli occhi sgranati verso il vetro. Da fuori sentiva il vociare del suo popolo, ma non solo, in molti erano accorsi da tutto il continente e fuori dallo stesso per partecipare alla nuova festa annuale di Kumo. Li avrebbe sorpresi tutti, ma per una volta questo non era una mera fonte di divertimento per lui.

Pensi ancora sia la scelta migliore? - Penso che le persone si meritino di sapere chi li sta guidando e decidano se sono ancora la persona adatta a tutto questo. - Hai dato molto per la Nuvola, non pensi che un piccolo segreto ti sia dato averlo? Dopotutto nessuno ti ha chiesto di spingerti così oltre. Di affrontare il Cacciatore, il vecchio, l'Akatsuki. - I know but... Non mi sento pulito. Ogni volta che ricevo un fratello nel mio ufficio penso a come mi guarderebbe se sapesse... Sapesse chi sono, di cosa sono capace, di chi alberga insieme a me in questo corpo. Non posso pensare di basare il mio regno, se così lo vogliamo definire, su una menzogna così grande. - Lo capisco. Beh, ormai sembra ci sia poco da fare, hai preso la tua decisione e io, dal canto mio, posso dirti che ti sosterrò comunque vada. In questi anni ti sei dimostrato piuttosto affidabile per essere una mera formica. - Uh. Ma sentilo il Big Bro, oggi è in vena di complimenti. Guarda che stai parlando con il capo di una nazione. Eheh... - Il capo di una nazione di formiche è esso stesso una formica per definizione, mi sembra logico. - Yooo get rekt! Ti ha devastato. - Effettivamente il ragionamento fila piuttosto liscio. - Holy shit guys!? Che è sta coalizione, avete vinto il premio per "Trio più simpatico del Corpo di Eiji" o mi sono perso qualcosa? - C'mon bro! Ti stiamo prendendo in giro! Non essere così permaloso. - Invece penso proprio che non vi parlerò per un po'. - Sai bene di non poterci zittire. Comunque, penso sia arrivata l'ora di andare, ti stanno chiamando. - Quindi i suoi occhi tornarono ad essere vigili sul presente, come anche la sua mente. Vide uno dei consiglieri fargli segno di recarsi presso la balconata, era tutto pronto. Si alzò, un po' teso ma meno di prima grazie all'aiuto dei suoi compagni di avventure. - Yo bro! Stop! Aspetta, dobbiamo dirti una cosa. - Se Ichigo fosse qui probabilmente ti direbbe che sei un pazzo a rivelare tutte queste cose. - Ma sarebbe anche fiero del tuo coraggio e del Kage che sei diventato. - Quindi sorrise, leggermente commosso, ma comunque capace di trattenere le lacrime per questo complimenti che valeva più di ogni altra cosa in quel momento. Poi uscì e... Vorrei dire che il resto è storia, ma in realtà il resto lo trovate semplicemente nel post di testa.
 
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view post Posted on 2/3/2021, 21:46     +1   -1
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Vacanza... ?
♤♤♤♤
Perché socializzare è importante.

Oh assolutamente, le relazioni sociali sono tipo... vade retro proprio! Perché diamine c'era venuta poi?
Ah sì, per portarci suo figlio, che ne aveva sentito tanto parlare dai compagnetti e voleva spendere insieme un po' di tempo con sua madre che non fosse allenarsi o di svolgere qualche incarico. Non che gli mancassero dei momenti di tranquillità con lei, solo che dove stavano loro non c'era questo granché di divertimento, e poi lo intrigava l'idea di poter visitare la Nuvola.
Non che a lei non la affascinasse l'idea ovviamente, e come diamine si faceva a dire di no a quel faccino dolce e innocente che sembrava praticamente implorarla?
E quindi eccoli lì, Masaru e Kaede, che vestiti come loro sovente girovagavano per le strade affollate di Kumo, lei con gli occhiali da sole. Sì, a settembre con gli occhiali da sole va bene? Li indossava per motivi che ad altri sarebbero stati ignoti all'infuori di quello più banale.
La giovane donna era come suo solito distaccata e neutrale, al contrario di lui che invece si spostava entusiasta e curioso tra una bancarella e l'altra, osservando con i suoi occhi color argento i giocolieri che spezzavano le fila di banchetti d'esposizione.
Il giovane per quel giorno sembrava tutto fuorché un ninja, esprimendo al meglio il bambino interiore che era solito cercare di attenuare quando la situazione lo richiedeva e che negli ultimi anni aveva fatto fatica a venir fuori per via della situazione che vergeva su tutto il continente.
Molte persone sembravano cominciare già ad avviarsi e riunirsi verso il Palazzo del Kage di Kumo, dopotutto quell'evento riguardava la sua figura.
code © psiche


CITAZIONE
Chiedo scusa per il post scarno. Per la descrizione del personaggio fanno fede le pic in scheda.
 
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view post Posted on 5/3/2021, 17:42     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






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Shinobi di Kiri.
Nascosi la sorpresa di quell'incontro dietro un meticolosa maschera di apatia.
Quel viaggio si stava continuamente arricchendo di stimoli, che a pensarci bene, non avrebbero dovuto sorprendermi.
Potevo osservare lo stile di vita un altro villaggio, delle sue genti e di tutti i ninja accorsi all'evento. Come quella davanti a me, con il capo genuflesso, la cui pelle chiara la divisa ed ovviamente il coprifronte legato in vita, identificavano come un membro del villaggio della nebbia.
Aspettai il cenno senza parole di mio padre, per chinare il capo a mia volta, nella più tradizionale delle forme di saluto. Nel farlo i miei occhi scesero inconsapevoli sullo stemma medico, rinnovando la mia sorpresa. Sembrava così giovane, poco più grande di me, eppure faceva già parte della squadra medica?
Sussurri dietro il cuore ne fecero saltare un battito. Erano le parole di sempre, che zampettavano come ragni fra le corde delle mie ambizioni più intime.
Devi fare di più.
Non sei abbastanza veloce.
Il tuo ninjustu è mediocre.
I tuoi genjustu sono scolastici.
I tuoi occhi...

Un litania che aveva preso ad ammorbarmi dalla morte di mia madre.
Speravo che quella voce interiore mi avrebbe spinto ad eccellere, ma senza ammetterlo, già incominciavo ad intuire che mi avrebbe portato ben altro.
L'ossessione non è mai una cosa buona.

È un bene vedere che anche Kirigakure onora le tradizioni.

La voce di mio padre spezzó quel mio caleidoscopico fiume di coscienza, strattonandomi alla realtà, nuovamente in mezzo alla folla, giusto in tempo per salutare la ragazza e proseguire verso il palco dal quale il Raikage avrebbe fatto il suo discorso.





***





Non vi sono parole per spiegare quello che, le rivelazioni del Kage, ebbero su di me o su mio padre.
Se il Culto di Jashin poteva farmi storcere la bocca e sorprendermi in qualche modo, il concetto di forza portante mi terrorizzò.
Mi addestravo a diventare shinobi dall'età di quattro anni, con i fantasmi di mio padre, le sue missioni, i suoi fallimenti ed i lutti, a tinteggiare un mondo alla deriva, brutale, inchiodato da un ciclo di violenza che non faceva distinzioni di età o genere. Mi preparavo ad essere inghiottito da esso, convinto che con il mio retaggio e la determinazione del Fuoco, sarei riuscito a diventare abbastanza forte per ogni avversario, ogni minaccia.
Avrei trovato il modo. Il modo di proteggere chi amavo, il clan e rendere onore agli antenati. In cuor mio pregavo solo di avere la determinazione per fare il necessario, ed osservando mio padre, mi trovavo spesso a domandarmi fino a quale punto mi sarei spinto in nome delle mie ambizioni, mentre anno dopo anno, il mio nindō, esattamente come aveva profetizzato l'Hokage, prendeva forma.
Ed ora?
Potevo contemplare di affrontare altri shinobi dalle doti eccezionali, ma quello?
Il potere di un demone in un ninja?
Di cosa era capace?
Come poteva essere fermato?
Soppesai l'ultima domanda più volte, tornando con la mente alla prima volta che mi era stato spiegato l'origine dell'esame chunnin.
"Un palcoscenico per mostrare il potenziale offensivo di una nazione."
Era quello che stava facendo ora il Raikage?
Stava rivelando il deterrente di Kumo?
Gettai uno sguardo a mio padre. I suoi occhi vibrano del mistico potere degli Uchiha, guardando qualcosa che ancora non ero in grado di scorgere.
Ed era preoccupato.












 
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view post Posted on 8/3/2021, 19:12     +1   -1
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'nD fa sapere che questo giro lo lascia a noi, visto che tecnicamente ha già scritto quello che doveva/poteva. I dettagli della proclamazione li trovate qui. Prossimo giro ci riorganizzeremo, magari con qualche interazione.

Coglie con la coda nell'occhio il movimento delle due teste corvine, tirando un bel sospiro di sollievo. Il più vecchio dei due ha una voce più profonda di quella di suo padre, che non passa a trovare da quasi un mese oramai; la combinazione tra quel timbro ruvido e gli abiti tradizionali gli conferisce un'autorevolezza innegabile. “Hai!” risponde con rigida semplicità, accettando la convenzione eterna e immutabile che vuole che sia il più anziano a condurre le danze e indicare le regole da rispettare. Lo sguardo che il ragazzo sembra lanciarle è abbastanza discreto da non diventare fastidioso.
Quel fugace incontro si conclude così: incidente diplomatico sventato, forse con un piccolo guadagno di punti a favore del buon nome del Paese.


L'assieparsi della folla attorno al palco rende presto l'aria irrespirabile, per chi come lei non gode del giusto numero di centimetri di altezza; per sua fortuna, intercetta una famigliola con pargoli al seguito, di cui il più piccolo viene prontamente issato sulle spalle dal papà. Sono tutti incredibilmente scuri di pelle, come d'altra parte avviene per gran parte degli abitanti della Nuvole; la bambina, più bassa di Urako di tutta la testa, viene saldamente tenuta per mano dalla madre ed è a quest'ultima che la kunoichi rivolge un cenno del capo, mentre ne incrocia lo sguardo apprensivo.
No, non è lì per la mocciosa e non cerca rogne. Vorrebbe solo un posto da cui osservare il palco senza troppi impedimenti, e la bimbetta fa al caso suo.
La donna la squadra brevemente e sembra capire, anche se gli occhi indugiano sul coprifronte straniero; lo stesso fanno quello della bambina, che la guarda da sotto in su con gli occhi sgranati, come si farebbe con uno strano animale esotico.
La cosa non la mette particolarmente a suo agio... ma dopo un paio di minuti di sguardi basiti, non ce la fa più a ignorarla. Le fa prudere la schiena. Soluzione: dispiegare il suo migliore sorriso accondiscendente e rivolgere un saluto anche a lei. Dopo un attimo di esitazione, la marmocchia ricambia con entusiasmo, tirando il braccio della madre (che ha osservato tutta la scena di sottecchi) per richiamarne l'attenzione.
Non sarebbe riuscita ad ascoltare le raccomandazioni della donna, che suonavano un po' tipo “lascia in pace la shinobi”, perché in quel momento esatto un brivido e un mormorio attraversano l'ammasso di persone in attesa: il silenzio scende immediato, come un profondo sospiro, prima dell'esplosione delle assordanti grida di saluto che investono il ragazzo giovanissimo appena emerso alla luce del giorno.

Si fa strada verso la balaustra salutando con la mano, con un largo sorriso spavaldo, mentre il clamore si intensifica fino a far tremare il suolo.
Come dicevamo?
Che le sarebbe piaciuto raccontare di quanto il Raikage fosse più basso di quanto non sembrasse sui manifesti?
Niente da fare: è ingiustamente torreggiante, e non è un effetto ottico causato dal palco e come se ciò non bastasse, più lo guarda, più si convince che la differenza di età che li separa debba essere esigua.
La domanda sorge inevitabile: come diamine ha fatto uno sbarbatello spilungone ad arrivare a quei livelli?!
Quanti anni aveva Hayate, quando ha trucidato il Kyuudaime?
E quanto è alto? Più o meno come questo Imai-sama?
Se il possesso di Nuibari non è un'opinione, presto o tardi finirà per vederli insieme, probabilmente nella prossima occasione ufficiale... Urako aggrotta le sopracciglia, meditabonda, finendo per perdersi metà della prima parte del discorso; le orecchie tuttavia si drizzano da sole, non appena carpiscono la parola “segreto”.

Il resto della folla subisce lo stesso effetto, probabilmente voluto: un artificio retorico, né più né meno, studiato per ottenere silenzio e attenzione.
È ovvio che le chiacchiere in arrivo saranno tutto fuorché rivelazioni rivoluzionarie, e di ciò sarebbe restata fermamente convinta, almeno finché quel nome non avesse lasciato le labbra del ragazzona.

Jashin



Un mormorio sorpreso, cupo, spaventato, incredulo si alza in volo come uno sciame di mosche dall'intera piazza, esattamente come uno stormo di pensieri impazziti sbatacchiano le ali nella testa della kunoichi di Kiri. Uno su tutti: il nome di Shitsuki Agiwara.

Shitsuki e la sua falce, i capelli candidi e gli occhi cremisi, le corna e la coda, la chunin Agiwara, medico da combattimento, che si strappa il coprifronte sul campo di battaglia di Fukagizu e abbandona il Villaggio senza nemmeno voltarsi indietro. Quel nome, pronunciato dalla stessa Sakamoto, come se fosse presago della peggiore sventura. E adesso quello stesso nome è proferito dal Kage di uno dei Villaggi più vasti del Continente, come se fosse un Kami qualsiasi.
La bambina lì accanto non capisce perché mamma e papà si siano accigliati così tanto... tanto da essere sul punto di raccattare i figli e tornarsene a casa, ma il muro compatto di spettatori sembra impenetrabile: dopo un primo sguardo di ricognizione, i due sembrano rassegnati ad attendere la fine del discorso.
Lei stessa non è certa di quale peso dovrebbe dare a quella dichiarazione... ci avrebbe riflettuto su, ascoltando qualche parere di gente più informata di lei. Difficilmente, in ogni caso, potrà essere toccato un argomento peggiore di quello appena affrontato.

Raikage: La seconda cosa riguarda i famosi Bijuu, le bestie codate.

… o forse sì.

Raikage: Ero e sono tutt'ora convinto, che la coesistenza fosse possibile.

Si trattiene dal piantarsi le unghie in faccia, impietrita...

Raikage: Durante gli avvenimenti del Gedo ho incontrato nuovamente questo Bijuu. Abbiamo dovuto collaborare per avere salva la vita...

Non si sente più il corpo.
Con la mente è tornata indietro.
Anni e anni prima.
Un tempio buio, nove colonne, nove shinobi vestiti di bianco incatenati alle colonne, l'odore oleoso delle carni che bruciano – le sue stesse carni - e le grida strazianti che srtigliano l'aria. Le sue stesse grida. Poi la morte, e la resurrezione.
Raikage: Quello che sto dicendo è proprio questo, dentro di me alberga una di quelle bestie codate comparse anni fa nel continente. Gli ex-Consiglieri potrebbero confermare questa storia, ma cercherò di dimostrarlo in prima persona.
E da quel momento in avanti non avrebbe ricordato più nulla con nitidezza.

Avrebbe osservato l'aspetto del Raikage cambiare, trasfigurarsi, mentre un potere inaudito si sprigiona dalla sua figura, investendo la totalità dei presenti: la potenza di un maremoto, di una tempesta di fulmini, di un vulcano che esplode, di un uragano in mare aperto, un potere la cui impronta i sopravvissuti del Gedo portano radicata in sé, impossibile da dimenticare.
Non c'è bisogno di altre prove, per accettare ciò che quella creatura – umana? O forse non più? - proclama dal suo podio.
Per un tempo indescrivibile, dimentica anche di respirare; incrocia gli occhi della donna, due pozzi vuoti di paura. La bambina le si è aggrappata addosso, seppellendole il viso negli abiti, le spalle scosse dai singhiozzi, mentre il Raikage proclama l'inizio del Matsuri e la piazza esplode in un boato raggiante, festante, un grido di rivincita, urlo di liberazione dalla paura e dalla miseria provate in quei tre anni di lenta, dolorosa ricostruzione e pianto dei cari perduti.

Si lascia trascinare via dalla folla, mentre dagli angoli delle strade si levano motivetti allegri che invitano alla danza, che risuonano irrimediabilmente grotteschi alle sue orecchie.



Edited by -Egeria- - 25/3/2021, 21:57
 
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Scusate l'attesa e per il post del cavolo, ma sempre meglio che niente :asd: al prossimo giro vedo di fare di meglio :sese:

n4ipq6j
Devi farmi un favore.

Quante storie iniziano in questa maniera? Probabilmente nessuna che voi possiate conoscere, ma questa… Ah, questa inizia proprio con questa frase in particolare, in apparenza del tutto innocente…. Se non fosse per le circostanze in cui venivano pronunciate, o da chi, nella fattispecie… Ed è così che una richiesta innocente può portare ad una valanga di guai…

Devi farmi un favore.

Come poteva dire di no a lei, dopo quello che aveva passato, dopo quello che era successo… Ed ecco che, alla fine della fiera, sotto enormi, pressanti, insistenze, alla fine Kacchan aveva ceduto e adesso….

”Chi cazzo me l’ha fatto fare, di venire fino a qui...” Pensò sconsolato lo Yamanaka, sorseggiando una birra direttamente dalla bottiglia, seduto su di un muretto basso, in mezzo ad una fiumana di gente riversatasi per le strade, intenti a festeggiare non aveva ben capito cosa… Era l’anniversario per la ripresa del Villaggio? Per festeggiare l’anno di insediamento del nuovo Raikage? Eh, tutto molto bello, se non fosse per quella maledettissima piccola peste!



Makoto aveva insistito talmente tanto che alla fine aveva ceduto: «Se vai a Kumo, mi faresti un favore? Consegneresti questa lettera ad una persona?» Gli aveva domandato, mentre erano di ritorno da un incarico che avevano concluso insieme. «Ma non potresti spedirgliela normalmente?» Aveva ingenuamente proposto. «Non dire baggianate: per Kumo sono una traditrice, non farebbero mai arrivare la lettera a destinazione… Ho bisogno che venga consegnata a mano, da qualcuno di cui possa fidarmi...» «E perché proprio io? Perché non mandare Shiroko?» Ricordava ancora come l’albina l’aveva squadrato, quando l’aveva tirata in causa, ma Makoto aveva come sempre la battuta pronta per qualsiasi cosa… «È troppo riconoscibile: al villaggio sanno tutti che siamo culo e camicia, ci sgamerebbero subito. Te l’ho detto. Puoi farlo solo tu.»

Peccato che anche lui fosse leggermente ricercato per aver abbandonato il suo villaggio, e l’ultima cosa che voleva, in quel momento, era di farsi beccare da qualcuno di Konoha in visita per la festa… «Ah, quella peste mi sente, altroché...» Bofonchiò il giovane, abbassando leggermente le lenti degli occhiali da sole che stava indossando. Perché la stronzetta mica gliel’aveva detto che la lettera in questione doveva consegnarla ad un suo vecchio sempai, un certo Eiji Imai, che nel frattempo era diventato il FOTTUTO RAIKAGE!

Col desiderio impellente di voler bestemmiare contro tutte le divinità venerate in quella dannata regione, Kacchan si morse il labbro, calandosi sulla testa il cappuccio della sua felpa scura. Doveva assolutamente dare meno nell’occhio possibile e, per sua fortuna, per lo meno il suo stile passava inosservato, data l'eccentricità tipica che caratteristica il popolo di Kumo, ma come diavolo avrebbe fatto ad avvicinare il Raikage, per potergli dare la cazzo di lettera?

Ed ora, seduto su quel muretto, con un’ottima visuale sul palazzo del Raikage, Kacchan attendeva un segno, qualcosa che gli potesse suggerire il da farsi… Che doveva fare, bussare alla porta e lasciare la lettera sotto la sua porta? E di certo non poteva nemmeno presentarsi come messaggero di Konoha, anche se… Oddio, avrebbe potuto rischiare, fingere di avere un messaggio da parte dell’Hokage da consegnare al Raikage in persona, ma se quel che aveva scritto Makoto nella sua lettera non fosse piaciuto a quell’Eiji, beh… Troppo, troppo rischioso… Ma magari poteva prima sbirciarne il contenuto, capire se poteva sbilanciarsi tanto per consegnare quella missiva e…

Ripose la busta nella tasca interna del suo gilet di denim quando iniziò a sentire la folla in fermento per l’entrata in scena del neo regnante e… Porca Inari, doveva avere si e no la sua stessa età, se non qualche anno di meno… ”Ecco, bravo… Tu invece che fine hai fatto? A fare il barbone per poter proseguire le tue ricerche… Gran bel salto di qualità...” Si ritrovò a pensare, mentre osservava la bottiglia quasi vuota… Non che avesse tanto da perderci, eppure, quel poco che aveva lasciato a Konoha, era stato capace di perderlo per sempre: era impossibilitato a rivedere sua madre, il rapporto con Natsuko era ormai distrutto e Chiyo…

Svuotò tutto d’un fiato la bottiglia, cercando di non pensarci, di lasciar scorrere giù il dolore come scorreva quella birra diventata ormai calda, terribile da mandar giù… E ascoltò quasi distrattamente il discorso pronunciato dal giovane kage, quando… «Avrete notato che ho istituito la completa libertà di culto. Questo è perché io stesso appartengo ad un culto che in passato era bandito da Kumo. Il primo segreto è, appunto, il mio essere parte integrante del culto di Jashin.»”Oh, buon per Shiroko! Questo significa che, tutto sommato, potrebbero ritornare nel loro villaggio senza grosse ripercussioni e...” Solo a quel punto colse il reale significato di quella frase e Kacchan si drizzò, abbandonando la posizione scomposta con cui si era seduto, basito. ”È uno jashinista anche lui! Magari… Magari potrebbe darmi quelle informazioni che con Shiroko è stato impossibile ottenere…”

Gli sembrava troppo bello per esser vero, quasi pensava che Makoto l’avesse fatto di proposito a mandarlo proprio dal lui… Ma no, era puro caso… Eiji stesso stava affermando che nessuno lo sapeva, quindi come avrebbe potuto fare Makoto a dargli come regalo l’occasione perfetta per incontrare qualcuno che gli avrebbe permesso di dare quella svolta in più alle sue ricerche? E poi non cambiava il problema di base: come avvicinarlo senza tradire la sua presenza latitante?

Ah, Kami infami… E adesso come poteva fare? Magari poteva avere la fortuna di beccarlo più tardi in strada, durante i festeggiamenti… Che poi, era il tipo da scendere in strada a fare baldoria? Non ne aveva la più pallida idea, minimo era uno di quelli tutto d’un pezzo e… E niente, Eiji Imai, Kacchan doveva ammetterlo, era un tipo pieno di sorprese, perché il suo dichiarare di essere jashinista non fu il solo coniglio che uscì dal suo cilindro e quello che tirò fuori dopo era di taglia decisamente più grande. Grande quanto un Bijuu e con cinque code, stando alla sua trasformazione, sotto gli occhi sorpresi e atterriti dei presenti.

A bocca spalancata, senza nemmeno essersi reso conto di essersi alzato in piedi, Kacchan era completamente travolto dalla cacofonia di emozioni che riempivano la piazza: paura, sgomento, incredulità e… Orgoglio. Orgoglio nell’avere come proprio Kage una potenza del genere: l’orgoglio di un popolo che non si era fatto distruggere da un demone; l’orgoglio di un popolo che adesso aveva dalla sua parte il potere di uno di quei demoni…

«E che cazzo...» Riuscì solamente a dire, completamente stravolto, interdetto, per poi venir trascinato via dalla folla festante, entusiasta, pronta a scatenarsi per festeggiare l’evento. Ora non aveva più scuse: doveva assolutamente parlare con lui.
 
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view post Posted on 15/3/2021, 01:57     +1   -1
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Vacanza... ?
♤♤♤♤
Perché socializzare è importante.

Arrivò l'annuncio tanto atteso, la piazza gremita di gente, lei che con il giovane al suo fianco si mise bene in disparte, a braccia incrociate, giusto per rimarcare il suo livello di socializzazione.
Kaede non era molto alto, tuttavia riuscì ad osservare - anche se un po' distante - quel giovane che si mostrava al mondo per ciò che realmente era, ma soprattutto chi era...

Ah sì, il cretino degli spalti al torneo.

Masaru inarcò ironicamente un sopracciglio quando poté vedere chi era il nuovo Raikage.
All'ilarità del momento si aggiunse anche la sua rivelazione della peculiare appartenenza al mondo del jashinismo, per lo sgomento e l'orrore di alcuni tra i presenti attorno a lei, la quale invece studiava con attenzione ora quella figura, assottigliando lo sguardo.
Kaede sembrava piuttosto irrequieto da quella notizia, dato che non circolavano voci molto carine sui jashinisti, ma al tempo stesso confuso: insomma, quell'Eiji aveva tutta l'aria di un tipo ottimista e benevolente, cosa che cozzava fortemente con l'idea che il mondo aveva dei jashinisti.

Ma il pezzo forte fu sul finale, quando il nuovo Kage rivelò, anzi mostrò letteralmente ai presenti il suo Bijuu.
Masaru abbassò gli occhiali per accertarsi di ciò che stava vedendo e divenne mortalmente seria, drizzando le spalle rigide, e all'ombra d'ironia che aveva ben altre ombre incupirono il suo volto, facendola apparire più vecchia.
Reazione la sua che non era rivolta al giovane, né al fatto che lui fosse un Jinchuriki, quanto piuttosto ai ricordi e ai timori che trovarsi di fronte ad un Bijuu scaturiva in lei.
Una reazione che avrebbe potuto crescere anche dopo che la gente cominciò a disperdersi - e meno male che erano in un punto in disparte - se lei non avesse sentito la mano di suo figlio sulla propria, che inconsciamente stringeva il proprio bicipite.

"Per me possiamo anche tornare a casa, se vuoi," lo sentì dirle con serietà e calma.

A quel contatto affettivo e familiare la Takeda si rilassò, voltandosi verso di lui con l'ombra di un sorriso gentile sul viso, per poi scuotere la testa.
"Devo ricordarti perché siamo qui?" una domanda retorica, mentre la sua mano andava alla spalla del giovane come in un invito.

Sorrise anche lui ed entrambi si avviarono verso le bancarelle, e siccome il giovane aveva fame era ovvio dove si sarebbe fermato.
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Dimenticavo che entrambi non portano coprifronte.
 
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Pensato

Parlato


Giichi
Eiichi
Miyako

Quando suo padre gli disse che avrebbero fatto una piccola vacanza tutti assieme, Giichi stentava a credergli.

Non ricordava l'ultima volta che Eiichi, il suo vecchio, si era preso una giornata di riposo dal lavoro, figuriamoci una vacanza.

La madre di Giichi, Myiako, invece sembrava entusiasta, e sorrise al marito giungendo le mani al petto.

"Beh, Giichi? Non è meraviglioso? Una vacanza tutti assieme!"

Gli ci volle un attimo per riprendersi da quel momento di confusione, ma riuscì a balbettare qualcosa in risposta.

Suo padre scoppiò in una delle sue classiche risate chiassose. Myiako era sempre in imbarazzo quando Eiichi rideva in pubblico, ma a lui non importava, e rideva ancora più forte dei tentativi della donna di farlo smettere.

"Dov'è che andiamo comunque?" chiese il giovane ninja.

"Ah, questa sì che è una domanda pertinente ragazzo mio! Non so se già lo sapete, ma i lavori di ricostruzione del villaggio di Kumo, nel paese del fulmine, sono ormai quasi terminati! Coincidenza vuole, inoltre, che in questi giorni cada anche l'anniversario dell'elezione nientepopodimeno che del nuovo Raikage! E così il capoclan mi ha proposto di andarci, visto che quest'anno le nostre casse si sono riempite un bel po' grazie ai miei lavori!"

Giichi sentì parte della tensione che aveva cominciato a costruirsi quando suo padre aveva cominciato a parlare, crollare come un castello di sabbia sotto le onde. Sarebbero stati solo loro. Se altri membri del clan li avessero accompagnati, Giichi avrebbe cercato una scusa per rifiutarsi di partire. Non gli piacevano i vecchi del clan, lo guardavano sempre storto per via del suo temperamento, e della sua "inettitudine".

La sua espressione si sciolse in un sorriso terribilemente somigliante a quello del padre, e con voce decisa Giichi pose la sua domanda:

"Quando si parte?" Il sorriso di Eiichi si allargò ancora di più, e balzò in avanti dando una sonora pacca sulla schiena al giovane Senju, mandandolo quasi al tappeto.

"Così mi piaci figliolo! Domani all'alba, ecco quando si parte!!!"

-

Il viaggio era proceduto senza intoppi. Le montagne del Paese del Fulmine erano brulle, spesso prive di quella vegetazione folta a cui Giichi era abituato. Dove i ninja di Kumo si sentivano nascosti e protetti, lui si sentiva nudo e vulnerabile.

Avevano lasciato il villaggio a piedi, ma Myiako aveva accettato la portantina e i servitori che le erano stati concessi dal clan, in modo che evitasse di stancarsi troppo.

Era la prima volta che Giichi lasciava il villaggio, e non poteva fare a meno di osservare il paesaggio con sguardo attento e spesso stupito. Eiichi lo prendeva in giro per questo, dicendo che sembrava un pesce lesso con la bocca spalancata per lo stupore, e gli occhi che pareva fossero sul punto di uscirgli dalle orbite.

Miyako gli diceva di smetterla, ma tratteneva a stento le risate, e lo stesso Giichi alla fine si lasciò andare a quel clima rilassato, ridendo insieme ai suoi genitori.

-

Raggiunto Kumo, il giovane Senju rimase subito impressionato dal modo in cui era stato costruito. Suo padre era un esperto in quell'ambito al Villaggio della Foglia, e aveva spesso raccontato al figlio particolari del suo lavoro, tanto che Giichi poteva definirsi discretamente esperto di costruzione e progettazione, ma qui era tutta un'altra cosa.

"Ahhh, vedo che sei rimasto stupito, eh Giichi? Questo villaggio è stato costruito secondo schemi diversi da quelli a cui io, e ormai anche tu, siamo abituati, non è vero?"

Giichi annuì in risposta.

"Se non vi dispiace, io andrei a riposarmi un po' dal viaggio. Spero di poter assistere al discorso, o quantomeno accompagnarvi per un giro del villaggio più tardi!" disse Miyako con un tono fermo, ma che lasciava trapelare la stanchezza che provava.

"Non ti preoccupare Miyako! Tu vai a riposarti, io e Giichi ci facciamo un giro invece, che ne dici?"

Giichi annuì di nuovo senza esitare.

"Va bene allora, divertitevi voi due!"

Così i due Senju si misero a girare per Kumo, il più anziano che spiegava i motivi dietro alla particolare struttura usata per costruire gli edifici di Kumo, e lo schema servito a posizionarli, mentre il più giovane ascoltava attento, cercando di assimilare più che poteva. Giichi non veniva ritenuto molto sveglio, nè dai membri del clan, nè all'accademia, ma aveva una memoria solida e flessibile come l'acciaio. Assorbiva informazioni come un spugna, e le catagolava attentamente, in modo da poterle usare in futuro.

Alla fine, era proprio il mettere in pratica ciò che aveva imparato, il problema. Aveva le conoscenze necessarie, ma la mancanza di esperienza lo frenava più di quanto facesse con chiunque altro. E questo lo portava ad ottenere, quando li otteneva, risultati scarsi, di livello medio-basso.

Cercò di non pensare più di tanto a quel genere di cose, e mentre girava per Kumo con suo padre, riuscì a dimenticarsi dei proprio problemi, e a godersi quella giornata con lui.

-

La piazza era gremita di gente proveniente da ogni nazione, e da ogni villaggio. Giichi era seduto sulle spalle del padre, e fissava il punto in cui il Raikage sarebbe comparso. Suo padre non stava più nella pelle, adorava questo genere di cose. Nonostante desse a tutti l'idea di essere il classico buontempone, provava un profondo rispetto nei confronti dell'autorità, di qualsiasi tipo.

"E' su di una buona autorità, in fondo, che si costruisce la pace!" così era solito dire a Giichi.

Dal canto suo, il giovane Senju non era un grande fanatico di questi eventi così formali. Parlava molto poco, e avrebbe preferito che anche gli altri facessero lo stesso. Ma ascoltare non gli dispiaceva, era sempre stato bravo a stare a sentire i problemi della gente, qualità molto apprezzata in particolare da sua madre.

All'improvviso, il brusio generale si acquietò di colpo, con lo stesso effetto che fa spezzare qualcosa di netto. Il Raikage si mostrò alla folla entusiasta, che dopo un attimo di silenzio, lo acclamò furiosamente.

Quando il gran baccano si fu quietato, cominciò a parlare. Giichi lo ammise, ci sapeva fare con le parole. Ma il tono del discorso prese lentamente una svolta inaspettata. A Giichi sembrava che la situazione si fosse fatta più tesa, e, finalmente, la spada di damocle che sentiva pendere sopra la loro testa ormai da un po', cadde su di loro.

Sentì le spalle di suo padre irrigidirsi, il volto contorto, da... incredulità? Disgusto?

"Dimmi Giichi" disse. "Sai che cos'è il Culto Di Jashin?"

"So solo che è una religione disprezzata in molti villaggi, e che la libertà di culto spesso non vale per questo in particolare."

Eiichi sorrise amaramente.

"Ne sai più di quel che mi aspettavo, bravo. Parli poco ma hai sempre le orecchie ben aperte eh? Comunque, non scenderò nei particolari ora, ma ricorda ciò che ti ho sempre detto: porta rispetto verso l'autorità, fintantochè questa te ne mostra. Quando queste condizioni non vengono rispettate, la parte che infrange questa regola implicita, perde il suo diritto al rispetto che gli era sempre stato tributato. Non sono un ninja di Kumo. Non mi intrometterò nelle loro questioni. Ma un uomo che appartiene al Culto Di Jashin, ai miei occhi, non merita neppure il rispetto che tributerei ad uno scarafaggio prima di schiacciarlo sotto le mie suole."

Il padre aveva appena finito di parlare, quando il Raikage calmò la folla, e procedette con un'altra, strabiliante, rivelazione.

"Una forza portante...! Tutto questo è ridicolo! Ridicolo!" Eiichi aveva perso il controllo di sè, ma Giichi non se ne era accorto. Il suo sguardo era incollato alla belva mastodontica che si stagliava di fronte ai suoi occhi.
Era tanto grande, e tanto potente, che gli pareva di sentire la pressione del chakra di quella... cosa, perfino da quella distanza.

Il Raikage infine ritirò la bestia. Giichi si riprese dallo shock in tempo per sentire suo padre sospirare.

"Uff... fortuna che tua madre alla fine ha preferito riposare... Chissà che cosa avrebbe detto altrimenti..."

Giichi era ancora un po' scosso dall'ultima rivelazione del Raikage, ma quando suo padre gli dette una delle sue poderose pacche in mezzo alla schiena, quasi ribaltandolo per l'ennesima volta, si riprese completamente.

"Andiamo a farci un giro, va... Devo schiarirmi la mente e soprattutto... capire cosa diamine dire a tua madre!"

Detto ciò scoppio in una risata così forte da far girare parecchia gente intorno a loro, e insieme si diressero di nuovo ad esplorare ciò che il villaggio aveva da offrire.

Eccomiii, scusate il ritardo e il post forse un po' denso, ma ho cercato di recuperare il tempo perduto condensando un po' il tutto per rimettermi in pari! (Il primo che avevo scritto comunque era pure più lungo XD) Per l'aspetto fisico di Giichi c'è nella scheda qui.
 
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view post Posted on 19/3/2021, 22:20     +1   -1
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Niko

Sanmaru

Kokuo


10 Settembre 252 DN, Paese del Fulmine, Kumo.


Quindi la festa ebbe inizio al suo segnale. Probabilmente non tutti i presenti si sentivano in vena di festeggiare, ma riguardo a questo c'era ben poco che potesse fare. Le rivelazioni avrebbero colpito tutti, chi più chi meno, in positivo o in negativo. Lui sarebbe stato al centro del ciclone per parecchio tempo, ma ci aveva già pensato quando aveva deciso di vuotare il sacco. Era combattuto, a tratti sollevato a tratti spaventato. Impossibile sapere se quella fosse effettivamente la scelta migliore, ma il dado era tratto. Potrei stare ore a scrivere un papiro su come si sentisse effettivamente in quel momento. I problemi sono principalmente due, il primo è che giustamente a voi non frega una ceppa di niente di quello che gli frulla per la testa, il secondo è che sinceramente non ho sbatti di farlo. QUINDI mi limiterò alle cose importanti, o meglio alle cose divertenti.

Cosa avrebbe fatto? Contro ogni consiglio ricevuto da ex consiglieri, falci e bestie codate eccetera, Eiji decise di mascherarsi. Esatto, era pronto per la festa e voleva scendere in strada come faceva ogni anno. Solitamente si mescolava alla folla senza nascondere il suo volto, ma quest'anno pensava fosse meglio evitare di dare troppo nell'occhio. Una volta rientrato nelle sue stanze, prese il suo lungo manto nero con cappuccio e se lo mise addosso, celando gli abiti da Kage e la sua figura. Oltre a questo, prese una delle maschere più divertenti che aveva e se la mise in volto. Com'era fatta? Bianca con le guancine rosse, sopracciglia nere sopra i due buchi per gli occhi e la bocca storta, tipo quella dell'emoji del bacino di whats app per intenderci. Irriconoscibile alla folla scese in strada per godersi i festeggiamenti come un cittadino qualunque. Si comprò una bella bottiglia di Sakè alla sua bancarella preferita, delle frittelle, dolciumi vari e schifezze poco salutari e sicuramente mal accostate al Saké, si mise a cantare con un gruppo di ubriachi e così via. Tendeva anche l'orecchio a coloro che parlavano del Kage e di quello che aveva rivelato, ovviamente, ma non era suo dovere intromettersi. Poi vide una figura che ricordava dal Torneo Chunin svoltosi a Iwa, dove quel maledetto di Shun si era reso ridicolo. Le si avvicinò velocemente per poi richiamare la sua attenzione a bassa voce. Lui, bassa foce. No scherzavo, le gridò un saluto.
- YOOOOOO! Non ci vediamo da un sacco di tempo! - Disse spostando leggermente la maschera sotto il cappuccio per permetterle di vederlo in volto, ma portando l'indice della mancina davanti a naso e bocca, pregandola che non gridasse a tutta Kumo che lui era proprio lì in quel momento.

-GdrOff- Allora considerando che deve essere una bella ruolata divertente per tutti e che Eiji potrebbe essere un po' alticcio. Io consiglierei di fare una roba del genere. Alcuni potrebbero aver visto questa strana figura fare cazzate per il villaggio. Altri potrebbero anche ruolare di averlo intravisto sotto la maschera mentre parla con Masaru. Gli altri che conoscono Masaru possono magari avvicinarsi a lei. Per chi invece vuole essere un po' più edgy e stare sulle sue, al prossimo post Eiji vedrà i vostri coprifronte e vi preleverà per fare qualcosa tutti insieme. Insomma non temete, la buttiamo in caciara di sicuro. -GdrOn-
 
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view post Posted on 20/3/2021, 14:49     +1   -1
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Non aveva poi tanta fame, la kunoichi, seduta a gambe accavallate da uno dei tavoli bassi del gazebo. Il saké lo evitò a priori considerato che si trovava in un luogo a lei sconosciuto, nonostante la presenza del giovane al suo fianco, al quale fece compagnia ordinando un infuso.
Il ragazzino invece non aveva badato a spese e si era dato alla pazza gioia con le cibarie, volendo assaggiare in particolare i piatti locali. Di tanto in tanto ne offriva a sua madre, che con gentilezza più delle volte rifiutava.

Un'occhiata veloce all'individuo mascherato che le si avvicinò d'improvviso, perplessa tanto quanto Kaede nel vederlo salutare proprio lei con quella voce familiare - tanto da girarsi un momento indietro per accertarsi che stesse parlando proprio con lei.

Il ragazzino che la accompagnava si fermò un momento dal mangiare i suoi dango, osservando il ragazzo proprio nel momento in cui questo si scostò la maschera, ma se lui risultava genuinamente incuriosito da quel personaggio tanto bizzarro, salutandolo con un cortese ma spensierato sorriso e un cenno del capo: "Hai!" altrettanto non si poté dire di lei.
Non inizialmente almeno, rigida come un giunco, pallida, chiedendosi per un timoroso momento se lui e il suo Bijuu fossero al corrente di qualcosa.

Durò un istante, poi si disse che non avrebbe avuto senso approcciarla a quel modo, forse, e che non sembrava ostile. Al contrario, casomai era lui che si stava nascondendo dagli altri, anche se non sembrava si stesse sforzando troppo per non farsi notare: "Devo dire che è molto, e ben speso se hai raggiunto simili traguardi," si congratulò la kunoichi, sforzandosi di mettersi a suo agio, di rilassarsi, ricordandosi che dopotutto era soltanto una festa e se davvero Eiji avesse saputo e voluto fare qualcosa, l'avrebbe già fatto non appena messo piede nel suo villaggio.
Kaede osservò la familiarità che avevano l'uno per l'altra e Masaru gli spiegò brevissima che si erano già visti al Torneo Chunin.

"Yeah... well... principalmente fortuna, forse. Ahah. Tu invece? Novità?" le chiese Eiji.

"Niente di rilevante, solita vita, eccetto per un avanzamento di carriera. Ad ogni modo, lui è Kaede Masamune." presentò il ragazzino, indicandolo, e lui salutò per la seconda volta, sorridendo curioso.

"Beh è una notizia grandiosa devo dire! Anche tu lanciata verso la carriera da Kage? Ciao piccoletto, ti diverti? Eheh..."

L'ombra di un sorriso di circostanza nel volto di lei, un ringraziamento tutto sommato sincero. Kaede intanto, considerato che stava mangiando, non era di molte parole in quel momento e si limitò ad annuire al nuovo Kage.
Fu lei quindi a riprendere le redini e l'attenzione sul discorso, dopo aver preso un sorso del suo infuso, sempre molto affabile, "Non nego che sarebbe interessante, ma non è la mia meta finale." sviò poi la domanda, osservando i dintorni.

"Questi picchi sono davvero alti come mi avevi detto e l'aria è gradevole, lo ammetto." e fu quando tornò con gli occhi a lui, che fu genuinamente curiosa, "mi chiedo cosa farai, adesso che tutto questo è tuo?"
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view post Posted on 21/3/2021, 15:27     +1   -1
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Sospirando mestamente, lo sguardo di Kacchan rimase puntato verso la loggia da dove, fino a pochi minuti prima, aveva fatto la sua scomparsa il Raikage, dopo aver dato il via ai festeggiamenti. Doveva assolutamente trovare un modo per avvicinare quel ragazzo, ma come?

Si guardò intorno, osservando la folla che si aggirava per le strade del villaggio, per poi tirar fuori una sigaretta ed accenderla. Forse avrebbe potuto usare qualcuno dei presenti alla festa… Aveva l’imbarazzo della scelta alla fin fine: gli sarebbe bastato scegliere un ninja di Kumo lì presente e impossessarsi del suo corpo e a quel punto avvicinare Eiji sarebbe stato facile e…

Perplesso, lo sguardo azzurro dello Yamanaka scrutò con maggiore attenzione tra la folla, soffermandosi però su quello che a normali occhi umani sarebbe stato invisibile alla vista. Le ombre delle anime arenate presenti nel villaggio erano molteplici, ma una in particolare attirò la sua attenzione, una che gli era familiare e apparteneva ad un ninja originario di Iwa.

”Ryunosuke? Ma se lui è qui, allora...” Il suo sguardo seguì l’ombra ed eccola, camminare in mezzo alla folla… Quand’era stata l’ultima volta che aveva visto Masaru? Da quella volta che avevano affrontato Kuroichi nel Paese della Pioggia, non si erano più rivisti: lei era tornata ad Iwa per far rapporto di quanto accaduto, lui… Beh, lui aveva proseguito per la sua strada, l’intenzione di proseguire le sue ricerche ben più forte del desiderio di ricongiungersi ai suoi cari a Konoha… E sapeva fin troppo bene fino a dove aveva condotto questa sua scelta.

Fu tentato, inizialmente, di avvicinarla, salutandola da lontano, ma qualcosa lo trattenne… Era in compagnia di un bambino, che su per giù doveva avere poco più di una decina di anni e, dal modo in cui somigliava ai due, doveva trattarsi di suo figlio. Sentì una morsa al petto, all’altezza del cuore, nel vederli così spensierati: la gioia del piccolo nel ritrovarsi in un posto a lui del tutto nuovo, l’euforia che lo accompagnava nel ritrovarsi ad una festa, e lei, seppur così austera nei modi, lo seguiva con occhi che brillavano, manifestando la serenità che provava standogli vicino, il sorriso delicato nel vedere il proprio bambino spensierato, lontano dagli orrori della vita…

No, non avrebbe rovinato quel quadretto felice, non era giusto nei confronti di Masaru, pensava lo Yamanaka, rimanendo in disparte, seguendola da lontano, l’ombra di Ryunosuke come guida per non perderla di vista tra la folla: un metodo efficace per seguire qualcuno, riuscendo a stare a debita distanza senza dare nell’occhio.

Li osservò fermarsi sotto un gazebo, allestito con tavolini e sedie, un piccolo chiosco a vender dolciumi, bibite e bevande calde. Optò quindi per sedersi ad uno dei tavoli più distanti, stando bene alle spalle dei due, per assicurarsi di non esser visto. Forse, nel seguirli in quella maniera, stava diventando leggermente morboso, quasi inquietante… Magari era il caso di lasciar perdere, lasciare i due ai festeggiamenti e ricordarsi del motivo per cui era arrivato fino a lì. Già, mettersi in contatto con Eiji….

Assalito nuovamente dallo sconforto, Kacchan ordinò un’altra birra, l’ennesima bevuta in quella serata, senza distogliere lo sguardo da quel tavolo che ormai aveva calamitato tutta la sua attenzione, assicurandosi di avere il cappuccio della felpa scura ben calato sulla testa…. Però, che cazzo, poteva anche solamente avvicinarsi a loro, giusto per porgerle un saluto educato, magari offrire un gelato al piccoletto che lo accompagnava e poi smammare, però era risaputa la sua capacità di rovinare i momenti gioiosi della gente, per cui…

Si drizzò leggermente sulla sedia quando vide qualcuno avvicinarsi al loro tavolo, salutarla in maniera tanto euforica e sguaiata, un modo di fare che, conoscendo Masaru, sapeva bene esserle d’enorme fastidio, e di fatti percepì nel suo stato d’animo un certo disagio, nel ritrovarsi quel tizio mascherato vicino… Erano sensazioni strane, se associate in quell’ambiente: percepiva, in lei, fastidio, ma sopratutto… Timore?

Che cazzo stava succedendo, tra quei due? Perché percepiva quell’agitazione in Masaru? Che fosse qualcuno che la minacciava? Eppure… C’era qualcosa che non quadrava, specialmente quando percepì l’agitazione della donna scemare, mentre la curiosità del figlio cresceva, attratto dalla conversazione che stavano avendo quei due… Voleva capirci qualcosa anche lui, adesso.

”Questo mi sa che non le piacerà affatto...” Pensò lo Yamanaka, mentre si concentrava sul piccoletto seduto al loro tavolo, convogliando il suo chakra nel tentativo di creare un ponte tale da permettergli di usare il capovolgimento spirituale su di lui: il suo corpo originario si rilassò sulla sedia, mantenendo comunque una postura tale da non lasciar intendere il suo svenimento, mentre dall’altra parte….

[---]




Il corpo del piccolo Kaede ebbe un leggero fremito, un brivido lungo la schiena, unico segno ad indicare lo scambio di anime avvenuto al suo interno. E così, seduto accanto a sua madre, in compagnia di quell’uomo, il bambino volse lo sguardo dall’uno all’altro, ascoltando attento il loro discorso, continuando a mangiucchiare i suoi dolciumi. Avendo perso parte iniziale del loro discorso, gli risultò difficile riuscire ad inquadrare per bene in che modo Masaru e quel tipo fossero legati, quando una domanda fatta da Masaru permise a Kacchan/Kaede di ritrovare il bandolo della matassa.

« Questi picchi sono davvero alti come mi avevi detto e l'aria è gradevole, lo ammetto. Mi chiedo cosa farai, adesso che tutto questo è tuo?" » Rimase con il suo dango a mezz’aria, mentre guardava di sottecchi il tizio mascherato, lo sguardo trepidante d’attesa nel sentire la sua risposta, in modo tale da poterne riconoscere la voce. ”Kami, vi prego, non deludetemi… Non pigliatemi per culo, per piacere…” E nel sentire la sua risposta, Kacchan non potè fare a meno di esultare mentalmente, mentre agguantava estasiato il dango che aveva lasciato a metà strada dalla bocca. ”Cazzo che culo! Chi l’avrebbe mai detto che l’avrei beccato seguendo Masaru!… Ma scusa, loro come cazzo fanno a conoscersi? Ma vabbè…. “

Attese dunque che Eiji terminasse di rispondere a Masaru prima di potersi intromettere nella conversazione, cosa che sicuramente avrebbe lasciato sorpresa la donna. « Posso farti una domanda? È che vorrei togliermi una curiosità e tu sei il solo che potrebbe aiutarmi ad avere le risposte che cerco…. Maaaaaa… Come fate voi janshinisti ad essere immortali? » Domandò Kaede, lo sguardo acceso da una verace curiosità.
 
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view post Posted on 25/3/2021, 20:25     +1   -1
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Legenda
    Narrato
    Parlato Juichi
    Parlato Toichi
    Pensato Juichi
    Pensato Toichi


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Sfamare due bocche esigenti come quelle non era affatto facile, nonostante la giovane età, che dovrebbe comportare una maggiore libertà e apertura sui pasti consumati, i gemelli avevano selezionato tre o quattro piatti per ciascuno che sapevano di amare e basta, volevano solo quelli. Si accorsero presto di come i piatti orientali subissero anche una leggera variazione rispetto al luogo di consumazione, ovviamente data dall'accesso alle materie prime. Non avevano speso poco, anzi, si erano fatti fregare dal classico prezzo del turista. Troppo ingenui, quei due ragazzini, per capire questi meccanismi. Mentre loro mangiavano, previa estenuante ricerca di un locale con tavoli liberi, importanti discorsi smovevano l'animo della folla, la cui presenza era stata udita ma non vista dai gemelli. Un attimo dopo, avevano pagato e si trovavano su una strada principale, con il maggiore che iniziò a marciare velocemente dopo essersi accorto di essere in ritardo.

Dai, siamo in ritardo, hanno già iniziato!
Quanta gente...

Non erano le persone a preoccupare il più piccolo, anzi, lui adorava la compagnia, ciò che temeva era la reazione di suo fratello più grande al cospetto di un tipo preciso di individuo.

Ti giuro che se c'è anche qualche spilungone della Sabbia gli mollo un destro senza preavviso.
Regola delle nocche n°7: se incontriamo qualcuno di Suna gli diamo una lezione.

Juichi aveva parlato di "spilungone" poiché essendo consapevole della sua bassezza sapeva bene di potersi accorgere solo delle persone più alte di lui in mezzo alla folla.

Ricordami perché ci hanno scelto?
Perché siamo degli shinobi coraggiosi che hanno tanto da dimostrare!

Ovviamente parlava al plurale ma si riferiva solamente a sé stesso.

Mhhm...
Non ci sopportano. Non sanno cosa farci fare e quindi hanno preferito mandarci fuori dal paese, rischiando di morire, per tenerci occupati.

Fino a qualche ora prima Toichi stava impazzendo, anzi, era da giorni che impazziva. L'idea di lasciare casa e villaggio per partire in questa piccola spedizione lo terrorizzava, aveva già pensato a una decina di possibili scenari di morte. Dopo mangiato, chiaramente, era un pochino più tranquillo, ma non riusciva a fare a meno di pensare a preservarsi, a proteggere l'incolumità sua e del suo ospite, ovvero il gemello maggiore.

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Un muro di signoroni ben vestiti oscurava la vista di Juichi, impedendo a lui di capire cosa stesse accadendo. Poté constatare rapidamente che erano arrivati troppo tardi, il discorso era già terminato e strani paroloni venivano ripetuti dai presenti.

Toi, cos'è un Bijuu?

Non sono quei cosi che hanno tenuti impegnati le nostre mamme e i nostri papà quattro anni fa?

Ah! E cosa fanno?

Non lo so, non mi ricordo.

Anzitutto, il più piccolo parla di genitori al plurale perché sono nati da due Kinsei, pertanto possono contare su ben quattro adulti a prendersi cura di loro, quando non sono in missione chiaramente. I quattro genitori avevano fatto un tentativo, nel 248 DN, di spiegare loro perché il villaggio era stato distrutto, dando un'identità alle creature risvegliate, ma allora i due gemelli erano ancora troppo piccoli per capire.

Jashin?

Ripeté quella parola, dopo averla sentita pronunciare da più persone, anche se per lui quello era un vocabolo come tutti gli altri.

Non lo so.

Ma allora, questo Raikage? Dov'è?

Si erano persi il momento clou, volevano almeno posare la vista sul nuovo eletto. Il più curioso, dei due, era chiaramente Juichi, un Kage era un perfetto esempio di forza, coraggio e leadership, qualcuno da cui normalmente si dovrebbe imparare.

Permesso! Fateci passare.

I corpi dei due occupavano più spazio rispetto al normale, perciò farsi strada tra quel muro di persone era un'impresa piuttosto ardua. Il più grande spingeva e urtava senza rimorso, nel tentativo di aprirsi un varco di passaggi, il più piccolo invece, provando un forte senso di colpa, si scusava a ogni metro percorso.

Ehm... Scusate...

Eddai! Non riesco neanche a vedere dove sto andando.

Davvero, scusate.

Non era bello sentirsi ingombranti. L'obiettivo era stato stabilito da Juichi, che come un toro si faceva spazio nella speranza di andare a parare da qualche parte. Anche la folla era in movimento, il che rendeva tutto più difficile. In un momento, che durò per appena un secondo prima che una figura sfocata oscurò la sua vista, Toichi riuscì a intravedere una Kunoichi i cui colori gli ricordavano una cosa sola: casa. Loro due, in confronto a lei, erano come un semaforo, solo il coprifronte, allacciato distrattamente alla gamba da Juichi, conferiva loro un'identità riconoscibile. Il resto, beh, era del tutto inusuale. Sopra a una tuta tecnica ed elastica di colore verde scuro, adatta e configurata per il Taijutsu, avevano indossato un gilet beige. Praticamente erano pronti per una scazzottata con una piacevole nota di eleganza. Il più piccolo avrebbe tanto voluto che il tempo si fermasse, in quell'istante di familiarità, per staccarsi del corpo, inginocchiarsi di fronte a Urako e pregarla di riportarlo a casa. Tuttavia quello era uno scenario fin troppo distante dalla realtà caotica e incontrollabile, dovuta perlopiù al fiume di gente.

Dimmi se lo vedi.
O-ok.

Però, se avessero potuto godere di una vista dall'alto si sarebbero accorti dell'assenza di un cappello giallo e bianco.



CITAZIONE
In sintesi: Juichi si fa strada tra la folla come un toro alla ricerca del Raikage, Toichi intravede per un attimo Urako e la fissa perché è l'unica con un simbolo familiare che riesce a vedere in tutto quel casino. Essendo il mio primo post ho preferito non autoconcludere nessuna interazione :beer:
 
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view post Posted on 25/3/2021, 22:32     +1   -1
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Come stordita, si lascia trasportare fuori dalla piazza, trascinata come una scarpa abbandonata in un canale di scolo, nella stagione dei monsoni. Nella folla appaiono facce attonite e pallide come spettri, per poi sparire nella marea umana, esattamente come fanno i fantasmi. Le sembra di vedere il coprifronte di Kiri sulla testa di un ragazzino dall'aria spaventata, ma lo perde di vista quasi subito; percorre poi una lunga strada piena di svolte in discesa, mentre la fiumana di gente rallenta quasi fino a fermarsi in corrispondenza dei locali dotati di tavoli esterni.

Nell'attesa che l'ingorgo scorra, senza una vera e propria meta, lo sguardo le case su un essere umano per il quale sente di provare una profonda, istintiva invidia: rilassato sulla sua sedia, con una bottiglia in mano – certamente dal contenuto alcolico – sembra decisamente appisolato, totalmente ignaro di quello che accade attorno a lui.
Certo, sì.
Sarebbe bello.
Tornare indietro a quella mattina stessa e passare tutto il tempo a masticare zucchero filato, o provare a vincere un orsacchiotto per Hitomi e Yukiko al tiro al bersaglio; farsi raccontare cosa abbia detto a tutti quel nuovo Raikage, grattarsi la testa convinta che tutti abbiano capito male, e tornare a ruminare takoyaki in solitaria.

E invece...
« Posso farti una domanda? È che vorrei togliermi una curiosità e tu sei il solo che potrebbe aiutarmi ad avere le risposte che cerco…. Maaaaaa… Come fate voi janshinisti ad essere immortali? »

La voce squillante appartiene a un bambinetto che avrà sì e no dieci anni.
Gli brillano gli occhi dall'eccitazione... mentre parla con una persona incappucciata, dal volto coperto con una maschera dalla bocca a culo di gallina. La donna occhialuta che dovrebbe essere la madre, lì accanto, sembra imperturbabile... Urako sente un brivido di disgusto scivolarle giù per la schiena, al solo realizzare che dei pazzi fanatici come quelli ormai possano andarsene a zonzo per una delle capitali del Continente, e che un genitore trovi la cosa abbastanza normale da lasciare che il proprio figlio ci parli assieme.

Non riesce a trattenerla: la severa occhiata di rimprovero che lancia alla donna parla da sé.
L'ingorgo davanti a sé non accenna a scorrere di un passo.

Non ci mette molto a rendersi conto che non è stata una grande idea, guardare storto una perfetta sconosciuta in un Villaggio straniero.
Distoglie lo sguardo appena può... augurandosi che non sia troppo tardi.



CITAZIONE
Kiriani, se volete inseguite pure Urako nella folla. Si presterà a fare da capobranco per riportare voi poveri genin/chunin innocenti al sicuro, lontano dal mostro cattivo e jashinista :sisi:
 
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