Missione 105D - Haunted, Per Foxcatcher e L'King

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view post Posted on 4/12/2020, 00:34     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato"


Una mattina d'autunno normalissima, nessun aspetto peculiare che la caratterizzasse particolarmente.
Katsumi Hyuga era in giro per le strade di Konoha mentre leggeva la sua missiva riguardante la Missione che le avevano assegnato, ed al suo interno erano indicati anche alcuni nomi ed indirizzi appartenenti ad alcuni Genin della Foglia;
la ragazza Jonin avrebbe potuto sceglierne uno come "aiutante" durante lo svolgimento della Missione stessa, dato che la sua classificazione in termini di difficoltà era piuttosto bassa, per quanto richiedesse comunque la conoscenza di alcune Arti Mediche non troppo banali.

Saitō... E' quello che mi suona meno familiare, e non sarebbe male per me tirare su qualche nuova leva... Vada per questo ragazzo, dai.

Si diresse verso casa del Genin, sperando di trovarlo all'interno di essa e di non doverlo cercare all'interno del Villaggio, e per fare prima optò per saltare sui tetti delle case piuttosto che continuare sui sentieri classici.
Una volta arrivata a destinazione non avrebbe esitato a bussare alla porta di casa, a meno che qualcuno non l'avesse notata prima.

Eccoci qui, prima di iniziare ti fornirò qualche linea guida per quanto riguarda l'avere me come Master:
  • Nessuna fretta, prenditi il tempo che ti serve per costruire il tuo post. Con questo non intendo dire che devi necessariamente mantenere un ritmo lento, ma semplicemente di sfruttare quello che meglio ti consente di costruire il post che vorresti, senza sacrificare nulla di ciò che vorresti inserirci;

  • Da parte mia non avrai un ritmo di posting troppo lento, cercherò di proseguire senza troppe attese per evitare momenti di noia nell'attesa della continua. Diciamo che, se le cose dovessero andare male male, potrei fare due post in una settimana, ma per ora non ci troviamo in un periodo del genere;

  • Attenzione ai dettagli. Le mie Missioni hanno sempre l'obiettivo di portare al successo chi se lo merita, premiando ogni scelta giusta e penalizzando ogni scelta sbagliata. Non c'è mai un solo metodo specifico per raggiungere l'obiettivo finale, i miei masterati possono sfruttare i dettagli sparsi in giro tra i post per crearsene di propri (nel limite del possibile), quindi non bisogna temere di dovere stare attenti a ricercare il "sentiero giusto", perchè la propria abilità potrebbe semplicemente attirarlo a sè;

  • Rileggere. Seriamente, rileggere prima di inviare il post potrebbe davvero evitare errori che potrebbero accumularsi post dopo post;

  • Non essere autoconclusivo! Se ti viene chiesto di compiere determinate azioni, o se volessi compierle di tua spontanea volontà, cerca di narrarle al condizionale, in modo da far decidere a me se andranno a buon fine e come. A volte potrei concederti di essere autoconclusivo, ma in quel caso te lo comunicherei in modo diretto.

Finito.
Buona Missione!


N.B.: In questo primo post di presentazione dovrai mostrarmi il tuo Pg. Come inizia la sua mattinata? E' già fuori casa o sta facendo qualcosa al suo interno? Cosa pensa in una sua giornata ordinaria? Puoi giocarti degli NPC che hai inserito nel tuo Background se vuoi, come il padre del Pg o i suoi zii, in caso volessi anche inserire un qualche tipo di conversazione.
L'importante è che finisci il post presentandoti a Katsumi, non importa se lo fai uscendo dalla porta di casa o apparendo alle sue spalle dopo una passeggiata. Lei ti si presenta come una Kunoichi con indosso la classica divisa da Jonin, occhi enormi violacei in stile Hyuga ed una chioma castana di media lunghezza, con una frangia sulla fronte ed una coda di cavallo dietro alla nuca.
 
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view post Posted on 4/12/2020, 16:39     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,



Immergersi in quelle acque, grige come il cielo autunnale sopra di esse, era come essere trafitti da mille aghi finissimi, tanto erano fredde.
Eppure il giovane genin della Foglia sembrava perfettamente a suo agio, mentre il suo corpo nudo scompariva sotto la superficie immobile del piccolo stagno di acqua dolce nascosto nel parco interno della casa di famiglia. L'abitazione possedeva un eleganza fatta di dettagli semplici e di intimo misticismo. Il legno era stato intagliato e piegato con arte, rispetto e pazienza, in volte ampie, pareti lisce e colonne che sorreggevano un tetto ricco di venature e che gettava un ombra placida in cui lo sguardo poteva vagare senza sofferenza, fra il mobilio essenziale e qualche cimelio del clan. Tutta la casa era stata eretta attorno a quel diverso tipo di parco, in cui i bisbiglii del passato, ed i fantasmi della memoria si erano ricavati uno spazio tutto loro dove conversare. Sotto la sottile e scura linea delle sopracciglia , occhi neri come gemme rare, brillavano dei tumultuosi e cupi pensieri che tenevano occupata la mente dell'uchiha, mentre i selvaggi e lunghi capelli si aprivano come un ventaglio scuro toccando l'acqua.
Un altro giorno, un altro allenamento, altri lividi sul corpo da curare.
Sarebbe rimasto immerso una decina di minuti come sempre, lasciando che il gelo agevolasse la ripresa dei suoi muscoli e sgonfiasse le articolazioni infiammate.
Le luci del primo sole assediavano i volti degli Hokage in lontananza mentre gli ultimi predatori notturni tornavano alle loro tane ed i primi negozianti aprivano le imposte.
A movimenti lenti ma decisi, Saitō mosse infine i suoi passi fuori dall'acqua, poggiando i suoi piedi sull'erba curata in cui affondavano le radici nodose di un salice dalla corteccia rugosa, ligneo ed involontario testimone della vita della famiglia.
La grande casa giaceva in un immobile silenzio sacrale, come se si trovasse sull'ingresso di un tempio. Il padre, Masato, era uscito subito dopo gli allenamenti mattutini che riservava al figlio. Era un artigiano rinomato, ed ora che si era ritirato dalla vita militare, passava molto tempo a lavorare nell'armeria che era stata del padre di suo padre. Aveva lasciato il servizio attivo alla morte della moglie, avvenuta oramai quasi due anni prima, una delle vittime dello strano morbo che aveva contagiato il continente.
Un lutto ancora da superare.

Il suono inconfondibile di una mano che bussa.
La kunoichi era ridiscesa dai tetti direttamente nel quartiere Uchiha, stretto da basse mura che ne disegnavano i confini così come il primo Hokage gli aveva tracciati. Il ventaglio del clan era un immagine ricorrente.
Aveva superato il piccolo tori che permetteva l'accesso al cortile in fronte all'abitazione tradizionale, bussando sulla grande porta scorrevole che non aveva tardato ad aprirsi, mostrandole il genin che stava cercando. Il corpo atletico non superava l'altezza media ed i tratti morbidi del viso non provavano nemmeno a mentire sulla tenera età dello shinobi che si piegò in un inchino educato, per poi osservarla curioso con i suoi grandi occhi scuri.
Ed il suo, non era il solo sguardo ad osservarla.
Retaggio, orgoglio e tradizione erano tratti comuni nei clan nobili della Foglia che nonostante il tempo, si guardavano l'un l'altro ancora con sospetto. La Hyuga avrebbe forse percepito l'attenzione che aveva catturato o forse no, mentre la voce dal timbro insospettabilmente maturo del suo interlocutore le chiese il motivo della visita e le faceva spazio per permetterle di entrare se così avesse voluto.
Oltre il ragazzo vestito con una semplice tuta da allenamento nera, un grande salone si apriva nella dimora, mostrando un gusto elegante, un tè preparato da poco e numerosi libri aperti su un tavolo.
Erano testi classici per uno shinobi. "Tecniche d'infiltrazione", "Shurikenjutsu", "Controllo del Chakra" che rivelavano uno studio meticoloso, forse appena interrotto.














 
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view post Posted on 5/12/2020, 00:26     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato Katsumi"
"Parlato Takai"
"Parlato Jinsō"
"Parlato Sayaka"


Katsumi non avrebbe fatto alcun passo oltre la soglia della porta, esponendo prontamente il motivo della sua visita.
Prima di proferire parola avrebbe notato i libri probabilmente appartenenti al ragazzo, e sarebbe riuscità a fare ciò grazie alla peculiarità del suo Clan di vederci lungo. Letteralmente, non era un modo di dire.

"Heylà! A giudicare da quei libri e dall'età che dimostri, immagino che tu sia Saitō. Piacere di conoscerti, io sono Katsumi Hyuga, Jonin di Konoha, e sono qui per convocarti personalmente per una Missione di rango D. Dovresti farmi da assistente nell'incarico al quale mi hanno assegnata, e a dirla tutta è abbastanza urgente da non avere molto tempo da perdere. Non dovresti avere problemi, dato che oggi non dovrebbe essere il tuo giorno libero, no?" Avrebbe atteso la risposta del ragazzo prima di continuare "Se sei pronto, direi di partire subito. Se devi portarti dietro qualcosa invece ti aspetterò fuori, ma cerca di fare in fretta, a nessuno dei due sono concessi ritardi."

Non avrebbe pronunciato quelle parole con severità all'interno del suo tono di voce, ma avrebbe cercato di esprimere semplicemente un po' di serietà mostrando anche un tocco di autorità.
La Kunoichi era solita mostrare spesso un sorriso in volto, e per lo più si presentava come una ragazza solare e diligente, senza mai trascurare la serietà da mostrare nel suo ambito lavorativo;
in quella particolare situazione non riuscì a mostrare pienamente queste caratteristiche, e ciò era dovuto al fatto che non aveva degli ottimi presentimenti riguardanti la Missione che sarebbero dovuti andare a svolgere.
Quando il Genin l'avrebbe raggiunta fuori dalla dimora, lei gli avrebbe fatto cenno di seguirla per iniziare il loro breve viaggio, durante il quale lo avrebbe aggiornato riguardo i dettagli di ciò che stavano per svolgere.

"Devi sapere che non sono il solito membro del Clan Hyuga specializzato solo nelle Taijutsu particolari del Clan, ma sono anche un Ninja Medico. Ci stiamo dirigendo verso la casa di una famiglia che abita poco fuori dal Villaggio, ed il motivo per il quale ci stiamo andando consiste nel fatto che la figlia della coppia che risiede lì si sta sentendo male. Stando a quanto dicono i rapporti, la bambina in questione non si sveglia da ieri pomeriggio, e sembra che stia continuando ad avere degli incubi senza riuscire a svegliarsi in alcun modo. Qualche linea di febbre e sudorazione leggermente aumentata stanno accompagnando questo strano fenomeno, e l'esperienza maturata negli ultimi tre anni mi fa sospettare che possano essere sintomi di una malattia portata dal disturbo del Chakra, lo stesso che ci ha travolti da un po' di tempo..." Nella sua voce si sarebbe potuto notare un accenno di tristezza e preoccupazione, contrastato però da una lieve emersione di speranza che cercava di allontanare la negatività della situazione "Alcuni pazienti mi sono morti tra le braccia, altri invece sono riuscita a salvarli grazie alla collaborazione di altri medici, e ora questa bambina con una vita intera davanti entrerà a far parte di uno di questi due gruppi. Non ho intenzione di farla ricadere all'interno del primo, e farò di tutto per salvarla, però mi serve che tu esegua alla lettera ogni singola richiesta che ti farò mentre sarò impegnata nell'eseguire la cura.
So che molti Genin preferirebbero cimentarsi nello svolgere missioni più impegnative e degne di attenzioni rispetto ad una D, ma ti assicuro che contribuire a salvare una vita ha lo stesso valore in qualsiasi rango tu riesca a salvarla.
"

Magari l'Uchiha avrebbe partecipato alla conversazione rispondendo al discorso, mostrando il suo modo di pensare in situazioni del genere, o forse avrebbe preferito ascoltare rimanendo immerso nei suoi pensieri ed attendendo il raggiungimento della meta.
Si sarebbero mossi saltando sui rami dei vari alberi che si trovavano nelle foreste attorno a Konoha, raggiungendo in breve tempo un sentiero battuto che presentava una decina di case distribuite lungo i suoi lati.
Katsumi si fermò davanti ad una casetta a due piani, una di quelle dipinte con un giallo vivace, ma che di vivace al suo interno non aveva nulla;
da una finestra si poteva notare una donna piangere e suo marito consolarla tra le sue braccia, mentre entrambi avevano lo sguardo fisso verso il basso, come se stessero guardando un letto.

"Dovrebbe essere questa qui, andiamo."

La porta si aprì dopo pochi secondi dal bussare dei due Ninja della Foglia, e ad aprire fu l'uomo "Salve, voi dovete essere gli Shinobi di Konoha, vi stavamo aspettando. Il mio nome è Takai, di là si trovano mia moglie Jinsō e mia figlia Sayaka. Seguitemi, e vi prego... Aiutate la mia piccola, non possiamo soffrire ancora..."

Takai li avrebbe accompagnati nella camera della figlia, e qui avrebbero potuto assistere alla scena della piccola Sayaka che farfugliava qualcosa nel sonno, con tono parecchio agitato, mentre la madre le teneva una mano sulla fronte.

"Sono pronta, ora mi dovete trovare... Perchè nessuno mi viene a cercare? Io sono pronta per giocare... C'è qualcuno lì? Mi sento sola, nessuno mi sta cercando... Vi prego, io sono pronta... Sono pronta..."

"E' così da ieri, non sappiamo cosa fare..." Qualche lacrima scese dagli occhi della donna "Dovete salvarla, questa malattia non può portare via anche lei..."

Katsumi si avvicinò alla madre della bambina, poggiandole una mano sulla spalla in segno di conforto, per poi sedersi di fianco a lei e posizionandosi vicino alla tenera Sayaka.

"Non è la prima volta per me, stia tranquilla. Potrebbe non essere facile, ma so cosa fare. Se vuole può restare accanto a sua figlia, però ho bisogno dello spazio per stare comoda e poterla curare nel migliore dei modi." Successivamente si sarebbe voltata verso Saitō e Takai "Nel mentre mi servirebbero un secchio pieno d'acqua e un'asciugamano, e mi sarebbe utile anche un mortaio con il suo pestello a dire la verità. Potrei anche fare senza quest'ultimo, ma sarebbe più veloce avendolo. Signor Takai, potrebbe farsi aiutare dal mio compagno nel reperire queste cose? Intanto vedrò di esaminare a fondo il problema con il quale abbiamo a che fare."

"Nessun problema. Andrò in cucina a cercare il mortaio ed il pestello, mentre nel bagno del primo piano dovrebbero trovarsi un secchio e qualche asciugamano. Tu potresti andare lì." Disse rivolgendosi al Genin "Si trova in fondo al corridoio, non puoi sbagliarti."

In attesa di ricevere l'attrezzatura richiesta, Katsumi si sarebbe data da fare per scoprire qualcosa in più.

"Byakugan."
 
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view post Posted on 5/12/2020, 17:02     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,





E cosí comincia.

Pensò Saitō, reagendo prontamente alla richiesta della superiore legandosi solamente il porta kunai alla coscia prima di uscire dalla porta in carta di riso.

Aveva solo quattro anni. Suo padre era seduto su uno degli scalini del patio interno, il corpo fasciato in più punti, le mani a sorreggere la testa pesante. La spada deposta a terra, insieme alla stoica inespressività e freddezza. La missione era stata più dura del previsto, le perdite inimmaginabili. Rughe profonde si erano meritate il loro posto sulla fronte, così come non avevano di che lamentarsi i segni neri sotto gli occhi stanchi e le ombre dense intorno al cuore, l'antro di una caverna che aveva perso anche l'ultimo barlume di luce.
Un odore acre d'incenso, acceso sotto un piccolo altare dedicato alle divinità, serpeggiava nell'aria con il suo moto costante ed imprevedibile, gonfiato dal vento e dall'umidità che proveniva dal parco. Era la prima e l'ultima volta che il bambino lo avrebbe visto così. Con le spalle curve, arreso a quello che era. Un immagine indelebile e necessaria. Era stato lo stesso padre a volerlo. Il figlio doveva vedere cosa significava essere shinobi.

E così comincia la mia carriera.

Aveva seguito la Jonin con prontezza, deferenza e professionalità. Aggettivi forse mal assimilabili ad un bambino di soli undici anni, eppure, come la Hyuga avrebbe presto notato, niente del suo modo di fare poteva indicare di essere al fianco di un preadolescente. I modi educati, i gesti misurati, un attenzione alla forma ed al dettaglio scomparsi da tempo, che tradivano una disciplina mentale fuori dal comune e non davano modo di capire se, come molti uchiha, avesse qualche pregiudizio verso l'altro clan nobile della Foglia.
Ma forse non bisognerebbe esserne troppo sorpresi, visto il retaggio e la formazione. Dopotutto era stato addestrato per essere un soldato.

Mia madre era un medico ed é morta in seguito alla malattia per il disturbo del chakra. Capisco perfettamente la situazione, Katsumi-sama.

Commentò senza far trasparire troppa emozione se non una qual certa determinazione, mentre uscivano dai confini del Villaggio e s'inoltravano fra gli alberi della foresta.
Le fronde, nelle mille tonalità dei marroni e dei verdi autunnali, erano sospinte in un oscillare placido, da un vento ne troppo freddo, ne troppo forte. Le radici, sotterrate da un tappeto di foglie cadute avrebbe probabilmente intralciato i loro passi, se non avessero deciso di saltare di ramo in ramo, cercando di arrivare all'obbiettivo il prima possibile.

Nella casa Saitō segui la jonin come un ombra, silente ma accorto. Nel suo incidere, benché mantenesse nei modi e nel porsi il rispetto alla famiglia della bambina e alla situazione, non si privò di guardarsi intorno, indagando l'ambiente con gli occhi scuri. Fu questa attitudine forse, che avrebbe rivelato qualche dettaglio utile alla missione, oppure la sua attenzione alle parole. Parlava poco il giovane Uchiha, pesava le parole molto attentamente e non solo le sue. Sia il padre che la madre della bambina si erano riferiti ad un dolore precedente, ad un altro evento simile.

Avete giá subito un lutto simile o avete visto qualcun'altro nello stesso stato?

L'espressione seria accompagnò le parole che s'insinuarono nella discussione non appena la signora Jinsō concluse il suo discorso. Avrebbe ascoltato la risposta per poi precipitarsi al piano di sopra per reperire il necessario per Kastumi. Prima di salire si sarebbe voltato un attimo, giusto per vedere all'opera il doujustu del clan Huyga.















 
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view post Posted on 7/12/2020, 23:07     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato Katsumi"
"Parlato Takai"
"Parlato Jinsō"
"Parlato Sayaka"


Alla domanda del Genin, la donna portò un fazzoletto al naso e chiuse gli occhi, dando l'aria di una donna troppo sofferente per rispondere;
un paio di lacrime scesero dai suoi occhi, mentre la mano di suo marito si andò ad appoggiare sulla spalla di Saitō.

"Vieni con me, ti accompagno fino alle scale."

Fecero giusto qualche passo per allontanarsi dalla stanza ed evitare di essere uditi da Jinsō, cercando di non peggiorare lo stato mentale della donna, ormai in preda alla tristezza.
Prima di seguire l'uomo, il Genin riuscì a notare senza problemi l'attivazione della Doujutsu Hyuga, assistendo alla formazione di alcune venature attorno agli occhi di Katsumi e alla comparsa delle pupille al centro dell'iride, prima piuttosto invisibili ad occhio nudo;
questa iniziò ad osservare i vari punti del corpo della bambina, come se stesse tentando di scorgere qualcosa, e molto probabilmente questo qualcosa sarebbe stato all'interno del suo corpo, dato che il Byakugan avrebbe permesso alla Kunoichi di vedere proprio dentro di esso.
Arrivati alle scale, e quindi al punto in cui si sarebbero dovuti dividere per raccogliere il necessario, Takai rispose alla domanda di Saitō:

"Abbiamo vissuto un lutto simile e abbiamo anche visto qualcun altro in questo stato... Vedi, in realtà mia moglie ha dato alla luce due splendide sorelle gemelle: Sayaka e..." Cercò di far rimanere stabile la voce, facendo una piccola pausa ed evitando di essere sopraffatto dai sentimenti che il prossimo nome avrebbero portato a galla "Hitoha. Purtroppo quest'ultima è stata portata via dalla malattia che si è diffusa in questi ultimi anni, e vedendo Sayaka in quello stato stiamo rivivendo quegli stessi momenti... E nessuno vorrebbe rivivere i momenti che sono arrivati dopo, nessuno... Comunque sali le scale e prosegui dritto, il bagno si trova in fondo al corridoio, ed al suo interno troverai il secchio e gli asciugamani."

Cercò di tagliare corto per non soffermarsi troppo su quell'argomento, lasciando il Genin di fronte alla scalinata per dirigersi verso la cucina, probabilmente a versare qualche lacrima dove nessuno lo avrebbe visto;
d'altronde stava cercando di essere il pilastro più imponente del mondo per sua moglie, quindi doveva nascondere la sua sofferenza o quantomeno allontanarla dai suoi occhi, evitando di trasmettere a Jinsō altra sofferenza.
Intanto Saitō, continuando a scrutare la casa allo stesso modo con cui fece da quando ci mise piede, non potè fare a meno di notare qualche foto sparsa in giro su alcuni mobili;
in alcune era raffigurata la famiglia al completo, con entrambe le bambine sempre sorridenti presenti in esse, in altre invece si poteva notare solamente la comparsa delle gemelline intente a giocare tra di loro. Osservando queste ultime foto con attenzione si sarebbe potuto dedurre che alle sorelline piacesse molto giocare a nascondino, anche se probabilmente la casa in cui ci giocavano non era quella attuale in cui viveva la famiglia, bensì un'altra ancora sconosciuta al Genin.
In altre foto ancora invece comparivano Sayaka e Hitoha mentre dormivano in un letto matrimoniale, ed una delle due teneva stretto a sè un pupazzo a forma di fantasma, con qualche cucitura che mostrava il fatto che fosse stato cucito a mano in modo casareccio;
avendo visto Sayaka nella stanza di sotto, Saitō avrebbe potuto intuire che la bambina con il pupazzo fra le braccia sarebbe stata Hitoha.
Il ragazzo avrebbe potuto fare delle considerazioni su ciò che la famiglia stesse vivendo, tenendo a mente ciò che la casa gli aveva appena mostrato, ma in ogni caso la priorità sarebbe andata a raccogliere in fretta ciò che Katsumi aveva richiesto.
Avrebbe trovato un paio di asciugamani poggiati su un mobile di fronte alla doccia, ed un secchio vuoto di fianco ad esso, il quale sarebbe potuto essere riempito con uno qualsiasi dei rubinetti presenti. Una volta raccolto tutto, il Genin si sarebbe dovuto dirigere nuovamente sulle scale per scendere e raggiungere la propria compagna di Missione, facendo ovviamente attenzione non cadere per le scale con un recipiente pieno d'acqua.
Arrivato alla stanza in cui si trovava Sayaka, Saitō avrebbe potuto notare che Takai era giunto già lì con il suo mortaio e pestello, mentre Katsumi lo avrebbe notato senza nemmeno voltarsi verso di lui e gli avrebbe rivolto prontamente la parola.
Già, i trecentocinquantanove gradi del Byakugan le permettevano di vedere più o meno tutto, e magari il Genin non sarebbe riuscito a capirlo al volo.

"Io sono pronta per iniziare, Saitō. Porta tutto qui e mettiti vicino, ti dirò cosa fare per aiutarmi. Intanto magari polverizza per bene le erbe che si trovano nel mortaio mentre controllo un'ultima cosa prima di partire."

[spoiler_tag]Post di Introduzione per L'King[/spoiler_tag]
Ciao! Come anticipato nel topic Master/Quester, qui ti inserirò le istruzioni per il tuo primo post di introduzione all'interno della Missione già avviata.

Il tuo Pg riceve una missiva di convocazione per una Missione di rango D, ma dopo avere aperto la busta contenente quest'ultima si potrà accorgere che non era indirizzata a lui, bensì ad una tale Katsumi Hyuga. Continuando a leggerla però potrà notare una lista di Genin che presenta vari nomi, tra cui proprio quello di Giichi, perciò in un qualche modo riesce a capire che lui c'entra effettivamente qualcosa con essa.
Nella lettera sono anche presenti delle indicazioni per raggiungere un complesso di case poco fuori Konoha, con annessa una mappa piuttosto piccola che presenta una "X" su una casa specifica tra esse.
In questo primo post quindi potrai presentarmi il tuo Pg e raccontarmi qualcosa di una sua mattinata ordinaria (o non), fino ad arrivare alla ricezione della missiva e della reazione ad essa annessa.
Il post dovrà continuare quindi con il tuo Pg che viaggia verso l'abitazione indicata nella mappa e raggiunge la stessa, bussa alla porta e si ritrova Takai ad aprirgliela. Una volta entrato sarà accompagnato da Katsumi e Saitō, dove potrà presentarsi e spiegare come mai si trova lì (tieni a mente che il tuo Pg non conosce ancora nessuno).


Edited by BrokenNeko - 8/12/2020, 18:31
 
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view post Posted on 8/12/2020, 16:37     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,





Saitō comprendeva bene il lutto.
Inamovibile macigno.
Disperata agonia.
Estraneità.
Eppure, per alcuni più che per altri, quel dolore diventa qualcosa di prezioso, da serbare in un abbraccio stretto. Una mancanza che genera presenza e consapevolezza. Un risveglio amaro della propria capacità di sentire e per un uchiha, anche di vedere.
Le tinte vermiglie che il mondo assume osservato da uno sharingan sono qualcosa a cui ci si abitua lentamente. Alcuni non ci riescono per tutta la loro vita, incapaci di sfruttarne le incredibili e mistiche capacità. Saitō non sarebbe stato uno di quelli.
L'animo spezzato, rotto, naufrago si era aggrappato al suo nindo, un ingenuo e meticoloso desiderio modellato dal retaggio di un clan che affonda le sue radici nella storia del mondo. Il Kintsugi, l'antica arte di riparare con l'oro, aveva creato quel giovane shinobi, la cui ambizione andava sorretta solamente da una strenua determinazione che solo il tempo gli avrebbe svelato se ne era in possesso o meno.
L'undicenne aveva bruciato diverse tappe sul suo percorso rispetto ai coetanei, e se molti lo avrebbero forse additato come un prodigio, un occhio attento e consapevole della tradizione uchiha, avrebbe scorto subito le avvisaglie della tragedia, la rapace ed invisibile presenza dell'influire del caos.

Fra quelle mura di legno, sul mobilio e sui pavimenti usati si vedeva l'apatica impronta della polvere dei ricordi. Un manto senza consistenza ma che stringeva nel suo triste abbraccio tutto ciò su cui lo sguardo si posava. Un filtro d'intangibile malinconia, come una vecchia foto di una spiaggia d'inverno. Qualcosa che in qualche modo avvertiva anche a casa sua.
Era tornato di sotto in fretta, ma ai suoi occhi non erano però sfuggiti quei dettagli che lo stavano guidando verso un idea, sensata o meno che fosse, comunque non da escludere. Fatta attenzione sulle scale, cercando di non farsi sbilanciare dal secchio pieno d'acqua, si era quindi avvicinato alla Hyuga, lasciando l'occorrente e seguendo le sue istruzioni.
Il mortaio di pietra era liscio e freddo.
Cominciò a lavorare le erbe cercando di polverizzarle senza scaldare troppo il composto.
Non avrebbe professato parola fino al momento adatto, non era il caso d'interrompere l'operato della Jonin.














 
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view post Posted on 8/12/2020, 22:45     +1   -1
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Quando Giichi si svegliò, la mattinata era fredda ma serena. Suo padre, Eiichi, era uscito qualche ora prima, quando il sole ancora non era sorto sul villaggio, per andare a verificare i progressi in uno dei suoi cantieri. Lo aveva sentito sbuffare, mentre recuperava la colazione che gli era stata lasciata fuori dalla porta, e dopo pochi minuti il suono dei suoi passi pesanti era risuonato nel corridoio. All'alba, Giichi era scivolato fuori dal suo letto, silenzioso come uno spettro, si era lavato e aveva mangiato il cibo lasciato per lui. Sua madre Miyako era ancora in casa, con tutta probabilità intenta a leggere le missive arrivate quella mattina, sorseggiando del tè. Raccolta una delle sue maschere e i suoi attrezzi, si era legato i capelli castani in una coda, e indossando una tuta verde e viola, era uscito dalla finestra, come suo solito, e si era diretto nei boschi intorno alle case del clan Senju, il suo clan.

Raggiunta una zona dove gli alberi erano particolarmente fitti, stretti tra loro come in un abbraccio, con le radici che si intrecciavano e accavallavano, Giichi si districò tra i rami, fino a raggiungere il suo solito posto, un ramo largo e piatto, ben nascosto dalle fronde dei suoi vicini. Ordinati gli attrezzi sul ramo, Giichi estrasse una maschera da una cavità nell'albero, la guardò pensieroso e si mise a lavorarci forsennatamente.

Passato un po' di tempo, Giichi salì un po' più in alto, dove i rami si districavano. A giudicare dalla posizione del sole, doveva essere passata circa un'ora. La maschera era finita, i tratti tipici degli Oni incisi in profondità, alcuni levigati e lucidati con la precisione che gli aveva insegnato suo padre, altri brutalmente aperti nel legno, ferite frastagliate che proiettavano ombre inquietanti nello sguardo vuoto di quel volto privo di vita.

Poteva tornare a casa per quel giorno. Magari gli avrebbero davvero assegnato una missione, chissà. Oppure più semplicemente sua madre gli avrebbe chiesto di aiutarla in negozio, e avrebbe passato un'altra giornata a fare consegne.
Entrò in casa dalla finestra, come suo solito, ma quel giorno qualcosa era diverso. Sua madre era seduta sul suo letto con una delle missive in mano. Non fu sorpresa dall'entrata di Giichi, abituata ai suoi modi schivi.

"Giichi! Meno male! Non sapevo se aspettarti qui o venire a cercarti!"

L'espressione della madre era nervosa, ma non preoccupata. Giichi si tolse la maschera e la pose sul letto.

"Tra le missive arrivate stamattina, ce n'è una per una missione di rango D... Il tuo nome non figura come destinatario, ma allegata alla missiva c'è una lista di nomi, e tra quei nomi è presente anche il tuo! Magari è la lista dei convocati per la missione, o qualcosa del genere..."

La voce della donna si spense lentamente mentre Giichi afferrava il rotolo e lo leggeva: tutto come aveva detto sua madre. In più, c'erano delle indicazioni per raggiungere una zona che non conosceva, e una mappa con un edificio segnato. Mentre pensava, fece scorrere di riflesso il pollice lungo la cicatrice che saliva da sotto il mento e raggiungeva l'angolo destro del labbro. Non c'era nulla di certo, ma dopotutto "Non ho certo intenzione di passare un'altra giornata a consegnare fiori per il villaggio..." pensò Giichi, abbozzando un mezzo sorriso.

Sua madre lo guardò speranzosa: "E' una missione allora?"

Il giovane shinobi la guardò e rispose.
"Non ne sono sicuro, ma ne ha tutta l'aria... Proverò ad andare a dare un'occhiata, non sembra troppo lontano da qui."

Sua madre sorrise. "Sono così contenta! So che aspettavi con ansia la tua prima missione, sono davvero - davvero - contenta!" Si alzò e si diresse verso la porta. "Allora buon viaggio, e stai attento! Ti servisse qualcosa, mi trovi al negozio!"

Giichi lasciò gli attrezzi, si legò il coprifronte al braccio destro, e indossando nuovamente la maschera, lasciò la casa immersa nei boschi per dirigersi verso quella che sarebbe potuta essere la sua prima, vera, missione.

Scelse di passare per un sentiero nascosto tra gli alberi, piuttosto che seguire la strada principale. L'ombra delle fronde, e il vento che soffiava tra i rami facendoli ondeggiare morbidamente, erano una delle poche cose che riuscivano a scacciare le sue insicurezze per un po' di tempo. Il vento si fece un po' più forte e le foglie, brune, rosse e gialle, cominciarono a cadere dai rami, e a volteggiare sul terreno ai piedi di Giichi.

Uscito dal boschetto, raggiunse l'agglomerato di edifici indicato sulla missiva. Girò silenzioso intorno alle case, cercando segni di vita, o di pericolo, fino a fermarsi di fronte alla porta della casa indicata, dalle pareti dipinte di un giallo che richiamò alla memoria di Giichi le fragili foglie d'autunno che erano cadute silenziose dagli alberi nel boschetto.

Si tolse la maschera e rimase qualche secondo immobile, con la mano chiusa a pugno pronta a battere sulla porta, chiedendosi se fosse una buona idea. Magari era solo un errore. Magari lui non c'entrava nulla, in fondo la lettera non era indirizzata a lui. Magari...

Scacciò in fretta quei pensieri e bussò alla porta. Sentì dei passi provenire dall'interno, ed un uomo si presentò sull'uscio. L'uomo l'avrebbe guardato, e, dopo un primo momento di confusione, avrebbe notato il coprifronte stretto al braccio di Giichi e la missiva, e avrebbe intuito che con tutta probabilità stava cercando Katsumi.

Giichi si sarebbe chiesto a cosa si stesse riferendo, ma poi avrebbe ricordato il destinatario indicato sulla missiva.
L'uomo l'avrebbe guidato all'interno dell'edificio, fino alla stanza dove Katsumi e Saito si trovavano.

Lì avrebbe incontrato una donna di spalle, china su un letto occupato da una bambina, e un ragazzo coi capelli scuri, all'incirca della sua età, forse un po' più piccolo.

L'uomo avrebbe introdotto Giichi a Katsumi, e poi si sarebbe allontanato dalla stanza.

La donna non si sarebbe voltata, ma avrebbe parlato al ragazzo senza smettere di armeggiare intorno al corpo della bambina, gli avrebbe chiesto il suo nome e il perchè della sua presenza lì. Giichi avrebbe risposto senza nervosismo, con tono sicuro e rispettoso.

"Il mio nome è Giichi Senju. Ho ricevuto una missiva questa mattina, per una missione di rango D. Il nome del destinatario non era il mio, ma quest'ultimo era presente in una lista di nomi allegata alla missiva, insieme a delle indicazioni per arrivare fin qui, ed una piccola mappa che indicava questa casa. Non sapendo come comportarmi, ho deciso di dirigermi subito al luogo indicato. Se la mia presenza è di qualunque disturbo, mi limiterò a lasciarle la missiva ed andarmene."

Concluse il tutto con un inchino, i suoi pensieri divisi tra la speranza di ottenere una missione, e il pessimismo che lo caratterizzava fin da quando era piccolo, ma scacciò quegli ultimi pensieri. "Chissà, magari questa volta andrà tutto come spero..." pensò Giichi sospirando mentalmente mentre la donna si sarebbe apprestata a rispondergli.

ho cercato di evitare dialoghi ed azioni autoconclusivi, ma ho preferito rendere così quello tra Giichi e sua madre perchè immagino non fosse fondamentale ai fini della storia! Inoltre spero di aver fatto tutto correttamente, è la mia prima volta con un gdr play by forum :uffi:
 
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view post Posted on 11/12/2020, 21:33     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato Katsumi"
"Parlato Takai"
"Parlato Jinsō"
"Parlato Sayaka"


Era stranamente facile curare la piccola Sayaka.
Katsumi non poteva sapere se fosse solo fortuna perchè la malattia non si era ancora accentuata, o se semplicemente la sua esperienza in ambito curativo stava dando dimostrazione di tutti i casi precedenti già affrontati.
Saitō si rese utile preparando un decotto d'erbe seguendo alla lettera le istruzioni della Kunoichi, prendendosi anche cura di cambiare periodicamente l'asciugamano bagnato poggiato sulla fronte della bambina.

E' un ragazzo piuttosto attento a ciò che fa. Magari queste nozioni base potrebbe averle apprese dalla madre, quando era ancora in vita, chissà... Ad essere sincera mi sento in colpa per avere scelto proprio un Genin che ha affrontato un lutto familiare proprio a causa di ciò che sta tornando ad avere davanti ai suoi occhi.

La bambina iniziò a sentirsi meglio dopo un'ora di terapia curativa: non sembrava più agitata, la sudorazione era scomparsa, aveva smesso di parlare nel sonno, il suo battito cardiaco era regolare come anche la respirazione, e il Byakugan non notava più nulla di strano all'interno dell'apparato circolatorio di Sayaka.

"Ottimo lavoro Saitō, si sta già sentendo meglio." Disse al ragazzo dopo avere disattivato l'abilità innata, mostrandogli un sorriso e facendogli l'occhiolino, per poi rivolgersi ai genitori della bambina "Ora ha iniziato a dormire normalmente. Appena si sveglierà dovrebbe essere tutto a posto, ma preferirei rimanere qui fino ad allora, giusto per essere sicura che non abbia più bisogno di nulla."

Ma non fu così, non dopo che Katsumi interruppe la sua Tecnica curativa.
Sayaka iniziò a tossire in un modo che non aveva mai mostrato prima, tornando a sudare e agitandosi in maniera anomala;
le sue frasi tornarono a farsi sentire, accompagnate da lamenti di qualcuno che sta soffrendo e non sopporta tale dolore.

"Cosa succede? No, non di nuovo, vi prego." La donna, risollevata per meno di un minuto, tornò a disperarsi guardando sua figlia. "Non ci posso credere, non è possibile. Perchè? Torni a fare quella cosa che stava facendo prima, Katsumi, la prego!" Takai intervenne subito dopo la moglie, cercando di tranquillizzarla accarezzandole le spalle, facendo trasparire nel suo tono di voce incrollabile qualche accenno di frustrazione, forse dovuta all'illusione che quegli attimi precedenti gli avevano indotto.
Ancora prima di parlare, Katsumi passò all'azione, riattivando immediatamente la Doujutsu del Clan Hyuga per capire cosa fare e dove farlo, scoprendo qualcosa di insolito e, purtroppo, di nuovo anche per lei:
le cure precedenti avevano curato completamente i sintomi della bambina, però avevano "risvegliato" qualcosa all'interno del suo corpo, qualcosa che sembrava vivo solo al Byakugan, qualcosa che aveva immesso all'interno del ricircolo del Chakra di Sayaka una sorta di corruzione dello stesso.
Katsumi iniziò prontamente a contrastarla tramite le proprie cure, riuscendola ad isolare e trattenere in modo da permettere alla bambina di restare tranquilla e rilassata.

"Non ci posso credere, che storia è questa?!"

C'era un solo problema: al termine della Tecnica curativa la corruzione avrebbe iniziato a dilagarsi nuovamente nel corpo della bambina, e questo Katsumi riuscì a scoprirlo per il semplice fatto che non c'era modo di farla scomparire.

Qui dentro c'è qualcosa che non riesco ad eliminare, e non è affatto amichevole. E' entrata dentro Sayaka in un qualche modo, e deve uscire esattamente alla stessa maniera. Sapete dirmi in quali luoghi vi siete recati assieme a lei ultimamente? O con cosa è venuta a contatto?

La bambina non diede tempo ai propri genitori di rispondere, che arrivò prima lei parlando nel sonno: "Sorellina... Casa... Giocare... Insieme... Per sempre..."

All'udire di quelle parole Jinsō riprese a piangere, cercando di riprendersi in fretta per rispondere "Lei è andata da sola nella nostra vecchia casa, dove abitavamo prima che sua sorella gemella morisse a causa di questa malattia che sta colpendo gran parte della popolazione. Noi non ce l'abbiamo mai portata perchè non volevamo che continuasse a soffrire, noi non..." La sua fragile resistenza emotiva cedette prima di finire di parlare, costringendo Takai a continuare il discorso "Voleva andarci a tutti i costi, quindi una sera ha aspettato che ci addormentassimo per sgattaiolare fuori di casa e recarsi lì. Appena ce ne siamo accorti sono corso per andarle a prenderla, avevamo intuito fosse andata lì, era l'unico luogo per il quale avrebbe potuto fare una cosa del genere... L'ho ritrovata che stava dormendo beata nel letto che condividevano lei e Hitoha, e quando l'ho svegliata non ho avuto il coraggio di sgridarla... Continuava a dirmi che voleva giocare con sua sorella, e mi ripeteva di guardare nell'armadio perchè era convinta che si stesse nascondendo lì...
Questo è successo qualche giorno fa, però io non ho accusato nessuna malattia, possibile che c'entri qualcosa? Spero possa davvero aiutare.
Lei deve guarire, deve farlo. Vi scongiuro, fate qualcosa.
"

Katsumi li ascoltò senza mai distogliere lo sguardo da Sayaka, scoprendo solo dopo Saitō che la famiglia aveva un'altra figlia, andando a tirare fuori altra determinazione per salvare la povera bambina: non potevano perderne un'altra, già una sola perdita era eccessiva. Sarebbe stato troppo per chiunque.

"Non sapevo nulla di questa storia, mi dispiace davvero. Ma questo potrebbe aiutarci molto, e non ho intenzione di lasciare che la malattia abbia la meglio." Dopo lo sguardo si rivolse a Saitō "E' arrivato il momento di mostrare quanto vali, Saitō. Dovrai andare da solo e recarti alla vecchia abitazione di famiglia, cercando qualche oggetto fuori posto o qualcosa con la quale Sayaka possa avere giocato. Pupazzi, vestiti, lenzuola sulle quali ha dormito... Portami tutto ciò che riesci e che sembri essere stato utilizzato di recente, bisogna attirare questa cosa fuori da questa bambina utilizzando ciò sulla quale albergava prima.
Takai, Jinsō, spiegate al mio compagno dove si trova questa casa, lui penserà al resto.
"

Dopo la spiegazione dei due sul luogo in cui si trovava la casa, Saitō avrebbe avuto il tempo di prendere indicazioni prima di partire, ma ancora prima di abbandonare l'abitazione sarebbero stati tutti interrotti da un altro Genin:
Giichi Senju.

"Non ci posso credere, la solita burocrazia... Non ho firmato una presa visione e hanno inviato una seconda lettera sbagliando destinatario, incredibile... Comunque piacere, io sono Katsumi Hyuga, e sei arrivato in una situazione alquanto critica. Non c'è nessun problema nel prendere parte alla Missione, anzi, sarebbe meglio per chiunque. Ora però sono impegnata in qualcosa di parecchio complesso, quindi segui Saitō e fatti aggiornare da lui riguardo ciò che dovete fare. Ora andate, il tempo scorre e il mio Chakra prima o poi finirà. Fate presto ragazzi, contiamo tutti su di voi."

L'King: Nessun problema per la conversazione e il movimento della madre di Giichi. Mi ero dimenticato di dirtelo, ma per te valeva lo stesso che avevo detto a Foxcatcher nel primo post: potevi muovere gli npc familiari o inerenti al Bg del tuo Pg senza alcun problema, l'importante è non farlo con quelli che muovo io o con quelli di cui prendo il controllo, e solitamente a missione iniziata sarebbe sempre meglio chiedere (per te era il primo post, quindi eri libero).
L'unica cosa è che sei stato autoconclusivo anche per quanto riguarda Takai (hai detto che sarebbe uscito dalla stanza e che ti avrebbe introdotto a Katsumi, ma quello lo posso decidere solo io), e hai anche simulato un discorso di Katsumi stessa, dicendo che ti avrebbe posto delle domande. Questo è molto male, perchè io ti avevo detto semplicemente che Takai ti avrebbe accompagnato e che ti saresti dovuto introdurre con una tua frase;
questo implica che Takai ti avrebbe accompagnato e non avrebbe compiuto altre azioni come andarsene o introdurti a Katsumi, e tu avresti dovuto presentarti senza dire che Katsumi ti aveva chiesto di farlo.
Essendo questa la tua prima missione sul tuo primo gdr by forum, i miei occhi si chiuderanno entrambi davanti a questo errore e non ne terrò conto, però dal prossimo post tieniti lontano dal commetterne di simili!
 
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view post Posted on 12/12/2020, 23:01     +1   -1
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E così era stato solo un errore dopotutto... Per un secondo il cuore di Giichi si fece pesante, anche se una piccola parte di lui ne era felice. Questo almeno finchè non realizzò che sarebbe stato incluso nella missione. La sorpresa fu tale da lasciarlo a bocca aperta per una frazione di secondo, ma si ricompose in fretta.

"La ringrazio per l'occasione, Katsumi sensei! Farò del mio meglio per dimostrarmi utile!"

La sua prima missione... Suo padre sarebbe stato fiero di lui quando l'avesse saputo! E anche sua madre sarebbe esplosa di gioia. Giichi trattenne un mezzo sorriso, ritenendo il luogo e la situazione poco adatti alla sua gioia improvvisa.

Si sarebbe voltato verso il ragazzo che supponeva essere Saitō, pronto a partire in qualunque momento per quello che sarebbe stato l'inizio della sua avventura.

Mi scuso per l'errore, e prometto che farò del mio meglio perchè non si ripeta più! Ora penso di aver capito tutto più chiaramente!
 
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view post Posted on 14/12/2020, 11:33     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,





Il sole era calato leggermente sul fitto manto boscoso che ombreggiava quel solitario gruppo di case. I raggi timidi faticavano a fendere i rami protesi gli uni verso gli altri in quell'abbraccio di silenziosa connessione, lasciando che i primi freddi tipici dell'inverno che stava arrivando, soffiassero sulle strutture e sulla via che avrebbe condotto i genin verso la vecchia casa della famiglia che stavano disperatamente cercando di aiutare.
Saitō si era congedato dalla jonin con un marcato inchino, proferendo non altro che le parole che ci si potrebbe aspettare da un soldato, seppur bambino, " Si Kastumi-sama. " guidando il compagno fuori dall'abitazione.
Nella giovane mente, l'empatica sensibilità della hyuga aveva riesumato alcuni ricordi della madre, come l'attaccamento ai pazienti ed il palpabile sconforto per l'ombra del senso d'impotenza, che aleggia quando le cure sembrano non sortire effetto. Un pensiero ingombrante, che aveva schiacciato ogni minima soddisfazione per il riconoscimento del suo lavoro nell'assistere il ninja medico in quella che di fatto era la sua prima missione. Sentimenti comunque frivoli che poco si accostavano all'animo ambizioso e concentrato dell'uchiha, alle cui mire sembrava essere stato predisposto un cammino ben tracciato e definito.
Aveva fatto un resoconto essenziale al senju, evitando opinioni o pensieri personali sulla situazione che si stava profilando, ma limitandosi ai fatti certi.
Anche se, intimamente, Saitō stava collegando i fatti.
Il loro legame, il loro gioco preferito...
Non più che un presentimento di una mente intuitiva.
Avevano attraversato in fretta i sentieri, svoltando fra le case costruite con rispetto e cura dei grandi alberi della foresta e passando sotto l'occhio preoccupato degli abitanti di quella costola di vita fuori dalle mura del Villaggio Nascosto della Foglia. L'uchiha non si era ancora introdotto a Giichi, forse perché non lo riteneva fondamentale per la missione, forse perché distratto dai suoi ragionamenti o ancora per il rapporto teso fra i due clan. Non aveva neanche dato voce a convenevoli o pensieri di sorta in realtá, limitandosi a guidarlo sulla strada, per poi fermarsi davanti all'edificio bersaglio.

Deve essere questo, entriamo.
















 
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view post Posted on 16/12/2020, 20:27     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato Katsumi"
"Parlato Takai"
"Parlato Jinsō"
"Parlato Sayaka"


Una volta giunti a destinazione, i due ragazzi si sarebbero trovati davanti ad una casa avente circa le stesse dimensioni di quella attuale della famiglia, forse leggermente più grande e con un cortile privato delimitato da una staccionata.
All'interno di questo giardino i due Genin avrebbero potuto notare un'altalena ancora in buone condizioni, seppur non ottimali, e qualche gioco da esterno logorato dagli agenti atmosferici. Una casetta di legno con porte e finestre a misura di bambino si ergeva poco distante dall'altalena, questa però non presentava segni di erosione, probabilmente grazie al materiale di cui il Senju sarebbe stato esperto, e come unico difetto aveva semplicemente un po' di sporcizia depositata sui vetri delle finestre.
Un dettaglio alquanto bizzarro, però, sarebbe potuto risaltare agli occhi degli Shinobi: una classica palla da gioco si trovava lì nel prato, perfettamente gonfia e priva di qualsivoglia segni dovuti al tempo, cosa un po' strana se si fosse considerato il fatto che la casa era ormai disabitata da tempo.
Qualcuno l'aveva forse usata di recente?
Ma, preso in considerazione quanto detto fino ad ora, il cortile non sarebbe stato l'unico luogo a cui avrebbero dovuto dare peso.
Se uno di loro, o entrambi, avessero varcato la porta di casa, si sarebbero trovati di fronte ad una abitazione quasi completamente spoglia e priva di soprammobili, con qualche credenza ubicata qua e là ed alcuni quadri appesi alle pareti.
Sfruttando le indicazioni fornite da Takai, i Genin sarebbero stati a conoscenza del fatto che, sfruttando le scale, sarebbero riusciti ad arrivare anche alla stanza delle gemelline.
Cosa avrebbero fatto stava a loro deciderlo.
Avrebbero proseguito insieme per esaminare con quattro occhi gli stessi posti, magari facendo in modo che qualcuno potesse notare dettagli che all'altro sarebbero sfuggiti? O magari si sarebbero divisi contando ognuno sulle proprie capacità e fidandosi del proprio compagno, dimezzando i tempi di ricerca?
Potevano essere entrambe scelte giuste, o magari una sola delle due lo sarebbe stata, oppure nessuna delle due avrebbe portato ad ottenere le informazioni giuste. Avrebbero potuto scoprirlo sono una volta avere agito, e non prima.
Una cosa era certa però: il Chakra di Katsumi non era infinito, quindi le sue cure prima o poi avrebbero cessato di arrivare, ed il suo corpo si sarebbe accasciato per terra privo di sensi;
Saitō e Giichi erano ancora in tempo per evitare tutto ciò, mentre Sayaka era ancora in tempo per morire.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 14:28     +1   -1
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E così si trattava di quella malattia di cui aveva sentito parlare...
Malattia dovuta al disturbo del chakra... Non sapeva perchè ma trovava l'idea di una patologia con simili cause e ripercussioni a dir poco terrificante.
Chissà se la bambina se la sarebbe cavata... Per una missione di rango D, e per essere la sua prima in assoluto, Giichi sentiva la responsabilità che gli era stata data pesargli sulle spalle come un macigno. Una vita poteva essere nelle sue mani... non solo nelle sue, certo, ma se avessero fallito, sarebbe riuscito a perdonarselo?

Si riscosse da quei pensieri, e volse lo sguardo verso Saitō, che si era fermato. Fatta eccezione per il resoconto breve ma preciso che il genin gli aveva fatto, i due non avevano parlato per il resto del tragitto. Giichi supponeva fosse concentrato sulla missione quanto lo era lui, e decise di non disturbarlo, ma una volta raggiunto l'obiettivo, si fermò e indossò una delle sue maschere da oni. Quando era nervoso, nascondersi dietro quei volti inanimati, scolpiti nel legno, era il suo modo di farsi coraggio.

Fece rapidamente scorrere lo sguardo sulla casa e i suoi dintorni. L'abitazione era dotata di un cortile, non particolarmente grande, ma abbastanza ampio da ospitare qualche gioco da esterno. La maggior parte di essi era usurata dal tempo e dagli agenti atmosferici, ma c'erano ancora un'altalena, in buono stato, e una casetta a misura di bambino, costruita in legno, mantenuta in ottimo stato. Fu quest'ultima a catturare l'attenzione del Senju per prima. I materiali utilizzati per la sua costruzione dovevano essere particolarmente resistenti, e alcuni frammenti di discorsi che suo padre era solito fargli gli passarono rapidi per la mente. Si ricordò qualche nome, di legni particolarmente adatti a resistere alle intemperie, e anche alcuni metodi per rendere il legno ancora più resistente, perchè sopravvivesse a tempeste e parassiti.

La seconda cosa che balzò agli occhi di Giichi quando si riscosse dai suoi pensieri, fu un oggetto alquanto particolare: una palla, una normalissima palla, questo era certo, ma le perfette condizioni di quest'ultimo gioco non potevano neppure essere paragonate a quelle della casetta o dell'altalena. Un oggetto che sembrava nuovo, in un campo di relitti che si sforzavano di sopravvivere. La visione d'insieme inquietava non poco Giichi: non sapevano a cosa si sarebbero potuti trovare di fronte, e la cosa lo preoccupava. Afferò Saitō per la spalla, e parlò, la sua voce leggermente attutita dal legno della sua maschera:

"Aspetta! Non dovremmo... non so, condividere le nostre capacità prima di entrare? So che è improbabile incappare in una lotta, trattandosi di una missione di rango D, ma potrebbe comunque tornare utile. Non ne so molto su questa malattia, ma da quello che mi hai detto le cose non sono andate come la maestra Katsumi pensava. Potrebbe essere più pericoloso di quello che sembra."

Nonostante Giichi fosse conosciuto fra gli insegnanti dell'accademia per i suoi scatti d'ira incontrollata durante i combattimenti, si era sempre dimostrato riflessivo, e portato a pianificare le sue mosse, almeno finchè non gli veniva fatto perdere il controllo. Suo padre era un patito di problemi di logica e di matematica, di solito posti in una forma che ricordava il suo lavoro. "Devi costruire un palazzo di almeno n metri quadrati di base, e con il maggior numero di piani possibile. Hai un certo numero di travi, mattoni, e altri materiali. Hai un determinato numero di operai. Hai un limite di tempo entro il quale finire l'opera. Ricorda inoltre, tutti i limiti del caso: per esempio, un palazzo troppo alto, con una base troppo stretta, sarà più instabile di uno con pochi piani ed una base più larga, e via discorrendo. Come ti comporteresti?"

Giichi trovava quei problemi impossibili da risolvere quando era più piccolo e si perdeva tra mille conti e calcoli. Suo padre allora rideva e si metteva a spiegargli come fare per ottimizzare le risorse a sua disposizione e ottenere l'obiettivo desiderato. Col tempo il genin aveva imparato alcuni di quei ragionamenti, e aveva cominciato a sfruttarli inconsciamente quando si trovava di fronte a situazioni difficili. Nel caso della sua missione, le possibilità erano numerose, ed era preoccupato: avevano un tempo limitato, ma non erano certi di quanto limitato questo tempo fosse. Una casa, un giardino, due piani per la casa. Due persone per il sopralluogo, uno o più oggetti da trovare, condizione minima il recente utilizzo. Cercava di pensare più in fretta che poteva, mentre aspettava la risposta di Saitō.
 
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view post Posted on 18/12/2020, 12:59     +1   -1
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato,





Saitō si irrigidì al tocco del compagno.
Veniva da un famiglia benestante, la cui educazione minuziosa e tradizionale, imponeva tutta una serie di gesti, rituali e forme. Il contatto fisico era riservato ad individui che godevano di una certa intimità fra di loro.
Trattene il suo disappunto, che si manifestò comunque in un espressione accigliata, mentre si voltava a guardare il volto coperto del compagno. Il legno era stato intagliato con cura e attenzione, dando forma alle fattezze inquietanti di un demone.
Perché ti sei coperto il volto?
La domanda gli usci naturale, mentre la testa oscillava leggermente a destra e sinistra.
Non é un gioco.
Senza aspettare risposta alla sua domanda, e darne a quella dell'altro, l'uchiha proseguì nel giardino osservando i dettagli del luogo ma senza dargli troppo peso, almeno fino alla palla, unico dettaglio fuori posto e che poteva essere stata lasciata da qualche altro bambino, oppure dalla stessa Sayaka.
Dobbiamo portare indietro a Kastumi-sama, tutto quello con cui la bambina potrebbe aver giocato e che potrebbe essere un vettore di trasmissione.
Si tolse la veste con ricamato il simbolo del clan, rimanendo con una maglietta scura a maniche corte. La piegò in alcuni punti, dandole la forma di una sacca e legandola a tracolla con un nodo stretto. Si avvicinò quindi alla palla, provando a raccoglierla ed a metterla nella borsa improvvisata.
Dobbiamo essere veloci, meticolosi ed efficienti.
Disse per poi oltrepassare la soglia della vecchia e grande casa.
Se dovessi avere la sensazione di essere in pericolo, o dovessi individuare una minaccia, lo scontro è assolutamente da evitare. Retrocedi e torna a fare rapporto.
E con questo rispose alla precedente domanda di Giichi. Non serviva conoscere le rispettive capacità combattive. Erano genin inesperti, in una missione di liv D. Mettere in rischio le loro vite, in uno scontro non calcolato, non era una strategia perseguibile. Inutile anche elencare tutte le varie motivazioni, come la perdita di risorse militari, il mettere in pericolo un eventuale squadra di soccorso e via dicendo. Non erano all'accademia e non avevano tempo da perdere.
Controllo il piano di sopra, tu controlla questo. Se finisci prima di me, raggiungimi sopra.
Concluse per poi gettare un ultimo sguardo al senju prima di salire le scale per ispezionare attentamente tutte le stanze, cominciando proprio da quella in cui era stata trovata la bambina. I suoi occhi adesso brillavano del mistico e sinistro potere dello Sharingan.

CITAZIONE
Dojutsu - Sharingan (Limite: 1) [CHK: -4]
Tratti: Supporto, innata

“La Doujutsu scarlatta, che permette agli Uchiha di scandagliare al meglio i movimenti dei propri avversari ed è un potente catalizzatore per le Genjutsu.”

SLT 100
CHK 100
STM 100



Come in accordo con il master ho editato, mettendo una linea sul testo da non considerare.


















Edited by Foxcatcher - 29/12/2020, 11:04
 
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view post Posted on 24/12/2020, 11:57     +1   -1
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[spoiler_tag]Legenda:[/spoiler_tag]Narrato
Pensato
"Parlato Katsumi"
"Parlato Takai"
"Parlato Jinsō"
"Parlato Sayaka"


Nel momento in cui Saitō si avvicinò alla palla, questa iniziò a rotolare verso la porta aperta della casetta di legno;
non si fece prendere dal giovane Genin, andandosi poi a rifugiare in quella dimora giocattolo.
I due Shinobi furono testimoni di questa scena alquanto bizzarra, dato che una palla non poteva certo avere vita propria, ed oltre a questo poterono anche notare di come la porta della casetta si chiuse davanti ai loro occhi, frapponendo quindi la stessa tra loro e la palla.
La piccola costruzione era lì, con porte e finestre serrate, una palla incriminata tra le sue mura di legno e... Una voce proveniente dal suo interno.
La voce di una bambina sconosciuta.
Giichi e Saitō non udirono alcuna parola da quella voce, ma semplicemente un pianto alquanto triste;
il pianto di una bambina abbandonata, proprio come quella casa.

Hey Fox, attenzione all'autoconclusività! Decido io se e quali vostre azioni andranno a buon fine, quindi cercate di narrare al condizionale tutto ciò che vorreste fare. In questo caso tu avevi narrato che avresti raccolto la palla e saresti entrato in casa, descrivendo il tutto come se fosse dato per scontato il successo delle tue azioni.
Ora, io ho ignorato tutto ciò che veniva oltre la tentata raccolta della palla, andando quindi a troncare le tue azioni prima che si verificassero, quindi riprendete da lì.
 
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view post Posted on 4/1/2021, 23:33     +1   -1
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Pensato
Parlato

Le parole di Saitō rintoccarono nelle orecchie di Giichi come ciottoli, che cadono sulla sponda rocciosa di un fiume. Secche e decise. Percepì tutta l'irritazione nel tono di voce del ragazzo, e capì subito che non avrebbe ottenuto risposta alla sua domanda. La mente di Giichi si fermò per un secondo, mentre tutti i calcoli che stava facendo venivano spazzati via da un'ondata di collera, inarrestabile e incontenibile, come l'alta marea, un fiume in piena che preme sugli argini con tutta la furia di cui dispone, cercando di trascinare con sè il resto del mondo tra i flutti.

"Perchè ti sei coperto la faccia...? Questo ragazzino... chi diavolo si crede di essere, uno stramaledetto Jonin?! Dirmi cosa fare?! Siamo allo stesso livello in questa missione piccolo - "

E poi il nulla. Anche la rabbia di Giichi venne obliterata dall'evento a cui i due Genin assistettero. La palla si era mossa, mossa da sola. Era rotolata, come di propria volontà, appena Saitō aveva cercato di raccoglierla.

Allo stesso modo, il giocattolo che secondo ogni logica era inanimato, si era diretto all'interno della piccola casetta di legno, la cui porta, a sua volta, da oggetto inanimato quale certamente era, si era mossa da sola, sigillando la palla fra quattro solide mura.

Giichi era come paralizzato di fronte a quello spettacolo. Il suo primo pensiero, fu più simile ad un vuoto mentale. Poi, sempre paralizzato sul posto, un po' di idee gli passarono per la mente.

"Una palla... che si muove da sola... La casetta... La porta... Il vento...? Forse, ma la porta?? Genjutsu? Che si tratti veramente di un Genjutsu? Siamo caduti in qualche trappola? O ci stiamo per cadere?"

Il panico stava avendo la meglio su Giichi, ma si costrinse a respirare con più calma e più profondamente.

Inspira. Espira. Inspira. Espira.

"Prima ho rischiato di perdere la calma con il mio compagno, e ora questo. Saitō ha ragione, il mio comportamento è inaccettabile. Questa non è un'esercitazione, questa non è l'accademia. Siamo sul campo ora."

Valutò le opzioni. Scartò il Genjutsu immediatamente. Era estremamente improbabile, e per essere un Genjutsu, ci sarebbe dovuto essere un qualche meccanismo d'attivazione, ma da quando erano arrivati era sempre stato tutto tranquillo. Inoltre era difficile pensare che ci fosse una forza nemica dietro a tutto questo. Non erano stati nè immobilizzati, nè confusi.

A questo punto, le ragioni dietro ai movimenti della... cosa, potevano essere ristrette a difesa o trappola. L'oggetto stava cercando riparo, oppure voleva attirarli all'interno, o magari anche solo nelle vicinanze, della casetta giocattolo. Se nel primo caso, lo scopo era semplice da indovinare, nel secondo tutto si faceva più nebbioso. Inoltre il primo caso non escludeva l'ultimo. Se poteva correre al riparo, magari sapeva anche come difendersi.

Non vedeva una soluzione chiara al problema, ma un lato positivo in quella situazione c'era: con tutta probabilità avevano trovato quello che stavano cercando.

Si voltò verso l'altro Genin e parlò in tono calmo.

"So che non ti va, ma sembra proprio che, alla fine, ci toccherà lavorare insieme! A questo punto direi che tanto la palla, quanto la casa potrebbero rappresentare il nostro obiettivo, anche se preferirei non portarmi l'intero edificio in spalla fin dalla maestra! In ogni caso, non agirei in maniera troppo frettolosa. Se agire con decisione e fermezza è importante, anche farlo con prudenza e raziocinio lo è altrettanto."

Capiva di avere una visione diversa da quella di Saitō, e che entrambe avevano i loro punti di forza. In fondo, Giichi agiva con vera decisione solo quando completamente preso dagli scoppi d'ira che lo tormentavano, e aveva imparato a pensare due, tre, dieci volte, prima di parlare o di agire in modo sconsiderato.

Forse avrebbero trovato un modo di portare a termine questa missione senza dissapori.

"Allora Saitō, qualche idea?" Disse con un mezzo sorriso, nascosto dietro la maschera. Dopo tutto quel gran parlare che aveva fatto, sulla prudenza e sul raziocinio, chiedeva al più giovane tra loro cosa fare.

"Sono un vero fallimento, heh..."
 
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