Quando Giichi si svegliò, la mattinata era fredda ma serena. Suo padre, Eiichi, era uscito qualche ora prima, quando il sole ancora non era sorto sul villaggio, per andare a verificare i progressi in uno dei suoi cantieri. Lo aveva sentito sbuffare, mentre recuperava la colazione che gli era stata lasciata fuori dalla porta, e dopo pochi minuti il suono dei suoi passi pesanti era risuonato nel corridoio. All'alba, Giichi era scivolato fuori dal suo letto, silenzioso come uno spettro, si era lavato e aveva mangiato il cibo lasciato per lui. Sua madre Miyako era ancora in casa, con tutta probabilità intenta a leggere le missive arrivate quella mattina, sorseggiando del tè. Raccolta una delle sue maschere e i suoi attrezzi, si era legato i capelli castani in una coda, e indossando una tuta verde e viola, era uscito dalla finestra, come suo solito, e si era diretto nei boschi intorno alle case del clan Senju, il suo clan.
Raggiunta una zona dove gli alberi erano particolarmente fitti, stretti tra loro come in un abbraccio, con le radici che si intrecciavano e accavallavano, Giichi si districò tra i rami, fino a raggiungere il suo solito posto, un ramo largo e piatto, ben nascosto dalle fronde dei suoi vicini. Ordinati gli attrezzi sul ramo, Giichi estrasse una maschera da una cavità nell'albero, la guardò pensieroso e si mise a lavorarci forsennatamente.
Passato un po' di tempo, Giichi salì un po' più in alto, dove i rami si districavano. A giudicare dalla posizione del sole, doveva essere passata circa un'ora. La maschera era finita, i tratti tipici degli Oni incisi in profondità, alcuni levigati e lucidati con la precisione che gli aveva insegnato suo padre, altri brutalmente aperti nel legno, ferite frastagliate che proiettavano ombre inquietanti nello sguardo vuoto di quel volto privo di vita.
Poteva tornare a casa per quel giorno. Magari gli avrebbero davvero assegnato una missione, chissà. Oppure più semplicemente sua madre gli avrebbe chiesto di aiutarla in negozio, e avrebbe passato un'altra giornata a fare consegne.
Entrò in casa dalla finestra, come suo solito, ma quel giorno qualcosa era diverso. Sua madre era seduta sul suo letto con una delle missive in mano. Non fu sorpresa dall'entrata di Giichi, abituata ai suoi modi schivi.
"
Giichi! Meno male! Non sapevo se aspettarti qui o venire a cercarti!"
L'espressione della madre era nervosa, ma non preoccupata. Giichi si tolse la maschera e la pose sul letto.
"
Tra le missive arrivate stamattina, ce n'è una per una missione di rango D... Il tuo nome non figura come destinatario, ma allegata alla missiva c'è una lista di nomi, e tra quei nomi è presente anche il tuo! Magari è la lista dei convocati per la missione, o qualcosa del genere..."
La voce della donna si spense lentamente mentre Giichi afferrava il rotolo e lo leggeva: tutto come aveva detto sua madre. In più, c'erano delle indicazioni per raggiungere una zona che non conosceva, e una mappa con un edificio segnato. Mentre pensava, fece scorrere di riflesso il pollice lungo la cicatrice che saliva da sotto il mento e raggiungeva l'angolo destro del labbro. Non c'era nulla di certo, ma dopotutto
"Non ho certo intenzione di passare un'altra giornata a consegnare fiori per il villaggio..." pensò Giichi, abbozzando un mezzo sorriso.
Sua madre lo guardò speranzosa: "
E' una missione allora?"
Il giovane shinobi la guardò e rispose.
"
Non ne sono sicuro, ma ne ha tutta l'aria... Proverò ad andare a dare un'occhiata, non sembra troppo lontano da qui."
Sua madre sorrise. "
Sono così contenta! So che aspettavi con ansia la tua prima missione, sono davvero - davvero - contenta!" Si alzò e si diresse verso la porta. "Allora buon viaggio, e stai attento! Ti servisse qualcosa, mi trovi al negozio!"
Giichi lasciò gli attrezzi, si legò il coprifronte al braccio destro, e indossando nuovamente la maschera, lasciò la casa immersa nei boschi per dirigersi verso quella che sarebbe potuta essere la sua prima, vera, missione.
Scelse di passare per un sentiero nascosto tra gli alberi, piuttosto che seguire la strada principale. L'ombra delle fronde, e il vento che soffiava tra i rami facendoli ondeggiare morbidamente, erano una delle poche cose che riuscivano a scacciare le sue insicurezze per un po' di tempo. Il vento si fece un po' più forte e le foglie, brune, rosse e gialle, cominciarono a cadere dai rami, e a volteggiare sul terreno ai piedi di Giichi.
Uscito dal boschetto, raggiunse l'agglomerato di edifici indicato sulla missiva. Girò silenzioso intorno alle case, cercando segni di vita, o di pericolo, fino a fermarsi di fronte alla porta della casa indicata, dalle pareti dipinte di un giallo che richiamò alla memoria di Giichi le fragili foglie d'autunno che erano cadute silenziose dagli alberi nel boschetto.
Si tolse la maschera e rimase qualche secondo immobile, con la mano chiusa a pugno pronta a battere sulla porta, chiedendosi se fosse una buona idea. Magari era solo un errore. Magari lui non c'entrava nulla, in fondo la lettera non era indirizzata a lui. Magari...
Scacciò in fretta quei pensieri e bussò alla porta. Sentì dei passi provenire dall'interno, ed un uomo si presentò sull'uscio. L'uomo l'avrebbe guardato, e, dopo un primo momento di confusione, avrebbe notato il coprifronte stretto al braccio di Giichi e la missiva, e avrebbe intuito che con tutta probabilità stava cercando Katsumi.
Giichi si sarebbe chiesto a cosa si stesse riferendo, ma poi avrebbe ricordato il destinatario indicato sulla missiva.
L'uomo l'avrebbe guidato all'interno dell'edificio, fino alla stanza dove Katsumi e Saito si trovavano.
Lì avrebbe incontrato una donna di spalle, china su un letto occupato da una bambina, e un ragazzo coi capelli scuri, all'incirca della sua età, forse un po' più piccolo.
L'uomo avrebbe introdotto Giichi a Katsumi, e poi si sarebbe allontanato dalla stanza.
La donna non si sarebbe voltata, ma avrebbe parlato al ragazzo senza smettere di armeggiare intorno al corpo della bambina, gli avrebbe chiesto il suo nome e il perchè della sua presenza lì. Giichi avrebbe risposto senza nervosismo, con tono sicuro e rispettoso.
"
Il mio nome è Giichi Senju. Ho ricevuto una missiva questa mattina, per una missione di rango D. Il nome del destinatario non era il mio, ma quest'ultimo era presente in una lista di nomi allegata alla missiva, insieme a delle indicazioni per arrivare fin qui, ed una piccola mappa che indicava questa casa. Non sapendo come comportarmi, ho deciso di dirigermi subito al luogo indicato. Se la mia presenza è di qualunque disturbo, mi limiterò a lasciarle la missiva ed andarmene."
Concluse il tutto con un inchino, i suoi pensieri divisi tra la speranza di ottenere una missione, e il pessimismo che lo caratterizzava fin da quando era piccolo, ma scacciò quegli ultimi pensieri. "
Chissà, magari questa volta andrà tutto come spero..." pensò Giichi sospirando mentalmente mentre la donna si sarebbe apprestata a rispondergli.
ho cercato di evitare dialoghi ed azioni autoconclusivi, ma ho preferito rendere così quello tra Giichi e sua madre perchè immagino non fosse fondamentale ai fini della storia! Inoltre spero di aver fatto tutto correttamente, è la mia prima volta con un gdr play by forum