Missione 14B - L'antico vaso andava portato in salvo, Per ~Angy (1° pg) e ArdynIzunia

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view post Posted on 9/1/2020, 11:13     +1   -1
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Artificial Flower's Lullaby

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Era passato un po' di tempo ormai dal disastroso torneo Chuunin di Iwa. Che poi, disastroso era solo uno dei tanti termini con cui lo si poteva definire. Qualcuno aveva usato umiliante, altri avevano dato la colpa all'organizzazione considerandolo inadatto, e c'era invece chi lo riteneva illuminante.
Si era detto tanto, ma di una cosa si poteva essere certi: era passato.

Konoha aveva ripreso la sua vita, e i suoi abitanti non erano da meno. Per gli shinobi, indipendentemente dal grado, questo significava missioni alle porte.




Akane stava vivendo una gravidanza regolare, al momento senza troppi drammi... Se si escludevano quelli con i suoi collaboratori che vedevano una donna incinta come qualcosa di prezioso e fragile, da tenere protetto e al sicuro da qualsivoglia pericolo. Non importava che fosse tra le donne più potenti in circolazione: ospitava nel suo grembo la vita, e quella vita, agli occhi dei più (degli uomini soprattutto) andava preservata ad ogni costo.

Non valeva, naturalmente, per la vita già generata. Durante una delle sue noiosissime mattine di burocrazia, Akane si era trovata sotto gli occhi il documento organizzativo di una missione di grado B assegnata a Hikarikage. Non era solo, ovviamente; con lui sarebbe partito un altro Genin fra quelli che avevano preso parte al torneo nella Roccia, Hachi Yamanaka.

Al documento era allegata la richiesta del committente.


    All'attenzione dell'onorevole Sandaime Hokage.

    Spero che questa missiva vi trovi in forze e che la vostra gravidanza proceda splendidamente.
    Mi presento: sono Aomori Kumosuke, abate del Tempio di Sakanoshita. Dirigo questo sacro luogo da più di vent'anni, ma mi trovo oggi a formulare umilmente una richiesta di aiuto.

    Doveva giungere al nostro tempio una donazione di un fedele; trattasi di un prezioso vaso sigillato contenente le ceneri di un albero bruciato dallo stesso Susanoo. Essendo il nostro tempio fra i più importanti del Paese del Fuoco, sarebbe stato nostro grande onore ricevere la preziosa reliquia e custodirla con il dovuto rispetto.

    Le allego un disegno del vaso per Sua comodità.

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    Tuttavia, durante il tragitto la barbarie di alcuni manigoldi ignoranti ha causato la perdita del suddetto vaso. I testimoni hanno riferito di aver visto quattro persone, dai visi coperti, aggredire il carro dei pellegrini e fuggire nella selva dopo aver compiuto il misfatto.
    Grazie agli Dei nessuna vittima ha perso la vita, e i feriti sono già stati accolti e curati.

    Sono dunque a richiedere un intervento delle Vostre forze armate affinché la reliquia venga recuperata il prima possibile.

    Cordialmente vostro,

    Aomori Kumosuke


La richiesta era stata vagliata e approvata dall'ufficio competente. Le note segnalavano che si prevedeva un livello di difficoltà contenuto, adatto a due Genin prossimi alla promozione... E probabilmente era stato questo la causa scatenante di tutto.
Perché giustamente Akane era stufa di fare la scaldasedia timbracarte, ed era riuscita a imporsi a sufficienza da costringere tutti a rispondere "Va bene" alla sua richiesta di unirsi alla missione.

Soltanto Hachi aveva aggiunto un "ma", e quel ma consisteva nella presenza di un suo collaboratore medico, un Chuunin di comprovata affidabilità che sarebbe partito in missione unendosi alla squadra. Il suo nome era Hiyama Ryota, e avrebbe avuto l'ordine di impedire che l'Hokage compisse azioni troppo pericolose per il suo stato.

Era l'unica condizione a cui Akane sarebbe potuta partire, per lo Yamanaka, ma se l'avesse accettata avrebbe avuto la sua benedizione e tutti gli auguri per una buona missione.




Kacchan visse tutto questo in maniera molto meno drammatica. Stava per iniziare il suo turno in ospedale, quando venne avvicinato da uno dei suoi sempai, un Chuunin di nome Hiyama Ryota con cui aveva già collaborato più volte.

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Era un ragazzo tranquillo, ventiquattro anni di età per un fisico magro ma adeguatamente muscoloso. Studiava medicina da quando aveva cominciato a leggere, stando a quello che si diceva in giro, e malgrado come ninja non fosse, forse, il kunai più affilato del cassetto, come medico era d'esempio per molti, anche di grado più elevato.

«Kacchan! Aspetta un attimo!»

Vestito come sempre di bianco, non solo per il camice ma anche per gli abiti che sembrava prediligere, il ragazzo porse allo Yamanaka un foglio con il timbro dell'Accademia.

«Sono già passato a segnalare i cambi turni. Domattina partiamo in missione, grado B. In teoria... Dovrebbe essere una cosa semplice, dobbiamo recuperare un vaso per un tempio dedicato a Susanoo.»

Non sembrava contento però, gli occhi chiari del ragazzo facevano capire che c'era altro, al di là di quella comunicazione.
E infatti, dopo uno sbuffo rassegnato Ryota aggiunse, a bassa voce:

«Ci saranno anche l'Hokage e suo figlio.»






CITAZIONE
Buonsalve a tutte e due! Scusate l'attesa, ma finalmente le stelle si sono allineate e possiamo partire per questa sfavillante missione di reliquie e senso materno.

Per Akane ho dovuto un po' accelerare l'introduzione per evitare giri a vuoto dove avrebbe ruolato solo Angy, ma siete libere di giocarvi i giorni precedenti, o interazioni ulteriori di ogni tipo. Per dettagli, risposte e quant'altro avete entrambe i miei contatti quindi potete dare libero sfogo a domande e osservazioni, come sempre.

L'appuntamento è alle 8 del mattino alla porta nord di Konoha. Lascio Hikarikage nelle mani di sua madre (in tutti i sensi), io muoverò principalmente Ryota.

Benvenute a bordo di gaeshiairlines, vi auguriamo un piacevole volo.
 
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view post Posted on 18/1/2020, 05:06     +1   -1
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A Man of No Consequence

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emLyRWHL'antico vaso andava portato in salvo - Missione 14B
Narrato
«Parlato»
"Pensato"
Kacchan - Natsuko - Chiyo - Naoko - Hiyama Ryota

Da qualche parte ad Iwa, 3 Giugno 249 DN


L’acqua scrosciava senza sosta, scorrendo limpida sotto i suoi piedi già da una ventina di minuti abbondanti eppure, nonostante il mattonato di ceramica chiara, gli sembrava ancora scura, come se si stesse ancora togliendo di dosso il sangue del bambino infetto. A niente, però, serviva strofinarsi il corpo in maniera spasmodica, cospargerlo di schiuma fino a far arrossare la pelle, l’acqua bollente tanto da rischiare l’ustione. Quel tipo di sporco non si sarebbe mai lavato via, perché non era un fattore esterno, ma interno.

Era lui, la sua anima, ad esser sporca. Quindi no, il sangue del bambino, che lo aveva imbrattato da testa a piedi al momento della sua morte, non era la causa principale di quella doccia senza fine. La fronte premuta contro il muro di fronte a se, lo sguardo di Kacchan era fermo ormai da diverso tempo sul suo avambraccio. Nonostante la pelle, in quel punto, fosse arrossata e irritata da diversi graffi, spiccava vistosa una macchia dalla forma fin troppo particolare e, per lui, facilmente riconoscibile: come se la pelle, in quel punto, averse perso melanina, quella piccola impronta a forma di mano era pallida, lievemente contornata di scuro, come una bruciatura di sigaretta delinea i contorni del buco che ti sei fatto sui pantaloni, perché ti sei poggiato sbadatamente il tizzone acceso sul tessuto.

L’impronta della mano di un bambino, di quel bambino, e per quanto abbia strofinato, non riesce a venir via in alcun modo. Un memento permanente di ciò che ha fatto, ma soprattutto di quello che è successo dopo. Soprattutto quello che è successo dopo. Rabbrividendo al ricordo di quella sagoma scura che lo afferrava, distolse lo sguardo immediatamente, stringendosi le braccia al corpo e direzionando il viso verso il getto di acqua calda, cercando di scacciar via quel ricordo, di lasciarlo scivolare via, giù, lungo la schiena nuda e poi scorrere via, fin dentro lo scarico. Non aveva idea di cosa fosse successo in quella stanza, dopo che Chiye Koizumi ebbe trapassato da parte a parte il bambino e, in tutta sincerità, al momento non voleva saperne di indagare ulteriormente. Dimenticare, voleva solo questo.

Aprì la bocca, lasciando scivolare al suo interno alcune gocce d’acqua. In bocca aveva ancora il sapore amaro della medicina e anche... Con un imprecazione, Kacchan sputò per terra, strofinandosi la bocca con il braccio, quasi a voler scacciare la sensazione di quelle labbra premute sulle sue, le lingue avviluppate... Senza rendersene conto, si ritrovò con il pollice ad accarezzarsi la bocca, quasi a non voler perdere quel ricordo avvenuto solo pochi attimi prima, l’altra mano a stringere l’erezione.

«CAZZO» Mollò immediatamente la presa, come se avesse preso una scossa elettrica, sbattendo i pugni e la fronte contro il muro. Quanto si detestava, in quel momento. Come poteva anche solo lontanamente venirgli in mente l’idea di masturbarsi dopo quello che era successo? Era disgustato mentre fissava la sua virilità eretta, in attesa di ricevere attenzioni. «Fanculo.» Sibillò a denti stretti, rivolto al suo pene, come a volergli far capire che no, si sarebbe dovuto rimetter a nanna perché non aveva alcuna intenzione di smanettarlo. Assolutamente no... Eppure, quando Jikan lo aveva baciato a quel modo, gli aveva completamente spento il cervello: non c’era più il corpo esanime del bambino a pochi metri da loro, non ricordava nemmeno perché ce l’avesse tanto con se stesso. In quell’attimo erano esistiti solo loro due e il modo in cui le loro bocche si erano fuse l’un l’altra. E, così facendo, gli aveva salvato la vita, forzandolo in quella maniera ad ingerire l’antidoto al virus che lo aveva infettato. Peccato che, così facendo, un altro tarlo insidioso aveva iniziato a contaminare il suo organismo...

«Kacchan, sei qui?» La voce di Natsuko giunse inaspettata, facendo sobbalzare preoccupato Kacchan. Diversamente si sarebbe potuto dire del suo amichetto, il quale ebbe anche lui un sobbalzo, ma di ben altro tipo. «Merda…» Sussurrò irritato, mentre sentiva i passi dell’amica avvicinarsi alla doccia che aveva occupato. ”No e poi no… Non ho intenzione di scendere ancora più in basso... Ma che problema ci sarebbe, nel farlo? Sarebbe solo sfregamento di corpi, modi per placare e controllare gli sbalzi ormonali. Anzi, dicono che dopo una battaglia, spesso vengano certi tipi di impulsi... E poi, non è di certo la prima volta che succede, specie con lei...

«Ah, eccoti! Santi Kami, sono bruciature quelle!? Bhe, i medici hanno fatto davvero un buon lavoro, perché sembrano risalire ad almeno un mese fa... Comunque sia, chiappette pallide, ti stiamo tutti aspettando fuori e, dato che ci stavi mettendo tanto, ho pensato di prendere le tue cose ed un cambio di vestiti, nel caso non li avessi....» Dietro di lui, l’avvenente Hyuga lasciò cadere uno zaino dalla parte opposta della doccia, seguito da un rumore più leggero e soffice, come di tessuto che veniva lasciato cadere. «Cos’è, vuoi una mano a finire di lavarti?» La voce della ragazza gli giunse sussurrata, vicino al suo orecchio, subdola, mentre le sue mani dalle dita lunghe e sottili gli accarezzavano le spalle contratte. Fu allora che Kacchan perse la battaglia interiore che stava combattendo. Con uno scatto si girò verso di lei, bloccandola contro il muro, iniziando a baciarla con foga, una mano a bloccarle la testa, l’altra a stringere la sua vita a se. E si accorse che la ragazza era nuda anche lei, che aveva lasciato i suoi vestiti accanto allo zaino, quando si era avvicinata a lui. ”Visto? Lo vuole anche lei dopotutto... Che male c’è?”

«Adoro quando sei tu a prendere certe iniziative.» Gli sussurrò lasciva non appena gli liberò la bocca da quel suo assalto, lasciandola scivolare lungo il suo collo. Peccato che, nella sua testa, fosse di ben altro tipo la pelle che accarezzava... Con mani esperte la ragazza lo guidò nel punto giusto e, lasciandosi sfuggire un imprecazione a denti stretti, Kacchan iniziò a muoversi implacabile, tanto da costringere la ragazza a stringersi alle sue spalle per evitare di venir disarcionata da quella cavalcata selvaggia. Nella sua testa non era quello il corpo in cui pompava come un ossesso, i capelli scuri che stringeva erano invece di una splendida tonalità ramata.... Concluse pensando a lui, a quel dannato che era riuscito a vedere quanto fosse perverso il suo animo. E la cosa gli piacque da matti.

Si, era decisamente un verme schifoso.

[...]


«Scusate l’attesa, ma ho perso tempo a render nuovamente presentabile quest’idiota patentato…» Precisò Natsuko non appena i due si ricongiunsero al gruppo, indicando un Kacchan dallo sguardo spento, vuoto, privo d’interesse, le mani infilate nelle tasche di una lunga giacca chiara. Dei lunghi capelli pieni di treccine e perline colorate non era rimasto più niente: se la sua bravata con le carte bomba aveva avviato la cosa, la mano di Natsuko armata di forbici aveva finito il lavoro, lasciando così il ragazzo con i capelli quasi del tutto rasati sui lati e dietro la nuca, andando poi ad allungarsi gradualmente sulla cima, lasciando un ciuffo biondo che, ancora bagnato a causa della doccia, ricadeva flaccidamente su un lato. Anche la barba era sparita, rasata completamente, mettendo così ancor più in evidenza i segni lasciati dalle ustioni sul volto che, in fase di completa guarigione, apparivano più rosee rispetto al resto della pelle.

«Bhe, possiamo andare, adesso?» Domandò, con voce spenta, preferendo rimanere sulle sue, rovistando nello zaino in cerca di tabacco, sperando la cosa potesse evitargli spiecevoli chiacchiere. Non vedeva l’ora di allontanarsi da quel villaggio il più in fretta possibile e... «Kacchan... Sicuro di star bene?» Chiyo, che aveva aspettato il suo ritorno insieme al resto del gruppo, gli si era avvicinata, sul viso dipinta e palese la sua preoccupazione nei confronti dell’amico. Dopotutto, erano cresciuti insieme e lei, a differenza della Hyuga, sapeva leggere fin troppo bene il turbamento e l’agitazione nascosti nel profondo del suo animo.

Fece un mezzo sorriso, lo Yamanaka, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia paffuta. «Tranquilla, mia piccola patata dolce. Sono solo stufo di questo paese, tutto qui...» E, tirando fuori il tabacco finalmente reperito, si incamminò seguendo la carovana di Konoha, lasciando interdetta la ragazza. Erano anni che non la chiamava più a quel modo e, quando lo faceva, beh... Non era mai del tutto lucido. Quindi si, c’era decisamente qualcosa che non andava nel suo migliore amico. Avrebbe indagato, ma con meno occhi a cui dar a vedere... D’altro canto, Kacchan non aveva la benchè minima voglia di parlare con qualcuno. Ora che aveva trovato il tabacco, doveva solo ricordarsi dove aveva nascosto quelle erbe mediche dall’effetto anestetico... Se le sarebbe fumate per il resto del vaggio. Tutto pur di mettere a tacere la sua coscienza agitata.

[...]


Durante il viaggio di ritorno verso Konoha, lo Yamanaka aveva cercato in tutti i modi di evitare qualunque forma di dialogo, preferendo così piazzarsi sul tettuccio della carovana, fumando peggio di una ciminiera, evitando di pensare a quello che era successo in quella maledetta stanza. Perché, ora come mai, voleva a qualunque costo evitare di far riaffiorare i ricordi, specie con quel pettegolo di suo cugino nei paraggi.

Mentre fumava, si concentrò esclusivamente su quello che lo avrebbe aspettato a casa: sua madre che, venuta a conoscenza di cio che era successo ad Iwa, sicuramente avrebbe dato di matto, i turni in ospedale, gli agguati sessuali di Natsuko, convincere Chiyo a diventare insegnante all’accademia... Insomma, meditava più e più volte sulla sua quotidiana routine, in modo tale da creare uno schermo, un muro mentale che avrebbe impedito a qualunque impiccione di ficcanasare nella sua mente, nel caso ce ne fosse stato bisogno. Non aveva intenzione di condividere certe cose con nessuno... Diamine, nemmeno lui riusciva ad accettare quello che era successo, figuriamoci spiattellarlo in giro.

Certo, difficle sarebbe stato se l’Hokage gli avesse chiesto spiegazioni riguardo al suo comportamento, ma... Tutto sommato aveva una mezza idea su come risolvere la faccenda quindi, per il momento, preferiva tergiversare ulteriormente anche su quel frangente. Certo, di sicuro sarebbe stato richiamato per il suo comportamento davanti al mondo intero, ma, adesso, per il momento, non ne voleva sapere assolutamente nulla... E i Kami, fortuna per lui, gli concessero questo breve lusso, rimandando la convocazione fatidica di qualche giorno...

Era ritornato alla sua quotidiana routine, fatta di turni in ospedale, incontri con le sue ragazze e aiutare sua madre in negozio che, come aveva previsto, nel vederlo tornare, era in evidente stato di furia, ma ehi! La cosa alla fine aveva fatto ridere entrambi, perché li aveva riportati indietro di diversi anni, a quando Kacchan, ancora bambino, non la smetteva di combinare guai in accademia, facendo infervorare sua madre e schiantare dal ridere suo padre. Tutto sembrava esser tornato alla normalità, e lo stesso Yamanaka sembrava tranquillo, eppure... Sotto quella facciata scocciata, burbera, che si infiammava per ciò che gli stava a cuore, qualcosa si agitava, irrequieto, un pensiero che gli toglieva il sonno la notte, lasciandogli evidenti occhiaie sotto gli occhi blu.

L’entità che aveva visto in quella stanza continuava ad ossessionarlo, il segno che gli aveva lasciato addosso era ancora lì, indelebile sul braccio e, ovunque andasse, si sentiva perennemente osservato da lui, nonostante, da allora, non l’avesse più vista. E, in quelle poche ore di sonno che riusciva a conquistare, non faceva altro che sognare quella maledetta Spiaggia. Dapprima era stato solo, circondato dai resti di piccoli crostacei arenatisi sulla battigia, ma poi, in lontananza, aveva intravisto una piccola figura. Sapeva chi era e, sogno dopo sogno, lo vedeva avvicinarsi a lui, farsi sempre più nitido, allungare una sua manina per cercare un contatto con lui.... Ma Kacchan, puntualmente, ogni volta che vedeva Giman avvicinarsi, si allontanava, fuggiva da lui, venendo così inghiottito dalle onde del mare, e svegliandosi madido di sudore.

Paranoia. Era in evidente stato di paranoia dovuto allo shock di quanto successo: la morte di Giman, il virus, l’antidoto... Magari il farmaco che Jikan gli aveva fatto bere non aveva sortito l’effetto sperato, forse parte della malattia aveva daneggiato il suo organismo.... Da quando era rientrato da Iwa, non faceva altro che porsi continuamente queste domande, nonostante avesse ampiamente avuto conferma del contrario. Stava bene, era sano come un pesce, almeno stando agli esami e ai controlli clinici ai quali tutti i partecipanti erano poi stati sottoposti.

E così, seduto corrucciato nella caffetteria dell’ospedale, continuava a fissare la sua cartella clinica, alla disperata ricerca di un asterisco in mezzo a tutti quei valori. Niente di niente. «No, mi spiace, ma non è lì la dignità che stai cercando.» Sentenziò atona l’Aburame, ricevendo in cambio un’occhiataccia omicida. Esasperato, lo Yamanaka si lasciò sfuggire un profondo respiro, mollando sul banco i fogli e portandosi le mani a stropicciarsi gli occhi, spostando così gli occhiali dalla montatura sottile che usava solitamente per leggere. «Ah ah ah, molto divertente Naoko, dico davvero...» Forse avrebbe dovuto analizzare più nel dettaglio? Magari a livello ormonale o di enzimi... Eppure ecografie e TAC non mostravano disfunzioni tali da dar da pensare.... . «Ti stai fissando troppo. Magari, se mi dicessi cosa ti preoccupa così tanto, potrei anche aiutarti a venirne a capo.» In risposta ricevette un basso grugnito dal ragazzo, che si accasciò scomposto sulla sedia, lo sguardo rivolto al soffitto.

Forse Naoko aveva ragione, magari era solo una sua strana fissazione, però... No, non poteva essere. Quello che era successo doveva esser assolutamente vero, altrimenti come si sarebbe formata quell’impronta sul suo braccio? Avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, ma con chi? Dopo il torneo, si sentiva troppo al centro dell’attezione: ovunque andasse, c’erano sempre sguardi puntati su di lui e bisbigli più o meno rumorosi: non che prima all’ospedale fosse diverso, ma adesso era decisamente peggio... Quindi no, non ne avrebbe parlato con nessuno, lì dentro, ma forse Naoko poteva davvero aiutarlo...

La osservò con attenzione [x], soffermandosi sulla sua figura minuta, il viso perennemente inespressivo, nascosto in parte dai suoi lunghi capelli castani, oltre che dagli occhiali scuri e tondi, da cui non si separava mai. A vederla in quel momento, intenta a sorseggiare da una tazza di the fumante, sembrava la persona più menefreghista e incurante del pianeta... E forse proprio per questo Kacchan sentiva di potersi fidare di lei, perché era talmente pragmatica, come persona, da non lasciarsi minimamente influenzare da pregiudizi e paranoie. Prendeva e considerava le cose per quel che erano, in maniera cinica e diretta, senza andare a farci troppi giri di parole intorno. Insomma, era la sua antitesi perfetta, quindi....

«Vedi Naoko, è che...» «Kacchan!» Nel sentirsi chiamare, dal fondo della sala, il ragazzo si lasciò sfuggire un’imprecazione, voltandosi per poter vedere chi fosse. Strano che Hiyama Ryota lo cercasse... A meno che non avesse saputo che aveva preso la sua cartella clinica senza permesso... E, quella santa donna di Naoko, quasi avesse percepito la sua preoccupazione, con una naturalezza mostruosa, allungò una mano, prese la cartella che fino a pochi secondi prima Kacchan stava minuziosamente sondando e la nascose tra le sue scartoffie, per poi tornare, con estrema naturalezza, a sorseggiare il suo the caldo. «Tranquillo, ci penso io a rimetterla a posto. Ovviamente dopo averne fatto una copia.»

Ah, quanto l’avrebbe voluta abbracciare, in quel momento. Nonostante avessero caratteri totalmente agli opposti, facevano squadra in maniera encomiabile. «Ryota sempai, qual buon vento?» Gli domandò non appena fosse arrivato al loro tavolo, alzandosi in piedi e sistemandosi meglio il camice stropicciato e portandosi sopra la testa gli occhiali da lettura. « Sono già passato a segnalare i cambi turni. Domattina partiamo in missione, grado B. In teoria... Dovrebbe essere una cosa semplice, dobbiamo recuperare un vaso per un tempio dedicato a Susanoo.» Lui? A recuperare un’offerta per un tempio? La persona forse più blasfema di Konoha? Fu più forte di lui, gli sfuggì una risata. «Non dirai sul serio, spero... » Gli domandò, col sorriso sulle labbra, ma... Percepiva chiaramente il disagio del ragazzo e la sua espressione gli fece completamente smorzare l’ilarità della situazione.

Perplesso, con il sorriso più simile ad una smorfia che ad altro, non poté fare a meno di chiedergli. «Dai, non può esser così orrida come situazione... Male che vada terrò la bocca cucita ed eviterò di toccare il vaso. Eviterò pure di bestemmiare, se la cosa può servire...» « Ci saranno anche l'Hokage e suo figlio.» Ah, quindi non era il suo esser perennemente incazzato contro le divinità il problema... Ma, un momento... Ci mise qualche secondo per capire per bene la cosa. «Cosa? Come scusa? Stai scherzando, vero?» No, non scherzava affatto il collega. Quindi non solo sarebbero dovuti andare a recuperare l’offerta per un tempio che avrebbe volentieri messo a fuoco, ma doveva pure sorbirsi quell’imbecille del figlio di suo cugino e la sua compagna. La sua compagna incinta. La sua compagna incinta che è anche il suo “capo supremo”. Fu più forte di lui, iniziò a bestemmiare come non ci fosse un domani, a voce talmente alta che tutti i presenti, nella caffetteria, si girarono verso di lui, esterrefatti per la blasfemia che gli era uscita fuori dalla bocca. Altro che vaso dedicato a Susanoo... Gliel’avrebbe spaccato in testa e infilato i cocci su per anfratti particolari, pezzo dopo pezzo.

«MA STIAMO SCHERZANDO!? MA COSA LE PASSA PER LA TESTA, A QUELLA... QUELLA... CAZZO, E QUEL MENOMATO MENTALE GLIELO LASCIA PURE FARE? DOV’è, QUELL’IMBECILLE!? PERCHè CAZZO DEVONO ESSERE DUE MENOMATI MENTALI... I KAMI LI FANNO E POI LI ACCOPPIANO, STI IMBECILLI DEL CAZZO... MA MO MI SENTE, OH SE MI SENTE...» Era furente e, rosso in viso, aveva tutta l’intenzione di trovare quell’idiota di suo cugino per potergliene dire quattro: ma come gli saltava in testa di permettere che la sua... moglie, compagna? Che caspita ne sapeva... incinta, tra l’altro, accompagnasse suo figlio in una missione. Ma avevano la minima idea dei problemi che la cosa avrebbe causato? Fanculo che si trattasse dell’Hokage. Era un’idea del cazzo e da completi imbecilli e gliel’avrebbe detto senza troppi problemi, a lei e quel abominio di parente che avevano in comune e...

Aveva appena superato il sempai e fatto due passi, ancora imprecando peggio di uno scaricatore di porto, quando venne atterrato da una moltitudine di coccinelle. Parlare di sciame era a dir poco un eufemismo, erano talmente tante e numerose che lo sommersero dalla testa ai piedi, come se fossero una pesante coperta zampettante. Era una sensazione alquanto disgustosa e il ragazzo non potè fare a meno di urlare schifato, cercando di sbracciarsi per scacciarle via, ma già sentiva quelle bestioline pungerlo e succhiare, facendolo ulteriormente imprecare. «NAOKO! LEVAMELE DI DOSSO, PER QUELLA PUTTANA DI IZANAMI! » I carapaci rossi delle bestioline luccicarono, iniziando a tingersi lentamente di scuro man a mano che “aspiravano” le “tossine cattive” dal corpo del ragazzo, sostituendole con un potente calmante che, lentamente, andarono a calmare il ragazzo, facendogli così sbollire la rabbia... Smise di divincolarsi ed urlare, ma stava iniziando a provare una certa spossatezza e sonnolenza.. «Sono calibrate per placare un bisonte. Datti una calmata.» Ammise senza batter ciglio l’Aburame, continuando a sorseggiare il suo the come se niente fosse. Ok, la sfuriata avrebbe aspettato...

Porta Nord di Konoha, ?? Giugno 249 DN, ore 7:39



O, forse, era meglio restarsene zitti, ingoiare il rospo e lasciar correre. Dopotutto, non poteva certo trovare rimedio ad ogni idiozia commessa dal genere umano, no?

Era questo che pensava Kacchan [x] mentre, in piedi, con la schiena poggiata contro il tronco di un albero, fumava inviperito. Era da una buona mezz’ora che non faceva altro che rullarsi una sigaretta, accendersela e fumarsela, per poi ricominciare quel ciclo. Ormai, attorno a lui, aleggiava una nebbiolina di fumo denso, dal forte odore di caffè tostato e cioccolato, nemmeno si trattasse di una ciminiera in piena attività. Meglio stordirsi subito col fumo, così avrebbe evitato di dar di matto, quando avrebbe visto arrivare l’Hokage...

Al sol pensiero, si iniziò a preparare l’ennesima sigaretta, nonostante ne avesse ancora una accesa in bocca, che iniziò a tirare come un disperato. Era arrivato con un certo anticipo all’appuntamento. Se i Kami erano misericordiosi, con lui, l’avrebbero trovato morto a terra, schiantato da un blocco totale delle vie aeree, ma con la fortuna che si ritrovava...

 
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view post Posted on 19/1/2020, 01:07     +1   -1
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GdrOff// Dopo 1 anno di stop per una mia continuità lascio segnato l'ordine cronologico degli ultimi post. Continua dall'approfondimento di bg in Studio dell'Hokage [X] seguito nella Stanza d'ospedale (10-11 Marzo 249) [X]. Successivamente continua dalla fine del Torneo di Iwa (3 Giugno 249) [X] //Gdr On



    ~ 04 Giugno 249 DN ~ iwBM5GL Konohagakure no sato
    [ Magione dell'Hokage ]

Aveva i piedi gonfi e, le gonadi che non aveva, ancor di più. L'esperienza al torneo di Iwa era stata una vera noia, circa come la maggior parte dei passati tornei ma con un pizzico di delusione in più a condire il tutto. Far bella figura davanti ai maggiori esponenti degli altri villaggi e Paesi da sempre l'obiettivo fisso di quelle ricorrenze ma - purtroppo o per fortuna - quell'anno niente di tutto ciò fu possibile. Lo spettacolo fu piuttosto riduttivo ed era finito per essere interrotto dalla padrona di casa, una donna che con il passare del tempo diventava sempre più cieca e narcisista. Quell'unico occhio che restava alla cara Chiye era cieco, abbagliato dalle sue manie di grandezza e ne aveva dato la dimostrazione strutturando quel genere di prove: di qualunque crimine si fossero macchiati, nulla giustificava l'esecuzione pubblica di quei bambini davanti alla platea, non c'era onore, non c'era un codice morale ma solo la presunzione di sentirsi superiori.
La regina di quell'arena aveva costruito attorno a se una vera e propria torre dalla quale ergersi senza però rendersi conto che tutte le pietre e i sassi che la componevano - e che calpestava - presto o tardi avrebbero finito per cedere. Quando ciò sarebbe successo l'eco della sua caduta sarebbe giunto fino a Konoha, quei sassi sarebbero rotolati ai suoi piedi e guardandola dall'alto avrebbe potuto dirle "Ve l'avevo detto".


"Perciò insieme al Consiglio ho ritenuto opportuno testarvi alla vecchia maniera. Tutti voi sarete chiamati a dimostrare di essere degni del titolo di Chunin in una missione di grado B insieme ad un supervisore jonin. Questo avverrà con le dovute tempistiche, non appena avremo le richieste adatte s'intende, potranno volerci giorni così come settimane o mesi, nel mentre vi chiedo di pazientare e di continuare le vostre attività come al solito.

Si?
"

"N-niente Hokage-sama."

"Se non c'è altro rompete le righe, siete congedati."

Hikarikage arrossì per la magra figura ma anche stavolta non riuscì a confessare le sue intenzioni di ritirare la sua candidatura. I troppi traumi e le troppe sconfitte lo avevano spinto al limite, si era convinto che la carriera ninja non fosse più nelle sue corde, assaggiata la strada imprenditoriale il solo pensiero di tornare a combattere lo nauseava. Ma come poteva dirlo a sua madre, era l'Hokage, che figura ci avrebbe fatto se suo figlio avesse appeso il coprifronte al chiodo? Come avrebbe fatto a guardarla ancora in faccia dal momento che aveva conquistato quel gingillo con tanto sudore e con il solo l'obiettivo di ottenere il suo rispetto e sentirsi degno del suo nome. Era genin solo da poco ma già non riusciva più a sopportarne il peso.

(Potrei chiederle una pausa per prendermi cura di lei e dei gemelli in arrivo.. no, non funzionerebbe, in quanto genin mi troverebbe lavoretti da fare tra le mura del villaggio e sarei punto e a capo. AaAaAaah-ma perchè mi sono cacciato in questo guaio!?)

Hikari era entusiasta all'idea di diventare il fratello maggiore e nonostante le difficoltà del periodo spesso si trovava a fantasticare sul loro futuro, specie quando si fermava a fare bolle con l'hakanai regalatogli da Yūzora. Immaginava di giocare con questi due pargoli, i loro lineamenti erano ancora delle ombre ma li teneva per mano e li accompagnarli lungo una strada infinita e splendente.

"Signorino?
Si dico a te, se devi startene li imbambolato almeno dammi una mano con questi fascicoli, se il papà mi vede sollevare pesi finisce per ricoverarmi di nuovo per degli accertamenti e poi finite a mangiare schifezze per almeno una settimana. Dai.
"

"A-ah si, certo si, subito! Dove vuoi che li sposti?"

Di tanto in tanto lo improvvisava assistente, Ayumi era troppo impegnata in ospedale a coprire le assenze di Hachi e anzichè selezionare o incaricare qualcun altro, approfittava di Hikari. Passare più tempo insieme avrebbe fatto bene ad entrambi.

"Come va il progetto?"

"Benissimo mamma, ho ricevuto altre due proposte per commercializzare il gioco all'estero e il signor Takao del mercatino mi sta dando una mano nel valutare le offerte. Si tratta dei principali imprenditori di Yuki e Nami no kuni sai? Mi hanno perfino inviato un prototipo rivisto con materiali e meccaniche personalizzate, mi piacerebbe un mondo se ogni Paese avesse una sua versione della scacchiera e ti anticipo già che quello delle Onde sarà diiiiiiiii-ffi-ci-li-sssss-imo! A dir poco spettacolare ma difficilissimo.
In pratica le pedine non saranno più calamitate ma saranno galleggianti e se alimentato con il chakra suiton, il meccanismo anzichè sparare i soliti geyser potrebbe produrrebbe delle onde che coinvolgeranno tutto il campo oppure dei vortici che risucchiano nel raggio di tre caselle. In caso di sorteggio raiton nel turno successivo i danni saranno duplicati. Ah e poi quella di Yuki invece con la neve avrà.. ..
"

Sentirlo parlare con tanto entusiasmo la rendeva felice e al contempo la preoccupava, come tutte le madri desiderava proteggerlo dalle delusioni della vita ma si era ripromessa di non soffocarlo: se il suo progetto con Gyuki fosse fallito ne avrebbe pagato ugualmente lo scotto, tanto valeva quindi che si godesse il momento.


* * * *


    ~ Estate 249 DN ~ iwBM5GL Konohagakure no sato
    [ Magione ]

La richiesta approdò sulla sua scrivania partendo solo pochi giorni prima dalle mani dell'abate del Tempio di Sakanoshita, il caro Aomori Kumosuke, un arzillo vecchietto con cui Konoha aveva collaborato in diverse occasioni. Il suo tempio non era molto distante dal grande villaggio e le sue richieste erano sempre risultate una comoda fonte di introiti e di esperienze per i neo genin; stavolta la richiesta era leggermente più complicata, non era necessaria una semplice scorta merci e nemmeno lo sfalcio erba: la missiva spiegava che avevano teso un agguato ad un carro destinato al tempio per il trasporto di un dono prezioso da parte di un fedele, dopo un breve scontro con quattro individui dal volto coperto, la preziosa reliquia era scomparsa e i malfattori si erano dati alla fuga. C'erano stati dei feriti ma nessuno grave, l'abazia si era già occupata delle cure, la richiesta che aveva per le mani verteva sul il recupero del vaso dal sacro contenuto.

"Vuoi scomodarti per delle ceneri? Potresti evocare tu stessa Susano'o, procurargli le ceneri di un'intera foresta e restare comodamente qui con noi."

"Mi stai suggerendo di intascare i soldi e imbrogliare dei poveri credenti? "

"Lungi da me, rispetto ogni culto e religione non violenta, solo non capisco perchè vuoi scomodarti in prima persona nel tuo stato. Tutto qua."

"Oddio ci risiamo con la paternale.. sono stanca di essere trattata come un'inferma, sembra di essere tornata a quando persi la vista, sempre con te e Shinichi attaccati al culo. "

"E' da irresponsabili, manca poco al parto. Ti abbiamo presa per un soffio l'ultima volta, non voglio che corriate dei rischi inutili."

"Inutile discuterne, comunque sia il mio allontanamento va messo ai voti davanti al Consiglio."

"Così potrai convincerli con uno sguardo? Per favore, non sono nato ieri. "

"Non ti permettere. Sai benissimo che non manipolerei mai in quel modo i consiglieri. Un conto è saper dove puntare, cosa e come dire e un'altro è piegarli con la dominazione. "

"D'accordo scusa ma sono comunque il padre, dovresti tenere in considerazione la mia opinione. "

"Infatti lo faccio e ti sto dicendo che non ci saranno problemi. Sorvolerò su quello che hai insinuato e ti ripeto, è una missione di poco conto, i ragazzi saranno talmente carichi all'idea di essere in fase di valutazione che faranno tutta la fatica al posto mio. Sarà una passeggiata vedrai."


* * * *


    ~ Estate 249 DN ~ iwBM5GL Konohagakure no sato
    [ Porte ]

Al grande tavolo la riunione non fu delle più felici e nemmeno delle più brevi come sperato, l'allontanamento del kage dal villaggio era sempre motivo di agitazione. Alla fine del lungo colloquio le venne accordato il permesso, a due condizioni però: poteva affrontare solo missioni con destinazioni entri un certo range da Konoha e, su richiesta del primario, le fila del team sarebbero state infoltite dalla presenza di un ninja medico altamente qualificato. Per l'occasione venne scelto Ryota, un Chunin che aveva collaborato spesso con lo Yamanaka e che godeva di un'ottima reputazione; affidabile e preparato ad ogni evenienza, il giovane avrebbe avuto l'incarico di "supervisionare il supervisore", questo impedendogli di compiere sforzi che avrebbero gravato sulle sue condizioni. Concepiti nel freddo dell'inverno i gemelli erano attesi per la fine dell'estate, il pancione di Akane era a dir poco prominente, vestiva con michiyuki variopinti di almeno una taglia più grande e se non girava scalza per casa, ai piedi metteva solo ciabatte comode.
Si presentò esattamente così alle porte quando il profumo di libertà tornò ad accarezzare il suo spirito. Aspettando l'arrivo di Kacchan e Ryota utilizzò il copricapo simbolo del suo rango per sventolarsi, con se aveva il minimo indispensabile del suo equipaggiamento proprio a causa del caldo estivo che iniziava a farsi sentire. Per raffreddarla non sarebbero bastare le parole gentili di Hikari e nemmeno l'acqua ghiacciata che gli porse il compagno.


"Fai attenzione campione. Cugino.."

Battendo il pugno con il figlio adottivo Hachi gli augurò buon viaggio e dopo aver fatto un cenno al cugino, prima di lasciarli andare prese in parte Akane. Sapeva perfettamente di essere diventato iperprotettivo, lui stesso faticava a riconoscersi ma le spiegò che non poteva farci niente, presto l'attesa sarebbe finito e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Hikari li vide parlottare tra loro e si stupì di come, per una volta, lo fecero senza alzare la voce e quando infine vide il padre prendere le mani di lei e abbassarsi a baciare il pancione, sul suo volto lentigginoso si aprì un sorriso a trentadue denti. Per un momento ogni timore sembrò sparire.


"Piacere di conoscerti Ryota, daremo il massimo, vero Kacchan?"

Una felpa scura di almeno una taglia più grande gli donava un aspetto goffo, sotto portava dei pantaloncini corti e in testa la solita chioma bionda e arruffata che nascondeva quasi del tutto il coprifronte. Con se portava dei semplici kunai, delle carte bomba, del filo e tanta insicurezza: un sempliciotto agli occhi dei più ma con un talento nascosto visibile solo ai più.
 
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Ryota fu l'ultimo ad arrivare, ma solo perché il resto del team era giunto in anticipo. Il ragazzo portava dietro la schiena una sacca a tracolla dall'aria resistente, e salutò l'Hokage inchinandosi con educazione.

«Sandaime-sama, buongiorno. Sono Hiyama Ryota, ed è un onore per me affiancarla in questa missione.»

I suoi occhi passarono quindi su Kacchan, e quindi su Hikarikage, a cui rispose con un sorriso più formale che veramente incoraggiante. Era chiaro che il più entusiasta di quella missione fosse il ragazzino, e probabilmente lo era per motivi che esulavano completamente dalla missione stessa.

«Certamente, faremo tutti del nostro meglio. Se non dobbiamo aspettare nessuno, suggerirei di partire finché il tempo si mantiene così e il caldo è sopportabile.»

Il cielo era nuvoloso, si prospettava una giornata bigia e umida, ma a quell'ora del mattino la temperatura non era troppo elevata. Logicamente, avvicinandosi a mezzogiorno avrebbero tutti patito maggiormente il caldo.

«Il tempio di Sakanoshita, dove al momento sono ancora ospiti i civili aggrediti, dista circa tre ore di marcia, se procediamo senza correre.»

Lo sguardo del Chuunin era serio e composto, ma Akane, che non sentiva il nome del tempio per la prima volta, sapeva bene che in realtà lo si poteva raggiungere in un'ora e mezza, massimo due se ce la si prendeva comoda. Essendo un luogo di culto importante, non si trovava troppo distante da Konohagakure, e le strade erano sicure e ben tenute.

«Pensavo che la cosa migliore potesse essere interrogarli e recuperare più informazioni possibile, poi da lì procedere nei posti dove sarebbe più probabile riuscire a rivendere un oggetto del genere...»

Lasciò la frase in sospeso, guardando i suoi compagni di squadra. Forse si aspettava una risposta, una conferma, o un suggerimento su come procedere in maniera alternativa.



 
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view post Posted on 21/1/2020, 11:39     +1   -1
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emLyRWHL'antico vaso andava portato in salvo - Missione 14B
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Kacchan - Akane Uchiha - Hikarikage - Hiyama Ryota
E così, all’ombra di un frondoso pino poco distante, Kacchan osservò l’arrivo della dolce famigliola, finendo la sua ennesima sigaretta. Quante ne aveva fumate? Ormai ne aveva perso il conto, ma forse era arrivato il momento di smettere, anche perché, almeno lui, ci teneva a non dare complicazioni ad una donna gravida e sapeva bene quanto poteva esser nocivo il fumo passivo.

Con un sospiro rassegnato, ricambiò il saluto del cugino con un misero cenno del capo, mentre spegneva la sua ultima sigaretta contro la suola del suo stivale, aspettando qualche secondo prima di avvicinarsi, in modo da dissipare un minimo la nube di fumo aromatico che si era creato intorno. E la osservava.... E più la osservava, più non riusciva a capacitarsi come fosse possibile permettere, ad una donna ormai prossima a partorire, di venir fuori con loro in missione. Quanto potevi esser sconsiderata per compiere un’azione del genere, come donna e come kage?

Immaginandosi tutti i possibili scenari ai quali sarebbero andati incontro, si soffermò poi ad osservare il ragazzino che sarebbe venuto insieme a loro. E, sotto sotto, provò parecchia pena per il povero Hikarikage. Portarsi addosso il peso di essere il figlio di una delle più alte e potenti cariche del proprio paese non deve esser decisamente facile, con tutte quelle aspettative da mantenere... Su questo aspetto potevano definirsi simili dopotutto, solo che, almeno lui, era riuscito a mandare a cagare il suo “termine di paragone”, suo cugino, e chi pretendeva di poter applicare certi ragionamenti. Quel ragazzino, però, in fatto di sfighe al momento lo batteva. ”Quanto cazzo si deve esser sfigati per doversi sorbire la propria madre a lavoro, col rischio che, durante l’ìncarico, ti sforni tra i piedi il tuo fratellino?” Ah, questa situazione era a dir poco pessima...

«...daremo il massimo, vero Kacchan?» Kacchan, in tutta risposta, mugugnò, mani in tasca, la sua attenzione rivolta al pancione dell’Hokage. Lo sguardo era assorto, concentrato, completamente focalizzato su di lei, e la cosa era abbastanza palese agli occhi dei presenti, anche perché il giovane non aveva alcuna intenzione di nasconderlo. «Prima di decidere come muoverci e procedere...» Intervenne così lo Yamanaka, interrompendo il suo collega medico che, povera anima, anche lui non sembrava tanto contento della presenza dell’Hokage in quel particolare scenario. «... ci sarebbe da specificare una cosa. Lei, in tutto questo, esattamente che ruolo avrebbe?» Non era difficile capire a chi si stesse riferendo.

«Come dovremo considerarla, Akane-sama? Essendo il ninja più alto in carico, dobbiamo considerarla come nostro capo squadra, oppure ha intenzione di, non so... Fare da nostro osservatore? Vorrei ben capire il senso della sua presenza, prima di poter procedere con questo incarico...»


Edited by ArdynIzunia - 21/1/2020, 11:58
 
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Le bastò una semplice occhiata per capire quanto la stesse vivendo male. Se da un lato il più giovane dei due genin fingeva che fosse tutto normale, Kacchan iniziò subito con la richiesta di alcuni chiarimenti e una volta ascoltate le sue perplessità, lei ne comprese le ragioni. La missione che si apprestavano a fare avrebbe avuto un certo peso sulla loro carriera, il titolo di chunin era un traguardo importante, una fase di transizione in cui si veniva riconosciuti come ninja esperti e in grado di guidare a propria volta un team. Diciamo quindi che il suo voler capire le meccaniche di squadra fu del tutto normale, certo i suoi modi non furono dei più raffinati, ma facendo buon viso a cattivo gioco non gli diede peso.

"Oh, devo averlo dato per scontato.
Come vi avevo anticipato nel team doveva esserci un jonin supervisore: questa sarà la vostra occasione per guadagnarvi il titolo di Chunin che avete mancato ad Iwa.
"

Flettendo i polsi all'altezza delle spalle e tenendo le mani ben aperte indicò se stessa e lo fece come se fosse un'ovvietà; rapido e naturale il movimento terminò scendendo lungo la sua figura fino ad allargarsi verso l'esterno e a poggiare le nocche sui fianchi: implicitamente fu come chiedere se ci fossero problemi in merito ma dopo un breve stallo, tornò a rilassare le braccia e iniziò a fare strada.

"Come sapete le possibilità di venir promossi all'infuori del torneo sono limitate ma confido in voi, insieme al Consiglio vi ho ritenuti idonei per il test sul campo. La difficoltà della missione è calibrata sulle vostre capacità e dunque sarete principalmente voi due a fare il lavoro, da parte mia avrete collaborazione ma non aspettatevi che faccia miracoli. Ah, e lo stesso può dirsi per Ryota il cui compito, beh.. diverge dalla missione stessa, tuo cugino ha voluto che avessi la balia. "

(Che dire, se per sgranchirmi le condizioni sono queste, vedrò di accontentarmi anch'io no?)

Percepito del disappunto per la sua presenza Akane si limitò a soprassedere e a fargli capire che non era l'unico a dover sottostare a delle condizioni; Kacchan del resto aveva il suo bel temperamento e a raddrizzarlo sarebbe stato solo il tempo o forse - chissà - sarebbe stata lei entro la fine di quella stessa missione.
Poco dopo il medico-badante espose una bozza del piano iniziale e guardandosi bene dal commentare non potè che essergli grato per la piccola bugia sulle tempistiche. Limitandosi ad osservare la reazione dei genin quindi attese le sue reazioni e solo al termine avrebbe aggiunto un'informazione.


"Fatte le domande di rito, conosco un paio di posti in cui è possibile smerciare. Sto studiando molto i mercati ultimamente e ho qualche idea di dove possono aver tentato di svendere il vaso."

"Bene. Se dovessero chiedervi, ufficialmente io sono solo in visita al tempio. Andiamo?"

Incapace di mentire Hikari la scrutò con un'espressione mista tra l'infastidito e il sospettoso arrivando a chiedersi dove fosse l'inganno in tutto ciò. Facendosi pensieroso sperò vivamente che anche Ryota avesse avuto il suo stesso presentimento, il rischio infatti era che sua madre ordinasse al chunin di collaborare con loro anzichè starle dietro, questo mettendo a rischio la sua salute e quella dei suoi futuri fratellini. Se si fosse arrivati a quel punto cosa avrebbe dovuto fare il medico? E lui?
Incamminandosi non trovò una risposta ma arrivò alla conclusione che tra tutti, quello nella posizione peggiore e da comparite, era proprio Ryota.

 
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Kacchan - Akane Uchiha - Hikarikage - Hiyama Ryota
Il giovane Yamanaka assottigliò lo sguardo cobalto, ascoltando la spiegazione frettolosa e scontata datagli dalla donna e... No, lo stava evidentemente prendendo per stupido, per non riuscire a cogliere la gravità della sua presenza. O, peggio, lei non si rendeva minimamente conto, e se dei due l’una, questa era decisamente l’opzione su cui più puntava e che, suo malgrado, lo deludeva ulteriormente.

«Temo mi abbia frainteso Akane-sama...» Proruppe, interrompendo ulteriormente quel misero tentativo di sorvolare sulla cosa e concentrarsi sull’iniziare la missione. Infilò le mani in tasca, per evitare di gesticolare troppo, cosa che sperava l’avrebbe aiutato a mantenere un atteggiamento più calmo e distaccato, nonostante fosse ben visibile, dalla sua espressione, lo scetticismo riguardo tutta quella faccenda. «Capisco benissimo la necessità di avere in squadra un Jonin che monitori il nostro operato, ma non è questo che mi preoccupa, quanto il lasciare che l’Hokage incinta, visibilmente prossima al parto, esca in missione.»

A quel punto tirò fuori la mano sinistra, indicando col palmo aperto rivolto verso l’alto il suo pancione. «Per quel che possiamo saperne, la sua presenza non fa altro che aumentarne il grado di difficoltà del nostro incarico, e non parlo dello “stress dovuto a valutazione disciplinare”. » Così dicendo tirò fuori anche l’altra mano, iniziando a tenere il conto dei vari motivi per cui, secondo lui, era decisamente meglio che la donna si facesse da parte e mandasse, al suo posto, un Jonin qualsiasi.

«Non abbiamo idea dell’importanza reale di questo vaso che hanno trafugato. Per come l’hanno posta, si tratterebbe di una banale reliquia, ma per scomodare dei gruppi armati per impossessarsene, beh... Può ben capire il mio scetticismo, considerando i precedenti che abbiamo avuto con gruppi religiosi e reliquie all’apparenza innoque.» Palese era il riferimento al Kyo Dan e Taisei i quali, a discapito della presenza dei Bijuu sul territorio, erano stati in grado di far più danni loro che l’azione stessa delle creature demoniache.

«Questo, inoltre, non fa altro che mettere in conto la seria possibilità di imbatterci in un conflitto armato con queste forze ostili. Si può benissimo rendere conto, Akane-sama, che ci metterebbe in seria difficoltà, perché ci ritroveremmo a mettere a rischio l’intera riuscita della missione per, che so... Proteggerla nel caso in cui le vengano le doglie o qualche contrazione? Calo di pressione, dell’indice glicemico o qualunque altra cosa possa causare uno svenimento ad una donna incinta messa sotto sforzo?» Ora fu il suo turno di mettersi le mani sui fianchi, quasi a voler scimmiottare la sua precedente posa.

«Capisco il suo desiderio di mettersi in moto, perché stufa di esser trattata come un’ammalata, e solo per il suo stato di dolce attesa, ma il suo egoismo potrebbe rischiare seriamente di mettere uno, noi in pericolo; due, portare al fallimento della missione; tre, e forse più importante, mettere a rischio la sicurezza e stabilità del villaggio, privandolo della sua personalità più importante e potente. Per non parlare delle enormi complicazioni che darebbe a suo figlio.» E, così dicendo, indicò Hikarikage. «Secondo lei, nel caso si dovesse scegliere tra portare a compimento la missione o salvare lei, mandando tutto in vacca, cosa pensa sceglierebbe di fare? Davvero vorrebbe render suo figlio responsabile di un qualsivoglia danno possa sortire lei o la sua prole, solo perché, nella malaugurata sorte succeda, scelga di adempiere ai suoi incarichi di ninja?»

«Quindi, Akane-sama, non me ne voglia, ma.... Sono stato assegnato per svolgere una missione di grado B e la sua presenza, che considero al pari di una mina vagante pronta a detonare in qualsiasi momento, non fa altro che alzare la difficoltà dell’incarico, arrivando forse anche ad S, per quel che mi riguarda. E Ryota sempai, non me ne volere nemmeno tu: non metto in dubbio le tue capacità e qualità di medico, ma sai bene quanto me che, se ci ritrovassimo a doverla fare partorire d’urgenza, beh, la situazione non sarebbe così facile da gestire, senza compromettere la salute di madre e nascituro... Indi per cui...» Incrociò le braccia al petto, inchiodato al suo posto. «Finché lei è presente in questo gruppo, non farà altro che aumentare i fattori di rischio che possono portare al fallimento del nostro incarico e, dato che non voglio questo succeda, preferisco risolvere subito l’equazione, rimuovendo quante più variabili possibili per poter raggiungere il risultato più ottimale. Quindi, o lei si fa sostituire da un altro, qualsiasi, Jonin, oppure io non partirò con voi.»

CITAZIONE
Non è mia intenzione metter i bastoni tra le ruote, ma... non ci posso fare niente, è Kacchan, è fatto così, che vi devo dire xD
 
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view post Posted on 26/1/2020, 22:42     +1   -1
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Ci aveva sperato per un attimo ma quando poco dopo il giovane medico s'impuntò iniziando un monologo ansiogeno e, per quel che percepì lei, ricco di codardia e disappunto, capì di non potersela cavare con così con poco. Armandosi dunque di santa pazienza, ascoltò le sue parole rimanendo composta; seguì il suo filo logico del suo discorso, di tanto in tanto annuì in segno di comprensione e laddove un altro Kage al suo posto gli avrebbe già mozzato la lingua - o peggio - lei si limito a sventolarsi di nuovo con il copricapo rosso e bianco.
Quando terminò incrociando le braccia, lei in tutta risposta alzò lo sguardo al sole, come per controllare l'ora: se da un lato gli era grata per le sue preoccupazioni, dall'altra avvertì un certo prurito nel sentirsi sottovalutata, non aveva alcun diritto di giudicarla in quel modo.


(Questo mi dice già molto sul suo conto. Vediamo..)

Estratto dallo scollo del michiyuki un piccolo blocco notes e una penna, la videro prendere appunti, un'azione che durò solo pochi istanti ma che di certo non passò inosservata. Con molte probabilità lo fece solo per mettere Kacchan sotto pressione e non aveva scritto nulla oppure si era limitata a fare qualche scarabocchio privo di senso, l'espressione stampata sul suo volto fu indecifrabile e quando richiuse di colpo il quadernino con una mano, ad Hikari venne un colpo e nel sentirla, capì subito che non era finita lì.

"É premuroso da parte tua preoccuparti per la nostra salute.."

Lo sguardo che la madre aveva messo su gli era fin troppo familiare, se l'amico era fortunato c'era una bella ramanzina ad attenderlo e, nel peggiore, preferì non pensarci: in quel momento fu solamente grato di non essere nei suoi panni.

"L'analisi che hai fatto è buona, un po' pessimistica, ma buona. Sei un medico e in quanto tale è naturale che ti senta chiamato in causa ma ti stai fasciando la testa prima di rompertela e da quello che dici, si evince una grande mancanza di fiducia nelle capacità di Ryota, di Hikari, nelle mie, del Consiglio e perfino nelle tue. Non credi di star esagerando e di aver dato per scontate troppe cose?" Il Sandaime lo fissò per un lungo istante e prima che potesse rispondere, piegando il gomito destro, con il pollice indicò il palazzo che svettava ai piedi del monte. "Per prima cosa, per quanto ne puoi sapere, la vera me è rimasta al palazzo e io sono qui solo tramite un clone superiore. Per necessità l'ho fatto in diverse occasioni e per viaggi molto più lunghi di questo. Secondo.." Quasi senza rendersene conto di riflesso imitò il suo interlocutore tenendo il conto sulle dita e Ryota probabilmente desiderò seppellire la testa sotto la sabbia."L'allontanamento di un Kage dal villaggio è un rischio, hai ragione. Come tale questo viene sempre discusso e, così come su altri temi delicati, non decido in autonomia. Tutti i rischi del caso sono stati vagliati e come detto, se dovessi star male a causa della gravidanza, Ryota è qui apposta.
Inizialmente era stato richiesto un medico jonin specializzato ma se Hachi ha indicato lui, credo abbia avuto i suoi buoni motivi.
" Facendo una pausa per inumidirsi le labbra dedicò uno sguardo all'interessato, quasi come a rimarcare il motivo della sua presenza ritenuta necessaria dal Primario dell'ospedale. "Perciò, nel malaugurato caso in cui dovessimo separarci non cambierà nulla, tu e Hikari avete tutte le carte in regola per portare a termine la missione e valuterò il vostro operato al vostro rientro. "

Negli interessi del gruppo fece del suo meglio nel rispondergli, eppure, nonostante gli sforzi ebbe il presentimento che le sue parole non sarebbero bastate.

"Terzo, la tua ipotesi sul coinvolgimento di certe organizzazioni, seppur vagamente plausibile, non tiene in considerazione la mia esperienza in merito che di certo non è paragonabile a quella di un qualsiasi jonin; anche se in questo stato, avendoli già affrontati, ti assicuro che so di cosa parlo."

Non lo disse per vantarsi, semplicemente andò a rimarcare che il suo stato, unito all'aver preso quasi una ventina di chili, non equivaleva all'aver perso la capacità di combattere e di manipolare il chakra.
Le sarebbe bastato evocare il suo guardiano spirituale - il Susano'o per restare in tema - e allora perfino quel testone di Kacchan avrebbe capito che la sua presenza era da considerare un vantaggio e non un peso.


"Quattro, se ci rifletti, recuperare la refurtiva è una missione da novellini, al massimo una C se si prevedono degli scontri. La classificazione al grado B potrebbe essere una semplice e diretta conseguenza dovuta alla mia presenza in missione, un'escamotage per mettervi alla prova in mancanza di alternative che potrebbero arrivare tra mesi. Verrò senz'altro riconosciuta lungo la strada, rappresento Konoha ed è inutile dirti che il villaggio non è privo di nemici."

Con quel puntiglioso di uno Yamanaka probabilmente avrebbe funzionato meglio una provocazione, o meglio, la competizione nata da un confronto. Così, tornando a sventolarsi con tutta calma, chiese all'altro aspirante chunin se avesse problemi a partire e se condivideva le perplessità del compagno.

"Si mamm-" - sfiorata la solita gaffe il biondino cercò di correggersi subito, era stato rimproverato già troppe volte per averla chiamata mamma quando erano in servizio.
"Volevo dire si, in parte si Hokage-sama, condivido le sue preoccupazioni e preferirei sapervi a casa. Il mio istinto è quello di proteggerla come lei fa con noi ogni giorno. Però ecco.. anche se inizialmente ho pensato che venivate solo per proteggermi.. so bene quanto lavoro c'è dietro ogni spedizione e allo studio dei vari percorsi, alla composizione del team ideale, alla definizione degli obiettivi.. so che dietro ogni partenza c'è un'attenta valutazione da parte vostra e se anche è vero che corriamo dei rischi in più con la sua presenza, ho fiducia nella decisione presa."

Nello spiegare quei retroscena per un attimo si fece malinconico, tante e troppe erano state le serate passate a vedere la cena freddarsi in tavola per via delle lunghe riunioni della madre atte a garantire la sicurezza dei suoi sottoposti e altrettanti i pianti per essersi sentito sottovalutato e protetto come se fosse un completo imbecille. Ne soffrì eppure l'aveva vista combattere con le unghie e con i denti in più di un'occasione, sapeva che sua madre era tutt'altro che un'egoista e convinto di ciò, il velo di tristezza l'abbandonò di colpo: anzichè arrabbiarsi con Kacchan per le sue parole dure nei confronti della madre, cercò uno sguardo d'intesa e tra le altre cose, sperò per il suo bene che lasciasse correre. Discutere gli ordini non era una buona idea, specie per loro che erano sotto esame.

"Ryota coraggio, tu cosa ne pensi? Non abbiate paura, non vi mangio mica.. "

(..anche se a dire il vero ho già una fame da lupi.)

Il ventiquattrenne era Chunin già da un po' e pertanto sapeva bene che riorganizzarsi e saper reagire agli imprevisti di una missione, era parte del rango a cui i due aspiravano ma nonostante la sua consapevolezza, rispondere alla domanda dell'Hokage non sarebbe stato facile; mentre prendeva coraggio, Hikarikage ne approfittò per avvicinarsi allo Yamanaka, goffamente si allungò sulle punte dei piedi e coprendosi la bocca con una mano gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

"Guarda che se dovesse avere un malore potrebbe evocare un giga-rospo e saltare via dal tempio all'ospedale nel giro di un attimo! Fidati, lei sa quello che fa."
 
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view post Posted on 28/1/2020, 06:58     +1   -1
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Ryota aveva l'espressione di chi ha appena ingoiato un limone. Con la buccia spinata. E ricoperta di peperoncino.
Lo sguardo che rivolgeva a Kacchan era di silenzio rimprovero, ma era più che altro un'implorazione. Tipregononcimettereneiguaiquestaèl'hokagekacchantiprego, sembrava passare in sovraimpressione sui suoi occhi chiari. Ma lo Yamanaka non si fece intimidire, e Akane, da parte sua, non fu da meno.

Ryota prese un profondo respiro, ingoiò il limone spinato piccante, e parlò con un tono estremamente professionale e compito, roba che Kacchan non gli aveva sentito usare nemmeno coi primari dell'ospedale. Ma d'altronde, si parlava della più alta carica ninja di Konoha, quindi era sensato che il Chuunin fosse deferente... Lo era meno che l'aspirante tale esponesse i suoi dubbi con quella libertà.

«Il motivo per cui sono stato scelto, proprio io fra tutti, è perché sembra che io sia particolarmente abile, almeno rispetto ai miei colleghi, nell'utilizzo dei sigilli. Nel malaugurato caso in cui Sandaime-sama dovesse necessitare cure immediate sarei in grado di contenere immediatamente la situazione. È un po' complicato da spiegare... Ma è una tecnica che ho chiamato Tokishi, ed effettivamente è come se fermasse il tempo per le creature colpite.»

Non c'era da stupirsi che fosse stato selezionato Ryota, e che anche in ospedale si parlasse di lui come di un futuro primario molto promettente. Il fatto che fosse ancora Chuunin era per una mancanza di interesse suo nel progredire nella carriera ninja. Preferiva studiare per salvare vite che allenarsi ad ammazzare in modi sempre più raffinati, diceva. Non che si fosse mai tirato indietro quando c'era necessità di farlo, ovviamente... Ma è umano avere preferenze, dopotutto.

«Quindi, Kacchan, io comprendo molto bene i tuoi dubbi. Ma se ti rifiuti di partire sarò costretto a segnalarti per insubordinazione e... Beh, non c'è bisogno che ti dica che preferirei non farlo, dato che le conseguenze per te sarebbero davvero spiacevoli.»

Avrebbe potuto presentare ricorso, ovviamente. Ma con l'Hokage come testimone diretta sarebbe sembrata un po' una barzelletta raccontata male.

«Abbiamo bisogno di te per questa missione. Queste discussioni non sono una perdita di tempo, ma bisogna che finiscano.»

Fece un passo in avanti verso lo Yamanaka, guardandolo negli occhi. Quando parlò il tono era nuovamente serio, malgrado prima si fosse un po' ammorbidito mentre cercava di far ragionare il ragazzo.

«Vieni con noi, oppure no?»

 
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"Pensato"
Kacchan - Akane Uchiha - Hikarikage - Hiyama Ryota
Sperava, in un qualche modo, di avere a che fare con una persona matura, saggia e perspicace, in grado di guardare oltre la propria posizione, di avere l’umiltà di esser conscia dei propri limiti, nonostante la carica prestigiosa ricoperta. O, perlomeno, questi erano i pregi che supponeva un leader politico di tale calibro dovesse possedere, eppure...

Nel sentirla parlare, Kacchan si ritrovò estremamente deluso, amareggiato per di più. Akane Uchiha, con quelle belle parole, si stava in realtà dimostrando più presuntuosa di quanto avesse mai creduto possibile. Era pur sempre vero che era forse uno dei ninja più forti dell’intero continente, ma... Gli eventi trascorsi negli ultimi anni avrebbero pur dovuto insegnarle che, nonostante la propria potenza, che fosse a livello militare o politico, nessuno, alla fin fine, era davvero intoccabile, no? Ma non era forse questa superbia insita nell’animo umano, da sempre? Quindi perchè rimanerci male, se alla fin fine risultava esser prassi?

Sarebbe stato quindi inutile continuare a discutere, quella donna era irremovibile nella cecità della sua posizione e, con un sospiro rassegnato, lo Yamanaka si rimise mestamente le mani in tasca, forse alla ricerca di una sigaretta, ma... Ehi, no. Il fumo fa male alle donne incinte, anche se queste si dimostrano ottuse. Tanto, per quel che stava sentendo, si sarebbe fatta del male da sola, per cui... ”Dopotutto, ha autorizzato il mio reintegro... Se non è stupidità questa, che cazzo mi sorprendo a fare, adesso?”

Tirò fuori l’astuccio in cui conservava tabacco e cartine, facendolo saltellare lievemente nella mano. «Scemo io che mi preoccupo allora, se le cose stanno così.» Avrebbe voluto dire altro, ma preferì evitare. Sarebbe stato tutto fiato sprecato. Certo, lei era pur sempre un ninja, ovvio, ma era incinta, fisicamente era provata, per non parlare del suo chakra... Secondo lei da dove si sarebbe creato il chakra del bambino che portava in grembo? Se poi erano vere le voci che circolavano, ovvero che stesse aspettando una coppia di gemelli, il dispendio era anche maggiore, quindi, esattamente, dove avrebbe trovato l’energia necessaria per evocare un bestione come quel suo giga-rospo?

Lo sguardo del giovane si fece tagliente e, nonostante il desiderio di replicare, rimase zitto, il viso corrucciato, la mano stretta sull’astuccio tanto da far sbiancare le nocche. Lei sa quel che fa. Oh, certo... «Esattamente come quando attaccarono Konoha, immagino...» E niente, non riuscì proprio a trattenersi, seppur lo disse sottovoce, tra se e se, in modo tale che potesse sentirlo solamente Hikarikage, che si era avvicinato a lui, quasi a volerlo tranquillizzare, ma no, quella sua uscita l’aveva fatto solamente innervosire ulteriormente... E aperto una ferita che da troppo tempo gli bruciava dentro.

Il ricordo di quel caldo infernale, delle fiamme che divampavano ad ogni angolo della città, suo padre che...

Con un movimento indispettito, si allontanò dal ragazzino, strofinandosi gli occhi, cercando di cancellare l’ombra che, dai suoi ricordi, sembrava essersi manifestata nella realtà, tanto da dargli l’impressione di avere il suo vecchio proprio lì, davanti a lui, proprio come quell’ultima volta che l’aveva visto, ma... Appunto, dopo aver strofinato gli occhi, quell’ombra si dissolse, così come la sua voglia di continuare quella discussione inutile.

Anche Ryota ebbe modo di dire la sua, ma... Che gli importava? Tanto la parola del kage era legge, indi per cui c’era ben poco da ribadire ormai. «Ryota sempai, dovresti sapere che sono schedato come insubordinato seriale, è inutile pure che avanzi richiesta. A meno che tu non voglia far esasperare il comitato disciplinare. » Fece il ragazzo, con un tono talmente sarcastico da risultare quasi isterico. «Ed è risaputo che sono un paranoico cronico, quindi ehi! Perchè stiamo ancora perdendo tempo qua? Andiamo su, non aspettiamo oltre...» E, così dicendo, iniziò a fare qualche passo, superando i presenti e l’ombra di suo padre che ancora percepiva volteggiare su di lui. Dannata emotività, che brutti scherzi gli faceva.

«E ricordati Hikarikage, non prendere il mio esempio: troppe seghe mentali ti offuscano la vista. Vedi? Mi tocca mettermi gli occhiali, adesso.» E, così dicendo, iniziò a cercare i suoi occhiali da lettura nello zaino che portava a tracolla, dietro la schiena, non accorgendosi di come l’occhio sinistro avesse iniziato a lacrimare.

 
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view post Posted on 31/1/2020, 20:05     +1   -1
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Chiamato in causa Ryota le diede manforte e per fortuna non servì aggiungere altro.

"Sugoi! Davvero conosce una tecnica che ferma il tempo Ryota-san? " esclamò Hikari in preda all'eccitazione.

Lo Yamanaka nel mentre accettò di partire ma, analizzando la sua reazione, Akane capì che il ragazzo non aveva cambiato affatto pensiero e a dimostrarlo furono le battute infelici e cariche di sarcasmo che fece poco dopo. Dimostrando scarsa maturità il diciottenne descrisse con poche parole quella che credeva essere l'immagine che i grandi capi avevano di lui e se in una situazione simile era arrivato a sottolineare ciò, potè solo immaginare cos'altro stava covando dentro; le avevano riferito molto sul diario che aveva dovuto tenere mentre era in terapia ma evitò di menzionarlo, non era il caso di infierire. Proiettandosi in avanti dunque si limitò a sospirare piano e dedicò uno sguardo veloce agli occhiali: non sapeva se aveva sviluppato problemi di vista o se era un modo come un altro per distinguersi dal cugino.


"Allora è deciso, andiamo."

Per Hikari il siparietto si concluse circa nello stesso modo, con la differenza che per lui fu una certezza che il ragazzo covasse del rancore nei confronti dell'Hokage sua madre e, non a caso, fu l'ultimo a muoversi. Il motivo non fu riconducibile solo al termine "seghe mentali", che non capì, gli ci volle un po' di tempo per metabolizzare le parole inaspettate sussurrategli dallo Yamanaka con tanto disprezzo: furono in grado di gelargli il sangue nelle vene e anche se a suo modo sapeva che chi era al vertice attirava invidie, sospetti e chissà che altro, non riuscì a capire come fosse possibile che proprio Kacchan - mezzo parente ormai - ironizzasse su un evento tanto tragico per la storia del villaggio. Nel giro di quei pochi istanti il genin si trovò a chiedersi dov'era stato il ragazzo nel giorno in cui la Pantera attaccò il villaggio, lui che parlava tanto dov'era stato mentre le fiamme divampavano e dove ancora, mentre uno studente, un moccioso di appena sette anni, aiutava gli abitanti a mettersi in salvo? Dov'era il grande Kacchan e come poteva non essersi accorto che lei, suo cugino, Keiichi e tutti gli altri avevano dato il massimo nel proteggere il villaggio: a cosa aveva assistito per pensare ad una cosa tanto orribile? Per quanto riguardava lui, era stato proprio l'attacco di quel folle di Akatsuki a spingerlo a dare il massimo, l'impegno e la dedizione che aveva visto in sua madre e in tutti i ninja di Konoha lo avevano convinto che diventare un ninja fosse la sua strada: una scelta che, a posteriori, aveva capito di aver fatto solo per assomigliarle e per sentirsi parte di qualcosa.
Nel bene o nel male diventare un ninja era servito alla sua crescita personale, non rimpiangeva di averlo fatto così come non c'era da stupirsi se adesso la sua determinazione stava sciamando fin quasi portandolo ad odiare il coprifronte che aveva conquistato con tanto sudore.
Così, alzando la testa piena di pensieri, i suoi occhi smeraldini incrociarono quelli blu del compagno attraverso le lenti. Lo fissò per qualche istante, il tempo di chiedersi cosa lo aveva spinto fin li e poi, distogliendo lo sguardo raggiunse la madre: era piuttosto indeciso se confessargli o meno che i ragazzi che credeva tanto meritevoli, in realtà non erano per nulla motivati nell'affrontare quella missione e gareggiare per il titolo di chunin.

 
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view post Posted on 3/2/2020, 09:08     +1   -1
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Ryota fece un mezzo sorriso al ragazzino, schermendosi con un gesto della mano che sembrava negare qualcosa.

«Beh, fermare il tempo è una parola grossa... Però il concetto è quello: interrompere la progressione di qualsiasi attività corporea, senza conseguenze per l'organismo. È un sigillo su cui sto lavorando da molto tempo, e che sono finalmente riuscito a perfezionare.»

Il Chuunin cercava di essere umile e modesto, ma si poteva individuare una certa soddisfazione di fondo per la sua creazione. Che, effettivamente, aveva ragione di esistere essendo qualcosa di rivoluzionario per la scienza medica.

Dopo alcuni ulteriori commenti vagamente passivoaggressivi, Kacchan decise di non ritardare ulteriormente la partenza, e il gruppo poté mettersi in marcia.

La destinazione primaria sarebbe stata il tempio di Sakanoshita, da lì poi avrebbero deciso come muoversi a seconda dell'esito degli interrogatori. Ryota aveva predetto un viaggio di tre ore, ed ebbe cura di restare sempre alla coda del gruppo, non troppo vicino all'Hokage per non risultare oppressivo, ma chiaramente concentrato sul non perderla mai di vista.

Nel giro di un paio d'ore scarse furono in vista del famoso tempio. Si ergeva maestoso e imponente appena fuori dai confini di Sakakon, un villaggio di discrete dimensioni, fervente di vita e attività commerciali. Era collocato ai piedi di una piccola collina, e da lontano si potevano vedere le colonne dipinte di rosso della facciata principale, e una torre a pagoda alta cinque piani. Drappi viola con lo stemma del Daimyo locale e ricchi fregi dorati lo classificavano come qualcosa di ben lontano dai tempietti di paese o dai santuari rurali sparsi per il Fuoco.

Lungo la strada, come previsto, Akane era stata riconosciuta. Nessuno li aveva approcciati direttamente, a parte qualche bambino che aveva puntato il dito con meraviglia ed era subito stato zittito dal genitore di turno. Anche arrivati nei pressi di Sakakon gli sguardi non erano tanto per le armi o i coprifronte di Ryota, Kacchan e Hikarikage -di quelli ne vedevano più spesso-, ma i bisbiglii udibili al loro passaggio, i mormorii sommessi, gli sguardi stupiti, erano un coro ben poco angelico che fecero piombare il Chuunin dai capelli bianchi in un mutismo concentrato e nervoso. Sarebbe toccato a qualcun altro spezzare il silenzio e decretare cosa fare per prima cosa.

 
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view post Posted on 3/2/2020, 10:54     +1   -1
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emLyRWHL'antico vaso andava portato in salvo - Missione 14B
Narrato
«Parlato»
"Pensato"
Kacchan - Akane Uchiha - Hikarikage - Hiyama Ryota
Come non detto. Cercare gli occhiali nel suo zaino fu del tutto inutile e fu con un’imprecazione lanciata a denti stretti che si ricordò di averli lasciati poggiati sopra i suoi libri, nell’armadietto dello spogliatoio dell’ospedale. Ottimo, così ora, oltre a dover sopportare tutta quell’intera faccenda, doveva vivere quella giornata con quel fastidioso bruciore agli occhi... Maledetta allergia. E dire che non era allergico quasi a niente... Forse alla stupidità della gente?

Fatto sta che preferì non fiatare, limitandosi a seguire il gruppo verso la meta designata, ipotizzando sulle eventuali cause di quella fastidiosa rinite oculare: allergia al polline di qualche particolare pianta? Lo escludeva particolarmente, dato che era cresciuto con una botanica ed erborista, che aveva un negozio perennemente pieno di erbe di tutti i tipi, quindi l’idea che, solo adesso, si presentasse la sintomatologia di un’allergia del genere, beh, faceva abbastanza ridere. Polvere forse? O, e questo sua madre l’avrebbe particolarmente apprezzato, le sue amate sigarette? Avrebbe capito un attacco d’asma, ma irritazione agli occhi...

Inutile, più ci rimurginava sopra, più non riusciva a trovare una causa a quell’effetto, ma quanto meno la cosa gli tornò utile: pensando a ciò, aveva completamente accantonato la presenza ingombrante dell’Hokage, oltre che il ricordo infelice di ciò che era successo quella volta a Konoha, con suo padre.... E, man a mano che ci pensava sempre meno, anche quel misterioso malessere si attenuava, così come la presenza di quell’ombra offuscata che gli dava la sensazione di essere seguito. Ah, la paranoia, quanto poteva fare... Peccato che si trattasse, in realtà, di qualcosa che ancora era lontano dalla comprensione e conoscenza del giovane, ma ehi, ogni cosa a suo tempo.

Man a mano che si allontanavano dal villaggio e si avvicinavano alla loro meta, Kacchan si rese amaramente conto di una cosa, e fu con orrore che vide la gente incontrata per strada mormorare al loro passaggio, additandoli... Non loro, fortunatamente, ma LEI. Possibile che non le fosse passato minimamente per la mente l’idea di, che so, camuffare il suo aspetto? Si vantava tanto di essere un formidabile ninja, e non aveva minimamente pensato di usare una banale tecnica della trasformazione per cambiare connotati e poter, magari, dare meno nell’occhio?

«Non per fare ulteriore polemica, ma... Dato che lei sa quel che fa, non sarebbe stato più sicuro... che so, cambiare connotati? Dopotutto, per un ninja potente come lei, non sarebbe stato così difficile modificare fisionomia con una banale tecnica da studentello dell’accademia.» Si pronunciò il ragazzo, spezzando quel silenzio imbarazzante e cercando di mantenere un tono e un atteggiamento quanto più neutro ed impassibile possibile, nonostante, nella sua testa, desiderasse darle della capra per non aver minimamente ponderato su questa cosa. «Passare per un ninja qualunque avrebbe attirato molte meno attenzioni su di noi e non avrebbe ostacolato le indagini. Perché, sa com’è, potrà anche dire di essere qui per una semplice visita, ma a quel punto non potranno mai prendere sul serio la nostra richiesta di applicarci all’indagine, quando c’è una persona molto più affidabile come lei presente.»

«Ma ahi me…» proseguì il ragazzo, fermandosi non appena fu visibile il tempio davanti a loro. «... ormai il danno è fatto. La gente del posto sa che lei è qui e, tra i popolani, è facile che la voce sia già arrivata al tempio. Un pettegolezzo troppo ghiotto per non esser diffuso come una macchia d’inchiostro nell’acqua. » Si guardò intorno, drizzando le antenne per cercare di captare eventuali presenze anomale, nel caso in cui, avvicinandosi al tempio, avessero in qualche modo messo in allerta qualcuno. «E dividierci, ormai, non avrebbe nemmeno più senso. Quindi, a questo punto, non ci resta che una cosa da fare, ovvero sfruttare la sua presenza a nostro vantaggio, asserendo che lei è a capo delle indagini e che ha deciso di mettersi in prima linea nello svolgimento delle stesse. In questo modo la sua autorità ci permetterà di ottenere informazioni che, magari, un gran maestro del tempio potrebbe non voler rivelare a cuor leggero a due banali genin e, oltrettutto, potrebbe metter in agitazione la parte avversaria, nel caso tengano d’occhio la zona e spingerli a compiere un passo falso. Questo potrebbe impedire a me ed Hikarikage di avere autonomia, ma... Potrei creare un ponte telepatico tra di noi, in modo tale che possiamo condividere le nostre intenzioni e “guidare” eventuali domande che l’Hokage potrà fare. Insomma, la useremmo come un nostro burattino, in sostanza. Certo, fare questa cosa mi farà venire un gran mal di testa, ma in questo modo avremo modo di avere completa autonomia nelle indagini e dare senso alla sua presenza ingombrante. A meno che non abbia un’idea migliore... »

CITAZIONE
Nel caso in cui non si fosse capito, l'idea di Kacchan sarebbe quella di usare Akane come "attore allo sbaraglio", non so se avete presente quelle esibizioni teatrali alla "buona la prima". In sostanza, sfruttando la Telepatia Yamanaka, con tutti i malus che la cosa comporta alla sua persona
CITAZIONE
Malgrado gli Yamanaka siano abili nell'infiltrarsi nella mente dei nemici per prenderne il possesso, sono anche in grado di entrare in contatto con lo spirito delle persone attorno ad essi, fino a grandi distanze, in modo tale da poter comunicare con loro. Questa capacità però è più o meno gestibile per lo Shinobi a seconda del suo Grado, e quindi della sua esperienza, che da Genin non potrà comunicare con i propri compagni ma solo sentire con certezza il loro stato d'animo e viceversa, da Chunin invece si potrà parlare, ma con difficoltà, difatti a causa dell'inesperienza la Telepatia richiede molta concentrazione che abbassa tutte le Statistiche dello Yamanaka, eccetto la Vta e il Chakra, di 30, inoltre le difese dalle Genjutsu avranno un malus di 50. Da Jonin in poi invece il contatto mentale non risulterà che una bazzecola per lo Shinobi, il quale potrà comunicare a grandi distanze senza problemi e senza esporre la propria mente alle Genjutsu nemiche.

permetterebbe a lui e ad Hikarikage di suggerire eventuali domande e azioni da compiere ad Akane, lasciandola libera di interpretare come le è più congeniale il "suggerimento della regia".

Non so quanto male possa impattare la cosa su Kacchan, a livello fisico, dato che per fare sta cosa si dovrà tipo svenare a livello di energia e concentrazione, quindi diciamo che lascio al master il piacere di dirmi se sia fattibile come cosa o se i malus siano più consistenti.

In tutto questo, attivo anche Sensitivo Lv.3, giusto per non farci mancare nulla.

E, dolcis in fundo, giusto per mettere i puntini sulle i: il "malessere" iniziale di Kacchan è dovuto al suo talento che, in presenza di forte stress emotivo, può attivarsi inconsciamente e lui non ha idea di cosa sia, cosa faccia e tutto il resto. Quindi in realtà l'ombra offuscata che vedeva, e che pensava fosse ritenuto ad un calo di vista, era, in realtà, lo spirito del suo papà. Mentre la rinite allergica che ha avuto è conseguenza all'uso di questa sua abilità.

Quindi, per riassumere le "azioni" compiute da Kacchan in soldoni:

  1. Attivazione e disattivazione Talento Personale

  2. Attivazione Sensitivo Lv.3

  3. Proposta di utilizzo della Telepatia Yamanaka



Edited by ArdynIzunia - 12/2/2020, 16:55
 
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view post Posted on 7/2/2020, 21:30     +1   -1
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La modestia di Ryota fu lodevole e anche se la tecnica non rispecchiava esattamente le fantasie più comuni espresse da Hikari, fu chiaro quanto il suo perfezionamento fosse importante e la sua applicazione, rivoluzionaria nel campo della medicina.
A tal proposito Hachi le aveva accennato qualcosa un paio di settimane prima e se davvero il chuunin aveva finito la messa a punto di quel sigillo, molte procedure ospedaliere sarebbero potute cambiare dal giorno alla notte. Vista l'utilità della tecnica, unica nel suo genere, molti e difficili sarebbero stati gli scenari riguardanti la sua eventuali diffusione, se faceva davvero quello che prometteva infatti equivaleva a facilitare il lavoro dei medici e di poter salvare molteplici vite. Basti pensare ai feriti sul campo di battaglia che con un medico capace di applicare quel sigillo avrebbero avuto molte più opportunità di sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi o durante il trasporto in ospedale e veder facilitate le operazioni chirurgiche più delicate. Insomma, si parlava di un vero e proprio patrimonio, cosa che purtroppo poteva voler dire anche rogne per il villaggio che suo malgrado doveva decidere se classificarla come tecnica segreta oppure offrirla al mondo: qual'ora fosse caduta nelle mani del nemico la tecnica si sarebbe trasformata in un'arma a doppio taglio e non a caso si aveva discusso con il primario sui conflitti etici che la scelta avrebbe fatto sorgere.


(Non dovrebbe parlarne così alla leggera, specie in presenza di uno con la bocca larga come Kacchan..)

Il Sandaime stimava la caparbietà di Kacchan ma su molti aspetti il suo carattere era problematico, se non ingestibile. Avere a che fare con lui nel novanta per cento dei casi significava soppesare bene le proprie parole, questo perchè a prescindere da cosa gli si diceva, era sempre in grado di polemizzare.
Il viaggio fino a Sakakon non fu nè lungo nè difficoltoso ma ugualmente pesante, nel gruppo non si respirava un'aria sana e se da un lato Ryota di tenne in coda al gruppo per non far sentire troppo il peso della sua presenza, dall'altra lo Yamanaka ci mise poco a ricominciare con le sue polemiche sgradevoli. In procinto di arrivare al tempio propose un piano d'azione.


(Ma dai? E io che non ci avevo pensato..)

Non capì se credeva di essere simpatico oppure se la credeva davvero un'inetta.

"Trasformazione e camuffamento possono funzionare.. anche se il meglio è stato tornare a indossare le vesti delle squadre speciali" Mimando di indossare una maschera lasciò intendere che ne aveva passate tante negli anni ma tralasciando i dettagli tentò di portarlo a ragionare in modo più maturo. "Le circostanze erano ben diverse, missioni in cui fin dalla partenza era risaputo il coinvolgimento di forze politiche opposte e in cui, la presenza di un chiaro di vessillo, poteva scatenare rivolte e complicazioni. Per quello che siamo chiamati a fare oggi, anche se la minaccia potrebbe provenire dall'interno, non ci sono i presupposti per cui dovrei nascondermi.

Se chi ha rubato il vaso è ancora in zona vedrebbe in ogni caso l'arrivo di ninja che ficcano il naso e riconoscermi può avere due effetti ben distinti: potrebbe indurli a scappare a gambe levate e fare errori grossolani oppure, per non rischiare, potrebbe servire a farli restare in zona e renderli estremamente cauti e nervosi.
" - spiegò - " In entrambi i casi siamo noi a guadagnarci."

Non avevano motivo di credere che al tempio gli volessero nascondere qualcosa, l'idea che si era fatta nei confronti della missione era piuttosto chiara e convergeva su una minaccia esterna.

"Se invece utilizzassi la trasformazione e i piccoli iniziassero a scalciare, la tecnica potrebbe annullarsi e a quel punto gli daremmo davvero un motivo per sospettare di noi."

Prima di poter decidere un piano occorreva vedere che aria tirava al tempio e sentire la storia dai diretti interessati - eppure non non disse nulla, non era li per guidarli come un normale caposquadra - in quanto supervisore per la promozione a chunin avrebbe assecondato il più possibile le loro idee limitandosi a fare la sua parte e a salvargli le chiappe in caso di estrema necessità. Anche se cercava di non darlo a vedere era preoccupata per la riuscita della missione, dal momento che erano sotto la sua responsabilità avrebbe dovuto rispondere personalmente di eventuali incidenti o disguidi.

Accantonata così l'idea della trasformazione, Kacchan propose di sfruttare la notorietà dell'Hokage unitamente alle sue capacità telepatiche che, seppur limitate, avrebbero potuto fungere da ponte tra loro. Riducendo gli occhi ad una fessura per qualche istante Akane cercò di capire dove volesse andare a parare giungendo alla conclusione che il piano rischiava di fargli sprecare energie inutilmente e poi, con un gesto del capo, li invitò ad allontanarsi dalle vie commerciali di Sakakon. Guardandosi attorno li invitò in un vicolo più appartato ed eseguì un sigillo ad un mano lasciando che uno sbuffo di fumo bianco portasse alla vista qualcosa sul palmo aperto della sua mano: quattro mini ricetrasmittenti.


"Non sono qui per portare le mie idee ma posso mettervi a disposizione queste, entro un raggio di cento metri restano connesse e permettono comunicazioni bidirezionali a costo zero. Oltre quella distanza occorre cercare il canale più vicino." Kacchan vide così la sua abilità oscurata dalla tecnologia e dalle disponibilità pecuniaria della donna, cosa che quasi certamente l'avrebbe mandato in bestia. O forse no. "Per quanto riguarda il piano, considerate me e Ryota un'unica pedina da muovere."

I due biondini dovevano sforzarsi di considerarla un semplice ingranaggio che, insieme agli altri, faceva girare il motore della squadra, lo aveva ripetuto più di una volta eppure nel chiedergli se aveva idee migliori Kacchan sembrò sfidarla. La risposta tuttavia sopraggiunse imparziale e pacata: accarezzando il grembo non espresse pareri in merito al piano e fissando Hikari lasciò intendere che stava a lui decidere se appoggiare o meno il piano del compagno.

"Ohu.. ecco, io avevo capito che ormai non avesse più senso dividerci ma se la mettete così allora mentre indagate al tempio io potrei iniziare subito a sondare il terreno qui, nei mercatini e nelle taverne. Se scopro qualcosa d'importante allora corro ad avvisarvi, altrimenti, che so, ci troviamo tra un'ora a metà strada tra qui e il tempio, che ne dite?"

La madre pensò male di lui ma cercò di convincersi che non avesse fatto quella proposta solo per allontanarsi dalle tensioni o per curiosare tra le bancarelle, l'indagine doveva riguardare il vaso e il vaso soltanto, non certo l'andamento del suo adorato Gyuki nel mercato o chissà quali altre diavolerie esposte. Pregando che suo figlio avesse ben chiaro in mente l'obiettivo attese una reazione da parte di Kacchan e quindi, di Ryota; come lei il giovane dai capelli bianchi non era li per appoggiare o bocciare le loro idee, al massimo avrebbero esposto una loro opinione.

"Agire su due fronti può essere un bene ma non abbiamo motivo di affrettare le cose, se non vieni a sentire cos'altro hanno da dirci i testimoni al tempio potresti bruciare delle occasioni preziose per stanare i colpevoli."

"Se i ladri sono mossi dal denaro mi basterebbe iniziare una partita dimostrativa del mio Gyuki, sono già passato in queste zone di periferia e la folla accorre in fretta. La mia scacchiera vale migliaia di ryo in più rispetto a quello stupido vaso."

Pronunciò quelle ultime parole con una certa enfasi ma aldilà dell'orgoglio per la sua creazione, l'Uchiha vi lesse un intento nascosto, ovvero quello di attirare l'attenzione su di se e fungere da esca, fu quasi come se sperasse che vi fosse qualcuno in agguato tra le strade di Sakakon. Accennò un sorriso e istintivamente rivolse uno sguardo a Ryota, suo figlio era più sveglio di quel che sembrava.




[4] R i c e t r a s m i t t e n t e: "Piccola radio ricetrasmittente da posizionare sull'orecchio in modo che non possa impedire movimenti o tenere occupate le mani durante delle azioni. Particolarmente utile per coordinare azioni nel caso in cui ci si trovi ad una distanza tale da non poter comunicare liberamente con i propri compagni di team. Se la distanza che intercorre tra gli utilizzatori è inferiore ai 100 m, la comunicazione e l’impiego dell’oggetto (se già estratto e posizionato sull’orecchio) non costerà nessuna azione. Al contrario, se la distanza tra gli utilizzatori supera i 100 m, sarà necessario sprecare un’azione per ricercare il segnale e sincronizzarsi su di uno a banda più larga."
[Non occupa Slot] [Utilizzabile solo in missione]
 
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view post Posted on 12/2/2020, 11:11     +1   -1
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"Del senno di poi son piene le fosse", dice il proverbio. Una volta fatto il danno è sempre più facile pensare a come si sarebbe potuto evitare il problema, ma è proprio questo che permette di imparare e migliorarsi. Il risentimento di Kacchan per il mancato trasformismo ricevette una risposta ferma che fu accompagnata dall'annuire concorde di Ryota, che evidentemente non trovava astruso il ragionamento di Akane.

Bisognava ora decidere come agire. Da una parte la telepatia, dall'altra le ricetrasmittenti, di carne sul piatto ne avevano ma dovevano prendere una decisione su come spartirsela e condirla.
Kacchan avrebbe potuto farsi qualche calcolo: il tempio era fuori dal nucleo abitato vero e proprio, facilmente raggiungibile ma comunque separato. Il problema era la distanza: la sua telepatia, oltre che drenante, era sottoposta a un range d'azione imprescindibile. Se avesse voluto portare avanti il suo piano e mandare Akane con Ryota al tempio, avrebbe dovuto avvicinarsi e uscire dalla protezione che offrivano le case, salendo sulla collina spoglia sulla quale si ergeva l'edificio. Questo, perché in linea d'aria erano almeno novecento metri dalla casa più periferica.
Era comunque fattibile, certamente, ma il ragazzo sapeva già che una fatica del genere lo avrebbe lasciato debole e intontito, dunque esposto a eventuali pericoli qualora ce ne fossero stati.

Lo stesso problema della distanza lo avrebbero avuto in parte le ricetrasmittenti, ma a differenza di Kacchan queste non richiedevano concentrazione e spesa di chakra.

L'idea di Hikarikage di dividersi fu accolta tiepidamente da Akane, e fu Ryota a rispondere con più decisione.

«Si saprà già che siamo in quattro, ma essendo un villaggio molto popolato è possibile che non tutti abbiano già ricevuto la notizie. Dividersi e cercare informazioni su due fronti mi sembra una buona idea, ma non ci andrei con questo aspetto.» Indicò il giovane con un cenno della mano. «Inoltre, essendo il vaso una reliquia importante, eviterei di parlarne con questi toni. Quantomeno, evita di farlo dove possono sentirti.»

Lo sguardo era serio. Non severo o aggressivo, semplicemente era il tono di un caposquadra con un sottoposto da raddrizzare leggermente.





CITAZIONE
Dato che avete schede impegnative e talenti fin sopra i capelli, mi servirebbe che anche Ardyn mettesse il link alla scheda di Kacchan visibile in firma, o a fine post, così mi è più immediato andare a recuperare tutto.

Per esigenze di coordinamento con altre role, mi è stato inoltre chiesto di determinare una data per questa missione. Metterei un 18 luglio per poter ambientare l'altra role di Angy al passato. Ditemi se vi crea casini temporali.
 
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