In realtà, a prescindere dal conoscere o meno quella parola, una reazione c’è stata… Ridacchiò piano Yu, cercando di essere un minimo accorto nei confronti del proprio corpo decisamente debilitato. E’ solo che tu non hai avuto la fortuna di sentirla, Fuyu-san.
Cos’è che aveva detto? Ah già, « Ti faccio vedere io chi si ritroverà senza più un corpo in cui abitare, pagliaccio con la maschera da preda! Con le tue ossa mi ci pulisco i denti, omuncolo del cazzo! » o una cosa del genere. Ma non era stata tanto la parola denigratoria in sé a scatenare la furia di Kurama, quanto piuttosto il discorso seguente. Insomma, in un modo o nell’altro, lo Yuki era riuscito a pizzicare ugualmente la corda giusta, anche se non come aveva previsto lui. Quindi Jinchūriki stava ad indicare un uomo che custodiva dentro di sé lo spirito di un demone, eh? Non l’aveva mai letto da nessuna parte. Eppure di libri su yōkai e simili ne leggeva davvero un sacco…E c’erano anche lì termini precisi con cui indicare la possessione da parte di un bakemono. Senza contare che spesso e volentieri, molte persone che soffrivano semplicemente di qualche disordine mentale, venivano identificate sotto la voce “kitsunetsuki”: posseduto da una volpe. E questo era solo uno di tanti esempi che avrebbe potuto fare. Probabilmente, per riuscire a trovare qualcosa circa i Jinchūriki, avrebbe dovuto cercare in qualche altra ala della biblioteca…forse andando su argomenti di coltivazione demoniaca o roba simile, piuttosto che gli yōkai. Kasumi sicuramente avrebbe saputo aiutarlo se avesse voluto andare più a fondo nella faccenda, ma….beh, se era vero quello che aveva detto Fuyu, erano bloccati per un minimo di due settimane, se andava bene. L’idea di raggiungere il mese lo soffocava. Solo il pensiero di restare in quella stanzetta per così tanto tempo gli faceva venire i brividi, tanto che si convinse che avrebbe fatto di tutto pur di convincere i medici a farlo uscire dopo le due settimane obbligatorie. In fin dei conti abitava con un medico, se ci fosse stato qualche problema, Kai se ne sarebbe accorto immediatamente. No, proprio non riusciva a tollerare l’idea di stare rinchiuso in ospedale per così tanto tempo. Era fuori discussione. E quel tarlo che grattava in fondo alla sua testa, sussurrandogli malevolo che avrebbe potuto mandare a puttane la fatica e il pericolo affrontati dal suo superiore nel riportarlo a valle, quando lui stesso era ridotto in condizioni a dir poco estreme, doveva solo starsene zitto. Era grato a Fuyu di quello che aveva fatto, ovviamente, ma da qui a sopportare tutti quei giorni di reclusione forzata in quel posto…era un altro paio di maniche. Anche se c’era da dire anche che l’ANBU era stato dannatamente corretto. Quando Yu aveva insinuato che il Mizukage potesse prendersela con lui per aver fatto finire in ospedale lo Yuki, proprio questi con una serietà che tutto era meno che morbida, aveva confermato quanto il chunin aveva già immaginato da sé, aggiungendo che semmai si fosse verificato uno scenario simile, la colpa sarebbe stata solamente sua per aver agito di libera iniziativa. Il Rosso a quelle parole aveva annuito lentamente, in silenzio, senza aggiungere nulla, ma non era che gli andasse troppo a genio la cosa. Per quanto razionalmente fosse d’accordo - il ragionamento filava - non gli piaceva che l’uomo si prendesse tutta la colpa. Tuttavia questo faceva comprendere quanto fosse disposto a rischiare Fuyu per proteggere il villaggio. Non contento di quanto gli era sicuramente stato raccontato da Hayate-sama, circa quello che era accaduto sul tetto del palazzo della Nebbia, anche senza che il suo diretto superiore gli ordinasse alcunchè, si era preso la libertà e l’onere di controllare con mano. Per essere davvero sicuro. Con tutte le conseguenze che sarebbero potute scaturire dalle sue azioni. Non voleva chiederselo, non doveva farlo…eppure fu più forte di Yu. Gli venne naturale domandarsi cosa avrebbe provato il superiore se, alla fine, le cose fossero andate male, se gli sarebbe dispiaciuto almeno un po’ doverlo eliminare o se, una volta indossata quella maschera, le emozioni si quietavano come la superficie di ceramica stessa. Ne dubitava. Non sapeva come funzionasse, ma di certo non in quella maniera…piuttosto il contrario. Tutto ciò che si provava, non superava la maschera, restava dietro, rinchiusa, e non fuoriusciva per nessuno, ma chi le possedeva vi faceva ugualmente i conti.
Beh, per fortuna era andato tutto bene. Non aveva senso farsi quelle domande. Magari in un mondo parallelo era andata diversamente, ma non lì: lì lui si era fatto capire chiaramente, ed era l’unica cosa importante.
Nonostante questo, ascoltò con molto interesse ciò che Fuyu gli disse circa la sua maschera. Non aveva nessun obbligo di rispondergli, anzi, Yu era quasi certo avrebbe glissato la domanda, comprendendo esso stesso che, quell’argomento, per un ANBU, fosse un tantino troppo personale da poter condividere con qualcuno. Eppure lo Yuki non si era tirato indietro e, anzi, come quella volta poco prima dell’esecuzione effettiva di Endo Keizo, ci aveva aggiunto anche una piccola lezione su cosa significasse davvero essere uno Shinobi. E per quanto fosse qualcosa che già sapeva, sicuramente era qualcosa che il Rosso di un tempo, di prima della sfida sul tetto di casa, non si sarebbe mai aspettato di sentire proprio dal Capo ANBU. E in quel momento si ritrovò a pensare la stessa cosa con cui tante altre volte si era ritrovato a fare i conti, sia con Fuyu che con altre persone e…creature. Forse per la prima volta in maniera conscia si ritrovò ad ammettere che ammirava l’uomo che stava sul letto accanto al suo. Aveva ragione. Aveva indubbiamente ragione. La mera forza era nulla senza il collante di tutte le altre qualità che un vero Shinobi doveva avere. Un castello di carte pronto a cadere alla prima folata di vento. E sebbene Yu fosse abituato a pensare in quella maniera, a cercare d’essere non il più forte sul campo di battaglia, quanto il più sveglio, sentirlo dire da qualcuno come lo Yuki rendeva il tutto molto più reale di quanto non fosse mai stato.
« Sai cosa si dice dei caribù? » Chiese a quel punto la Volpe, interrompendo il flusso di pensieri del suo tramite umano. « Si dice che offra cibo al Lupo, ma che questi, cacciandola, la renda più forte. »
Perché impara, vero? Perché continuando a correre diventa più resistente, non arrendendosi all’inseguitore, aggrappandosi alla vita con tutta la forza sei suoi zoccoli, riuscendo, piano piano, a conoscere il suo predatore e, di conseguenza, a fregarlo.
« Ma guarda un po’, allora c’è una manciata di sale in quella zucca fulva! »
Oh avanti, lo sai benissimo che c’è sempre stata!
La voce profonda di Kurama rimbombò in una risata. « Diciamo di si. »
Anche le volpi sono un po’ come i caribù, no?
« Se ti riferisci alle volpi comuni, lo sono. » E c’era un enorme “Io sto in cima alla catena alimentare” nascosto in quelle parole, neanche troppo bene.
« Sono sia predatori che prede allo stesso tempo. Si sono adattate a qualsiasi clima del continente, caldo, freddo, temperato. E sono la disgrazia di alcuni, come la fortuna di altri…ma proprio per questa loro natura duplice sanno meglio come difendersi. »
In realtà, sulle volpi Kurama avrebbe potuto spendere anche qualche altra parola in più, ma sentì che l’attenzione di Yu era tornata verso il superiore che aveva replicato in tempi davvero brevissimi a quell’ultima domanda posta dal ragazzo. Fatta più per curiosità che per altro, fu forse quella la cui risposta lo stupì di più di tutte, sia per la rapidità con cui Fuyu sciorinò quelle parole, sia per la soddisfazione visibile sul suo volto, sia perché non si aspettava un elogio così diretto. Già il solo fatto che non si aspettasse di trovare un mostro travestito da lui o qualcosa di simile, ma bensì uno Shinobi, lo stesso che aveva affrontato sul tetto di casa, ma ben più preparato, era ragione di orgoglio da parte del chunin.., ma il fatto che lo Yuki ammettesse anche che le sue aspettative erano state ricambiate, beh, quello era incalcolabile. Yu sgranò gli occhi pensando di aver sentito male, pizzicandosi la coscia sotto le coperte, si sa mai fosse ancora nel mondo dei sogni. Ma non era così, il dolore arrivò forte e chiaro così come anche un po’ di imbarazzo, ma di quelli belli.
Arigatō. Cercò di ringraziare con un minimo di compostezza, per quanto la posizione sdraiata gli concedesse, prima di stemperare la situazione con un sorriso furbo e una battuta. Però speravo di averti stupito almeno un po’, e invece già te lo aspettavi. Beh…in fin dei conti l’avevo promesso. Proprio di fronte a lui, sempre all’esecuzione di quella feccia, si era ripromesso che non sarebbe più dovuto succedere che un suo compagno tornasse ferito come era capitato a Shi da una missione di cui era responsabile. Seguendo il consiglio del superiore, si era concentrato per migliorare. E tra una crisi continentale e l’altra, eccolo lì a ringraziare proprio chi gli aveva dato una dritta in quella situazione e che ora riconosceva il frutto del suo lavoro e…della sua fortuna? Qualsiasi cosa fosse, certo era che Kurama aveva una bella fetta di meriti nei suoi miglioramenti. Non che senza non ci sarebbe riuscito, tuttavia il demone era un compagno importante. E a proposito di questo, c’era qualcosa che Yu voleva che fosse chiaro nel rapporto che aveva con la Volpe, qualcosa che scherzosamente Fuyu aveva accennato poco prima.
Ah, a proposito del fatto di sopportarmi…lui non ha bisogno di farlo. Disse, piuttosto serio per il suo standard. Lui mi accetta. Con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, pacchetto completo. Ed era una cosa che nemmeno suo padre aveva mai fatto e che ben pochi erano in grado di fare. In fin dei conti, in quel mare di anime, sarebbe stato ben stupido andare a scegliersi qualcuno che poi avrebbe dovuto sopportare per chissà quanto tempo, no? Tanto valeva optare direttamente qualcuno che gli piaceva. Ridacchiò, ricordandosi di quando aveva detto in faccia a Kurama come fosse andata veramente, secondo lui, la sua scelta. Quel “perché io, infondo, ti piaccio” a cui la Volpe non aveva ribattuto e anzi, il giovane aveva visto le punte delle sue code muoversi piano. E lui? Beh poteva sembrare che lui non avesse avuto una vera scelta, dato che gli si era presentato il tutto davanti a cose fatte, ma in realtà la Volpe gli aveva dato tutto il tempo per iniziare a capire durante quella sua prova. Quindi si poteva dire che anche Yu avesse accettato Kurama. “Io sono te e tu sei me” come dicevano sempre, insomma. Ma questa era storia ormai, e c’erano ancora altri interrogativi che il ragazzo aveva da fare al superiore. Ora che ci penso, non hai più risposto a quella domanda! Disse di punto in bianco, come se i ricordi di tre giorni prima stessero rimettendosi assieme mano a mano. Ovviamente si riferiva a quelle parole taglienti che aveva rivolto per provocazione a Fuyu quando questi l’aveva colpito all’addome. E inoltre, quella ferita alla testa…come te la sei fatta? Non ricordo di averti colpito lì… Fece un cenno con il capo, indicando la benda che fasciava la fronte del superiore, accigliandosi. Effettivamente aveva qualche buco di memoria circa lo scontro ancora, quindi magari non ricordava, ma era stato davvero lui. …L’ho fatto?