Come neve al sole, Role al presente per Kyōmei Yūzora (Lucifergirl88) e Fuyu no Yuki (.Astaroth)

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view post Posted on 29/9/2019, 17:47     +1   -1
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|| Continua da Qui ||

Fu una voce a guidarlo attraverso l’oscurità. In maniera abbastanza fastidiosa all’inizio, a dire il vero. Era stanco, stava bene nel tepore del sonno e del buio, se avesse avuto un cuscino a disposizione se lo sarebbe sicuramente piazzato in testa per attutire quel suono costante. All’inizio non capiva nemmeno cosa stesse dicendo! Era un vocione profondo, lontano lontano, che sembrava provenire da un luogo recondito, distante e nascosto, da ovunque e da nessuna parte. Stuzzicava la sua curiosità, ma al contempo non voleva badarci troppo, temendo d’essere strattonato via dal suo bel giaciglio dove niente e nessuno poteva scalfirlo o infastidirlo. Tuttavia ben presto si era fatto più chiaro, più vicino, tanto che ignorarlo s’era fatto impossibile. Chiamava proprio lui! Spesso e volentieri se ne uscita con qualche improperio colorito che lo faceva stranamente sorridere, anche se era irritante stesse così insistendo nel disturbare il suo sonno. Ma non era tutto male ciò che arrivava da quel vocione, sapete? Nella sua vicinanza, il buio in cui Yu stava rannicchiato a pisolare, cercando di scaldarsi col proprio stesso corpo, diventava più caldo. Un calore piacevole, rassicurante, che lo stava lentamente risvegliando dal letargo, ma non in maniera brusca…piano piano, dandogli il tempo di abituarsi all’idea. Quasi come se, svegliarsi o no, dovesse essere una sua scelta. Come se volesse solo stuzzicare, pungolarlo, vedendo fino a quando riuscisse a resistere prima di scoprire chi fosse a chiamarlo.
Beh, in realtà ben poco…quanto meno dal momento in cui quella voce aveva iniziato a chiamarlo. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò avvolto da una coperta di peli fulvi, calda e accogliente, e la prima cosa che vide, con lo sguardo appannato dal sonno, fu una grossa iride scarlatta. Lo osservò per un po’, come se in realtà non capisse, come se non fosse ancora lì, chiudendo gli occhi qualche istante dopo, rannicchiandosi meglio contro la pelliccia calda. Fece quello scherzo un po’ di volte, prima di spiccicare qualche parola impastata dal sonno, riconoscendo Kurama e il luogo in cui la Volpe riposava nella sua anima.
« Finalmente ragazzo…mi hai fatto spaventare. » Frammenti di ricordi di cosa fosse accaduto presero a vorticargli in testa, ma era ancora mezzo intontito, il sonno minacciava di ringhiottirlo da un momento all’altro, tant’è che tutto risultava ancora decisamente confuso.
Sono morto?
« No, hai la pelle dura, sembra. Sei fuori pericolo adesso, però ci sei andato davvero molto vicino Yu. » Per qualche ragione si sentì in colpa nell’udire quelle parole e ancor più nello scorgere una cicatrice tra i fili fulvi della spalla del demone. Il suo egoismo, la sua fame avevano rischiato di far perdere a Kurama la sua nuova tana. Nonostante la Volpe l’avesse appoggiato, era difficile non avvertire la sua preoccupazione.
Gomen. Riuscì a biascicare, mentre le palpebre iniziavano a pesare di nuovo sugli occhi stanchi. In realtà avrebbe voluto dire molto di più, ma non ci riusciva. Aveva davvero bisogno di riposare ancora. Tant’è che se anche la Volpe replicò non la sentì. Avvertì solo il fiato caldo di un suo sospiro sulla faccia e un bassissimo « Sssth, dormi. » prima di lasciarsi nuovamente cadere nel sonno. Piacevole e ristoratore, non più così profondo da essere irraggiungibile, ma abbastanza da donare al suo corpo ciò di cui aveva assolutamente bisogno.

Quando la coscienza prese a bussare seccamente alla sua porta, finalmente gli occhi di Yu si riaprirono sulla realtà. Una realtà accecante, bianca e fin troppo luminosa per quelle pupille rimaste al buio per tutto quel tempo, tant’è che il giovane fu costretto a stringere forte le palpebre con un mugugno infastidito, quasi nello stesso istante in cui le aveva finalmente alzate. Non appena le macchie di luce finirono d’infastidirlo anche ad occhi chiusi, si fidò d’aprirli di nuovo. Con più attenzione stavolta, lentamente, così che le ciglia schermassero mano a mano quel bagliore fastidioso che poco prima l’aveva accecato. Non si guardò subito attorno, era ancora mezzo insonnolito…un cerchio alla testa lo intontiva spiacevolmente, e un dolore sopito, ma diffuso, gli fece rapidamente fare i conti con la realtà dei fatti. L’odore di disinfettante lo accolse col suo familiare fetore, irritandogli il naso e facendolo starnutire. Inutile dire che lo starnuto si trasformò in coda in un lamento di dolore non indifferente. Contrarre i muscoli dell’addome fu quanto di peggio potesse fare, la fitta che ne seguì gli fece artigliare con forza le lenzuola fetenti dell’ospedale, e gli occhi gli bruciarono di lacrime. Cazzo se faceva male! Anche se era convinto gli avessero dato qualcosa…faceva ancora dannatamente male! Quel dolore lo risvegliò completamente e, ripreso il controllo con dei lunghi respiri, cercò di interrogare il proprio corpo, per capire quanto messo male fosse. La risposta fu parecchio. Anche solo spostare la mano dal materasso all’addome fu complesso. Era ricoperto di bende, sentiva chiaramente la colla di un cerotto tirargli in faccia e dei punti tendergli la pelle del ventre, laddove aveva riportato la ferita più grave. Non si chiese in quel momento come fosse arrivato su un letto d’ospedale, non fu il suo promo pensiero. Il suo primo pensiero fu il panico. Non poteva nemmeno mettersi a sedere, e la posizione distesa era dannatamente troppo vulnerabile per i suoi gusti. E poi i medici! Schifosissimi medici in camice, cuffietta e mascherina che dovevano avergli messo le mani addosso. Perché era evidente, no? Era bendato dalla testa i piedi! Ma cosa gli avevano fatto? Quello era impossibile da sapere, così come cosa gli avessero iniettato…Qualcosa di forte, perché si sentiva ancora dannatamente tonto. Rabbrividì all’idea, e per quanto fosse cosciente che la sua fobia fosse idiota, irrazionale e sciocca - considerato anche che, se era vivo, probabilmente lo doveva ai medici che gli avevano messo le mani addosso, mentre lui era incosciente, a fare cose che solo loro sapevano – non potè fare a meno di combatterla nell’unico modo che conosceva: cercare le sue cose. Kenmaki, l’Hakanai, il suo equipaggiamento e i suoi cazzo di vestiti a brandelli. Perché sì, erano meglio quelli che puzzavano di sudore, terra e sangue piuttosto che quel camice che aveva addosso. Li trovò sulla sedia accanto al letto, ma non poteva raggiungerli. Non riusciva nemmeno ad allungare il braccio per sfilare un singolo kunai dalla fondina. Non andava bene, non andava bene per niente!

« Cerca di stare calmo Yu. Stai respirando troppo velocemente. » Non se n’era nemmeno accorto di avere il fiato corto, ma sentire la voce di Kurama fu già un gran sollievo. « Questa tua fobia è davvero una rogna! Ma quando s’è mai visto uno Shinobi che ha paura dei medici! Dannazione, non c’è nessuno del personale nella stanza, non hai di che aver paura. Anzi…sei pure in compagnia. »
…Compagnia?
« Già. Non mi dire che non ti sei nemmeno accorto di non essere nella tua solita stanza d’ospedale! »

Ah no? Non lo era? Bastò uno sguardo più attento al di là del velo della paura per rendersene conto. La camera in cui si trovava era più grande di quella che aveva a suo nome - nella speranza di non utilizzarla spesso - nella clinica della Nebbia. Era tutto molto simile: pareti di un bianco asettico, quel fastidioso lezzo di disinfettante ovunque, lenzuola candide, una bella finestra da cui per fortuna entrava un po’ di pallida luce. Tuttavia era diversa. La posizione del suo letto non era la solita, tutto era lievemente sistemato in modo differente, senza contare che…ora che Kurama glielo aveva fatto notare, non era da solo in camera.
Accanto al suo letto ce n’era un altro e, sotto le lenzuola, giaceva qualcuno che il Rosso non si sarebbe davvero aspettato di trovare lì. Non con lui per lo meno. Eppure Fuyu se ne stava proprio là accanto, immobile, con la testa bendata, e gli occhi chiusi a riposare.
Dovette guardarlo a lungo Yu, perché era difficile da credere. Ne percorse i lineamenti, sicuro che presto avrebbe trovato qualcosa che indicava che no, quello non era per nulla il Capo ANBU Inseguitori, solo qualcuno che lo ricordava vagamente. Ma l’odore non mentiva. Era davvero Fuyu e se ne stava in un letto d’ospedale tanto quanto lui. Era un po’ difficile da accettare, ma da un certo punto di vista quasi confortante. Si tendeva a pensare che determinate persone fossero indistruttibili, dei pilastri eterni e impossibili da scalfire. Delle leggende. Scordandosi che in realtà anche loro erano umani. Sanguinavano, si ammalavano, si ferivano, e guarivano come qualsiasi altro. Solo che, forse, capitava più di rado. Così tanto che vederlo era davvero un caso più unico che raro.


Sono stato io a spedirlo su quel letto.
« L’hai combinata proprio grossa questa volta, eh? »
Mh…E’ stato lui però a riportarmi a casa, vero?
« Non ne ho idea. Suppongo di sì, non c’era nessun’altro in quel luogo tra i monti. »
Già.

Insomma lo aveva fatto di nuovo. Anche quella volta della prova sul tetto, era stato Fuyu a portarlo all’ospedale. Ma contrariamente a quell’occasione, durante la lotta nella cupola anche l’ANBU era stato gravemente ferito. Se la ricordava bene la sensazione di Kenmaki che affondava nelle sue carni, come anche la coda di chakra che l’aveva colpito alla spalla. Ora non riusciva a vedere, ma probabilmente un po’ come lui, pure lo Yuki era ricoperto di bende. L’unica cosa che non gli tornava era quella fasciatura sulla fronte…lui non l’aveva colpito in testa, no? In ogni caso, significava che se davvero era stato lui a portarlo via dalla barriera, si era fatto tutta la strada a ritroso in quelle condizioni e con lui a carico. Probabilmente almeno di quello avrebbe dovuto ringraziarlo. Di sicuro non per averlo mandato quasi all’altro mondo e costretto su un letto d’ospedale.
Sospirò, tornando a guardare il soffitto, per poi lanciare un altro sguardo in tralice all’ANBU addormentato. Era proprio strano fosse lì anche lui. Credeva che gli ufficiali avessero un trattamento “di favore”, stanze tutte loro, ecc… Trovava bizzarro condividere la camera con il jonin. Lo aiutava a tenere a bada un pochino la sua iatrofobia per lo meno, ma non poteva fare a meno di dirsi che fosse veramente un caso singolare. Magari c’era il pienone di pazienti e i medici erano stati obbligati ad arrangiarsi come meglio potevano…chissà. Fatto sta che averlo lì gli fece ripensare a quanto successo e a quello che l’avrebbe aspettato non appena Kai, Takumi e Urako l’avessero saputo. Era meglio che si preparasse ad una buona dose di ramanzine lunghe come i confini di tutte le Terre Ninja messe assieme, altrochè.


Ma perché, ogni volta che ci vediamo per più di cinque minuti, deve finire così? Una domanda al vento, retorica, fatta più per riempire quel silenzio che per ottenere una vera risposta.

 
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view post Posted on 4/10/2019, 15:04     +1   -1
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Rise. In maniera appena accennata, certo, ma pur sempre di una risata si trattava. Aprì gli occhi non appena la voce del Rosso ebbe raggiunto le sue orecchie - in fin dei conti, non stava dormendo, ma giusto riposando. Non lo sorprese, comunque, che fosse stato proprio lui a spezzare il silenzio in quella stanza; dopotutto, anche lui avrebbe potuto svegliarlo già da un pezzo, o quantomeno provarci. Il più chiassoso fra i due, tuttavia, non poteva che rimanere Yūzora. Ad ogni modo, non lo degnò di uno sguardo, limitandosi per il momento a rivolgere gli occhi al soffitto asettico di quella spartana camera d'ospedale.
- Te ne do atto, questa volta me lo sono chiesto anch'io.
Anche se, in fin dei conti, aveva già previsto un esito del genere. Il chunin era cresciuto dal loro ultimo scontro, sapeva già fosse diventato uno shinobi ben più abile rispetto al passato, ma il nuovo controllo sviluppato sul chakra della Volpe aveva accelerato in maniera esponenziale la sua iperbole di potenza. Tuttavia, era quasi del tutto certo che si trattasse ancora in un controllo grezzo - non poteva essere altrimenti, dopo solo poche sedute di addestramento. Si trovò dunque a fantasticare, immaginando cosa quel ragazzo avrebbe potuto fare un giorno, semmai la sua comunione con quel chakra demoniaco fosse diventata perfetta. O qualora ne avesse perso il controllo. Rabbrividì al pensiero, ma il tutto durò soltanto un secondo. Doveva stare tranquillo. In fondo, aveva pagato a caro prezzo le risposte che aveva cercato, combattendo con lui dentro il Cubo.
- Spero tu abbia capito le motivazioni che si nascondono dietro il nostro ultimo scontro, Kyōmei.
Cercò il suo sguardo stavolta, spostando di lato la testa sul cuscino.
- Altrimenti, lasciatelo dire, saresti un idiota.
Sorrise ancora, mentre una smorfia beffarda si allungava sul suo volto ancora dolorante. Fu in quel momento che un'infermiera fece il suo ingresso nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle con delicatezza. Portava con sé un'arcella reniforme, con al suo interno due siringhe e qualche batuffolo di cotone. Spiegò ad entrambi si trattasse di calciparina, una terapia anticoagulante fondamentale in caso di allettamento improvviso - del resto, il rischio di formazione di trombi con conseguenze nefaste come embolie ed ictus non era certo da sottovalutare. Il primo a cui si rivolse fu il jonin; gli chiese quale sede d'iniezione preferisse, tra deltoide e addome. Mostrando il secondo ricoperto di fasciature, la indirizzò quindi verso la prima zona ed ella iniettò il farmaco in pochi secondi, inserendo l'ago assai sottile in una plica cutanea che teneva stretta fra le dita. Un'ultima passata di cotone e in un attimo fu già pronta a passare al secondo paziente.
Fu proprio lì, che l'incubo del Rosso ebbe inizio.

 
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view post Posted on 6/10/2019, 15:07     +1   -1
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E invece una risposta arrivò. Inattesa, inaspettata, accompagnata da un accenno di risata che mai Yu avrebbe immaginato di sentir provenire dal letto accanto al suo. Eppure era stato proprio quel ghiacciolo di Fuyu a ridacchiare sommessamente e a rispondere in maniera sarcastica alla sua domanda al vento. Quando il Rosso volse lo sguardo verso il superiore, aveva gli occhi aperti rivolti al soffitto bianco: dubitava di averlo svegliato a questo punto, non aveva parlato così ad alta voce da riuscire ad intrufolarsi nel sonno di qualcuno, probabilmente era vigile già da prima e stava solo riposando gli occhi. O era così, o aveva un udito come quello di Takumi…su cui ancora si interrogava circa come riuscisse a dormire in santa pace. Comunque, previo lo stupore iniziale di ricevere risposta ad una domanda che assolutamente non ne cercava alcuna, la sua seconda reazione alle parole del jonin fu un debole sorriso che voleva essere divertito, ma che, in realtà, rasentava la smorfia.
Sorriso che si tramutò in un’espressione più seria, quando infine gli occhi plumbei dello Yuki si volsero nella sua direzione, asserendo quelle parole circa le motivazioni dietro il loro scontro e il suo essere un baka se non le avesse capite. A dire il vero, non era che Yu ci avesse pensato molto…durante il combattimento aveva appena sfiorato l’argomento, giusto pochi attimi negli istanti in cui l’ANBU era apparso. Ma poi tutto era stato fagocitato dallo scontro, i perché erano finiti in secondo piano, lasciando spazio solamente a ciò che in quel momento era realmente necessario. Sì, insomma, ci pensava adesso che glielo diceva lui per la prima volta da quando si era svegliato. E si ritrovò a pensare che, per quanto le proprie ragioni gli risultassero stranamente più chiare del solito, questa volta quelle del superiore gli erano oscure. Ma aveva del materiale su cui ragionare e ben presto la sua mente riuscì a mettere assieme quei due tre puntini che aveva. La maniera in cui l’uomo aveva impostato quel loro scontro - quella barriera così massiccia, il suo spingerlo al limite - il modo in cui si era presentato, non in borghese come era capitato altre volte, ma con la divisa ANBU, gli fecero intuire quali potessero essere le motivazioni che lo avessero spinto ad andare fin lassù. Perché sì, se c’era qualcosa di sicuro in tutta quella storia era che non fosse stato il Mizukage a ordinarglielo, quanto piuttosto un’iniziativa personale dello Yuki. Hayate-sama, preferiva fare le cose di persona…anche se poi magari si trovava a fare i conti con la propria coscienza e a perdere. E poi lui, la “sua prova” l’aveva ricevuta. Aveva voluto parlare con Kurama, per chiarire le cose dal suo punto di vista, tuttavia…


« Stai dicendo che, agli occhi dell’Altro Ghiaccio, il vostro Capo è stato troppo scolastico? »
Mh…sto dicendo che, probabilmente, Fuyu voleva valutare la cosa secondo il suo personale metro di giudizio.
« Lui non ha chiesto di parlare con me, però. »
Infatti non era lì per valutare te. Ma per mettere alla prova me. Fuyu non è un politico, il suo modo di pensare e di vivere non è fatto di parole o promesse, ma di fatti. Quello che hai detto al Mizukage e quello che è uscito durante lo scontro sul tetto, a lui non è bastato.
« In poche parole, non si è fidato nè di te, nè di me, ma la cosa non sembra darti troppo fastidio. »
Perché significa che lui ci tiene davvero al Villaggio.

Diceva bene Kurama: non gli dava troppo fastidio. Solo un pochino. Quel poco che, appena la ragione entrava in funzione e tutte le rotelline iniziavano a girare per bene, veniva spazzato via come polvere al vento. In fin dei conti, se Yu fosse stato al suo posto, se fosse stato al posto di qualcuno che, contrariamente al Mizukage e a lui, non era entrato in contatto diretto con i Bijuu e tanto meno aveva iniziato a convivere con uno di loro…cosa avrebbe pensato? Cosa avrebbe fatto? Sicuramente avrebbe cercato delle conferme. Sia del fatto che Kiri fosse al sicuro, sia, nel caso avesse conosciuto personalmente colui che era divenuto tramite di un demone, che quella persona fosse sempre la stessa che conosceva. Che non fosse stata corrotta, deviata in alcun modo. Soprattutto se gli avesse fatto un invito simile a quello che Fuyu aveva rivolto a lui all’esecuzione di Endo Keizo. Non faticava a pensare che l’ANBU, quel mattino - …anzi, probabilmente il mattino di diversi giorni prima, ormai - fosse partito con l’intenzione di liberarsi di lui se non avesse dimostrato di essere stabile. Ma considerato che si era preso la briga di riportarlo indietro, nonostante a sua volta fosse ridotto uno straccio, era chiaro che ne fosse uscito positivamente soddisfatto. Almeno sperava, perché se doveva subire quel supplizio ospedaliero per poi finire nelle prigioni della Nebbia, beh…era meglio che lo portassero subito lì: dal suo punto di vista erano sicuramente più accoglienti.

Penso di sì. Accennò ad un assenso con il capo, faticosamente, tenendo ben piantati gli occhi chiari nelle pozze scure del superiore, sfidando quella sua smorfia beffarda. E tu, Fuyu-san? Hai capito cosa ho cercato di dirti?

Perché se a questo punto non lo aveva capito, era chiaro avessero, non uno, ma numerosi problemi di comunicazione. Purtroppo però, non ci fu modo per risolvere quella domanda subito. Sapete, la bella ragazza vestita da infermiera, non era mai stato uno dei sogni erotici di Yu. Caso mai, uno dei suoi incubi peggiori. Quindi immaginatevi la sua faccia, quando, nel bel mezzo di quel discorso, la porta della loro stanza si aprì, lasciando che proprio uno di quegli incubi in formato umano varcasse la soglia della sua asettica prigione. Esatto, un cadavere avrebbe avuto un aspetto migliore! Se Fuyu l’avesse guardato, avrebbe visto gradualmente il colore ritrovato, abbandonare il suo viso e il terrore riflettersi nei suoi occhi, nell’accorgersi di cosa quell’infermiera recava tra le mani. Quel contenitore in acciaio, oblungo e ricurvo, con dentro innocui batuffoli di cotone e due dannate siringhe, iniziò a farlo sudare freddo ancora prima che la donna spiegasse di che si trattasse. Saputo cos’era, il giovane si rese conto che quella non sarebbe stata l’unica puntura che avrebbe ricevuto. Senza contare quelle che potevano avergli già fatto mentre era incosciente! E per quanto razionalmente comprendesse che era necessario, che era solo per la sua sicurezza e per farlo stare bene…non riusciva proprio a scacciare il terrore dalla sua mente. Perché non riusciva a raggiungere quei dannati kunai? Perché?! Cazzo. Si ritrovò ad osservare la procedura che presto sarebbe toccata anche a lui, svolta sul superiore…Lo Yuki era totalmente tranquillo, senza alcuna turba. Ora che ci pensava, aveva riso e sorriso nel giro di un minuto, forse gli avevano dato troppi antidolorifici o qualche altra droga delle loro, non poteva essere normale che Fuyu sembrasse così allegro, no? Vero o meno, il momento delle domande era finito. Col sudore che gli imperlava la fronte, la gola secca e il corpo teso talmente tanto da farsi del male da solo - e le parole di Kurama che lo raggiungevano ovattate, senza realmente attecchire - si ritrovò inevitabilmente quella donna accanto. Il suo terrore doveva essere talmente evidente che quella, prima di domandare in che zona preferisse la puntura, gli si rivolse con un sorrisetto divertito che il Rosso le avrebbe volentieri strappato a morsi dalla faccia.

Ti sei fatto conciare come un colabrodo, ora non dirmi che hai paura di un ago così piccolo. Fece, mettendo ben in mostra il suddetto, appuntito ma per nulla pauroso agli occhi del Chunin. Non quanto il liquido che conteneva e chi la maneggiava, quanto meno.

Non è l'ago il problema, è quello che c'è dentro…e tu.

Un sibilo a denti stretti, quello di Yu, fregandosene bellamente di come la ragazza potesse prendere quelle sue parole. Ma doveva essere abituata a sentirsi dire di peggio, o a reazioni ben più violente di quelle del giovane lì disteso che, a conti fatti, nemmeno poteva muoversi più di tanto, perché ridacchiò maliziosa estraendo un’altra siringa, dalla tasca questa volta. Aveva l’ago ancora coperto e, sinceramente, per quanto ne sapesse Yu, avrebbe potuto contenere qualcosa di innocuo così come il peggiore dei veleni.

Avanti, non vorrai costringermi a sedarti. Francamente, no, al Rosso non andava proprio di correre il rischio. La guardò malissimo, aggrottando le sopracciglia e immusonendosi un po’, salvo poi indicare il braccio come destinatario di quella tortura. Così mi piaci!

Fu solo un attimo, un pizzico e la donna stava già passando il cotone col disinfettante sul punto dell’iniezione, prima di voltarsi e prendere la strada per la porta, ma Yu non la perse di vista un secondo. Il suo sguardo quasi offeso la seguì fino a quando l’uscio non si chiuse alle spalle della donna, solo allora si permise di respirare di nuovo da quando l’ago gli aveva bucato la pelle. Qualche lungo respiro ad occhi chiusi per calmare il tamburellare impazzito del suo cuore. Uno, due, tre, quattro…fino a terminare con un sospiro marcato, accompagnato dal riaprirsi dei suoi occhi, dal riprendere un po’ di colore del suo viso e da una sentenza inevitabile.

Questo posto è orribile.

 
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view post Posted on 14/10/2019, 12:32     +1   -1
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Credo di sì. Fu questa la risposta del Rosso, seguita poi dalla stessa ed identica domanda. Lui, invece, aveva compreso il messaggio del più giovane? Rimase in silenzio qualche secondo, con le iridi plumbee ancora fisse sul volto di Yūzora. Poi, una piccola smorfia gli ferì il viso, inarcandosi sotto il suo sguardo serio, divenuto però più flessibile di prima. Era compiaciuto, oltre che divertito a causa delle parole che il chunin aveva speso, in maniera sprezzante, per riportarlo con la mente sul campo di battaglia, in mezzo all'olezzo di sangue e morte.
- Sai, per un momento ero certo che il demone avrebbe preso il sopravvento su di te... ma poi, quando ti ho riguardato negli occhi, ho compreso.
E del resto, persino uno sciocco avrebbe riconosciuto nello sguardo ardente di determinazione del Rosso il desiderio inestinguibile di non farsi da parte e di combattere da sé le proprie battaglie. Dopotutto, c'erano diversi motivi per i quali cedere il controllo del proprio corpo a Kurama di fronte a Fuyu avrebbe rappresentato una pesante sconfitta, anche agli occhi del suo superiore. Motivi che quest'ultimo non intendeva indagare. Non ve n'era bisogno del resto, perché il giovane si era dimostrato caparbio e testardo. Oltretutto, ciò che aveva fatto dimostrava non poca riverenza nei suoi confronti. A pensarci, il jonin si sentì riempito d'orgoglio... ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.
- Tranquillo, Yu. Il tuo messaggio mi è giunto. Forte e chiaro.
Era assai strano pensare che due persone così pacate come loro potessero trovare soltanto nella lotta un modo per comunicare e nel sangue qualcosa di simile ad inchiostro per incidere nell'eternità le proprie parole. Eppure, Fuyu sentiva che qualcosa si fosse sbloccata, dopo quello scontro. Il vedere il Rosso così cresciuto e capace aveva accorciato le distanze che lui stesso aveva voluto mantenere appositamente, per evitare che il ragazzo si cullasse negli allori. Adesso, invece... beh, c'erano diverse cose di cui avrebbe voluto parlare. Cose perlopiù intime a chi aveva di fronte, argomenti che forse sarebbe stato meglio tacere per il chunin, almeno di fronte ad un superiore. Ciò nonostante, avrebbe messo da parte la sua curiosità, almeno per il momento. Ne avrebbe parlato con Yu a tempo debito, soltanto quando quest'ultimo avrebbe richiesto personalmente il suo parere o il suo supporto.
Pensieri così soffocanti vennero però oscurati dalle lamentele del più piccolo di fronte alla necessità di praticare l'iniezione. Nel sentire l'infermiera negoziare e nel vedere il chunin accettare mestamente il proprio destino, non riuscì a trattenere un risolino. Continuò a ridere anche quando la fanciulla ebbe abbandonato la stanza, persino quando il ragazzo sfogò tutto il suo disappunto nei confronti della struttura in cui si trovavano.
- Può anche darsi... ad ogni modo, sei davvero un cagasotto.
E continuò a ridere alle sue spalle, dandogli un altro motivo per supporre che i medici avessero esagerato con la dose di alcuni farmaci, per aver ridotto una macchina da guerra in un comune uomo che non detestava dar sfogo alle proprie emozioni.

 
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view post Posted on 20/10/2019, 14:45     +1   -1
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Una trappola infernale, ecco cos’era! La statua diabolica di Fukagizu era mille volte meglio di essere lì, incapace di muoversi e in balia di medici di cui conosceva il nome solamente perché portavano delle dannatissime targhette identificative attaccate chi sulla tasca, chi sul petto, chi altrove. E sapete la cosa peggiore? Che non aveva nemmeno idea di quanto tempo avrebbe dovuto restarci su quel cazzo di letto! Tanto meno da quanto ci fosse già, a dirla tutta…aveva totalmente perso la cognizione del tempo e nessuno si era degnato di dirgli qualcosa in merito al momento - non che lui si fosse informato, di contro, ma questi erano dettagli. Tuttavia, dalle ferite che aveva riportato, pure un non addetto come lui poteva immaginare che la permanenza non sarebbe stata breve. Non era ridotto bene alla fine dello scontro, anzi, Kurama era stato chiaro a riguardo: ci era davvero andato molto vicino a lasciarci la pelle. Quindi poteva pensare che quel letto sarebbe diventato il suo migliore amico per diversi giorni a venire. Giorni che avrebbe potuto sfruttare, invece, per riposarsi e poi tornare sulle alture per riprendere l’addestramento sulla gestione del chakra della Volpe! E invece no! Era inchiodato col culo su quel materasso a molle che al minimo movimento cigolava e con due compagni di stanza che avevano deciso che prenderlo in giro per la sua iatrofobia fosse il diversivo più divertente con cui ingannare il tempo lì dentro.
Perché diciamolo, da Kurama se lo aspettava, lo canzonava sempre per quella sua fobia, ad ogni occasione utile, ma da Fuyu…da lui si aspettava al limite una battutina tagliente di quelle che facevano un male cane, di sicuro non che se la ridesse a quella maniera! L’idea che qualche medico incompetente, magari un novellino, avesse sbagliato le dosi di qualche farmaco si faceva sempre più concreta. Pericolosamente concreta. Ma c’era anche un’altra possibilità, meno verosimile forse - soprattutto per uno Yu con la mente offuscata dalla propria irrazionale fobia - ma non impossibile. D’altronde era capitato anche con Takumi, Shi e Kurama no? Sì, era capitato anche con loro che il Rosso riuscisse a spiare nella toppa della serratura e vedesse al di là dell’armatura. O che essi stessi lasciassero aperto uno spioncino, abbassassero le difese e si facessero vedere in un modo che il giovane non aveva mai avuto occasione di conoscere. E ogni volta che capitava il chunin ne restava stupito, sentendosi al contempo dannatamente fortunato di quel raro privilegio. Con lo Yuki non fu diverso.
Come poc’anzi si era stupito del fatto che l’avesse chiamato col suo diminutivo - non l’aveva mai fatto, col nome completo sì, per cognome anche, ma mai, mai solo Yu - come tempo prima si stupì nel constatare che in realtà l’ANBU fosse meglio di come se lo fosse sempre immaginato, anche quella risata riuscì a spiazzarlo. Tempo qualche attimo, prima che scattasse la sua ovvia e lievemente infantile reazione.


Ah, mi fa piacere che almeno voi due vi stiate divertendo. Piantò un piccolo broncio, alludendo ovviamente anche alla Volpe che se la stava ridendo a crepapelle, il suo vocione rimbombava chiaramente nella testa ancora un po’ confusa del chunin e non era per nulla difficile immaginarselo lì a rotolare per terra con le zampe anteriori a tenersi la pancia. E comunque ci tengo a ricordare che i veri cagasotto non hanno alcun bisogno di affrontare le proprie paure, perché nel caso capitassero a tiro, loro sarebbero già scappati da un pezzo. Il fatto che io al momento non possa muovermi è solo un dettaglio irrilevante… Aggiunse, leggermente piccato, ma allo stesso tempo pensieroso come se stesse ragionando su una cosa. E anche che diverse persone che ho intorno siano medici, lo è. Un caso. Sì, solo un caso sfortunato.

« O magari è masochismo. » Rise la Volpe. « O un modo inconscio per aiutarti a superare questa fobia ridicola. »
Cazzate, lo sono diventati DOPO che li ho conosciuti. E’ solo…sfortuna, ecco.
« Sìsì, sfortuna. Beh se ci credi tu, tutto bene. »

In effetti ben tre persone che gli erano attorno - o che gli erano stati attorno - erano diventati medici. Urako, Shi e adesso anche Kai. Aveva ragione Kurama a dire che sembrava facesse apposta a cercarseli col lanternino. La cosa era talmente stupida che alla fine venne da ridere anche a lui. Iniziò piano piano. La gola secca post anestesia, la voce che grattava, ma era una risata. Si bloccò solo quando, presa un po’ di forza, contrarre i muscoli dell’addome non gli ricordò il motivo per il quale si trovava su un letto come quello. Un’imprecazione di dolore troncò quel momento, riportandolo alla realtà. In un ospedale merdosissimo, in compagnia del Capo ANBU che per mano sua era finito lì.

Il Mizukage mi ucciderà per aver relegato uno dei suoi Capo ANBU in ospedale. Disse, quasi concludendo i pensieri precedenti a voce alta. Chissà per quanto dovremo stare qui…e da quanto siamo già qui…

Sperava francamente che Fuyu ne sapesse più di lui, non che la cosa fosse d’aiuto, anzi, forse sarebbe stato solo motivo di ulteriore frustrazione sapere che avrebbe passato settimane su quel letto. Non era abituato a stare con le mani in mano, era fastidioso avere la mente sana e sveglia, ma un corpo che non poteva dirsi altrettanto. Lo irritava l’idea di non potersi muovere, di dover probabilmente dipendere da altri anche per le cose più basilari e semplici, di…restare indietro con tutto ciò che si era prefissato di fare o, ancor peggio, di dover ricominciare daccapo: perché diciamolo, tanti giorni di fermo di sicuro non avrebbero giovato al suo fisico. Lamentarsi non serviva a nulla, certo, però era una situazione che lo demoralizzava un po’ da un lato, dall’altro…aveva un compagno di stanza che era tutto fuorchè noioso e un compagno d’anima che di certo non avrebbe lasciato che si deprimesse troppo. Lo Yuki, lui…c’erano delle cose che Yu avrebbe voluto sapere. Domande che gli erano ronzate in testa per tutto lo scontro, ma che aveva lasciato da parte perché quello non era il momento per farle. Altre che si era posto dopo, altre che non era sicuro di poter porre. Il più grande aveva detto d’aver capito cosa voleva comunicargli nella battaglia, ma chissà se aveva capito proprio tutto tutto. Se l’avesse fatto, avrebbe accettato l’implicito desiderio del Rosso o l’avrebbe rifiutato anche lui come già fece suo padre? Difficile da dire finchè non fosse stato Fuyu stesso a parlarne, tanto valeva risolvere quelle curiosità più piccole che forse in realtà tanto piccole non erano.

Fuyu-san? Posso farti delle domande? Si voltò nuovamente verso il superiore, attendendo un suo cenno d’assenso prima di proseguire. Fortunatamente non tardò ad arrivare. E a quel punto si ripetè una scena che Kurama conosceva molto bene. Tutte, o quasi, le domande che Yu si era tenuto per sé, fuoriuscirono a macchinetta, senza collegamenti l’una con l’altra e senza dare tempo all’interlocutore di rispondere una ad una con ordine. Quando sei arrivato, mi hai chiamato in quel modo…Jinchūqualcosa, che significa? Nessuno mi ha mai chiamato così e nemmeno lui ha mai sentito quel termine. Inoltre…e questa è un po’ personale, credo, in caso non potessi o non volessi rispondere, sei libero di non farlo: non so bene come funzioni, se siano gli ANBU a scegliere o se gli venga affibbiata dai superiori, ma perché porti la maschera di un boh, cervo? Renna? Daino? In effetti il giovane si aspettava dallo Yuki una maschera rappresentante un animale differente. Di sicuro non una preda. Forse un felino elegante e letale o un lupo, ma un ungulato proprio non se lo immaginava. Ah e poi, sono curioso, cosa ti aspettavi di trovare quando sei venuto a cercarmi?

 
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view post Posted on 25/10/2019, 13:39     +1   -1
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- Stai delirando, Kyōmei.
Aveva continuato a ridere, mentre il più giovane dava briglia sciolta alle sue paure, perdendosi nei meandri di scuse e parole buttate al vento, soltanto per giustificare la sua ridicola fobia. Poi, però, si era deciso a darsi un contegno; in fin dei conti debolezze come quelle non prendevano piede dall'assenza di controllo, quanto invece da spinte puramente irrazionali e che, pertanto, il Rosso non avrebbe mai potuto piegare. Neanche fosse stato il migliore tra i soldati dell'esercito della Nebbia... e per questo motivo era inutile continuare ad accanirsi al riguardo, anche se l'ANBU non poteva negare che fosse stato divertente punzecchiarlo fino a quel momento.
- E sembra che anche la Volpe concordi con me. È un bene che riesca a sopportarti, nonostante queste assurdità.
Fu quella l'ultima provocazione, buttata nel piatto senza però che apparisse come un rimprovero. Avrebbe potuto chiedere al Rosso di concedergli un colloquio con il demone, ma rinunciò in partenza alla cosa. Non aveva nulla d'importante da chiedere alla bestia codata - al più, avrebbe potuto continuare a prendere in giro il giovane in compagnia - e, oltretutto, sentiva che non vi fosse il bisogno di lasciare in disparte il chunin, soltanto per poter avere un confronto faccia a faccia con un'entità con la quale il suo ospite aveva dimostrato di saper convivere senza correre rischi, né per se stesso, né tantomeno per chi gli stava intorno.
- Non è stato il Mizukage ad ordinarmi di affrontarti. È stata una mia iniziativa.
Lo guardò, serissimo, attendendo che il concetto venisse marchiato con il fuoco nella sua mente.
- Pertanto, qualora Hayate-sama dovesse disapprovare certe conseguenze, la responsabilità sarà mia. Di nessun altro.
Passò poi a spiegare il resto. Raccontò di come l'avesse portato fin lì, ad un passo dalla morte, e del fatto che fossero passati soltanto tre giorni dal loro scontro; di quanto tempo avrebbero dovuto trascorrere in quella stanza, beh, nemmeno lui poteva esserne certo. I medici avevano parlato di una degenza di almeno due settimane, ma a causa dell'entità delle loro ferite, specialmente agli organi interni, forse sarebbe stato necessario pazientare almeno un mese, per scongiurare quantomeno il rischio di una ricaduta che, nel loro caso, avrebbe potuto rivelarsi fatale.
A quel punto, il Rosso sentì la necessità di mettere sul tavolo ogni suo dubbio, perplessità o curiosità. Fuyu acconsentì senza remore alla cosa - in fin dei conti erano costretti a trascorrere del tempo insieme, bloccati in un letto d'ospedale, tanto valeva fare un po' di conversazione.
- Jinchūriki. Nella mitologia, si indica con questo termine un uomo che porta dentro di sé lo spirito di un demone. È un termine assai denigrante, a dirla tutta, era mia intenzione usarlo per scatenare in te una reazione... ma se entrambi non lo conoscete, beh, mi è chiaro adesso il perché riusciate ad andare così d'accordo.
Si lasciò scappare ancora una piccola risata, la quale venne poi smorzata dalla seconda domanda. A quel punto, l'uomo tornò ad essere estremamente serio. Chiuse gli occhi, tornando per un istante indietro negli anni, al giorno in cui aveva scelto la propria identità da ANBU. Era stato tentato di fregiarsi della maschera di un pericoloso predatore, ma qualcosa in lui aveva fatto sì che l'ago della bilancia si spostasse verso una decisione assai differente.
- È un caribù. - puntualizzò, spiegando come si trattasse di un tipo di renna abituato a convivere con climi particolarmente rigidi - So cosa stai pensando. Eppure, voglio che tu capisca che non è la sola forza a definire uno shinobi. Un vero guerriero ha bisogno di altre qualità, da associare al mero potere. Perseveranza, adattabilità, tenacia. Senza si è come una bomba che, inesorabilmente, esploderà prima o poi. Senza, si rischia di venire accecati dalla foga e sottomessi da qualsiasi nemico sia un briciolo più saldo nella sua interiorità.
Vi erano poi altri significati da associare al caribù: famiglia, amore e lealtà, la ricerca della pace interiore. Qualcosa che non aveva mai condiviso con nessuno, al di là della sua dolce Haruko; qualcosa che forse mai avrebbe messo a nudo di fronte a qualcun altro - anche se il Rosso, a differenza di molti altri, era già riuscito a fare breccia nella sua corazza.
All'ultimo quesito, invece, rispose senza nemmeno riflettere.
- Un ninja ben più capace e potente del ragazzino che avevo affrontato sul tetto di casa sua, un po' di tempo fa.
Vi era soddisfazione nel volto di Fuyu, anch'egli compiaciuto di poter conferire un elogio così meritato al suo sottoposto.
- Pare proprio che l'abbia trovato davvero.



Edited by .Astaroth - 25/10/2019, 20:06
 
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view post Posted on 27/10/2019, 16:46     +1   -1
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In realtà, a prescindere dal conoscere o meno quella parola, una reazione c’è stata… Ridacchiò piano Yu, cercando di essere un minimo accorto nei confronti del proprio corpo decisamente debilitato. E’ solo che tu non hai avuto la fortuna di sentirla, Fuyu-san.

Cos’è che aveva detto? Ah già, « Ti faccio vedere io chi si ritroverà senza più un corpo in cui abitare, pagliaccio con la maschera da preda! Con le tue ossa mi ci pulisco i denti, omuncolo del cazzo! » o una cosa del genere. Ma non era stata tanto la parola denigratoria in sé a scatenare la furia di Kurama, quanto piuttosto il discorso seguente. Insomma, in un modo o nell’altro, lo Yuki era riuscito a pizzicare ugualmente la corda giusta, anche se non come aveva previsto lui. Quindi Jinchūriki stava ad indicare un uomo che custodiva dentro di sé lo spirito di un demone, eh? Non l’aveva mai letto da nessuna parte. Eppure di libri su yōkai e simili ne leggeva davvero un sacco…E c’erano anche lì termini precisi con cui indicare la possessione da parte di un bakemono. Senza contare che spesso e volentieri, molte persone che soffrivano semplicemente di qualche disordine mentale, venivano identificate sotto la voce “kitsunetsuki”: posseduto da una volpe. E questo era solo uno di tanti esempi che avrebbe potuto fare. Probabilmente, per riuscire a trovare qualcosa circa i Jinchūriki, avrebbe dovuto cercare in qualche altra ala della biblioteca…forse andando su argomenti di coltivazione demoniaca o roba simile, piuttosto che gli yōkai. Kasumi sicuramente avrebbe saputo aiutarlo se avesse voluto andare più a fondo nella faccenda, ma….beh, se era vero quello che aveva detto Fuyu, erano bloccati per un minimo di due settimane, se andava bene. L’idea di raggiungere il mese lo soffocava. Solo il pensiero di restare in quella stanzetta per così tanto tempo gli faceva venire i brividi, tanto che si convinse che avrebbe fatto di tutto pur di convincere i medici a farlo uscire dopo le due settimane obbligatorie. In fin dei conti abitava con un medico, se ci fosse stato qualche problema, Kai se ne sarebbe accorto immediatamente. No, proprio non riusciva a tollerare l’idea di stare rinchiuso in ospedale per così tanto tempo. Era fuori discussione. E quel tarlo che grattava in fondo alla sua testa, sussurrandogli malevolo che avrebbe potuto mandare a puttane la fatica e il pericolo affrontati dal suo superiore nel riportarlo a valle, quando lui stesso era ridotto in condizioni a dir poco estreme, doveva solo starsene zitto. Era grato a Fuyu di quello che aveva fatto, ovviamente, ma da qui a sopportare tutti quei giorni di reclusione forzata in quel posto…era un altro paio di maniche. Anche se c’era da dire anche che l’ANBU era stato dannatamente corretto. Quando Yu aveva insinuato che il Mizukage potesse prendersela con lui per aver fatto finire in ospedale lo Yuki, proprio questi con una serietà che tutto era meno che morbida, aveva confermato quanto il chunin aveva già immaginato da sé, aggiungendo che semmai si fosse verificato uno scenario simile, la colpa sarebbe stata solamente sua per aver agito di libera iniziativa. Il Rosso a quelle parole aveva annuito lentamente, in silenzio, senza aggiungere nulla, ma non era che gli andasse troppo a genio la cosa. Per quanto razionalmente fosse d’accordo - il ragionamento filava - non gli piaceva che l’uomo si prendesse tutta la colpa. Tuttavia questo faceva comprendere quanto fosse disposto a rischiare Fuyu per proteggere il villaggio. Non contento di quanto gli era sicuramente stato raccontato da Hayate-sama, circa quello che era accaduto sul tetto del palazzo della Nebbia, anche senza che il suo diretto superiore gli ordinasse alcunchè, si era preso la libertà e l’onere di controllare con mano. Per essere davvero sicuro. Con tutte le conseguenze che sarebbero potute scaturire dalle sue azioni. Non voleva chiederselo, non doveva farlo…eppure fu più forte di Yu. Gli venne naturale domandarsi cosa avrebbe provato il superiore se, alla fine, le cose fossero andate male, se gli sarebbe dispiaciuto almeno un po’ doverlo eliminare o se, una volta indossata quella maschera, le emozioni si quietavano come la superficie di ceramica stessa. Ne dubitava. Non sapeva come funzionasse, ma di certo non in quella maniera…piuttosto il contrario. Tutto ciò che si provava, non superava la maschera, restava dietro, rinchiusa, e non fuoriusciva per nessuno, ma chi le possedeva vi faceva ugualmente i conti.
Beh, per fortuna era andato tutto bene. Non aveva senso farsi quelle domande. Magari in un mondo parallelo era andata diversamente, ma non lì: lì lui si era fatto capire chiaramente, ed era l’unica cosa importante.
Nonostante questo, ascoltò con molto interesse ciò che Fuyu gli disse circa la sua maschera. Non aveva nessun obbligo di rispondergli, anzi, Yu era quasi certo avrebbe glissato la domanda, comprendendo esso stesso che, quell’argomento, per un ANBU, fosse un tantino troppo personale da poter condividere con qualcuno. Eppure lo Yuki non si era tirato indietro e, anzi, come quella volta poco prima dell’esecuzione effettiva di Endo Keizo, ci aveva aggiunto anche una piccola lezione su cosa significasse davvero essere uno Shinobi. E per quanto fosse qualcosa che già sapeva, sicuramente era qualcosa che il Rosso di un tempo, di prima della sfida sul tetto di casa, non si sarebbe mai aspettato di sentire proprio dal Capo ANBU. E in quel momento si ritrovò a pensare la stessa cosa con cui tante altre volte si era ritrovato a fare i conti, sia con Fuyu che con altre persone e…creature. Forse per la prima volta in maniera conscia si ritrovò ad ammettere che ammirava l’uomo che stava sul letto accanto al suo. Aveva ragione. Aveva indubbiamente ragione. La mera forza era nulla senza il collante di tutte le altre qualità che un vero Shinobi doveva avere. Un castello di carte pronto a cadere alla prima folata di vento. E sebbene Yu fosse abituato a pensare in quella maniera, a cercare d’essere non il più forte sul campo di battaglia, quanto il più sveglio, sentirlo dire da qualcuno come lo Yuki rendeva il tutto molto più reale di quanto non fosse mai stato.


« Sai cosa si dice dei caribù? » Chiese a quel punto la Volpe, interrompendo il flusso di pensieri del suo tramite umano. « Si dice che offra cibo al Lupo, ma che questi, cacciandola, la renda più forte. »
Perché impara, vero? Perché continuando a correre diventa più resistente, non arrendendosi all’inseguitore, aggrappandosi alla vita con tutta la forza sei suoi zoccoli, riuscendo, piano piano, a conoscere il suo predatore e, di conseguenza, a fregarlo.
« Ma guarda un po’, allora c’è una manciata di sale in quella zucca fulva! »
Oh avanti, lo sai benissimo che c’è sempre stata!
La voce profonda di Kurama rimbombò in una risata. « Diciamo di si. »
Anche le volpi sono un po’ come i caribù, no?
« Se ti riferisci alle volpi comuni, lo sono. » E c’era un enorme “Io sto in cima alla catena alimentare” nascosto in quelle parole, neanche troppo bene.
« Sono sia predatori che prede allo stesso tempo. Si sono adattate a qualsiasi clima del continente, caldo, freddo, temperato. E sono la disgrazia di alcuni, come la fortuna di altri…ma proprio per questa loro natura duplice sanno meglio come difendersi. »

In realtà, sulle volpi Kurama avrebbe potuto spendere anche qualche altra parola in più, ma sentì che l’attenzione di Yu era tornata verso il superiore che aveva replicato in tempi davvero brevissimi a quell’ultima domanda posta dal ragazzo. Fatta più per curiosità che per altro, fu forse quella la cui risposta lo stupì di più di tutte, sia per la rapidità con cui Fuyu sciorinò quelle parole, sia per la soddisfazione visibile sul suo volto, sia perché non si aspettava un elogio così diretto. Già il solo fatto che non si aspettasse di trovare un mostro travestito da lui o qualcosa di simile, ma bensì uno Shinobi, lo stesso che aveva affrontato sul tetto di casa, ma ben più preparato, era ragione di orgoglio da parte del chunin.., ma il fatto che lo Yuki ammettesse anche che le sue aspettative erano state ricambiate, beh, quello era incalcolabile. Yu sgranò gli occhi pensando di aver sentito male, pizzicandosi la coscia sotto le coperte, si sa mai fosse ancora nel mondo dei sogni. Ma non era così, il dolore arrivò forte e chiaro così come anche un po’ di imbarazzo, ma di quelli belli.

Arigatō. Cercò di ringraziare con un minimo di compostezza, per quanto la posizione sdraiata gli concedesse, prima di stemperare la situazione con un sorriso furbo e una battuta. Però speravo di averti stupito almeno un po’, e invece già te lo aspettavi. Beh…in fin dei conti l’avevo promesso. Proprio di fronte a lui, sempre all’esecuzione di quella feccia, si era ripromesso che non sarebbe più dovuto succedere che un suo compagno tornasse ferito come era capitato a Shi da una missione di cui era responsabile. Seguendo il consiglio del superiore, si era concentrato per migliorare. E tra una crisi continentale e l’altra, eccolo lì a ringraziare proprio chi gli aveva dato una dritta in quella situazione e che ora riconosceva il frutto del suo lavoro e…della sua fortuna? Qualsiasi cosa fosse, certo era che Kurama aveva una bella fetta di meriti nei suoi miglioramenti. Non che senza non ci sarebbe riuscito, tuttavia il demone era un compagno importante. E a proposito di questo, c’era qualcosa che Yu voleva che fosse chiaro nel rapporto che aveva con la Volpe, qualcosa che scherzosamente Fuyu aveva accennato poco prima.

Ah, a proposito del fatto di sopportarmi…lui non ha bisogno di farlo. Disse, piuttosto serio per il suo standard. Lui mi accetta. Con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, pacchetto completo. Ed era una cosa che nemmeno suo padre aveva mai fatto e che ben pochi erano in grado di fare. In fin dei conti, in quel mare di anime, sarebbe stato ben stupido andare a scegliersi qualcuno che poi avrebbe dovuto sopportare per chissà quanto tempo, no? Tanto valeva optare direttamente qualcuno che gli piaceva. Ridacchiò, ricordandosi di quando aveva detto in faccia a Kurama come fosse andata veramente, secondo lui, la sua scelta. Quel “perché io, infondo, ti piaccio” a cui la Volpe non aveva ribattuto e anzi, il giovane aveva visto le punte delle sue code muoversi piano. E lui? Beh poteva sembrare che lui non avesse avuto una vera scelta, dato che gli si era presentato il tutto davanti a cose fatte, ma in realtà la Volpe gli aveva dato tutto il tempo per iniziare a capire durante quella sua prova. Quindi si poteva dire che anche Yu avesse accettato Kurama. “Io sono te e tu sei me” come dicevano sempre, insomma. Ma questa era storia ormai, e c’erano ancora altri interrogativi che il ragazzo aveva da fare al superiore. Ora che ci penso, non hai più risposto a quella domanda! Disse di punto in bianco, come se i ricordi di tre giorni prima stessero rimettendosi assieme mano a mano. Ovviamente si riferiva a quelle parole taglienti che aveva rivolto per provocazione a Fuyu quando questi l’aveva colpito all’addome. E inoltre, quella ferita alla testa…come te la sei fatta? Non ricordo di averti colpito lì… Fece un cenno con il capo, indicando la benda che fasciava la fronte del superiore, accigliandosi. Effettivamente aveva qualche buco di memoria circa lo scontro ancora, quindi magari non ricordava, ma era stato davvero lui. …L’ho fatto?

 
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view post Posted on 4/11/2019, 19:27     +1   -1
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- Accettarti, dici?
Lo guardò dubbioso, non tanto circa la veridicità delle sue parole - in fondo, non aveva alcun motivo per cui non credere ad esse - quanto invece perché loro stesse davano vita ad una domanda legittima: perché, tra tutte le persone che avevano calpestato il suolo di Fukagizu, il demone aveva scelto proprio lui? Gli piaceva, questa era l'unica risposta, la quale del resto era già sgusciata fuori dalle labbra dello stesso Yu, ma ancora una volta c'era da chiedersi per quale ragione. Cosa in particolare la Volpe apprezzava del Rosso? La determinazione, forse? Il suo essere assai diverso dalla miriade di anime che Kurama aveva incontrato? Era una domanda molto interessante da porre, ma decise di tenerla per sé. Dopotutto, ciò rientrava nell'intimità del rapporto fra il chunin e il demone, qualcosa di cui - a parte, forse, un briciolo di curiosità - avrebbe dovuto rimanere all'oscuro. Ciò che era davvero importante, per il bene della Nebbia, era che la loro unione non fosse impari e non prevedesse una sottomissione del ragazzo al suo ospite; cosa che, ovviamente, aveva verificato durante il loro scontro. Gli bastava questo, a conti fatti.
- Capisco.
Concluse, forse in maniera sbrigativa, certo che, almeno per il momento, non avrebbe aggiunto null'altro.
Poi rise, perché ancora una volta il più giovane tirò fuori un argomento sul quale avrebbe preferito tacere. E lo avrebbe fatto ancora, perché in fondo non c'era poi molto su cui curiosare - certo che erano stati in molti a ferirlo, era pressoché impossibile che shinobi di un certo calibro si fossero forgiati mantenendo la propria pelle candida e liscia come il velluto. Era il sangue a formare un ninja, niente di più, niente di meno.
- Di certo era la prima volta che venivo ferito da un moccioso. Devo dartene atto.
Poi, prese una pausa di qualche secondo.
- Ad essere sinceri, nemmeno io ricordo bene come sia successo. Immagino sia accaduto quando mi hai fatto cadere, distruggendo il supporto di ghiaccio che mi teneva in aria. Non trovo altre spiegazioni.
E ciò, ovviamente, non faceva che avvalorare la sua tesi. Nella caduta, dopo essere stato lacerato dalle lame di Kenmaki, doveva aver picchiato la testa - un episodio che nemmeno ricordava, a dirla tutta, ma che rimaneva l'unica opzione sensata. L'assenza di ricordi al riguardo, in effetti, poteva esserne una conseguenza.
Ad ogni modo, esauite le domande a cui dover dare una risposta, Fuyu poté tornare su di un argomento del quale avrebbe gradito sentire il parere del suo giovane interlocutore e lo avrebbe fatto riallacciandosi a quanto lui stesso aveva detto. Già, quella promessa. Certo, da quando Shi aveva rischiato la pelle sotto la sua supervisione, il Rosso aveva dimostrato di aver raggiunto traguardi insperabili, per un ragazzo come i tanti che militavano tra le file della Nebbia. Eppure, malgrado gli sforzi, il sudore e il sangue che aveva versato... Shi se n'era andato. Non che fosse una sua responsabilità, dopotutto, ma c'era da chiedersi quanto la cosa l'avesse colpito. E Fuyu sì, se lo chiedeva, perché in fondo Yu aveva fatto quella promessa anche a lui, oltre che a se stesso.
- A proposito di quella promessa, Yūzora... cosa pensi di quanto è accaduto a Shi?
Nel suo viso, non vi era più traccia d'ilarità. Né di rimprovero, a dirla tutta. Vi era solo una profonda attenzione, come se avesse aspettato anche troppo per porre al Rosso quella domanda.

 
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view post Posted on 10/11/2019, 16:57     +1   -1
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Non sarebbe andato oltre quanto aveva svelato al superiore circa il suo rapporto con Kurama e fu grato a Fuyu per aver deciso di non indagare ulteriormente sulla faccenda. D’altronde la Volpe non si fidava ancora completamente né di lui, né di qualsiasi umano gravitasse attorno a Yu o al di fuori del suo raggio di conoscenze. Il Rosso lo percepiva chiaramente sotto la pelle: era come se il demone non fosse mai veramente rilassato quando non erano soli. Stava in guardia, scrutava tutto attraverso i sensi del suo tramite, valutava, giudicava…e spesso e volentieri il suo parere veniva macchiato dal rancore millenario che covava dentro di sé. Però stava migliorando un po’, almeno con determinate persone. Non l’avrebbe mai ammesso, ma con Takumi, ad esempio, per quanto decantasse quanto lo detestasse oltre ogni misura, riusciva a leggere i suoi comportamenti a volte molto meglio di Yu stesso. Il che indicava un minimo di interesse nel farlo, un voler andare oltre la facciata umana, qualcosa che non capitava praticamente con nessuno al di fuori del Rosso. Addirittura non memorizzava i nomi! O magari lo faceva, ma per sprezzo si rifiutava di usarli. LinguaLunga, Bambina Invisibile, Anfibia con l’Arco, Ghiaccio, Altro Ghiaccio…erano tutti modi in cui Kurama si riferiva alle persone che giravano attorno al suo umano. Forse l’unico a cui non aveva affibbiato un nomignolo era il Mizukage, ma semplicemente perché non era riuscito a trovarne uno che lo soddisfacesse. Addirittura quelli che comparivano e poi sparivano dalla vita di Yu in breve tempo erano definiti “omuncoli” o “tipi”, persone che forse lo stesso ragazzo avrebbe scordato prima o poi, tanto valeva non dargli importanza fin da subito. Insomma, era chiaro che il rapporto tra Kurama e l’umanità non fosse idilliaco: ce l’aveva ancora a morte per quanto gli era accaduto, quella ferita sanguinava ogni volta che la Volpe finiva col ripensarci…di conseguenza, era chiaro che non fosse molto propensa a andare a spiattellare i fatti suoi e del Rosso con tanta facilità. E questo Yu lo sapeva fin troppo bene. Quindi la conclusione secca e senza fronzoli dell’ANBU fu piacevolmente accettata sia da lui che dal demone: meno cazzi e mazzi su come svicolare eventuali domande più specifiche e personali. Però quello andava detto. Era qualcosa che per Yu era importante. Perché, in fin dei conti, non erano i medici la paura più grande che il chunin possedeva. Quella era in superficie, contrariamente in profondità c’era una ferita molto più vecchia e dolorosa, una di quelle che, proprio come quella di Kurama, ogni tanto tornava a fare male. Forse anche questa affinità aveva spinto il demone verso di lui, chissà. E chissà se sarebbe mai riuscito a curare quella lacerazione nell’anima della Volpe, considerato che lui stesso non era in grado di curare la propria. Aaaaaah! Gli si stava acuendo il mal di testa perdendosi in quei pensieri aulici! Per fortuna Fuyu alleggerì un momento l’atmosfera con la sua risata che, ormai, Yu iniziava a percepire come normale. Sembrava che la sua domanda circa quanti fossero riusciti a ferirlo a quel modo, fosse particolarmente divertente. Meno divertente fu la risposta.

Ehi! Io non sono un moccioso! Rimbeccò il Rosso non appena si sentì chiamato a quel modo. Ma com’era che lo chiamavano tutti “ragazzino” o “moccioso”? Che cavolo! Se lo fossi davvero non sarei riuscito a farti neanche un graffio, come l’altra volta!

Per altro pensava che se si fosse saputo in giro che “un moccioso” aveva spedito il Capo ANBU all’ospedale, Fuyu non ci avrebbe fatto una così gran bella figura…ma quello lo tenne per sé, ben sigillato dietro a quel broncio - da moccioso, ma non diciamoglielo - che si sciolse qualche attimo dopo, durante la spiegazione della ferita ricevuta alla testa dal più grande. Pareva che nemmeno lui ricordasse come fosse accaduto, ma ipotizzò fosse la conseguenza della caduta dal supporto di ghiaccio che lo teneva sospeso in aria fino a quando Yu non lo aveva distrutto nelle ultime battute del loro scontro. Aveva senso, in effetti, e aveva senso, a questo punto, che non avesse ricordi a riguardo. Una piccola amnesia dovuta alla brutta botta. Di suo Yu non aveva visto la caduta del superiore, aveva sentito il tonfo, ma non lo aveva visto precipitare…in quanto stava cadendo a sua volta. Voltò un momento lo sguardo su Kenmaki, poggiato sul muro, lì affianco al letto: le lame erano ancora sozze di sangue incrostato…avrebbe dovuto pulirle al più presto se non voleva che si rovinassero irreparabilmente. Se fosse accaduto, l’unico modo per tornare ad utilizzare il wagasa sarebbe stato far fabbricare delle lame nuove con cui sostituire quelle ormai inutilizzabili. Se Kai fosse venuto a trovarlo, avrebbe potuto chiedergli il favore…sempre che non fosse troppo furioso. Perché, in caso, glielo avrebbe distrutto lui Kenmaki. Sì, in testa.
Sospirò, un po’ affranto, e proprio in quel momento Fuyu gli fece la prima domanda da quando si era svegliato. Quasi gli venne un colpo quando gli chiese di Shi. Ma al contrario di quanto la sua mente aveva processato in un primo momento - eventualità disastrose - la domanda non era maliziosa, indagatoria, o che altro…semplicemente voleva sapere come l’aveva presa. A riguardo era ancora confuso lui stesso. In quel momento per lui Shi era come un gatto chiuso in una scatola con del veleno: non si poteva sapere se il gatto fosse vivo o morto finchè non si fosse effettuata una effettiva osservazione. Senza aprire la scatola ci sono le stesse probabilità che il gatto sia ancora in vita o sia deceduto. Lo stesso valeva per il moro.
La notizia ufficiale era che fosse morto in un incendio, un incidente stupido, ma il Rosso aveva ricevuto quel biglietto anomalo su cui era rimasto l’odore dell’amico, quindi c’era una speranza che in realtà fosse ancora vivo. Ma finchè Yu non avesse constatato la cosa con i suoi occhi, Shi era contemporaneamente sia vivo che morto. E lui le fasi del lutto le aveva comunque passate tutte. Non era a Kiri quando era accaduto il tutto. Era arrivato a cose fatte. E quando gli era stato riferito da Kai e Shizuka cosa fosse successo, beh…non ci aveva creduto. Non ci aveva creduto finchè non aveva partecipato al funerale. Finchè le ceneri di Shi non erano state tumulate alla base del vulcano nel quartiere degli Yōton. Aveva passato dei giorni di merda. Era addolorato, arrabbiato con tutti ma soprattutto con sé stesso. Irrazionalmente.


Io non c’ero. Disse, dopo lunghi istanti di silenzio, con gli occhi a fissare il soffitto prima di voltarsi di nuovo verso il superiore e ripeterlo. Nella voce si percepiva ancora il residuo di quella rabbia. Io non c’ero. Me lo sono ripetuto per tanti giorni dopo averlo saputo, incolpandomi irrazionalmente di qualcosa su cui non avrei avuto potere nemmeno se fossi stato a Kiri e non in missione. Ma a botta calda non riuscivo a togliermelo dalla testa. “Se fossi stato qui, avrei potuto fare qualcosa” mi dicevo “Se non fossi stato ad Ame con quella lumaca schifosa, magari non sarebbe successo”. Ero anche convinto che sia lui che Urako ce l’avessero con me per quanto accaduto ad Hatoma...non gli avevo più visti, né l’una né l’altro, quindi non avevo potuto nemmeno togliermi questo veleno dalla mente prima di ricevere la notizia. Poi a Fukagizu ho capito che erano solo cazzate, ma…Shi non c’era più da un pezzo. Prese un respiro, respingendo quell’occlusione alla gola che gli si era formata. Ero molto arrabbiato. Ma non perché mi fossi impegnato un sacco e non fosse bastato a salvare un mio caro amico. Non ci ho nemmeno pensato a quello, io…non riuscivo ad accettare che da un momento all’altro lui non ci fosse più. Solo dopo un certo periodo ho iniziato a metabolizzare la cosa, a capire che anche se fossi stato a casa probabilmente non avrei potuto fare nulla, perché avrei scoperto dell’incendio solamente al mattino. E ho smesso di incolparmi, non aveva alcun senso farlo, nessuna utilità. Piuttosto ho cercato di pensare a come fare per evitare che si ripeta di nuovo. Fece una pausa. So di essere uno Shinobi e non un Eroe, so che ci saranno altre occasioni in cui salvare tutti sarà impossibile, ma questo non significa che non debba provarci. Significa solo che devo trasformare quell’impossibile in possibile. Sorrise pallidamente. In qualche modo. Forse sarebbe sembrato un discorso stupido a Fuyu, ma alla fine era quello che pensava. Era stato sincero nel parlargli…non aveva dovuto inventare o dissimulare nulla perché aveva vissuto tutto sulla sua pelle, prima di avere tra le mani quel biglietto. E anche ora che lo aveva letto, non cambiava nulla: Shi era andato via o era morto. Non c’era più in entrambi i casi. Non era riuscito né a salvarlo né a fermarlo e non sapeva ancora se fosse in vita o sotto tre metri di terra. In un orizzonte così incerto, l’unica cosa sicura riguardava sé stesso: andare avanti per migliorare, per evitare che succedesse ancora. Nulla di diverso di quanto promesso quella volta all’esecuzione di Endo Keizo.

« Ragazzo? » Kurama, che era rimasto zitto zitto per tutta la durata di quella conversazione, si fece infine sentire. Il tono serio. Quasi stesse per dire qualcosa di importante.
Mh?
« E’ per questo che mi piaci. » Disse, usando il modo di dire canzonatorio che di solito usava Yu. « E’ per questo che credo in te. »
Attento, guarda che così potrei montarmi la testa.
« Non ti preoccupare, te la rimetto a posto io, se dovesse servire! »
Rise tra sè. Arigatō. Fece, ricompostosi. Grazie, davvero.

 
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view post Posted on 29/11/2019, 16:19     +1   -1
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C'era poco da fare. Per quanto fosse diventato ben più abile e determinato, dall'ultima volta in cui lo aveva affrontato, il Rosso rimaneva pur sempre un ragazzo. Fu dura trattenersi dal ridere in maniera irrefrenabile, quando il giovane si sentì a dir poco punzecchiato dopo essersi sentito chiamare moccioso; ovviamente, Fuyu non aveva usato quel termine in senso dispregiativo - ed era chiaro che lo stesso Yūzora non si fosse realmente offeso, ma anzi si stesse prestando al gioco del superiore, abboccando al suo amo senza curarsi di apparire ingenuo o infantile. Ad ogni modo, l'ilarità che caratterizzò quel momento scemò nel giro di poco, mentre gli argomenti messi sul tavolo di discussione si facevano ben più seri.
Momochi Shi. Yu vi era davvero legato. La cosa trapelava non soltanto dalle parole spese in suo ricordo; tutto, in lui, lasciava far intendere quanto profondo fosse il legame che li aveva uniti: i gesti, la voce, le espressioni, ogni minimo dettaglio del corpo del chunin era ben più eloquente di quanto lo fosse il suo discorso. Un monologo assai toccante, a dirla tutta, tanto da lasciar basito persino lo stesso ANBU. La maturità raggiunta dal Rosso era tangibile, il solo rendersi conto di non poter sempre vestire i panni dell'eroe in grado di risolvere la situazione senza sacrificare nessuno era un grosso passo in avanti, rispetto alla mentalità ancora sognatrice di chi s'illudeva del contrario. Oltretutto, Fuyu poté come sentire la propria pelle rabbrividire, vulnerabile davanti a tanta determinazione.
"Trasformare l'impossibile in possibile..." ci ragionò su per qualche secondo, chiedendosi in quale esatto momento della sua vita avesse smesso di perseguire lo stesso obiettivo. Dopo la morte di suo figlio? Oppure in seguito al crollo emotivo della sua amata Haruko? No, il giorno in cui aveva smesso di seguire la strada opposta a quella percorsa da suo padre era da ricercare molto più indietro, quando per amore della Nebbia non aveva fatto altro che imboccare un sentiero che, contrariamente alle sue ambizioni, lo aveva reso più simile all'uomo tanto odiato di quanto avrebbe desiderato ammettere. Sicuramente, quando ciò era accaduto, doveva essere più giovane del ragazzo che aveva davanti.
Perciò, si ritrovò a rimuginare sul suo interlocutore. Lo valutò, ma non tanto come uomo; no, il Rosso aveva già dato dimostrazione di essere uno spirito caparbio e carismatico, a dispetto di molti elementi influenti della Nebbia stessa. Ma come shinobi, beh... il discorso diventava più contorto. Indubbiamente aveva dato prova di possedere abilità fuori dal comune, coniugata con una grinta indomita che l'aveva portato in breve tempo ad avere un controllo assai equilibrato sul chakra della Volpe. Eppure, essere uno shinobi non significava soltanto possedere una forza inaudita. Oh, lui lo sapeva bene. Significava essere un'arma, quando c'era bisogno di uccidere. O una pedina, quando la necessità era quella di essere sacrificati.
Pertanto, avendo in un certo senso preso Yu sotto la sua ala protettiva, si ritrovò con una domanda a dir poco assillante. Entrambi erano così simili, quanto diametralmente opposti, come il sole ardente e la neve che ammantava un inverno glaciale. Allo stato attuale, tuttavia, quel giovane era ancora acerbo militarmente. O meglio, era come una spugna. Ciò che sarebbe divenuto dipendeva solo dal tipo di liquido di cui si sarebbe inzuppato.
A quel punto, sentiva di dover sapere.
- Poniamo che Shi sia ancora vivo.
Non lo stava realmente pensando, né voleva dare al chunin false speranze. Ciò che desiderava era che il suo interlocutore immaginasse la situazione, plasmandola nella sua mente affinché la credesse reale e potesse rispondere sinceramente. La serietà calò sul viso di Fuyu come fiocchi di neve su di un prato che, fino a poco tempo prima, pareva ospitale e rigoglioso, ma che ora era divenuto arido e letale.
- In questo caso, sarebbe considerato alla stregua di un traditore. Qualcuno che potrebbe minacciare la sicurezza della Nebbia, anche soltanto respirando, dato che l'eredità dei Momochi sembra essere così preziosa e ambita da chi ha a cuore la rovina della nostra gente.
Sembrava quasi che Fuyu avesse deciso d'ignorare l'intima confidenza del più giovane, ma la realtà non poteva essere più lontana dall'apparenza; proprio perché le parole di Yu avevano fatto breccia nella sua corazza, il jonin sentiva la necessità di sapere. E non vi era altro modo, se non metterlo di fronte ad una prospettiva così drastica, seppur remota e soltanto ipotetica. Dalla sua risposta, forse, dipendeva quale piega avrebbe preso il loro rapporto, da quel momento in avanti.
- Se ti venisse chiesto di catturarlo o, peggio ancora, ucciderlo... cosa faresti?
Durante tutto il tempo in cui aveva elaborato la domanda, non vi era stato un solo istante in cui i suoi occhi plumbei, specchi d'un ghiaccio maturato in decine d'inverni, si fossero staccati da quelli del ragazzo, sulle cui spalle adesso gravava il peso di un quesito tutt'altro che banale.

 
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Era impossibile capire quali pensieri si agitassero dietro quelle iridi plumbee. Per quanto Yu le scrutasse, proprio non riusciva ad intuire che effetto avessero avuto le sue parole sul superiore, se lo ritenesse uno smidollato per essersi fatto tante pippe mentali su qualcosa che sicuramente avrebbe potuto ripetersi un giorno o l’altro, o se credesse che il suo modo di pensare fosse estremamente ingenuo e inadeguato alla professione che aveva intrapreso. Un muro di fumo nero lo attorniava, impedendogli di scorgere un barlume al di là di quella fitta cortina scura, un sentiero, una piccola traccia di che cosa Fuyu pensasse realmente dopo quelle sue parole. Tuttavia il supporto di Kurama era più che importante. Il fatto che il demone credesse in quella sua determinazione faceva la differenza e stabilizzava un poco il terreno fragile su di cui il ragazzo si stava muovendo. Generalmente non gli piaceva parlare di quel genere di cose…esporsi a quel modo, lo faceva solo con chi riteneva fosse realmente in grado di ascoltarlo e capirlo. Era una sincerità che usava solo con chi si fidava e l’ANBU era l’unico adulto ad avere quel privilegio. Ma, proprio per lo stesso motivo, sarebbe bastata una parola, per far crollare definitivamente il suolo sotto ai piedi del Rosso. Quel suo stato lo metteva in una posizione senza guardia e, con le difese abbassate a quella maniera, un nonnulla sarebbe stato sufficiente a fare un danno irreparabile. I Rospi gli avevano insegnato che era buona norma prepararsi ad attutire il colpo, ma in realtà non sapeva proprio cosa aspettarsi da parte del più grande dopo quel suo approccio tanto aperto. Non riusciva a leggerlo. Fuyu era come un bel libro scritto in un linguaggio a lui sconosciuto. Sfogliava le pagine, vedeva i decori, le miniature, vedeva le parole, ma non le capiva.
E fu in questo clima d’incerta aspettativa che il castano fece qualcosa che Yu decisamente non si aspettava: saltò a piè pari il discorso precedente e ne imbastì uno del tutto nuovo, seppur collegato all’argomento Shi. Rimase un momento confuso, il Rosso, da questo repentino cambio di marcia, avvenuto addirittura senza ricevere alcun effettivo riscontro alla risposta della domanda di prima, ma cercò lo stesso di concentrarsi sulle parole del superiore. Più perché aveva tutta l’impressione che la faccenda si stesse facendo seria, che perché avesse in qualche modo intuito dove volesse andare a parare con quel discorso ipotetico. Non pensava avesse in qualche modo capito che il moro potesse non essere proprio proprio morto come aveva dato da credere…quindi gli veniva difficile fare previsioni d’ogni tipo.
Tuttavia mantenne lo sguardo attento sugli occhi glaciali di Fuyu, per tutto il discorso, aggrottando le sopracciglia accigliato nel momento in cui vennero citati i Momochi - visto che, da quanto ricordava, gli risultava ce ne fossero diversi fuori Kiri - e sbarrando un poco gli occhi quando quel quesito finale gli piombò sulle spalle con tutto il peso che possedeva.
Già, che avrebbe fatto lui se Shi fosse effettivamente ancora vivo, fuori dal Villaggio, quindi bollato come traditore e fosse stato inviato proprio lui ad ucciderlo? Gli corse un brivido lungo la schiena alla sola idea. E non per paura del moro stesso, ma per l’intera situazione in sé. Tremendamente sbagliata, tremendamente difficile. Un contorto garbuglio che l’avrebbe portato a dover decidere se seguire i suoi sentimenti o il suo dovere…e non era semplice come poteva apparire ad uno sconosciuto riuscire a districarsi in quel gomitolo dai mille fili. C’erano tante cose da considerare e, anche se non avrebbe mai potuto realmente sapere come avrebbe reagito davvero se non si fosse veramente trovato di fronte a quella situazione - ma questo sicuramente lo Yuki lo sapeva meglio di lui - analizzare il tutto risultava davvero complicato.


« Non mi pare una domanda così difficile. »
Oh lo è invece…molto. E non solo per la risposta, ma anche per chi mi ha posto di fronte a questo problema.
« Mettiamola così: che faresti se Testa di Procione facesse del male a qualcuno a cui tieni. Mh? Al Ghiaccio ad esempio o alla Bambina Invisibile...anzi, ancora meglio! Che faresti se facesse del male al tuo caro LinguaLunga? »
Ovvio, non chiuderei gli occhi di fronte a questo! Non glielo perdonerei. Non glielo perdonerei mai.
« Hai la tua risposta, allora. »
Ma se non facesse nulla di tutto questo, io…
« Hai la tua risposta anche per questo, no? Tira fuori le palle e dillo. »

La faceva facile lui. Ma non era che fosse semplice dire al Capo ANBU che, in una determinata situazione, probabilmente avrebbe arbitrariamente e deliberatamente disobbedito agli ordini. Anche se era vero, non era per nulla facile. Sapeva che se lo avesse fatto, quella domanda che ancora serbava dentro di sé, quel desiderio, adesso che era finalmente fuori, avrebbe iniziato a ritirarsi piano piano nel suo guscio, laddove era sempre stato fino a quel giorno. Allo stesso tempo, sapeva che mentire non sarebbe stata una cosa intelligente: Fuyu se ne sarebbe accorto immediatamente e, probabilmente, il risultato sarebbe stato ancora peggiore del precedente. Alla fine, quindi, era un po’ come scegliere tra due mali, doveva solo pescare quello minore. Essere sincero, completamente. Abbassare ancora un po’ la guardia…mettersi a nudo del tutto e mostrare fino a che punto avrebbe potuto essere un verme agli occhi di qualcuno che avrebbe dato tutto per la propria patria.
Chiuse gli occhi qualche istante, prendendo un gran bel respiro prima di tornare a guardare il soffitto della camera - che negli ultimi minuti era divenuta fonte di grande ispirazione evidentemente - e trovare le parole, tutte le parole che gli servivano. Ben sapendo che, come suo solito, avrebbe detto anche di più di quello che serviva.
Infatti iniziò con una premessa, prendendola larga, quasi per darsi tempo.


Francamente non penso siano i Momochi la vera minaccia. Disse, agganciandosi al discorso che aveva fatto il superiore. Se fosse veramente così, nel momento in cui Shi si prese il compito di catalogarli, Kiri avrebbe dovuto mandargli qualcuno appresso per eliminare il problema alla radice, mano a mano che faceva rapporto. O aspettare di avere tutto in mano e poi provvedere a fare piazza pulita in una volta sola, insomma. Loro sono solo un mezzo e, come loro, ce ne sono tanti altri: eliminassimo i Momochi, i nemici di Kiri troverebbero qualcos'altro con cui minacciare la Nebbia. La soluzione non è continuare a levare di mano il kunai a quella gente, ma far rotolare direttamente la loro testa. Almeno, così la penso io. Tagliare la testa al serpente e farla finita una volta per tutte. Era pienamente cosciente che non sempre fosse attuabile e che, a quel punto, la manovra di prassi era quella di precedere le mosse avversarie e levargli da sotto mano qualsiasi arma potessero impugnare per minacciare il Villaggio. Tuttavia erano solo toppe, soluzioni temporanee, nulla che metteva davvero un punto fermo a quella follia. Ma quel discorso centrava ben poco con ciò che aveva realmente da dire…e per fare questo, si voltò direttamente verso Fuyu, guardando in quegli occhi scuri, mentre pronunciava ogni singola parola. Premesso questo, circa la possibilità ipotetica di uno scenario in cui Shi è ancora vivo e traditore...penso che farei più o meno quello che hai fatto tu con me: valuterei se la persona che ho di fronte è ancora l’amico che conoscevo o se è qualcuno del tutto differente. Fece serio, con la voce che grattava sulla gola secca. A quel punto, se dovessi rendermi conto che non fosse recuperabile e potrebbe essere un pericolo per il Villaggio, ma soprattutto per le persone a cui
tengo...o peggio, se agisse direttamente e volontariamente ai danni di queste ultime, non potrei accettarlo. Proprio perché un tempo è stato anche lui un mio amico, non lo perdonerei e farei ciò che è necessario per fermarlo. Anche se questo dovesse significare ucciderlo.
A malincuore, con la morte nell’anima, ma l’avrebbe fatto. Perché la rabbia, la delusione, così come la consapevolezza che avrebbe potuto farlo di nuovo, sarebbero state un motore talmente potente, che l’idea di dargli una seconda possibilità non avrebbe avuto alcuna speranza d’affacciarsi su quell’orizzonte e frenarlo. Questa però era la risposta facile…ora veniva quella difficile, quella per la quale faticava a continuare a guardare negli occhi il superiore. Ma doveva farlo, si trattava di rispetto anche quello, infondo. Se, però, la persona che avessi di fronte si dimostrasse il solito Shi di sempre...Se non mostrasse alcun intento bellicoso nei confronti di Kiri e nessun altro… Deglutì, buttando giù quel groppo che gli serrava la gola. In quel caso non credo riuscirei a portare a termine l'incarico. Tornerei al villaggio con un nulla di fatto e me ne prenderei la piena responsabilità. Ecco lo aveva detto. E fu come togliersi un grosso peso dallo stomaco. Tanto che riuscì quasi a sorridere, un sorriso amaro, consapevole di aver forse deluso chi lo stava ascoltando. E gli sembrava quasi di sentirlo quel guscio chiudersi con un “clack” secco, seguito da una serie di ticchettii più lievi, quasi quella domanda stesse, da dentro, serrando una serie di lucchetti, per sigillarsi lì dove alla fine era sempre stata. Anche se ciò che farei sarebbe simile a quello che hai fatto tu, il risultato sarebbe diametralmente opposto. Per quanto tu abbia fatto tutto di testa tua, nel bene e nel male hai agito nell'interesse del Villaggio e, per questo, verresti ritenuto uno Shinobi esemplare...io invece, se facessi l’ultima cosa che ho detto verrei probabilmente bollato come feccia della peggior specie... Sì, ne era consapevole. Ma mi andrebbe bene così. Si volse di nuovo verso il soffitto candido, riflettendo, ammettendo ciò che non era in grado di accettare. E’ vero, gli Shinobi sono armi, ma una lama è solo una lama. A me non basta. Tornò a guardare il superiore, risoluto. Egoisticamente voglio essere anche la mano, il braccio e la testa. Chiudere gli occhi e agire unicamente come un burattino, senza ragionare e valutare, senza farmi un'idea mia...non so se sarei capace di farlo. Non era nemmeno vita quella, a suo modo di vedere. E lui aveva imparato a rispettare la propria vita, altrimenti come avrebbe potuto proteggere quella degli altri? L’estremo sacrificio era qualcosa in cui non credeva. Non era quello il modo. Non aveva alcun senso. Sai, però, c’è una cosa che mi consola. E questa volta il suo sorriso non era né mesto, né amaro. Era genuino e sincero, forse spruzzato di un briciolo di furbizia. Ovvero che, in fin dei conti, nemmeno tu sei veramente un burattino. Di testa tua hai raccolto una lama e l'hai rivolta verso di me per mettermi alla prova, spiegò nessuno ti aveva detto di farlo. Quindi forse non sono così sbagliato. Già, forse, anche con tutti i suoi difetti, non era poi così inadeguato al ruolo che ricopriva, forse non era poi tanto fuori luogo in un mondo come il loro. Forse. Ma, già che c’era tanto valeva chiedere un consiglio. Ne Fuyu-san...tu cosa fai quando non sei d'accordo con gli ordini che ti vengono impartiti? Se ne uscì dopo qualche attimo di silenzio. Cosa fai quando ritieni siano sbagliati o addirittura dannosi per il fine ultimo?

 
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view post Posted on 12/12/2019, 14:58     +1   -1
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Riuscì a coglierlo, quell’attimo di esitazione. Un istante che, com’era del resto comprensibile, si estese per diversi secondi, tempo che servì al Rosso per elaborare la premessa iniziale e guadagnare tempo per esporre poi il seguito. Il castano, dal canto suo, non smise di osservarlo, né di studiarlo, nemmeno per un momento, quasi come fosse un polo attratto da un altro che, in realtà, non pareva essere nemmeno così opposto; aveva ragione il chunin a dire che il problema non era rappresentato dai Momochi, ma da coloro che bramavano il loro potere, eppure il caso di Shi era assai differente: qualora si fosse allontanato di sua iniziativa, egli avrebbe messo a repentaglio la sicurezza della Nebbia per una sua decisione. Deliberatamente. E ciò, ovviamente, non permetteva alcun perdono, a prescindere da qualunque fosse la motivazione che l’aveva spinto a prendere una scelta simile. Era questo il pensiero di Fuyu, un’idea diametralmente opposta a quella proposta dal ragazzo che aveva davanti… eppure, in qualche modo, le parole di quest’ultimo non suonarono stupide alle sue orecchie. Anzi, ne restò ammaliato, accogliendole senza pregiudizi e con occhi e mente aperti verso nuovi orizzonti e possibilità. Alla fine, tolto il discorso di Shi – che rimaneva un caso meramente ipotetico, dopotutto – ciò che lo colpì maggiormente fu la risolutezza di Yu. Era pronto a prendersi le sue responsabilità, qualora si fosse trovato nella condizione di disobbedire agli ordini impartiti. Qualcosa che, agli occhi di altri, sarebbe apparso comunque increscioso, ma non ai suoi. Anche di fronte ad un fallimento, il Rosso non avrebbe abbandonato la Nebbia, anzi; sarebbe tornato sui suoi passi, a testa alta, pronto ad accettare qualsiasi conseguenza il suo comportamento potesse causare.
- La mano, il braccio e la testa.
Lo ripeté con calma, scandendo quelle parole come se facessero parte di un mantra. Sorrise compiaciuto e, anche se avrebbe voluto nascondere quel suo sentimento, il suo giovane interlocutore se ne sarebbe facilmente accorto.
- Sarò franco. Dal momento in cui hai eseguito la condanna a morte di Endo, quel giorno, ho seguito la tua crescita con una sola domanda. Mi chiedevo se tu fossi pronto a diventare un’arma per la Nebbia, uno degli ANBU arruolati tra le sue fila, uno shinobi pronto ad eseguire ordini, anche a costo di rinunciare alla sua umanità. Oggi ho capito che non potrai mai essere un simile strumento.
Glissando del tutto sul discorso Shi, il capo ANBU arrivò dritto al nocciolo della questione, mettendo a nudo la ragione che l’aveva spinto a metterlo di fronte ad uno scenario così problematico. Eppure, persino uno stupido si sarebbe reso conto che la durezza delle sue parole mal si sposava con la smorfia soddisfatta che aveva ancora stampata in viso.
- Poco male. Evidentemente sei destinato ad imprese più grandi.
Una doccia fredda, l’ennesima che si era abbattuta sulla testa di Yu nel giro degli ultimi minuti. Il suo superiore si sarebbe crogiolato nell’osservare la sua reazione, qualsiasi essa fosse; e del resto, era perfettamente comprensibile. Forse mai aveva riservato simili parole di elogio ad un suo sottoposto, di questo persino lui ne era consapevole.
- Hai ragione. Come te, non sono un burattino. Non lo sono mai stato. E neppure ciò mi ha impedito di essere uno tra i migliori ANBU che Kiri abbia mai conosciuto. Chissà, forse un giorno potresti persino superarmi. Per quanto riguarda me, qualsiasi ordine io riceva, agisco con la consapevolezza di non servire mai l’uomo che mi comanda.
Io servirò sempre la Nebbia.

Era la dimostrazione che anch’egli, consapevole degli errori commessi in passato e di ciò che aveva sacrificato per la sua idea, avesse ormai deciso di non essere solo una lama, ma anche la mano, il braccio e la testa che permetteva al fendente di penetrare le carni dei nemici del suo villaggio. Per la prima volta, tra la miriade di pretendenti che avevano incontrato la morte nella speranza di finire sotto la sua ala protettiva, Fuyu no Yuki credeva di aver trovato un allievo degno di tale nome. E così, fiero di aver puntato sul cavallo più promettente, distolse lo sguardo da lui, lasciando che occhi ben più sollevati si posassero sul soffitto sterile di quella stanza d’ospedale. Poi li chiuse, perché in fondo anche loro necessitavano di riposo.
- La prossima volta che ci rivedremo, fuori da qui, dovrai considerarmi tuo sensei.
Sì, ne era sicuro. Con shinobi così in gamba tra le nuove leve, Kiri aveva ancora un futuro. Soltanto quel pensiero poteva alleviare il dolore di aver perso tanto, per la gloria e la forza della loro terra.
- … e allora vedremo, se sarai veramente degno delle imprese al quale sei destinato.

 
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view post Posted on 15/12/2019, 17:09     +1   -1
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Oh, lo sapeva benissimo che la sua risposta non sarebbe stata accettata da nessun suo superiore, tanto meno da parecchi suoi parigrado, così come anche diversi sottoposti saputelli. D’altronde gli bastava guardare all’interno del suo stesso Gruppo: la mistura di acqua e sapone utile per fare le bolle, era stata studiata in modo tale da non disperdere mai i suoi segreti. Tant’era vero che, se versata a terra, si condensava all’istante, lasciando dissolvere ogni traccia d’acqua, così da non permettere di capire con precisione le giuste proporzioni con cui replicare la mistura. Tutto questo per difendere gelosamente le tradizioni tramandate all’interno dell’Awa. E se già in piccolo esisteva questo modus operandi, era giusto e normale che in un orizzonte più ampio fosse lo stesso, probabilmente molto più accentuato. Era per questo che i traditori, che avessero o meno compiuto atti, platealmente o meno, offensivi contro il Villaggio venivano perseguitati fino alla cattura o all’uccisione: per proteggere Kiri dalle informazioni confidenziali in loro possesso.
Yu questo lo sapeva bene, non era che non ne fosse a conoscenza o che se lo fosse scordato con gli anni. Semplicemente non aveva l’arroganza d’affermare che qualsiasi compito si fosse trovato ad affrontare, che di fronte a lui ci fosse un suo vecchio amico oppure no, sarebbe stato in grado di portare a termine gli ordini senza battere ciglio, come un burattino senz’anima. Anzi, francamente riteneva che chi ne fosse in grado dovesse avere dei seri problemi. E che chi ne parlava come fosse polvere smossa, non fosse altro che un quaquaraquà da quattro soldi. Lui non era così. Non era né uno a cui piaceva promettere mari e monti senza essere sicuro di poterlo fare, tanto meno qualcuno a cui piaceva fingere d’essere qualcosa che non era, ancor meno era un burattino senza volontà.
E probabilmente si era ben capito dalle sue parole. Era stato piuttosto chiaro, superando addirittura il limite del normalmente accettabile considerando a chi aveva rivelato quel suo modo di pensare. Non faticava a immaginarsela l’occhiata delusa di Fuyu, gli occhi plumbei che diventavano bui come la notte, privi della luce che avevano quando, contrariamente, qualcosa accendeva il suo interesse. Se la aspettava da un momento all’altro, giusto il tempo che le sue parole attecchissero ben bene, tant’è che si era preparato ad attutire un po’ il contraccolpo che avrebbe ricevuto.., ma quello sguardo non arrivò mai.
Sul volto dell’ANBU fece capolino qualcosa che aveva tutta l’aria di essere un sorriso soddisfatto, espressione del tutto in contrasto con le prime parole che il superiore gli rivolse. Nude e crude, le aspettative di Fuyu vennero alla luce, capitombolando nel buio della terra, inghiottite dal riscontro apparentemente negativo del giovane a cui si era interessato al punto da seguirlo nella sua crescita. Era quindi per quel motivo che gli aveva detto quelle parole dopo l’esecuzione di Endo Keizo? Per esortarlo a presentarsi da lui quando si fosse sentito pronto a diventare un’arma senz’anima né volontà pronta ad eseguire gli ordini più scabrosi che gli fossero stati impartiti? Forse…fatto stava che, a questo punto, fosse chiaro ad entrambi che quello scenario non si sarebbe mai avverato.


In fin dei conti lo sapevo…di che mi stupisco? Già, perché quelle parole facevano così male anche se si era preparato ad essere visto come un verme? Avrebbe dovuto aver abbandonato ogni speranza nel momento in cui aveva deciso di essere sincero. E non era il fatto degli ANBU il problema, lui non ci aveva mai nemmeno pensato d’essere tagliato per un lavoro del genere, era Fuyu il problema. Tutta l’impegno che ci aveva messo a lasciare quel segno stava sfumando come colore slavato dalla pioggia, lasciando intravedere il muro fatiscente su cui era stato steso.
« Sei un baka, ecco cosa sei! Di sicuro non un verme. » Come poteva non capire, quel ragazzo, che ad ammettere una cosa del genere di fronte ad un superiore ci volevano due palle grosse come le ventose di suo fratello?! « Cos’hai di fronte agli occhi? Ti sembra la faccia di uno deluso, quella? Non sarò il massimo esperto di emozioni umane, ma a me non pare proprio. »

E, in effetti, quella smorfia compiaciuta non era sparita dal volto del superiore. Questo bisognava riconoscerlo a Kurama…tuttavia non significava nulla. Poteva pure essere che fosse semplicemente sicuro che alla fine sarebbe andata così, quindi come una specie di soddisfazione nell’aver confermato qualcosa che pensava già. Doveva essere sicuramente così.
Mentre voltava il capo verso il soffitto, il Rosso sbuffò una mezza risata, amara, condita da quella sua convinzione che non gli permetteva di vedere al di là di un vetro così sporco, nemmeno con la Volpe che cercava di farglielo capire. Ci vollero le seguenti parole di Fuyu per dare definitivamente una pulita alla visione distorta che Yu si era creato, nella vergogna e nella paura d’aver rovinato con le proprie mani qualcosa che stava iniziando a piacergli.


Che?!

Con uno scatto del collo - che gli fece pure male - il ragazzo tornò, con gli occhi spalancati dallo stupore, sul viso dell’ANBU. Doveva sicuramente aver capito male, non poteva aver detto quello che gli pareva d’aver sentito, giusto? Non era reale, era sicuramente un brutto scherzo della sua mente masochista che si divertiva a mettere il kunai nella piaga e a rigirarlo con sadico piacere. Eppure…dentro di sé stava facendo una capriola, come se la parte che veramente desiderava sentire quelle parole, le avesse recepite cristalline, superando la ritrosia e il cinismo di quel pezzetto di Yu che tendeva a proteggersi. Non aveva idea di cosa stesse parlando, non aveva idea di cosa fossero queste “imprese più grandi” a cui aveva accennato, ma non gli importava. Quel “poco male”, quel prendere quanto detto dal Rosso e non usarlo contro di lui, ma accettarlo e metterlo da parte, furono le parole più belle che il giovane potesse ascoltare. Seguite dalle seguenti, altrettanto lusinghiere, altrettanto ispiratrici. Sentirsi dire da Fuyu no Yuki che, forse, un giorno avrebbe potuto superarlo, fu il più grande elogio - quanto meno dal punto di vista lavorativo - che Yu avesse mai ricevuto. Tanto più perché a dirlo era Fuyu stesso…che proprio come lui non era una mera lama, nelle mani di altri. Non pensava che l’avrebbe mai ammesso, e invece lo aveva proprio detto lì di fronte a lui: che nonostante non fosse mai stato una di quelle marionette prive d’anima, nulla gli aveva impedito di arrivare dove stava. Quindi non serviva essere solo uno strumento, non serviva essere solo un’arma senza umanità…Addirittura forse erano le lame, con la mano, il braccio e la testa assieme a fare la differenza e non il contrario. Fu confortante sentirglielo dire, più di quanto si sarebbe mai aspettato, più di quanto pensava di aver creduto solo pochi istanti prima, quando lo aveva appena insinuato. Quasi come togliersi un grosso peso, pesanti catene che lo tenevano imbrigliato a terra, di cui ora finalmente aveva trovato la chiave.
Anche la risposta al suo quesito circa le direttive dei superiori, sottolineò ulteriormente il non essere legato, da parte dell’ANBU, a nulla se non al suo modo di essere, il suo credo, il suo Re. Che non era il Kage di turno, non era alcun superiore in grado, tanto meno nessun mandante. Bensì Kiri stesso. L’unico punto fermo, il mare in cui pesci più o meno grossi o più o meno piccoli, vagavano, facendosi divorare o divorando altri a vicenda.
Ma non aveva ancora finito lo Yuki in quel sali e scendi simile ad una giostra, c’era ancora una cosa che voleva dire e forse fu quella che Yu apprezzò di più. Quella domanda, quel “Posso smetterla di chiamarti Fuyu-san?” che era rimasta chiusa tra i suoi desideri, non ebbe nemmeno più bisogno d’essere espressa. Prima ancora che il Rosso ritrovasse il dono della parola - che pareva avere perso perché, seriamente, non sapeva dove andare a prendere le parole per rispondere al superiore, il che era tutto dire - fu Fuyu stesso ad invitarlo a chiamarlo nel modo in cui il Rosso avrebbe voluto. Rilassato, molto più di come fosse prima, apparentemente senza preoccupazioni che andassero a rovinare la tranquillità ritrovata, con gli occhi chiusi, l’ANBU disse al sottoposto che, la prossima volta che si sarebbero visti, fuori dall’ospedale, avrebbe dovuto considerarlo suo Sensei. E fu il regalo più bello. Dopo tanta fatica, dopo tante ferite, dopo tante paure e dubbi, dopo essersi messo a nudo…alla fine aveva ricevuto quel dono: la fiducia, che mai nessun adulto aveva riposto in lui. Si fermavano a guardarlo dall’esterno, uno sciroccato coi capelli rossi che usava le bolle perché non aveva ereditato nessuna linea di sangue particolare. Dove mai avrebbe potuto arrivare uno così? Che mai avrebbe potuto fare? Nulla. Suo padre per primo, lo aveva rifiutato proprio per quel difetto.


« E sono stati tutti degli sciocchi. Ciechi che non sanno discernere un diamante grezzo da un mero pezzo di carbone. Ma d’altronde gli umani sono così: superficiali. »
Tu no. Rispose subito. E nemmeno lui lo è stato. Ha fatto quel passo in più che tanti altri non si sono mai sprecati a fare. Non si è fermato all’apparenza e ha guardato oltre.
« Ovvio che non sono superficiale, non sono mica umano! In quanto a lui…beh, posso provare a dargli una possibilità. D’altronde sei così felice che mi fai il solletico alla pancia! E poi…è la nostra preda, giusto?»
Giusto. Rise. Arigatō, Kurama.

Che la Volpe gli desse il suo benestare, era importante, tuttavia era importante anche dare una risposta a Fuyu. Il suo a Yu era sembrato quasi un ordine, ma la reazione del Rosso fu genuina e quasi istantanea. Sul suo viso si aprì un sorriso radioso, come forse mai Fuyu aveva visto - e nemmeno in quel momento dato che stava riposando gli occhi - specchio di quella felicità che faceva il solletico al demone. Ma anche se l’ANBU non aveva modo di vedere quel tirarsi di labbra, di sicuro avrebbe percepito quel sentimento nella voce del chunin, mentre gli rispondeva. Non aveva idea se sarebbe stato degno delle imprese che avrebbe affrontato in futuro, tanto meno sapeva quali sarebbero stati questi importanti compiti, tuttavia di una cosa era sicuro: non serviva aspettare fino a quando fossero usciti dall’ospedale per considerare Fuyu suo Sensei. D’altronde in fondo in fondo, anche senza dirlo a nessuno, lo riteneva tale già da un po’. Di nascosto, quasi. E adesso che poteva farlo per davvero, non gli andava di aspettare fino a quando si fossero ripresi da quelle ferite, tanto più che l’unica cosa da dire in risposta al suo superiore, era una sola.

Ryōkai, Fuyu-sensei!


|| Grazie per la bella role, Melo! Alla prossima^^ ||

 
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