Namida 涙 - Lacrime dal passato, Addestramento Medio con NPC basato su Exp per Lucifergirl88 (1° PG)

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view post Posted on 28/8/2019, 09:15     +1   -1
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Era il 13 Gennaio dell'anno 228. Per il suo settimo compleanno, il piccolo Fuyu non aveva la benché minima intenzione di festeggiare. Solo la sera prima, aveva avuto una tremenda discussione - anzi, un vero e proprio litigio - con suo padre, il quale lo aveva ritenuto incapace di intraprendere gli studi accademici per diventare uno shinobi. "Sei ancora troppo piccolo", gli aveva detto e per rincarare la dose aveva persino aggiunto: "Manchi di disciplina, non dureresti un solo giorno con il coprifronte. Anzi, rischieresti di morire nel tentativo di ottenerlo". E per quanto orgoglioso fosse, era dura ammettere a se stesso che quelle parole bruciassero ancora. Eppure, non importava. Testardo com'era, aveva già deciso di voler essere migliore di suo padre. Migliore di tutti quegli idioti del clan, che lo idolatravano come se fosse il migliore tra i ninja della Nebbia. Come soldato, era indubbiamente impeccabile, ma come uomo... no, gli veniva il voltastomaco al solo pensiero che qualcuno potesse ammirare la sua persona.
Era ancora intento a studiare il soffitto, con un braccio che penzolava pigro sul fianco del letto, quando una voce familiare lo chiamò, fuori dalla finestra. Era lei. Haruko. Si precipitò giù dalle scale, afferrando al volo il cappotto e la sciarpa e affondando in men che si dica gli stivali sul soffice manto nevoso. Lei lo prese sotto braccio, sorridendogli. Si giustificò dicendo di non aver avuto tempo, né soldi per comprargli un regalo, sperando chela sua presenza potesse bastare per renderlo felice. Pur lui, ovviamente, la risposta non poteva che essere positiva. Conosceva bene lo stato di povertà in cui versava la madre di Haruko, aggravatosi dopo la prematura morte del padre, in seguito ad una delle tante risse a cui partecipava, ogni sera, da ubriaco. Certo, erano trascorsi ormai quasi due anni dalla sua scomparsa, eppure la sua amica aveva ricominciato a sorridere solo da pochi mesi. Il suo gesto, genuino e sincero, bastava eccome come regalo di compleanno.
Parlarono del più e del meno, mentre camminavano a braccetto per le strade del quartiere. Deserte, in fin dei conti, ma a nessuno di loro importava. Discussero dell'aiuto che la fanciulla aveva iniziato a dare alla madre, accompagnandola durante le giornate in cui si aggirava per le vie della Nebbia, cercando di elemosinare qualche spicciolo. Poi, lui le raccontò dei suoi piani, del desiderio di diventare uno shinobi... e ovviamente, del litigio che aveva avuto con suo padre, la sera prima.
- Hai mai pensato che voglia solo proteggerti? - gli domandò, stringendosi più forte contro il suo cappotto, mentre una brezza gelida le scombinava i lunghi capelli castani. Lasciò che i suoi occhi azzurri incontrassero quelli di lui, così plumbei e imperscrutabili, ma al tempo stesso passionali e profondi come i segreti del mare che circondava la loro nazione.
- Lui? Proteggermi? Andiamo, Haruko... dovresti conoscerlo, lo fa soltanto per sottolineare quanto sia migliore di me.
Si rabbuiò per un attimo, calciando un sassolino che incontrò lungo la strada. Entrambi seguirono la sua traiettoria con lo sguardo per qualche secondo, distraendosi giusto un attimo dalla delicatezza di un argomento simile. Erano gli anni di dominio dei Momochi, un periodo che avrebbe restituito Kiri alla storia con il nome di Nebbia Insanguinata. Persino tra chi era fuori dal giro, inclusa la piccola Haruko, circolavano voci su quanto pericoloso fosse anche il solo esame di promozione, senza contare i rischi della carriera, qualora si fosse sopravvissuti al primo ostacolo. Ki Momochi non era un leader famoso né per bontà, né tantomeno per clemenza.
- Non mi accadrà niente.
Perché in fondo lui non lo avrebbe permesso. Sapeva di avere la stoffa per diventare il migliore, lo aveva compreso sin da quando, allenandosi da solo, aveva risvegliato i rudimenti dell'arte tramandata dagli idioti del suo clan. Haruko si strinse ancora e lui, di rimando, si sfilò la sciarpa per avvolgerla attorno al collo della più piccola. Lei arrossì in viso, facendo persino fatica ad alzare lo sguardo per incontrare quello di Fuyu.
- Giuralo. Promettimi che non mi lascerai sola, Fuyu.
Ah, quanta ingenuità, durante l'infanzia. Le parole assumono un valore vincolante già durante i primi anni di vita, le promesse diventano il suggellarsi di un patto, di un rapporto che ha la previsione dell'eternità, ma che in realtà è tanto fragile quanto lo è il giuramento di un bambino che, a soli sette anni, non aveva la benché minima idea di quanta crudeltà si celasse nel mondo.
Lui però ne era sicuro. E non poteva essere altrimenti, mentre percepiva il calore della mano di lei avvolgere le sue dita.
- D'accordo.

aQfkxVT

Lucifergirl88
Iniziamo così, a cazzo durissimo. Non ti spiego nulla, mi conosci già come master. Stando a quanto scritto nella tua ultima autogestita, immagino che il nostro Yu continuerà ad addestrarsi presso il Cubo. Gestisci te questa parte - per quanto mi riguarda, se non vuoi ripeterti con quanto ruolato nell'autogestita, puoi anche tagliare corto in due righe - finché, durante l'ultimo giorno previsto, accadrà qualcosa prima che Yu inizi l'addestramento.
Inizierà a sentire freddo. Molto, molto freddo. Dai Saré, divertiamoci.
 
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view post Posted on 1/9/2019, 15:03     +1   -1
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Il soffitto scuro della cavità in cui passava la notte era umidiccio e brulicante di vita anche davanti agli occhi assonnati di Yu. Abitanti del buio si muovevano di qua e di là, mentre gocce di condensa, accumulata durante la notte, si staccavano dalla pietra frastagliata per precipitare sul viso del ragazzo. Erano stati quei baci gelidi a svegliarlo, uniti ai primi raggi del sole che penetravano nel suo piccolo rifugio. Non si parlava di una vera e propria caverna, ma più che altro di un…loculo. Alto abbastanza da strisciarci dentro e starci seduti, ma un movimento di troppo nell’alzarsi di scatto e il bernoccolo era assicurato. E la testa di Yu già ne presentava qualcuno, ricordino dei primi giorni in cui era rimasto lassù, isolato tra le alture di Kiri, per allenarsi sotto la stretta e severa guida di Kurama. Un addestramento difficile, a tratti penoso, che, tuttavia, aveva dato i suoi primi frutti. Ma la Volpe era stata chiara dopo i primi successi: più fosse proceduto, più sarebbe stato complesso gestire il chakra. E, di fatto, benchè fosse riuscito in quella prima dura giornata a manifestare le prime quattro code del demone, solo per riuscire a far apparire la quinta aveva faticato più del doppio. Il perché non risiedeva solamente nella mole di energia crescente, ma anche e soprattutto nell’affaticamento accumulato. Quel genere di addestramento, era logorante, Kurama glielo aveva spiegato. Necessitava di periodi di riposo, per permettere al corpo di riprendersi e lui si stava spingendo fin troppo oltre. Non mentiva di certo. Lo sentiva perfettamente che le sue membra erano a pezzi. I muscoli dolevano come mai gli era capitato, e, nonostante avesse mollato un po’ la presa, intervallando quell’allenamento sfiancante a qualcosa di più normale, sembrava che non bastasse per recuperare appieno. Gli serviva tempo, qualche giorno in cui si fosse dedicato a tutt’altro, lasciando perdere il chakra del Bijuu e accontentandosi del punto in cui era arrivato, se non voleva che quegli esercizi fossero più dannosi che altro. Ormai lo aveva capito, così, anche se era riuscito a trovare il modo di rinfoltire le sue provviste con qualche pesce catturato nel ruscello, folgorandolo direttamente nell’acqua con il Raiton - e poi abilmente cotto su di una roccia arroventata sempre attraverso il fulmine stesso - aveva deciso che quel giorno sarebbe stato l’ultimo di quel suo primo ritiro in solitaria. Quella sera, o alla meno peggio il mattino seguente, sarebbe tornato a valle, nel Villaggio. Era necessario per il suo fisico, ma…anche e soprattutto per il suo odore! Puzzava peggio di una capra dopo tutti quei giorni senza potersi lavare in maniera decente! E sicuramente dormire rannicchiato in quel buco non aiutava per nulla.
Gli occhi meno appannati dal sonno, gli permisero di vedere con chiarezza i millepiedi, gli insetti e i vari animaletti che, era chiaro, gli avessero tenuto compagnia quella notte col loro zampettare ticchettante. Li salutò, con un
Ohayo… ancora impastato, prima di strisciare fuori dalla cavità per andare al ruscello a darsi una lavata al viso, affidando al gelido tocco dell’acqua di vena, l’arduo compito di dargli una sonora svegliata definitiva. Quindi, si sedette un po’ acciaccato a fare colazione. Non gli era rimasto granchè, i dorayaki li aveva finiti, si buttò quindi sull’ultima porzione di riso agli azuki che aveva avanzato, spiluccandone un po’ assieme agli avanzi di carne secca che si era portato dietro, almeno quella riusciva a mangiarla…sebbene a denti alti.

« Secondo me dovresti tornare a Kiri già adesso. » Kurama intervenne mentre sbocconcellava la sua magra colazione. « Voi umani vi rompete facilmente, e ciò a cui ti ho sottoposto è logorante. Hai già fatto un ottimo lavoro per adesso, dovresti concederti del riposo. E non mentire con me! Ti ricordo che condividiamo il corpo, sento perfettamente che sei al limite. »
Ancora per oggi ce la posso fare. Rispose di getto, salvo poi correggere un po’ il tiro. Senza esagerare, magari. Potrei concentrarmi sul perfezionare il controllo della quantità di chakra che ho imparato a gestire in questi giorni, piuttosto che sull’incrementarne ulteriormente la quantità…
« Mmmmh. »
Te lo prometto, dai.
« Se finisci all’ospedale, non mi riterrò minimamente responsabile. » Sbottò scocciato. « Anzi…me la riderò di gusto, godendomi lo spettacolo, in prima fila, di te che cerchi di scamparla dai medici. »

Quella non era per niente una bella prospettiva. Era da un po’ che non finiva in ospedale e che non aveva a che fare direttamente con dei dottori, e andava tutto alla grande! Meno si fosse avvicinato a quell’edificio e a chi ci lavorava dentro, meglio sarebbe stato. Quindi avrebbe fatto davvero attenzione, non aveva proprio voglia di restare intrappolato di nuovo in quella scatola bianca, intanfata di medicinali e brulicante di camici candidi. Nossignore. Sarebbe stato responsabile, per una volta, arrivato al limite si sarebbe fermato: d’altronde non sarebbe servito a nessuno, né a lui né a nessun altro, se si fosse ridotto talmente male durante un addestramento. Tanto più che lì in zona c’era solo lui, Kurama non poteva mica prenderlo e portarselo in groppa fino al Villaggio…Anche se vedere le reazioni sarebbe stato divertente. Agguantò il contenitore del tè - ne aveva fatto altro giusto la sera prima con la polverina solubile e l’acqua del torrente - portandoselo alle labbra, per bere una bella sorsata e buttare giù riso e carne, ma…non ne uscì una sola goccia. Il tempo di capire che il tè era bello che ghiacciato, che una folata gelida lo investì impietosa facendolo rabbrividire da capo a piedi. Il ticchettare dei suoi denti accompagnò il repentino cambio di paesaggio, la brina del mattino si congelò sui fili d’erba e anche lo scorrere del ruscello venne bloccato in una lastra di ghiaccio. Quasi sentì il rumore della formazione. Non aveva mai visto una cosa del genere in natura! Sì, in quei giorni alle volte aveva fatto freddo, ma non in maniera così repentina. Era come se l’inverno fosse arrivato nel bel mezzo della primavera, da un secondo all’altro! Posò il contenitore in bambù, per stringersi nei propri inadeguati vestiti, ricorrendo al chakra Raiton per poter riscaldare i tessuti del suo corpo, facendo in modo che scorresse ovunque, con quel “Bzzzt” generale causato dagli archi delle scariche che fuoriuscivano dalla sua pelle.

« Yu, stai in guardia, questo freddo non è normale. »
Lo so, lo so bene.

Però, se non era naturale, significava che era qualcuno o qualcosa a causarlo. Ma chi? Presupponendo fossero lì per lui, chi avrebbe potuto essere? Kai non poteva averlo seguito fin lì. E poi, se anche l’avesse fatto, di certo non se ne sarebbe rimasto zitto e buono per giorni, per poi saltar fuori all’improvviso a quella maniera! Gli unici che dovevano essere a conoscenza del suo attuale stato erano il Mizukage e, probabilmente, qualche suo fidato. Gli ANBU probabilmente, non tutti, solo le alte sfere…Però nessuno che conoscesse aveva addosso quell’odore che percepiva. Non era sangue, non era tè, tanto meno spezie, zucchero, ghiaccio o lava. Era odore di fiori. Era odore di pulito, di lavanda. Si alzò in piedi, coadiuvando l’azione del Raiton col movimento - per quanto fosse relativamente inutile contro il morso di quel gelo che penetrava nelle ossa. Non vedeva nessuno all’interno della barriera cubica, non a occhio nudo, eppure c’era quel profumo che strisciava a terra, tra i fili d’erba, nella zona nord, per poi iniziare a salire.
Cazzo non ci voleva! Lui non era nelle migliori condizioni in quel momento, ma se qualcuno che non doveva, aveva scoperto il suo segreto…non avrebbe potuto lasciarlo andare via da lì. Le parole del Mizukage erano state chiare in merito - non che non l’avesse già preventivato da sé - tuttavia non si aspettava di essere scovato lassù. Quella barriera era stata fatta apposta per celarlo, come potevano averlo trovato? Che ci fosse una falla? Un difetto? Aaaah! C’era poco da rimuginare, finchè non sapeva con chi o cosa avesse a che fare. E lì, non aveva nemmeno modo di nascondersi. Chiunque l’avesse trovato, probabilmente lo stava osservando anche in quel momento, andare a buttarsi in qualche buco sarebbe stato più controproducente che altro, ora come ora. Strinse i denti in un ringhio silenzioso, la morsa del gelo un po’ attutita dalle scariche elettriche che percorrevano il suo corpo, la mano pronta ad estrarre il suo fidato Hakanai. E mentre si avvicinava al centro della barriera, tenendo d’occhio tutti i dintorni - dando particolare attenzione a quel punto da cui proveniva il lezzo di lavanda, ma senza concentrarvisi esageratamente, ben conscio potesse essere solo un tentativo di distrarlo per coglierlo di sorpresa - il giovane si rivolse bruscamente allo sconosciuto ed indesiderato visitatore.


Chi sei?! Latrò. Fatti vedere!

 
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view post Posted on 2/9/2019, 17:44     +1   -1
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C'era la neve, fuori della finestra. Soffici fiocchi d'acqua gelida che si adagiavano contro il vetro e, lentamente, scivolavano lasciando su di esso la prova della loro esistenza. Caduche tracce di una tormenta, non diverse dal concetto stesso di vita e di morte. Non diverse da tutti gli uomini che aveva visto morire, al suo fianco o per mano sua, negli ultimi anni. Era trascorso un decennio dal giorno in cui aveva fatto quella promessa alla sua piccola amica e, anche se era riuscito a mantenerla, evitando di soccombere di fronte agli ostacoli, non poteva che riflettere su quanto fragile fosse la vita di uno shinobi. Aveva fatto carriera, certo - e del resto, quanti altri ninja potevano vantarsi di aver ottenuto la promozione a jonin all'età di soli quindici anni? - eppure si sentiva tutto fuorché appagato; la crudeltà del mondo gli aveva dimostrato quanto deboli fossero i sogni e i valori positivi, precari come un castello di carte. Perciò, si era aggrappato alla sua unica ambizione per arrivare sin lì: essere diverso da suo padre. Migliore, in un certo senso. Eppure, per quanto il resoconto del suo operato militare rivelasse in maniera indiscussa il suo successo, sentiva di non avercela fatta. Che quel mondo, il loro mondo, non aveva fatto altro che plagiarlo, come tutti. Rendendolo non unico, ma tale e quale all'uomo che aveva sempre cercato di non emulare.
Su questo ragionava Fuyu, sprofondato sulla poltrona del proprio salotto e con il muso poggiato sul pugno chiuso, il gomito ben saldo sul bracciolo in pelle; odiava quella seduta, per quanto comoda non amava particolarmente l'arredamento esotico e non tradizionale, cosa che invece Haruko adorava - ed infatti era stata lei a volerla a tutti i costi, nel loro salotto!
- Buon compleanno, tesoro.
La voce di lei lo destò da quei pensieri malinconici, costringendolo a distogliere lo sguardo dal vetro appannato. Haruko lo aveva raggiunto con un vassoio colmo di dorayaki che lei stessa aveva preparato con amore per l'occasione - ci teneva particolarmente a quelle cose, a differenza sua, che aveva persino dimenticato che quel giorno avrebbe dovuto essere speciale, perlomeno diverso dagli altri. Correva l'anno 238 e, a conti fatti, era il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Con un sorriso, il giovane si tirò dritto sulla poltrona e, non appena lei ebbe poggiato il vassoio su di un tavolino, lui si avventò su di esso con la foga di un lupo che non metteva della carne fra i denti da giorni.
- Ehi, potresti almeno dirmi grazie! - lo incalzò lei con voce decisa, alzando il braccio in segno di protesta.
- Graffie... graffie tante, Havuko! - rispose lui, con la bocca già piena.
Di fronte ad una scena simile, la bella Haruko non poté che ridere di gusto. Scostò una ciocca castana col dorso della mano, adagiandola dietro l'orecchio e con grazia si chinò verso di lui, strappandogli un casto bacio. Poi, con calma, ripercorse i propri passi. Tornò dopo pochi minuti, con un altro vassoio, il quale conteneva adesso una teiera fumante e, indubbiamente, invitante. A vederla, però, Fuyu storse il naso.
- Sai che non mi piace quella roba! - fece lui per opporsi, ma invano.
Lei insistette, versandone una tazza ciascuno. Un po' titubante, lo shinobi si vide costretto ad accettare per evitare di ferire l'amata, specialmente dopo tutto l'impegno che aveva profuso per preparare la colazione.
- Si chiama Karkadè. È un infuso molto delicato che si ottiene dai fiori dell'ibisco. Immagina questi bellissimi petali rossi, adagiati sulla sabbia di una nazione lontana, ad Occidente. È qualcosa di magico, non trovi?
Annuì il povero Fuyu, ma senza la dovuta convinzione. Ne assaggiò un sorso e, dopo averlo mandato giù, si vide costretto a trattenere una smorfia di disgusto. Oltretutto, quella roba scottava - e non per niente un paio di lacrime gli rigarono il viso, partorite da occhi rossi, proprio come i petali dell'ibisco. Fece spallucce, mentre Haruko lo fissò col broncio. Alla fine, anche lei si rassegnò e alzò le spalle, sospirando.
- Comunque, devo dirti una cosa.
Lui la fermò prima però, comunicandole le notizie che aveva ricevuto dal Rokudaime in persona. Illya, la figlia dell'ormai defunto Ki Momochi, dopo aver spodestato Calintz e reclamato il trono che le spettava di diritto, aveva deciso d'inviarlo in una missione che lo avrebbe tenuto fuori dalla nazione per diversi mesi. Le informazioni dovevano rimanere riservate - specie perché avrebbe agito come ANBU - e pertanto tacque parecchi dettagli al riguardo; di contro, per quanto Haruko fosse fiera della posizione occupata dal compagno - anche se rappresentava proprio il motivo per il quale la loro relazione doveva rimanere segreta, per salvaguardare l'incolumità di entrambi - non accolse con entusiasmo la cosa. E non solo perché il suo Fuyu sarebbe rimasto lontano da casa per chissà quanto tempo... no, non era quello il motivo. Si accarezzò il ventre, un gesto innocente e involontario che il giovane non riuscì nemmeno a cogliere. Come dirglielo? Ci aveva riflettuto a lungo, ma ancora faticava a trovare le parole adatte. Si fece coraggio però, certa che altrimenti avrebbe sciupato un'occasione che forse mai più avrebbe potuto ripetersi. Gli prese la mano e, infine, glielo comunicò. Una notizia che, da quel momento in avanti, avrebbe cambiato radicalmente le loro vite. Per sempre.
- Aspetto un bambino.

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Percepire un odore così intenso e chiaro come quello della lavanda non era stato così complicato. Comprendere cosa stesse accadendo invece, beh, quello era un altro paio di maniche. La risposta alle domande di Yu, tuttavia, sarebbe arrivata in breve tempo. Lentamente, avrebbe visto una cupola innalzarsi - prima, dalla zona nord, successivamente anche dal resto del perimetro - ed avvolgere l'intera superficie della barriera eretta per contenere ed isolare il chakra di Kurama. Si trattava di ghiaccio, liscio e spesso quasi due metri. Una tecnica senza eguali, anche se parecchio simile al temibile jutsu che Fuyu no Yuki gli aveva mostrato non molto tempo addietro, proprio sul tetto di casa sua. Il Makyō Hyōshō, la tecnica degli Specchi Demoniaci, si era rivelata parecchio ostica da affrontare, ma quello... quello era uno spettacolo mozzafiato al quale forse mai avrebbe potuto sperare di assistere. Al tempo stesso, rappresentava però un ostacolo, una trappola mortale che avrebbe messo a dura prova anche il più abile degli shinobi della Nebbia. Il suo artefice, infine, apparve dopo un paio di minuti. Alzando lo sguardo in alto, verso il centro della cupola, il chunin avrebbe potuto vedere il busto del capo ANBU sbucare fuori dal ghiaccio, proprio come se stesse riemergendo dalla cristallina superficie dell'acqua. Con indosso una maschera di porcellana che ritraeva i lineamenti di un maestoso caribù, le cui corna possenti svettavano ben oltre la profumata chioma castana, Fuyu lo squadrò dall'alto della sua maestosa creazione, con la sicurezza che solo uno shinobi del suo calibro avrebbe potuto paventare.
- Sei pronto per diventare un Demonio, Kyōmei Yūzora?
La sua voce venne amplificata dalla cupola, come se stesse riecheggiando tra i freddi picchi di una catena montuosa. Il gelo, intanto, era ormai divenuto scarsamente tollerabile. Non appena il Kyōmei si fosse accorto che il ghiaccio fosse in procinto di corrompere il manto erboso, fino a raggiungere i suoi piedi, avrebbe compreso la più banale delle ovvietà: di quel passo, se non avesse trovato una soluzione in fretta, il suo fisico già provato dal duro allenamento si sarebbe piegato inesorabilmente di fronte a quella temperatura così rigida e severa. E così il jonin allargò le braccia, con fare solenne, quasi a volerlo accogliere in quell'inferno di cristallo a cui aveva dato vita per mettere alla prova la fermezza di chi aveva davanti.
- Mostrami cosa sai fare, Jinchūriki del Kyūbi...
Una sfida, nulla di più. A giudicare dalle carte che Fuyu aveva già giocato, c'era da aspettarsi che sarebbe stata ben più ardua della precedente... ed esattamente come allora, non c'era in ballo solo l'approvazione di un superiore o una valutazione circa il controllo del chakra della Kitsune. Anche se non si trattava di un nemico che combatteva sotto un altro vessillo, Yu avrebbe dovuto affrontarlo con criterio, se desiderava continuare a calpestare quelle terre con entrambe le gambe.
- ... altrimenti, il Demone che ospiti si ritroverà senza più un corpo in cui abitare.

 
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view post Posted on 8/9/2019, 14:57     +1   -1
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La sua voce riecheggiò all’interno della barriera, senza tuttavia trovare risposta, quanto meno non diretta. A risolvere definitivamente i suoi dubbi furono i fatti, come sempre chiari e puliti rivelatori della realtà, molto più delle parole vane e superflue. Sotto gli occhi attenti di Yu, proprio dalla zona nord, da cui aveva sentito di primo acchito provenire quel profumo di lavanda, una cupola iniziò ad ergersi imponente all’interno del cubo. Era ghiaccio, e ben presto iniziò a correre lungo tutto il perimetro della barriera, costruendosi dal nulla metro dopo metro in altezza, curvando su sé stesso con una precisione maniacale, mangiando metri di spazio all’interno delle pareti invisibili e chiudendo sempre di più sia Yu che Kurama all’interno di uno spazio che, ormai era chiaro, sarebbe stato ostico da superare. Ma nonostante questo lo spettacolo era talmente maestoso che fu difficile togliergli gli occhi di dosso. Il Rosso seguì, impotente, l’ergersi della cupola, incantato da quel buco in cima che si faceva di attimo in attimo più piccolo, fino a chiudersi completamente. La luce si fece più soffusa all’interno e solo perché si trattava di candido ghiaccio non calò completamente il buio. E fu proprio quell’affievolirsi del fulgore dell’alba a dare uno schiaffo al Chunin: va bene essere affascinati da quella manifestazione mozzafiato, ma non era il caso d’ammirarla troppo. Rischiava di diventare la sua tomba. Una tecnica chiaramente ispirata agli Specchi Demoniaci degli Yuki, forse addirittura una loro evoluzione…E se funzionava alla stessa maniera, considerato lo spessore della parete gelata che lo rinchiudeva lì dentro, uscirne sarebbe stato più complesso che mai, anche per qualcuno che, come lui, poteva vantare l’appoggio di un chakra inumano. Come se non bastasse, il freddo, ora che quel coso s’era formato e chiuso, era più intenso che mai! Il Raiton non bastava più a tenerlo a bada e di certo, il creatore di quella cupola lo sapeva benissimo. Era in un mare di guai e il suo avversario ancora non si era nemmeno fatto vedere! Sarebbe spuntato di certo dal ghiaccio, questo era sicuro…solo gli Yuki riuscivano a manipolare quell’elemento in quella maniera e i tratti comuni con le loro tecniche e quella trappola mortale erano a dir poco infiniti. Quindi avrebbe dovuto farsi vedere, o quanto meno attaccare…solo che per il momento nessun riflesso s’era palesato sulla superficie liscia che lo imprigionava e nessuna offensiva l’aveva coinvolto. Sentiva Kurama fremere di rabbia, per lui non doveva essere facile. Odiava essere rinchiuso: passava il fatto che fosse all’interno di Yu perché altrimenti non sarebbe sopravvissuto, tollerava doversi trattenere in quella barriera a cubo per permettere al suo tramite di migliorare, ma ora s’era aggiunta pure quelle maledetta cupola di ghiaccio! La prigione nella prigione nella prigione! Quella cosa iniziava a raggiungere livelli ridicoli.
Ma per fortuna, dopo qualche minuto, il loro carceriere si palesò.


Eccolo.

Uscì dal ghiaccio come fosse acqua, a testa in giù, proprio dal punto più alto della cupola, lasciando visibile solamente il busto. Un ANBU, la maschera di un qualche tipo di ungulato dotato di possenti corna non permisero a Yu di riconoscerlo con sicurezza matematica…ma quando la voce dell’uomo rimbombò all’interno della sua stessa creazione, il ragazzo lo riconobbe subito. D’altronde, solo lui avrebbe potuto chiedergli una cosa del genere. Ma per quale ragione si trovava lì? Il Mizukage l’aveva mandato a controllarlo? Quanto meno, se era così, c’era da dedurre che al villaggio andasse tutto bene…altrimenti il Capo ANBU avrebbe avuto ben altro da fare che stare dietro a lui. Non che gli dispiacesse. Il rammarico che aveva provato durante la sua “morte” all’interno della statua demoniaca, per non poter mantenere la promessa che gli aveva fatto, se lo ricordava bene. Bruciava peggio delle ustioni causate da quella trappola maledetta. “Quando sarai pronto, vieni a cercarmi”, gli aveva detto. Ma lui non ci era ancora andato, erano successe delle cose e ora, col fatto di dover imparare a gestire il chakra di Kurama, decisamente non si sentiva ancora pronto per qualsiasi cosa Fuyu avesse in mente.

« Oh, scusa tanto se ti ho rovinato i programmi. »
Ehi, smettila di fare il suscettibile, ok? Questo non è proprio il momento. E poi nessuno ha detto che avrei preferito non fosse successo.
« Mmmmh, quindi questo è l’Altro Ghiaccio eh? Che sarà venuto a fare? »
Non ne ho idea. Ma ho il presentimento che possiamo scordarci la “giornata leggera”.

Presentimento, quello di Yu, che non tardò ad essere confermato. Allargando le braccia quasi a voler mostrare e abbracciare quell’inferno di ghiaccio da lui creato, Fuyu lanciò una sfida al Rosso. Una sfida che ricordava tremendamente quella prova sul tetto di casa sua, atta a guadagnarsi la possibilità di partire alla volta del salvataggio di Kai. E, sebbene in quell’occasione il tutto fosse manifesto, mentre quel giorno proprio no, ciò che c’era in gioco non era cambiato. Doveva dimostrargli di essere all’altezza e…

« Ma chi si crede di essere questo stronzo?! Ti faccio vedere io chi si ritroverà senza più un corpo in cui abitare, pagliaccio con la maschera da preda! Con le tue ossa mi ci pulisco i denti, omuncolo del cazzo! YU! Facciamogli la festa! »
Sì, beh, forse non tutto era proprio uguale all’altra volta. …Se non stiamo attenti ce la farà lui la festa. Ma sono d’accordo.

Questa volta non mi farò battere così facilmente, Fuyu-san!

Magari non sarebbe riuscito a vincere, ma di sicuro avrebbe venduto cara la pelle. Non era più l’ingenuo Genin di allora e non era la prima volta che affrontava uno Yuki. Ora qualcosa in più su di loro lo sapeva e, se voleva avere qualche chance, sapeva che far uscire Fuyu dal suo ghiaccio avrebbe dovuto essere la sua priorità: finchè restava nel suo elemento, rischiava di essere inattaccabile. E visto che era già mezzo fuori, perché non approfittarne? Già, ma prima…prima doveva trovare un modo per contrastare quel gelo e beh, non che avesse molte opzioni in merito, semplicemente l’atmosfera andava riscaldata! Fu mentre il gelo iniziava lentamente a corrompere il terreno attorno a lui che Yu estrasse l’Hakanai portandolo alle labbra e soffiandoci dentro in un singolo movimento. Bolle grandi e bolle piccole uscirono dal boccaglio: alcune sistemandosi in punti precisi di tutta l’area, altre sparpagliandosi un po’ ovunque apparentemente senza uno schema preciso. Ed erano proprio queste ad essere pregne d’energia densa ed instabile, chakra che di lì a poco le fece esplodere tutte assieme in un inferno di fuoco e fumo che rimbombò con un tuono all’interno della cupola, risolvendosi in un’onda di calore quasi ustionante che si dipanò da un capo all’altro della prigione.
A quel punto, scongiurato il problema del gelo - almeno momentaneamente - il Rosso mise in atto il proprio piano. Non ci aveva pensato molto, in realtà, aveva agito molto d’istinto, quasi una risposta alla sfida arrogante del superiore. Ma era sicuro di una cosa: Fuyu lo conosceva bene, sapeva che prediligeva attaccare in maniera indiretta…quindi come avrebbe reagito se invece avesse scombussolato le carte, avvicinandosi pericolosamente per un attacco diretto? …O presunto tale? Sì presunto, perché alla fine lo scopo di tutto l’ambaradan che Yu aveva in testa non era portare a segno l’attacco, quanto stanare dalla sua zona di sicurezza lo Yuki. Non sapeva nemmeno se fosse possibile tirare fuori Fuyu di forza dal suo ghiaccio, ma non poteva dirlo senza provarci. Era pienamente cosciente di non poter reggere uno scontro prolungato nelle condizioni in cui era, quindi, se voleva avere qualche possibilità, doveva dare il tutto e per tutto sin da subito. D’altronde, Fuyu non era un avversario da prendere sottogamba. Facendosi guidare dal proprio naso, scattò verso le proprie bolle, quelle inesplose e trattenute dal suo chakra, usandole come trampolino sicuro per avvicinarsi alla cima della cupola. Mentre procedeva lasciò che il chakra di Kurama fluisse nel suo corpo, raggiungendo il livello di controllo che aveva sviluppato in quei giorni. Quindi, compose i sigilli della genjutsu che l’avrebbe aiutato nella propria offensiva, tuffandosi nei resti delle fiamme da lui stesso generate, mentre lo Yuki avrebbe avuto a che fare con un elemento del tutto opposto, prima di vederlo sbucare dal fuoco. Il corpo carico di elettricità per simulare un attacco diretto, l’aura dorata, gli occhi cremisi e ferini di Yu e il viso che riportava i tratti neri caratterizzanti il muso della Volpe, sarebbero stati la prima cosa che Fuyu avrebbe visto. Un attacco simulato, smentito solamente all’ultimo da una sferzata di chakra. Una scudisciata di una delle code che il Rosso ora riusciva a manifestare, sarebbe stata la reale offensiva da cui difendersi. Se fosse andata in porto, il giovane avrebbe approfittato dell’attimo di stasi conseguente al colpo per afferrare l’ANBU e tentare di trascinarlo fuori dal ghiaccio. Se fosse andato male…beh, sarebbe stato in una brutta situazione, ma l’energia convogliata nel corpo per simulare l’attacco sarebbe potuta essere convertita in difesa, inoltre le sue bolle erano pronte per essere usate e dargli un appoggio per non lasciarlo totalmente in balia degli eventi, mentre stava lì per aria. Il combattimento aereo adesso era la sua specialità.


Faccio un rapido recap dell’attacco che fa Yu, perché mi rendo conto sia un bel casino.
Dopo aver attivato la modalità Kurama, si sposta muovendosi sulle sue bolle (che come ben sai non si rompono se non su comando dell’utilizzatore). A quel punto, mentre si avvicina, utilizza questa genjutsu:

<genjutsu-attivazione> - Tecnica dell'Onda Anomala - [Chk: 80] [Eff: +100] "Lo scopo principale di tale genjutsu è quello di ingannare la mente dell'avversario prima di un attacco, convincendolo che la potenza di questo è superiore a quella effettiva. Immettendo una quantità di chakra ragionevole nel terreno circostante lo scontro, l’utilizzatore della tecnica riuscirà ad irretire la mente nemica in modo ch’egli veda formarsi all’orizzonte un enorme ammasso d’acqua, che si solleverà dal terreno di una buona quantità di metri. Con la forza tipica dell’acqua, l’onda si avvicinerà sempre più rapidamente giungendo ad abbattersi sul malcapitato che, impossibilitato a difendersi da una tale manifestazione di potenza, verrà travolto, e in quel preciso momento colpirà anche il reale attacco dell'utilizzatore. Questa tecnica va usata come una normale genjutsu ma non può essere mantenuta e va usata (senza spreco alcuno di azioni) prima di un attacco che non sia un'altra genjutsu. L'avversario dovrà tentare di resistere all'illusione prima di difendersi dall'attacco, se non riuscirà, l'attacco seguente subirà un bonus di Danno Certo/3."

Finge di attaccare direttamente Fuyu con questa:

<ninjutsu elementale ravvicinata> - - Impeto Elettrico - [Chk: 90][Int: +80+vel/3] "Il ninja carica l'avversario, e prima di colpirlo emette in un colpo una buona quantità di chakra elettrico, colpendo il nemico sia con il corpo che con l'elettricità. Infligge anche ferita da Contusione, ma la ferita da Sonnolenza e Paralisi è dimezzata, eccetto nel caso in cui l'avversario si difende senza l'uso di barriere, in tal caso i PF verranno solamente ridotti a 3/4 del loro valore atteso."

Ma in realtà gli tira una scudisciata con una coda di chakra. Se riesce a colpirlo, approfitta di quell’attimo, per provare a tirarlo fuori dal ghiaccio; se non ci riesce, lo scopriremo nella prossima puntata. XD

 
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view post Posted on 12/9/2019, 12:18     +1   -1
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Quant'è arduo essere padre, oltre che shinobi?
A questo pensò Fuyu, mentre suo figlio Koichi gli vomitava addosso tutto il dolore che aveva accumulato, senza mai metabolizzarlo del tutto, nel corso degli anni.
- Non mi importa del pericolo, padre, sosterrò comunque quell'esame.
- Sei uno stolto allora, sai bene che rischieresti di morire.
Lo sapeva bene, il giovane Koichi, eccome se lo sapeva. Eppure, era disposto a correre comunque il rischio. Il motivo era da ricercarsi in ciò che aveva vissuto nella sua breve, eppure triste, vita.
Da quando era nato, al tramonto dell'anno 238, non aveva mai avuto vita facile. Era cresciuto all'ombra del padre, lontano dalla luce che invece lo aveva sempre messo sotto i riflettori delle alte cariche della Nebbia. Non era semplice essere il figlio di un jonin così potente, rispettato e temuto. Non in un villaggio come Kiri, dove l'omicidio era un modo assai facile per conquistare con la forza i propri obiettivi personali. Per questo motivo, lo Yuki aveva sempre spinto affinché la sua relazione con Haruko rimanesse nascosta - e, di conseguenza, persino l'esistenza. E così, il piccolo Koichi, il quale aveva ereditato il cognome della madre, aveva vissuto lontano dal padre, riuscendo a vederlo soltanto poche volte l'anno e per un lasso di tempo assai risicato. In questo modo, Fuyu aveva sempre sperato di tenere entrambi i suoi cari al sicuro, lontani dalle grinfie di chi, per invidia o avidità, avrebbe trovato in loro terreno fertile per coltivare una congiura ai suoi danni.
Tuttavia, nel caso del figlio, aveva ottenuto l'effetto opposto. Senza avere una dimostrazione chiara di chi fosse realmente suo padre, era cresciuto lasciando che fossero i racconti di Haruko ad esaltarne i pregi e le imprese. Arrivato all'età candidabile per l'iscrizione all'accademia, però, aveva iniziato a percepire un vuoto dentro di sé; era stanco di disegnare il genitore come un eroe epico, voleva, anzi, aveva bisogno di conoscerlo. Sapere chi fosse davvero suo padre. E così, nella sua testa si era innestata quell'idea, per poi diffondersi come un cancro e contagiarlo fino al midollo. Sapeva bene di non essere all'altezza della vita da ninja - e lo aveva bene in mente anche Fuyu, il quale era certo che, anche se Koichi fosse sopravvissuto all'esame, avrebbe prima o poi perso la vita in missione, per mano di un nemico. Eppure, il ragazzino non aveva intenzione di mollare.
- Può darsi che tu abbia ragione.
Koichi era sempre stato testardo, questo era da riconoscerlo. Ciò nonostante, la determinazione non poteva bastare in un mondo in cui chi deteneva il potere, il vero potere, la faceva da padrone.
- Un giorno, però, sarò degno di essere davvero tuo figlio.
Una promessa che, però, si sarebbe infranta il giorno in cui dovette sostenere la prova. Correva l'anno 244 e, sebbene fossero ormai lontani i giorni cremisi della Nebbia Insanguinata, il ragazzino perse la vita durante l'esame per mano di uno dei suoi compagni, che con il suo omicidio a sangue freddo ottenne facilmente la promozione e l'elogio dei suoi superiori. All'età di soli otto anni, Koichi Nakamura, il figlio bastardo di Fuyu no Yuki e mai da lui riconosciuto, incontrò la sua fine. La notizia ebbe effetti devastanti su sua madre, Haruko e anche sul padre, il quale seppe della cosa da un collega ANBU, Shinichi Itou, che raccontò di come uno degli allievi fosse morto durante l'esame, tremando e pisciandosi nei pantaloni.
La cosa sembrò passare inosservata, ma dopo una settimana di Shinichi, conosciuto come Kuma dalle alte cariche, si persero le tracce. Anche oggi, c'è chi pensa sia morto, ma nessuno ha mai ritrovato il suo cadavere.

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Un sorriso compiaciuto ferì il volto di Fuyu, quando vide il suo giovane avversario farsi finalmente avanti. Pensò fosse davvero incosciente ad avanzare in maniera così diretta, ma fu costretto a ricredersi quando il piano del Rosso si concretizzò di fronte ai suoi occhi increduli. Distratto dall'acqua impetuosa e dalle scariche elettriche, si accorse solo all'ultimo secondo della scudisciata, la reale offensiva che mirava ad abbattere le sue difese. La coda ardente lo colpì in pieno e, esattamente come pianificato, il chunin fu abbastanza svelto da afferrarlo per un braccio e tirarlo via dalla gelida cupola. Per un istante, avrebbe potuto vederlo a mezz'aria, con la divisa da combattimento lacerata e zuppa di sangue in prossimità della spalla sinistra. Malgrado sembrasse prossimo a precipitare nel vuoto, l'ANBU si riprese in un batter d'occhio. Una lingua di ghiaccio si materializzò dalla cupola, allungandosi in aria finché i piedi del manipolatore del gelo non ebbero trovato su di essa un valido appoggio. Al tempo stesso, altre due fruste ghiacciate guizzarono fuori dalla barriera cristallina, afferrando il ragazzo e stringendolo in una morsa impetuosa e conducendolo vicino alla parete di ghiaccio. Nel giro di pochi secondi, la piattaforma su cui svettava Fuyu si innalzò, finché non si fu ritrovato esattamente di fronte al Jinchūriki. Così vicino che quest'ultimo poté respirare l'olezzo ferroso del sangue del nemico e percepire sul volto l'alito gelido di quest'ultimo, il quale riuscì a passare persino attraverso la maschera di porcellana.
Freddo e risoluto, il jonin non disse nulla. Si limitò ad alzare la mano destra e non appena ebbe composto un sigillo, un dolore atroce avrebbe risvegliato Yu come una doccia fredda. Uno spuntone acuminato era stato partorito dalla cupola alle sue spalle e gli aveva perforato la schiena, sbucando poi dal ventre sanguinante. Un sapore acre e nauseabondo gli avrebbe poi inondato la bocca, mentre il suo avversario lo osservava con chissà quale espressione, nascosto dietro la sua maschera. Poi giunse il freddo, qualcosa che non aveva niente a che fare con l'ambiente - no, quel problema era riuscito a risolverlo, dopotutto. Veniva da dentro di lui. Ed il motivo era semplice, dopotutto.
Se non avesse fatto qualcosa per reagire, sarebbe morto lì, in quel preciso istante.
- Tutto qui?
Una voce gelida che giunse alle sue orecchie calma e piatta, spoglia di qualsivoglia emozione.

 
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Freddo. Un freddo anomalo cresceva dentro di lui mentre osservava con occhi vacui quella lancia di ghiaccio che spuntava dal suo ventre, quasi senza realmente rendersi conto che il corpo a essere stato mutilato era il suo. Il sangue che aveva vomitato gli impregnava la bocca con l’acre sapore del ferro, unendosi a quello che colorava di un vivo scarlatto quello spunzone altrimenti bianco, scivolando sulla superficie curva e perfettamente liscia. Ne sentiva quasi il rumore, così come sentiva il proprio respiro rauco, veloce, annaspante, e il cuore che batteva forsennato negli orecchi come volesse uscire dal petto. E l’odore…quell’odore lo conosceva bene. L’aveva legato al ferro di una falce in passato, poi all’acre lezzo della carne che bruciava. Adesso.., adesso lo legava a quel grido strozzato senza forza che gli uscì estremamente in ritardo dalla gola, accompagnato, nella sua testa, da un ringhio di dolore e rabbia, che gli perforò le meningi, rimbombandogli ovunque fosse possibile. Ancora non credeva a come si fosse cacciato in quella situazione. Era andato tutto a meraviglia, finchè era riuscito a strappare Fuyu dalla sua cupola, era anche riuscito a colpirlo, ferirlo, e poi..? Poi tutto era precipitato con altrettanta facilità.
L’ANBU si era ripreso e, nel momento in cui Yu stava per atterrare su una delle sue bolle, mosse all’occorrenza, due fruste di ghiaccio l’avevano minacciato. Si era difeso, proprio come aveva pianificato aveva usato il Raiton per creare uno scudo di protezione, ma la pressione di quelle liane cristallizzate aveva distrutto ogni suo tentativo. Il “Bzzzt” dei fulmini che lo difendevano, si era trasformato in uno stridere fastidioso, un grido acuto, poco prima che la barriera cedesse e allora quella trappola ghiacciata l’aveva agguantato e condotto spalle al muro sulla cupola gelata di Fuyu. Si era opposto, aveva scalciato l’aria, fatto pressione con le braccia, ma era stato tutto inutile. E ad un gesto del superiore, un dolore inimmaginabile l’aveva attraversato. Indescrivibile, atroce…un dolore che, in quel momento nemmeno percepiva più. Era più la consapevolezza della cosa ad averlo fatto gridare. Passato il momento in cui non riusciva realmente a credere a quello che i suoi occhi stavano vedendo, ora che aveva realizzato, quell’agonia…non la sentiva più. Erano altre le sensazioni che provava e non per questo erano un buon segno. Lo aveva studiato in Accademia lo stato di shock…ci si era impegnato molto nelle lezioni di primo soccorso, perché, da bravo iatrofobico, meno vedeva i medici, meglio stava. E anche quel suo pensare a cose idiote faceva decisamente parte della serie di sintomi causati dalla grossa perdita di sangue. Sudava freddo, percepiva il calore corporeo abbandonarlo rapidamente, i respiri erano rapidi e corti, i battiti accelerati…la coscienza vacillava. Non gli sarebbe rimasto molto in quelle condizioni. Aveva anche perso il controllo del chakra di Kurama, la cui aura dorata si era spenta nell’esatto istante in cui era stato colpito. E, a proposito della Volpe, lo sentiva agitarsi arrabbiato e furente nel suo antro: una bestia ferita, proprio come lo era lui…anche se la presenza a sé stesso del Bijuu era sicuramente superiore a quella che aveva lui in quel momento. E sapete la beffa? Stava morendo…e nemmeno sapeva perché. I tentacoli della paura lo stavano avvolgendo, la carezza della Nera Signora lo seduceva, una mano gelida dalle dita affusolate che gli vezzeggiava la nuca, eppure non aveva idea del perché. Perché Fuyu era lì? Che voleva da lui? Per cosa stavano combattendo? Per cosa stava morendo? Almeno durante la prova sul tetto aveva un obiettivo. Quel giorno qual era la discriminante? Quale lo scopo perché quel dolore non fosse solo fine a sé stesso..?
Fu solo al calare della sua coscienza che trovò la risposta che cercava. Nel momento in cui il chakra rovente di Kurama iniziò a fuoriuscire con prepotenza, marcando maggiormente i lineamenti ferini di Yu, col chiaro intento del demone di farsi avanti e prendere il posto del ragazzo per farla pagare cara all’umano che aveva osato tanto, il Rosso comprese. In un moto d’ostinazione, ancora con il capo ciondoloni e gli occhi che vedevano la realtà solamente a tratti, il giovane tentò di opporsi, in un primo momento bofonchiando i propri stessi pensieri, piuttosto che rivolgersi solamente al demone nella propria mente.


No. Kurama, no...lui è la mia preda. La mia preda...La mia.

Parole confuse, biascicate, probabilmente poco chiare per chiunque le avesse sentite se non la Volpe che condivideva tutto col ragazzino, eppure abbastanza evidenti negli intenti da far titubare Kurama stesso, sebbene non si fermò. Non di primo acchito. La rabbia era troppa, il suo orgoglio ferito bruciava da impazzire, lo avvertiva Yu stesso…e, come lui, condivideva la paura. Sebbene di natura diversa. Se per il Rosso era il terrore di morire, per la Volpe era l’istinto di sopravvivenza, la paura di perdere il posto che si era costruito assieme all’unico umano che gli piacesse. E faceva male, faceva forse più male quel turbinio di emozioni del demone, della ferita stessa. Lacerava l’anima.

« Ha osato toccarti, ragazzo, non posso accettarlo passivamente! Questo figlio di puttana deve pagare con la vita per aver osato sfidarci, per aver osato…questo! » Rabbia repressa in un ringhio gutturale che minacciava di esplodere da un momento all’altro, quella della Volpe. Yu non poteva vederlo, ma anche lo spirito del demone era stato ferito, una stalagmite di ghiaccio si era innalzata dalla lastra su cui la bestia riposava, ferendolo alla spalla robusta. Tuttavia ne percepiva chiaramente il dolore, ma soprattutto l’orgoglio sul punto d’infrangersi. E si sentì una merda, in colpa, per non essere un compagno all’altezza, per essere così egoista. Ma quella battaglia, quell’avversario…anche a costo di perdere miseramente, voleva combatterlo lui.
Gomen. Hai…hai ragione, però…se anche prendessi il mio posto adesso… “che potresti fare con un corpo martoriato?” sarebbe stato questo il continuo della frase che la mente, non completamente presente di Yu, non riuscì a completare. Ma non era necessario, Kurama era lui. Sapeva. …E’ un’arma a doppio taglio.

Di sicuro la Volpe sarebbe stata in grado di gestire al meglio la totalità del proprio chakra, ma in membra ridotte in quello stato…probabilmente il suo corpo non avrebbe retto comunque. Che situazione del cazzo! Ed era solo colpa sua, era stato troppo avventato, per poter assaporare un boccone di vittoria si era impantanato in una condizione che gli permetteva di fare ben poco. E anche se a Kurama quel suo sentirsi colpevole non piaceva, perché non lo riteneva affatto tale, fu inevitabile che gli tornasse in mente l’ammonizione storica di Kai. “Chi non tiene alla propria vita, non può proteggere quella degli altri.” E se anche la Volpe non sarebbe scomparsa alla sua morte, non era sicuramente una scusa buona dietro cui nascondersi. Aveva agito in maniera stupida e adesso doveva in qualche modo uscirne. Proprio come lo incalzò la Volpe stessa che tese a calmarsi, anche se ci riusciva poco. Ma era comunque apprezzabile da parte sua, quello era il suo modo di dirgli che voleva ascoltarlo, che si fidava di lui e che non voleva lasciarlo da parte.

« Cosa vorresti fare allora? Se continua così, l’emorragia ti ucciderà lentamente. E l’unico qui che deve passare a miglior vita è quello stronzo che si permette di umiliarci! » Si infervorò, soprattutto nell’ultima parte, salvo poi sbuffare irrequieto e restare in silenzio qualche istante, in attesa della risposta di Yu. Tardando ad arrivare, lo richiamò. « Yu! Resta con me dannazione! »
Tanto bastò per prendere la coscienza del ragazzo per la coda e riportarla in carreggiata. Posso…posso fare solo una cosa, ora come ora. Fece, senza spiegare, d’altronde Kurama lo sapeva cosa gli frullava in testa. Se anche non lo colpissi, almeno dovrei riuscire a liberarmi…ma a quel punto l’emorragia… Già, perché non era mai una buona idea levare l’oggetto che aveva causato una ferita da penetrazione, ma se voleva sciogliere la presa del ghiaccio per poter muovere le mani, non poteva fare altro. Doveva correre il rischio. Ti sto chiedendo la luna, lo so…ma permettimi di essere egoista ancora per un po’. Lui è la mia preda, il mio obiettivo. Questa battaglia…voglio viverla fino a quando il mio corpo mi permetterà di muovermi. E lo farò anche a costo di strisciare nel fango. Ed era risoluto. Nel dolore, la paura e la confusione che provava, era assolutamente determinato. Lo si capiva dal modo in cui stava sforzandosi di combattere quella leziosa tentazione di lasciarsi andare alla pace del sonno, dalla fatica che faceva per mettere assieme qualche pensiero di senso compiuto, ricercando le parole. Lo si capiva dal desiderio ardente di non arrendersi.
« Certo che sei davvero cocciuto, ragazzo! » Sbottò in un sospiro ringhiato, sapendo che niente e nessuno avrebbe fatto cambiare idea al Rosso. Ma, infondo, era questo che apprezzava di lui: il coraggio, la fermezza, quel filo di superbia e l’atteggiamento volto a non arrendersi.
Ma non ho voglia di morire… Urako lo avrebbe ucciso se fosse morto e a Takumi come l’avrebbe spiegato? Pensi di poterci allungare un po’ i tempi, rallentando l’emorragia…col tuo chakra?
« Posso tentare.., ma non ti permettere di lasciarmi indietro, siamo intesi? E’ la NOSTRA preda, adesso. Non la tua o la mia. La nostra. » La ferita all’orgoglio del fiero Bijuu si faceva sentire proprio bene. Era bella tosta da digerire e per Yu non era difficile da comprendere. Come lui, la Volpe voleva prevalere, voleva fargli rimpiangere tutto. In fin dei conti, Kurama era Yu e Yu era Kurama, no? L’egoismo dell’uno era quello dell’altro.
Va bene, allora, la nostra.

Ed era proprio di egoismo che si parlava. Di orgoglio, superbia e fierezza. Non c’era altro motivo per cui portare avanti quella battaglia se non sé stessi. Non c’era alcuno scopo più alto, dietro a tutto, nessun obiettivo nobile da perseguire, nessun valore da imporre, se non la propria individualità - o dualità nel caso del Rosso. E fu con questa consapevolezza che i suoi occhi tornarono a riprendere luce sul mondo reale, il chakra del demone nuovamente sotto controllo e la coscienza di un corpo seviziato che tornò prepotente a gravargli sulle membra.
Anche con l’intervento di Kurama sull’emorragia - sperando riuscisse a fare davvero qualcosa - non sarebbe riuscito a durare molto, il tempo di un attacco, forse due se quello che voleva fare fosse andato in porto. Aveva già perso molto sangue, l’odore ferroso gli riempiva le narici, assieme a quello del suo avversario e il sapore gli impastava la bocca. Ma questo non gli impedì di rispondere a tono alla domanda piatta di Fuyu, un attimo prima di lanciare la propria offensiva, mentre un sorriso bieco, più simile a una smorfia, accompagnò la voce strozzata.


Perché..? Sono così tanti quelli che sono riusciti a ferirti? Ridacchiò, facendosi male da solo e tossicchiando sangue. ...Che delusione.

Come se non lo avesse saputo che, a potersi vantare d’aver fatto tanto, sarebbe stato un numero esiguo di Shinobi. Forse addirittura nessuno. Ma non attese la risposta. Buona parte delle bolle rimaste sul campo di battaglia reagirono al suo chakra. Un’energia intensa e instabile le ravvivò prima che si gettassero rapidissime contro i due, nei pressi della parete curva della cupola. Contemporaneamente, un altro paio di effimere di medie dimensioni vennero spostate raso terra, più o meno sotto la posizione del Rosso. Se anche gli effetti delle sue bolle non gli avrebbero fatto danni, l’impatto col suolo non sarebbe stato affatto piacevole. Quelle sfere iridescenti avrebbero attutito la caduta, sempre ammettendo che il suo folle attacco fosse riuscito a liberarlo.


<attivazione> - Bolle Esplosive - (Chk: 50) "Probabilmente le bolle più efficaci e graficamente belle utilizzare contro l'avversario. Infatti, quando queste bolle esplodono, lo fanno letteralmente, causando un grande botto pirotecnico che ferisce gravemente il malcapitato nemico. Le tecniche che fanno sfoggio di queste bolle sono considerate come Ninjutsu di Elemento Esplosione. Per l'effetto sorpresa, queste Bolle infliggono sempre 20/40/60/80 danni certi extra (che quindi ignorano il Res/5). Ciò non conta se ci si difende con tecniche elusive o sostituzioni."

 
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13 Gennaio 245. Il suo ventiquattresimo compleanno.
Un giorno che, nel corso degli anni, si era trasformato da una tetra routine ad un momento da apprezzare e trascorrere con la dolce compagnia della sua anima gemella. Un giorno che però, da quel momento in avanti, sarebbe stato macchiato di sangue. Per sempre.
All'alba, il corpo senza vita di Haruko Nakamura era stato rinvenuto steso sulla strada, in una pozza cremisi, da alcuni sfortunati passanti, i quali avevano poi contattato tempestivamente le autorità. Com'era già accaduto con Koichi, anche in quel caso Fuyu aveva saputo della notizia in ritardo, soltanto una volta rientrato alla casa della fanciulla. Era stato arduo comprendere cosa ci facesse quel piccolo gruppo di persone di fronte all'abitazione dell'amata; shinobi e civili, chi impegnato a lavorare, chi a curiosare riguardo al tragico suicidio di quella giovane donna. Per anni l'ANBU si sarebbe chiesto per quale motivo non avesse urlato quel giorno, nel vedere il corpo della sua lei ridotto in quello stato, con le ossa spezzate e i lineamenti sfigurati dal tremendo impatto, dopo una caduta di almeno quindi metri. L'unica cosa che riuscì a fare, di fronte a così tanta gente, fu comportarsi come un vero shinobi. Guardò in alto. Il tetto. Lì capì. Non ci voleva molto, del resto.
Allontanati i curiosi, entrò in casa. Sul tavolo del salotto trovò una lettera. Si accomodò sulla poltrona, proprio quella che odiava. Attese che tutti se ne fossero andati, anche i ninja incaricati di archiviare il caso come suicidio, prima di aprirla.

CITAZIONE

Non riesco a trovare le parole. L'unica cosa che sono in grado di fare, è trovare conforto in ricordi che rimarranno tali, per sempre. Ciò che desidero, invece, è lasciarmi questo dolore alle spalle. Senza, però, ricominciare.
Ti ho amato, Fuyu. E ti amo ancora, in fondo. Maledizione, se ti amo. Per anni, ho pensato che tu fossi la cosa più bella che mi fosse mai capitata, in vita mia. Mi ero così illusa che un giorno tu potessi accettare la realtà, ed amarmi alla luce del sole, davanti agli occhi di tutti. Mi sbagliavo. Persino con Koichi, non sei riuscito a fare diversamente. Tuo figlio. Sangue del tuo sangue. Un ragazzino morto soltanto perché desiderava di essere riconosciuto come figlio da suo padre.
Mi ripetevi che io ero la bambina della Primavera, la principessa che aveva fatto breccia nel cuore dell'Inverno più rigido. So che mi hai amato anche tu... e so che, a modo tuo, amavi anche il nostro bambino.
È stato l'amore per la Nebbia ad essere più forte. È quello l'Inverno che non potrò mai sconfiggere.

L'unica cosa che mi rammarica, mio adorato, è averti visto fallire.
Questo tuo amore ti ha reso identico all'uomo che hai sempre disprezzato.


Erano parole deliranti, dolci ma al tempo stesso taglienti e dure come rasoi. Del resto, erano le parole di una donna che aveva scelto di morire e che, in poche righe, aveva cercato di immortalare sentimenti che, purtroppo, sarebbero scomparsi con lei.
E finalmente, isolato dal resto del mondo, Fuyu poté versare lacrime amare. Pianse ed urlò, fino a non avere più fiato in corpo. Poi si alzò, furente come un Kami adirato, ed iniziò ad inveire fisicamente contro l'arredamento. Spezzò il tavolo, calciò la poltrona contro la parete, facendo cadere per terra una delle tazze che Haruko adorava. Fu allora che si placò, con il viso rosso rigato dalle lacrime e il respiro pesante. Si avvicinò al muro e si chinò a raccogliere i cocci, con cura, quasi come se si trattasse dei resti della sua amata. Tornato calmo, si rimise in piedi e si avviò in cucina. Da qualche parte, era sicuro che lei avesse lasciato un po' di quei fiori d'ibisco. Tutto d'un tratto, fu lieto di ricordare il nome di quell'infuso. Riuscì a sentirne persino l'odore, anche se ovattato dal trascorrere degli anni. Karkadè.

lxCrLQv

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Di fronte alle parole sfacciate del Rosso, non poté far altro che sorridere, dietro la maschera. Per un momento, era quasi sicuro che avrebbe perso il controllo, ma poi aveva visto il cremisi svanire dal suo sguardo, per lasciare spazio ad una consapevolezza nuova. Ed era lì, che aveva compreso. Non voleva che fosse la Volpe a combatterlo al posto suo. Per quanto fosse ancora acerbo, anche se parecchio migliorato dall'ultima volta, doveva ammetterlo. Quel ragazzo ne aveva eccome, di palle.
Alla provocazione, ad ogni modo, Yu fece seguire i fatti. Senza che Fuyu potesse far nulla per impedirlo, le bolle che il chunin aveva pilotato fecero esattamente il loro dovere; esplodendo contro la cupola, la incrinarono appena, ma la deflagrazione fu abbastanza potente da frantumare il ghiaccio che lo teneva prigioniero. Atterrato con più facilità, grazie all'onda d'urto che aveva calcolato in precedenza, si trovò quindi con i piedi piantati sul suolo ammantato di neve. Dall'alto, ancora in piedi sulla piattaforma di ghiaccio che era sopravvissuta all'esplosione, l'ANBU lo guardò. Soddisfatto, certo, ma questo Yu non avrebbe potuto certo capirlo. L'unica cosa che avrebbe visto era una profonda bruciatura sulla parte destra della maschera. Segno che, dopotutto, anche con quell'attacco ci era andato davvero vicino. Fu a quel punto che il jonin allargò di nuovo le braccia, quasi come se volesse avvolgere l'intera barriera in una morsa fredda e letale. Una bufera si scatenò, facendo calare di nuovo la temperatura, vertiginosamente.
- Se pensi di conoscere la risposta alla tua domanda...
Nel frattempo, dieci lance di ghiaccio vennero partorite dalla cupola. Con un cenno della mano, Fuyu le radunò tutte dietro di sé, facendole vorticare in attesa del primo passo del ragazzo. Gli sarebbe bastato soltanto uno schiocco dita, per far sì che le sue armi gelide, una dopo l'altra, venissero scagliate ad una velocità disarmante contro il suo avversario. Dopo un crescendo di emozioni, superbia, orgoglio e determinazione, era giunto l'atto finale. A quel punto, non era soltanto questione di vincere o perdere, né di sopravvivere o di morire.
Ciò che Kyōmei Yūzora voleva lasciare era un segno indelebile nell'animo di Fuyu no Yuki. C'era già riuscito, a dirla tutta, nell'intento di penetrare la sua corazza d'indifferenza... in quel momento, si trattava solo di scolpire il suo nome nello spirito del superiore. Per l'eternità.
- ... allora vieni a prenderla, Kyōmei.

 
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view post Posted on 21/9/2019, 15:02     +1   -1
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Il tuono dell’esplosione rimbombò a più riprese all’interno della cupola. In un insieme di botti, fumo e fuoco, l’attacco di Yu andò a segno, quanto meno su di lui. In mezzo a quella confusione non aveva idea se fosse riuscito in qualche modo a colpire anche Fuyu - lo avrebbe scoperto solo una volta che le volute scure si fossero diradate - ma poco importava: se anche si fosse solo liberato, sarebbe stato già un gran passo avanti, vista la pessima situazione in cui si trovava. Di fatto, nel momento in cui avvertì quel dolore lancinante al ventre, preceduto dal secco suono del ghiaccio che si spaccava e finiva in pezzi con lo stesso rumore della cristalleria frantumata, sorrise. Di quel grosso spuntone non restarono che schegge. Avvertì chiaramente il suo grido di morte sulla pelle, la vibrazione che ne precedette l’esplodere in frammenti, così come sentì improvvisamente la presa delle morse che lo bloccavano farsi inesistente. Un momento c’era, quello dopo Yu stava cadendo nel vuoto. La deflagrazione lo spinse in basso con una certa violenza che andò via via scemando, certo, ma vista la portata dell’esplosione fu comunque una gran bella spinta, forse nemmeno la manovra naturale salvacollo d’un gatto sarebbe riuscita a combatterne la pressione. Fortunatamente aveva fatto bene i calcoli e le sue bolle attutirono un impatto che altrimenti gli avrebbe causato ulteriori, se non fatali, danni. Un atterraggio morbido che assorbì la maggior parte della forza che l’aveva spinto in basso, per poi restituirlo al terreno con un sobbalzo innocuo per le ossa, ma che fece ugualmente male alla ferita aperta. Meno di quanto si aspettasse, però, perché ad attenderlo non c’era un prato ghiacciato, irto di fili d’erba gelati ed acuminati. No, c’era qualcosa di ugualmente freddo, balsamo per la sua lesione, ma di decisamente più morbido e piacevole del ghiaccio. Steso a panca in su, ne alzò una manciata lasciandosela ricadere davanti agli occhi. Neve. Bella, farinosa, quel genere di neve appena caduta, fresca, talmente invitante che era difficile resisterle. Un po’ come quelle cose visivamente morbide, attirava inevitabilmente tanto che era impossibile non affondarci le mani nude. Anche se era gelida e dopo un po’ gli arti facevano male, si gonfiavano e diventavano rossi. Del tutto simile alla tentazione d’avvicinare un animale selvatico col rischio d’essere morsi o graffiati, pur di riuscire a percorrere il suo corpo con una carezza. Valeva il momento, non la conseguenza. E per qualche ragione, Yūzora aveva l’impressione che quello scontro non fosse poi troppo diverso. Tossì, cercando di ingoiare quel viscidume che aveva in bocca mentre gli occhi volarono in alto, verso il suo avversario.
La cupola, nella zona in cui era tenuto bloccato fino a qualche istante prima, aveva un’incrinatura. Nulla di eccezionale, di sicuro non sperava di riuscire a spaccare e far crollare, con così poco, un muro tanto spesso. D’altro canto...la piattaforma dove Fuyu ancora lo sovrastava era riuscita a sopravvivere anch’essa, con qualche danno sì, ma non così tanti da inficiarne la struttura. E l’ANBU? Lui anche era lì, si ergeva fiero come sempre, nonostante quella nuova bruciatura sul lato destro della maschera. Non riusciva a scorgere gli occhi plumbei dietro quelle fessure nella porcellana, ma di una cosa era certo: non gli avrebbe dato molto tempo per recuperare. Tanto meno per pensare. Doveva rimettersi in piedi, subito.
Si rigirò sottosopra, piegando poi ginocchia e gomiti per mettersi a gattoni nell’intento di riconquistare gradualmente una postura eretta. Sotto di lui, il candore della neve era già macchiato di rosso, ma era cosciente che Kurama stesse facendo il possibile nel suo intento di rallentare l’emorragia. L’equivalente di un laccio emostatico di chakra che gli avrebbe fatto guadagnare, sì, un po’ di tempo, ma non molto. Piantò la punta di Kenmaki a terra per aiutarsi ad issarsi in piedi, i denti stretti per lo sforzo e il fiato mozzato.


« Ragazzo. »
Ce la faccio. Ostinato come un mulo. …Ancora per un po’, ce la faccio.

La preoccupazione del demone era comprensibile. Forse sentiva meglio di lui la vita scivolare via dal suo corpo, ma il chunin la forza per un ultimo attacco ce l’aveva. Non si sarebbe arreso prima di aver fatto tutto il possibile. Kurama era cosciente anche di questo e, probabilmente per quel motivo, non insistette più di tanto, limitandosi a fare a sua volta tutto ciò che poteva per combattere affianco al suo tramite, dandogli la possibilità di proseguire, un’occasione di far capire veramente a quel figlio di puttana con chi avesse a che fare.
E lo dimostrò qualche attimo più tardi. Nel momento in cui Fuyu scatenò quella bufera letale all’interno della cupola, per un attimo Yu pensò che sarebbe morto congelato senza poter fare alcunchè. Il suo corpo già aveva una temperatura più bassa del normale a causa della perdita di sangue, era debole, spossato, ferito…quel gelo che penetrava nelle ossa non avrebbe giovato. Si strinse come se potesse riscaldarsi da sé con quei pochi vestiti che aveva indosso, schermandosi gli occhi con un braccio e udì appena, sopra l’ululato del vento, le prime parole di Fuyu. Fu allora che accadde. Sentì un calore familiare scaldarlo da dentro. Lo stesso tipo di calore che provava quando si appisolava sul pelo di Kurama. Rovente, ma piacevole…quasi protettivo. Non riusciva ad eliminare completamente quella gelida presa, gli era penetrata fin troppo nelle membra, ma era quanto bastava per aiutarlo e non restare fermo. A muoversi. A non mollare proprio adesso. Anche se era ben difficile non buttare l’occhio in quella direzione.


Oi,oi…Fuyu-san. Non ti sembra di esagerare..?

Una, due, tre…cinque, sette…dieci. Dieci affilatissime lance di ghiaccio uscirono dalla cupola, e si radunarono ad un cenno dello Yuki attorno a lui, con le punte minacciosamente rivolte in basso, verso Yu. E non serviva un genio per capire che il jonin non avrebbe esitato un secondo a scagliargliele contro. Anzi era proprio inutile domandarselo: l’avrebbe fatto, punto. Tanto valeva utilizzare quegli ultimi istanti di lucidità per inventarsi qualcosa, senza farsi troppe pippe. D’altronde quel gioco ormai aveva in palio qualcosa di ben più rilevante della coccarda del vincitore. C’era qualcosa di più importante della fama e della gloria dietro la cocciutaggine di Yu. E in qualche modo l’avrebbe ottenuta. Oh, l’avrebbe agguantata per la coda se fosse stato necessario, con le unghie e con i denti, ma non si sarebbe fatto fermare da qualcosa che sembrava impossibile.

« E’ solo un’altra scogliera, giusto? »
Proprio così.

Già, solamente l’ennesima altissima scogliera da cui lanciarsi con un corpo inadeguato all’impatto. Ma andava fatto. Per questo non sarebbe bastato limitarsi a schivare quelle lance. Non si sarebbe avvicinato di un passo alla schiena del superiore con una tattica così votata alla sicurezza. Aveva ancora delle bolle in campo - poche - poi c’erano quelle due che aveva usato per l’atterraggio e, infine…c’erano anche le lance. Le gambe gli funzionavano ancora abbastanza bene, non era al massimo delle forza, ma forse qualcosa poteva ancora farlo…anche se quel vento furioso sarebbe stato certamente un handicap non da poco. Ma sarebbe andato bene lo stesso. Concentrando il chakra nelle gambe si sarebbe assicurato una velocità quanto meno sufficiente per tentare di scansare le lance e, contemporaneamente, avvicinarsi a Fuyu, utilizzando come appoggio le poche bolle che gli erano rimaste o, laddove queste non fossero bastate, anche le stesse aste di ghiaccio che gli venivano scagliate contro. Non aveva importanza se fosse stato colpito…ciò che gli interessava era che gli occhi del jonin rimanessero su di lui per permettere alle due bolle che aveva usato come materasso di salvataggio, di muoversi rasoterra e poi scagliarsi sulla struttura che ancora sorreggeva il superiore. Dubitava sarebbe miracolosamente riuscito a scansare tutte le lance, di conseguenza l’esplosione delle due sarebbe avvenuta prima, in un momento in cui l’attenzione di Fuyu fosse stata particolarmente concentrata su di lui, magari proprio nell’istante in cui fosse stato colpito. A quel punto, se la lingua di ghiaccio fosse stata infranta, proprio nell’attimo in cui l’appoggio fosse mancato sotto i piedi dell’ANBU, si sarebbe sforzato per attaccarlo. Probabilmente con Kenmaki…non riteneva gli sarebbe rimasto abbastanza chakra per qualcos’altro. Era un piano rischioso, poiché prevedeva che lui stesso fosse l’esca. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe stato impalato prima di poterlo mettere in atto completamente, non era da escludere, ma non per questo avrebbe rinunciato a tentare.
Si toccò l’addome, guardandosi la mano sporca di sangue, riconoscendo lui stesso che stesse facendo una cosa veramente stupida. Quasi gli sembrava di sentirle le voci di Kai, Takumi e Urako che gli ripetevano quanto fosse sconsiderato anche solo a pensare una cosa simile, ridotto in quelle condizioni. Ma a suo modo di vedere, proprio perché era in quelle condizioni, non valeva la pena di tirarsi indietro.
Strinse forte l’elsa di Kenmaki, cacciando tutto il chakra di cui disponeva nelle gambe. In quel momento non gli interessava né l’eleganza, né la forma, né la perfezione del controllo su di esso…gli interessava solo che funzionasse, che fosse efficace, che gli mettesse in mano quel kunai arroventato che avrebbe piantato tra le costole di Fuyu, raggiungendolo da dietro la sua schiena. "Io sono qui”, un’affermazione che significava tutto o niente, ma che avrebbe potuto valere il voltarsi indietro da parte dello Yuki.


Ikuzo, Kurama!


Ti metto sempre solo questa attivazione, perché il resto è per lo più roba semplicemente chakrata.

<attivazione> - Bolle Esplosive - (Chk: 50) "Probabilmente le bolle più efficaci e graficamente belle utilizzare contro l'avversario. Infatti, quando queste bolle esplodono, lo fanno letteralmente, causando un grande botto pirotecnico che ferisce gravemente il malcapitato nemico. Le tecniche che fanno sfoggio di queste bolle sono considerate come Ninjutsu di Elemento Esplosione. Per l'effetto sorpresa, queste Bolle infliggono sempre 20/40/60/80 danni certi extra (che quindi ignorano il Res/5). Ciò non conta se ci si difende con tecniche elusive o sostituzioni."

 
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view post Posted on 26/9/2019, 11:07     +1   -1
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Privato di tutto ciò che lo relegava ancora ad una precaria umanità, Fuyu no Yuki poté infine sposare in via definitiva la sua vera natura. Una missione dopo l'altra, dopo ogni omicidio, il promettente shinobi divenne proprio ciò di cui la Nebbia aveva bisogno. Uno spietato assassino, una macchina da guerra che avrebbe potuto difendere Kiri nel momento del bisogno e portare in alto il suo nome, scrivendolo a caratteri cubitali grazie al sangue dei suoi nemici. Pochi mesi dopo la morte di Haruko, l'ANBU conosciuto come Shika riuscì infine a scalare la gerarchia del corpo speciale, divenendone il leader; il tutto, ovviamente, non prima di aver soffocato in una pozza cremisi il suo stolto predecessore, colui che anni prima lo aveva accolto tra quelle fila, certo di aver scovato un talento innato. Aveva avuto ragione, dopotutto, ciò che non aveva previsto era che proprio quel ragazzo sarebbe stato lo scrittore dell'epilogo della sua storia.
L'aumento della sua notorietà portò, in un tempo assai breve, parecchi ninja promettenti a bussare alla sua porta, nella speranza di essere accolti come suoi allievi. Fu proprio in quel periodo che - un po' per il desiderio di scoraggiare i nuovi aspiranti, un po' per ricordare a se stesso ciò che aveva perso per l'amore che provava verso la Nebbia - il jonin iniziò a mettere alla prova chiunque avesse mostrato un minimo interesse nei suoi confronti. Uno ad uno, questi giovani guerrieri perirono per mano sua. Negli anni, persino tra i non addetti al settore, la prova del tetto conquistò una triste fama. Solo in pochi lo sanno, ma la conta delle vittime ammonta esattamente a novantatré. La maggior parte di loro era composta da shinobi in gamba, ma non abbastanza da far credere a Fuyu che, in fin dei conti, la loro utilità per Kiri fosse più preziosa della loro vita.
Solo uno, fra tutti, riuscì a salvarsi. Un ragazzo, forse nemmeno il più promettente tra coloro che avevano scelto di tentare l'impresa. Eppure, era stato l'unico a far breccia attraverso la dura corazza dell'ANBU. Il suo nome: Kyōmei Yūzora.

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Da quel momento, qualcosa era cambiato in lui. La determinazione che il Rosso aveva mostrato, i valori assai simili a quelli che aveva mostrato in vita, gli avevano ricordato i lineamenti del volto di suo figlio Koichi. Ogni sua parola rievocava nella sua mente il suono della sua voce. Forse, con il tempo, si era affezionato a lui, lasciando che uno spiraglio di luce si insinuasse fra le fitte spire d'ombra che albergavano nel suo cuore. Forse. In verità, nemmeno lui avrebbe saputo dirlo. E anche se così fosse stato, non lo avrebbe ammesso ad anima viva, a costo di portare con sé quel segreto, nella sua stessa tomba. Eppure, da quando lo aveva conosciuto, aveva ricominciato a frugare nei ricordi del passato. Nel suo innocente desiderio di proteggere i suoi compagni, aveva incontrato ciò che un tempo aveva amato. Ciò che per Yu rappresentava il suo personale tesoro - Takumi, Shi, Kai e Urako - beh, anche Fuyu aveva avuto qualcosa del genere, un tempo. Koichi, certo, ma prima fra tutte lei. Nakamura Haruko, la sua amata. Per la gloria della Nebbia, aveva sacrificato ciò che di più caro aveva al mondo, anziché curarlo e proteggerlo. Lei, la brezza della primavera che con il cinguettare della vita era riuscita a svegliare il caribù che, dormiente, riposava in un manto di gelo. Sapeva che mai più avrebbe potuto riaverla indietro... e lo aveva accettato, in fondo. Era il crimine più grave di cui si era macchiato, ciò che gli avrebbe ricordato a che prezzo aveva pagato il potere che adesso aveva. Per sempre.
E Yu, invece? Oh no, lui non era come lui. Gli assomigliava per certi versi, ma era una somiglianza che combaciava con il Fuyu che un tempo, da bambino, aveva fatto breccia nel cuore della dolce Haruko. Lui non era né la gioia della primavera, né la morte dell'inverno. No, il suo vento soffiava ancora incerto, ma in quel dubbio era facile riconoscere ancora l'odore ed il tepore dell'autunno.

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Malgrado gli sforzi di Kurama, la ferita continuava ancora a zampillare. Eppure, il Rosso era disposto a spezzarsi del tutto, piuttosto che piegarsi dinanzi al suo avversario. O meglio, davanti a lui. Sapeva bene cosa c'era in gioco, ma non si sarebbe arreso finché avrebbe avuto fiato in corpo. Né lui, né la Volpe erano disposti a concedere al nemico una vittoria così banale. E così partirono, pronti a chiudere i denti sul collo della loro preda.
La risposta dell'abile ANBU non si fece attendere. Proprio come Yu aveva previsto, le lance vennero infine scoccate, ad una velocità disarmante. Sfruttando il chakra accumulato sulle gambe, riuscì a schivare prontamente le prime due, mentre le successive tre lo ferirono di striscio, aprendo comunque tagli non indifferenti sulla spalla sinistra e sui suoi fianchi. Il manto bianco che calpestava si insozzò di nuovo inchiostro cremisi, ma ciò non riuscì a farlo demordere. Continuò ad avanzare, mentre le bolle si muovevano silenti e rapide lungo la cupola di ghiaccio. Nel frattempo, altri tre dardi gelidi infierirono sul suo corpo. Uno rallentò la sua corsa, colpendolo lungo la coscia destra, un'altro lo ferì alla guancia, l'ultimo invece per poco non lo trafisse al petto; con un colpo di reni il giovane riuscì a spostarsi in tempo, affinché anche il torace venisse aperto solo banalmente, rispetto al danno che avrebbe potuto causare un colpo andato in porto, se solo i suoi riflessi non fossero stati abbastanza pronti. La fatica incalzante, tuttavia, gli fecero perdere la lucidità per evitare le ultime due lame. Fredde e mortali lo trafissero senza pietà, una sul ventre, proprio accanto alla ferita già aperta, mentre l'altra gli si conficcò nel petto, non molto lontano dal cuore. Il respirò gli si arrestò per un attimo, ma con la vista che iniziava ad annebbiarsi riuscì ad ammirare i risultati del suo piano.
La smorfia delusa che si era dipinta dietro la maschera di Fuyu, nel momento in cui era stato certo di aver finito il suo avversario, si tramutò in sorpresa quando una violenta deflagrazione lo colse impreparato. In un solo istante, riuscì a percepire il ghiaccio sotto ai suoi piedi frantumarsi in piccoli cristalli, prima di cadere nel vuoto. Poi lo vide. Oh, solo allora comprese che quel testardo aveva fatto da esca per tutto il tempo, mostrandosi pronto ad essere persino impalato, pur di avere una chance di attaccarlo. Alzando un braccio per comporre dei sigilli, il jonin provò a difendersi, ma il suo nemico riuscì ad anticiparlo prima che egli potesse effettivamente riuscirci. La punta di Kenmaki lo penetrò sull'addome e in un attimo, aprendo il wagasa, il chunin avrebbe potuto sentire le lamine affilate che ne costituivano il telaio strappare senza pietà brandelli d'indumenti e carne. Faccia a faccia con il suo avversario, il suo volto fu macchiato da un rivolo di sangue uscito dalla bocca di Fuyu e trapelato attraverso la maschera, anch'essa ormai lercia.
Caddero a terra entrambi, non prima che, con un calcio poderoso, l'ANBU si fosse allontanato dalle spire maligne di quell'arma. Alzando lo sguardo, con le ultime energie che gli restavano, Yu poté vedere il suo avversario rimettersi prima in ginocchio e poi in piedi, barcollando a fatica. Sopra le loro teste, la cupola aveva iniziato a frantumarsi, permettendo ad alcuni timidi raggi solari di accarezzare il viso sporco e sudato del Rosso. L'ultima cosa che riuscì a vedere, prima di perdere i sensi, fu l'immagine di Fuyu che, tenendosi il ventre sanguinante con una mano, si avvicinava lentamente a lui.
Poi, il buio.

Senza stare a perdere troppo tempo, ho trovato nel tuo scritto lo stesso livello e cura che avevo già notato nelle role precedenti. L'aggiunta di Kurama impreziosisce il tutto ed il modo in cui ruoli il suo rapporto con Yu, oltre ad essere coerente, da ancora più spessore al personaggio. Ho particolarmente apprezzato l'approccio al combattimento, oltre che il modo in cui Yu si è ostinato a non cedere il controllo del suo corpo alla Volpe. Il discorso della preda, ciò che c'era in gioco, sono contento di aver buttato della carne sul fuoco ed aver trovato qualcuno che, in seguito, ci ha messo sale e pepe. Pertanto, l'addestramento ottiene valutazione 10 (Bene), con tutto ciò che ne consegue a livello di ricompense.

L'addestramento termina qui, ma come ti ho già anticipato, non mi dispiacerebbe continuare a ruolare ancora per un po', in modo da permetterti di approfondire ancora di più il rapporto con Fuyu. Credo che non sia un problema continuare qui, ma in caso possiamo spostarci anche su un altro topic.
Come indicazioni, sappi solo che al risveglio Yu riconoscerà di essere in una stanza d'ospedale (con sua immensa gioia XD), ma dopo qualche secondo si renderà conto di essere da solo. Accanto a lui, anch'egli su un letto di degenza, troverà Fuyu, intento a riposare. Avrà la fronte fasciata, mentre il resto delle medicazioni sarà a Yu ancora ignoto, dato che il tipo si trova sotto le lenzuola.
Dovesse servirti altro, sai dove trovarmi!
 
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view post Posted on 29/9/2019, 15:08     +1   -1
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Probabilmente solo Shi gli avrebbe dato una pacca sulla spalla, complimentandosi per quella sua folle intenzione. Se fosse stato ancora lì, non faticava proprio a immaginarselo fare una cosa simile per poi venire ripreso immediatamente da Urako. Ma Shi non c’era. Non sapeva con certezza nemmeno se fosse davvero ancora vivo o se la sua interpretazione di quel messaggio fosse solo una pia illusione. E dire che l’aveva biasimato tanto per quel suo pazzo comportamento durante la missione ad Hatoma e adesso lui, ridotto a uno straccio, stava andando incontro alla morte solo per affermare qualcosa. Sì, voleva gridarlo a gran voce, ma sembrava che, per qualche ragione, l’unica lingua in cui lui e lo Yuki riuscivano a comunicare in maniera chiara, fosse quella dell’acciaio e del sangue. Prendere o lasciare, quindi. E Yu non era di certo tipo da mollare solo per qualche difficoltà. Tanto meno Kurama che, pur non capendo fino in fondo quel suo impuntarsi, aveva deciso di sposare la sua causa, facendola sua. Gli andava bene, affinchè avesse potuto affondare gli artigli nelle carni di quell’umano tanto arrogante. Gli andava bene, affinchè avesse potuto mettere a tacere quella voce che aveva osato umiliarli con quella sua superbia. Gli andava bene perché se Yu ci credeva con così tanta ferocia, allora non aveva motivo per non crederci a sua volta. E se anche fosse stata la sconfitta bruciante quella a cui stavano correndo incontro, non aveva importanza, perché non era quello lo scopo del ragazzo. A lui importava lasciare un segno indelebile…al demone far capire a quell’omuncolo mascherato che, se anche era ridotto in quello stato, i suoi artigli avrebbero fatto ugualmente male. Aveva scelto bene. In mezzo a quel mare di anime, nel terrore di aver perso tutto, nella rabbia d’essere stato nuovamente ingannato, aveva scelto bene. Di questo era sicuro.
E fu con quella fiamma rovente di decisione e orgoglio che i due si lanciarono contro il loro avversario, pronti ad azzannare la loro preda a qualsiasi costo. Chi per affermare una cosa, chi per un’altra, ma entrambi ugualmente mossi dal desiderio di affermare qualcosa.
Con Kenmaki stretto talmente tanto in pugno da farsi male e il chakra accumulato nelle gambe rozzamente, ricercando tutta la forza di cui disponeva piuttosto che il giusto equilibrio nella stessa, Yu partì a testa bassa, andando incontro all’inevitabile. Le lance sfrecciarono, rapide e letali come dardi di ghiaccio, tagliarono l’aria gelida con la loro fatale presenza, una dopo l’altra. Il Rosso lo sapeva che ciò che stava facendo era pericoloso: il suo corpo era allo stremo, la fatica si sarebbe fatta sentire e, non di meno, più suoi movimenti Fuyu fosse riuscito a vedere, più facilmente avrebbe potuto prevederli, scagliando i suoi attacchi con più criterio, più precisione, anticipando i suoi spostamenti. Una bolla fumogena avrebbe potuto essere d’aiuto in quel senso, ma non aveva più energia da sfruttare. Doveva farsi bastare quello che aveva e stringere i denti, mentre le due effimere silenti si muovevano rasoterra lungo il perimetro della cupola, pronte a mettere in atto il piano del giovane.
Come aveva immaginato, dopo le prime lance schivate con una certa facilità, l’ANBU prese ad aggiustare piano piano il tiro, adattandosi al suo modo di muoversi. Mentre ancora era a terra, tre aste ghiacciate riuscirono a ferirlo di striscio sulla spalla sinistra e suoi fianchi. Un dolore bruciante, il sangue caldo che scendeva lungo la pelle gelida…ma non fu abbastanza per rallentarlo, permettendogli di balzare sulle prime bolle e iniziare ad alzarsi per raggiungere la postazione sopraelevata di Fuyu. Fu allora, mentre si trovava a mezz’aria tra una bolla e l’altra, che una lancia lo colpì sulla coscia, facendolo quasi capitombolare verso il basso se non fosse stato abbastanza accorto da muovere una delle sue sfere iridescenti per recuperarsi. Ma non c’era tempo, altre due aste di ghiaccio già lo stavano puntando, una lo sfregiò in faccia - forse solo per fortuna - mentre l’altra, se non l’avesse visto in tempo, sarebbe riuscita a conficcarglisi nel petto. Fu Kurama a venirgli in aiuto in quel frangente. Quel
« Attento! » ringhiato, lo scosse tempestivamente, così da permettergli di scansare la lancia con un colpo di reni che, sì, gli causò una fitta indicibile al ventre ferito, ma gli salvò la pelle, consentendogli di cavarsela con una lacerazione per lo più banale.
Tuttavia iniziava veramente ad essere stanco. Le gambe reggevano a malapena, ormai, e le ferite, anche quelle leggere, si stavano facendo sentire eccome. Tant’è che la sua riserva di fortuna si esaurì con quell’ultimo miracolo, perché le lance seguenti, le ultime due che lo separavano dal raggiungimento del piedistallo su cui l’ANBU sostava, lo trafissero gelide e letali. La prima lo colpì senza pietà all’addome, proprio vicino a dove aveva la ferità causata dallo spuntone poco prima, facendolo piegare in due. Sentì letteralmente il gelo del ghiaccio passargli attraverso dalla punta della lancia alla sua coda. Un istante che parve un’eternità, seguito quasi immediatamente da un secondo colpo. Il respiro gli si mozzò in gola quando l’asta di Fuyu lo trafisse al petto, non lontano dal cuore. Un brivido di paura, il tempo di un istante, quello di rendersi conto di essere ancora lì. Traballante, con la vista annebbiata, ma con Kenmaki ancora saldamente stretto in mano.

Perché sì, adesso era il suo di momento.

Non perse neanche un secondo. Fece schizzare con violenza le sue bolle esplosive verso la lingua di ghiaccio che sosteneva l’ANBU, causando una deflagrazione che non ammise più alcuna replica a quel sostegno. Si sgretolò, e nel momento in cui Fuyu cadde nel vuoto tra i frammenti cristallini della sua creazione, Yu si aggrappò a quel po’ di coscienza che ancora lo teneva legato alla realtà, gettandoglisi letteralmente addosso. Con un ringhio feroce di cui nemmeno si rese conto, caricò un affondo con Kenmaki con ambo le mani, piantandolo nell’addome del superiore, prima che questi avesse il tempo di imbastire una qualsivoglia difesa. L’acciaio del wagasa, penetrò la divisa dello Yuki, arrivando alle sue carni, decisamente più morbide. E a quel punto spinse ancora il Rosso, ponendo una mano sul pomo dell’elsa, perché l’ombrello andasse più a fondo, prima di premere il meccanismo d’apertura. Faccia a faccia con Fuyu, le lamine di Kenmaki si agganciarono alle carni del superiore, lacerandole così come le vesti, artigliandole selvaggiamente. Uno schizzo di sangue lo macchio in volto, trapelato dalla maschera dell’ANBU ormai letteralmente lurida.
E francamente non avrebbe mollato. Mentre l’adrenalina drogava il suo corpo e la sua mente, avrebbe continuato a tenere Kenmaki in quella posizione, spingendolo ancora, senza pensare alle conseguenze per sé stesso e non, se davvero Fuyu avesse perso i sensi o peggio. Ma dopo quei primi momenti l’ANBU reagì, lo calciò via con una pedata possente. L’ombrello gli sfuggì di mano, cadendo a terra con lui, da qualche parte, con un rumore metallico appena attutito dalla neve. Dal canto suo, sia il Rosso che lo Yuki, stramazzarono sul manto morbido.
Un tonfo sordo che Yu quasi non percepì. Capì di essere a terra solo perché era umido e perché il terreno aveva smesso di avvicinarsi pericolosamente. Un rantolo gorgogliante gli solleticava la gola ad ogni rapido respiro…e non riusciva più a muoversi. Solo stringere i pugni sulla neve era difficile, figurarsi. Volse gli occhi in alto, anche con la vista appannata riuscì a scorgere una pallida luce penetrare l’inviolabile parete della cupola che aveva iniziato a frantumarsi. Un calore lieve, che non bastava a riscaldare le sue membra gelide, ma ugualmente piacevole. Il viso gli ricadde di lato, vedendo solo distrattamente il corpo di Fuyu che si rialzava a fatica, mettendosi prima in ginocchio e poi in piedi.


« YU! Non ti devi addormentare, Yu! Resta sveglio, dannanzione! » L’agitazione era palpabile nella voce grave della Volpe. Gli perforava la testa, eppure stava iniziando ad arrivare attutita pure quella.
Gomen, Kurama…non ce la faccio…non ce la faccio proprio.
« DEVI FARLO! Me lo hai promesso, ragazzo! » I piedi di Fuyu si stavano avvicinando con passo incerto, accompagnati da gocce scarlatte che coloravano la neve. Ma non aveva la forza di guardare il seguito. Gli occhi si chiusero su quel mondo fatto di gelo, acciaio e sangue. E mentre il rumore della neve schiacciata dai passi dell’ANBU si affievoliva sempre di più, così come i richiami allarmati del demone, la coscienza di Yu si perse nell’oblio. Il dolore scemò con la perdita di coscienza, il tepore del sonno riscaldò il suo corpo gelido e la paura venne cancellata dal nulla. Solo poche parole restarono prima che il ragazzo scivolasse via, poche parole dedicate al compagno che aveva seguito quei suoi folli capricci.

Mantengo sempre le mie promesse…


CITAZIONE

E siamo ai saluti! Un addestramento davvero davvero intenso, proprio come fu l’altro, ma l’aggiunta dei flashback sulla vita di Fuyu ha reso il tutto ancora più profondo e interessante. Erano due storie in una e aspettavo tanto il ruolato al presente per vedere cosa sarebbe successo a Yu, tanto quanto il ruolato al passato per scoprire dettagli sulla storia di questo npg che ormai è letteralmente tuo. Credo che non mi si possa contraddire se dico che nessuno interpreta Fuyu no Yuki come lo fai tu, anche perché è merito tuo se questo npg ha acquisito piano piano spessore, carattere e profondità con tutti quei piccoli accorgimenti di cui sei stato capace. Dalla storia con Haruko a Koichi, al collegamento con Yu, ma anche quelle piccole cose che fanno la differenza, quali la mania di Fuyu per il tè, le prove sul tetto, ecc…
E niente, mi è piaciuto tutto davvero tanto tanto tanto e non vedo l’ora di fare due chiacchiere in ospedale, belli drogati dagli antidolorifici. XD

Coinvolgimento personale: 10
Tempistiche: 10
Trama e Impostazione: 10
Scrittura: 10
Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10

PS: Si ringrazia Bloody per il colorize della pic :3

 
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view post Posted on 7/3/2020, 15:17     +1   -1
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PAGA TIME

Per un addestramento medio con voto 10 fanno 200 ryo (siete dopo il 23.4.2019, era entrato il metodo nuovo di valutazione). Grazie e buon proseguimento^^
 
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10 replies since 28/8/2019, 09:15   408 views
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