Narrato
*Pensato*
"Parlato"
L'aria era tesa, immobile, come prima della tempesta, un'attesa che sfiancava Tatsumaru come mai avrebbe creduto. Dovevano mantenere la posizione, attendere l'attacco del Falso Dio, attendere gli ordini. Aveva finito di evacuare i civili, e in quel momento stava dando un'occhiata ai compagni con cui avrebbe lottato gomito a gomito. Due ninja di Kumo si davano violente ma amichevoli pacche sulle spalle, scommettendo su quanti nemci avrebbero ucciso, nel fragore di grasse risate. Un ninja di Kiri, dalla lunga spada e lo sguardo vuoto, affilava la sua lama scandendo il ritmo di quell'attesa. Dietro di lui, sentiva le voci di due kunoichi ricordare la serenità dei loro villaggi, e i bei momenti passati coi propri cari.
D'un tratto, il vento sembrò alzarsi, portando odori nuovi, e suoni sinistri. Era il clangore di lame misto al boato del chakra che prende forma tangibile? O il rumore di molti corpi in movimento, che si affrettavano e spingevano nella calca? Tatsu non sapeva se fosse frutto della sua immaginazione, ma sentì l'agitazione montare dentro di se. Che la battaglia fosse già cominciata? Eppure la radio era muta. Poi uno strano presentimento crebbe dentro il Senju, come crebbe il frastuono e l'odore di morte e di sangue.
*Qualcosa non quadra... Questa sensazione... *
Inquieto, si guardò attorno alla ricerca di un segno tangibile dei suoi timori. Anche lo spadaccino di Kiri si era messo sull'attenti, riponendo la cote e stringendo saldamente la spada a due mani. Dietro di lui non udiva più la voce delle kunoichi, e nemmeno i due ninja di Kumo si scambiavano più commenti spacconi sulla battaglia a venire. In particolare, loro due apparivano stranamente diversi. Un sorriso si stava delineando sui loro volti... e su molti altri attorno a loro.
Un urlo di dolore, da qualche parte nello schieramento, poi un brusio si diffuse come un fiume in piena tra i ranghi. Tatsu scattò sul chi vive, la sua mano corse ai kunai, e quando si voltò, la scena del ninja di Kumo che trapassava da parte a parte il suo compagno con la sua lama larga, lo fece sussultare.
*Come è possibile?! Cosa sta accadendo?! *
Si girò di scatto, a guardarsi le spalle, vedendo ora il volto delle due kunoichi, rosso del sangue degli uomini che stavano falciando, un tetro e folle sorriso sui loro volti. Si allontanò da loro con un balzo, parò un fendente che cadde su di lui da chissà dove, i suoi occhi schizzavano come impazziti da un angolo all'altro di quello che si era trasformato in un campo di battaglia. Il ninja di Kiri lottava contro orde di guerrieri, un tempo alleati, ora improvvisamente nemici. Perse la sua sagoma nell'intrico di corpi. Sentiva il calore avvampargli le membra, scivolargli sul viso, si accorse che stava piovendo, ma quando una goccia gli scivolò in bocca sentì l'aspro sapore metallico del sangue. Credette che il fendente lo avesse colpito, e che quello fosse il suo stesso sangue... fino a che non alzò gli occhi al cielo. Una pioggia rossa batteva incessante, contribuendo ad alimentare il fiume scarlatto che scorreva nelle strade. Tutto era rosso, i tetti, i muri, le persone, solo il cielo era viola, e su di esso, una figura lontana li osservava, tuonando parole incomprensibili nella confusione della lotta. Distinse solo le parole "follia" e "dio", e d'un tratto il discorso venne da se. Watashi aveva fatto la sua prima mossa, la battaglia era cominciata.
Cercò un luogo riparato, facendosi largo a spintoni tra la folla, evitando le lame e i jutsu dei ninja attorno a lui. Tutti loro avevano quel folle sorriso, un sorriso che lui aveva già visto
*Sorridono come i morti di quel villaggio nei pressi di Konoha... la stessa follia... che condurrà alla stessa distruzione.*
Tutto ciò gli riportava alla mente la Genjutsu in cui era rimasto intrappolato, che lo aveva spinto a combattere contro Satsuki. Il sorriso perverso del Nemico, il fratello che uccide il fratello. Ma in questo caso non si trattava di una Genjutsu, era tutto reale, tutto così vivo, e tutto così morto. Si portò la mano all'auricolare, chiamando l'Hokage.
"Hokage-sama! Qui la gente è impazzita, si stanno uccidendo tra di loro! Cosa dobbiamo fare? Hokage-sama!"
Era agitato, ma contro ogni previsione non aveva perso il controllo. Era triste ammetterlo, ma gli orrori che aveva visto in quella guerra lo avevano reso insensibile persino alla strage più efferata. Cominciò a pensare, e nel farlo si ricordò di un dettaglio. Tutti i ninja dell'Ala Est della città avevano preso i suoi semi segnalatori. Quel caos era opera di Watashi, non vi erano dubbi, e sin dagli albori della guerra il suo potere corruttore aveva cambiato il mondo, intaccando tutti gli esseri viventi, comprese le piante. Forse anche i semi segnalatori, a stretto contatto con i ninja resi folli, ora stavano emanando chakra corrotto, e se così fosse stato, sarebbe stato facile identificare i nemici dagli amici, anche senza vedere il loro volto deforme. In caso contrario, i semi segnalatori rimanevano comunque un modo per capire se qualcuno si stava avvicinando, soprattutto sotto quella pioggia rossa che rendeva difficile tenere gli occhi aperti. Acuì le sue percezioni, cercando di verificare se la sua supposizione fosse esatta. In tal caso, avrebbe avvertito l'Hokage di quella possibilità, ogni aiuto era prezioso.
Mentre attendeva gli ordini, cercò sui volti della folla un'espressione diversa dal macabro ghigno di Watashi, un alleato con cui combattere per uscire da quell'inferno. Dopotutto, il ninja di Kiri non sembrava essere impazzito, dunque poteva esserci ancora qualcuno sano di mente come lo era lui, e insieme avrebbero avuto la possibilità di sopravvivere in quell'inferno. Il dubbio che anch'egli fosse pazzo e non lo sapesse, lo sfiorò quel tanto che bastò a dargli un brivido freddo lungo la schiena. Si sforzò di non pensare a Yukiko, la preoccupazione gli avrebbe tolto preziosa concentrazione, eppure non riuscì ad impedire ad una lacrima di scivolare lontano dal suo occhio.