Il Grido dell'Alleanza

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view post Posted on 7/12/2013, 00:22
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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*Erano passati diversi giorni da quando Watashi aveva violato le menti degli umani intercettandoli ovunque fossero. Era stata dichiarata guerra aperta ad un bersaglio preciso e shinobi di ogni Paese, organizzazione e cultura religiosa erano entrati in campo mettendo a disposizione le loro forze per la salvaguardia di Kumo. La riunione dei massimi capi di stato era da poco terminata quando fu indetta la riunione degli eserciti nella piazza principale: schierati per divisioni e non per provenienza migliaia e migliaia di soldati restarono in attesa del discorso di apertura, litigiosi alcuni guardavano male i compagni di un paese rivale mentre altri cercavano di mettere pace lasciando estendere un gran vociare nei pressi del palazzo residenziale del Raikage.
Diversi minuti di attesa separarono l'uscita in scena dei sei Kage coinvolti del Primo Grande Consiglio, uomini e donne conosciuti in tutto il mondo per le loro imprese e per il loro coraggio e ora tutti ugualmente responsabili della guida di un unico esercito alleato.
Rispettivamente dalla sinistra si aveva Himura Hashima, lo Yondaime Kazekage, giovane uomo dal grande senso civile e sociale. Al suo fianco il Cantore di lame Hideoshi Kaguya, il Kokage e l'altrettanto giovane Mizukage Hogo Kyūjo accompagnati dalla fascinosa Tsuchikage Chiye Koizumi e la Matriarca e Daimyo delle Paludi Musōuka. Per ultimi e non ultimi si mostrava l'imponenza del Raikage Giichi Ishiyaki e il duo padre-figlio dei Samurai del Ferro. Più indietro nel rispettivo ordine guardie del corpo e accompagnatori di queste figure autorevoli.
Si era lungamente discusso sul come organizzare le difese del villaggio e su come rafforzare le varie strategie e infine per comunicare le formazioni delle varie divisioni e relativi capitani fu scelta di comune accordo la Yokai di Konohagakure, l'Hokage Akane Uchiha.
Avanzando l'esile figura avanzò verso la folla scalpitante che senza fine si estendeva ai piedi della montagna dalla quale si affacciava e con alle spalle i migliori shinobi e rappresentanti del mondo la donna si fece carico da sola della responsabilità per un discorso motivazionale. *


"S h i n o b i ! !

Quest'oggi non sentirete pronunciare da me parole di conforto, se vi aspettavate un discorso positivo su cosa ci attende alle porte mi spiace dirlo ma errate. La situazione che ci attende la fuori e che a breve si catapulterà su noi tutti è la più nera e catastrofica mai registrata prima nella storia, questo "Dio" che si professa padrone del mondo e che si è presentato a noi con tale arroganza ha avanzato fin troppe pretese ed è ora che gli shinobi dimostrino la grande forza di unione di cui siamo oggi testimoni."
"

*Estesa la comunicazione in modo che a tutti potessero giungere le parole della donna il discorso si dilungò su dettagli specifici e sulle divisioni delle zone da difendere e che per prime sarebbero state prese d'assalto.
Ai Confini e alle porte, capo Divisione delle Difese Hyou, ex shinobi e anbu di Kumo che aveva lasciato il suo nome e le sue origini, rinascendo all'oscuro di tutti come membro di Akatsuki e Furikami in incognito che metteva ora a disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze riguardo l'estensione del perimetro.
Alle Zone adiacenti, capo Divisione del perimetro esterno Ijiro Kenshin, jonin della Nuvola ed esperto comandante.
Zona Nord, tra montagne e picchi, capo Divisione dell'Avanguardia e del Reparto di Segnalazione Fujie e Yasei della Sabbia, il due conosciuto a Suna per aver sventato l'avvicinarsi di un'orda di progenie insieme ai compagni Shou e Reiko, l'aracnide e la kunoichi dello Shakuton alle sue spalle.
Zona Sud per le vallate e zona periferica, capo della Divisione della Retroguardia Shinji Aburame della Foglia, jonin esperto del reparto Medico da Recupero.
Area Ovest nella zona compresa dai campi di allenamento e dei palazzi portanti, capo Divisione Sensitiva e delle Comunicazioni, il principale membro di Akatsuki Fuyuki Hyuga.
Al Bukigami, tempio Sacro per la Nuvola v'era il capo Divisione per gli Attacchi Aerei e dalla Lunga Distanza, Kinji Uchiha della Foglia.
Nella Zona Centrale, per le strade del villaggio, capo Divisione del reparto Medico da Guerra Yo Saito del Suono, ex shinobi della Sabbia.
Zona Est a presenziare il centro storico e la piazza principale, capo dell'Alleanza Shinobi e capo delle rispettiva divisioni, Akane Uchiha, Hokage della Foglia. I gruppi erano stati formati e annunciati, così come i loro generali, chiamati a gestire una piccola frazione di quell'alleanza mondiale.

Era tutto pronto. *


"SHINOBI DELL'ALLEANZA, SIETE PRONTI A SCATENARE L'INFERNO?!"



// E' OBBLIGATORIO un post qui da parte di tutti. Chi avrà postato potrà subito postare nel quartiere al quale è stato assegnato, ma soltanto dopo che il vostro generale avrà postato. Di seguito una breve spiegazione di come si svolgerà questa fase e un paio di regole da seguire:

- Il master non è tenuto a postare dopo ogni giro dell'intero gruppo, ma soltanto quando lo ritiene necessario. In ogni caso terrà d'occhio il vostro andamento e interverrà qualora lo desideri, dopo aver informato privatamente il generale, così che si interrompa il giro per permettergli di postare. Non vi è un ordine preciso di post da seguire, ma è consigliato informarsi con gli altri componenti del gruppo per evitare qualsivoglia inconveniente.

- Non esiste un periodo di tempo limite per postare avendo voi la possibilità di fare più giri di post senza necessariamente aspettare il master, ma considerate che quest'ultimo terrà sempre d'occhio la situazione del topic e potrà decidere IN QUALUNQUE MOMENTO di punire severamente o meno gli utenti troppo ritardatari. Si Specifica comunque che non si dovrà necessariamente attendere che tutti i membri del gruppo postino per cominciare un nuovo giro, ma questo dipenderà dal generale del gruppo. E' ovviamente possibile avvisare il master e il generale qualora ci si ritrovi impossibilitati a postare per qualsiasi impedimento (vacanze, studio, malattia ecc.): in questo caso i ritardi non verranno sanzionati.

- GDR on il summit si è concluso con l'ufficializzazione delle varie squadre affidate ai rispettivi generali. Tuttavia la ruolata è ancora in corso, in quanto abbiamo preferito non farvi aspettare troppo e dare subito il via all'azione.

E' stato ricordato più volte che i vostri pg rischiano la vita, ma non è mai una cattiva cosa rinfrescarvi la memoria. Per qualsiasi dubbio chiedete al vostro master o nella Faq Evento.

Qui di seguito ci sarà la lista dei gruppi, GUARDATELA BENE.

[Area Est] ~ Centro Storico e Piazza
Generale: Akane Uchiha [Angy 1]

    - Shinta Himura [Wrigel 2]
    - Tatsumaru Senju [Tatsumaru]
    - Takahiro Inuzuka [KOMU]
    - Ryu Zen [Drake950]


[Area Nord] ~ Montagne e Picchi
Generale: Fujie [Angy 2]

    - Kazuku Uchiha [Big Boss]
    - Tazzamaru (Hiroki Hyuga) [Belfagor]
    - Ryoshi Mato [Tambor]
    - Hokane Kandori [Guedavan]


[Zona Centrale] ~ Strade del Villaggio
Generale: Yo Saito [Yatagarasu 1]

    - Shogun Hyuga [Shog]
    - Misato Kojima [Misato 1]
    - Keigai Shishi [Panda 2]
    - Dairen Yuki [King]


[Zone Adiacenti] ~ Fiumi e Colline
Generale: Ijiro Kenshin [Yatagarasu 2]

    - Yumi Yuki [Panda 1]
    - Arashi Kaguya [_Crystal]
    - Arashi Uchiha [V `]
    - Akayuki Kaguya [Kuroi Inu]


[Area Ovest] ~ Campi e Palazzi Portanti
Generale: Fuyuki Hyuga [Melo]

    - Chiaki Hyuga [Karen]
    - Yukiko Yamanaka [Shinodari]
    - Kira Uchiha [Kira956]
    - Akira Awa [Dream]


[Area Sud] ~ Vallate e Periferia
Generale: Shinji Aburame [Xetos]

    - Jagura [Griever]
    - Satsuki Hasegawa [Tana]
    - Akane Yuki [Misato 2]
    - Hikaru Uchiha [Lloyd]


[Tempio] ~ Bukigami
Generale: Kinji Uchiha [Vale]

    - Ryuzaki Hate [Awazashi 2]
    - Setsuna Hyuga [BloodyRose]
    - Sohaku Yokoyomi [Zero]
    - Mitsuaki Kanada [(?)]


[Confini] ~ Porte
Generale: Hyou (Ryu Yotsuki) [Wrigel]

    - Awazashi Hagakure [Awazashi 1]
    - Kazuto Uchiha [FertBlake]
    - Katai Senju [Echo]
    - Ashi Uchiha [Flo]


Buon divertimento! //

Edited by ~Angy. - 5/1/2014, 14:03
 
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=Echo=
view post Posted on 7/12/2013, 05:23




// buona fortuna a tutti.....^^//

Le nubi coprivano il cielo sopra il villaggio di Kumo e nonostante tutto, il sole riuscì a risplendere ancora una volta, illuminando anche se per breve quel stupendo villaggio, il villaggio della Nuvola ed i suoi magnifici paesaggi che lo circondavano. Tra le vie sovrastava il silenzio e solo il fruscio del vento osava interrompere quella quiete così calma e così annunciatrice di morte e distruzione. Molti si chiesero cosa mai potrebbe succedere nei giorni successivi, se l'intera umanità avrebbe ceduto, segnando per sempre il destino dell'uomo in quelle lande, oppure, sarebbe risorta più forte ed unita come non lo era mai stata. L'inizio della fine o l'inizio di tutto. Un'intera folla si era unita ed organizzata nella piazza principale. A Kumo erano giunte tutte le forze ormai disponibili, chi giungeva dal campo base, esperto ed allo stesso tempo preoccupato perchè sapeva a cosa stava andando in contro, chi novizio ed alle prima armi, era ansioso di dar battaglia per dimostrare la sua forza e le sue competenze. Tra quella folla, di esercito mercenario ed un esercito creato dall'unione di tutti i villaggi, anche Katai aveva risposto alla chiamata, ed era giunto in quel villaggio. Tra la confusione di chi vociferava e di chi sbraitava ad alta voce, il giovane Senju osservava attentamente e persistentemente il palazzo del Kage. In quella struttura si erano riunite le massime cariche di tutti i villaggi, comprese quelli dei villaggi minori. Come molti, Katai conosceva bene gli orrori scatenati dalla progenie, ed al solo pensiero era particolarmente preoccupato perchè ora sapeva che avrebbe dovuto affrontare un intero esercito di quelle "cose". Si guardò attorno e ben presto quei pensieri che lo tormentavano tanto divennero nella sua mente, soltanto delle parole offuscate, sapeva che nel momento del bisogno, nel momento in cui sarebbe stato davvero in difficoltà, avrebbe potuto contate su dei compagni capaci, pronti ad affiancarlo anche di fronte a mille avversità, e Katai avrebbe fatto altrettanto per ognuno di loro. Il Senju era giunto a Kumo, non perchè gli era stato ordinato, anzi si era offerto di propria spontanea volontà, ma perchè voleva proteggere la cosa più preziosa, il proprio villaggio. Anche nei momenti di estrema difficoltà, pensare al villaggio di Konoha gli era sufficiente per ravvivare ed alimentare la fiamma che gli ardeva costantemente dentro al cuore, ed anche nei giorni più freddi ed oscuri, tanto bastava per riscaldarlo e per questo Katai riusciva sempre a trovare la forza di andare avanti, ancora una volta, passo dopo passo, senza mai cedere. Durante i giorni trascorsi all'accademia e le lezioni tra i membri del clan, al Senju gli erano stati insegnati i valori più importanti della vita di un ninja e molti di questi non li aveva compresi al meglio. Solo ora, il ragazzo sapeva ciò che quei insegnamenti rappresentavano, o almeno sperava di aver capito. Si guardò attorno nell'attesa che i Kage finissero la loro riunione, Tra i mille volti riconobbe alcuni membri del suo clan, anche gli Uchiha erano giunti in gran numero. Cercò tra la folla, per vedere se qualche sui vecchio compagno di missione era lì, ma non riconobbe nessuno. Probabilmente erano caduti con onore in combattimento o come Katai si augurava, erano soltanto in qualche ospedale per rimettersi in sesto. Questi ultimi due, tre anni di guerra contro questo dio aveva inferto innumerevoli perdite tra gli eserciti dei vari villaggi, ed in quelli minori le perdite era pesanti se non totali. Nonostante le avversità, le enormi differenze che separavano i vari villaggi, Katai era speranzoso, riponeva la sua fiducia sotto la guida dei vari Kage augurandosi che uniti sarebbero riusciti a portare la pace in queste terre.
La porta del balcone, quella dell'edificio amministrativo di Kumo, si aprì ed uno alla volta tutti i Kage fecero la loro comparsa. Dall'alto osservavano l'esercito che si era formato, esercito corso in aiuto di Kumo. Chissà cosa stavano pensando, chissà quali erano i loro pensieri. Nonostante i Kage si fossero affacciati, la folla continuava con quel chiacchiericcio fastidioso fino a che da un lieve brusio divenne silenzio. Fù allora che Akane, la tanto amata Hokage di Konoha si fece avanti come portavoce di tutte le cariche massime. Ora tutti erano in silenzio pronti ad ascoltare le parole, quelle parole, il discorso che sarebbe stato ricordato per sempre nella storia.
Le parole che seguirono non furono di ispirazione, o conforto, o semplicemente lievi quel tanto da riuscire a fermare l'angoscia di quella maledetta situazione, anzi, furono parole amare, dure e crudeli per alcuni, dettate dalla verità. Quel discorso si rivelò molto difficile soprattutto da capire perchè spiegava la dura realtà che li avrebbe attesi, morte e distruzione, seguita dal dominio di Watashi se non fossero stati in grado di fermalo. Ci fù qualche minuto di pausa, nel quale nessuno osò proferire parola, tutti con gli occhi alzati verso i Kage speravano in qualche parola di più, ed infatti non tardarono ad arrivare. l'Hokage a gran voce esortò tutti


SHINOBI DELL'ALLEANZA, SIETE PRONTI A SCATENARE L'INFERNO?!"

A quelle parole, i ninja di ogni dove si caricarono di speranza e quasi all'unisono tutti urlarono, chi più forte che poteva quasi da rimanere senza voce, chi con un sì, chi impugnando i kunai e volgendoli verso l'altro dimostrando di esser pronti. La verità è che non si è mai abbastanza pronti, o almeno questo era quello che katai aveva imparato durante questi anni di guerra.
Nonostante si considerasse un duro, anche il Senju, alle parole della sua Hokage, si commosse lievemente ed urlando a pieni polmoni


Per Konohaaaaaa

e per tutti gli eroi che hanno sacrificato la propria vita per proteggerla.

Non c'era molto tempo, di lì a breve ci sarebbe stata la battaglia finale, quella che avrebbe segnato il destino di una delle due parti. I vari gruppi di ninja a poco a poco si organizzavano ed se ne andavano nella loro zona di assegnazione. Katai si avviò verso i confini del villaggio, verso le porte di Kumo. Ben presto avrebbe incontrato i suoi nuovi compagni ed era ansioso di conoscerli. Presto avrebbero condiviso una esperienza che ben pochi sarebbero in grado di sostenere.
 
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Awazashì
view post Posted on 7/12/2013, 09:15




Era giunto in tempo per osservare una distesa infinita di uomini, riuniti tutti quanti sotto l'unico richiamo della libertà, sotto il terrore che quel " Dio " potesse realmente dominare il loro Mondo. Awazashì era solo a pochi chilometri da Kumo, ma già dalla lontananza si potevano distinguere migliaia e migliaia di shinobi riuniti con un ronzio di sottofondo. Avvicinandosi la situazione cambiò, il ronzio sembrò farsi forte, sempre più forte, come fosse amplificato istante per istante. Finché, spalancando e richiudendo alle sue spalle le porte di Kumogakure, Awazashì non sentì una voce decisa, una voce che lasciava uscire parole vere, non illusioni. Rimase in disparte dalla folla, salì lentamente sulle mura, ed osservò quella moltitudine di persone ferma immobile, con il cuore in mano e la libertà negli occhi. Sorrise, stranito da quella sensazione di piacere, poi scese al suolo, camuffandosi nell'ombra com'era suo solito fare in attesa di ascoltare attentamente le parole di quella donna che vestiva i colori del Fuoco, rappresentandone il villaggio.

Guarda Nef, tutti questi uomini sono qui con l'unico scopo di vivere la propria vita da uomini liberi. Guarda in quanti hanno risposto alla chiamata della libertà e alla chiamata della morte. Siamo uomini, ma questo " Dio " ci deve temere più di ogni altra cosa. Guarda quegli uomini e quelle donne laggiù, sono i Kage dei paesi!
Awa, ma quello non è...
Oddio si cazzo, quello è K, che abbia ricevuto il mio corvo?!
Dunque anche Furikami parteciperà a questa guerra, buono a sapersi. Vedo con piacere che rappresenta anche l'Akatsuki, interessante.
Teniamoci pronti, non intendo morire senza aver strappato il volto a Hiro Takagi.
Hai tutto il mio appoggio, andiamo.


Lasciò che il suo corpo scivolasse tra la folla, in cerca di un volto familiare, in cerca di Kousuke, ma sembrò quasi tutto inutile. In quella moltitudine di persone, era pressoché impossibile trovare una persona conosciuta. Rimase perciò immobile, spalla a spalla con shinobi di altri paesi, provenienti dalla stessa Kumo, da Sunagakure, da Konoha, da Kiri, da Oto e persino dall'Akatsuki e da Furikami. Era forse il più grande raduno mai organizzato di Shinobi, in questo caso sembrò lecito dirlo, Liberi. Ascoltò le parole della donna con attenzione, sembrò quasi che lei, possedesse lo stesso potere di Tora-Sama, quello di accendere un fuoco all'interno delle persone con il sol sfruttare le parole. Istante per istante il sorriso sul volto del marionettista sembrò crescere sempre più, quando il discorso che avrebbe dovuto colmare il vuoto nei cuori degli scettici terminò, il marionettista diede uno sguardo tra la folla, rimase immobile, incerto se sorridere o meno. Dei capelli biondi color grano, raccolti, con alcune minuscole ciocche che si lasciavano cadere sulla tunica di Akatsuki. Poi le parole dell'Hokage. Aveva espresso le divisioni dei territori, si voltò per un istante verso le porte, poi si voltò avanti e quell'uomo sembrò sparire. Il volto sembrò mutare l'espressione, inizialmente colma di dubbi e di incertezze ad una colma di domande le quali dovevano trovare risposta.

Nef era lui vero?!
Si, sembrava la Pantera.
Avanti andiamo, ci penseremo dopo.


E fu proprio nell'istante in cui si voltò che, l'Hokage, lanciò un ultimo segno nato dalla rinomata Volontà del Fuoco.

"SHINOBI DELL'ALLEANZA, SIETE PRONTI A SCATENARE L'INFERNO?!"


Sul corpo di Awazashì salirono dei brividi gelidi dal termine della schiena fino all'inizio del collo, sembrò quasi cadere in un attacco di epilessia, forte di quel fragore, che in un solo istante sembrò scatenarsi da ogni direzione. Fu proprio in quell'istante che il volto di Awazashì sembrò espandersi, sembrò quasi che quelle parole di fuoco gli avessero scaldato l'anima dopo anni ed anni di ghiaccio perenne, la folla reagì con urla, parole al vento, parole colme d'onore e di speranza. Awazashì osservò il tutto, e si lasciò in un urlo, forte a bocca aperta come un leone pronto a ruggire al suo avversario.

Awazashì: Per la Libertà!!!

Alzò il pugno dentro in aria sollevando totalmente il proprio corpo di alcuni centimetri, era solitamente timido, ma adorava quel genere di discorsi. Poi si voltò e con un apatia quasi sconcertante, si dirisse verso le porte, il suo obbiettivo, pronto ad affiancare con le proprio conoscenze chiunque avesse incontrato. Anche perché dei nomi detti dall' Hokage nessuno gli era familiare.
 
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view post Posted on 7/12/2013, 15:19
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Il momento di entrare in azione era finalmente giunto. I preparativi erano stati ultimati e, per quanto potesse avere dell'incredibile, la riunione dei vertici delle nazioni ninja si era conclusa con un risultato parecchio soddisfacente. Era la prima volta che accadeva qualcosa del genere da quando, un paio di anni addietro, Watashi aveva dichiarato guerra al mondo intero, eppure i kage avevano dimostrato di possedere spirito di collaborazione e sangue freddo a sufficienza per far fronte alla funesta sorte che attendeva tutti loro. Gli shinobi giunti a Kumo vennero chiamati a presenziare nella piazza principale, lì dove sarebbero state comunicati le formazioni delle squadre già assegnate alla difesa dei luoghi più importanti del villaggio. Quando il capo dell'alleanza, il Sandaime Hokage, si fece avanti affiancata dai rappresentanti delle altre nazioni, quel fastidioso vociare che fino a quel momento aveva dominato la scena venne subito contenuto per far sì che le parole della donna risuonassero forti e chiare, scendendo dalla cima - lì dove le più importanti figure svettavano di fronte a tutti - ai piedi della montagna e raggiungendo ogni shinobi, ogni kunoichi che avesse avuto il coraggio di mettere la propria vita al servizio di quella causa.
Fuyuki aspettava il momento giusto per farsi vedere, rimanendo lontano dai riflettori che erano invece puntati su Akane. Teneva tra le labbra una sigaretta appena accesa e il suo guardo pensieroso lasciava trapelare in maniera piuttosto evidente le preoccupazioni che tormentavano il suo animo. Il Byakugan le aveva trovate, era stato in grado di individuare le due kunoichi che avrebbero fatto parte della squadra di cui lui aveva il comando. Se da un lato era orgoglioso che le sue allieve fossero pronte a combattere per difendere i loro sogni e il loro futuro, dall'altro non riusciva a nascondere l'apprensione che provava nel sapere che sarebbero state esposte a un rischio così grande. Il fatto che avrebbero combattuto sotto il suo sguardo vigile e attendo non riusciva tuttavia a rendere più lieve il suo malanno, a causa di una consapevolezza ben più pesante.

Generale.

Capo della Divisione Sensitiva e delle Comunicazioni. Non era passato poi molto tempo da quando era stato messo per la prima volta alla guida di un team. Ricordava ancora ciò che aveva provato: il timore di non essere in grado di difendere i propri compagni l'aveva accompagnato come uno spettro silente che seguiva la sua figura, ogni suo movimento, ogni suo gesto. Adesso che si trovava alla guida di un plotone formato da migliaia di shinobi sulle sue spalle gravava una responsabilità ancora più grande: le loro vite erano nelle sue mani e anche un solo suo ordine errato avrebbe potuto decretare la fine di tutto ciò che avevano costruito. Non appena il suo nome venne pronunciato dalla bella Uchiha si fece finalmente avanti, mostrandosi alla folla dalla cima della montagna. Con occhi pregni di determinazione osservò i soldati della sua divisione, cercando di celare dietro una falsa sicurezza i dubbi che dilaniavano il suo cuore.


Da questo scontro dipende il destino del nostro mondo, non possiamo permettere che Watashi l'abbia vinta.

Le nuvole rosse di Akatsuki imbrattavano la sua divisa, ma lo Hyuga non aveva paura di sfoggiarla. Certo non doveva essere consolante sapere di essere agli ordini di uno dei più pericolosi nukenin del mondo, ma ognuno di loro avrebbe dovuto fidarsi di lui per avere qualche possibilità di respingere quel nemico, fin troppo potente e spietato. Tutto era pronto e, non appena ebbe gettato il mozzicone di sigaretta, il giovane si apprestò quindi a mettersi alla testa della sua divisione, pronto a guidare i suoi uomini tra le vie di Kumo fino a raggiungere il luogo che erano chiamati a difendere.

 
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.Big Boss
view post Posted on 7/12/2013, 15:47




Pochi giorni addietro

Una giornata noiosa, tutto sommato. L'obiettivo, al contempo utopico e tangibile, scatenava diverse domande.
Avrebbe potuto un solo uomo scatenare quell'inferno?
Il cuore diceva di no, ma la testa diceva di sì. Avrebbe avuto il potere necessario, sarebbe stata solo questione di tempo.
L'unica cosa che faceva di lui uno shinobi e non più un ombra, avrebbe guidato il suo cammino.
Una promessa.
Si mise a sedere sul suo letto improvvisato: poteva perdere qualche ora di sonno, in fondo che fretta c'era?
Poggiò la schiena sulla paratia lignea e polverosa di una delle tante locande nelle quali era solito riposare, posando lo sguardo pensoso sulla sottile coperta grigiastra.
Era sicuro che il colore originario della stoffa fosse il bianco, ma non ci fece caso: da tempo aveva rinunciato a parecchi lussi.
Quella voce... Poteva davvero esimersi dalla guerra? Sapeva che ben presto sarebbero stati chiamati in causa shinobi conosciuti e sconosciuti provenienti da ogni angolo del mondo ninja.
Una promessa.
Non voleva perdere la vita in una stupida guerra tra nullità, nè pagare ancora il prezzo dell'accidia altrui. D'altra parte, prima o poi, avrebbe dovuto affrontare Watashi, considerando che il suo obiettivo non si limitava ad un numero circoscritto di individui, ma all'intera umanità.
Lui era umano?
Una promessa.
L'eclissi di sè stesso, il nero nell'oscurità. Una stella alla sua nascita o alla sua morte? Poteva ancora brillare o era destinato a soccombere ad un nichilismo che il tempo non avrebbe potuto cambiare?
Una promessa
Una stella può decidere di porre fine alla sua oramai patetica esistenza in silenzio. Oppure può decidere di trasformarsi in pura energia, di esternare il suo potenziale in un'unica e irripetibile Supernova.
Sarebbe diventato luce, morte e speranza, l'inizio di una nuova Era.
Watashi non aveva alcun diritto di rovinare i suoi piani, essendo egli una discesa senza salita, un mero portatore di distruzione.
Una promessa


Sono un uomo

* Sussurrò, seguito dall'attutito rimbombo delle sue stesse parole *

Grazie a quella promessa...

* Si sentiva stupido a parlare da solo, ma aveva appurato che non esisteva miglior interlocutore di sè stesso.
Senza volerlo, la kunoichi di Kiri gli aveva restituito la sua umanità, riaccendendo in lui un fuoco da tempo spento. Avrebbe avuto modo di ringraziarla attraverso la rinascita della Nebbia *


( Combatterò )

* In quel preciso istante un uomo aprì la porta della stanza, accompagnato dallo stridere del legno marcio sul pavimento. Non potè distinguere le fattezze dell'uomo, ma ne riconobbe l'innocuità: aveva fatto sin troppo rumore per raggiungere quella stanza, era improbabile che si trattasse di un assassino.
Forse si trattava semplicemente di un poco fiducioso oste che era venuto a batter cassa in anticipo.
La figura, in penombra, si schiarì la voce, per poi scandire chiaramente le parole contenute nella pergamena che ora reggeva in mano.
Non vi era dubbio: si trattava di un messaggio proveniente dall'ufficio del rappresentante dei liberi, una convocazione in guerra per la precisione.
Terminate le formalità, il messaggero scomparve dietro la porta, lasciando il chunin con l'unica compagnia di una decisione già presa.
*


[...]

In guerra

* Non era mai stato in una vera guerra, nonostante a più riprese si fosse ritrovato solo dinanzi a centinaia di nemici.
Sarebbe stata una battaglia di dimensioni epiche, un evento su scala mondiale.
Conoscendo il mondo ninja, non fu sorpreso nell'osservare idioti accusare altri idioti di essere idioti. Che senso aveva litigare quando l'obiettivo era unico e nell'interesse di tutti?
Un insopportabile vociferio gli penetrò nelle orecchie, spingendolo a prendere in considerazione l'idea di una crociata solitaria.
Guardò il cielo, immenso e luminoso, ma non si sentì piccolo: lui sarebbe diventato l'icona della rinascita, il centro del Nuovo Mondo.
Era parte della sua promessa, in fondo *


( Debellerò poco a poco questa feccia. Per ora la loro forza mi fa comodo )


* Improvvisamente il brusio divenne silenzio. L'iride smeraldina abbandonò repentinamente la visione del cielo, abbassandosi al livello dell'edificio ove i grandi capi avevano messo a punto le dovute strategie belliche.
Piccole sagome lontane, intuitivamente riconoscibili come i Kage dei vari villaggi, si stagliarono dinanzi alla folla.
Uno dei Kage, di cui con amarezza Kazuku riconobbe la voce, fece un breve discorso motivatore *


( Watashi non ha avanzato troppe pretese. Normalmente lo lascerei fare, ma... Non vorrei che mi rubasse il posto )

* Sorrise, divertito dall'ignoranza dei suoi futuri alleati.
Non amici, non compagni, ma semplici alleati. *


E scateniamo questo inferno

* Commentò poi divertito *

Da lì non si potrà che risalire, no?

Gdr off// Non vorrei che il mio prequel apparisse prolisso.
Ho semplicemente voluto evidenziare momentaneamente in parte le motivazioni che, a tempo debito, hanno spinto il mio pg ad entrare in guerra :sisi: //
 
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view post Posted on 7/12/2013, 15:55
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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L'alba della guerra era giunta, il giorno in cui ogni ninja avrebbe combattuto a fianco dei propri compaesani e stranieri giunti da chissà quale angolo remoto della terra. Il sole rischiarava la grande piazza ricolma di uomini e donne pronti a dare tutto pur di rivedere ancora quella stella così potente e ispiratrice, e come soggetti ad un delirio pre-battaglia, facevano riecheggiare il fragore dei paesi degli shinobi adesso tutti riuniti. Non aveva più importanza il loro coprifronte, erano tutti alleati per fronteggiare una minaccia pronta a prendersi ogni cosa che stesse al di sotto di quel cielo terzo e magnificamente azzurro. Tutti i rappresentanti maggiori si trovavano in cima alla montagna che dava sulla città e tra tutti avanzò il capo generale dell'alleanza, Akane Uchiha, una donna forgiata da anni di mille battaglie, mille sofferenze e altrettante soddisfazioni. Quel giorno voleva aggiurgerne un'altra alla sua esperienza: la vittoria di una guerra mondiale.

E tra gli esponenti di tutti i più grandi paesi, si trovava anche Jagura, alle loro spalle insieme a Fuyuki, che assisteva a quel delirio di emozioni con sul volto un ghigno significativo e inquietante, ma terribilmente criptico. Aveva partecipato al summit generale come rappresentate di Akatsuki insieme allo Hyuga, aveva parlato insieme a chi si era ripromesso di eliminare nel momento in cui il marchio sulla sua spalla sinistra comparve, da quando K era nato insieme a Furikami. Dare ordini al mondo per combattere una guerra, era così sbagliato? Al mago non importava rispondere a quella domanda, era sicuro che un giorno l'anarchia totale che avrebbe seguito la fine dell'era "Kage" sarebbe stata l'unico proseguo possibile di quel mondo in catene, ma quella mattina la terra aveva bisogno di combattere Watashi, con ogni mezzo possibile. Era davvero questo che pensava Jagura? Forse, o magari era semplicemente divertito da ciò che si trovava ai piedi del monte: tutti o quasi i guerrieri del mondo riuniti per contrastare una minaccia ritenuta mortale. Una magia, un miracolo giostrato da quegli stessi rappresentanti che un giorno sarebbero dovuti morire. Erano un nemico più forte di Watashi e questo il Joker lo sapeva bene, ma il potere che stava attraversando le menti di tutti coloro che volevano essere Liberi era dato da una divinità ancora più forte: Furikami e le sue nuvole bianche, pure, senza legami o leggi, come fogli completamente da riscrivere. Akane chiamò i generali e annunciò i gruppi, Fuyuki avanzò e alle ultime parole dell'Hokage l'esercito esplose... e Jagura rideva.


- Una lotta tra tre Dei, ma un giorno solo uno la spunterà e saremo tutti liberi

I paesi maggiori, quelli minori, Akatsuki e Furikami... c'erano tutti, adesso mancava soltanto Watashi.
 
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DreamJecht
view post Posted on 7/12/2013, 15:55




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*Il giovane Akira era ancora davanti casa sua, in ginocchio ed immobile, fino a quando, davanti la casa non passarono i genitori, correvano e con la coda dell'occhio girandosi verso la casa videro Akira*

Mamma:"Idiota! Che fai lì immobile, muoviti, dobbiamo correre tutti a Kumo... Avanti seguici, ci andiamo insieme!"

*Akira senza dire parola, si alzò e si mise a correre insieme ai genitori, in un primo momento, rimase perplesso dal comportamento della madre, in quanto non si era mai apprestata a voler passare del tempo con il figlio.*

(Inutile che ci spero, è una situazione critica e non penso che loro stiano badando ai loro comportamenti)



*Il viaggio era concluso, e Akira e i genitori erano arrivati dove vi erano tutti gli altri ninja. Il tempo di guardarsi intorno ed Akira perse di vista i genitori, così anche se intimorito da tutta quella folla, non restò con le mani in mano e subito incominciò a provvedere per cercare di individuare il suo plotone dove era raggruppato.
Passarono circa cinque minuti per individuare il suo plotone, così, cercando di farsi spazio tra la folla si iniziò a dirigere in quella direzione, arrivato lì, intravide un uomo dalla veste nera con nuvole rosse sopra, inizialmente non ci diede peso, in quanto era intento a pensare perchè lo avessero messo in quel plotone*


(Divisione sensitiva e delle comunicazioni, ma perchè proprio in questa divisione? Io non ho nessuna capacità di poter interagire in qualche modo con gli altri ninja, mi sembra davvero stra-)

*Pensò ciò mentre continuava a vedere quella tunica, la tunica del suo generale, la guardò tanto che gli venne in mente ciò che senti dire da quei ninja quando ancora era piccolo. la tunica nera con nuvole rosse*

(Ora ricordo, quei due ninja che parlavano di quella tunica, di quei ninja tanto pericolosi che anche quegli jonin ne aveva timore)

*Akira rimase lì, immobile, senza parole ne più pensieri, attendendo così che qualcuno lo avrebbe distratto inconsciamente*
"vivere o morire"
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view post Posted on 7/12/2013, 16:02
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...966...
...967...
...968...

La stanza era buia, immersa nella penombra data dalle finestre chiuse e le tende tirate, il silenzio rotto dal respiro affannoso di Yumi, la pelle nuda bagnata da un leggero strato di sudore.

...969...
...970...
...971...

Tre anni erano passati dall'inizio di tutto questo e, a quanto sembrava, sarebbe giunto ben presto la fine di tutto. La fine della guerra. La fine di Watashi. Lo si sperava, perché l'alternativa sarebbe stata la loro, di fine. L'indomani sarebbe partita alla volta di Kumo, insieme ad altri ninja del suo villaggio.

...982...
...983...
...984...

Sarebbero venuti con lei anche Arashi e Shimo. Erano tipi in gamba, però... In quel momento, in battaglia, avrebbe voluto qualcun altro al suo fianco. Kaito era morto, questo era vero, ma il suo spirito era sempre al suo fianco, incarnato nella spada che le aveva lasciato, quindi no, non era lui che avrebbe voluto accanto.
Suo padre, ecco chi voleva. Ashura Yuki era uno dei migliori ninja del loro clan e, da settimane, non aveva più sue notizie.
L'ultima volta si erano visti al molo, suo padre pronto ad imbarcarsi per svolgere una missione... Come stava? Perché non si era fatto più sentire? Le aveva detto che sarebbe stata una robetta da nulla, che c'avrebbe messo poco a concludere il suo incarico, eppure...
Forse era diventata paranoica, iniziando a vedere sempre il peggio di ogni cosa... Probabilmente suo padre era già a Kumo. Si, doveva essere per forza così. Suo padre doveva essere partito per il Villaggio della Nuvola non appena saputo del pericolo.

...998...
...999...
...1000...

Piegandosi, si aggrappò alla sbarra a cui si era ancorata con le gambe per fare la sua serie di esercizi. Con uno slancio sciolse le gambe e e tornò giù, atterrando senza fare alcun rumore.
Forse era il caso di farsi una doccia e mettersi a dormire, visto che l'indomani sarebbe partita. Afferrò un asciugamano che aveva lasciato sul letto, iniziandosi ad asciugare il viso. E lo sguardo le cadde su un rotolo che aveva lasciato sulla scrivania. Un rotolo porta oggetti e sapeva fin troppo bene cosa conteneva. Carte bombe. Decine, centinaia di carte bomba. Reperirne così tante non era stato per nulla facile, ma le servivano per ciò che aveva in mente di fare. Tutto stava nel capire quando farlo. E, forse, quella sarebbe stata un'occasione d'oro.
FBfIsJc
Vedi di tenerti pronto, d'accordo?
Disse la giovane, abbassando lo sguardo. Un piccolo pinguino di ghiaccio, alto una trentina di centimetri, alzò l'ala in segno di saluto.
Masciupika waka waka!
Sentenziò il piccoletto nel suo strano gergo, in quello che voleva essere un "Tranquilla capo". L'aveva creato Yumi stessa, quel piccolo ghiacciolino ambulante, ma era una tecnica che doveva ancora testare e, sicuramente, doveva apportare qualche modifica. E quella sarebbe stata l'occasione ideale.
Qualcuno bussò alla sua porta, strappandola ai suoi pensieri. Sospirando, andò ad aprire, seguita a ruota dal pinguino. Il viso di Arashi fece capolino da dietro la porta.
Ehilà Yumi! Non ti disturbo, vero?
Certo che no, entra!
Yumi lasciò cadere l'asciugamano dietro le spalle, sistemandosi meglio il top.
Come mai sei qui?
Gli domandò, mentre il ragazzo entrava leggermente intimidito. Non era da Arashi essere così... timido?
Ecco, vedi... Sono venuto a portarti una cosa...
Dal suo marsupio tirò fuori un fagotto abbastanza voluminoso, che porse a Yumi in maniera abbastanza imbarazzata.
Ascolta... Non sappiamo cosa ci ritroveremo ad affrontare, a Kumo... E... Vedi, per me e Shimo sei come una sorella e...
Yumi guardò ciò che il ragazzo le aveva portato: era una tuta mimetica che permetteva a chi la indossava di mimetizzarsi magnificamente con l'ambiente circostante. Lo sguardo ambrato scrutò perplesso Arashi, cercando di capire cosa le stava dicendo.
Diamine, non sono bravo con le parole... Insomma, sappiamo che sei brava e quant'altro, però... Voglio che tu ritorni a casa sana e salva, per cui... Se le cose si fanno troppo difficili, nasconditi. Non fare la solita wonder woman e cerca di riportare a casa la pelle.
Yumi posò gli abiti sul letto, incrociando le braccia al petto. Se stava mettendo in dubbio la sua bravura, beh, gliene avrebbe data una prova proprio ora.
Non fare quella faccia... E' che... Dannazione... Ho già perso un fratello, non voglio perdere anche te.
Yumi spalancò sorpresa gli occhi. Fratello? Non sapeva che Arashi e Shimo avessero avuto un fratello. E così Arashi fu costretto a raccontarle di suo fratello, Koichi, morto durante una delle rivolte che erano scoppiate a Kiri tanti anni prima, dove anche la madre di Yumi aveva trovato la morte.
Un dolce sorriso le si dipinse sul viso, mentre stringeva in un forte abbraccio il ragazzo, che ricambiò con altrettanto affetto.
Sta tranquillo, scemo. Non ho alcuna intenzione di farmi ammazzare.
E gli occhi ambrati incrociarono lo sguardo del pinguino che era rimasto nascosto, e un lieve cenno del capo. Aveva deciso.

[...]

Senpai Kori, che diavolo ci fa qui!?
Shimo, Yumi e Arashi guardarono sgomenti l'anziana Yuki che si era portata al loro fianco, in mezzo a tutti quei ninja. Erano in attesa di sapere cosa sarebbe successo, come si sarebbero dovuti comportare.
Di suo padre non ve ne era traccia e la cosa l'aveva non poco preoccupata, ma vedere ora sua nonna li, pronta a combattere, la preoccupava ancora di più.
Perché fate quelle facce? Non sono così vecchia come credete, razza di poppanti! Sono ancora in grado di combattere...
Sentenziò indispettita la vecchia Kori, facendo esasperare i due gemelli, ma lo sguardo della donna era tutto per sua nipote, che rimase impassibile nonostante la preoccupazione che la logorava da dentro.
Saresti dovuta rimanere a Kiri! Chi proteggerà il clan se tu sei qui, me lo spieghi?
Oh! Non iniziare... Cosa vuoi che succeda?
Kiri non è sicura. Non lo è mai stato.
I tre guardarono perplessi Yumi, cercando di capire cosa volesse dire.
Dici che l'attacco a Kumo può essere un diversivo per lasciare sguarniti gli altri villaggi?
Sentenziò Arashi, mentre Shimo sbiancava, ma Kori... Kori guardava penetrante la nipote, ricambiando il suo sguardo.
Tu non ti riferisci a Watashi, non è vero Yumi?
Shimo e Arashi si voltarono perplessi verso Yumi, che non spostò lo sguardo da sua nonna. Aveva capito che lei aveva capito... Ma come avrebbe reagito alla cosa?
Che significa? Yumi, cos'hai intenzione di fare?!
Quello che va fatto per la salvezza del villaggio...
Dopodiché si voltò, alzando lo sguardo verso il gruppo che, dall'alto della piazza, era apparso a parlare.
Era giunto il momento, dunque. E Akane Uchiha, Hokage di Konoha, prese la parola, incoraggiando gli animi dei presenti, ma le parole di quella donna Yumi non le sentì. Il suo pensiero era rivolto a tutt'altro, a ciò che avrebbe fatto se fossero usciti tutti vivi da li.
"Prima chiudiamo questa storia con Watashi. Poi penserò a Kiri..."

[...]

Intanto, dall'altro lato di quella piazza affollata, Keigai guardava perplessa tutti quei ninja assiepati tutti intorno. Aveva seguito il ninja fin li e ora non sapeva esattamente cosa fare, anche perché l'aveva perso di vista.
Troppa gente... Fanno troppa confusione e io non riesco a sentire nulla... Odio non sentire nulla...
Farfugliò, serrando i pugni. Prima di arrivare li si era data una ripulita, visto che era tutta imbrattata di sangue, ma vedere tutta quella gente che urlava e gridava, le faceva venir voglia di farli affogare nel proprio sangue. Calma piccola... A quanto pare, avrai modo di soddisfare la tua frustrazione, ma non su questi uomini. Prepara la tua chitarra, piccola mia...La chitarra scivolò da dietro la sua schiena e le corde vennero pizzicate, emettendo una nota triste e malinconica.
E il mare rosso inonderà queste terre, annientando tutti i miei nemici...
Intonò, per poi mettersi a cercare il ninja che l'aveva portata li.

Edited by lovely.panda - 7/12/2013, 16:19
 
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*Discendere l’impervia scalinata scavata nella fredda roccia non fu facile né per Sohaku, né tantomeno per Setsuna. Fu come ammettere d’aver fallito ancor prima d’averci provato. L’invasiva allucinazione inculcata dall’essere divino aveva tracciato un solco indelebile nelle loro menti, affievolendo quell’unico barlume di speranza che fino ad allora li aveva sospinti a compiere il loro dovere. Fare ritorno al campo base non fu affatto semplice, e richiese parecchio tempo. Fortuna volle che l’esteso esercito nemico, ammassatosi in quelle lande squassate della malvagità per ascoltare il verbo del padrone, in attesa di riorganizzare le forze prima della marcia finale alla conquista del mondo, non si accorse di loro. Raggiunto il campo base, sfiancati dall’incessante incedere e dall’oscuro veleno che avevano inalato nella terra del nemico, si divisero con la speranza di incontrarsi ancora e furono subito curati dai medici dell’alleanza. La Hyuga tremava come una foglia, e i muscoli parevano avere degli spasmi febbrili. Ci volle del tempo prima che le medicine avessero effetto. Quei giorni di convalescenza li aveva passati in compagnia della madre, le cui amorevoli cure e conoscenze mediche le permisero di riacquistare la forma fisica perduta nel minor tempo possibile. Parlarono molto, madre e figlia. Ricordarono il passato assieme, strappandosi qualche malinconico sorriso in quell’oscura attesa.. come se quello fosse l’ultimo momento per poter ricordare determinate cose. Il tempo era sfavorevole e l’oscurità sopra le loro teste s’incupiva ogni qual volta arrivavano le ore notturne, ore in cui la fanciulla dai capelli cobalto rimuginava e piangeva. Non era affatto facile per il suo carattere accettare passivamente il destino che le veniva imposto, e ancor più doloroso era pensare che, con tutta probabilità, quel destino si sarebbe abbattuto senza darle la possibilità di ribaltarlo. Oltretutto, quell’opprimente senso di colpa nei confronti del giovane uomo che aveva saputo proteggerla in qualsiasi circostanza l’accompagnava oramai da mesi, peggiorando. L’ignoranza stava duramente torturando quel suo cuore gentile, e la vivida possibilità di non poter porre rimedio ai suoi errori le stava logorando lentamente l’anima. La fida katana dall’elsa intrecciata, dalla lama lucente e impeccabilmente affilata, giaceva nel suo fodero. Non osava toccarla, per paura di peggiorare ancor più il suo stato d’animo. Era consapevole d’aver ucciso un uomo e che quest’ultimo meritava l’orrenda morte a cui l’aveva sottoposto, ma né il suo cuore né la sua mente volevano accettare d’aver guidato il braccio. Per fuggire da questi tremendi scheletri, la fanciulla dai capelli cobalto allenava le gambe e le braccia seguendo le eleganti e precise movenze dello stile di combattimento Junken, a cui il padre l’aveva iniziata. Concentrarsi sui muscoli e sulla fatica l’aiutava a non pensare. Infine, arrivò il giorno tanto atteso. Tutti i ninja dell’alleanza si riunirono in uno spiazzo, formando una folla di dimensioni non indifferenti ma ben lontana dall’essere paragonata a ciò che gli occhi della giovane avevano fotografato in territorio nemico. La bella Setsuna s’era aggiunta alla folla, convinta più che mai a combattere per la libertà e per l’onore. Indossava, in mancanza d’altro, le vesti da battaglia che l’avevano sempre contraddistinta con l’aggiunta d’una mantella double face bianca e nera. Il cuore le batteva all’impazzata, mentre con quei suoi occhi dall’espressione indecifrabile sondava l’intero spiazzo alla vana ricerca di qualcuno. Arrivarono le alte cariche, ognuna rappresentativa del proprio villaggio e organizzazione. Riconobbe a vista d’occhio l’Hokage, che non smentiva le voci a suo riguardo. Una donna forte, che sa infondere forza e fiducia in coloro i quali ascoltano la sua voce: un vero leader. In cuor suo, la fanciulla Hyuga stimava quella forza. Il discorso fu conciso, senza se e senza ma. In quelle parole, Setsuna ripercorse mentalmente tutto ciò che aveva visto nel territorio nemico e forse, a differenza di molti altri, era una delle poche persone che non speravano di sentire delle false dichiarazioni. Le speranze erano poche, ma se le avessero tolto la vita certamente non si sarebbero presi anche il suo onore. Qualcosa però interruppe il filo conduttore di quei pensieri e di quelle immagini: un nome. Nel momento in cui furono chiamati i generali che avrebbero condotto alla vittoria l’alleanza, l’Hokage nominò Kinji Uchiha e, come risvegliata da un fulmine nel silenzio d’una valle morente, la Hyuga alzò gli occhi e lo vide avanzare.*

(..non sto sognando.. no.. Kinji-kun..! Kinji-kun è vivo!)

*Si ritrovò a pensare, ammirando l’uomo che aveva tormentato i suoi pensieri avanzare fiero per assumere il suo posto in comando. Diverso da come lo ricordava, indossava un elegante kimono bianco dalle rifiniture rosse sopra dei pantaloni neri. Ai piedi calzava degli alti stivali e il petto era nudo abbastanza da mostrare il suo fisico asciutto ma ben delineato. Il cuore le si riempì d’una gioia improvvisa, e la speranza prima assopita divampò come un fuoco. Dovette trattenere le lacrime, talmente l’emozione era forte nel rivederlo. Quando arrivò il turno del suo nome, associato alla squadra di cui l’Uchiha avrebbe preso il comando, la bella fanciulla dai capelli cobalto si fece strada in mezzo alla folla e raggiunse il capezzale in cui svettava la figura del suo Kinji. Quella vicinanza tanto desiderata distrusse il macigno che portava sul cuore, donandole una carica unica. I suoi occhi bianco neve si posarono in quei pozzi d’oro nero, che l’osservavano con la stessa felicità e incredulità. Quindi un cenno del capo, elegante e reverenziale, e un sorriso che, più delle lacrime di gioia che tratteneva, esprimeva la felicità e l’orgoglio della combattiva Hyuga.*

Setsuna Hyuga: “Ai vostri ordini, capitano.

 
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view post Posted on 7/12/2013, 17:32
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Erano passati giorni dall'ultima volta in cui la voce del malevolo Watashi si era fatta sentire forte e chiara nelle orecchie di tutti gli shinobi e kunoichi delle terre ninja, ma il suo ricordo era netto e indelebile per tutti gli ascoltatori ignari di cosa sarebbe successo da quel momento.
Kinji, come grandissima parte dei ninja della foglia, si era recato al campo base per avere notizie di questa imminente battaglia finale che si sarebbe svolta nei pressi della fredda Kumo, epicentro dell'epidemia che si era espansa a macchia d'olio. Nell'aria si poteva chiaramente respirare tensione: shinobi provenienti da ogni regione, si erano riuniti aspettando il verdetto della riunione che si sarebbe tenuta tra i vari Kage dei villaggi maggiori, ma sicuramente nessuno si sarebbe aspettato una resa incondizionata.


Sono già giorni che sono qui, eppure non si hanno novità... dei miei compagni non si vede nemmeno l'ombra, e adesso questa marcia finale... sarà dura vincere.

Il vociare tra le centinaia di individui era assordante; chi rimuginava angherie subite in passato dai membri di un team allora nemico, mettendo a rischio il precario equilibrio creatosi fra gli shinobi dell'alleanza, chi aveva il cuore che gli batteva forte in petto e mascherava il cieco terrore di trovarsi davanti un'intero esercito di creature oscure, e chi invece partecipava solo per sperare di poter ottenere un premio remunerativo, o per poter prendere di sorpresa i nemici di sempre.
Kinji assisteva imperturbato a quelle scene da una posizione relativamente favorevole, dove l'assembramento di persone era minore. Non gli importava di cosa potesse accadere, era li per uno scopo, votato ad una promessa fatta ad una madre in apprensione e a se stesso, e nessuno lo avrebbe fermato prima di ritrovare la sua bella.
All'improvviso però, dall'alto del "palcoscenico" che era rimasto vuoto fino ad allora, comparvero tutte le cariche più importanti e rinomate del mondo, e tra queste vi era ovviamente Akane Uchiha, l'Hokage che aveva sempre ammirato e alla quale aveva fatto riferimento; stranamente scura in volto, non dette coraggio, anzi. Quando iniziò a parlare, tutto alle pendici della montagna tacque per poter sentire chiaramente ciò che aveva da dire come portavoce dell'intero gruppo d'elite. Le sue parole erano gravi, non volevano mentire alla enorme folle ai suoi piedi, ma metterla davanti alla dura realtà che aspettava la fuori, contro l'esercito di abomini.
Il discorso continuò, fino a quando non annunciò i generali che avrebbero avuto il gravoso compito di comandare un piccolo plotone di ninja e che si sarebbero diretti in diverse zone del villaggio. Tra questi, vi era il suo.


Generale?...è un onore...ma è anche una grande responsabilità...

Subito, appena il Vermiglio sentì la donna pronunciare il suo nome come comandante, si mosse dalla sua posizione, muovendosi nella folla e facendosi strada per arrivare poi in prima fila, dove poi l'avrebbero raggiunto i compagni per quella nuova e importante missione.
Si infilò come suo solito la mano scoperta nella parte del kimono più vicina all'obi, in segno di sicurezza e tranquillità. Non era la prima volta che comandava un gruppo, contando anche l'ultimo successo dando direttive ai miliziani di un villaggio per espugnarlo completamente dal morbo di Watashi, si poteva definire almeno informato su come la progenie agiva.


Grazie per la fiducia, Akane-sama! Non vi deluderò.

Nomi importanti e quantomeno sentiti una volta nella sua carriera erano quelli degli altri generali, che si distinguevano per origine e rango. Non era di certo il più famoso all'interno degli altri villaggio e gli occhi non erano puntati su di lui, ma Kinji era certo che si sarebbe fatto valere in quella guerra, che avrebbe partecipato concretamente a mettere la parola "fine" ai sogni di gloria del Dio malvagio. Forse i suoi sottoposti lo avevano già sentito nominare, lo Shuiroyasha di Konoha, che aveva espugnato da solo un intero villaggio dalla prole infetta di Watashi, era stato messo a capo della divisione per attacchi aerei e a lungo raggio, e non vedeva l'ora di potersi scatenare sul campo di battaglia.
I nomi dei suoi compagni seguirono il suo e, tra i tanti, gli risuonò nelle orecchie uno ben noto, che non sentiva da tempo, troppo tempo: Setsuna Hyuga.


E' viva! E' sana e salva! Sono talmente felice... ma non posso lasciarmi andare adesso, non in questo posto dove aleggia distruzione e morte.

La figura esile ed elegante della kunoichi si fece largo tra la folla per poterlo raggiungere sotto il suo sguardo vigile e ricolmo di gioia. Negli occhi perlati di lei riusciva chiaramente a leggere lo stesso sentimento che li legava, ma che anche la giovane Hyuga non voleva dimostrare in quella situazione; il pericolo incombente non permetteva distrazioni: saperla vicina e sotto la sua stretta sorveglianza non poteva che dargli ancora più motivazioni per voler vincere a tutti i costi quella stupida guerra.
La kunoichi dai capelli cobalto si mise a disposizione del ragazzo, senza eccedere in convenevoli; era più che sufficiente per lui. Rispose con un cenno del capo e con un sorriso appena accennato.
Quando poi tutti i gruppi vennero formati, l'incitamento finale di Akane, venne seguito da pugni al cielo, armi sguainate verso le nubi grigiastre che solcavano il cielo di Kumo, e le urla di battaglia incessanti squarciarono la paura come un fulmine a ciel sereno. Erano in tanti e pronti a dare la vita per la causa, e non si sarebbero fermati in nome della libertà.


Io non combatto per una stupida nazione o per gloria... Shuiroyasha, l'appellativo che mi hanno affidato sul campo di battaglia...è solo un pretesto per temermi... io combatto per proteggere le persone che amo, e se un Dio cerca di mettermi i bastoni tra le ruote, che ci provi pure!...Non troverà altro che morte.
 
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view post Posted on 7/12/2013, 18:18

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"Sei solo un codardo. Vai a combattere perchè non hai le palle di restare qui a vedere tuo padre morire."



Non proprio un granchè come ultimo saluto.
Le parole di sua sorella riecheggiavano ancora nella sua mente e lui, nonostante durante il viaggio verso Kumo si fosse sforzato di non dargli troppa importanza, in fondo sapeva che, almeno in parte, erano vere.
Non poteva ignorare quella vocina nella sua testa che continuava a ripetergli che alla fine lui, Arashi Uchiha, era diventato proprio come suo padre: un bastardo che non faceva altro che pensare alle responsabilità da shinobi, ignorando completamente quelle che aveva nei confronti della sua stessa famiglia.


"Sono davvero diventato come lui?"

Non è che avesse avuto molta scelta, in fondo. Partire per combattere o restare a casa per stare vicino ai suoi: in entrambi i casi, sarebbe comunque stato chiamato "codardo".
Alla fine, comunque, aveva deciso di optare per la prima, convincendosi di dover partire anche per la sua famiglia: doveva lottare per assicurare loro un futuro.
Non aveva nemmeno voluto vedere suo padre prima di andarsene, ma la cosa non gli importava: ormai la malattia lo aveva debilitato tanto nel fisico quanto nella mente e le sue capacità cognitive erano pressochè nulle.
E poi, perchè mai avrebbe dovuto salutarlo?
Quell'uomo negli ultimi anni non aveva fatto altro che far soffrire lui, Hikaru e sua moglie con le sue stupide ossessioni da ninja.
Così, era partito il giorno stesso in cui era tornato a Konoha.
Sua madre non aveva neanche capito dove stava andando; il suo sguardo perso nel vuoto mentre lui, trattenendo a stento le lacrime, le aveva detto che andava a Kumo a combattere, era una ferita ancora più profonda delle parole di sua sorella.


[...]



Le strade principali di Kumo erano esattamente il contrario di quelle di Konoha.
Shinobi provenienti da ogni dove erano giunti al villaggio situato sulle alte montagne nel Paese del Fulmine, pronti a tutto pur di non lasciar vincere Watashi.
La piazza principale era colma di ninja provenienti da ogni villaggio: in circostanze diverse, Arashi sarebbe rimasto piacevolmente stupito nell'ammirare quello spettacolo tanto inusuale.
Le espressioni della gente attorno a lui cambiavano da persona a persona: vide la paura negli occhi di un ragazzino poco più piccolo di lui, la tensione in quelli di un uomo dalla barba incolta e lo sguardo perso ad ammirare le alte cariche dei vari paesi sulla montagna, la furia omicida in quelli di una donna a pochi passi da lui, che evidentemente non vedeva l'ora di passare all'azione.
Cercò con lo sguardo Misato, chiedendosi se anche lei fosse lì, salvo poi darsi dello stupido per aver pensato a una cosa tanto ovvia: ma certo che era lì, non poteva essere altrimenti.
Tuttavia, l'Hokage cominciò a parlare e il rumoroso brusio all'interno della piazza cessò immediatamente, lasciando il posto ad un silenzio inquietante e surreale.


"E ti credo che hanno scelto lei come capo dell'Alleanza, con poche parole ha già fomentato tutti..."

Sorrise divertito nel vedere la reazione del suo vicino al discorso della donna: agitava le braccia verso l'alto come fosse posseduto, inveendo verso Watashi con insulti di cui lui, fino a quel momento, ignorava persino l'esistenza.
Così, caricato dalle parole dell'Hokage, anche lui si unì al coro di acclamazioni che si era levato dalla piazza.


"Se devo morire, tanto vale divertirmi un po' prima..."

Scacciò via quel brutto pensiero scuotendo forte la testa, mentre l'Hokage cominciava ad elencare le divisioni per l'imminente scontro.
Trasalì quando sentì il nome di Misato: allora c'era anche lei!
Non sapeva se esserne felice o meno: non erano in squadra insieme e non avrebbe potuto fare nulla per aiutarla.
Se avesse potuto combattere al suo fianco sarebbe stato più tranquillo, ma ora forse avrebbe preferito non aver mai sentito il suo nome venire pronunciato dalla voce altisonante dell'Hokage.


"Pazienza. E' forte, se la caverà."

Poi, trasalì ancora quando sentì il suo nome. Era stato assegnato alla divisione addetta alla difesa del perimetro esterno, assieme ad altri tre shinobi che non conosceva.
Il comandante, di cui riusciva ad intravedere la figura in cima alla montagna accanto a quelle degli altri generali, era un certo Ijiro Kenshin.


"Perimetro esterno, eh...Meglio così."

Si sentiva più a suo agio a combattere all'aria aperta, anche se non poté fare a meno di pensare che, verosimilmente, lo scontro per lui sarebbe arrivato prima, fuori dal villaggio di Kumo.
Poco male, starsene con le mani in mano ad aspettare non gli piaceva per niente.
Così, si fece largo a forza di spallate tra la folla e si presentò al cospetto del suo capitano, pronto ad eseguire qualsiasi ordine questo gli avesse impartito.


 
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Kira956
view post Posted on 7/12/2013, 22:48




Erano passati tre anni. Anni bui e tristi per la storia dell’umanità, anni di guerra e di sofferenza, di malattia e di morte, anni di lotta continua per la propria vita e per la propria libertà. In quest’arco di tempo molte sono state le vittime che sono cadute, molto è stato il sangue versato che scivola ancora nei campi di battaglia. Anche Kira è cambiato molto, da un semplice ragazzino impulsivo, è cresciuto raggiungendo la maggiore età, diventando quindi un uomo. Ha anche conosciuto la guerra e collegata ad essa, la morte. L’Uchiha ha passato molti di questi tre anni sul campo di battaglia, a stretto contatto con la progenie di quel dio che ora minaccia di eliminare una volta per tutte l’umanità. Dall’ultima missione erano passate solo poche settimane, aveva ancora i segni sul volto del combattimento ma si era ripreso completamente ed era pronto a tornare in azione. Per tutto il viaggio, dal campo base a Kumo, al sol pensare di dover riaffrontare Watashi sentiva un mix di eccitazione e paura e sapeva che questo sarebbe stato lo scontro promesso da quel demone durante l’ultimo combattimento.

[…]

Già da molto lontano si intravedono le migliaia di persone che hanno scelto di combattere fino alla fine e si sono riunite qui a Kumo, il bersaglio designato dal dio. Nessuno sorride o scherza, tutti sanno quanto sia pericoloso questo ultimo scontro finale: molti moriranno, altri rimarranno gravemente feriti ed altri ancora, i più forti, rimarranno in vita non senza qualche cicatrice. La vista di tutti quei uomini fa riflettere molto il ragazzo che lo porta a immaginare il suo villaggio in questo momento: vede nella sua mente le strade vuote, le famiglie che pregano per i propri familiari e per la buona riuscita della guerra e vede anche sua madre.
*Già.. Mamma.. Spero proprio di rivederti!
Ma non sarà troppo pericoloso riunire troppi ninja in un posto solo? Ovviamente gli altri villaggi saranno dei facili obbiettivi se tutte le forze dell’alleanza sono qui.. Mah, non spetta a me prendere le decisioni!*
Il ragazzo ha appena superato le porte del villaggio: è la prima volta che viene a Kumo e decide di concedersi qualche istante per ammirare la sua bellezza. Case che sembrano un tutt’uno con le cime delle montagne e nuvole che immergono interi palazzi, qualcosa di surreale per qualcuno cresciuto nel villaggio di Konoha. La tensione è visibile nel volto di tutti i ninja presenti nella piazza principale, sono tutti in ordine riuniti a seconda della divisione a cui si è stati assegnati. Quella del ragazzo è la divisione Sensitiva e delle Comunicazioni: di certo non si troverà in prima linea ma è una delle divisioni più importanti che servirà a dare gli ordini e a guidare l’alleanza intera. Se la divisione dell’Uchiha dovesse cadere, i singoli team si troverebbero completamente isolati e probabilmente Watashi avrebbe vinto la guerra. Molte responsabilità quindi ricadevano sulle spalle del ragazzo.
*Ecco, è il momento del gran discorso dell’Hokage…*
Kira alza lo sguardo lì dove si trovano tutti i più importanti ninja del mondo, che sono a comando dei grandi villaggi. Ascolta ogni singola frase e come si aspettava, non sono certo parole di conforto quelle che arrivano da Akane. La donna con la sua voce imponente non prende in giro i suoi uomini invitando a dare la loro stessa vita per la causa. La donna annuncia anche i generali delle singole divisioni e l’Uchiha ha la possibilità di vedere anche il suo. Pur non avendolo mai incontrato di persona la sua fama lo precede, l’uomo indossa gli abiti dell’alba e sembra andarne fiero, guarda i suoi uomini con convinzione e sicurezza.
*Proprio a me doveva capitare un traditore…*
In cuor suo il ragazzo disprezza l’uomo che sta osservando; odia il fatto che ha tradito tutti i suoi amici, tutte le persone che si fidavano di lui al villaggio. Ma è quello il momento di pensarci, ascolta tutto il discorso e alla domanda finale, urla con tutta l’energia che ha in corpo sfogando tutto il nervosismo
Kira: - PER L’UMANITÀ!!!
*è arrivato davvero il momento.. combatterò con tutto me stesso, per la mia famiglia, per i miei compagni caduti e per la libertà di tutta l’umanità!*
E con passo veloce si incamminò anch’egli…
 
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view post Posted on 8/12/2013, 14:09
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Tribù dell'Acqua

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*Il tempo dell'attesa era ormai finito, volente o nolente per Shinji era il momento di confrontarsi personalmente con le orde di mostri in arrivo, ancora una volta vomitate da quell'essere immondo che era Watashi allo scopo di conquistare almeno un villaggio dopo la sua pluriennale disastrosa campagna.
Il giovane Aburame giungeva di fronte alla piazza principale dopo aver già presenziato al consiglio in veste di scorta personale e consulente dell'hokage, dunque già aveva un'idea di cosa avrebbero detto. Eppure fu ugualmente stupito nel vedere di persona tutta la marmaglia radunata ad aspettare il responso dei loro capi, a pendere dalle labbra dell'hokage che tra tutti si faceva portavoce del verdetto comune. C'era la più grande adunata ninja della storia recente, di fronte ai suoi occhi, e lui ne faceva parte, come avrebbe fatto parte della battaglia che sarebbe cominciata a breve.
Non solo avrebbe fatto parte, era stato nominato generale, avrebbe comandato un buon numero di truppe alla difesa delle zone periferiche del villaggio, ovvero la retroguardia. Inutile chiedersi come lo facesse sentire quella responsabilità.*


(Io volevo starmene a casa, dannazione. Buttato nel mezzo della guerra, e perlopiù a comandare probabilmente un branco di imprudenti che si getteranno contro il nemico nella frenesia della battaglia.)


*Il discorso di Akane era pensato per dare la carica, e indubbiamente l'hokage faceva del suo meglio per infondere speranza nei cuori di coloro che stavano per fiondarsi in una battaglia persa. All'invito a scatenare l'inferno, un migliaio di voci si levò al cielo, gridando ciò che volevano difendere, rendendo l'intera piazza partecipe del perchè combattevano. Come se importasse a qualcuno.*


(Ognuno combatte per le sue ragioni. Perlopiù, molti presenti sono giovani e orgogliosi, non si rendono conto del pericolo e credono di poter fare qualsiasi cosa. E combattono in realtà per piacere a sè stessi, non per gli altri.)


*Shinji non sapeva che dire. Non avrebbe urlato, questo era chiaro, ma soprattutto non avrebbe avuto nulla da urlare, non c'era nulla per cui davvero lui combatteva, se non la sua stessa vita, che peraltro sarebbe stata infinitamente più sicura nel suo laboratorio anzichè in quel villaggio di cui presto sarebbero rimaste solo macerie. Nessuno gridava "per me stesso", seguendo un protocollo sociale ormai assodato che condannava l'autoconservazione e elogiava un'ipocrito altruismo, dunque Shinji si limitò a tacere, riflettendo più che altro sui suoi colleghi generali. Gente più o meno della sua età, del suo grado, non avevano scelto i ninja storici, ma le nuove leve, quelli più promettenti. Per la sua generazione, era l'occasione di fare la differenza, di difendere il futuro che presto avrebbero rappresentato. Gli sarebbe piaciuto essere più entusiasta di questa opportunità.
Rassegnato ormai a partecipare al massacro, si diresse verso il luogo designatogli, attendendo che i suoi sottoposti lo raggiungessero. Sapeva che una volta assunto il ruolo di generale, doveva cambiare. Doveva dare alle sue truppe il coraggio che non aveva nemmeno lui, doveva infondere la speranza nascondendo la disperazione dalle sue parole, e doveva impegnarsi - ufficialmente almeno - a proteggere quelli che comandava, quando in realtà era lui a voler essere protetto. Lo aspettava una difficile recita, la maschera che doveva indossare era pesante, e la battaglia che doveva affrontare era un'impresa. Ma avrebbe dato il meglio di sè. Per sopravvivere, perlomeno.*


// Buona fortuna a tutti, ne avrete assai bisogno :asd: //
 
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view post Posted on 8/12/2013, 14:22
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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MISATO KOJIMA


Ormai il tempo era giunto per tutti e la guerra era arrivata alle loro porte nella maniera più brutale possible. La giovane era giunta a Kumo e non poteva fare a meno di guardarsi intorno, indugiando di tanto in tanto sul cielo plumbeo che ricopriva quello sventurato villaggio. Tutto sarebbe iniziato da lì. Per un attimo, nella sua mente, si affollarono tutti gli eventi capitati negli ultimi anni, ricordando anche quando, con uno strano ragazzo, progettava di andare a visitare seriamente il villaggio di Kumo...certo non immaginava di farlo in circostanze del genere.

Per un attimo strinse i pugni mentre era in fila con altri shinobi. Tutti si erano riversati lì, da ogni paese per cercare di fronteggiare quella calamità che era quel Dio tanto spietato che aveva distrutto intere famiglie, che aveva rivoltato come un calzino le loro terre...e che aveva anche ucciso il suo adorato padre. Non potrà mai dimenticare quanto l'aveva sconvolta la notizia e quanto era sconvolta anche in quel momento, mentre i Kage uscivano per mostrarsi alla folla di guerrieri pronti a dare la propria vita per le terre tanto amate. Tutti avevano qualcosa da proteggere, anche lei, sua nonna era ancora a casa ad attendere il suo ritorno. Certo, non ci sarebbero più stati i ramen di benvenuto che divorava con il suo papà al ritorno dalle missioni, ma almeno poteva ancora impedire che tutto questo dispiacere capitasse a qualcun altro.

Strinse nuovamente i pugni, mentre la voce dell'hokage iniziò a levarsi nell'aria, raggiungendo le orecchie di ognuno di loro. Era guerra, per la loro vita, per proteggere le cose importanti e per porre fine a tutta quella sofferenza; ma in fondo sarebbero davvero riusciti a smettere di soffrire? In fondo è nell'indole umana farsi del male a vicenda, anche se ci si vuole bene.

"Ora basta Misato, non è il momento di pensare a certe cose!"



Si ammonì mentalmente, mentre le parole della giovane Kage buttavano tutti loro nella cruda realtà. Molti sarebbero morti, questa era una certezza, non una parola campata in aria...e che cosa sarebbe rimasto per i sopravvissuti? Forse in fondo non combattevano solo per loro. Dopo una guerra del genere non sarebbe più rimasto nulla per i valorosi eroi pronti a sacrificare la propria vita, valeva la pena combattere per dare una vita migliore alle future generazioni, a quelli che sarebbero venuti dopo di loro. Per un attimo si guardò intorno, notando molti giovani. Troppi, che probabilmente non avrebbero visto la prossima alba, ma che erano motivati per porre fine a tutto quello.

Alla fine del discorso potè sentire chiaramente come erano divise le squadre e in che zone erano stati posti. Il primo che sentì fu proprio il suo nome e, improvvisamente, un brivido scese lungo la sua schiena. Non era pronta, non era sicura di potercela fare, ma si sarebbe impegnata fino allo stremo delle sue forze.

La squadra successiva, invece, riportò il nome di Arashi. Già, il suo amato Arashi. Questa volta non era destino combattere insieme a lui. Improvvisamente ricordò tutte le volte che lo aveva protetto con la sua sabbia. Questa volta chi l'avrebbe fatto? Chi c'era a proteggerlo e a salvaguardare la sua vita. Non lei. Forse questo era un di quei momento in cui bisognava pregare Dio per far andare bene le cose, ma loro erano in lotta contro Dio e questo non aiutava nessuno, anzi era lì proprio per distruggerli.

"Ce la faremo, ne usciremo tutti vivi! Io e Arashi ci siamo trovati proprio ora, non possiamo farci dividere da questa guerra! Sopravviveremo e vivremo insieme tanti bei momenti!"



Cercò di farsi forza in qualche modo, di farsi coraggio e di darsi un motivo per sperare. Se partivano già demoralizzati era inutile, avevano già perso. Dovevano partire con il presupposto di vincere, solo così potevano sperare nella vittoria.

All'ultimo grido dell'Hokage, Misato alzò in alto un braccio, unendosi al coro che si levava. Erano tutti insieme. Ce l'avrebbero fatta sicuramente!



AKANE YUKI


Finalmente era giunto per Akane il momento di capire quanto valesse davvero la sua vita. Durante l'esame aveva iniziato a capire che forse anche lei valeva qualcosa e non perchè era in grado di uccidere senza provare rimorsi o di cavarsela, ma perchè è un essere umano, un essere vivente e come tale anche lei ha il suo valore.

"Tutte cazzate!"



Eppure nessuno le aveva mai dato il giusto peso. Era stata allevata come un'assassina e come tale era destinata a rimanere. La sua vita non aveva alcun valore, morire o continuare ad esistere non avrebbe fatto differenza nè a lei nè a nessun' altro, o ameno queste sono state le cose in cui ha sempre creduto eppure, ora, in mezzo a quella folla di shinobi urlanti, le sue certezze si stavano infrangendo al suolo come tanti specchi che danno il riflesso sbagliato del mondo e che quindi andavano distrutti. Erano tutti lì per un unico scopo, da ogni villaggio si shinobi e tutti cercavano di andare d'accordo perchè dovevano collaborare, dovevano sopravvivere.

"Tutte cazzate!"



Certo, saranno anche tutte cazzate, ma in quel posto stava accadendo qualcosa che era fuori dalla sua portata, qualcosa che non riusciva a capire e che forse non avrebbe mai capito. Osservò con i suoi occhi vuoti tutti i Kage che si presentavano a loro, finchè l'esile figura della sua omonima si fece avanti.

Quelle che uscirono dalle sue labbra che cos'erano? Parole di conforto? Stava cercando di infondere in loro la forza giusta? Certo, ma lo stava facendo buttando in faccia a tutti la realtà. Tutti loro che erano vissuti nella bambagia, finalmente avevano quello che si meritavano, una doccia di realtà. Fece scorrere il suo sguardo sui volti di tutti quelli che erano lì....giovani.....vecchi! Ognuno di loro avevano qualcosa da perdere, chi una famiglia, chi una proprietà; poi c'erano quelli come lei che da perdere non avevano niente, avevano solo la propria vita.

"Perchè sono qui a combattere? A me di questa guerra non importa, non ho niente da perdere, potrei anche fuggire e nascondermi nei meandri di questo mondo in decadenza...."



Ma in fondo lei lo sapeva, se avessero perso la guerra non ci sarebbe stato più posto dove potersi nascondere, non ci sarebbe più stato posto dove avere la salvezza della propria vita. In quel momento si accorse che forse lei era attaccata alla propria esistenza più di quello che pensava. Non aveva una famiglia, non aveva nemmeno un posto a cui tornare, aveva solo sè stessa e il suo libro di pirati che portava con cura nel suo zaino, eppure doveva combattere, doveva farlo per avere la speranza di una vita migliore.

Quando finalmente la ragazza terminò il suo discorso, lanciò il suo ultimo grido di battaglia a cui molti risposero, ma lei decise di rimanere ferma e semplicemente osservare l'hokage che cercava di dare forza a tutti. Lei perchè combatteva? E che cosa provava mentre infondeva coraggio nelle sue truppe? Non riusciva a capire, non riusciva a comprendere, ma in fondo come poteva?

"Voglio imparare...voglio capire quali sentimenti spinge queste persone....voglio essere una persona normale, voglio smettere di essere vuota e di provare solo questa tremenda curiosità...voglio anche io qualcuno che mi voglia bene e che mi protegga come queste persone fanno per la loro terra e per i loro cari!"



Le persone vivono di legame e Akane non ne aveva, con nessuno. Per un attimo pensò addirittura di avere voglia di piangere, ma questa passò mentre, il suo corpo, lentamente, rispondeva al grido di battaglia, alzando in alto il braccio destro, al quale era legato il suo coprifronte.

<<per la libertà!>>



Urlò finalmente. In fondo lei ne era certa, solo nella libertà avrebbe trovato le risposte che cercava, risposte a domande che quella guerra aveva alzato in lei come un polverone fitto che faceva fatica a ritornare al suolo.
 
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Belfagor90
view post Posted on 8/12/2013, 14:45




Che razza di scherzo del destino era mai quello? Proprio a me che non me ne era mai fregato un cazzo del mio villaggio natale e dovevo ancora trovare un minimo di affetto per quello nuovo, mi toccava accorrere in soccorso di un terzo villaggio del quale non sapevo proprio nulla. Anzi, forse l’unica cosa per la quale poteva valere la pena andare là era trovare quel tizio, Ano Jushi, e togliere permanentemente una voce dalla mia lista nera. Peccato che, per quanto lo avessi cercato, tutto si concluse con un nulla di fatto rendendo la cosa ancora più inutile ai miei occhi. Perfino il mio amico Tazzamaru Senju era introvabile, al suo posto c’era un tale “Tatsumaru”, ma per me lui poteva anche morire.
Sul serio, che ci stavo a fare lì? Ormai non m’interessavano più né gloria né massacri, volevo solo vivere tranquillo cercando un compromesso col mio animo violento. Potrei dire che lo stavo facendo per soldi, ma per una cosa del genere non si veniva pagati, tutto era per la “sopravvivenza” e “tutti erano tenuti a partecipare”. Potevo anche essere d’accordo sul fatto che ogni braccio buono era utile in una guerra come questa, ma in quel posto si esagerava: c’era gente che ancora puzzava d’Accademia! Li stavano mandando a morire e qualcosa mi diceva che non si sentivano poi tanto colpevoli ad avere qualche scudo di carne extra.
A me mi assegnarono alla difesa sulle montagne sotto la guida di tali Fujie e Yasei (che curioso, si chiamava come il cane di quella donna al Campo Base), una scelta che avrei volentieri scartato, ma per la quale non era possibile fare appelli o cambi. In città avrei potuto trovare una sala da thè, sulle montagne invece sarei andato in astinenza se quei dannati cosi avessero deciso di iniziare un assedio.
Prima della partenza, ovviamente, venne tenuto un bel discorso motivante e lì quasi mi scappò da ridere visto che a farlo era proprio l’Hokage. Che cosa buffa: iniziavo la guerra con un suo discorso nella piazza sotto il suo palazzo e stavo per intravederne la fine sempre con lei a chiacchierare da un altro altissimo palazzo. Lontana, irraggiungibile, con il chakra così potente che ai miei occhi bianchi sembrava una stella.
Da quando ero andato ad Oto avevo solo incontrato persone estremamente più forti di me e la cosa mi deprimeva. Mi faceva sentire piccolo, immaturo e indifeso. Perfino Yo Saito, con quel suo corpo dall’aria sempre malaticcia, mi faceva un’invidia tremenda lì in fila assieme ai generali. Comandava la Squadra Medica, è vero, ma era un ruolo così importante, così diverso da me che ero solo uno dei tanti Genin che in quel momento mi sentii bruciare nonostante fossi uno che aborriva certe cariche altezzose.
Sapevo che ero diventato molto più forte da quando avevo lasciato Konoha, ma il distacco tra me e loro continuava a sembrarmi enorme.


"SHINOBI DELL'ALLEANZA, SIETE PRONTI A SCATENARE L'INFERNO?!"



Attorno a me esplosero le grida entusiaste di migliaia di uomini e donne. Mi sfondarono le orecchie, mi fecero vibrare tutte le ossa e anche la terra tremò davanti al loro entusiasmo. Io però, nel mio cantuccio, non facevo che sentirmi sempre più morto.

-Evviva l’umanità...-

 
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36 replies since 7/12/2013, 00:22   1612 views
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