*L’emotività ch’ella tentava di nascondere esplose in un attimo, come un fiume in piena su quelle gote leggermente rosate. Uno sfogo di pianto come quello, dove tutte le sensazioni negative scivolano via insieme alle lacrime saline, non era esattamente ciò che avrebbe optato in altre circostanze ma, per quella volta, non fu capace di resistere al peso che gravava sulla sua coscienza. Le abbondanti lacrime le alleggerirono la mente, stordendola abbastanza da dimenticare, almeno in parte, l’effetto negativo delle sue tribolazioni mentali. In quegli interminabili istanti, si sentì debole.. una debolezza tutta femminile che, malgrado le apparenze e malgrado la forza d’animo che in più occasioni aveva dimostrato d’avere, teneva nascosta per sentirsi e apparire, in qualche modo, più forte di quello che in realtà era. Passarono alcuni minuti prima che la fanciulla si riprendesse. Quand’ebbe finito lo sfogo, o meglio.. quand’ebbe deciso di riprendere in mano le redini della situazione, prese a scostarsi dolcemente dall’amata madre, sciogliendo l’abbraccio in cui quest’ultima l’aveva custodita, e s’asciugò le guance col dorso della mano destra.*
Setsuna Hyuga: “..devo andare.”
*Esordì all’improvviso, specchiandosi negli occhi della bellissima donna con una sicurezza ancora un po’ titubante ma che diveniva più salda man mano che anche il suo cuore accettava le conseguenze di quanto era avvenuto intorno a lei. Su questa base aveva deciso di continuare il suo cammino senza più lasciarsi sopraffare dalle emozioni.*
Setsuna Hyuga: “Sono stata convocata per una nuova missione. ..forse è l’occasione giusta per riscattarmi e rendervi fieri di me.”
Kanae Hyuga: “Siamo già fieri di te, Setsuna.”
*Intervenne la donna, spiazzando la primogenita.*
Kanae Hyuga: “Sono tua madre, conosco già il tuo valore.. e stai certa che anche tuo padre e tua sorella la pensano allo stesso modo. Sia io che tuo padre ti abbiamo amata dal primo giorno in cui sei entrata nelle nostre vite, e Akari-chan non fa altro che vantarsi della meravigliosa sorella che il cielo le ha voluto dare. Vorrei tanto farti desistere dall’andare, ma è tuo dovere di kunoichi rispondere all’appello dei superiori.. e so per certa che è tuo desiderio partecipare ancora una volta e dare il tuo contributo in questa strenua lotta. Non tenterò quindi di trattenerti.. solo.. fai molta attenzione! Cerca di riprenderti quella fiducia che le nuove circostanze ti hanno strappato con la forza.. e sii fiera della persona che sei.”
*Continuò l’affascinante donna dai capelli cerulei, posando entrambe le mani sulle spalle della figlia per stringerla in una morsa tanto dolce quanto decisa. Nelle sue parole, la kunoichi lesse chiaramente il tentativo di infonderle coraggio e fiducia.. così come fu chiaramente palpabile quel moto d’orgoglio che le riempiva il cuore quando parlava della sua amata primogenita. L’indomabile Setsuna sorrise appena, facendosi sfuggire un’ultima lacrima da quegli occhi tanto restii. L’incoraggiamento della madre l’aveva rincuorata, e mentre l’osservava commossa la ringraziò in un sussurro. Infine, asciugò per l’ultima volta la gota inumidita e si voltò per avviarsi verso il meeting in cui avrebbe finalmente scoperto il suo ruolo nel nuovo incarico. Prima d’allontanarsi del tutto, la giovane si voltò verso sua madre e, con una tonalità un po’ più alta, le chiese un qualcosa che avrebbe dovuto chiederle fin da subito: Kinji. Le aveva fornito le caratteristiche salienti, nel dubbio che la madre conoscesse o si ricordasse di lui.. ma quando seppe che nemmeno sua madre l’aveva visto nei paraggi sospirò sfiduciata. Nonostante sapesse che la speranza di trovarlo facilmente fosse minima o addirittura inesistente, la kunoichi dagli occhi bianchi non riusciva a darsi per vinta. E’ la speranza a rendere più forti?*
Setsuna Hyuga: “Se dovessi vederlo, digli d’aspettarmi!”
*Concluse la giovane, con un sorriso. Mentr’ella s’allontanava a grandi passi, sventolando la mano in un gesto di saluto, la bellissima donna al banchetto delle merci le risposte di stare tranquilla e la salutò di rimando, fiduciosa che la primogenita avrebbe sistemato ogni cosa nel suo cuore in tumulto.
Solo adesso s’accorgeva del grande via vai che v’era al campo, fra soldati, medici, feriti, negozianti, e signorotti provenienti tutti da paesi diversi. La confusione tendeva sempre a confonderla, ma aveva avuto modo d’abituarsi a una visione del genere. Un fresco venticello proveniente da est l’investì in pieno viso scompigliandole la lunga criniera del colore degli oceani più profondi e incontaminati, facendole correre un brivido lungo la schiena e le spalle semi nude. L’umidità impressa nel viso non l’aiutava di certo, ma il movimento sopperiva alla mancanza di calore sulla pelle. Con quel suo portamento, elegantemente fiero, simile a quello d’una persona tutta d’un pezzo, perfettamente in grado di compiere qualsivoglia dovere senza indietreggiare di fronte alle difficoltà, giunse alla tenda di comando, perfettamente riconoscibile per la sfarzosità delle rifiniture in oro su sfondo cremisi e per la presenza di quella coppia di guardie ai lati dei due lembi d’ingresso. Nonostante i suoi occhi fossero ancora lievemente arrossati per l’abbondante sfogo avuto pochi minuti prima, la kunoichi avanzò senza esitazione alcuna. Fermò il suo incedere all’ingresso, mostrando a una delle due sentinelle il rotolo di pergamena come prova del suo convoca mento e, quando questa le diete il premesso di libero accesso alla tenda, un lieve segno di riconoscenza da parte della Hyuga precedette il suo silenzioso ingresso. All’interno, l’ambiente risultava climaticamente più accogliente, ma ugualmente in fermento. Un uomo piuttosto basso, affetto da calvizie e non più nel fiore dell’età, controllava una quantità infinita di documenti e spartiva compiti, dispacci e ordini ai vari subordinati presenti nell’ampio spazio. La cera dei plichi spezzati insozzava il piano su cui erano riposti i documenti nuovi e vecchi di piccole scaglie. L’odore che si respirava era quello dell’inchiostro e della carta, che si sposava con quello più piacevole della cera che bruciava e colava dalle candele.. peccato che in mezzo a questi v’era anche un altro odore, più sgradevole, che presto o tardi la kunoichi avrebbe ricollegato al tabacco.*
(..devo essere in anticipo.)
*Si ritrovò a pensare, mentre attendeva pazientemente d’essere ricevuta. Quand’ebbe terminato la sua generale ispezione visiva, la Hyuga s’accorse della nuova presenza all’interno della tenda ma non si volse a guardare chi fosse. Osservò il nuovo arrivato con la coda dell’occhio, riconoscendo nella giovinezza del ragazzo un parigrado e, notando il simbolo ch’era inciso sul suo copri fronte, indovinò la sua provenienza. Un kiriano. Nel momento in cui l’anziano ebbe terminato d’impartire gli ordini dovuti, invitò le matricole ad avvicinarsi e fu così che Setsuna capì che quel ragazzo avrebbe rappresentato il suo compagno di squadra per il compito che l’aspettava. Sotto esplicito ordine del vecchio comandante, i tre furono lasciati soli e solo quando fu certo che nessun altro fosse presente quest’ultimo cominciò a spiegare il motivo della loro convocazione, aspirando di tanto in tanto qualche boccata dalla sua pipa fumante: in poche parole, il loro compito era quello di rintracciare un traditore e recuperare i piani che questi aveva sottratto alle forze dell’alleanza. Mentre l’uomo elencava i dettagli, illustrava gli spostamenti della canaglia nella mappa davanti a se, soffermandosi nel discorso anche sui dettagli più minuziosi del suo tradimento. La Hyuga seguiva il discorso con interesse ed estrema attenzione, ma non poté fare a meno di stupirsi alle parole del suo superiore.*
(..chiamano due ninja praticamente inesperti per compiere un lavoro che nemmeno gli anbu sono riusciti a compiere. Come possono sperare nella nostra riuscita a fronte di un fallimento così clamoroso?!)
*Si chiese. Oltretutto, le parole <<portatelo, vivo o morto, e soprattutto recuperate quei piani>> pronunciate dall’uomo la turbarono interiormente. Uccidere qualcun altro non rientrava di certo nei suoi piani, ma la prospettiva dell’omicidio era più che plausibile. L’idea la nauseava, così come la nauseava il pungente odore del tabacco bruciato a cui le sue narici non erano abituate. Quando il capitano non ebbe nient’altro da dire, fu il giovane del Kirigakure No Sato ad intervenire, cercando delle conferme con delle domande a cui, Setsuna era certa, egli sapeva già dare risposta. A giudicare dal quel comportamento un po’ insicuro, il ragazzo non doveva avere molta esperienza sul campo.. ma non si sentì di giudicarlo, poiché non lo conosceva abbastanza e, seppure le sue supposizioni fossero state veritiere, tutti erano passati dalla prima esperienza e non tutti avevano reagito allo stesso modo. Dal canto suo, la giovane Setsuna, che non voleva perdersi in convenevoli, s’intromise nel discorso.*
Setsuna Hyuga: “Avete detto che avete perso le tracce del traditore nel paese della pioggia.. suppongo allora che abbiate degli agganci in quel Paese, considerando anche il dispaccio che avete mandato in quella direzione. Mi chiedevo se vi è qualcuno a cui possiamo fare riferimento per informazioni più dettagliate e, inoltre, se saprebbe indicarci qualcuno, qui al campo o altrove, che conosca abbastanza bene l’obiettivo. Conoscere il suo modus-operandi potrebbe aiutarci a stanarlo in meno tempo del previsto.”
*Ragionò a voce alta, cercando dentro di se di formare un piano d’azione. Conoscere il suo nemico, poteva risultare un ottimo primo passo.*
EDIT: Ho corretto un ORRORE di grammatica.. evidentemente mentre scrivevo stavo pensando ad altro. XDD
Edited by ¬BloodyRose. - 23/9/2013, 15:49