Anima e Mente, Quest tecniche Genin combinata, per Tatsumaru e Shinodari

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view post Posted on 9/1/2012, 21:25     +1   -1
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GdrOff// Continua Da qui GdrOn//


Quel luogo così elegantemente bello, spudoratamente nudo agli occhi del giovane ragazzo che ne oltrepassava i lembi. Strana era la nascente natura in quella foresta, anteposta all'originario sistema delle stagioni, forse lo spirito Senju era così forte ed efficace da stravolgere il normale ciclo della vita. La prova era andata bene, ora bisognava solo prenderne i contenuti. Ed erano lì, avanzando su quel territorio, fino a scorgere le rudimentali fondamenta di una residenza.

V'era impresso su un pezzo di legno il riconoscimento dei Senju. Pochi passi distanziavano la coppia dalla loro zona d'arrivo. Le repentine e continue domande di Tatsumaru la destò da quel momento di tranquillità ove non riusciva a pensar altro che alla sua vita. Una vita fatta da tronconi di quiete e da momenti che era stata nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Difficilmente aveva potuto contare su una famiglia, la sua era morta durante un attacco di alcuni mukenin. L'avevano protetta perchè lei era debole, non aveva ancora il controllo dei suoi poteri e visto che i suoi genitori non avevano dedicato la propria vita all'arte del ninja non potevan far altro che combattere con le proprie capacità. Ma s'erano accasciati agli attacchi degli avversari pur tenendo nascosta la loro figlia. Intanto, anche se non le era piacevole rispondere alle domande di quel ragazzo doveva farlo. Beh, voleva un motivo del perchè non fosse lei la sua insegnante, colei che gli avrebbe insegnato le tecniche del clan. Una semplice risposta, per non destare troppe curiosità su altri perchè.


Masumi - Perchè ancora non sono in grado di dirti tutti i segreti del clan non avendoli controllati. Invece il vecchio può dirti tutto con una visione più ampia.

Era quella inizialmente, ma poi...
Ma poi si sarebbe rivelata un altra. Intanto continuavano il cammino. Il sentiero si faceva più secco, meno foglie c'erano a render più confortevole il proseguo. Il sole sembrava stagnarsi nel cielo, colorandolo d'un magro arancione. Ma il ragazzo parve non redimersi dal fare domande, forse la curiosità di sapere altre cose sulla vita di Masumi gli potessero interessare o, per lo meno, aiutarlo nel continuo della sua vita.


Masumi - Tatsumaru, beh, la cosa non è che ti interessi molto.

Ed eccoli lì. Finalmente davanti alla porta che avrebbe sancito la vera idoneità di Tatsumaru. Ma v'era qualcosa di strano, l'insegna al di sopra della porta era frantumata e non più erano efficaci. La ragazza si fermò proprio contemplando quella cosa, le lettere che la costituivano stavano cadendo a pezzi. Il legno che le componeva non era più del tutto compatto.

Masumi - Entra dento. Aspettami all'entrata e non ti muovere, devo aggiustare questa cosa.

E così fece. Il ragazzo entrò nella sala enorme. Vi erano grandi quadri con vari personaggi la cui entità era a lui sconosciuta. Un camino nella parete al suo fianco, mentre vari tappezzature e immobili la riempivano. Potè udire i suoni provenienti dall'esterno, come se qualcosa turbasse l'intera struttura, come il rimbombo del martello. Poi finì quell'assiduo rumore. La ragazza rientrò, cercando di scrutare la figura del giovane Tatsumaru. Appena lo trovò gli fece senno con il capo di salire per le scale. Si ritrovarono in un immenso corridoio, percorsero varie stanze, tutte adibite ed immobiliate di ogni sfarzo. Infine lei si fermò sulla soglia di una di queste.


Masumi - Entra, aspetterai qui il tuo maestro.

Gli fece segno di entrare. Anche questa stanza si presentava completa d'ogni sfarzo, ma era più macabra, più lugubre. Non vi entrava molta luce, difatti le finestre erano oscurate dall'imponenza di un abete con le sue fronde. La porta si richiusè, si udì il rintocco della chiave giratasi. Era chiuso, lì, a chiave. Ma un altra voce riecheggiò, era così statica e priva di emozioni. S'alzò, i delineamenti erano occultati dalle tenebre, ma lunghi capelli le cingevano il viso. Longilinei e grandi sorrisi le delineavano il viso. Era un rintocco interminabile, finchè quella voce, riconoscendo la figura del ragazzo, urlò senza esitazione. Le sue lunghe braccia s'appoggiarono sulle spalle di Tatsumaru che incredulo osservava quella scena. Poi la ragazza appoggiando la testa sul suo petto, pronunciò diverse parole intervallate dalla sorpresa nel vederlo.

Konora - Ciao Tatsumaru. Quindi anche tu sei qui! Non mi immaginavo di vederti! Di starai domandando, ma cosa ci fai qui? Beh ho scoperto di essere una Senju, Masumi mi ha fatto fare la prova dell'albero e a suo dire sono un possibile controllore del Mokuton.


Edited by Dr.Steve - 9/1/2012, 21:54
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 10/1/2012, 21:47     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Masumi non era molto incline alla conversazione, così proseguirono il tragitto in silenzio. Quella donna era un mistero affascinante per Tatsumaru, che tuttavia si trattenne dall’indagare ulteriormente, concentrandosi invece sulla strada davanti a se. Il sole principiava in quel momento a tramontare, e la sua luce assumeva già i toni dell’arancio. Solo in quel momento Tatsumaru si rese realmente conto del tempo trascorso. Si era incamminato di buon mattino per raggiungere il grande albero nella foresta, ed ora le tenebre stavano calando. Pensò ai suoi genitori, erano di sicuro preoccupati, e pensò a Yukiko, che forse lo era ancor di più. Chissà se in quel momento si stava allenando, o se stava odorando i fiori del suo colorato giardino, appena colti e messi in un vaso. Quest’ultima immagine tenne impegnata la sua mente per il resto del viaggio, fino a che una sensazione non lo riportò alla realtà. Il terreno si faceva più aspro, e le foglie cominciavano a diminuire. I suoi occhi tornarono a vedere, e si accorse che erano giunti a destinazione.

Tuttavia la residenza che aveva scorto in lontananza, e davanti a cui ora stava immobile come la donna davanti a lui, non era come l’aveva immaginata. Aveva una parvenza spettrale e opprimente, soprattutto a causa di un particolare: l’insegna. Essa era quasi marcia, il legno di cui era fatta cadeva letteralmente a pezzi, e la scritta su di essa era divenuta illeggibile.

*Strano che nella residenza di un saggio maestro del Mokuton, l’insegna di legno cada a pezzi … Da l’impressione che lo spirito del legno abbia abbandonato questo luogo … *



La visione lasciò interdetto il ragazzo, che si aspettava uno spettacolo simile se non superiore a quello di cui aveva goduto nella foresta. Volle chiedere spiegazioni, “Dove mi hai portato?”, “Che posto è questo?”, “Perché è tutto così lugubre?”, ma la donna lo anticipò, ordinando gli di entrare, e le domande che aveva gli morirono in gola. Entrò con circospezione, varcando la grande entrata, trovandosi in una sala enorme, ma tuttavia non meno opprimente dell’esterno. Alle pareti vi erano quadri raffiguranti figure a lui sconosciute, forse i saggi del Clan, o condottieri di epoche passate, o ancora dipinti del padrone di quella casa. Già, il padrone di casa, il saggio che gli avrebbe insegnato l’antica arte del legno. Dov’era? Possibile che non fosse stato avvisato? Che riposasse in una delle stanze al piano superiore? Oppure non c’era nessun saggio, e quella era solo una prova per testare la determinazione del giovane? Non lo sapeva, e si sentiva perso. Quel luogo lo metteva a disagio, il camino, i mobili, le pareti, tutto.

Masumi lo raggiunse, e senza proferir parola, fece cenno al Senju di salire. Ella gli fu subito dietro, e insieme salirono al piano superiore. I passi felpati dei due non turbarono affatto il silenzio spettrale che regnava, così fitto che Tatsumaru poteva sentirne il peso. Raggiunsero un ampio corridoio, su cui si affacciavano diverse stanze, tutte riccamente arredate come il pian terreno. Non si aspettava tutto questo sfarzo nella dimora di un amante della natura, aveva immaginato un’abitazione più sobria, certo imponente, ma non così ben allestita. La donna, che nel frattempo lo aveva preceduto, si fermò sulla soglia di una delle stanze, e disse a Tatsumaru di entrare e aspettare l’arrivo del suo maestro.

Il ragazzo varcò timidamente la soglia. La stanza era scarsamente illuminata, e qualcosa oltre le finestre bloccava la luce entrante. Non riuscì a vederla completamente, ma era di sicuro più lugubre, non sapeva dire a causa di quali elementi, sicuramente per la luce, ma forse anche per il colore dell’arredamento.

D’improvviso, un tonfo alle sue spalle, e lo scatto di una serratura che viene chiusa. Era in trappola. Istintivamente estrasse un kunai dal fodero sulla sua gamba, e si girò di scatto. La porta era chiusa, Masumi non era più dietro di lui. Caricò, cercando di sfondarla, ma era inutile, era di un legno ben più resistente di quello dell’insegna. Stette per riprovare, ma una voce nella stanza lo paralizzò, una voce priva di emozioni, spettrale. Un brivido percorse la schiena del ragazzo, che facendosi forza si girò lentamente, accucciandosi e brandendo il kunai ben visibile davanti a lui. Nella penombra si muoveva una figura, all’apparenza umana, di cui non si scorgevano i tratti, solamente dei lunghi capelli che incorniciavano quello che doveva essere il viso. Non lo avrebbe mai pensato in circostanze normali, ma in quell’istante temette di trovarsi di fronte uno Yūrei. Tatsumaru riassunse la posizione eretta, cautamente, osservando i movimenti di quella figura. Essa gli si avvicinò, e alzando le braccia accelerò fino a raggiungerlo. La paura rallentò i suoi riflessi, e fu un bene, perché percepì calore in quelle braccia, era umana. Non potè vederle il viso, perché ora la sua testa era poggiata sul petto di lui, ma ne riconobbe il profumo, era una ragazza. Quest’ultima disse qualche parola sconclusionata, dettata dall’emozione, prima di parlare chiaramente.

"Ko… Konora? Cosa ci fa… Già, me lo hai appena detto … Ma come…? Perché…?"



Ora era lui a balbettare, non si aspettava una cosa simile. Non aveva più rivisto quella ragazza dall’esame Genin, un incontro in quelle circostanze era alquanto singolare. Recuperò la calma, e prendendo le spalle della ragazza, la scostò da se, cercando di guardarla in viso. Era proprio lei, o almeno aveva le sue fattezze.

"Masumi ti ha fatto il test dell’albero … Durante l’esame Genin mi dissi che eri senza clan, come hai fatto ad incontrarla? E soprattutto, come potresti controllare il Mokuton? A meno che tu non … Sediamoci, mi devi delle spiegazioni, e forse io ne devo a te."



Tatsumaru divenne sospettoso. Quell’incontro era troppo strano, e anche la consapevolezza di Konora in merito ai suoi poteri era una coincidenza fin troppo fortuita. Poteva essere una trasformazione, ma perché scegliere proprio lei come soggetto? Tatsumaru ascoltò attentamente le argomentazioni della ragazza. Se ne fosse stato soddisfatto, avrebbe abbassato la guardia. Ancora una volta erano insieme, e ancora una volta dovevano collaborare per uscire di li.

"Ci hanno chiusi dentro, ma per quale ragione? Che colpa abbiamo? Comuqnue sia, dovremo collaborare ancora per uscire di qui, come abbiamo fatto all’esame Genin. Almeno ora non siamo incatenati"



Cercò di sdrammatizzare sul finale, tutta quella tensione non giovava in quel momento. Si rimise le scarpe, non aveva più motivo di non indossarle. Guardò nuovamente Konora, questa volta sorridendo. Era strano averla nuovamente al suo fianco, sospetto anche, ma era una divertente coincidenza. La sua espressione si fece interrogativa per un secondo.

"A proposito dell’esame … Che fine hanno fatto lo Hyuga e il tuo compagno imbranato? "



 
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view post Posted on 10/1/2012, 22:54     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||Continua da Qui.||

I due avanzarono per la foresta e metro dopo metro si allontanarono dalla residenza degli Yamanaka. Kai non parlò per buona parte del tragitto ma rendendosi conto dell'aria gelida che era venuta a formarsi fra lui e la fanciulla, cercò di sdrammatizzare facendo un'osservazione sull'olfatto sensibile della stessa.

Kai - Dai almeno così non starnutirai più, eheh. Nel luogo in cui ci stiamo dirigendo non c'è così tanta vita come nella sede del tuo clan... Non che sia un fatto positivo, oh vabè, tanto sei coraggiosa no?

Lo disse sorridendo come se non credesse neppure lui a quella frase ma infondo Yukiko era una ninja e visti gli ultimi progressi sarebbe senz'altro divenuta una delle migliori se solo avesse avuto la possibilità di crescere e maturare. Dopo gli ennesimi ed interminabili metri oltre quegli alti arbusti, in lontananza fu possibile notare una struttura malandata fatta di un legno ormai logorato dagli anni. Il giovane dai capelli biondi si avvicinò in modo cauto insieme alla compagna, poi alzò gli occhi verso l'alto e notò sopra la porta d'ingresso un particolare messaggio scritto col legno stesso. Era rovinato e probabilmente improvvisato visto che ad una prima analisi non rispettava la regolare sintassi.

Kai - Yukiko, guarda... Un altro messaggio dall'ovvia parole in codice. Questa non è per niente rassicurante

Mentre cammini su questa terra, Osi anche troppo Rischiarla lei Ti rovinerà E distruggerà



Kai - A questo punto non ci sono più dubbi... E' senz'altro quel nukenin che continua a perseguitarmi. Ma che diavolo c'entra Tatsumaru? L'ho visto per la prima volta all'esame Genin... Che cosa ne pensi Yuki?

Chiese il suo parere mentre con sguardo attento esaminava lì nei pressi. Ogni cosa che poteva sembrare superflua, agli occhi di quel misterioso ninja si mostrava per ciò che veramente simboleggiava. Ogni fascio d'erba, ogni centimetri del legno che costituiva quella struttura e che formava il messaggio in codice, ogni cosa assumeva una forma diversa ed un secondo significato. Kai sembrava poter toccare con mano la segretezza di quei metri e dopo alcuni minuti si volse in direzione di Yukiko, sorridendo con aria enigmatica.

Kai - Mi sa che siamo arrivati al confine, Yukiko... Proprio al limite

Quelle parole riecheggiarono nel vento come note sinfoniche e quando giunsero alle orecchie della giovane Yamanaka, sembrarono quasi stordirla. Erano lemmi scelti con cura e pronunciati lentamente ed in quel contesto velato acquisirono pesantezza, vigore, potenza. Poi quel ragazzo schioccò le dita, come per dare inizio al secondo atto di quella vicenda sempre più misteriosa. A quel punto un'ombra si mosse alle spalle della Genin e con andare celere e furtivo, sfruttò il suo piccolo istante di confusione per colpirla violentemente alla nuca. [Att: 150 contundente. Non sostituibile né contrattaccabile]

??? - M-Mi dispiace...

Era la voce di una donna con il tono sconvolto da un groviglio di emozioni forti, da principi violati che ormai a quel punto avrebbe per sempre perduto. Indietro non si sarebbe tornato, in quel circolo di scelte e decisioni gestito da potenti ninja, comandava solo la forza necessaria che forse a lei mancava.

||Se subisci danno superiore a 10 Danni certi svieni :sisi: altrimenti rimani ferita ma ancora cosciente (in ogni caso non riuscirai a vedere chi ti ha colpito in quanto fuggirà immediatamente).||

Edited by Griever_ - 10/1/2012, 23:17
 
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^Shinodari^
view post Posted on 11/1/2012, 16:15     +1   -1




Kai la precedeva di corsa e lei cercò di stare al passo, mentre correvano a perdifiato attraverso una foresta nella quale mai si era addentrata e la sua mente correva altrettanto velocemente nel tentativo di darsi delle spiegazioni. Era possibile che colui che aveva mandato il messaggio al suo compagno, conoscesse Tatsumaru? Aveva come la sensazione che lui si trovasse in pericolo, ma ancora non capiva per quale motivo.
Ad interrompere per un momento il filo dei pensieri ci pensò Kai.



CITAZIONE

Dai almeno così non starnutirai più, eheh. Nel luogo in cui ci stiamo dirigendo non c'è così tanta vita come nella sede del tuo clan... Non che sia un fatto positivo, oh vabè, tanto sei coraggiosa no?


La prima parte del commento la fece sorridere, effettivamente non aveva fatto che starnutire da quando era arrivata alla Residenza Yamanaka, ma la seconda parte spense immediatamente l’ilarità e naturalmente colse l’ironia delle ultime parole.



“Hai ragione .. non sono per nulla coraggiosa, anzi .. ho una gran paura di ciò che potrà accadere, paura dell’ignoto, perché non ho idea di cosa aspettarmi. Tu almeno sai di cosa si tratta, io no ..”



Sperò in una spiegazione, anelò che almeno le raccontasse qualcosa di più su quel misterioso nukenin, ma dubitava che Kai l’enigmatico volesse soddisfare la sua curiosità. Solo di una cosa aveva avuto conferma: Kai non era uno Yamanaka, si era riferito al Clan utilizzando la parola ‘tuo’. Questo le fece sorgere una nuova domanda: conosceva il vecchio Akoi tanto bene da indurlo a diventare tramite tra di loro, che rapporto potevano avere i due? Kai sembrava conoscere il mondo intero e sapere tutto di tutti, questo era quantomeno bizzarro, un argomento su cui riflettere, si disse.
Si guardò alle spalle, per un istante, e constatò che la Residenza fiorita era ormai scomparsa alla vista, provò un senso di disagio e di inquietudine, ma ormai non si poteva più tirare indietro. Mano a mano che si addentravano nel cuore della foresta il sole diventava pallido e la luce aveva difficoltà a filtrare tra le fronde, ma nonostante questo riuscì a intravedere una forma vaga e scura che si avvicinava fin troppo lentamente. Poi, finalmente, riuscì a distinguerne i contorni e capì che si trattava di un’abitazione di legno, allora rallentarono notevolmente e, con cautela e circospezione, superarono la vegetazione che la circondava.



“Che postaccio lugubre ..”



Le scappò quest’affermazione, sottovoce, come se parlasse a sé stessa. Effettivamente la casa appariva logorata dagli anni e dall’incuria e sembrava essere sovrastata da un’aura di terrificante decadenza, cupa e triste, nonostante si percepisse la grandiosità di un tempo ormai passato.
Kai le fece notare una scritta posticcia incisa nel legno consunto della parte superiore dell’ingresso.



CITAZIONE

Yukiko, guarda... Un altro messaggio dall'ovvia parole in codice. Questa non è per niente rassicurante


Lesse faticosamente la frase e immediatamente fu presa da una strana sensazione, quella sensazione di sconforto che generalmente precede il panico.



“Morte!”



Deglutì rumorosamente e la sua espressione era eloquente: sgomento e terrore. Fortunatamente il ragazzo la chiamò in causa e fece in modo che lei occupasse la mente con un ragionamento, in modo tale da scacciare, almeno per il momento, quell’angoscia che saliva dentro di lei come un’onda di marea.



CITAZIONE

A questo punto non ci sono più dubbi... E' senz'altro quel nukenin che continua a perseguitarmi. Ma che diavolo c'entra Tatsumaru? L'ho visto per la prima volta all'esame Genin... Che cosa ne pensi Yuki?


“Quindi nemmeno tu sai perché Tatsu è stato chiamato in causa? ..
.. Dunque vediamo ..”



Si sforzò di concentrarsi sull’argomento e per farlo ripensò al messaggio portato dal falco.



“Il messaggio parlava del fatto che tutti noi siamo pedine, strumenti sacrificabili. Il burattinaio ci sta facendo fare ciò che vuole, Kai. Tu sei qui perché in qualche modo sei stato costretto e io sono con te perché Tatsumaru è stato citato, perché lui è mio amico e io devo aiutarlo. Magari lui in questo momento è a casa che dorme, ma solo per il fatto che il suo nome era riportato nel messaggio, io ti ho seguito fin qui.
Ti avrei seguito comunque, probabilmente, ma questo rappresenta sicuramente un incentivo.”



Si fermò per un momento, Kai pareva un segugio mentre scrutava attentamente tutto ciò che gli stava intorno, poi, seguendo il filo del ragionamento proseguì.



“Io non so cosa voglia quel nukenin da te, ma se ha fatto in modo che io ti seguissi, significa che in qualche modo gli servo ..”



Un brivido gelido le fece accapponare la pelle sulla nuca.



“Dopo mille anime .. così c’era scritto .. ancora una ..
.. non oso pensare Kai ..”



Di nuovo l’angoscia fece per impossessarsi di lei.
Suo padre le aveva sempre detto che aver paura era fondamentale per sopravvivere e che l’importante era prenderne coscienza e fare in modo che non fosse la paura stessa a prendere il sopravvento, quindi si sforzò di concentrarsi nuovamente sulle possibili risposte.
Rilesse attentamente la frase incisa sulla porta, esaminando ogni singola parola.



“Mentre cammini su questa terra, Osi anche troppo Rischiarla lei Ti rovinerà E distruggerà ..”



Ebbe quasi un’illuminazione, sbagliata forse, ma molto credibile e afferrò il braccio di Kai.



“Fermati, non fare un passo in più ..
C’è qualcosa qui, ‘questa terra’ ..”



Disse indicando la scritta



“.. ha qualcosa di strano, non osare ti dice, non osare rischiarla .. rischiare .. me?

...

.. mi userà! mi userà per arrivare a te, così come ha usato Tatsu per arrivare a me ..”



La frase le morì in gola perché era come se fosse una premonizione, un avvertimento e lei avrebbe potuto rovinarlo e distruggerlo se avesse proseguito. Non capiva in che modo, ma non ebbe occasione di proseguire il ragionamento, Kai stava parlando ora e le sorrideva.



CITAZIONE

Mi sa che siamo arrivati al confine, Yukiko... Proprio al limite


Le parole le giunsero ovattate come se le avessero messo un cuscino sulle orecchie ed inspiegabilmente la sua vista divenne incerta, un vetro appannato si era interposto tra lei e il ragazzo, vide a malapena lui che schioccava le dita. La mente divenne avara di pensieri, ma qualcosa le fece intuire una presenza alle sue spalle.
Agì istintivamente, e le parve di farlo troppo lentamente, formò dei sigilli e un vortice d’acqua la circondò interamente. Ma non fu sufficiente, un attimo dopo una nera cortina offuscò definitivamente i suoi sensi e per un attimo non vide più nulla, percepì solamente un intenso dolore alla nuca e cadde in ginocchio.




<passiva> ~ Sensitivo ~ (Stm: -4 (leggi testo)) [Liv 6 : 0/10] "Chi possiede questa abilità è in grado di percepire la presenza e, in caso, i chakra, di coloro presenti in una certa area d'azione. Quest'abilità è in parte passiva, infatti è sufficiente possederla per percepire le presenze vaghe e indistinte nella propria area d'azione. Si riuscirà a distinguere il numero delle presenze e la loro direzione, ma non la distanza da sé e in generale la posizione precisa.

Suiton: Vortice d'Acqua [Chk: 55/80][Def/Res: +70/115] "Creando con l'acqua un vortice attorno a sè, anche per un istante, il ninja è in grado di difendersi dagli attacchi e rendersi invisibile all'avversario allo stesso tempo grazie al muro d'acqua; Facendo ciò, il ninja potrà spostarsi leggermente, diminuendo il danno certo subito di 2/5."


 

 

Stats

 

Bonus/malus tecnica

 

Ulteriori Bonus/malus

 

Bonus specializzazione

 

Consumo di Chk

 

Totale

 

Def

 

52

 

+ 70

 

 

+ 6

 

 

128

 

Chk

 

61

 

 

 

 

- 55

 

6

 

Stm

 

74

 

 

 

 

- 3

 

71



150 - 128 = 22 (residuo)
Assorbimento: 22 - (41/5) = 14 (danno certo)
Bonus Tecnica: 14 - 6 = 8 (danno certo effettivo)
Ferita da urto di 5° grado: ematoma



 

 

Stats

 

Bonus/malus tecnica

 

Ulteriori Bonus/malus

 

Bonus specializzazione

 

Consumo di Chk

 

Totale

 

Frz

 

31

 

- 1 (dolore)

 

 

 

 

30

 

Def

 

52

 

- 1 (dolore)

 

- 2 (ferita da urto)

 

 

 

49

 

Vel

 

41

 

- 1 (dolore)

 

 

 

 

40

 

Vta

 

31

 

- 8

 

 

 

 

23

 
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view post Posted on 12/1/2012, 21:12     +1   -1
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GdrOff// Posteremo insieme per rendere più comprensibile^^gdron//

La mera convinzione di Tatsumaru di essere lì davvero per imparare le tecniche genin, in questo caso sarebbe stato onorato dalla volontà dell'anziano Senju. Di certo la sua conoscenza sarebbe stata più ampia e avrebbe imparato l'essere un controllore del Mokuton nel profondo del suo significato. Ma si era reso conto che qualcosa non andava. Perchè Masumi l'avrebbe dovuto chiudere in quella stanza, che prova l'avrebbe aspettato, non lo sapeva. In quel momento viveva nella dotta ignoranza, sapeva di non sapere. In quella stanza ciò che avrebbe fatto la mano sinistra non avrebbe dovuto conoscere la mano destra. La sorpresa di ritrovarsi insieme a Konora lo destabilizzò nel suo io. Sapeva che quella ragazza non appartenesse a nessun clan, almeno così le aveva detto. Perchè tutto ad un tratto si sarebbe rilevata una Senju? Di certo non aveva mai sentito parlare del suo cognome, nè da suo padre ne dai suoi amici. Eppure questa presenza lo preoccupava, ma erano solo supposizioni a cui non poteva dare una risposta.

Konora - Non lo so Tatsumaru, ho posto la mia mano sull'albero ed ho sentito una strana emozione. E' come se le mie emozioni si fossero svuotate. Ero vuota. Era un emozione incredibile, ancora non so se sono in grado di controllare il Mokuton, ora sono qui e lo scoprirò.

Intanto il tempo non parve fermarsi. Passava inesorabilmente, e poterono sentire alcuni rumori provenire dal basso. Ma non potevano avere una localizzazione precisa, non potevano identificarne la provenienza. Masumi sembrava che veramente li avesse lasciati lì, da soli a contemplare le proprie "finte" abilità. Ma a vanificare tale deduzione fu il bussare alla porta occultata in quella stanza. Il rumore proveniva da dietro il camino. E poi una voce.

??? - C'è qualcuno qui? Ma io so che c'è qualcuno.

La porta virò su se stessa mostrando chi si celava dietro quelle parole. Una figura scura, avvolta nel mantello color pece. Gli occhi oscurato dal cappucciò che ne copriva il volto. Si sarebbe ben presto svelato, dopo aver fatto una goffa caduta.

??? - Ops. Scusatemi, ma la vecchiaia si fa sentire.

Finalmente scostò dal capo il cappuccio. Si presentò con lunghi capelli marmorei che gli cadevano fin dietro le spalle. Occhi di ghiaccio, un corpo muscoloso. Lunghe cicatrici sul volto e sul collo.

Kuromori - Salve, Konora e Tatsumaru, giusto? Il mio nome è Kuromori. In ogni caso sono qui per insegnarvi le tecniche del clan. Come prima prova voglio che riusciate a controllare il legno. Poggiate la vostra mano su di un rivestimento. Avete ampia scelta. Voglio che muoviate questo ramoscello che c'è sul tavolino.


Gdr//off Post di Griever Gdr//on

Forte, sveglia, brillante, concentrata, acuta, Yukiko era tutto ciò che poteva rendere un ninja degno di quella nomina e a dimostrazione di ciò, riuscì ad agire d'impulso come se a concentrare il proprio chakra fu più un istinto primordiale che non una scelta condizionata dalla concreta razionalità. Frappose una barriera d'acqua fra sé e la presenza che percepì nell'istante di un sospiro e riuscendo ad attutire il colpo alla nuca, non si fece sopraffare né dalla sensazione di smarrimento improvvisa, né da quell'entità che pur nolente aveva violentemente provato a colpirla. Kai osservò la scena e con viso piuttosto stupito, si precipitò a soccorrere la giovane compagna. Estrasse dal portaoggetti un kunai e facendolo roteare velocemente tra le dita, si accertò che la furtiva presenza si fosse dileguata. Quindi si rivolse alla Yamanaka ferita ed aiutandola ad alzarsi, si preoccupò che non avesse nulla di troppo grave.

Kai - Stai bene? Accidenti non sono riuscito a starle dietro, è stata fin troppo veloce. Ad ogni modo sei riuscita a sfruttare la mia liberazione fortunatamente... Prima del colpo ho percepito una potente genjutsu nell'aria e tempestivamente ho creato un afflusso di chakra tale da poter contrastare i suoi effetti. Forse avrei dovuto dirtelo, colui con cui abbiamo a che fare è un esperto di genjutsu e realtà distorte, un piccolo sbaglio e potremmo ritrovarci in chissà quale dimensione alternativa

Il giovane dai capelli biondi prese dal porta oggetti alcuni attrezzi per disinfettare la ferita e delle bende per fasciarla nel migliore dei modi. Agì delicatamente in modo da non fare del male alla compagna e con grande esperienza riuscì a medicare perfettamente l'ematoma.

Kai - Ti sta bene la fascia, sembri più guerriera. Ora però forza, non mi và di rimanere scoperti qui fuori

Quando però l'enigmatico giovane dagli occhi dorati si alzò, un'oscura presenza si rese visibile ai due presenti e senza temere evetuali attacchi né qualsiasi altra cosa che potesse fornirgli una minaccia, avanzò con le braccia incrociate ed il viso cupo.

Kai - Sei tu...

L'uomo non fece una piega ed a testa bassa allargò le braccia come per abbracciare tutto ciò che lo circondava. Poi accennò ad un inchino nei confronti di Kai e con una voce profonda ed inquietante, cominciò a parlare ai due.

??? - Kai... Sempre tu, sempre e solo tu ad invadere la mia dimora. E cosa mi tocca vedere? Hai portato con te una fanciulla dall'esile anima... Stai cadendo in basso e per quanto tu non lo voglia ammettere, stai perdendo la tua forza. Ormai l'ultima anima è mia e quando questo mondo sarà oscurato dall'eclissi perenne, riuscirai a guardare l'unica fonte di luce rimasta. Sparisci insieme alla vita ribelle e muori con le tue speranze senza senso!

Con i suoi occhi scuri ed il cappuccio che ne copriva gran parte del volto, la sagoma di quella presenza si presentava ancora più buia e misteriosa di quanto già non fosse e nel momento in cui mosse una mano ad indicare gli avversari, l'aria circostante sembrò gelarsi di tensione.

??? - Oppure... Puoi unirti a me, in quel divino circolo astrale. Per questo ti ho condotto qui e sapevo che non avresti saltato un appuntamento così... galante

Kai - Io mi unirò solo alla tua testa quando non sarà più attaccata al tuo corpo, adesso và all'inferno!

??? - Male, molto male!

Kai provò a colpirlo con un veloce e preciso calcio girato ma l'impatto non avenne mai, in quanto la figura di quell'uomo sembrò sparire unendosi alla fresca brezza presente in quella porzione di Konoha. Il giovane strette i pugni e rivolgendosi alla giovane, espresse le proprie considerazioni.

Kai - Siamo entrambi protagonisti di questa storia, io per Kuromori, il nukenin che hai appena visto... e tu per il tuo amico Tatsumaru che a quanto pare sarà l'ultima chiave per il suo piano. Non può che essere così. Io non mi tiro indietro, non l'ho mai fatto in vita mia e spero tu possa accompagnarmi

Ancora una volta, il viso di Kai non sembrava spaventato, non aveva paura, non aveva timore, era soltanto eccitato della situazione come un bimbo con un nuovo giocattolo. Sorrideva velatamente e con uno sguardo determinato indicò alla ragazza alcuni tratti della struttura che aveva di fronte.

Kai - Non possiamo perdere altro tempo... Il portone d'ingresso è ben chiuso ma con una giusta pressione credo che riusceremo a romperlo. Però sulla sinistra ho notato dei segni particolari proprio alla base della parete che partendo dal legno, formano un semicerchio al suolo. Ma non è tutto, prima avvicinandomi sulla destra ho sentito dei freddi spifferi provenire da alcune travi malandate. Ho bisogno però di un tuo consiglio... Hai dimostrato abilità del cogliore gli indizi, da dove entriamo?

||Kai ti ha curata tutti i malus ma ovviamente il danno alla vita ti rimane. Dunque, se non hai capito, devi indicare una strada e spiegare il perchè della scelta in base a deduzione chiare e concise. Kai farà come dici quindi nel tuo post puoi direttamente provare a percorrere la strada intrapresa ed a descrivere il modo in cui lo fai, che sarà determinante. Buon role!.||

 
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^Shinodari^
view post Posted on 13/1/2012, 18:43     +1   -1




La sua testa ciondolava lentamente mentre con la mano aperta si toccava la nuca per accertarsi della gravità del danno subito, era un po’ confusa, ma ora quella sensazione di stordimento era sparita.
Sapeva di essere stata colpita alle spalle e gli istanti che avevano preceduto quel momento passarono velocemente davanti ai suoi occhi, così quando Kai si avvicinò con un kunai in mano, la sua reazione fu improvvisa e inaspettata.



“Non toccarmi!
Non ti avvicinare!”



La sua mano destra si infilò repentinamente nel portaoggetti e ora anche lei era armata.



“Cos’è successo prima? Cos’era quella sensazione di smarrimento? Sei stato tu? Chi mi ha colpita? Eh? ..”



Gli vomitò addosso una serie di domande, nella sua mente non riusciva a spiegarsi il gesto del ragazzo, quello schiocco di dita appena prima dell’aggressione, stava legando una serie di pensieri che lo mettevano sicuramente in cattiva luce, in un certo senso si sentiva tradita.



CITAZIONE

Stai bene? Accidenti non sono riuscito a starle dietro, è stata fin troppo veloce. Ad ogni modo sei riuscita a sfruttare la mia liberazione fortunatamente... Prima del colpo ho percepito una potente genjutsu nell'aria e tempestivamente ho creato un afflusso di chakra tale da poter contrastare i suoi effetti. Forse avrei dovuto dirtelo, colui con cui abbiamo a che fare è un esperto di genjutsu e realtà distorte, un piccolo sbaglio e potremmo ritrovarci in chissà quale dimensione alternativa


La spiegazione fu abbastanza convincente, del resto tutto ciò che aveva sentito era plausibile, quindi si calmò permettendo al ragazzo di avvicinarsi per medicarla.



“Scusami, credo di aver interpretato male la situazione, ho erroneamente creduto che fossi stato tu a creare quel momento di smarrimento. E’ successo tutto così in fretta che fatico ad ordinare gli eventi in modo corretto ..”



Rimise il kunai al suo posto e mentre il compagno si adoperava per eseguire un buon lavoro sulla sua nuca, continuò a parlare tenendo la testa bassa per agevolargli il compito.



“Forse avresti fatto meglio a mettermi al corrente di questa cosa, sapere che lui è esperto di Genjutsu avrebbe assicurato una maggiore attenzione da parte mia, anche se il riferimento a ‘questa terra’ mi aveva indotto a pensare che ci fosse qualcosa di strano.”



Kai armeggiava con disinfettanti e fasce e il suo tocco risultava delicato e per nulla fastidioso, in breve si ritrovò con una fasciatura fatta a regola d’arte.



CITAZIONE

Ti sta bene la fascia, sembri più guerriera. Ora però forza, non mi và di rimanere scoperti qui fuori


Sorrise divertita cercando di immaginare il suo aspetto.



“Quindi entriamo?”



Non fecero nemmeno in tempo ad alzarsi in piedi che qualcosa turbò il silenzio con un fruscio, era una figura umana, ammantata e con un cappuccio che gli celava il viso e si stava avvicinando a loro. Nell’immaginario di Yukiko quell’uomo era molto simile ad un avvoltoio.
Il giovane lo conosceva e si rivolse a lui, in quel momento lei capì di chi si trattava: quella figura inquietante era il nemico. Strinse gli occhi nel tentativo di indagare cosa si celava sotto quel cappuccio, ma ne ricavò solo la vista di due occhi crudeli e una sensazione di paura. La mano destra tornò a sfiorare il portaoggetti, ma lì si fermò, in attesa, mentre l’uomo assumeva una posizione teatrale con le braccia allargate.



“Un avvoltoio ad ali spiegate, pronto a balzare sulla carogna ..”



Fu quello il pensiero che ebbe e quando ne udì la voce un velo di sudore le imperlò la schiena.



“Io? Un’esile anima?! Ma che accidenti!”



Le parole, unite al tono della voce erano come lame taglienti che accrescevano in lei il terrore. Ci fu uno scambio di batture tra i due, mentre lei era quasi paralizzata dalla paura, paura per quella figura insondabile che risultò ancor più terrificante quando alzò una mano ad indicarli e lei percepì un soffio gelato che le fece accapponare la pelle sudata della schiena. Trattenne il respiro, inconsciamente.
Poi il compagnò cercò di colpirlo, ma senza successo perché quella visione inquietante svanì nel nulla, come a divenire parte della natura che li circondava e solo in quel momento ricominciò a respirare.


CITAZIONE

Siamo entrambi protagonisti di questa storia, io per Kuromori, il nukenin che hai appena visto... e tu per il tuo amico Tatsumaru che a quanto pare sarà l'ultima chiave per il suo piano. Non può che essere così. Io non mi tiro indietro, non l'ho mai fatto in vita mia e spero tu possa accompagnarmi


Lo guardava, un po’ spaesata, un po’ timorosa e pregava che quello fosse solo un brutto sogno, ma non lo era affatto e dalle parole e dall’atteggiamento di Kai ne trasse il coraggio e la forza per reagire, per andare avanti. Fissò intensamente i suoi occhi gialli e dopo una breve esitazione disse:



“Se Tatsu è in pericolo, io non posso stare a guardare. Sembri così determinato .. è come se oggi ti avessero fatto un regalo .. c’è qualcosa che ti fa paura in questo mondo?”



Avrebbe voluto fargli molte domande, principalmente riguardo le parole che Kuromori aveva pronunciato, sul senso del suo discorso e sul rapporto tra lui e il compagno, ma non lo fece, ormai aveva imparato che Kai le dava spiegazioni solo quando lo riteneva opportuno.



“Ti accompagnerò!”



Fu allora che le mostrò alcune anomalie che aveva osservato.



CITAZIONE

Non possiamo perdere altro tempo... Il portone d'ingresso è ben chiuso ma con una giusta pressione credo che riusceremo a romperlo. Però sulla sinistra ho notato dei segni particolari proprio alla base della parete che partendo dal legno, formano un semicerchio al suolo. Ma non è tutto, prima avvicinandomi sulla destra ho sentito dei freddi spifferi provenire da alcune travi malandate. Ho bisogno però di un tuo consiglio... Hai dimostrato abilità del cogliore gli indizi, da dove entriamo?


“Dunque ..”



Non perse tempo a pensare in silenzio, lo fece estraniando i pensieri man mano che le venivano.



“Il portone sarebbe la soluzione più comoda e veloce, ma suppongo che sia da lì che si aspettano la nostra venuta, inoltre temo che faremmo un bel baccano per scardinarlo ..

Un semicerchio di segni ..”



Si avvicinò al punto indicato per osservare meglio.



“Un sigillo? Però così pare che la metà del cerchio mancante sia dall’altra parte della parete .. non saprei .. non sarà il cerchio astrale di cui parlava Kuromori? Io lo eviterei ..”



Si grattò la nuca ignorando la fasciatura, era sua abitudine, un gesto meccanico e anche in quel momento le venne spontaneo farlo.



“Tu non hai sentito un gelo improvviso quando Kuromori si è avvicinato e ha proteso il braccio verso di noi?
Questo mi fa pensare agli spifferi che hai sentito sulla parete a destra. Se ci fosse una sorta di apertura? Se lui fosse stato nascosto lì dietro quando siamo arrivati? Quell’uomo sembra gelare l’aria attorno a sé ..”



L’ultima frase restò sospesa nell’aria come l’incertezza di Yukiko.
Decise di controllare di persona, quindi si avvicinò alle travi indicate e notò che effettivamente erano alquanto precarie, le toccò e senza esercitare uno sforzo gravoso ne staccò una. Rimase in ascolto cercando di individuare una presenza nascosta, se tutto fosse stato tranquillo avrebbe tolto anche la trave vicina per creare uno spazio sufficientemente ampio per permettere loro di entrare.




<passiva> ~ Sensitivo ~ (Stm: -4 (leggi testo)) [Liv 6 : 0/10] "Chi possiede questa abilità è in grado di percepire la presenza e, in caso, i chakra, di coloro presenti in una certa area d'azione. Quest'abilità è in parte passiva, infatti è sufficiente possederla per percepire le presenze vaghe e indistinte nella propria area d'azione. Si riuscirà a distinguere il numero delle presenze e la loro direzione, ma non la distanza da sé e in generale la posizione precisa.
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 14/1/2012, 12:32     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Konora spiegò le sensazioni che aveva provato durante il rituale dell’albero. Non corrispondevano esattamente a quelle che Tatsumaru aveva percepito, ma quella era un’esperienza profonda e personale, il cui risultato dipendeva senza dubbio dal soggetto. A quanto pareva, anch’essa era stata accettata dall’albero, il suo sangue era stato risvegliato, era davvero una Senju. Tatsumaru cominciò a riflettere. Era possibile che Ashura li avesse legati insieme conoscendo la natura di entrambi? Se si, forse c’era un motivo anche per cui Kai e Yukiko erano stati messi in coppia. Ora lui aveva ritrovato Konora, e quindi forse … No, solo supposizioni infondate. Scosse la testa, focalizzandosi nuovamente sull’attuale situazione.

Cercò di organizzare un piano di fuga insieme a Konora, e aveva in mente anche molte altre domande da porle, ma ciò non fu possibile. Un rumore sordo provenne da dietro il camino, facendo trasalire entrambi.

*Diamine, che giornata! Di memorabile c’è stato solo quel magnifico luogo nella foresta, e la sensazione donatami da quell’albero … Per il resto sono stato imprigionato, e sembra che ogni volta che cerchi di capirne di più, le mie domande vengano ignorate, o accade qualcosa che mi impedisce di porle! Cosa succederà ancora …*



Una voce si rivolse a loro, ponendo una domanda di cui evidentemente conosceva già la risposta. Tatsumaru si alzò di scatto, stringendo il kunai nella mano, pronto a reagire se fosse stato necessario.

"Chi sei? Mostrati!"



Tatsumaru era stufo di quella situazione, ed era anche confuso. Non capiva perché tutto ciò fosse necessario, e la presenza di Konora certo non lo rassicurava. La parete annerita dalla fuliggine ruotò sui suoi cardini, rivelandone la natura di passaggio segreto. Oltre la soglia, sbucò una figura, completamente ammantata. La tensione salì, Tatsumaru strinse con maggior forza il kunai, i suoi muscoli erano pronti a scattare.

La figura cadde goffamente a terra, sotto l’occhio incredulo di Tatsumaru. La tensione svanì completamente, quella situazione era ridicola. Se quell’individuo voleva mettergli paura, in quel momento aveva miseramente fallito il suo scopo. Con faccia seccata, abbassò il braccio che impugnava l’arma, senza tuttavia rilassarsi del tutto. Rialzandosi, la figura si levò il cappuccio, rivelando il suo volto, striato da lunghe cicatrici che proseguivano sul collo. Asserì di essere caduto a causa della sua età avanzata, anche se da quel poco del suo fisico che si riusciva a scorgere, non si sarebbe detto. Infatti, il peso del cappuccio aveva fatto aprire leggermente il mantello sul davanti, rivelando un fisico massiccio e muscoloso. Come Masumi, aveva lunghi capelli candidi che gli scendevano fin sotto le spalle, e occhi di ghiaccio il cui sguardo raggelò Tatsumaru.

Conosceva i loro nomi, e i due ragazzi conobbero presto il suo: Kuromori. Disse di essere in quel luogo per insegnare loro ad usare il Mokuton, e se ciò era vero, Masumi non aveva mentito. Tatsumaru accennò un debole inchino, senza perdere di vista l’uomo, e rispettosamente proferì parola.

"Kuromori Sensei, prima di cominciare, gradirei se possibile una spiegazione. Perché Masumi San ci ha chiusi a chiave in questa stanza? È proprio necessario tutto questo?"



Tatsumaru evitò di mettere pubblicamente in dubbio la sua identità, per non mancare di rispetto. Sperò in una risposta chiarificatrice, una volta tanto, anche se dalla fretta che dimostrava nel voler cominciare l’addestramento, temeva sarebbe accaduto il contrario.

La prova era decisamente più complicata della precedente. Entrambi dovevano riuscire a muovere un rametto posto sopra un tavolino, e per farlo avrebbero dovuto posare la mano su una superficie diversa dal tavolo stesso.

*Come faccio? Non ha spiegato nulla, non so nemmeno da dove cominciare!*



Tatsumaru ripose il kunai nel fodero, e guardandosi intorno smarrito, cercò di capire cosa dovesse fare. Avrebbe potuto osservare i movimenti di Konora, ma non sarebbe stato giusto, era un test, e avrebbe dovuto svolgerlo con le sue sole forze.

Ripensò alla sensazione provata a contatto con l’albero, al chakra che sentiva scorrere. Presumibilmente, avrebbe dovuto muovere il rametto incanalando il suo chakra, ma come avrebbe fatto a farlo arrivare fino ad esso? La casa era interamente costruita in legno, e lui aveva percepito il chakra scorrere nel legno. Però nel primo caso si trattava di un albero, un essere vivente, questa volta erano solo travi e listelli, elementi in cui non scorreva più la linfa vitale della pianta.

*Ho percepito la vita scorrere nell’albero … ed essa scorreva anche dentro di me … Dovrebbe essere possibile anche il contrario … dovrei riuscire ad infondere il mio chakra nel legno, e veicolarlo fino al rametto … Si, dovrebbe essere possibile …*



Si piegò sulle ginocchia, e scostando un angolo del tappeto, premette il palmo della mano contro una delle travi che costituivano il pavimento. Incanalò il suo chakra, come aveva imparato a fare all’accademia, in maniera simile a quanto faceva per camminare sull’acqua, o liberarsi da un Genjutsu. Come nel primo caso, concentrò il chakra su una parte del suo corpo, il palmo della mano, e similmente al secondo, rilasciò il chakra accumulato, cercando di impregnarne il legno. Tatsumaru non poteva vedere il chakra, ma ne percepiva lo scorrere lontano dal suo corpo. Se fosse riuscito nel suo intento, avrebbe sfruttato i canali ancora presenti nel legno per direzionare il chakra. Sfruttando le venature, avrebbe fatto risalire il chakra fino alla trave successiva, e poi lungo la gamba del tavolino, fino alla sua superficie. Non sarebbe stato un compito facile, si trattava di creare una strada di chakra fino all’obbiettivo, e il controllo era fondamentale. Se non avesse concentrato bene il flusso, il chakra si sarebbe disperso, risultando meno efficace e più dispendioso in termini di fatica. Una volta raggiunto il piano del tavolo, avrebbe dovuto creare un collegamento col rametto, che pareva essere stato colto di recente, perciò ancora in parte custode del chakra del suo albero d’origine. Avrebbe dovuto a quel punto stabilire un contatto, fondere il suo chakra con quello della pianta, senza forzarlo, senza imporsi, solamente “chiedendo” il permesso, formando una comunione tra le due energie. Solo a quel punto sarebbe riuscito, sempre in teoria, a flettere le fibre del legno, come si flette un dito. Il rametto sarebbe dovuto diventare un’estensione del corpo del ragazzo.

Nonostante fosse concentrato, le sensazioni che percepiva gli suscitarono un pensiero. Sentiva qualcosa di diverso sotto il palmo, la trave che aveva toccato all’inizio sembrava non essere più la stessa. Pareva quasi che si fosse sollevata leggermente, che fosse meno ruvida, meno aspra, più viva. E non era il suo chakra, era qualcos’altro, molto simile alla differenza tra un pezzo di legno secco ed uno umido. In quel momento si convinse che il suo potere stava cambiando il legno, e allora pensò che fosse possibile invertire il processo, riportare a nuova vita il legno. In fondo, suo padre aveva creato dal nulla un albero, quindi riportarne uno in vita sarebbe dovuto essere più facile. Fantasticò su questo, pensando a cosa sarebbe stato in grado di fare, una volta raggiunta la conoscenza necessaria, e il potere sufficiente a far fiorire e germogliare quella trave.

Complici i pensieri, la concentrazione lo aveva estraniato completamente da ciò che lo circondava. Se qualcuno gli avesse parlato, egli non avrebbe potuto udire, a meno che non avesse alzato di molto il suo tono. Solo qualora fosse riuscito, o avesse miseramente fallito nella prova, la sua concentrazione sarebbe stata rotta.


Attivazioni
CITAZIONE
<attivazione> ~Abilità nel Controllare Chakra~ [Massimo 10 volte ad incontro 1/10][Liv 6 : La diminuzione è di 10 Punti: 0/10]

 
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view post Posted on 17/1/2012, 16:41     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||- Post di Steve -||

Kuromori - Masumi? Diciamo che è un pò acerba e un pò troppo fedele. Forse non voleva fare una brutta figura nei miei confronti, tutto qui. Non voleva mica che voi scappaste?

La verità, la verità. Non vi era un verità in quel momento, sapeva soltanto il superficiale. La prova se fosse stata compiuta, avrebbe detto che tipo di potere possedevano, vuoto, oscuro o benevolo. Kuromori era molto interessato in quel momento, avrebbe decretato il loro futuro allenamento. Poggiava la sua testa sulle mani facendo leva sui gomiti. Konora guardava anche lei la prova, sarebbe stata anche lei all'altezza di quel momento? Avrebbe provato di nuovo il vigore del potere? Intanto un qualcosa permeava nell'aria. Un velo asfissiante e opprimente spirava nell'aria. Era il potere sprigionato dalla concentrazione di Tatsumaru nell'intento di spostare quel rametto di legno. Kuromori poteva ben vedere il chakra incanalarsi nella struttura fino a raggiungere il suo obiettivo. Il rametto si mosse di qualche centimetro fino a cadere dal tavolino. La prova era stata superata, e l'intento di Kuromori era stato compiuto.

Kuromori - Bene, Tatsu, ora aspetta.

Ora era Konora ad essere sottoposta alla prova. La stessa sembrava essere preoccupata, tremava a dire il vero. Forse non sapeva il suo vero potere, non lo conosceva. Dopottuto aveva scoperto da poco di possedere il Chakra dei Senju, seppur nella più effimera particella di chakra. Poggiò la sua mano allo stesso modo di Tatsumaru, ma accadde qualcosa di diverso. Il legno sembrò marcire, il chakra confluiva in esso, ed era come se ripudiasse tale potere. Aveva gli occhi chiusi, e non poteva osservare ciò che stava accadendo. La voce di Kuromori interruppe la sua concentrazione, una voce contenta seppur preoccupata.

Kuromori - Basta Konora. Sei capace, bisogna solo coltivare il tuo potere, è piuttosto primitivo.

Così disse bloccandole la mano guardandola negli occhi. I suoi occhi di ghiaccio, immobilizzavano la tensione di Konora. Il viso della giovane ragazza era preoccupata, seviziata dal suo stesso potere. A dire il vero anche Kuromori sembrò stupirsi. Da tempo non vedeva un potere di tale portata. Si riprese poggiando la schiena sul muro ligneo, aveva l'affanno. Respirava con intermittenza continua, pochi secondi li distanziavan l'un dall'altro. Kuromori diede ad entrambi le spalle con le mani sulla fronte a pensare, soltanto pensare. Poi si girò e guardando entrambi i giovani, disse.

Kuromori - Venite con me. Dobbiamo avanzare al livello successivo.

Kuromori avanzò verso un corridoio che si era mostrato quando lui stesso era entrato in quella stanza. Era piuttosto lungo, come quello da dove erano arrivati. I loro passi risuonavano sul tessuto del tappeto. Vi era un quiete silenzio, insormontabile. Si fermò ad una strana porta. Gli almanacchi, le definiture su di essa erano a dir poco spaventose. Strane creature la sormontavano.

Kuromori - Entrate, questa sarà la nostra stanza d'allenamento.

Così dicendo vi aprì la porta. Voi entrate, e come se qualcosa venisse a mancare svenite inesorabilmente. Un potere al di sopra delle vostre aspettative prende controllo delle vostre menti, e potete soltanto sognare. Sognare soltanto.
Kuromori con modica delicatezza li pose entrambi su altari di marmo. Lì spoglio dei vestiti sull'addome e incise vari segni con il calamaio di erba amara. Era lì, la sua menta vagava.


||- Post di Griever -||

Kai - Oh no, è il mondo che mi teme pur non conoscendomi. Io non ho paura, io sono la paura

Parole inquietanti, inaspettate, probabilmente la giovane kunoichi credeva che neanche avrebbe risposto, ma mantenendo quello sguardo determinato, Kai lasciò che la luce dei suoi occhi illuminasse le parole che lentamente scandì in quell'ultima brezza prima di entrare finalmente all'interno della struttura. Yukiko aveva ormai imparato a mettere in atto ogni consiglio del ragazzo, a prendere il meglio da ogni situazione che le si presentava nuova o relativamente peculiare; mai come in quella circostanza sembrò rendersi conto che nonostante il luogo fosse sconosciuto, non le pareva poi così oscuro o lugubre, anzi, tra terra ed assi di legno, ipotizzò delle teorie sulla base di ciò che aveva detto il suo compagno. Piuttosto decisa della propria scelta dunque, la Yamanaka si diresse verso le travi a destra e togliendo un paio di assi, rivelò un lungo passaggio immerso nel buio.

Kai - Davvero eccellente, ma vado avanti io, non si sa mai

Il ninja si mosse celermente tra le ragnatele e con passo felpato, cercò di attutire quanto più possibile il suono dei passi sul legno. Aveva probabilmente intenzione di giungere furtivamente e nonostante le remote possibilità di incastrare un nukenin nel suo stesso covo, il sorriso perenne di Kai riusciva a trasmettere in un modo o nell'altro un senso di tranquillità generale. Quando però l'esterno, dietro i due ninja, cominciò a non rendersi più visibile e verso Nord non vi erano altro che decine di metri senza uscita, l'ovvio senso di claustrofobia e la mancanza di ossigeno cominciarono ad infastidire la condizione della Genin. Il biondino si fermò però d'un tratto e toccando le strette pareti del lungo corridoio, espose le proprie considerazioni.

Kai - Verso destra c'è un'uscita, basta fare un pò di pressione alla parete e siamo dentro. Prima però devi sapere che ciò che vedrai qui dentro non sarà che l'ottimo compimento della tua spedizione. Rimani fiera per quello che hai fatto e ricorda che ognuno di noi ha scritto nel destino il finale della propria esistenza

Parole sempre più velate da un tono misterioso, dal significato enigmatico, quel discorso sembrava dare ombre dove era riuscita a filtrare un pò di luce. Ad ogni modo, prima che la ninja potesse dire o fare qualsiasi altra cosa, Kai sfondò la parete proprio come aveva annunciato ed i due finirono in una stanza completamente vuota con tre lati murati ed uno chiuso con delle resistenti sbarre di ferro. Kai poggiò dunque le spalle alla parete ed incrociando le braccia, cominciò a parlare osservando lo sguardo confuso di Yukiko.

Kai - Una ninja fantastica... bella, forte, intelligente, dalla personalità deliziosa. Mi sono quasi innamorato della tua presenza, giovane Yamanaka

Tornò in piedi cominciando a passeggiare intorno alla Genin e mettendo una mano al portaoggetti continuò mentre l'aria della camera sembrava gelarsi, testimone di quel discorso che finalmente mostrava la vera faccia del dado.

Kai - Non ho mai sbagliato sul tuo conto, anzi... sul vostro conto. Tatsumaru, Konora, lo stesso sensei che ci ha promossi, lo Hyuga che... non avete più visto, la giovane Masumi. Sempre, ogni situazione, ogni secondo trascorso sotto questo cielo e sotto questa luce, è stato studiato e manomesso per poter creare la situazione a me favorevole. Sei sconvolta? Guarda attraverso le sbarre

Oltre quella prigionia vi erano Tatsumaru e Konora distesi a petto nudo su un altare di marmo. Lì, di fianco a quelle momentanee esili creature, vi era l'altro tassello di quel progetto diabolico: Kuromori che sogghignando sotto il suo cappuccio, batteva le mani nei confronti d Kai e della bella Yukiko. Il primo continuava a mantenere quell'irritante stato di calma ed aprendo finalmente la mano rivelò l'oggetto che aveva preso poco prima.

Kai - La riconosci? E' la manetta che completava l'estremità della catena che ci univa all'esame... Una simbologia che raffigura il mondo stesso in quello che è veramente: un prigioniero che ha bisogno di un padrone, e sai chi possiede la chiave della sua libertà? IO. Ma adesso basta, Kuromori, procedi. Chiudiamo questa storia

Kai scomparve in una nuvola di fumo e Kuromori azionò un pulsante permettendo a del gas velenoso di riempire completamente la camera. Gli spazi tra una sbarra e l'altra della parete furono coperti da alcuni strati di vetro spesso e resistente. In poco tempo, la stanza si sarebbe trasformata in un covo di morte che, con l'ultimo sospiro della ragazza, avrebbe lasciato irrisolti i troppi misteri di quella storia, di quel ragazzo dagli occhi dorati. Il vecchio anziano "senju" invece si inginocchiò a quel punto di fronte un altro altare nei pressi dei due giovani distesi.

E' tutto così... prevedibile. La fine di questa storia era già stata scritta prima che vi incontrassi



||Tatsu, tu ti svegli ma sei legato e vedi Kuromori pregare e recitare alcune parti di un libro che tiene su un altare di fronte ai vostri. Agisci tenendo conto che hai cominciato a "capire" la dinamica delle tecniche senju. Shino, per te sarà complicata, ma anche tu hai cominciato a comprendere i vari meccanismi della mente ed adesso è il momento di dimostrarlo. Agite in fretta e insieme!.
Ps per Shinodari. Se durante il discorso di Kai vuoi attaccarlo per rabbia o fare qualsiasi gesto di stizza nei suoi confronti, puoi farlo ma lui eviterà ogni colpo XD.||
 
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^Shinodari^
view post Posted on 23/1/2012, 19:51     +1   -1




Inaspettatamente Kai rispose ad una delle sue domande e lo fece usando parole che lei avrebbe definito esagerate, plateali, degne di un attore che recitava con molto impegno il ruolo dell'impavido.



“Il solito sbruffone!”



Nella sua mente sorrise, alla fine la risposta che riceveva era sempre la stessa, ma almeno con quelle parole lui era in grado di donarle la sicurezza necessaria per proseguire in quell'impresa folle.

Staccò quindi le assi marciscenti e si procurò il passaggio desiderato, ma al momento di proseguire venne fermata da Kai, il quale pretese di avanzare per primo. L'interno era buio e i suoi occhi ci misero qualche momento per abituarsi alla nuova visione, ma quando lo fecero, si avvide di trovarsi in un corridoio stretto e lungo del quale non si scorgeva la fine. Si preoccupò, come il compagno, di evitare rumori che potessero tradire la loro presenza, ma tutto quel legno tendeva a scricchiolare inesorabilmente sotto i suoi piedi, si impose di essere leggera come una farfalla su un fiore.
Camminarono a lungo in quel budello buio e pareva impossibile che, paragonato alla casa vista dall'esterno, fosse così esteso.



“Ma non ha una fine?”



La sua repulsione innata dei posti ristretti e sotterranei si era già presentata durante l'esame per diventare Genin, quando si era ritrovata in quella grotta, ed ora si stava ripresentando lo stesso stato d'animo e la stessa speranza di emergere dall'oscurità.
Finalmente il ragazzo si fermò tastando la parete a destra.



CITAZIONE

Verso destra c'è un'uscita, basta fare un pò di pressione alla parete e siamo dentro. Prima però devi sapere che ciò che vedrai qui dentro non sarà che l'ottimo compimento della tua spedizione. Rimani fiera per quello che hai fatto e ricorda che ognuno di noi ha scritto nel destino il finale della propria esistenza


“In che sens …?”



Nemmeno il tempo di finire la frase che si trovò catapultata in un altro mondo, con gli occhi sbarrati per la sorpresa, per la luce improvvisa e per la concitazione del momento. Sbatté le palpebre un paio di volte e poi si rese conto del luogo in cui si trovava: una stanza vuota, senza mobili, senza suppellettili, senza nulla che la facesse apparire come un locale vissuto, nessuna finestra e nessuna porta, solo pareti e sbarre di ferro, una gabbia insomma.



CITAZIONE

Una ninja fantastica... bella, forte, intelligente, dalla personalità deliziosa. Mi sono quasi innamorato della tua presenza, giovane Yamanaka


“Cosa diavolo sta dicendo?”



Dire che fosse confusa è semplicemente un eufemismo, la realtà era un'altra, in quel momento sembrò che ogni singolo dubbio che aveva avuto durante tutta quell'assurda giornata e persino in precedenza, fosse fondato e che la realtà superava di gran lunga i pensieri più biechi e sconfortanti.
Ma il suo sguardo fu attirato inesorabilmente dalla scena che si presentava oltre le sbarre di ferro che, ora aveva capito, la imprigionavano.



“TATSU!”



Gridò disperatamente sovrastando la voce di Kai.

Disteso, legato e denudato, giaceva su un'ara di marmo come una vittima sacrificale e accanto a lui una ragazza, denudata anch'essa e sdraiata su un altro altare, ma di lei poco le importava in quel momento, non vide nemmeno di chi si trattava.
Percepì un gelo improvviso e ora ogni tassello del mosaico andava a posizionarsi al posto giusto, conferendo al disegno una forma, una dimensione di terribile realtà.

E in quel momento si sentì tradita.

Il suo dizionario di esperienze non contemplava la parola 'tradimento', mai nella sua vita aveva affrontato quello stato d'animo e questo la lasciò priva di forze, esausta, vuota come lo spazio infinito.
L'aveva usata per arrivare a quella situazione, non ne conosceva il motivo, il reale scopo, ma era evidente che lei rappresentava uno strumento per giungere alla meta che si era prefissato.
Kai aveva preso a girarle attorno, ma lei non lo vedeva affatto, fissava il vuoto oltre la sua prigione, fissava la prigione di Tatsu e si abbandonava a quella sensazione arrendevole, al desiderio di lasciarsi andare, di mestizia beata e liberatoria.
Ascoltava le parole del compagno con apparente indifferenza, come se nemmeno la sfiorassero, come fossero lacrime disperse nella pioggia, attendeva il fato, attendeva pazientemente la morte e quasi si augurava che giungesse presto per non straziarsi più di quanto avrebbe potuto sopportare. Una lacrima, una sola, si concentrò nell'angolo dell'occhio e con inesorabile lentezza traboccò oltre la fenditura, scivolando sulla pelle pallida della guancia, rigandola e luccicando come una stella cometa. Affiancò il naso e il limitare delle labbra rosee, poi raggiunse il mento e da lì la sua corsa accelerò per schiantarsi sul nudo pavimento e scomparire per sempre assorbita dal legno.
Metafora palese della sua vita, si, esattamente come lei, esattamente come la sua breve esistenza.


Ma poi accadde una cosa, insignificante, assolutamente priva di una logica connessione, una cosa che la scosse dal beato, quanto terribile, torpore: un battito di mani improvviso, un rumore beffardo e sonoramente fastidioso e allora il suo sguardo divenne attento e si spostò nella direzione dalla quale quel suono giungeva.



“Bastardo!”



E fu il primo pensiero articolato e reattivo che ebbe, il secondo venne subito dopo.



CITAZIONE

La riconosci? E' la manetta che completava l'estremità della catena che ci univa all'esame... Una simbologia che raffigura il mondo stesso in quello che è veramente: un prigioniero che ha bisogno di un padrone, e sai chi possiede la chiave della sua libertà? IO. Ma adesso basta, Kuromori, procedi. Chiudiamo questa storia


“Tu sei pazzo! Non sei e non sarai MAI il padrone del mondo e nemmeno il mio padrone! IO non ti permetterò di fare del male a Tatsu!”



Era impossibile decifrare il motivo per il quale ebbe quella reazione, ma qualcosa dentro di lei era scattata, un meccanismo per il quale l'idea di essere stata tradita venne accettata, catalogata e accantonata. Non provava rancore per Kai, non ne era capace, lo considerava semplicemente un pazzo, e in quel momento non desiderava affatto salvare il mondo, ma Tatsumaru, il quale aveva bisogno di lei.
Si precipitò verso le sbarre e non si accorse nemmeno che Kai era scomparso, si aggrappò disperatamente con le mani cercando di smuoverle, ma subito qualcosa si frappose tra le aperture, erano dei vetri scorrevoli che la sigillarono all'interno della stanza. Allora picchiò i palmi sul vetro, ma non vi era possibilità di spaccarli in nessun modo. Lasciò scivolare le mani e disperata poggiò la fronte su quella superficie, fissando la scena attraverso il quadrato che le sue mani avevano disegnato sul vetro.
In quel momento udì un lieve sibilo alle sue spalle, era inconfondibile, dell'aria veniva immessa nella stanza, veleno forse, sicuramente qualcosa di potenzialmente nocivo. Chiuse gli occhi in preda al più nero sconforto.



“Cosa faccio? COSA FACCIO?!”



Riaprì immediatamente gli occhi, voleva reagire con tutte le sue forze, e ora nel campo visivo delimitato dai palmi delle sue mani si trovava Kuromori, intento a leggere qualcosa da un libro poggiato su un piedistallo di marmo simile agli altri. Lo guardò con disprezzo, lo fissò intensamente come a volerlo trascinare con sé verso il baratro.



“Tu vieni con me, muori con me! Che tu sia maledetto!”




La rabbia, o forse sarebbe meglio dire la disperazione, che si era impossessata di lei fece in modo che una notevole quantità di energia venisse concentrata in un solo punto, incontrollabile e incontrollata. Era come se il suo spirito si fosse improvvisamente innalzato verso un livello più alto, era forse la potente mano della morte? O forse era qualcosa che giaceva sopito in lei e premeva, si agitava per emergere? Una calda sensazione la avvolse come una coltre morbida, mentre si sforzava di trovare una spiegazione. Le parve quasi che la sua mente implodesse, ma poi qualcosa cambiò e lentamente quell'energia prese a vagare al di fuori del suo corpo trascinando con sé la sua anima fino a riversarla in colui che aveva provocato quella reazione emotiva. O almeno così le parve.
Forse era solo l'effetto del veleno o forse era realtà, ad ogni modo Tatsumaru avrebbe visto il corpo di Yukiko scivolare lentamente a terra e si sarebbe stupito nel vedere Kuromori procedere verso di lui e liberarlo dalle costrizioni che lo tenevano imprigionato all'altare.

Perché era questo che Yukiko desiderava, null'altro che questo.



|| Ho preferito non fare i conteggi perché innanzi tutto non so se il tentativo di Shintenshin è andato a buon fine e poi perché mi sembra inutile farli senza sapere le stats di Kuromori. Nel caso li aggiungo al prossimo post.||
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 23/1/2012, 19:53     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



La prova era stata un successo, il rametto si era mosso fino a cadere dal piano del piccolo tavolino. Non era stato poi così complicato come credeva, superata la fase iniziale, il resto era fluito con naturalezza. Tatsumaru era sempre più conscio della dote meravigliosa che suo malgrado possedeva.

Konora aveva atteso pazientemente che l’amico terminasse, ed ora era giunto il suo turno. Sembrava parecchio agitata, così il ragazzo, in un insolito slancio di amicizia verso colei che conosceva appena, mise una mano sulla spalla della ragazza, e con voce ferma e rassicurante, le disse di non preoccuparsi. Sorrideva, era davvero soddisfatto del cammino che aveva cominciato quel giorno, le sue radici venivano a galla man mano che si addentrava nelle conoscenze del suo clan, e sebbene ci fossero stati degli imprevisti, non vedeva l’ora di proseguire.

Il ragazzo si fece in disparte, ed osservò la prova di Konora, che imitò i suoi gesti, posando a terra la mano. Ma il risultato fu ben diverso. Il sorriso di Tatsumaru si spense nel constatare che l’asse su cui ella aveva posato la mano stava marcendo rapidamente. Poteva sentire anche a distanza il fluire di quel chakra, così distruttivo da infastidirlo in qualche modo, come se anche lui ne fosse in parte influenzato. Con immenso sollievo, Kuromori fermò la tecnica della ragazza, che sembrava soffrire delle sue stesse capacità, se così potevano essere chiamate.

Quella visione aveva scioccato Tatsumaru. Se poco prima credeva che nel sangue Senju scorresse la vita, ora aveva avuto prova (dell’esistenza di un’altra faccia della medaglia) dell’altra faccia della medaglia. Come ogni creatore, essi potevano dispensare la vita o la morte, ma la seconda era così atroce che Tatsumaru non l’aveva nemmeno presa in considerazione.

Anche Kuromori sembrò pensieroso, e dopo alcuni istanti di riflessione, decise che entrambi dovevano passare allo stadio seguente. L’entusiasmo di Tatsumaru venne smorzato inesorabilmente. Fissava Konora, intimorito, ma anche pietoso nei confronti di quella ragazza, scioccata quanto lui dell’accaduto. Proseguirono in silenzio imboccando il passaggio segreto da cui il vecchio era giunto. Come la via percorsa insieme a Masumi, anche questo era spettrale, e molto, troppo silenzioso. Ripensò alle due facce del Mokuton, e nuove, agghiaccianti supposizioni comparvero nella sua mente.


*Questo luogo è così tetro, spettrale … Mentre la foresta era così ricca e lussureggiante. In quel luogo ho percepito il calore del sole, il verde delle foglie, la vita che permeava ogni cosa. Qui invece tutto è sinistro, cupo, opprimente …(la) morte. Come può questo luogo essere la dimora di un Senju, me lo chiesi dal principio … Dopo aver visto quello che è accaduto a Konora, il dubbio non è più tra Senju o impostori … ma tra vita o morte … *



Raggiunsero la soglia di una nuova stanza, e come in precedenza, venne loro fatta varcare la soglia per primi. Tatsumaru era troppo sovrappensiero per notare l’analogia, errore che gli sarebbe costato caro. Appena mise piede nella stanza, la mente si offuscò, e un’improvvisa sensazione di torpore prima e svenimento poi, lo colse. Non si rese nemmeno conto di ciò che stava accadendo, fu tutto troppo rapido, e il buio lo colse.

Una luce, un puntino lontano, tuttavia così luminoso in quel mare di oscurità in cui stava affogando. Il suo corpo fluttuava nel vuoto e si muoveva spasmodicamente nel tentativo di avvicinarsi a quel puntino, che si faceva sempre più grande, sempre più grande…

Un prato fiorito, in una giornata di sole. L’aria è calda, e spira un vento che fa ondeggiare i mille fiori colorati di quel giardino, come gioiosi danzatori durante la festa di primavera. Tatsumaru è in piedi in quel mare ondeggiante, vestito del suo kimono verde scuro. Oltre a lui, in lontananza, una figura si muove tra i fiori, imitandoli nella danza, così leggera e aggraziata. Un falco volteggia nel cielo, e i suoi occhi sono gialli come il sole …
Ora la figura danzante gli da le spalle. Il vento è cessato, e come i fiori tutt’attorno, anch’ella è immobile. Tatsumaru le guarda la schiena, i capelli candidi, su un altrettanto candido kimono. Allunga una mano, per toccarle la spalla. Il vento si alza nuovamente, e i suoi capelli si agitano nella brezza, oscurando per un momento la vista del ragazzo. Quando torna a vedere, è Yukiko che gli sta davanti. Gli sorride, con quel suo viso furbetto, le guance morbide, le labbra rosse. Intorno a loro i petali volteggiano, e sembrano fermarsi a mezzaria. Ma lui non se ne accorge, vede solamente lei, e serenamente sorride...
La distanza tra i due aumenta, Yukiko se ne sta andando, eppure gli sorride ancora, non si è voltata. Dieci, venti, cento passi ora li separano, e Tatsumaru tende la mano per cercare di afferrarla, di tenerla vicino a se, di abbracciarla. La vista si appanna, mentre lei è ora un puntino lontano. Le braccia sono pesanti, i colori dei fiori sono sfuocati…

E di nuovo è il buio.

Quando Tatsumaru cercò di aprire gli occhi, la vista era appannata, e il suo corpo non rispondeva chiaramente agli stimoli. Sentiva freddo e la sua schiena poggiava su una superficie dura. Provò a muovere le braccia e le gambe, ma qualcosa le tratteneva. Era legato ad un piano orizzontale, e si accorse di essere a petto nudo. Voltò la testa verso sinistra. Intravide Konora, distesa a petto nudo su una sorta di altare in pietra accanto a lui. Normalmente sarebbe arrossito alla vista del seno della ragazza, ma quella non era una situazione normale, e l’imbarazzo venne sostituito dalla sorpresa. Ipotizzò che anche lui fosse disteso su un altare simile, la domanda più logica era: perché? I sensi erano ovattati, ma riuscì comunque a distinguere una voce, che ordinava a Kuromori di agire. Mosse leggermente il capo, cercando di sollevarlo più che poteva. La vista stava lentamente tornando, e riuscì a intravedere l’anziano Senju premere un pulsante sulla parete. Lasciò ricadere la testa all’indietro. Non comprendeva ancora bene cosa stava accadendo, ma una cosa era chiara: era caduto in una trappola. Si voltò alla sua destra nel sentire un sibilo. Notò solo in quel momento le sbarre che dividevano la stanza in due parti, e ciò che vide oltre lo atterrì.

*Yukiko!*



La sua amica era dall’altra parte, avvolta dal fumo che stava fuoriuscendo velocemente. Cosa ci faceva li? Perché proprio lei? Era impossibile che sapesse dove si trovava il ragazzo, tantomeno che fosse in pericolo. Poco importava, ora era lei ad essere in pericolo. Tatsumaru cercò di liberarsi dalle pastoie che lo imprigionavano con tutta la forza che riuscì ad esercitare, ma senza successo. Doveva calmarsi e ragionare. Kuromori aveva azionato un pulsante, dopodiché aveva udito un sibilo in direzione di Yukiko. Il pulsante doveva essere l’interruttore di quella trappola, forse azionandolo nuovamente l’avrebbe arrestata. Ma come, se non riusciva a muoversi? Kuromori stava salmodiando incomprensibilmente davanti ad un terzo altare, e sembrava concentrato in quel compito. Difficilmente avrebbe attirato la sua attenzione, e così tentò il tutto per tutto. Cercò di mettere in pratica l’unico insegnamento che era riuscito ad impartirgli. Cercò di incanalare il chakra in direzione del pulsante, si sforzò più che poteva, ma esso non era di legno, e il ragazzo non poteva far nulla per azionarlo. Guardò se vicino al meccanismo ci fosse qualche oggetto ligneo da poter spostare e usare per premere il pulsante, ma non c’era nulla di tutto ciò.

*Dannazione!*



Nella sua mente l’agitazione montava, mista allo sconforto di sapersi impotente di fronte agli eventi che avrebbero portato alla morte di Yukiko, e forse, anche alla sua. Gli istanti seguenti risultarono confusi agli occhi di Tatsumaru. Non percepiva più il mondo razionalmente, il suo sguardo non indagava ogni minimo particolare, era solo istinto di sopravvivenza, e impulso ad agire. Yukiko parve accasciarsi dietro alla barriera, il suo corpo cadere a terra come vuoto, privo di vita.

"Nooooooooooooooo!!!!!"



Urlava, e si dimenava per cercare di liberarsi. Doveva liberarsi, doveva correre da lei, forse era solo svenuta, doveva salvarla. Gli parve di vedere Kuromori, chino su di lui, che in un innaturale silenzio gli liberava i polsi.
Tatsumaru non si sarebbe spiegato un gesto simile, ma non gli importava, la reazione sarebbe stata rapida ed istintiva. Avrebbe sferrato un pugno con tutta la forza che sarebbe riuscito ad esercitare, in pieno viso, scaricando la frustrazione di quel momento. Avrebbe poi slegato da solo le caviglie, e non curante del vecchio sarebbe corso al pulsante, per fermare l’afflusso del gas nella stanza adiacente.

Disperato, Tatsumaru sarebbe corso in direzione del vetro, di fronte al luogo dove l’amica si era accasciata. Lo avrebbe preso a pugni, disperatamente, cercando di frantumarlo, di aprirsi un varco, stupidamente, disperatamente.

"Yukiko! Yukiko!"



Pianse, le lacrime gli rigavano il viso come torrenti in piena, e si infrangevano in gocce luccicanti ai piedi di quella barriera, così insormontabile. Era disperato, la vita di Yukiko si spegneva davanti ai suoi occhi, lei sarebbe morta, e lui non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo. Le mani cominciarono a sanguinargli, ma non gli importava. Pensava ai momenti felici passati con lei, alle gioie condivise, alla loro amicizia così intensa che mai si sarebbe spezzata, nemmeno dopo la morte, anche a quel punto, sarebbero stati insieme. Morte, il presagio avuto non appena aveva messo piede in quel luogo, una sensazione così lontana dalla Vita che aveva percepito nella foresta, una vita primordiale, essenziale, meravigliosa. Il potere dei Senju, la vita che scorre nella natura, in quel momento avrebbe voluto percepirla, all’ombra di un albero, a piedi nudi nell’erba, con Yukiko al suo fianco. La disperazione lo portò ad estraniarsi da ciò che lo circondava, tranne il corpo dell’amica. Quasi spontaneamente, sembrò che il suo chakra fluisse verso terra, lungo le gambe, superando la barriera del pavimento, lungo le fondamenta sprofondate nella terra. Quella terra antica, le cui radici erano fitte ragnatele nel sottosuolo. La sua fu quasi una richiesta di aiuto, e qualcosa si mosse. Non ne fu certo, ma il pavimento sotto di lui sembrava instabile, scricchiolava e ondeggiava leggermente. Qualcosa stava uscendo dal terreno per aiutare il Senju nel suo scopo. Un aiuto inaspettato, scatenato da un potere che solo la volontà più indomita poteva liberare. Al ragazzo parve quasi che la lastra di vetro su cui batteva i pugni si sollevasse, che resistenza dei meccanismi che l’avevano serrata provocasse l’indebolimento degli stessi, sotto il peso di una forza non calcolata proveniente dal basso.

||Dalla parte in cui ipotizzo di liberarmi in poi, e tutta un’ipotesi, da prendere come vera solamente se la fuga ha successo. Ho scritto normalmente perché non mi riusciva di farlo al condizionale :asd:||


 
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view post Posted on 2/2/2012, 16:18     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||Post di Steve||

Quella scena claustofrobicamente intesa, era del tutto deprimevole. Le facce sconvolte di entrambi i prodi genin che cercavano inutilmente di trovare un perchè, di trovare un senso, se ci fosse stato. Ma la verità è che le cose brutte accadono quando meno te l'aspetti. Aveva avuto un senso di pericolo prima nella stanza Tatsumaru, forse non credeva di aspettarselo. La vità è così. Gli uomini sono avidi ed in questo caso si poteva ben vedere la superbia di potere. Più ne abbiamo, più ne vogliamo. La mente di quell'uomo aveva oltrepassato il limite, era entrata a far parte, decisamente, dalla stretta cerchia dei ninja di Kiri. Ninja con sentimenti repressi, quasi spenti. Facevano della propria vita una serie di omicidi senza alcun pentimento, senza sensi di colpa. La vità è meglio che sorrida, ti appaga delle tue sofferenze, ma una vita non basta. E' troppo poco. Non puoi fare ciò che vorresti perchè l'immensa visione di questi ragazzi andava al di là. La forza d'animo, l'amore provato per quella ragazza, se stiamo parlando d'amore, era troppo immenso. Quella forza l'aveva riunita tutta nelle sue mani per liberarsi dalle strette corde, era inimmaginabile. Vedere la sua cara amica accasciarsi, poco a poco, sfregandosi contro il vetro, in quel luogo temprato dal veleno, e tale visione aveva provato la sua mente, ed il suo cuore. Seppur sia un narratore onnisciente, beh, non credo di sapere come vada a finire questa situazione, riusciranno a salvarsi, o moriranno inutilmente? Di certo non era quello che avevano pensato. Avrebbero voluto una vita felice, ma nello stesso tempo avventurosa. Non si aspettavano che il loro primo incontro con la morte sarebbe stato così presto. Ma immaginare quando la morte sarebbe venuta è paragonabile all'eresia. Non vi è un momento certo, una contingente situazione per darne una venuta. Le corde si slegarono, spinte dal furore e dalla fallace speranza di Tatsumaru. Battè violentemente contro il vetro, lentamente la giovane ragazza si accasciava. Le sue mani contro il vetro, aspettando la venuta del suo salvatore. Una scena, commovente a dire il vero.

Dopo i ripetuti colpi s'aprì un piccolo varco. Il veleno poco a poco stava uscendo, spinta dal gradiente di pressione dell'ossigeno. Kuromori si era accorto dell'accaduto e con passo felpato stava per bloccare l'evento. Ma la voce di una ragazza piuttosto familiare inebriò il luogo del suo tono.

??? - Fermo Kuromori. Non toccare quei due ragazzi. Per la tua bramosia di potere non devono morire innocenti.

Una giovane donna balzò dal soffitto su cui vi era un corona di grandi finestre che illuminavano totalmente il tempio. Ed ecco, un viso splendido, puro e immacolato. I suoi lunghi capelli si muovevano per via della forza dell'aria che le s'infrangeva contro. Ma la sua prova di coraggio sarebbe ben presto resa vana. Seppur si fosse pentita di esser stata complice di quell'imminente tragedia stava tentando di aggiustare tutto. La sua forza era nettamente inferiore. Quell'anziano avrebbe preso la sua vita senza troppi sensi di colpa. Ma il suo scopo era un altro. Era guadagnare tempo affinchè il veleno che vi era in quella stanza di vetro defluisse e chissà, se Tatsumaru avrebbe distrutto definitivamente quel muro. Ed ecco, un urlo si estese in tutta la stanza. Era la voce della ragazza. Quando i loro occhi si sarebbero abituati alla luce del sole avrebbe visto come il braccio di Kuromori si era trasformato in una luna spada di legno, e la punta di quest'ultima aveva reciso la carne della ragazza. Sorrideva, sarebbe morta facendo qualcosa di buono, dopo una vita trascorsa nell'inganno. Di getto lanciò il suo corpo contro il muro, non sembrava ancora morta, ma lentamente stava perendo dopo la quantità di sangue che ne fuoriusciva. Kuromori si accinse ad appoggiarsi alla parete. Vi era un bottone, sbrilluccicava di rosso. Lentamente il suo pollice spinse quel bottone, e inesorabilmente la scatola di vetro cadde, in un lungo baratro buio e nefasto.

||Post di Griever||

Cadeva, scivolava nel buio opprimente e desolato, nel nulla privo di ogni materia, nell'assenza di luce e vita e così come per un istante aveva perso la ragione sottomessa a quell'aria colma di un fato crudele, in uno scoccare di momento si ritrovò a precipitare lì dove ogni cosa non aveva più importanza. Kuromori agì senza più pensare, ferito nell'orgoglio da due semplici ragazzini, da una stupida fanciulla che ingenuamente si era lasciata manipolare da un marionettista fin troppo superiore perfino a quella fanciullezza. Eppure non doveva andare così, il vecchio senju mandò all'aria qualsiasi piano che si era prefissato, decise d'impulso e per vendetta, azionò l'unica macchina che forse, per salvaguardarsi, doveva ignorare. La sua mente non vagò oltre quelle mura, oltre il recinto morale sorvegliato da chi, invece, aveva predetto tutto, tutto. In quel caos di sensazioni dunque, un qualcosa fermò d'un tratto la gabbia di cristallo dentro la quale riposava la dolce anima che dava forza al corpo che lì vicino cercava di non demordere, una forza che andava al di là di tutto bloccò la caduta verso la morte di Yukiko. Poi una voce vicino le sue orecchie stanche, familiare, maledettamente familiare, che la fece sussultare in sogno.

Kai - Non devi morire, non è così che mi sarai utile. Maledetto sia chi si discosta dal proprio obbiettivo...

A quel punto, proprio quando Kuromori sembrava sul punto di terminare l'opera con il giovane Tatsumaru, una luce tempestiva illuminò l'area scandendo i suoi angoli come un fulmine attraversa il cielo percorso dal tumulto della tempesta, ed una forza lo atterrò senza possibilità di replica. Quindi si rese visibile, Kai, davanti il suo "alleato" ed a braccia conserte scuoteva il capo come per sottolineare un altro fallimento nato dall'idiozia del mondo.

Kai - Ucciderli? Così avresti voluto rimediare alla tua stoltezza? Non hai saputo contenerli, non hai saputo affrontarli nonostante io stesso mi fossi messo in gioco... Sei un'anima sporca e senza senso e seppur vogliosa di espiare il proprio peccato, intellettualmente non pronta ad adempire ad un giusto lavoro. Forse, in un'altra vita, lo sarai

Kuromori - Tu... tu non hai capito nulla!! Io... io volevo soltanto il potere!! E poi avevi promesso che tutto sarebbe andato liscio... l'avevi promesso, ed io ti ho affidato la mia mente! Morirai, morirai come loro!!

La lama lignea provò ad affondare anche la carne del giovane dorato ma con un movimento lesto, a sfidare l'aria stessa, quest'ultimo la bloccò con le sue semplici mani e rivoltando contro il vecchio la sua stessa arma, ad una velocità impressionante, lo trafisse macchiando quella terra con un sangue corrotto. A quel punto si rivolse un'ultima volta a Tatsumaru che dolorante di angoscia e sofferenza, osservava la gabbia barcollare tra la vita e la morte.

Kai - Dimostra di essere davvero degno di lei, dimostra come io... non sbaglio mai

Scomparve in una nuvola di fumo e mentre nella camera riecheggiavano ancora le sue taglienti parole, la gabbia di vetro cominciò a scivolare nuovamente ed inesorabilmente... a meno che qualcuno non intervenisse per bloccarla!

||Shino, per te un post puramente di role. Mostrami la tua battaglia interiore tra la vita e la morte, sei ancora svenuta per il veleno ma dimostra quanto è forte moralmente Yukiko, tra pensieri, emozioni e altro. Tatsu quanto a te... mi sembra abbastanza chiaro. Buon role!.||
 
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^Shinodari^
view post Posted on 4/2/2012, 11:40     +1   -1




Buio.

Il luccichio di una piccola, unica, stella nel vuoto assoluto di un'anima persa nell'universo infinito, silente e vacuo come la morte. Non era altro che questo, in quel momento di assoluta solitudine la sua coscienza vagava, persa nello stagno asciutto dei ricordi intrecciati e lontani.


Le fronde degli alberi cantavano melodiose sotto la pioggia battente e il silenzio si era improvvisamente tramutato in musica, poteva riconoscere ad occhi chiusi le essenze che la circondavano e così capì che quella musica era suonata da un abete che, come un enorme oboe, produceva un suono poderoso e basso, non come la betulla che ticchettava allegramente come un flauto traverso o come il salice che pareva un clarino.
Era sotto un abete maestoso e la terra cominciava ad impregnarsi d'acqua tutt'intorno, laddove la fronda non era abbastanza spessa per ripararla, ma lei era al sicuro, protetta dal grande albero e ne percepiva l'odore intenso e resinoso. Erano le sue radici affioranti a coccolarla, a cingerla d'appresso e lei se ne stava seduta tranquilla con gli occhi chiusi e la mente sgombra da gravosi pensieri. Infine la pioggia cessò e le ultime gocce conclusero il concerto, fu allora che apri gli occhi e vide un esile raggio di sole che filtrava tra i rami coperti di aghi e andava a colpire una piccola zolla di terra scura e feconda. E lui era lì, candido, puro e bellissimo. Un esile stelo per un fiore tanto aggraziato, bianco come la neve, delicato e indifeso. Era un bianco e minuscolo giglio selvatico.

“Buongiorno piccola donna!”

Disse una voce flebile.

“La tempesta è passata, l'albero ti ha protetta, ora puoi lasciare questo posto.”

A chi apparteneva quella voce? Si guardò attorno, ma non vide nessuno, forse avrebbe dovuto alzarsi e guardare meglio, ma si sentiva spossata e tranquilla, stanca e in pace con sé stessa e il mondo. Non rispose, ma pensò che era inutile farlo, lo era in quel momento e lo sarebbe stato per sempre.

“Non è inutile. Dov'è finita la tua curiosità? Credi che non sapere ti renda la morte più facile?”

Chiunque ci fosse lì attorno poteva leggere i suoi pensieri e questa era già una scoperta.

“Anche tu stai leggendo la mia mente, io non parlo affatto.”

A quel punto pensò che la voce misteriosa dovesse palesarsi, era logico infondo.

“Ma tu già lo sai chi sono!”

No, non ne aveva proprio idea e le importava poco a dire il vero.

“Questo è impossibile, so che una parte di te vorrebbe saperlo. Non è che per caso lo sai già?”

Questa era una possibilità da non scartare. Era così tranquilla, come se effettivamente sapesse esattamente con chi aveva a che fare.

“Esatto mia cara, ammetti di saperlo dunque.”

Si, alla fine lo ammise, lo sapeva eccome, ma non aveva nessuna voglia di darle retta.

“E' già un passo in avanti. Forse non mi darai retta, ma sarai costretta ad ascoltarmi perché non serve tapparsi le orecchie e canticchiare qualcosa come facevi da piccola per ignorare le parole della mamma.”

Già, non poteva farlo.

“Brava ragazza.
Ebbene, lo vedi quel fiore laggiù? Certo che lo vedi, se lo vedo io, lo vedi anche tu. Guardalo bene e dimmi, sai come si chiama?”


Che domanda stupida, sicuro che lo sapeva, era un giglio selvatico.

“La stupida sei tu. Ti ho chiesto il nome, non il genere.”

Aveva capito dove voleva andare a parare, ma cercava una via d'uscita comoda. Sapeva che il nome di quel fiore era .. Yukiko”

“Non puoi barare con me e lo sai, ti conosco bene. Yukiko è proprio il suo nome, hai visto come ha resistito alla tempesta di pioggia? Protetto dai rami dell'abete, certo è un po' rovinato, ma ora guarda il sole che lo illumina, osservalo mentre raddrizza di nuovo l'esile stelo, mentre torna al suo antico splendore.”

Una bella metafora, pensò, e chi sarebbe l'abete?

“C'è bisogno di chiederlo? No, vero?”

Perspicace. Certo che sapeva anche questo, non poteva essere che Tatsumaru.

“Appunto. Non ti è ancora passato per la mente che forse in questo preciso istante lui si sta adoperando per farti tornare nel mondo dei vivi? E' possibile che tu voglia scivolare nell'oblio senza lottare nemmeno un pochino?”

Che importanza poteva avere in quel momento? Forse anche lui era stato sopraffatto e questo perché lei non aveva agito bene, aveva sbagliato, non era riuscita a salvargli la vita e quindi che senso aveva per lei vivere ora?

“Allora sei proprio stupida! Non puoi essere certa che lui sia morto! E se non lo fosse? Prova solo ad immaginare la sua pena se ti vedesse morire così!”

Questa frase la ferì nel profondo, minò il suo orgoglio e la fece dapprima arrabbiare e poi riflettere.

“Ecco, vedi, ci siamo, ora incominci a ragionare di nuovo ..”

In quel momento la terra sprofondò e si sentì precipitare.

“Ascoltami Yukiko .. ascoltati, non ignorare la parte di te stessa che vuole sopravvivere ..”

La voce, già flebile, si spense del tutto, ma rimase quella sensazione di precipitare nel vuoto, poi, di colpo finì.





CITAZIONE

Non devi morire, non è così che mi sarai utile. Maledetto sia chi si discosta dal proprio obbiettivo...


Un tremito, uno spasmo e le sue membra si contrassero incontrollate. Era tornato il buio, non era più sotto l'abete, non percepiva più l'odore del bosco e non sentiva più la voce amica. Ne aveva sentita un'altra, dolorosamente conosciuta e detestata. Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, ma non ne uscì alcun suono benché lei vedesse le onde sonore propagarsi nel nulla.
E il nulla partorì un'immagine, dapprima sfuocata poi sempre più nitida: il piccolo giglio Yukiko che si asciugava al sole e lentamente riacquistava la sua delicata bellezza, il suo portamento fiero e l'immacolata presenza.

Quell'immagine rimase impressa anche mentre, di nuovo, si sentì precipitare nell'abisso.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 4/2/2012, 11:41     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Tatsumaru era fuori di se. La sua razionalità era svanita. Non cercava di ragionare su ciò che stava accadendo, non elaborava strategie come suo solito, agiva e basta. Quando si è costretti ad affrontare situazioni improvvise, anche il più cauto degli uomini si scopre leone, gettandosi a capofitto negli eventi. Così, in quella confusa frenesia, era riuscito a sciogliere le corde che lo immobilizzavano, e a scendere dall’altare su cui era stato posto, per dirigersi a soccorrere Yukiko. Tutto era confuso nella mente del ragazzo, gli eventi, le persone che lo circondavano, solo una cosa era chiara, lei, che dietro il vetro si accasciava, quasi esanime. Sbattè i pugni così forte su quel vetro che il sangue gli arrossò le nocche, mentre le lacrime, allo stesso modo, gli inumidivano il viso. Sanguinava nel corpo e nell’anima il ragazzo, sopraffatto da quella situazione così imprevedibile da lasciarlo senza difese.

Eppure la vita era questo, imprevisto, e dietro ogni imprevisto si poteva celare una lieta notizia, come anche la morte. Non era mai stato amante delle sorprese, aveva sempre cercato di pianificare tutto, di controllare il più possibile la situazione, di stringere il fato tra i rami e di ancorarlo con profonde radici, in modo che esso non potesse giocargli brutti scherzi. Ma nessuno può nulla contro di esso, e l’errore più grande è convincersi del contrario. Quando aveva deciso di seguire Yukiko all’accademia, aveva per la prima volta rischiato tutto, poiché sapeva che sarebbe stato pericoloso, imprevisto, ma non si sarebbe mai aspettato di scontrarsi con la morte così presto. Nessun Jonin a proteggerli, nessun Chunin a guidarli, si erano trovati ad affrontare una missione troppo pericolosa, nel momento in cui meno se lo sarebbero aspettato.

La forza dei suoi pugni sembrava avere effetto. Il vetro si scheggiò, per poi rompersi, creando un varco da cui il veleno usciva copioso. Tatsumaru si allontanò, coprendosi la bocca per non inalare il miasma, E fu allora che la ragione sembrò tornargli. Si accorse di cosa stava accadendo, e voltandosi, intravide una figura che piombava su Kuromori, e che veniva malamente trafitta e scaraventata al muro da quest’ultimo. Una volta a terra, il ragazzo parve riconoscere Masumi, e un brivido gli scorse lungo la schiena. Era pur sempre colei che lo aveva tradito, la fedele complice di quel pazzo, tuttavia non riusciva ad odiarla. Era stata pur sempre lei ad averlo introdotti ai misteri dei Senju, e grazie a lei aveva vissuto un’esperienza incredibile, che mai avrebbe dimenticato. Quel gesto poi, quel sacrificio estremo, mostrava il suo pentimento. No, non poteva odiarla, ma non versò alcuna lacrima per lei. Nell’aria solo l’amarezza di un’altra vita perduta quel giorno.

Kuromori si appoggiò alla parete, dove vi era un altro bottone. In quel momento, Tatsumaru percepì il suo sguardo come fosse indirizzato a lui stesso, carico di sadica felicità. Istintivamente il ragazzo allungò la mano per raggiungere i kunai, ma essa afferò il vuoto, era stato disarmato. Kuromori premette il bottone, e alle sue spalle, un terribile cigolio di cardini fece raggelare il cuore del ragazzo. Si voltò, la cella di vetro dove era chiusa Yukiko stava sprofondando nel terreno, dapprima lentamente, poi con sempre maggiore velocità.

"Nooooo!"



Urlò, accorrendo sull’orlo del baratro, inginocchiandosi su di esso, e tendendo disperatamente la mano verso la cella in caduta libera. Un rinnovato dolore si impossessò di lui, tutto era perduto. Non aveva più la forza di piangere, solo gli occhi sbarrati osservavano la scena, senza vederla, perdendosi in un bianco vuoto. Cosa avrebbe fatto senza di lei, che senso aveva vivere? Sarebbe presto toccato anche a lui la stessa sorte, e forse si sarebbero rincontrati all’altro mondo. No, non poteva accettarlo, non poteva. Lui era ancora vivo, lui poteva vendicarla, poteva ricordarla, proteggere la sua memoria affinchè divenisse immortale, se non per il villaggio, solamente per lui, e per le persone che l’avevano amata. E allora perché non riusciva ad agire, il suo corpo si era arreso all’inevitabile?

La gabbia si fermò, e la disperazione si trasformò in sorpresa, illuminando il buio con una scintilla di speranza. Trovò nuovamente la forza di piangere, ma una presenza alle sue spalle lo mise in allarme. Si voltò, intravedendo la figura di Kuromori, probabilmente venuta a finire la sua opera. Ciò non accadde, e subito a quella vista si frappose la sagoma di un ragazzo dai capelli dorati, ben noto a Tatsumaru.

L’immagine di un falco gli balenò nella mente. Allora quella voce che aveva udito nel dormiveglia era veramente la sua! Quel ragazzo così misterioso da risultare inquietante era implicato in quella storia, e sembrava che egli stesso ne fosse l’artefice. Si chiese se tutto ciò che era accaduto dall’esame Genin in poi fosse collegato, se quel ragazzo tirasse i fili del loro destino, come un dio capriccioso fa con le vite dei mortali. Tatsumaru ebbe nuovamente prova delle capacità di Kai, quando quest’ultimo trafisse il vecchio Kuromori con la sua stessa spada. Così se ne andava un’altra pedina di quello che sembrava essere un folle piano dallo scopo ancora ignoto. L’odio per quel ragazzo montava, era a causa sua se Yukiko stava soffrendo, o peggio ancora, se era morta. Avrebbe voluto colpirlo, saltargli alla gola mentre era ancora di spalle, e trascinarlo in quel pozzo senza fondo. Ma non ne ebbe il tempo.

Kai si voltò, pronunciando parole di sfida e di boria, una superbia che diede il voltastomaco al ragazzo. Si limitò a sostenere il suo sguardo coi suoi occhi azzurri, ora ottenebrati dall’odio verso quella figura, che aveva giocato con le loro vite sin dall’inizio. Dopodichè scomparve, e nuovamente la gabbia trasparente riprese la sua corsa verso l’oblio.

Questa volta la disperazione non strinse il cuore di Tatsumaru, ma una profonda determinazione ne raddoppiò la forza. Sembrava ridicolo, ma ora che aveva visto chi si nascondeva tra le ombre degli eventi di quel giorno, e che aveva avuto un assaggio dell’irritante pienezza di se di quell’individuo, era determinato più che mai a sconfiggerlo, e a fargli ingoiare la lingua che aveva pronunciato tali parole. La sua mente tornò lucida, l’adrenalina gli scorreva in corpo, era pronto ad agire. Dalle parole di Kai, dedusse che Yukiko era ancora viva, e il suo spirito si rafforzò ulteriormente a questa consapevolezza. Lo avrebbero sconfitto insieme, fianco a fianco, di nuovo insieme.

La gabbia stava precipitando, e la caduta di quell’oggetto riportò alla mente di Tatsumaru un avvenimento tanto insignificante, quanto prezioso in quel momento. Un giorno, mentre giocava sul grande albero nel suo giardino, perse l’equilibrio, e cadde da un’altezza considerevole. Per salvarlo dall’impatto, suo padre compose dei sigilli, e dal terreno, delle radici lo afferrarono, attutendo la sua caduta, fino ad arrestarla. Quella volta ebbe davvero paura, ma in essa, si ricordò dei segni che suo padre aveva fatto con le mani. Era strano per lui, troppo piccolo che capire cosa fossero, e proprio per questo rimasero così indelebilmente impressi nella sua memoria. Forse avrebbe potuto fare lo stesso con la gabbia di Yukiko. Non c’era tempo per pensare, e quella al momento era l’unica opzione possibile. Cercò di stabilire un contatto con la natura, di far fluire il chakra come aveva già fatto più volte in quella giornata. Compose i sigilli, cercando di ricordarseli, sperando ardentemente che sortissero qualche effetto. Se non avessero funzionato al primo colpo, avrebbe riprovato ancora, e ancora, non si sarebbe arreso. Il tempo era a suo sfavore, aveva scelto di agire in quel modo, non poteva che proseguire su quella strada. Sperò che le radici fuoriuscissero dal terreno, che bloccassero i binari su cui la prigione stava scivolando. Certo, si sarebbero infranti, ma avrebbe continuato, fino a che la gabbia non si fosse arrestata del tutto. Non era un tipo religioso, ma in quel momento pregò la natura di venire in suo aiuto.

||Non penso servano i calcoli, nel caso modifico.||

 
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view post Posted on 7/2/2012, 19:44     +1   -1
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Laddove la paura miete il coraggio reagisce. Questo era pressochè attribuibile al momento che quei due ragazzi stavano passando. Un momento di tristezza. Entrambi sapevano che la morte dell'altro non poteva far altro che creare un futuro pieno di sensi di colpa, di paure e tristezza. Aveva saputo liberarsi di quel senso che l'opprimeva, aveva saputo dare la libertà al suo potere. Un potere che si era celato per troppo tempo nell'animo di Tatsumaru. Solo una prova, una dura prova, avrebbe permesso che ciò avvenisse. Solo quando la sua mente, i suoi sentimenti, fossero stati in pericoli avrebbe mostrato il suo potere. Come se si fosse attivato, era quiescente. La paura, in certe circostanze, dava spazio ad un potere mai visto. In ogni caso Tatsu era riuscito a salvare la ragazza. Del legno era comparso da quel buio cunicolo e aveva sorretto la caparra di vetro. Dopo la morte di Kuromori, la frenata della discesa della gabbia, nell'ambiente s'alzò un tetro silenzio. Solo alcune parole, dolci parole, tentarono questa dura prova. Provenivano da un corpo, aveva una grossa ferita sull'addome. Non poteva essere altro che la ragazza " scalza" che aveva accolto Tatsumaru alla residenza dei Senju. Lei era solo una complice, un burattino che Kuromori aveva usato tramite la sua comuncazione persuasiva.

E' così bello. L'amore. Siate felici, ho capito i miei sbagli. Buona fortuna, ragazzi. Pagherò le mie colpe morendo qui. Questo è il mio pentimento.


-Post di griever-

Le sue parole si persero nell'aria volteggiando come lucciole nell'oscurità e per quanto significative, erano pronunciate da una persona che in un modo o nell'altro, nonostante il pentimento, aveva tradito la fiducia di Tatsumaru e di chissà quanti altri. Forse anche lei vittima di un giro fin troppo ampio per renderla colpevole ma sicuramente facente parte del progetto nato dalla mente perversa di un'unica potente persona, tanto influente da cambiare le sorti di un destino già scritto, la cui ragione che dava vita ai suoi meccanismi diabolici, rimaneva ancora celata oltre quegli occhi dorati. Ad ogni modo, quando nella stanza tornò quel tacito silenzio a sovrastare qualsiasi forma di rumore, un nuovo acuto fece sussultare il senju che alzando il capo verso il tetto poté notare una trave della struttura venire quasi giù: il luogo stava sprofondando nelle sue fondamenta, si stava distruggendo con all'interno i due shinobi e se non avessero agito oltre quel limite sensato, avrebbero seppellito con i loro corpi ogni ragione d'esistenza. Yukiko tornò intanto cosciente tra le braccia vigorose di Tatsumaru e se anche in un soffio di istanti, aveva tutte le capacità per alzarsi nuovamente in piedi con la propria forza di volontà ed insieme all'amico di uscire da quel covo del diavolo. Era l'ultimo passo verso la salvezza, verso la luce comparsa nell'oscurità e seppur osservati dall'artefice di quel misfatto, rimanevano consapevoli che finché avrebbero avuto un motivo per continuare a vivere e lottare, nessuno avrebbe potuto arrestare il loro impeto.

||Salvare Masumi? Potete ma la scelta spetta a voi. Per quanto riguarda Shino, sarà capace di camminare da sola.||
 
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^Shinodari^
view post Posted on 13/2/2012, 20:11     +1   -1




Cadeva.

La sensazione effimera del vuoto le attraversava lo stomaco come uno stormo di uccelli che smuovevano l’aria immota e con lei cadeva il piccolo giglio, trascinato dalla mente, stanca di quella realtà ovattata dal veleno. Più osservava quei petali mossi dal vento della fantasia, più era indotta a reagire. Non riusciva ad aprire gli occhi, le palpebre pesanti parevano incollate dalla melassa infima e subdola di ciò che aveva dovuto respirare, ma dentro di lei qualcosa si mosse e la volontà tornò ad essere presente. Voglia di vendetta forse? Desiderio di rivedere Tatsumaru? Oppure semplicemente istinto di sopravvivenza? Qualunque cosa fosse Yukiko reagì agli eventi nello stesso momento in cui la gabbia di vetro e ferrò si arrestava di nuovo.
Venne circondata da un caldo abbraccio e sollevata delicatamente, era da tanto che non provava più una sensazione così forte di protezione e affetto, da quando era bambina forse e quando quel calore permeò mente e corpo, i suoi occhi si aprirono per incontrare il viso dell’amico.

Il suo viso era sinceramente preoccupato e il suo sguardo trasmetteva tutto il tormento e l’angoscia che in lui si agitavano in quel drammatico momento. Voleva rassicurarlo, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, allora si disse di avere pazienza, che bastavano pochi minuti e si sarebbe ripresa. Fu allora che udì una voce sconosciuta e, quando faticosamente volse il capo nella direzione dalla quale proveniva il suono, vide che si trattava di una fanciulla che giaceva alle spalle di Tatsu ed era gravemente ferita.
Il sangue scorreva a fiumi e quel liquido imporporava il pavimento di legno come un raccapricciante tappeto, si era destata da un incubo per finire in un altro, questo pensò. Si domandò anche se non fosse un effetto collaterale del veleno e della sua prostrazione, ma quella ragazza era, purtroppo, terribilmente reale. Li udì parlare, ma non capì il senso di ciò che dicevano, non poteva d’altronde così, per cercare di tranquillizzare l’amico in qualche modo, gli prese una mano e cercò di mettersi seduta, lui l’abbracciò vigorosamente e visibilmente felice si lasciò andare alla gioia.



“Tatsu chan ..”



Riuscì finalmente a dire con un filo di voce, mentre il suo viso provato sprofondava nel suo petto, si stringeva forte alla speranza di sopravvivere a quell’avventura dannata.

Insieme.

Era così che avrebbero potuto cavarsela, ancora una volta insieme, ancora una volta uniti in quella vita che non poteva essere così breve. Allora sorrise.

Un rumore secco la fece tornare immediatamente alla realtà e, guardando in alto, vide una trave piegarsi pericolosamente verso il basso, capì che il pericolo non era terminato e che dovevano muoversi in fretta per non restare schiacciati da tutto quel legno che si stava frantumando sopra le loro teste. Cercò di rimettersi in piedi e, aggrappandosi all’amico, riuscì a restare sulle sue gambe, seppur ancora tremanti e malferme.



“Dobbiamo lasciare immediatamente questo posto, sta crollando tutto!”



Voltando lo sguardo alla ricerca di una via d’uscita, vide l’uomo che aveva imprigionato Tatsu, Konora e lei stessa, accasciato a terra, esanime e si domandò cosa fosse successo in quella stanza, ma non era certo il momento di chiedere spiegazioni, di Kai invece non vi era alcuna traccia.



“Dobbiamo prendere Konora!”



Disse guardando il corpo che giaceva sdraiato su quella specie di altare.



“E quella ragazza ferita ..
.. dobbiamo aiutarla ..”



Non poteva sapere che Masumi aveva tradito la fiducia dell’amico così come Kai aveva tradito la sua e non poteva far altro che preoccuparsi della sua sorte.
In ogni caso non avrebbe avuto abbastanza forza per sollevarla e quindi avrebbe dovuto occuparsene lui, sempre ammesso che fosse suo desiderio salvarla, quindi si diresse velocemente all’altare e, usando un kunai, recise le corde che legavano Konora, poi, con poco garbo a dire il vero, prese a schiaffeggiarla violentemente per farla rinvenire. Se ci fosse riuscita avrebbe imboccato l’unica via aperta, ossia la strana porta dalla quale i due ragazzi erano entrati e che dava su un corridoio lungo, con un altrettanto lungo tappeto posato per terra.

Si sentiva bene ora, certo era piuttosto provata nel fisico e nell’anima, ma almeno riusciva a camminare e pensare lucidamente ed ora la priorità era fuggire da quella casa maledetta il più velocemente possibile.

 
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19 replies since 9/1/2012, 21:25   533 views
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