L'animo di un Senju.

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view post Posted on 5/1/2012, 22:21     +1   -1
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Gdr//off Welcome. Inauguriamo la mia prima quest senju con un bel caso. Ho potuto ben notare che il carattere del tuo piggi rispecchia il tuo. Da poco hai fumato una pientina d'albero, la cenere sui tuoi vestiti era evidente e si trattava di un abete del settecento. Hai dormito con una pianta d'erba nel letto e la tua peluria ha fatto le radici. E così hai ucciso quella piantina, il caso è chiuso. Gdr//on

Il gelo pungente pizzicava le dita delle sue mani e l'alitare su di esse, giovava in modo effimero al suo fastidio. Come il vento sospirò tra gli abeti, e venne il tempo delle foglie d'oro che si lasciano cadere. Il sole calante rendeva l'atmosfera quasi dorata instaurando nel passante l'illusione ch'essa potesse sembrare meno gelida. In quell'atmosfera del tutto surreale si prostava immenso l'albero, secolare, fin dalla nascita dell'arte ninja. Si racconta infatti che l'assimilazione chakra da parte dell'Eremita dei Sei sentieri fosse avvenuta in quel luogo.

V'era un quiete e sano silenzio. Era bellissimo stare ad ascoltare i versi della natura, lo sciabordio del vento che s'abbatteva sulle foglie degli alberi. Quell'innaturale forza che non aveva un termine o un inizio, ma continuava, continuava imperterrita nel suo moto finchè l'ultima foglia fosse toccata. Tale era l'altezza che le leggende dei paesi orientali erano del tutto inorridite, quasi a toccare il cielo. Se lo si fosse guardato con una finalità religiosa di certo lo si sarebbe venerato come un dio. Ma per loro era Dio in altri aspetti. Difatti poteva essere denominato tale perchè inizio del Mokuton. A pensarci tutto era così particolare e affascinante, che per descrivere ciò che si mostrava non bastavano neanche poche pagine. Ed intanto per quel ragazzo, arrivato fin lì per proclamare aperto uno dei suoi sogni, si incominciò a scrivere la seconda pagina della sua vita.

Sperando ovviamente che quel "libro" si fosse concluso, e non bruciato o rimasto incompiuto. I suoi occhi, seppur attenti, non avevo visto ciò che si celava sul suo cammino. Il suo arrivo in quel luogo, seppur inaspettato, era risaputo. C'erano molti promettenti Senju, e lui ne faceva parte. Probabilmente coloro che l'avevano accompagnato a sua insaputa erano i bassi ranghi della stessa dottrina.


???- Tu, cosa ci fai qui?

Quelle fallaci parole furon pronunciate. Dal suono si poteva considerare la possibilità che fosse una donna. All'apice di tale momento, difficile era sapere chi l'avesse detto, poichè nessuno si era ancora mostrato alla sua figura. Era un ombra tra gli alberi li intorno. Ed intanto necessitava di una sua risposta, seppur sapeva il motivo della sua venuta.

Pochi sapevano insegnare il Mokuton e forse lei ne faceva parte. L'avrebbe messo alla prova, avrebbe enfatizzato i suoi motivi, onorevoli o di sorta alcuna, ma non avrebbe regalato di certo la sua saggezza. Ben presto, però rilevò la sua figura. Il suo viso era splendido, immacolato e privo di sevizie, i suoi occhi avevano una forma ben definiti ed i capelli, di un argenteo affine al colore chiaro del cielo, che le ricadevano dolcemente sul petto. Indossava il comune vestito degli appartanenti al clan Senju, e quando avanzava verso il giovane ragazzo potè notare che non possedeva calzatura alcuna, aveva i piedi nudi.


 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 6/1/2012, 11:11     +1   -1




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Una voce lo riportò repentinamente alla realtà. In quell'istante si accorse di aver perso la cognizione del tempo e capì di non essere solo. Si voltò di scatto, verso la direzione da cui ipotizzò provenisse il suono. Sembrava la voce di una donna, ma ancora nessuno si era palesato, tutto intorno erano radici, erbe e fiori. Gli occhi di Tatsumaru scrutarono le ombre in cerca di una presenza, ma l’intrico della vegetazione era così vario e mutevole da distrarre la vista del giovane, che ancora non riusciva a scorgere nessuno. Eppure qualcuno doveva esserci, forse il suo maestro, colui che gli avrebbe insegnato ciò che doveva conoscere dell’antico Clan a cui apparteneva. Dopo qualche istante di indecisione, prese un respiro profondo, rispondendo a gran voce alla domanda.

"Sono Tatsumaru, figlio di Hideki, del clan Senju. Sono giunto in questo luogo per apprendere quanto più possibile sulle mie radici. Chiunque tu sia, mostrati …"



Quella richiesta gli morì sulle labbra. Voleva davvero che la fonte di quella voce si palesasse? Gli istanti seguenti trascorsero nell’inquietudine, con un pizzico di eccitazione. Chissà chi si sarebbe trovato di fronte, cosa sarebbe successo di li a poco, era tutto nuovo per lui, e l’emozione si impossessò del suo corpo. Ogni istante sembrava infinito.

Non dovette attendere molto prima che la misteriosa figura facesse la sua comparsa. Una donna, dal viso candido e affascinante, i cui occhi avevano stregato il ragazzo a tal punto che gli risultò difficile distogliere lo sguardo. Tale viso era incorniciato da lunghi capelli argentei, che le cadevano morbidi sul seno, e che ondeggiavano ad ogni passo che ella compiva verso di lui. All’apparenza una giovane fanciulla, ma i suoi occhi tradivano qualcosa di più profondo, molto più affine alla saggezza degli anziani che alla spensieratezza della gioventù. I lembi dell’insolita veste che indossava ondeggiavano al ritmo del suo passo sicuro, nonostante le asperità del terreno, e una volta arrivata abbastanza vicino, Tatsumaru potè notare che era scalza.

*Sicuramente un’indigena, a giudicare dalle vesti e dalla sicurezza con cui si muove in questo luogo, nonostante sia anche scalza …*



Pensò, cercando di formulare ipotesi sulla sua identità. Meglio delle congetture, tuttavia, sono le certezze, e così senza indugio fece un inchino riverente alla donna, e sorridendole benevolo, proferì nuovamente parola, questa volta in un tono consono alla vicinanza di quest'ultima.

"Come ho già detto, il mio nome è Tatsumaru, del clan Senju"



Attese un’eventuale risposta chiarificatrice dei dubbi che in quei brevi istanti erano sorti nella sua mente. Presentarsi era un buon modo per rompere il ghiaccio, ed era ciò su cui contava.

||Deduzione esatta signor Holmes XD Ho ampliato un pò la descrizione fisica della donna, altrimenti non avrei saputo cosa far pensare a Tatsu, spero non ti dispiaccia.||

 
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view post Posted on 6/1/2012, 17:33     +1   -1
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Gdr//off Spero una cosa che abbiamo ideato venga portata avanti, ovviamente non l'ho fatto con te. Mio caro, Watson. Per questa volta ne rimarrai fuori. Lol. Gdr//on

La verità è che la sua venuta in quel luogo non era stata per caso. Era stata calcolata da alcuni addepti che si celavano dietro le vere motivazioni. In ogni caso la storia sarebbe andata avanti, per ora. Quella dolce e sinuosa ragazza cercava la trasgressione che il giovane ragazzo tentava di tener chiusa dentro di se, nel profondo ed effimero spazio dell'animo umano. Ancor non sapeva se quel ragazzo possedeva i poteri per controllare l'arte di uno dei fondatori del villaggio, Hashirama.
Forse non conosceva la vera spiritualità, il vero motivo per cui certi uomini venivano scelti per possederne le caratteristiche, le tecniche. Una delle cose che avrebbero sempre portato avanti era la strada verso il bene, ciò per cui la casata dei Senju era nata. Chi si sarebbe voltato alle proprie origini ed al giuramento che aveva prestato alla sua nomina sarebbe stato cacciato e perseguitato finchè la sua vita non fosse finita.
Intanto quella labile e dolce fanciulla girava intorno alla sua figura, per vederne ogni effimero segno, se apparantemente mostrava di possedere le qualità per essere un Senju.


??? - Beh, chi abbiamo qui. Tatsumaru, figlio di quel baldo giovane Hideki. In ogni caso non sei tu a scegliere di far parte del clan Senju, è il clan a scegliere te. Non per questo essendo figlio di un originale potresti attingere il potere del Mokuton.

E' ciò per cui ogni apprendista arrivava in quel luogo. Lì il potere sarebbe emerso, o sarebbe rimasto celato se l'anima di cui si occupava si rilevava non benevola. Però non sarebbe stato piuttosto educativo non presentarsi, quel ragazzo l'aveva fatto, e per di più due volte. Ma, ma c'era un ma. Poi lo scopriremo.

Masumi - Ah scusa per non essermi presentata, non volevo essere scortese. Il mio nome è Masumi. Masumi Senju. Ora verrai con me, entreremo nella residenza ho qualcosa da prendere e poi dovrò verificare qualcosa. Dimmi, per quale motivo vuoi far parte di questo clan? Possederne il potere primario?

Così si incamminarono per quel viale. Nel tergiversare si erano allontanati pochi metri dalla residenza. Lei con i suoi piedi nudi, fino a sentire scorrere sotto di se la linfa che circolava nelle foglie. Era autunno. Al loro passaggio udivano lo scrocchiare delle stesse, secche per via del ciclo vitale. L'autunno era una fase di transizione, nel quale la vita s'apprestava a rinascere. Ed eccoli arrivati a quell'albero.

Masumi - Aspettami qui fuori, non sei ancora in grado di entare in questo luogo.


 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 6/1/2012, 23:44     +1   -1




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La donna prese a camminargli intorno, osservandolo, probabilmente per valutare la sua apparenza. Tatsumaru ne rimase confuso, e il sorriso di poco prima si trasformò in un’espressione interrogativa. Seguì con lo sguardo fin dove possibile l’incedere della donna, senza voltarsi, sentendosi sotto esame.

Nel frattempo ella aveva ripreso a parlare. Conosceva suo padre, che aveva chiamato giovane, cosa che avvalorò la tesi già espressa dai suoi occhi misteriosi. Non era ciò che sembrava. Con le successive parole sembrò quasi rimproverare il ragazzo, e accennò al potere dei Senju, il Mokuton. Tatsumaru seppe di essere stato frainteso. Egli non voleva paragonarsi a suo padre, un membro accettato dagli esseri di quel luogo, e questa errata deduzione derivava dalla concezione del termine Clan. Per Tatsumaru esso aveva il significato di un gruppo di individui accomunati da legami di sangue, ma per quella donna doveva avere un significato molto più profondo. Si affrettò a scusarsi, chinando il capo, non volendo essere accusato di superbia.

"Se posso interrompervi, non intendevo mancare di rispetto, e mi scuso se l’ho lasciato intendere. Intendevo solo identificarmi a voi come portatore del sangue Senju, ereditato dai miei genitori. Ho errato nell’esprimermi, chiedo nuovamente perdono"



Ci teneva a fare una buona impressione, dato che ormai era chiaro che quella donna sarebbe stato il suo Sensei. Si soffermò a riflettere sull’ultima parte di quella frase. Il Mokuton, l’arte del legno, l’abilità innata sopita nel sangue Senju, una cosa meravigliosa ai suoi occhi. Quando i suoi genitori si ritirarono dalla vita ninja, questa arte si trasformò da strumento di morte ad espressione tangibile del soffio della vita. Perché di questo si tratta, chi padroneggia il Mokuton riesce a creare la vita, seppur in forma vegetale. L’albero a cui erano legati molti dei suoi ricordi più felici, proveniva da quell’arte, come gli oggetti che suo padre creava, o ancora le costruzioni che insieme a sua madre avevano eretto. Ognuna di queste cose aveva donato elicità a qualcuno, che fosse un senzatetto, un bambino, o Tatsumaru stesso. Lui tuttavia ne conosceva solo un aspetto, quello che aveva sotto gli occhi. Il Mokuton poteva essere un’arma portentosa, e questo i suoi genitori lo sapevano, ma raramente o di malavoglia avevano parlato di questo aspetto.

La voce della donna interruppe il filo dei suoi pensieri, che troppo spesso si perdevano in una nebbia di sogno. La donna si scusò per non essersi presentata, e rimediò subito alla scortesia. Masumi era il suo nome, un nome

*Masumi significa “Bellezza crescente”, e in effetti la rispecchia molto … Esso tuttavia significa anche “Vera Purezza” … Questo potrò constatarlo in seguito *



Ella si affrettò a spiegargli cosa sarebbe accaduto di li a breve, segno che le sue supposizioni erano esatte, e che il suo arrivo era stranamente atteso. Gli porse inoltre delle domande, prevedibili data la situazione, a cui Tatsumaru rispose a cuor leggero, senza indugio.

"Credo che ogni persona che voglia andare in un posto debba sapere da dove è partita. Io voglio affacciarmi al futuro, ma per farlo devo conoscere la mia origine. Come ha detto mio padre, un albero non può crescere fino a toccare il cielo, se non si tiene saldo sulle sue radici. Io sono un Senju di sangue, desidero diventarlo anche di spirito. Apprenderò da voi tutto ciò che mi insegnerete, Masumi Sensei."



Nel frattempo, Tatsumaru aveva seguito Masumi, e quando egli accennò un inchino, concludendo la sua risposta, essi erano giunti ai piedi di un albero, meno maestoso del principale, ma comunque monumentale. La donna gli disse di attendere fuori, poiché non era pronto. Annuendo, si sedette su una vicina roccia, ingannando l’attesa giocherellando con un kunai. Ciò gli serviva a gestire la tensione e l’euforia di quel momento. Tutto sarebbe cominciato di li a poco.

 
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view post Posted on 7/1/2012, 00:49     +1   -1
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Ben liete erano le motivazione del giovane Tatsumaru che espose alla sua mera sensei ciò per cui era venuto in quel luogo, per coltivare il suo spirito, facendolo arrivare al pari di un "vero" senju. Intanto lo scoccare dei minuti era controllato dal moto del sole. E lui era li, fermo, ad ammirare quel maestoso albero. Un giorno sarebbe entrato anche lui in quella residenza, avrebbe toccato l'apice di quel tronco dimostrando a tutti che c'era riuscito, che c'è l'aveva fatta.
Intanto nella residenza un frastuono incredibile era provocato dalla giovane Masumi, era in cerca di qualcosa. In mano aveva una penna, mentre non riusciva a trovare un pezzo di carta. Mal che vada avrebbe usato il legno per scriverci sopra, ma dopotutto, che doveva scrivere?
E fu allora che uscì, in tutta la sua bellezza.


Masumi - Allora. Tu vuoi davvero diventare un Senju anche di spirito. Prima di tutto devi avere un contatto con l'albero. Cerca di collegare la tua mente alla sua, di sentire la linfa scorrere nelle tue vene. Che il potere nascosto dentro di te non sia passiva. Bene, tocca con il palmo della mano il tronco dell'albero, e poi mi dirai cosa hai sentito.

E quella era una delle prove a cui sarebbe stato sottoposto. La prima, e non l'unica. Se non avesse visto la vita dell'albero, se non avesse constatato la linfa nel suo spirito, lui non sarebbe stato pronto ad accingere a quel potere.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/1/2012, 14:45     +1   -1




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I minuti passavano, e dall’interno dell’albero si sentiva solo il tramestio della donna, alla ricerca di qualcosa. Tatsumaru faceva roteare il kunai, passandolo tra le dita e sfregandolo sulla pietra dove era seduto.

*Chissà cosa sta facendo, magari le serve una mano … *



Improvvisamente il rumore cessò, e il ragazzo smise di giocherellare con l’arma. Masumi uscì dall’albero, con un’aria soddisfatta che esaltava la sua bellezza. Si rivolse al ragazzo, spiegandogli quale sarebbe stato il primo passo da compiere per raggiungere la consapevolezza della sua natura. Tatsumaru ascoltò attentamente, scosso da un brivido di eccitazione, mentre riponeva lentamente il kunai nel fodero. La prova non sembrava difficile, doveva sentire scorrere la vita nell’albero, un’esperienza che aveva già tentato di fare. Tuttavia gli venne un dubbio. Fino a quel momento era riuscito a percepire lo scorrere della vita in modo intenso una sola volta, ed era stato per un breve istante. Era accaduto il giorno prima, con la quercia eretta da sua padre nel giardino di casa.

*L’ho già fatto una volta … però adesso è diverso. La Quercia è stata creata da mio padre, la sua essenza è in essa, per questo sono riuscito a percepirne la vita … Ma questi alberi sono qui da secoli, non ho alcun legame con loro, se non … Il mio sangue Senju … Tutto ha un senso. Devo risvegliare la mia natura, in modo che gli alberi mi accettino, lasciando che io percepisca lo scorrere della loro linfa. Ma come posso fare?*



Assorto in quei pensieri, Tatsumaru annuì flebilmente, per poi scendere dal masso con un balzo. La sua espressione era concentrata, ora si faceva sul serio. Si avvicinò all’albero, quanto bastava perché potesse toccarlo tendendo il braccio. Inspirò profondamente, doveva lasciar scivolare via ogni preoccupazione, ogni paura, soprattutto quella di fallire. Inspirando assorbì dentro di se l’odore umido della corteccia, l’aria pungente, il rumore delle foglie secche. Chiuse gli occhi, espirando lentamente, soffiando fuori la negatività, la paura, svuotandosi per far posto solo al necessario. Tenendo gli occhi chiusi, alzò lentamente il braccio, volgendo il palmo alla corteccia nodosa. Solo un attimo di esitazione interruppe l’armonia di quel gesto. Un brivido lo aveva fatto esitare, ma fu solo un istante. Il palmo si appoggiò morbidamente alla corteccia, sfiorandola appena. Una strana sensazione strinse le membra di Tatsumaru. L’esercizio di rilassamento aveva lasciato qualche impurità in lui. Non poteva estraniarsi completamente dalle sue emozioni, erano parte di lui, del suo essere. Non era di certo un asceta, non era in grado di trovare la serenità in un batter d’occhi, solo volendolo. Sebbene ciò gli provocasse disagio, era per lui anche un conforto. Le sue emozioni, anche quelle negative, lo rendevano sicuro, accompagnandolo per mano. Spesso l’ignoto è così disarmante che anche la debolezza nota diventa forza. La stretta si trasformò in calore, che lento si irradiò in tutto il suo corpo. Era ancora se stesso. Premette la mano sul tronco, facendola aderire alla corteccia. Ne sentì la ruvidezza, la solidità contrapposta alla morbidezza della sua carne. Spostò le sue percezioni oltre il tatto, cercando di penetrare la barriera dell’albero, ma non ci riuscì. Riprovò, sforzandosi maggiormente, contraendo il viso. Ci provava, ma non era facile. Si agitò, non voleva fallire, infrangere i suoi propositi, la strada che era così determinato a percorrere. Determinazione, forse quella lo avrebbe aiutato, e allora premette con più forza, fino a sentire il leggero scricchiolio della corteccia. Nulla, anzi, meno di prima. Strinse i denti, non poteva andare così. Poi d’un tratto si accorse di cosa gli stava accadendo. Sentì i muscoli del braccio tesi, nello sforzo di spingere. Capì che stava perdendo il controllo, che le emozioni che aveva cercato reprimere stavano rifiorendo dentro di lui. La collera non serviva a nulla, la paura nemmeno, se avesse temuto di fallire, allora sarebbe realmente accaduto. Rilassò i muscoli, mantenendo il contatto con la pianta. Ripensò alla sera prima, quando aveva sentito la vita scorrere nell’albero di suo padre. Ripensò alle sue emozioni. Serenità dopo la tempesta, sicurezza dopo l’incertezza. Ricordò la sensazione dell’erba sotto i piedi nudi, il desiderio di fondersi con la natura. Si sfilò le scarpe, senza mai staccare il palmo dall’albero, tenendo sempre gli occhi chiusi. Strinse le dita, cercando di afferrare i fili d’erba. Sentì il freddo dell’aria autunnale sul dorso dei piedi, e la morbidezza delle foglie secche sulla pianta. Si cullò in questa sensazione, e alzando il mento, sorrise. Si avvicinò ulteriormente all’albero, accostò il naso alla corteccia, sentendone il profumo. Fece scorrere il palmo della mano sulla superficie, lasciandosi solleticare dalla ruvidezza del legno. Si sentì rigenerato, capì che la serenità che percepiva proveniva dall’albero. Non era per volontà sua, finchè aveva cercato insistentemente di avere un contatto aveva fallito. Solo ora, che non cercava di imporre nulla, ma di fondersi al tutto, poteva sentire che qualcosa accadeva.

Arrestò la mano all’improvviso, e aprì gli occhi. Come quando in riva ad un ruscello si poggia il palmo della mano sulla sua superficie cristallina, e se ne percepisce lo scorrere, così egli sentiva scorrere la vita nell’albero. In principio un leggero formicolio sui polpastrelli, poi una sensazione sul palmo, che si irradiava come una spirale per tutta la mano. Percepiva il flusso di quello che doveva essere il chakra della pianta, o comunque qualcosa di simile. La sensazione cresceva, i suoi occhi erano aperti, ma non osservavano alcunché. Infine essa si stabilizzò. La sensazione era concentrata sull’intero palmo, ed era simile ad un formicolio. In quell’istante potè percepire l’albero crescere, le radici affondare, le foglie sbocciare e crescere. Se avesse allargato ulteriormente le sue percezioni, avrebbe potuto sentire il battere ritmico del cuore della pianta, salvo poi accorgersi che era il suo. Il suo sangue scorreva al ritmo della linfa, e il suo cuore battere con quello dell’albero. Non era solo una percezione, era una fusione, che tuttavia non durò abbastanza. La sensazione tornò a concentrarsi sul palmo, e li vi rimase. Tatsumaru credette che l’albero avesse voluto indagare il suo essere, e che lo avesse accettato. Il ragazzo non lo sapeva con certezza, non poteva distinguere se essa fosse suggestione o se avesse davvero portato a compimento la prova. Non se lo chiese. I suoi occhi ripresero ad osservare, le sue orecchie ad udire il mondo circostante, era tornato in se, e la sensazione non era svanita. Si allontanò di un passo, staccando la mano dall’albero. Ne osservò il palmo sporco dei frammenti di corteccia. Strinse lentamente la mano a pugno, e poi la riaprì. Si avvicinò, e riprovò a percepire la vita nell’albero. Accadde di nuovo, sentiva la linfa vitale scorrere, ed era meraviglioso.


 
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view post Posted on 7/1/2012, 16:55     +1   -1
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L'evento a cui quella giovane fanciulla assisteva era semplicemente, formidabile. Era così bello vedere come un Senju abbracciase mente e corpo lo spirito di un senju. La linfa scorreva in lui, l'albero aveva accettato il suo spirito. Era stato giudicato benevolo e quindi avrebbe potuto usufruire dei poteri del Mokuton. Guardando quella scena, Misumi, riviveva le scene della sua prima volta. Quando anche lei aveva provato l'essere un Senju, sentirsi finalmente parte di quel gruppo di persone che avevano assaporato la natura, ciò che si celava all'apparenza. Tutti non notavano che la natura fosse ben altro. Non un elemento da non considerare. La natura, così come gli alberi, gli concedevano la vita. E come scambio ricevevano solo dolore, un interminabile dolore.

L'umanità andava ormai delirando. Dire che vi era la pace è piuttosto fuorviante. Finchè esisteranno uomini avidi e senza pietà o compassione alcuna la pace non può esistere. Perchè gli uomini sono viscidi, incompetenti e privi di sentimento. Masumi lo sapeva, e sperava che Tatsumaru l'avrebbe aiutata. In quel momento un flebile, solitario raggio di sole trapassò la spessa coltre di rami che si era venuta a creare dopo lo spirar del vento, illuminando la figura del giovane ragazzo. Masumi alzò lo sguardo incontrando la luce che s'illuminava, timida, fra una tra una ramo e l'altro, cercando uno spazio attraverso cui filtrare, cercando una via attraverso cui vivere. Fece un lungo sospiro, forse perchè si era levata un peso opprimente che le asfissiava e deprimeva il respiro, inalando l'odore di natura che c'era in quel luogo.


Era provata, stanca di tutto ciò che la circondava, dei continui tradimenti, delle bugie dette, dell'umanità che non sembrava cambiare. Un vago sorriso gli si dipinse sul volto al sol pensiero di essere tanto vicino all'albero, al proprio sogno, a colui che gli dava la forza. Fischiò, quel suono impercettibile risuonò per l'intera foresta. Poco dopo, silenzio. Solo lo stridio di un falco che vorticava nel cielo scegliendo la sua preda. Masumi alzò il braccio, cercando di fornire una posizione orizzontare allo stesso, probabilmente era per il falco. E così fu. Nel mentre Tatsumaru sembrava aver finito. Estrasse tramite la sua arte, un pezzo di corteccia su cui incise diverse parole che a lui erano nascoste. Ma lo sguardo curioso di quest'ultimo le impose di doverlo rassicurare, almeno.

Masumi - Non è nulla. Devo solo rendere al capo clan l'inventario della residenza. Ecco, vola via.

E così quel maestoso e idilliaco animale spiccò il volo verso il luogo che gli era stato indicato. Intanto Masumi scrutava la figura del giovane Senju, quasi a tutti gli effetti. Poteva vedere un colore degli occhi più scuro, come se l'avvicinamento a quel potere l'avesse cambiato. Reso più forte. L'occhio dell'albero regnava anche su di lui, ora lo proteggeva, vegliava su di lui.

Masumi - E' meglio che ora andiamo. Sei predisposto a controllare il Mokuton, dobbiamo trovare solo qualcuno che ti insegni come farlo.

Cosìcche Masumi si voltò indietro e riprese a camminare sul sentiero delineato dal mucchio di foglie ammansate in unico passo. Quella foresta era stupenda, conifere d'ogni genere delineavano il paesaggio. Piante, quasi rare, illuminavano con la loro varietà di colori l'intero ambiente rendendo quasi la varietà dell'arcobaleno inferiore. E infine a rendere più roseo quel luogo era un ciliegio. La luce del sole che si rifletteva sui petali era immensa. Il vento ne muoveva gli argini, rendendo quel suono una tale melodia, spettacolare.

Masumi - Se te lo stai chiedendo ci stiamo recando da uno degli anziani Senju. T'insegnerà lui le tecniche e il segreto d'essere uno di noi. Io sono solo un tramite.

E così camminavano, camminavano ancora. Su di un promontorio scorgeva una maestosa residenza, ma data la distanza che li divideva era difficile darne una descrizione accurata. E così salivano, il sentiero era reso più ripido data la scivolosità delle foglie, seppur secche, erano vive e Tatsumaru lo sentiva.
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/1/2012, 19:15     +1   -1




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Tatsumaru riprovò incredulo a stabilire il contatto. Era come se una parte di se si fosse risvegliata, ora riusciva a percepire naturalmente la vita dell’albero, anche se flebilmente. Sapeva che col tempo sarebbe migliorato, era solo agli inizi. D’un tratto si ricordò di non essere solo, e con aria un po’ imbarazzata si voltò verso Masumi, grattandosi impacciato la nuca, ma sorridendo di vera gioia. Un falco le si era posato sul braccio, e grazie al Mokuton aveva estratto un pezzo di corteccia, su cui aveva cominciato a scrivere parole sconosciute al ragazzo. Quest’ultimo la osservò incuriosito, immaginando che fosse un resoconto della sua prova. La sua espressione dovette tradire della preoccupazione circa l’esito dell’esame, ma ella lo rassicurò esponendogli la natura del messaggio.

L’animale spiccò il volo, recando con se il pezzo di corteccia arrotolato. Tatsumaru ne osservò la traiettoria, finchè non sparì oltre la chioma degli alberi. Quando riportò lo sguardo alla donna, ella lo stava osservando. Sembrava indagare il suo aspetto, e valutarlo nuovamente per registrare cambiamenti. Questa volta il ragazzo non si sentì a disagio, sorrise alla donna, attendendo un giudizio.

Quando ella confermò a modo suo la riuscita della prova, il ragazzo si lasciò sfuggire un gesto di esultanza, a cui seguì un profondo imbarazzo per la scarsa compostezza, d’uopo alla presenza di un maestro. Fece un frettoloso inchino per scusarsi, ma quando alzò nuovamente la testa la donna gli voltava le spalle, e si stava incamminando lungo il sentiero. Tatsumaru raccolse in fretta le sue scarpe, legandole allo zaino con delle cinghie. Stava bene a piedi nudi in quel luogo, e volle imitare Masumi. Si affrettò dietro di lei, fino a raggiungerla e seguire il suo passo.

Il paesaggio attorno a loro era vario e incantevole. Decine di varietà di piante si mostravano agli occhi del giovane ragazzo, coi loro colori e i loro profumi autunnali. Vi era anche un ciliegio, stranamente i fiore.

*Come può un ciliegio fiorire in autunno? In questo posto sembra che la vita continui, anche quando il freddo si avvicina … *



Era uno spettacolo insolito ed incantevole. Il ciliegio era una delle sue piante preferite. Così delicato ed incantevole, eppure così fragile. La vista dei petali rosati illuminati dal sole, gli portò alla mente il viso di Yukiko, e si scoprì anch’esso di un colore più rosso.

Masumi parlò nuovamente. Si sarebbero recati da uno dei saggi del clan, dove il suo addestramento sarebbe davvero cominciato.

"Perciò non siete voi il mio Sensei? Dovevate solo valutare se fossi stato degno di appartenere al clan?"



Tatsumaru ne rimase deluso, sperava di conoscere meglio quella figura misteriosa, di capire il segreto celato dai suoi occhi. Mentre proseguirono, il ragazzo espose alcune delle domande che fino a quel momento aveva tenuto per se.

"Masumi San, avete detto di conoscere mio padre, Hideki … l’avete chiamato “baldo giovane”, eppure ai miei occhi sembrate molto più giovane di lui … è molto che appartenente a questo Clan?"



Qualsiasi fosse stata la sua risposta, la seguente domanda sarebbe stata di carattere più leggero, per smorzare la tensione che forse in sarebbe creata in seguito alla precedente domanda.

"Ditemi Masumi San, come è stata la vostra iniziazione, cosa avete provato? È stato facile per voi?"



Nel frattempo entrambi proseguivano. Il ragazzo scorse una costruzione su un promontorio di fronte a loro, simile ad un maestoso castello. Quella doveva essere la residenza del saggio. Dolcemente, il sentiero cominciò a diventare sempre più ripido, finchè le foglie sparse sul sentiero non resero difficile proseguire. I piedi di Tatsumaru scivolavano sul manto di foglie secche e umide, e in alcuni passaggi dovette appoggiare le mani a terra. Tuttavia quelle foglie, seppur ingiallite e staccate dai loro alberi, non erano morte. Tatsumaru lo sentiva, sotto le piante dei piedi, la stessa vita che scorreva nell’albero di poco prima era presente anche in quelle foglie. Un altro miracolo di quella meravigliosa foresta.

||Scusa, sono stato distratto in corso d'opera, spero vada comunque bene||


 
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view post Posted on 9/1/2012, 22:01     +1   -1
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GdrOff//Continua QuiGdrOn//
 
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