Casa di Tatsumaru Senju

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°Tatsumaru°
view post Posted on 8/11/2011, 00:16     +1   -1




Casa



Tatsumaru vive con i suoi genitori nella periferia di Konoha, nella casa che questi ultimi costruirono dopo essersi ritirati dall’occupazione di ninja. Esternamente, la casa è circondata da un alto e spesso muro, la cui unica apertura è l’ingresso, dove uno spesso portone di legno sormontato da una tettoia di tegole, delimita la strada dalla proprietà.

Percorrendo un breve vialetto, si giunge all’edificio vero e proprio. Esso è leggermente sopraelevato, in modo da permettere il passaggio di cavi elettrici e tubature, e di alloggiare l’impianto di riscaldamento. Lungo le pareti esterne dell’edificio corre una veranda in legno, che si affaccia sull’ampio giardino, di cui parleremo in seguito.

Saliti alcuni scalini, vi è la porta d’ingresso, ampia e scorrevole, oltre la quale comincia l’interno della casa. La sua struttura è quasi interamente in legno, ed è frutto del duro lavoro compiuto da Hideki e Ayame, che hanno plasmato ogni sua parte servendosi dell’arte del legno. Abbandonate le scarpe all’esterno, si accede all’abitazione. Ci si trova in un corridoio abbastanza ampio, alla cui estremità si nota una scala che conduce al piano superiore. Sulla parete sinistra, vi sono due porte scorrevoli, la prima si apre sulla cucina, ben areata e con una porta finestra che conduce all’esterno, nella parte di giardino dove Ayame coltiva un piccolo orto. La seconda invece conduce al laboratorio di Hideki, dove trascorre il tempo plasmando e scolpendo il legno. È una stanza abbastanza piccola, e la parete che da all’esterno è quasi completamente apribile grazie ad una porta scorrevole. Tornando al corridoio, sulla destra si apre un’unica grande porta scorrevole, che conduce all’ampia sala da pranzo e salotto. Essa occupa tutta la parte destra del piano terra. Sulla parete più lunga, vi è una grande porta scorrevole che conduce all’esterno, e si affaccia sulla parte di giardino preferita da Tatsumaru, quella con il grande albero dove lui e Yukiko giocavano spesso.

Salendo le scale in fondo al corridoio, si arriva al piano superiore. Anche qui vi è un corridoio, sulle cui pareti si aprono quattro porte scorrevoli. Sul fondo del corridoio, è situato un piccolo stanzino adibito a ripostiglio. La prima sulla sinistra, sopra alla sala da pranzo, conduce alla camera di Tatsumaru. Essa è molto luminosa, e dalla finestra può vedere parte del grande albero e la camera di Yukiko oltre il muro che separa le loro due proprietà. La stanza successiva, sempre sullo stesso lato, è quella dei suoi genitori, più grande rispetto a quella di Tatsumaru, ma ugualmente luminosa. Sull’altro lato invece si trovano due bagni, uno più piccolo ed essenziale, e l’altro più spazioso e completo, dotato di un’ampia vasca in cui è possibile rilassarsi quasi come in una sorgente termale.

Il giardino, ultima parte della casa ancora da descrivere, circonda l’edificio, e costituisce gran parte della proprietà. Oltre al già citato orto, in esso si possono trovare alcune specie di fiori ed alberi minuziosamente curati dalla famiglia, e un laghetto con una piccola cascata, dove nuotano alcuni esemplari di Carpa Koi. L’elemento del giardino che Tatsumaru preferisce è senza dubbio il grosso albero, che suo padre generò a ridosso del muro che separa le proprietà dei Senju e dei vicini Yamanaka. Si tratta di una robusta quercia che Hideki eresse per soddisfare il desiderio dei due bambini di costruire una casa su un albero. Egli si offrì anche di creare per loro una casetta stabile e sicura, ma i due bambini non vollero sentir ragioni, e con le loro sole forze, costruirono il loro rifugio segreto, forse non proprio stabile e sicuro. Ogni tanto, quando Yukiko fa visita a Tatsumaru, i due salgono ancora in quella casetta, e li passano il loro tempo.

Edited by °Tatsumaru° - 23/2/2012, 20:26
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 31/12/2011, 19:54     +1   -1




La primavera della gioventù



Narrato
*Pensato*
"Parlato"




La luce del sole sorrideva benevola agli abitanti del villaggio nascosto della Foglia, che sotto di esso avevano cominciato le loro attività quotidiane. Era un giorno come un altro per i suoi abitanti, che a quell’ora si erano riversati per le strade, indaffarati nei loro compiti. Nella tranquilla periferia del villaggio, in una casa circondata da un rigoglioso giardino, la quotidianità di un giovane ragazzo stava per subire una decisa svolta.

La lieve brezza accarezzava il viso del giovane Tatsumaru, donandogli sollievo dai suoi pensieri. Aveva superato l’esame all’accademia ninja pochi giorni fa, ed ora attendeva la chiamata per l’esame Genin. Se fosse stato scelto, e se avesse superato l’esame, sarebbe diventato un ninja a tutti gli effetti, guadagnando il suo corpi fronte, come suo padre e sua madre prima di lui.

Ma quel giorno non era ancora arrivato, e l’attesa lo stava snervando. Per tenersi impegnato e liberare la mente dai pensieri, Tatsumaru aveva cominciato ad allenarsi. Era in giardino, nei pressi del grande albero su cui lui e la sua migliore amica Yukiko avevano costruito il loro rifugio segreto. Si chiese come stesse, se fosse anche lei agitata come lo era lui, e cosa stesse facendo per affrontare l’esame. Lui quel giorno si stava allenando al lancio dei kunai. Gli piaceva quell’arma, così maneggevole e versatile, era per lui lo strumento base di ogni ninja, tanto che quando i suoi genitori gliene regalarono uno, si sentiva come se fosse un Genin. Le lame si infilavano con precisione sull’asse di legno poggiato contro l’albero, su cui era disegnato un classico bersaglio circolare. Tatsumaru metteva tutta la sua concentrazione in ogni lancio, riuscendo quasi sempre a centrare perfettamente il punto in cui stava mirando.

Stava per scagliare l’ennesimo kunai, quando la madre si affacciò alla veranda, chiamandolo a gran voce. Dal sorriso dipinto sul suo volto, Tatsumaru capì. Corse verso di lei, rischiando quasi di cadere, e quando la raggiunse, ella gli porse una busta sigillata. Il giovane si affrettò ad aprirla, e a leggerne il contenuto. Il testo era conciso, era stato convocato a mezzogiorno al campo di addestramento, per svolgere l’esame Genin. Tatsumaru sorrise, lo avevano scelto, ora era tutto nelle sue mani. Abbracciò felice sua madre, e anche suo padre, che era arrivato mentre stava leggendo la lettera.

Un dubbio interruppe il suo entusiasmo: Anche Yukiko era stata scelta quel giorno? Gli sarebbe dispiaciuto affrontare l’esame senza lei al suo fianco, dopotutto non sarebbe mai arrivato fino a questo punto senza di lei.

Si infilò le scarpe al volo, ed uscì di casa. La casa di Yukiko era confinante con la sua, perciò vi arrivò in un attimo.

"Yukiko-chan! Sono stato convocato per l’esame Genin! Hanno chiamato anche te?"



Il ragazzo sperava ardentemente in una risposta affermativa, e fortunatamente la ebbe. Propose all’amica di recarsi insieme al luogo dell’incontro, dandosi appuntamento tra un’ora davanti a casa sua.

Dopo un’ora si incontrarono, e si diressero a piedi verso il campo di addestramento. Tatsumaru aveva lucidato i suoi kunai, e li aveva riposti con cura nella tasca dei suoi pantaloni. Poteva sembrare stupido, ma quegli oggetti gli davano sicurezza. I due parlarono lungo la strada, consolandosi a vicenda e provando ad immaginare come si sarebbe svolto l’esame. Parlando lungo il tragitto percorsero il cammino senza accorgersene, e in quello che a loro sembrò un attimo, arrivarono al campo di addestramento

*Si comincia…*



Pensò Tatsumaru, inspirando profondamente e guardando la sua amica per trarre la forza di affrontare la prova. Era agitato ma felice. Non aveva intenzione di fallire.

Continua qui



Edited by °Tatsumaru° - 23/2/2012, 20:22
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 23/2/2012, 20:18     +1   -1




La volontà del Fuoco



Narrato
*Pensato*
"Parlato Tatsumaru"
"Parlato Hideki"




Il vento della sera spirava tra i tetti del pacifico quartiere dove sorgeva la dimora di Tatsumaru. Nella luce rosata del tramonto, le foglie della grande quercia nel suo giardino frusciavano al ritmo della brezza, danzando sugli alti rami. Unico spettatore di quella danza era Tatsumaru, che sdraiato sotto il portico di legno osservava dal basso la luce del sole morente filtrare in mille raggi dalla verde cupola.

Era passato del tempo dall’esame Genin, da quella prova che più di ogni altra cosa lo aveva reso conscio della strada che aveva deciso di intraprendere. In quel breve lasso di tempo aveva compreso luci ed ombre di quella pericolosa professione, estinguendo la curiosità che lo aveva spinto in quella direzione. Tuttavia, come avesse assaggiato un frutto succoso e saporito, Tatsumaru voleva prenderne un altro morso, anche a rischio di fare indigestione. Trovata una risposta, se ne cerca sempre una nuova, ed era proprio ciò che stava accadendo, Tatsumaru voleva spingersi più avanti, benché questo potesse essere assai rischioso.

Eppure, come le foglie sopra di lui, anche la sua anima danzava frenetica, scossa da moti interiori. Non era nella sua natura rischiare, nella sua vita aveva sempre fatto in modo che ci fosse una sorta di calma, di controllo, spezzata solamente dall’esuberanza di Yukiko. E allora cos’era questa voglia di rischiare? Quel moto interiore che scardinava la sua anima statica, come la tempesta che sradica l’albero?
Il leggero scricchiolio del legno lo avvertì di una presenza imminente.

"Tatsumaru, come mai non sei con Yukiko? Va tutto bene?"



Hideki, suo padre, si avvicinò a lui, e mentre si metteva a sedere accanto al figlio, quest’ultimo si sollevò, imitando il padre.

"Otōsan … si, va tutto bene, Yukiko non era in casa, e così mi sono messo ad osservare le foglie danzare"



Il padre accennò un sorriso benevolo, aveva intuito ogni cosa.

"Un passatempo insolito per un ragazzo … Tuttavia hai ragione, è uno spettacolo stupendo, come tutti quelli che la natura ci offre"



Tatsumaru non cambiò la sua espressione, che tradiva il conflitto interiore che in quel momento lo tormentava, e volse lo sguardo nuovamente alle foglie. Il padre proseguì.

"Esse resistono, nonostante il vento cerchi di portarle con se, e una volta che questo rinuncia nel suo intento, esse sono ancora li, ancorate al ramo, ancora verdi e piene di forza."



Tatsumaru abbassò lo sguardo. Le parole del padre lo avevano colpito.

"Non a caso il nostro villaggio ha come simbolo la foglia. Ognuno di noi è come una foglia, che danza ai capricci della vita, senza che essi cambino la nostra natura"



Tatsumaru allora si rivolse al padre, pronto ad aprirsi per cercare consiglio.

"E se il vento fosse troppo forte perché la foglia lo possa contrastare?"



"La foglia non è sola, altre foglie la proteggono. Quelle che sono esposte maggiormente al vento sono più resistenti, e cederanno ad esso con meno facilità, attutendo la sua irruenza e preservando le foglie più interne. Se così non fosse, l’albero diverrebbe immediatamente spoglio. Non esiste un vento troppo forte, nessuna difficoltà insormontabile, perché chi è preparato ad affrontare difficoltà maggiori è pronto a farsene carico, dando modo agli altri di crescere fino a che anche gli altri, un giorno, riusciranno a fare la stessa cosa."



"Come faccio a sapere che le difficoltà che incontrerò saranno alla mia portata? Che spingendomi oltre non perderò qualcosa lungo il cammino?"



"Potrà succedere, nessuno conosce a fondo le conseguenze di ogni azione, ma ricorda questo: Anche dopo il più cupo dei temporali, l’albero cresce rigoglioso, nutrendosi dell’acqua e delle foglie cadute sparse dal vento. "



"L’albero? Non parlavamo di foglie?"



"Ognuno di noi è una foglia se visto come parte di una comunità, ma può essere anche altro. Tu sei un albero Tatsumaru, è scritto nelle nostre origini. Tu non ti piegherai al vento, e crescerai anche dopo la tempesta, resistendo al gelo dell’inverno e fiorendo ogni primavera."



Tatsumaru aveva ora un’espressione stupita. Forse la soluzione al suo dilemma stava venendo a galla.

"Noi Senju siamo legati agli alberi, alla natura. Siamo flessibili come il legno, e come esso possiamo diventare qualunque cosa. Siamo resistenti, solidi, e anche se come gli alberi appariamo statici sulle nostre radici, in realtà in noi scorre una linfa speciale, che ci proietta in alto, fino a toccare il cielo."



Le parole del padre lo toccarono nel profondo. Volse lo sguardo alla grande quercia, la osservò intensamente in tutto il suo splendore. Anche lui poteva essere così, poteva innalzarsi e crescere, senza rinnegare ciò che era. Si alzò, posando saldamente come radici i piedi sull’erba soffice. Ebbe una strana sensazione, come se si sentisse più alto. Una rinnovata sicurezza lo pervase, e lentamente si mosse in direzione della grande quercia. Sentiva l’erba soffice sotto i piedi nudi, e ad ogni passo cercava il suo contatto, così naturale e rassicurante. Giunto in prossimità della pianta, tese il braccio, e premette il palmo della mano contro la ruvida corteccia, sforzandosi di sentire la vita dell’albero scorrere.

"Farò mia la tenacia dell'albero, e l'infinita pazienza con cui resiste al mutare delle stagioni. Questo sarà il mio credo ninja."



Un sorriso soddisfatto si delineò lentamente sul viso del ragazzo, e la luce del tramonto illuminò di riflessi vivi i suoi occhi, persi nell’immagine del suo futuro. Hideki sorrise, il suo discorso aveva sortito l’effetto sperato. Era fiero di suo figlio, che come lui in passato, aveva trovato la sua strada. Era giunto il momento.

"Tatsumaru ... credo tu sia pronto per far parte del nostro clan."



Il ragazzo si voltò, con ancora il sorriso impresso sul volto, e negli occhi una nuova determinazione

"Domani ti recherai alla sede del nostro clan, dove anche io mi recai per apprendere l’utilizzo della nostra abilità innata. Ti indicherò la via, ma è un cammino che devi compiere da solo."



Tatsumaru annuì deciso, doveva scoprire le sue radici prima di poter crescere. Sarebbe stato l’inizio di un viaggio per scoprire se stesso, e con questa consapevolezza, trovare la sua strada nel mondo.

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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:42     +1   -1




albero



La sua mano continuò a stringere quella di Tatsumaru, fino a casa.



Davanti alle rispettive e contigue proprietà si lasciarono, con la promessa di incontrarsi subito dopo aver cenato, al rifugio sulla grande quercia, quel posto segreto dove entrambi amavano rifugiarsi fin da quando erano piccini. Era un’opera ingegnosa che lei aveva voluto costruirsi senza l’aiuto di nessuno, tranne quella dell’amico: una deliziosa ma precaria casetta di legno tra le fronde dell’albero che, nonostante avesse radici profonde nel terreno dei Senju, piegava la sua immensa fronda su quello degli Yamanaka.



“A più tardi Tatsu chan!”



Con queste parole si precipitò in casa, desiderosa di raccontare l’accaduto ai genitori, purtroppo però non trovò nessuno, tranne la nonna che trafficava ai fornelli.



“Bentornata Yuki! Tua madre e tuo padre arriveranno a momenti ..”



Non alzò nemmeno lo sguardo da ciò che stava facendo, ma d'altronde la nonna era fatta così, l’impegno che metteva in ogni cosa che faceva era ammirevole, ma a volte anche fastidioso.



“Bene, allora vado a lavarmi .. “



Ne aveva bisogno, si sentiva addosso l’odore della polvere e soprattutto l’odore di quella casa maledetta, un odore che avrebbe voluto scordare al più presto. Riempì fino all’orlo la vasca da bagno e, dopo aver ammucchiato gli abiti sporchi in un angolo, si concesse un bagno bollente.
Guardava le volute di vapore alzarsi verso il soffitto e intanto la sua mente si perdeva nei ricordi di quella giornata terribile, si lasciò andare più volte, scivolando sulla superficie liscia e immergendo il capo completamente, come se l’acqua potesse in qualche modo lavare via le sensazioni sgradevoli che aveva provato e che ancora le provocavano fastidio, ma ogni volta che riemergeva loro erano ancora vivide nel suo animo. L’unico beneficio che ne trasse fu l’estrema rilassatezza provocata dall’acqua bollente sulla pelle e, quando ormai la sua pelle incominciava ad assumere l’aspetto di quella di una zampa di gallina, decise che era ora di uscire.
Mentre indossava abiti puliti udì le voci dei genitori e allora pensò freneticamente al racconto da fare loro, temeva di spaventarli ma allo stesso modo sapeva che ciò che le era accaduto era di estrema gravità per il villaggio e che quindi non avrebbe potuto soprassedere.
Quando li raggiunse nella sala da pranzo aveva deciso come affrontare l’argomento e lo fece brillantemente raccontando ogni cosa, ma escludendo i particolari che riguardavano il rischio di perdere la vita, la sua e quella di Tatsu. Inutile dire che, nonostante i suoi sforzi, la loro reazione non fu certo serena, mostrarono grande preoccupazione per la figlia e per ciò che era accaduto in generale. Noriaki si disse intenzionato a chiedere udienza all’Hokage per esporle l’episodio e i suoi timori, ma lei lo rassicurò dicendo che sarebbe andata lei stessa da Akane sama e l’avrebbe messa al corrente di quanto accaduto, egli si raccomandò di farlo al più presto e poi di informarlo del colloquio. Kiko, da parte sua non disse nulla, ma il suo viso esprimeva pienamente lo stato d’animo in cui si trovava, combattuta tra l’amore per la figlia e la determinazione a lasciarle percorrere la strada che aveva scelto. Solo la nonna pareva imperturbabile, ma lei sapeva che era solo apparenza e che il suo carattere, indurito dalle esperienze vissute, non le avrebbe permesso di dichiarare ciò che realmente provava.
Quando la cena finì e l’argomento si esaurì, comunicò l’intenzione di recarsi al rifugio, disse loro che doveva incontrare l’amico e accordarsi con lui per la visita all’Hokage. Sotto gli occhi attenti dei genitori afferrò qualche dolcetto e lasciò la sala frettolosamente, loro la seguirono con lo sguardo e non appena uscì presero a discutere tra di loro.

Era una bella serata, senza luna, il cielo pareva un merletto ricamato di stelle e l’aria pulita e frizzante delle notti di Konoha aveva il potere di rinvigorire il più stanco degli uomini, si fermò per un momento e respirò profondamente guardando in alto e, seguendo un cammino ideale, cercò la sua stella privata che l’avrebbe guidata fino a lui finché non raggiunse con lo sguardo la grande quercia. La sua stella era lì.
S’arrampicò velocemente e raggiunse la piattaforma che formava il pavimento del rifugio, non vi era luce e quindi capì che Tatsu non era ancora arrivato, entrò e accese una candela, lasciavano sempre delle candele nella casetta, poggiò i dolcetti su uno sgabello di legno quadrato e si mise a sedere sul pavimento attendendo il suo arrivo.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/3/2012, 19:44     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"
"Parlato Hideki"
"Parlato Ayame"



I due amici si tennero la mano fino a che giunsero di fronte alle rispettive case. Tatsumaru non avrebbe voluto lasciare andare Yukiko, il ricordo di quella giornata era ancora troppo vivido nella sua mente per pensare alla separazione da lei, anche solo per qualche ora. Ma entrambi dovevano rincasare, e così fecero, dandosi appuntamento per quella sera, sulla Grande Quercia nel giardino dei Senju. Con un ultimo abbraccio, Tatsumaru lasciò andare l’amica, seguendola con lo sguardo fino a che non varcò la soglia di casa. Dopodichè, i dubbi e le preoccupazioni ripresero ad assalirlo.

Osservando il portone di casa sua, si chiedeva cosa avrebbe detto ai suoi genitori, e cosa invece avrebbe taciuto. Non voleva allarmarli, ne gravare su di loro facendoli stare in pensiero. Gli accadimenti di quel giorno riguardavano solo lui e l’Hokage, a cui avrebbe presto chiesto udienza. Sforzandosi di sorridere, prese un respiro profondo, e varcò la soglia di casa. Percorse il breve vialetto, al margine del quale la madre stava curando i fiori.

"Bentornato Tat … Santo cielo! Cosa è successo ai tuoi vestiti?"



Questa la reazione della madre non appena alzò lo sguardo dai curatissimi fiori, per posarlo sul trasandato figlio. Sembrava più un rimprovero che preoccupazione, e stranamente, per quella volta, Tatsumaru ne fu sollevato .

" Nulla okaasan, è solo che durante che durante le prove a cui i hanno sottoposto si sono rovinati e strappati, quindi ho preferito liberarmene. Scusami okaasan … Comunque è andato tutto bene, sono un vero Senju adesso. Adesso vado a fare un bagno caldo, scendo per cena! "



Ayame rimase interdetta. Non sapeva se essere più preoccupata per le prove svolte dal figlio, o per l’espressione con cui quest’ultimo le aveva comunicato il suo successo. Ricordava bene la sua iniziazione, e soprattutto la gioia nell’essere entrata a far parte del clan. Sul viso di Tatsumaru tuttavia non vi era gioia, e le sue parole sembravano evasive. Il ragazzo proseguì spedito verso l’ingresso dell’abitazione

"Tatsumaru …"



Le parole si spensero nella bocca della donna, che invano richiamò l’attenzione del figlio. Egli aveva chiuso la porta dietro di se, e allora capì che non avrebbe ottenuto risposte alle sue domande.

Hideki era intento a leggere seduto sul pavimento del salotto, quando i passi del figlio destarono la sua attenzione.

" Bentornato Tatsumaru. Dimmi, com’è andata alla sede del clan? Hai trovato la strada?"



" Si, e ho anche superato le prove a cui mi hanno sottoposto"



" E non sei contento? Siediti e raccontami tutto"



" Non ora otōsan, sto andando a farmi un bagno caldo …"



Anche il padre rimase interdetto dalla sua espressione, benché egli si convinse che fosse solo stanchezza. Tatsumaru aveva cominciato a salire le scale, scomparendo alla vista del padre, quando la voce di quest’ultimo lo raggiunse.

" Lavati bene i piedi, stai lasciando impronte sul pavimento"



Il ragazzo si voltò ad osservare il tragitto percorso. I suoi piedi erano ancora sporchi della terra della foresta, e la vista di quelle impronte gli riportò alla mente il cammino fatto insieme a Masumi. Un turbine di emozioni contrastanti lo fece barcollare, come colto da un capogiro, ma fu solo un attimo, e dopo qualche secondo riuscì a rispondere al padre, e a proseguire la salita.

"… Non me ne ero accorto, pulirò prima di cena!"



L’acqua bollente sulla pelle e il vapore che ne saliva lavarono via la terra, e il sudore dal corpo del ragazzo, e ritemprarono le sue membra stanche. Anche la traccia lasciata dal sangue di Masumi si ne andò dalla sua schiena, una traccia così labile che probabilmente era stata scambiata per del comune sporco dai suoi genitori. Tuttavia dalla sua mente non riusciva a lavare via i dubbi e le domande. Perché Kai? Perché Masumi? Perché Yukiko? Dopo circa un’ora in ammollo l’aria densa e umida del bagno lo opprimeva, rendendo ancor più pesante il fardello dei suoi pensieri. Si asciugò, e si vestì dei suoi comuni vestiti, poiché nel luogo dove voleva stare non sarebbe bastata la sua solita vestaglia. Prese un kunai, e salendo sulla finestra della sua camera, salì sul tetto, dove rimase a contemplare il tramonto.

L’aria fresca della sera sembrò alleggerirlo dalle preoccupazioni. Le luci di Konoha si accendevano man mano che il buio cresceva in quella notte senza luna. Quello che era sempre stato un paesaggio amico, era ora lo sfondo dietro cui si celavano forze che sfuggivano al suo controllo, volontà che non riusciva a comprendere.

*Perché? … Perché proprio io? … Perché proprio lei? …*



Mentre anche il cielo si accendeva di luci, Tatsumaru faceva roteare il kunai in aria, riprendendolo e facendolo girare tra le dita. Era un gesto che lo aveva sempre aiutato a riflettere, a calmarsi. I movimenti fluidi del kunai che danzava tra le sue mani erano lo specchio dei suoi pensieri. Molte volte Tatsumaru ne strinse l’impugnatura, fino a sbiancare le nocche, molte volte lo lanciò in aria, riprendendolo con precisione, solo per farlo volteggiare nuovamente. All’ultimo volteggio, Tatsumaru non riuscì a riprenderlo, ed esso cadde, ferendogli un dito, per poi conficcarsi sulla superficie del tetto. Il ragazzo guardò la mano, e il dito sanguinante. Fisso intensamente la ferita, come se quella casualità contenesse le risposte alle sue mille domande.

D’un tratto percepì sfuocata una luce dietro le sue dita. Mise a fuoco la luce, una fiammella ardeva nella casa sull’albero, la fiammella di una candela. Il tempo era trascorso rapidamente, tanto che Tatsumaru si era dimenticato di ogni altra cosa. Yukiko o aspettava, e il suo cuore trovò finalmente un po’ di sollievo. Recuperò il kunai, e con un balzo atterrò tra le fronde dell’albero.

Sotto di lui, all’interno della casa, Ayame era china a pulire le impronte sul pavimento, mentre Hideki, pensoso, era poggiato allo stipite della parete scorrevole che dava sul giardino. Vide l’ombra del ragazzo atterrare sull’albero, e solo allora proferì parola.

"Tatsumaru ha compagnia stasera … spero riesca a distrarsi"



"Non ha nemmeno cenato … Sono preoccupata Hideki"



"Forse è come dici tu, deve essere successo qualcosa …"



"Perché non ce ne vuole parlare? Siamo stati ninja anche noi, lui sa che possiamo capirlo "



"Non è così facile Ayame … Prima di partire aveva dubbi sulla via ninja, e dopo avergli parlato ha deciso di affrontare le prove del clan … Era così determinato a scoprire le sue radici … forse quello che ha scoperto non gli è piaciuto, e teme di offenderci rendendo pubblico il suo disappunto …"



Ayame stette in silenzio, pensierosa.

"Forse sta solo crescendo … entrambi abbiamo dovuto crescere in fretta dopo l’accademia, per noi è stato abbastanza facile, ma forse per lui non lo è.”



"Se è così allora non dobbiamo preoccuparci. Anche l’albero più forte un tempo era solo uno stelo mosso dal vento. Tatsumaru sta imparando a resistere al vento … Se cercasse riparo in noi non diventerebbe mai un albero forte"



"Forse hai ragione …"



Ayame riprese a sfregare con forza il pavimento, mentre Hideki continuò a fissare l’albero, chiedendosi cosa si stessero dicendo i due amici.

Tatsumaru varcò la soglia della casa, trovando Yukiko seduta ad aspettarlo. Il ragazzo sorrise imbarazzato, scusandosi del ritardo. L’amica aveva portato dei dolcetti, provvidenziali, dato che lo stomaco di Tatsumaru cominciava a brontolare. Si sedette accanto a lei, e allungando una mano sul pavimento di legno, sperò che l’amica vi sovrapponesse la sua. Accanto a lei i suoi pensieri non erano così pesanti, lei era come la brezza della sera. Attese che fosse lei a parlare, Non si sentiva di cominciare la discussione, in quel momento il silenzio era così confortante che ci si sarebbe cullato per sempre.

 
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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:45     +1   -1




Non dovette attendere molto, ma quei pochi momenti furono sufficienti per ripercorrere gli avvenimenti della giornata e lo fece con la mente più serena. Forse era stato il bagno bollente e la sensazione di rilassamento che le aveva lasciato, o forse l’aria tersa e rinvigorente della sera, ma di fatto ora riusciva ad esaminarli da un punto di vista quasi distaccato e, soprattutto, con metodo e lucidità.

Aveva deciso di recarsi alla Dimora del Clan Yamanaka, ma nessuno, a parte i suoi genitori, sapeva che sarebbe andata, eppure Kai era lì ad attenderla. Come poteva saperlo? Certo era a conoscenza delle sue origini e, logicamente, avrebbe potuto pensare che prima o poi ci sarebbe andata, quindi lasciare una lettera pareva plausibile, ma proprio quel giorno lui era sul tetto ad attenderla.
Si chiese se non l’avesse seguita costantemente, ogni giorno e ogni momento, da quando si erano conosciuti all’esame. O forse lui già la conosceva?
Già queste domande iniziali avrebbero richiesto un lungo lavoro mentale per trovare una risposta, ma poi le domande sarebbero aumentate a dismisura proseguendo ad esaminare gli eventi appena trascorsi.

Non riuscì a proseguire oltre, un lievissimo scalpiccio le fece capire che Tatsu stava raggiungendo il rifugio. Lo accolse con un sorriso, era bello vederlo di nuovo, ripulito e vestito di tutto punto e il sorriso imbarazzato che le riservò le fece dimenticare per un momento l’angoscia della perdita che l’aveva attanagliata quel maledetto pomeriggio e tutto parve come sempre, come se nulla fosse accaduto. Lui si scusò per il ritardo e lei rispose che non ce n’era alcun bisogno e che non l’attendeva da molto, poi le si sedette accanto e lei notò la sua mano allungata mollemente sul pavimento, nella sua direzione. Fu un gesto spontaneo, uno di quei gesti che non si studiano, che vengono direttamente dal cuore spinti da un’irrazionale desiderio di condivisione e allora vi poggiò sopra la sua piccola mano e strinse lievemente. Lo guardò continuando a sorridere e disse:



“Ho portato dei biscotti, ti va di finire la giornata con un po’ di dolcezza?”



Indicò lo sgabello con l’altra mano, invitandolo ad approfittarne, poi rimase in silenzio per godersi la serenità del momento e del contatto fisico. Quando parlò nuovamente lo fece a bassa voce, come a non voler disturbare la pace che pareva aleggiare tra le fronde della grande quercia, sospesa tra il cielo e la terra.



“Prima meditavo su ciò che ci è capitato ..

Kai sapeva esattamente come sarebbe andata a finire, ma soprattutto ci conosce molto bene e io credo che entrambi gli eravamo noti da ben prima dell’esame.
Alla fine dell’esame mi ha chiamata Yamanaka e io non gli gliel’avevo detto, ha aggiunto che ci saremmo rivisti e questo mi suggerisce che tutto era già predisposto da allora, inoltre lui mi attendeva alla Residenza del Clan, ma come poteva sapere che ci sarei andata proprio oggi?
Tatsu, tu ti sei mai accorto di essere spiato, osservato, curato da qualcuno?”



Ascoltò la sua risposta e poi riprese.



“Se noi potessimo capire da quando siamo diventati interessanti per Kai e per i suoi intenti, probabilmente riusciremmo a capirne anche il motivo ..

Inoltre .. chi è davvero quel ragazzo? Com’è possibile che abbia fatto l’esame con noi? Sappiamo entrambi che non può essere un semplice genin e allora com’è possibile che sia potuto entrare a far parte della squadra che doveva affrontare l’esame? Forse con la compiacenza del sensei? Oppure ha manovrato tutti, lui compreso?

Dobbiamo andare al più presto dall’Hokage .. forse lei avrà una risposta a queste domande.”



Quest’ultima frase era rivolta più a sé stessa, conoscevano entrambi la gravità della situazione.



“Ho avuto molta paura oggi, non per me, perché alla fine mi ero già arresa ad una morte certa, ma per te ..
Vederti sdraiato su quell’altare sacrificale, impotente quanto me ..”



Scrollò il capo quasi a voler eliminare l’immagine che si era insinuata nella sua mente, a far in modo che si staccasse e cadesse sul pavimento per poi schiacciarla, stritolarla, bruciarla una volta per tutte.



“Avevo dolorosamente scoperto di essere stata tradita, per giunta da una persona che aveva appena conquistato la mia fiducia, avevo dubitato a lungo di lui, ma poi alla fine ho ceduto al suo gioco perverso. Che stupida che sono stata, ma d’altronde se non lo avessi fatto, la tua sorte sarebbe stata ben diversa ..”



Forse poteva consolarsi con questo pensiero, forse. Poggiò il capo alla parete, con il viso rivolto verso l'alto, fissando il soffito che non vedeva.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/3/2012, 19:45     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Tatsumaru si lasciò sfuggire un risolino divertito. Era stupefacente come una piccola battuta dell’amica potesse cambiare di colpo il suo umore. Allungando la mano verso lo sgabello, afferrò un paio di biscotti, che accolse volentieri nel suo stomaco vuoto. Si complimentò con l’amica, benché la velocità con cui il loro numero diminuiva facesse capire che li gradiva.

Yukiko ruppe ogni indugio, introducendo l’argomento principe di quell’incontro, e dell’intera giornata appena trascorsa. Tatsumaru prese a masticare più lentamente, e a stringere con maggior forza la mano dell’amica. Le preoccupazioni che aveva abbandonato non appena rivista l’amica, tornavano a serpeggiare nella sua mente, e istintivamente abbassò lo sguardo. Non appena Yukiko smise di parlare, Tatsumaru alzò nuovamente lo sguardo, fermandolo in quello di Yukiko.

"Non lo so, non so spiegarmi nulla … Se qualcuno ci avesse spiato, credo ce ne saremmo accorti, i miei genitori se ne sarebbero accorti. Erano ninja anche loro dopotutto …"



Yukiko proseguì nell’esporre i suoi pensieri, che coincidevano perfettamente con quelli del ragazzo.

"Di sicuro le sue abilità vanno ben oltre quelle di uno studente dell’accademia … E Konora … anche lei era parecchio brava. Quando l’ho incontrata nella casa di Kuromori ha evitato di rispondere a qualsiasi domanda, comprese quelle a proposito dello Hyuga che ha svolto l’esame con noi. Tu lo hai più visto da quel giorno? Forse aveva scoperto qualcosa … Ragioniamo sull’esame, ciascuno di noi è stato legato ad un compagno dell’altra squadra, tu a Kai, io a Konora. Oggi abbiamo incontrato le stesse persone, esattamente quelle a cui eravamo uniti. Credo che Ashura sensei sapesse dei piani di Kai … Ma perché proprio noi? Cosa abbiamo di speciale?"



Le elucubrazioni del ragazzo lo stavano portando troppo lontano, e in quel fiume di pensieri perse la cognizione di tutto il resto. Fortunatamente se ne accorse, arrestando bruscamente il discorso.

"Troppi pensieri, troppe congetture … Perdonami Yukiko chan … è solo che non riesco a comprendere la mente di Kai, Non riesco a vedere un disegno sensato in ciò che ci sta accadendo … ad ogni passo Kai è li presente, ogni individuo che incontriamo potrebbe essere sotto la sua influenza … Si, dobbiamo avvisare Hokage sama, forse un suo intervento potrebbe fermarlo una volta per tutte."



*In realtà vedo qualcosa … Lui vuole te, io sono solo un mezzo per raggiungerti … Ti è sempre stato vicino, ti ha guidato dove voleva che fossi … mi ha usato … Non ti dirò nulla Yukiko chan, non voglio che tu soffra ancora di più … *




Le ultime parole si persero in una nuvola di pensieri, e il silenzio cadde nuovamente su quell’albero, questa volta pesante e colmo di incertezza. Yukiko espresse la sua preoccupazione per l’amico, rivelò l’umiliazione nell’essere stata tradita. Paura di perdere tutto. Tatsumaru osservò la ferita sul dito. Non sanguinava più, ma la linea rossa tracciata dal kunai era ben visibile sulla sua pelle. I pensieri possono ferire, i dubbi consumare, quando si perde la lucidità necessaria per affrontare un problema, è il problema a sopraffarti. Non doveva lasciare che la paura, i sensi di colpa, i cattivi pensieri gli impedissero di rigirare tra le dita il problema, di lanciarlo in aria, di afferrarlo saldamente, di saggiarne il peso, studiandolo da ogni angolazione. Altrimenti il problema lo avrebbe ferito. Si alzò in piedi, avvicinandosi all’amica che ora poggiava la nuca contro la parete. Si inginocchiò davanti a lei, e sporgendosi in avanti la abbracciò. Un abbraccio delicato e al contempo deciso, come non ne aveva mai dati prima di allora. Chiuse gli occhi, sorridendo, cercando di rasserenare l’amica, e forse anche se stesso.

"Anche io ho temuto per te, ma ora è passata. Non dobbiamo più temere l’uno per l’altra, perché ora siamo insieme. Insieme scacceremo le ombre che ci inseguono, e a cui adesso possiamo dare un volto e un nome. Domani parleremo con l’Hokage, lei è saggia da quel che ho sentito, saprà come risolvere il nostro problema. Non ci lasceremo mai più sopraffare, mai più."



Detto ciò, sempre ad occhi chiusi, la baciò dove doveva essere la fronte. Un istinto protettivo, come fratello e sorella, un gesto di conforto.

 
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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:46     +1   -1




Era evidente che i biscotti che aveva portato con sé al rifugio avevano riscosso un discreto successo, ciò che non capiva era il motivo per il quale lui li sgranocchiava con evidente voracità, o aveva decisamente fame, oppure era davvero molto nervoso. Optò per la prima ipotesi, dopotutto in quel momento pareva abbastanza tranquillo, aveva persino riso alla sua battuta.
Poi le cose cambiarono. Non appena lei iniziò a disquisire sulle sue elucubrazioni, lui smise di guardarla e tenne gli occhi bassi, fissando il pavimento ascoltò ciò che lei aveva da riferire. Solo quando smise, la guardò nuovamente.



CITAZIONE

"Non lo so, non so spiegarmi nulla … Se qualcuno ci avesse spiato, credo ce ne saremmo accorti, i miei genitori se ne sarebbero accorti. Erano ninja anche loro dopotutto …"


“Eppure sembrerebbe essere l’unica spiegazione possibile ..”



Sussurrò prima di procedere.



CITAZIONE

"Di sicuro le sue abilità vanno ben oltre quelle di uno studente dell’accademia … E Konora … anche lei era parecchio brava. Quando l’ho incontrata nella casa di Kuromori ha evitato di rispondere a qualsiasi domanda, comprese quelle a proposito dello Hyuga che ha svolto l’esame con noi. Tu lo hai più visto da quel giorno? Forse aveva scoperto qualcosa …”


“Già, lo Hyuga …
Forse su di lui potremmo scoprire qualcosa. Basterebbe indagare al villaggio, se è davvero scomparso ci sarà qualcuno che lo sta cercando …
Ma oltre a lui è scomparso anche l’altro ragazzo, quello imbranato!”



Le venne da sorridere per il modo in cui l’aveva definito, il fatto era che non ricordava affatto il suo nome.



CITAZIONE

“… Ragioniamo sull’esame, ciascuno di noi è stato legato ad un compagno dell’altra squadra, tu a Kai, io a Konora. Oggi abbiamo incontrato le stesse persone, esattamente quelle a cui eravamo uniti. Credo che Ashura sensei sapesse dei piani di Kai … “


“Bene, ragioniamo su questo.
La casualità, o forse è meglio dire il ‘progetto’, prevedeva che ognuno di noi fosse legato a una persona del sesso opposto, tranne lo Hyuga ...
Una ragazza molto affascinante per te e un ragazzo che, era certo, avrebbe destato la mia curiosità. A mio parere questo serviva per coinvolgerci emotivamente, ma allora mi chiedo: perché non hanno utilizzato la forza, che certo non mancava loro, ma la persuasione?
Forse perché ciò che vogliono da noi richiede il nostro consenso?”



CITAZIONE

“Ma perché proprio noi? Cosa abbiamo di speciale?"


A questa domanda si grattò la nuca, com’era solita fare nei momenti di riflessione profonda.



“Non lo so Tatsu chan .. non ne ho la minima idea.
Io sono solo una ragazza che ha da poco intrapreso la via dello shinobi, non ho nulla di speciale, sto cominciando ora a sondare i segreti del clan a cui appartengo ..
Sono insignificante da ogni punto di vista ..”



Quella constatazione aleggiò per un momento nell’aria ferma del rifugio, sopra le loro teste e si frantumò solo quando Tatsu ricominciò a parlare.



CITAZIONE

"Troppi pensieri, troppe congetture … Perdonami Yukiko chan … è solo che non riesco a comprendere la mente di Kai, Non riesco a vedere un disegno sensato in ciò che ci sta accadendo … ad ogni passo Kai è li presente, ogni individuo che incontriamo potrebbe essere sotto la sua influenza … “


“La sua mente è complicata e quando credi di aver capito qualcosa, ecco, quello è il momento in cui tutte le certezze si infrangono di nuovo ..”



CITAZIONE

“Si, dobbiamo avvisare Hokage sama, forse un suo intervento potrebbe fermarlo una volta per tutte."


Anche lui concordava su quel punto e del resto era l’unica cosa sensata che potevano fare.



“Lo faremo domani stesso.”



Il rifugio divenne nuovamente silenzioso, le incertezze rendevano quel luogo gravido di preoccupazione e così gli parlò delle paure provate quel giorno. Si agitò e le gambe, che prima erano distese davanti a lei, si ritrassero incrociandosi, fu allora che lui si alzò e le si mise davanti, in ginocchio. Senza dire una parola la abbracciò, il viso sereno e la stretta decisa le trasmisero istantaneamente una sensazione di benessere.



CITAZIONE

"Anche io ho temuto per te, ma ora è passata. Non dobbiamo più temere l’uno per l’altra, perché ora siamo insieme. Insieme scacceremo le ombre che ci inseguono, e a cui adesso possiamo dare un volto e un nome. Domani parleremo con l’Hokage, lei è saggia da quel che ho sentito, saprà come risolvere il nostro problema. Non ci lasceremo mai più sopraffare, mai più."


“Mai più ..”



Disse in un soffio, premendo il viso sulla spalla dell’amico e chiudendo gli occhi.
Percepì le labbra di Tatsu sulla sua fronte e quel bacio leggero le riportò alla mente il gesto che faceva sempre sua madre quando, da piccola, cercava di rasserenarla. Ora il rifugio pareva una culla protettiva, in quel luogo non poteva succede nulla, era sicuro, la grande quercia l’abbracciava con i suoi rami e la coccolava con le fronde rigogliose, la proteggeva da ogni avversità e nella sua mente si formò l’immagine del piccolo giglio cresciuto all’ombra del grande albero che vegliava su di lui come una buona madre.
Rimase a godersi il momento, con gli occhi chiusi e l’animo in pace.

Un pensiero estemporaneo attraversò la sua mente e, incapace di tacere, lo espresse.



“E’ molto carina Konora, provocante .. dì la verità Tatsu chan .. ti piace vero?”



Un sorriso furbetto aveva incurvato le sue labbra e rimase stampato fino a che non udì la risposta dell’amico. Non sapeva bene perché aveva avuto quel pensiero, probabilmente il suo cervello cercava di alleviare la tensione creando pensieri ridicoli e decisamente leggeri, era un modo per stemperare la gravità degli eventi e questo, forse, avrebbe giovato anche all’amico.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/3/2012, 19:47     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Il ragazzo provò un insolito fastidio alle ultime parole dell’amica. Era una sensazione strana, come se quella domanda risultasse fuori luogo in quel momento. Tuttavia volle accontentare la sua curiosità, rispondendo a cuor leggero e con un sorriso sulle labbra.

"È davvero carina, ma come dovresti sapere io non bado solo all’apparenza. Da questo punto di vista mi intriga il mistero che la circonda … alla fine non so nemmeno chi sia veramente. Tuttavia mi inquieta, ho visto il suo potere … Come ti dissi, il legno pregno del suo chakra cominciò a marcire … Non so se per tutti i Senju sia la stessa cosa, ma credo che il nostro potere sia influenzato dal modo d’essere di ciascuno di noi. Se Konora è riuscita a trasmettere solo morte dalle sue mani, non oso immaginare che persona sia …"



Il tono si fece via via più serio, fino a divenire quasi preoccupato. Il potere di Konora era un altro dei dubbi irrisolti di quella giornata, forse il più marginale, ma di sicuro il più agghiacciante.

*Il potere dei Senju è donare la vita, creare la vita e diffonderla … come può quella ragazza togliere la vita? È davvero lo stesso potere che scorre nel nostro sangue?*



Tatsumaru scacciò i dubbi dalla sua mente. Aveva appena finito di tranquillizzare Yukiko, non voleva turbarla nuovamente.

"Ti chiederei se a te piaccia Kai, ma mi sembrerebbe fuori luogo, data la situazione … Tuttavia … Yukiko chan, c’è qualche ragazzo che ti piace?"



L’imbarazzo arrossò le sue gote, senza che nemmeno lui sapesse il perché. Forse era una domanda troppo privata, persino per due amici così intimi come loro. Allungò la mano, prendendo un biscotto e infilandoselo quasi intero in bocca, nel goffo tentativo di dissimulare l’imbarazzo. Tatsumaru cominciò a dondolarsi sui talloni, provando piacere nel percepire la superficie ruvida del pavimento staccarsi e attaccarsi sulla pianta dei piedi. Sembrava che gli argomenti gravosi della giornata si fossero risolti, la quotidianità stava forse riprendendo il sopravvento?

 
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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:49     +1   -1




Il sorriso, come previsto, scomparve nel momento in cui l’amico rispose alla sua domanda impertinente.



CITAZIONE

"È davvero carina, ma come dovresti sapere io non bado solo all’apparenza. Da questo punto di vista mi intriga il mistero che la circonda … alla fine non so nemmeno chi sia veramente. Tuttavia mi inquieta, ho visto il suo potere … "


“Quale potere?”



CITAZIONE

"Come ti dissi, il legno pregno del suo chakra cominciò a marcire … Non so se per tutti i Senju sia la stessa cosa, ma credo che il nostro potere sia influenzato dal modo d’essere di ciascuno di noi. Se Konora è riuscita a trasmettere solo morte dalle sue mani, non oso immaginare che persona sia …"


Era lampante la sua preoccupazione, ma era qualcosa che lei non poteva capire fino in fondo, certo era che il tentativo di indirizzare la conversazione verso argomenti più ludici non era andata a buon fine. Si sentì a disagio e in colpa per aver riesumato ricordi poco piacevoli riguardo al potere dei Senju.
Fu Tatsu a alleggerire il gravame ponendole una domanda.



CITAZIONE

"Ti chiederei se a te piaccia Kai, ma mi sembrerebbe fuori luogo, data la situazione … Tuttavia … Yukiko chan, c’è qualche ragazzo che ti piace?"


L’imbarazzo era più che visibile, aggravato dal gesto di infilarsi un biscotto intero in bocca e dal moto continuo del corpo di Tatsu che andava avanti e indietro. Quello era l’amico di sempre.



“Ehm .. ma ..”



Disse cercando di nascondere l’ilarità scaturita dal suo comportamento.



“Non è fuori luogo .. anzi mi piacerebbe condividere con te una cosa ..
Quel ragazzo, Kai, mi ha sempre incuriosita per i suoi modi esagerati e ti confesso che per un attimo le sue lusinghe mi avevano conquistata e forse se non fosse successo tutto ciò che è accaduto, forse adesso ti avrei risposto si, che mi piaceva ..
.. ovviamente ora è cambiato tutto.

Per il resto .. non so .. cioè ..”



Si fermò per un attimo, come se volesse scavare nel profondo del suo animo e trovare una risposta sincera.



“.. intendi sentimentalmente?”



Che espressione buffa aveva usato, buffa e antiquata, e questa volta fu lei ad imbarazzarsi.



“Lo sai già che sono molto legata a te, siamo praticamente cresciuti insieme, siamo grandi amici .. forse potrei dire che mi piaci tu ..”



Distolse lo sguardo e gli occhi incontrarono il buio che rendeva la finestra inutile.



“Che razza di domanda ..”



Disse con tono secco per simulare palesemente un’irritazione che invece celava il grande imbarazzo. Ma non durò a lungo, adesso era il suo turno.



“Se ti facessi la stessa domanda?”



Lo fissò nuovamente negli occhi blu, che illuminati dalla debole luce della candela, parevano due pietre preziose che scintillavano nelle profondità della terra.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 7/3/2012, 19:50     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



La risposta della ragazza fece perdere l’equilibrio al ragazzo, che all’ultimo dondolio cadde all’indietro sul pavimento.

*Me?...*



Pensò, mentre disteso sulla schiena, le gambe per aria, arrossì vistosamente. Forse non intendeva quello che credeva Tatsumaru, forse voleva solamente dire che erano molto legati, amici inseparabili. Tatsumaru ricordò le parole di Masumi. Amore, si notava davvero? Solo lui non aveva pensato a questa eventualità? Troppo giovane per capire, troppo ingenuo, tuttavia forse esisteva un fondo di verità. Tatsumaru era tremendamente legato a Yukiko, e cominciava a pensare non fosse solo amicizia. Era qualcosa di più, ma da li a definire tale sentimento come “amore” passava un fiume, che non si sapeva se attraversare o meno. L’affermazione dell’amica, ora, cominciava a fargli piacere.

*Me ...*



Un sorriso ebete si dipinse sul viso, tra il rossore delle gote, tuttavia ella era voltata dall’altra parte, e non lo vide. Yukiko apostrofò malamente la domanda, e tale sorriso scomparve, spazzato via come un fiore delicato nella brezza estiva.

Il ragazzo si sollevò in piedi, incrociando le gambe e guardando Yukiko. Sembrava indispettita, e lui ci rimase male. Il contrattacco dell’amica non si fece attendere, a lui toccò la stessa domanda. Si trovò in difficoltà, non sapeva se rispondere come gli suggeriva il cuore, o se mentire. Yukiko sembrava così indispettita dalla cosa, che preferì mentire, per non urtarla ulteriormente.

"No, nessuno …"



Si sforzò di sorridere, un sorriso falso, smascherato dagli occhi blu, che grandi e tremolanti sembravano voler dire “Tu”. L’atmosfera si fece imbarazzante. Per spezzare la situazione di stallo, Tatsumaru afferrò un biscotto, e lo offrì a Yukiko, esibendo un altro sorriso, questa volta sincero. Quella serata si stava rivelando più intensa del previsto. Dubbi ed emozioni aleggiavano in quelle mura di legno, come nembi che si addensavano su di loro. Stavano crescendo, la loro età era la più difficile, e a complicare tutto vi era Kai, e i suoi oscuri disegni.

Tatsumaru si sdraiò, stropicciando gli occhi. La giornata appena trascorsa lo aveva messo a dura prova, e complice il bagno, la stanchezza stava prendendo il sopravvento. Tuttavia non voleva abbandonare l’amica, in quel momento avrebbe voluto stringerla a se per sempre. Allora le chiese di restare, timidamente

"Senti … ti va se stanotte restiamo entrambi qui? Mi … mi farebbe piacere sapere che tu sei qui accanto a me, anche quando dormo"



Era imbarazzato, la sua richiesta aveva un che di infantile, ma era ciò che davvero voleva, la sua compagnia, la certezza che fosse al suo fianco, al sicuro, perché lui l’avrebbe protetta.

 
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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:53     +1   -1




Quando Tatsumaru cadde rovinosamente a terra, lei pensò che avesse semplicemente perso l’equilibrio, del resto non riuscì a vedere il colore del suo viso e nemmeno l’espressione che aveva in quel momento. Quindi gli pose quell’ultima domanda imbarazzante.



CITAZIONE

"No, nessuno …"


Non era certo la risposta che si aspettava, ma l’accettò perché Tatsu era sempre stato sincero con lei e, anche se quella risposta le stava stretta, era costretta a ingoiare il rospo. Tuttavia il suo disappunto la fece riflettere.
Trasse le ginocchia al petto e vi appoggiò sopra il mento, lo sguardo si perse nell’oscurità che premeva contro le pareti della stanza e il silenzio rumoreggiava più delle parole.
Aveva sperato che la gratificasse, che, almeno in virtù dell’amicizia che li legava, avesse detto che era lei la persona che occupava una parte del suo cuore. Si sentì improvvisamente sola e delusa e alle ginocchia appoggiò la fronte, nascondendo alla vista il viso che aveva assunto un’espressione triste. Era ormai evidente che il loro rapporto non poteva andare più in là della fratellanza, ma perché questa cosa la intristiva tanto? In realtà non lo sapeva bene nemmeno lei, eppure la paura della perdita provata alcune ore prima la induceva a pensare che quel sentimento non si limitava alla mera amicizia, seppur profonda.

Fu Tatsu a spezzare il filo di quei pensieri offrendogli un biscotto.
Lasciò che il viso emergesse alla debole luce della candela e sfoggiando uno dei sorrisi più falsi della sua vita, prese il biscotto e incominciò a sgranocchiarlo lentamente. In realtà non aveva nemmeno voglia di mangiarlo, ma quello poteva essere un buon sistema per celare meglio la delusione.
Lo osservò mentre si sdraiava e il suo gesto la fece sbadigliare vistosamente e stava ancora sbadigliando quando lui le fece una richiesta inaspettata.



CITAZIONE

"Senti … ti va se stanotte restiamo entrambi qui? Mi … mi farebbe piacere sapere che tu sei qui accanto a me, anche quando dormo"


Rimase con la bocca spalancata per un momento e la sua espressione allibita non lasciava spazio a dubbi riguardanti lo sbigottimento provato nel sentire quella richiesta. Era la prima volta che lui mostrava l’intenzione di averla accanto di notte, in genere gli incontri serali al rifugio terminavano con il rientro nelle rispettive case. Però, dopo la sorpresa iniziale, si rese conto di poter comprendere il suo stato d’animo, infondo quella era stata una giornata particolare e nonostante si sforzassero di mantenere un’apparenza dignitosa, almeno per uno shinobi, la paura era stata tanta e in egual misura la sofferenza. Poter condividere tutto questo era un modo per superare l’accaduto.



“Resteremo qui al sicuro entrambi .. insieme.
Insieme saremo invulnerabili, anche ai cattivi pensieri ..”



Mentre diceva queste parole, estremamente sincere, si avvicinò a lui e dopo avergli donato un piccolo bacio sulla guancia, si sdraiò accanto a lui portando le braccia sotto il capo, rimase così a fissare il soffitto di legno che li sovrastava, mentre la fiammella della candela tremolava appena alla brezza che filtrava dalla finestra e creava giochi di luci e ombre sui loro corpi immobili.



Inaspettatamente percepì la mano di Tatsu che si insinuava tra i suoi capelli, non era la prima volta che capitava, da bambini succedeva spesso, ma in genere il gesto era finalizzato a voler dar fastidio all’altro. Ora era diverso, lo sentiva, quella mano voleva accarezzare, voleva sentire la presenza rassicurante, ed era dolce la sensazione che ne scaturiva.
Voltò il capo verso di lui e lui ritrasse la mano, lo vedeva sorridere, non tanto con la bocca ma con gli occhi e quelle due gemme lasciavano trasparire le emozioni che l’amico provava in quel momento. Le sorrise di rimando intuendo il suo imbarazzo.
Lei non provava imbarazzo, non in quel luogo e in quel momento, le parve la cosa più naturale del mondo, aveva sempre cercato il contatto fisico con lui, ma forse ora la valenza era differente.



CITAZIONE

"B-Buona notte Yuki-chan …"


“Buona notte anche a te.”



Non avrebbe aggiunto altro, non desiderava affatto agitarlo ulteriormente e il silenzio a volte vale più di mille parole. Si rigirò su un fianco e lo guardò ancora, finché l’aria che si insinuava dalla finestra non spense la candela, allora allungò la mano e la poggiò sull’avambraccio di Tatsu, poi, vinta dalla stanchezza, si addormentò.





Noriaki camminava avanti e indietro per la sala da pranzo e spesso usciva sulla veranda e guardando in fondo al giardino osservava il rifugio sulla grande quercia. Era pensieroso e notevolmente preoccupato, il racconto della figlia lo aveva inquietato e, nonostante avesse dissimulato, in cuor suo non si dava pace e si poneva le stesse domande che in quel momento si stavano facendo anche Yukiko e Tatsumaru. Spesso lo sguardo si incrociava con quello della moglie ma entrambi restavano in silenzio, finché non notò che la luce si era spenta nel rifugio.
Decise di andare a vedere cosa stava succedendo, il pensiero della figlia minacciata da chissà chi e per chissà quali motivi non gli dava pace. Fu sotto la quercia in un attimo e rimase in ascolto, ma nessun rumore proveniva dall’alto, nemmeno le voci dei due ragazzi, allora decise di arrampicarsi e dare un’occhiata. Quando sbirciò dalla finestra li vide serenamente addormentati, l’uno affianco all’altra e non riuscì a reprimere un sorriso.
Quando tornò dalla moglie poté rassicurarla e rassicurare sé stesso.



“Non le capiterà nulla, Tatsumaru si prenderà cura di lei ..”

Continua qui...

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 10/3/2012, 16:24     +1   -1




L'arma e il guerriero



Narrato
*Pensato*
"Parlato"
"Parlato Hideki"



Tatsumaru si trovava ai bordi della foresta, poco distante da casa, in un luogo dove spesso si recava per affinare le proprie ninjutsu. In quello spiazzo verde, illuminato dalle colonne di luce che filtravano tra il fitto fogliame, il Senju componeva rapidi sigilli, scatenando dal terreno la forza dei suoi antenati. Intricati grovigli di radici si ergevano verso il cielo, come colonne spezzate, riempiendo la radura un tempo sgombra. Si era allenato tanto nel padroneggiare le tecniche del suo clan, da quando suo padre gli mostrò le più elementari. Di certo grandi progressi erano stati compiuti dal giorno in cui, più per disperazione che per coscienza, aveva utilizzato il suo potere per salvare Yukiko. Tuttavia non gli sembrava mai abbastanza. Il pensiero fisso di Kai lo tormentava, quel ragazzo era ancora irraggiungibile per lui.

Si sedette su di un sasso, stanco per il duro allenamento a cui si era sottoposto. Estrasse un Kunai dalla tasca, e cominciò a soppesarlo tra le mani. Quanto avrebbe voluto che tra quelle radici ci fosse il corpo di Kai, immobile, inoffensivo. Allora avrebbe chiesto spiegazioni, lo avrebbe interrogato, serrando quelle spire lignee sul suo collo, finchè tutto non fosse stato chiarito. Poi, forse, lo avrebbe ucciso. Un brivido lo percorse da capo a piedi, uccidere non era mai stata una sua volontà, e allora perché in quel momento lo desiderava così ardentemente? Scagliò il kunai contro una colonna di radici, ed esso penetrò in profondità nel legno. La flebile luce del chakra scomparve dalla lama, lasciando il ragazzo assorto a guardarla.

Un fruscio di passi alle sue spalle destò bruscamente la sua attenzione. La figura di suo padre uscì dall’ombra delle fronde, stringeva qualcosa tra le mano, un drappo rosso con all’interno qualcosa che Tatsumaru non riusciva a scorgere. Hideki osservò le costruzioni del figlio. Un senso di angoscia lo colse, ma la sua voce dissimulò bene tale emozione, ed uscì calma e affettuosa come sempre.

"Ti stai allenando duramente Tatsumaru-chan, sembra che tu abbia preso confidenza col tuo potere"



"Otōsan … si, ora riesco a controllare meglio il legno, riesco a plasmarlo al mio volere … è un potere eccezionale. "



Hideki sorrise, dopotutto suo figlio non era cambiato. Finchè un uomo riesce a sorprendersi di ciò che lo circonda, allora potrà dirsi tale. L’uomo si sedette accanto al figlio, poggiando il fardello di lato.

"Tatsu … recentemente ho notato qualcosa di diverso in te … prima che tu dica qualcosa, sappi che capisco benissimo la situazione, e non ti chiederò che cosa è accaduto il giorno dell’iniziazione. So quanto è dura la vita del ninja, e quanto sia difficile affrontare questo cammino in un periodo di grandi cambiamenti com’è la tua età."



Tatsumaru stette in silenzio, ascoltandolo. Suo padre non capiva, non poteva immaginare cosa fosse successo qual giorno, tuttavia su una cosa aveva ragione. Lui stava affrontando situazione nuove, provando nuovi sentimenti e scoprendo nuove declinazione di quelli conosciuti. Con la coda dell’occhio diede un rapido sguardo al kunai. Uccidere, e non per difesa, non per il bene di qualcuno o qualcosa di caro, ma per rabbia, per vendetta. Da quando simili pensieri gli appartenevano? Dove lo stava conducendo tutto ciò?

"Il vento che soffia troppo forte piega il giovane arbusto, e se questo non cessa, l’arbusto crescerà curvo … Non devi lasciare che il vento ti pieghi Tatsumaru, non devi perdere la rettitudine che è tua di natura. Perché non è piegandoti che raggiungerai il cielo."



Le parole del padre lo colpirono più di quanto egli potesse immaginare. Tatsumaru si rese conto che il vento lo stava piegando, e se non avesse fatto nulla per contrastarlo, sarebbe cresciuto curvo. Si sarebbe perso, la vendetta sarebbe diventata un’abitudine. Il legno è assai più malleabile quando è giovane. Hideki si accorse della confusione che in quel momento pervadeva il ragazzo, e con un’espressione benevola, si voltò a recuperare l’ogetto nascosto dal drappo rosso.

"Solo ricordando chi sei, e qual’è il tuo obiettivo, il vento non riuscirà a piegarti. Io e tua madre non saremo sempre al tuo fianco, non potremo aiutarti a ricordare, ed è giusto così, la strada è solo tua. Per questo ti ho portato un dono. Esso sarà sempre al tuo fianco, ed ogni volta che lo guarderai saprai esattamente cosa fare. Abbine cura, poiché avendo cura di esso avrai cura anche di te stesso."



Così dicendo, Hideki porse l’oggetto a Tatsumaru, il quale incuriosito e confuso, tese le braccia per riceverlo. Svolse il drappo con delicatezza, quasi con reverenziale timore. Ciò che vide lo lasciò senza fiato. Tra le sue mani vi era una katana, il cui fodero laccato rifletteva la tenue luce del sole. Le decorazioni simili a tralci color argento risaltavano sul nero del fodero in tutta la sua lunghezza, proseguendo sull’impugnatura, la cui fantasia risultava leggermente diversa, molto più simile a delle venature. Gli occhi del ragazzo erano rapiti dall’oggetto, e benché volesse alzarsi e ringraziare il padre, non ci riuscì. Quest’ultimo sorrise per il genuino stupore manifestato dal figlio, tale reazione lo riempiva di soddisfazione.

"La spada è la’rma del guerriero, la sua inseparabile compagna. Essa è dritta come il cammino da seguire, forte per proteggere chi ami, affilata per combattere per ciò in cui credi. È il simbolo perfetto, il dono ideale per il raggiungimento di un importante traguardo. Avanti, cosa aspetti, fate conoscenza."



Tatsumaru alzò finalmente lo sguardo, gli occhi lucidi in quelli del padre, un sorriso indelebile stampato sul volto. Con un cenno di assenso, si alzò in piedi, e allontanandosi di qualche passo, guardò un’ultima volta l’arma. Era così bella, la sentiva così sua. Inoltre percepiva qualcosa che non riusciva a spiegarsi, era più che un semplice oggetto. Lentamente avvicinò la mano all’impugnatura, sentendo come un formicolio. Non ci fece caso, pensò fosse l’emozione, e dunque proseguì. Quando strinse l’arma, accadde qualcosa di inaspettato. Sentiva l’energia dentro di se abbandonarlo, fluire dal suo corpo, attraverso la mano, nella spada. Hideki scattò in piedi, mentre Tatsumaru impallidiva. Il pensiero del padre corse al Seme della Lenta Morte contenuto nell’impugnatura. L’uomo stava per correre in soccorso del figlio, ma egli lo fermò tendendo la mano davanti a se. Il flusso si era interrotto, e anzi invertito. Il chakra fluiva dalla spada a lui, pervadendolo come era accaduto con l’albero del clan. Percepiva un’energia familiare, mista a una componente estranea. Dopodichè tutto si affievolì, dissolvendosi. No, non era un semplice oggetto, e la similitudine con l’albero lo rese cosciente di ciò che era appena accaduto. Il portatore aveva fatto conoscenza con la spada, e viceversa. Lentamente fece scorrere la lama fuori dal fodero. Essa luccicò mentre i raggi del sole la colpivano nell’arco descritto dal braccio di Tatsumaru. Anche la lama aveva delle venature, che pulsavano di luce argentata. Nelle sue mani, sentiva la spada vibrare, leggermente. Gettò con riguardo il fodero sull’erba, e impugnandola a due mani, mosse un fendente traverso dall’alto verso il basso. Un’eco si propagò dalla lama, come un canto, la sonora vibrazione dal suono simile ad un bicchiere di cristallo che viene sfiorato dalle dita umide. La voce della spada. Hideki rimase meravigliato nell’osservare la bravura del fabbro, la reazione che la lama aveva avuto al contatto della mano di Tatsumaru. Quando l’aveva impugnata non era accaduto altrettanto, quella spada era destinata esclusivamente a suo figlio. Le dita del ragazzo sfiorarono le venature seguendone il contorno, e ancora lo stesso suono risuonò nella radura. Tatsumaru la impugnò saldamente, e cominciò ad immettervi il proprio chakra. Un’auro semitrasparente lambì la lama come una fiamma, che si sprigionava dalle venature lucenti. Il fendente che sferrò in direzione delle radici le tagliò di netto ma questa volta l suono della lama non si udì. Poi il ragazzo smise di alimentarla, e la lama si spense della sua luce, riflettendo solamente quella del sole sull’acciaio lucido.

Osservandola mentre ancora la stringeva tra le mani, il suo sguardo si era fatto determinato. Impugnandola nuovamente sopra la testa, fece scorrere il chakra dentro di essa. Le venature tornarono a risplendere, e le fiamme simili a fuochi fatui arsero nuovamente la lama. Con rapidi fendenti colpì le colonne da lui create, facendole a pezzi una dopo l’altra. La lama non cantava più, tuttavia il ragazzo sembrava saperne il motivo. Ansimante per lo sforzo, si fermò quando l’ultimo frammento di legno cadde al suolo. La lama si spense, e allora Tatsumaru si accucciò nell’erba, tenendo la spada verticale con la punta a terra. La sfiorò con le dita, ed essa emise il soave suono, mentre vibrava nelle sue mani. Stette ad ascoltarlo per qualche secondo, dopodiché si alzò nuovamente, voltandosi verso il padre. Quest’ultimo aveva assistito alla scena, e compiaciuto si avvicinò al ragazzo.

"Vedo che ti piace. Presto imparerete a conoscervi, e allora riuscirai ad usarla al meglio. Ti insegnerò tutto ciò che posso, e dove non potrò dovrai impararlo da solo. Kiku no Komichi non risponde al mio tocco, tu sei il suo portatore, ed essa ti protegge."



Tatsumaru osservò nuovamente la spada, sussurrandone il nome. Il Sentiero dei Crisantemi, davvero un bel nome. Recuperando il fodero ai suoi piedi, Tatsumaru rinfoderò la spada, non prima di averne pulito la lama sui suoi vestiti. Guardando il padre , ora di fronte a lui, lo ringraziò sentitamente, e lo abbracciò.

Su un frammento di legno tra l’erba, il kunai giaceva ancora conficcato in profondità. Sarebbe stata una dura lotta, poiché il male è insito in profondità tanto quanto il bene, e benché venga fatto a pezzi, esso non può scomparire. Certo era che quell’arma non sarebbe servita a Tatsumaru solamente contro i nemici, ma anche contro se stesso.


 
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^Shinodari^
view post Posted on 23/7/2012, 12:02     +1   -1




albero


Di ritorno dall'Eremo






Un passo dopo l'altro, la mente che esplorava i ricordi e nel cuore una sensazione di tristezza e rimpianto. Varcò il cancello di legno che la introduceva al giardino di casa Yamanaka, il suo giardino, la sua casa, e si fermò per qualche istante guardandosi attorno. Era tutto come l'aveva lasciato ma era come se lo vedesse per la prima volta, ne aspirò i profumi e ascoltò il rumore del silenzio. Un piccolo insetto volante ronzò accanto al suo orecchio interrompendo la strana sensazione di essere fuori posto.
Vi era tranquillità in quel giardino curato e perfetto ma mancava la vera manifestazione della natura, il caos ragionato con il quale la vita vegetale prende forma naturalmente. Non riuscì ad evitare il confronto con la vegetazione lussureggiante e disordinata dell'Eremo, bellissima e armoniosa nel suo essere caotica, ma soprattutto mancava la vera pace, quella che solo con la sua presenza riusciva ad infondere il Sommo Mujinahen. Mancavano altresì gli innumerevoli occhietti furbi che spiavano tra i cespugli e zampettavano in ogni dove, mancava la vita.
Raggiunse faticosamente la porta d'entrata e ancora una volta si fermò. Ascoltò i rumori che provenivano dall'interno, voci familiari e care. Capì immediatamente che la cena era finita e che i suoi genitori stavano, come sempre, discutendo allegramente. Non parevano preoccupati per la sua assenza e si chiese per quale motivo fossero così tranquilli.
Comprese tutto non appena pose piede in casa: erano stati avvertiti e sapevano che stava svolgendo un compito importante, ma non ne conoscevano i particolari che presto furono spiegati da lei stessa. Naturalmente omise di citare Fuyuki Hyuga, o almeno nascose la sua reale professione e il fatto che la seguiva per proteggerla, ma per il resto raccontò tutto per filo e per segno. Soddisfò ogni domanda e si accorse di quanto la sua famiglia fosse orgogliosa di lei e, soprattutto di quanto le volessero bene. Tuttavia questo non bastò a farle dimenticare la tristezza e la nostalgia per i suoi nuovi amici e il suo Sensei. Aveva bisogno di Tatsumaru. Ora che era tornata a casa si accorse di quanto le era mancato e desiderava fortemente incontrarlo, ma sapeva come fare.

A passi lenti si portò sotto la recinzione che divideva le due proprietà e con qualche agile balzo scalò la quercia atterrando direttamente sulla piattaforma della casetta. Sorrise, quel luogo pregno di ricordi la fece, per la prima volta, sentire a casa. Accese la candela e la mise sul davanzale della finestra, il segnale era stato posizionato, ora non restava che attendere l'amico il quale, prima o poi, si sarebbe accorto della flebile luce che brillava nel crepuscolo. Si sedette per terra, nel suo solito angolo e aspirò a pieni polmoni quell'aria ricca di profumo di legno, il profumo di Tatsu. Stava meglio ora, era consapevole che aveva lasciato un luogo meraviglioso e dei nuovi amici ma anche che si apprestava a rincontrarne uno ancor più caro, il più caro, e che quel luogo era altrettanto meraviglioso.
Poggiò la testa alla parete e, nell'attesa, si assopì.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 23/7/2012, 19:23     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Calda, limpida acqua scivolava sulla giovane pelle di Tatsumaru, trascinando con se ogni impurità della giornata, distendendo i suoi muscoli affaticati. Come era solito fare da quando Yukiko era sparita senza nemmeno salutarlo, aveva trascorso la giornata immerso nella natura del paese del fuoco, girando in lungo e in largo le foreste nei dintorni di Konoha. Trovava rigenerante accarezzare gli imponenti alberi, così vecchi e saggi, che se solo avessero avuto il dono della parola, avrebbero incantato ogni uomo con i loro racconti. Egli in parte poteva sentirne la voce, il fluire del loro chakra, ma non riusciva a comprenderne il linguaggio. In mezzo a tutta quella energia, sentiva il suo sangue ribollire, e scorrere come non mai nel suo corpo, dandogli la forza di camminare per ore, senza sentire la stanchezza. Tuttavia era solo un'impressione, poichè alla fine di quella giornata era veramente stanco, e dopo aver consumato la cena, si era immerso nell'acqua bollente del suo bagno, trovando ristoro nel suo caldo abbraccio.

Uscito dalla vasca, si asciugò, e indossò il kimono verde che usava mettere la sera. Si mise a letto, ma non per dormire, nonostante la stanchezza non aveva per niente sonno. Pensava a Yukiko, a quanto le sarebbero piaciute le sue passeggiate nella natura, a quanto sarebbe stato bello averla con lei, mostrarle i meravigliosi paesaggi, e magari renderla partecipe di ciò che provava nel contatto con un albero.

*Perchè non sei passata a salutarmi Yukiko? I tuoi genitori mi hanno detto che stai svolgendo un compito importante ... non hai detto nemmeno a loro di cosa si tratta... così mi fai preoccupare...*



Per scacciare tali pensieri dalla sua mente, aveva cominciato a leggere un libro, appartenuto a suo padre, e che quest'ultimo gli aveva donato una sera, vedendolo tornare arrabbiato e sconsolato da uno scontro con un altro ninja della Foglia. Lo prese, e lo aprì dove aveva posto il segnalibro. Era un racconto fantastico, che narrava le vicissitudini di un giovane e abile guerriero, innamorato di una incantevole principessa, su cui anche un tengu aveva messo gli occhi. Quest'ultimo cercava in ogni modo di ostacolare il giovane guerriero, a volte con l'astuzia, altre volte aizzandogli contro creature mitologiche, ma egli riusciva sempre a superare ogni prova. Al punto in cui era arrivato a leggere, il giovane guerriero si era perso in mare, a seguito di un tranello del tengu. La principessa, preoccupata di non vederlo più tornare, aveva acceso una lanterna magica, la cui luce era visibile in ogni angolo del mondo, nella speranza che seguendola, si sarebbero rincontrati.

Tatsumaru alzò istintivamente lo sguardo dalle pagine, osservando fuori dalla finestra, in direzione della casa di Yukiko. Il cielo si era fatto scuro, La sera era calata, e le case si accendevano di luci come le stelle in cielo. Ma tra tutte le luci, egli notò quella che lo chiamava a se. Nella casa sull'albero, brillava la luce di una candela, il segnale che al suo interno si trovava Yukiko. Posò velocemente il libro su un angolo del letto, e salendo sul davanzale della finestra, spiccò un balzo, atterrando perfettamente sulla piattaforma della casetta. Yukiko era tornata, e la contentezza superò la rabbia per la sparizione ingiustificata. Avrebbe voluto salutarla, abbracciandola e chiedendole dove fosse stata. Tutte le domande si dissolsero nella sua mente, quando la vide poggiata alla parete, dormire serenamente. Si mosse piano verso di lei, non voleva svegliarla. Si sedette per terra, poggiando la schiena contro la parete opposta, rimanendo in silenzio ad osservare il suo viso alla flebile luce della candela, che disegnava ombre tremolanti sui suoi capelli chiari. Questo gli bastava, averla di fronte, serena. Le risposte avrebbero atteso, finchè non si fosse svegliata, egli avrebbe vegliato su di lei.

 
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27 replies since 8/11/2011, 00:16   497 views
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