| Stranamente a come mi aspettavo che reagisse, il Jonin si mise a sorridere alla mia affermazione, infondo raggiunsi il mio obbiettivo: cominciare un rapporto, non basato sulla rigidità, ma sulla simpatia e la clemenza. Il tutto era facilitato dalla dolcezza che aveva quel giovane Jonin, era così affabile e gentile, che faceva piacere stargli accanto. Mi scrutò attentamente e osservò che mi mancava un braccio, così spinto dalla curiosità e dalla pietà, mi chiese come mi era stato levato. Per un attimo mi balenò davanti agli occhi la faccia di quel mostro, e avvertii nuovamente il dolore che provai, sentii quei denti freddi che staccavano la mia carne. Un brivido mi partì dalla schiena e afferrai con la mia unica mano la spalla mozzata, stringendola.
Murasaki: Ho commesso molti errori nella vita, ma il peggiore, mi è costato la perdita del braccio.
Non ebbi la forza di continuare. La mia voce per qualche istanti non era sconnessa e cantilenante, ma fortemente intrisa di dolore e di angoscia, mentre il mio viso e il mio sguardo fissavano il vuoto. Cominciammo a camminare, così mi alzai e con il mio solito andamento, lo seguii come un’ombra. Salimmo altre scale, erano uguali a quelle che collegavano il piano terra al primo piano. Arrivammo così al secondo piano. Qua la situazione mi stupì abbastanza. La struttura della stanza era molto simile alle altre, ma c’era qualcosa di diverso. Molte persone, tra anziani e bambini, passeggiavano spensieratamente, parlando. Avevano un modo molto particolare di dialogare, bisbigliavano, ma non era un sussurro fastidioso, anzi, le loro voci si fondevano insieme, quasi come se stessero intonando un canto, il tutto nel massimo rispetto di quel luogo sacro. Dovevo ammettere che il loro modo di fare mi piaceva parecchio, era affascinante. Ci dirigemmo verso la porta di una stanza, ma quando Shizune stava per aprirla, si soffermò e mi fece una domanda:
Shizune: Murasaki prima di iniziare devo farti una domanda. Quando aprirò questa porta sarà troppo tardi per cambiare idea, la tua vita sarà per sempre decisa dalla risposta che mi darai: Il clan cui appartieni studia da secoli i principi più arcani e misteriosi della natura. Farne parte significa diventare membri di una comunità di persone che dedica la propria vita alla natura. La domanda è questa: sei disposto a dedicare la tua vita alla natura fino alla fine dei tuoi giorni?
A quel punto mi bloccai, era davvero ciò che volevo? Davvero volevo entrare a far parte di quel clan completamente? Ci pensai un po’ su. Il mio sguardo non diceva niente. Dopo qualche minuto presi la mia decisione.
Murasaki: Io non ho una famiglia, non ho più amici. L’unico che avevo è morto. Sono nato e cresciuto nella foresta, e ci vivo tutt’ora. La natura è la mia vera famiglia, la foresta è la mia casa. E una foglia è la mia migliore amica. Quindi la mia risposta è, SI!!! Voglio far parte di questo Clan.
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