Eremo delle Salamandre, [Paese della Terra]

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dovahkiin19
view post Posted on 9/9/2014, 14:17     +1   -1




CITAZIONE
Slt: 245-20=225

Il viaggio fino ad Iwa fu lungo ed impervio. La guerra che aveva desolato il mondo intero, in quelle zone aveva avuto il suo epicentro ed aveva colpito in pieno. Il giovane Kaguya era partito leggero e senza pensarci due volte dal suo villaggio, pensò di trovare sul suo cammino villaggi o almeno locande in cui riposarsi e mangiare. Fu ben presto smentito. Le rovine dominarono il paesaggio che il ragazzo oltrepassò: niente cibo, gli alberi erano rinsecchiti e non producevano frutti, probabilmente non lo avrebbero fatto per i prossimi anni a venire, niente giacigli comodi, solo case distrutte dalla progenie o dagli eserciti del Dio Watashi. Nessun paese aveva la forza per la ricostruzione, la guerra aveva prosciugato le finanze dei grandi e dei potenti. Che stolto era stato Kirai ed ora se ne rendeva conto. Ladruncoli, prostitute e banditi furono l'unica compagnia che ebbe durante tutto il viaggio. Svariate volte fu costretto a difendersi da attacchi improvvisi di bande di predoni che volevano derubarlo. Niente di ché per uno shinobi di Kiri. Tutti furono annichiliti nella maniera più brutale possibile, come succedeva a tutti gli stupidi che osavano mettersi sulla strada di un Kaguya. Alcuni di loro nemmeno erano meritevoli di assistere alle danze, peculiariatà del suo clan, altri ebbero l'onore di vedere le estrazioni ossee del giovane e come le leggende narravano, il macabro spettacolo di quelle ossa che spuntano dal corpo erano l'ultima cosa che videro. Le sue provviste erano molto scarse, solo qualcosa di commestibile che riusciva a trovare lungo il cammino, frutta secca per la maggioranza e una piccola bestiola che era passata troppo vicino ed aveva attirato l'attenzione in una sporadica e fortunata occasione. Non era stato comunque sufficiente a sostentare il ninja che era costretto ai combattimenti e non poteva mai rifocillarsi per bene.
Anche l'acqua scarseggiava, la maggior parte delle fonti era stata contaminata dai liquami e dalle malattie portate dalla progenie del malvagio Kami, alcuni rivoli avevano assunto un aspetto melmoso ed un odore inquietante, per fortuna, i banditi che lo assalivano portavano con se delle borracce e almeno per l'acqua non ebbe troppi problemi.

Aveva attraversato diversi paesi prima di giungere a Iwa, ma la solfa era stata sempre la stessa. Strutture distrutte, perversione e corruzione morale ovunque, Kirai pensò che fosse inaccetabile. Non aveva combattuto una guerra contro un Dio, seppure dai desideri umani, ma pur sempre un Dio, per salvare un mondo allo sfascio. Il sacrificio di tutti quegli shinobi era dunque stato vano? Il mondo forse non meritava di esser salvato ma lui non si sarebbe mai sottomesso a Watashi. Era libero, egoista ed orgoglioso, odiava sottostare ad altre persone, sebbene dovesse eseguire gli ordini in quanto ninja sapeva bene che la sua condizione era privilegiata. Poteva perseguire la sua ricerca del potere e della forza al piccolo prezzo di seguire le indicazioni di qualche sciocco superiore che un giorno sarebbe stato suo pari: Sul campo di battaglia i gradi non contano niente. La forza, la risolutezza e la voglia di vivere ti fanno uscire vivi da uno scontro, tutte cose, che Kirai possedeva ed insieme al suo amore per il combattimento facevano di lui un soldato, un uomo, migliore di quelli che si rintanavano in un ufficio a sbrigare scartoffie e ad assegnare missioni insignificanti alle reclute come lui. Sapeva che diventando più forte avrebbe cambiato la sua condizione e non sarebbe dovuto sottostare a nessuno. Trovare le salamandre erano solo uno dei tanti gradini da salire per giungere al potere che agognava. Non avrebbe fallito, nonostante queste piccole difficoltà iniziali non si sarebbe di certo arreso. Era solo all'inizio, avrebbe dimostrato il suo valore, come aveva fatto sul campo di battaglia. La collana che portava al collo ne era la dimostrazione, il licantropo che aveva affrontato in quella foresta poco tempo prima era caduto sotto i colpi delle sue lame e quel dente che portava appeso al collo era il meritato trofeo di guerra.

I paesaggi che si susseguirono alla vista del Kaguya furono svariati e diversi ma tutti accomunati dalla distruzione della guerra. Kirai, lasciatosi le nebbie di Kiri alle spalle era partito alla volta del paese del fuoco, con le sue immense foreste che una volta erano rigogliose e fitte, mentre ora risultavano spoglie e morte, uccise dall'avvento della guerra e del disfattore del mondo. Non era la prima volta che percorreva quella strada, già due volte aveva viaggiato per quei sentieri, per raggiungere il campo base di Kumo e poi nuovamente per tornarsene a Kiri, solo qualche settimana prima. Stranamente, durante la guerra, non aveva fatto caso alla desolazione, solo ora che essa era finita si rendeva conto di quanto la ferita che le terre ninja avevano subito sembrasse incurabile.
Solo dopo parecchio camminare le oramai morte foreste che circondavano Konoha lasciarono spazio ad interminabili pianure, era il panorama inconfondibile del paese del piccolo paese dell'erba, qui la distruzione non era molto evidente dato che i villaggi scarseggiavano e le abitazioni si vedevano di rado. A testimonianza del passaggio della guerra in quel luogo c'erano solo i fiumi e le piante malate, forse molto peggio quello che delle case distrutte.
Tuttavia, all'avvicinarsi a Kumo il panorama diventò sempre più familiare al giovane shinobi, le montagne caratteristiche del paese del fulmine sembravano squarciate dalla potenza del Dio che aveva infranto le sue armate contro le difese del villaggio e non solo: contro tutto il mondo ninja. Superato anche il paese del fulmine fu la volta di Iwa. Niente di differente rispetto al paesaggio incontrato fino ad ora, solo distruzione e macerie ovunque si voltasse. Nessuna novità all'orizzonte e comunque nessuno sapeva dove trovare l'eremo delle salamandre, alcuni scappavano terrorizzati alla domanda, altri semplicemente mendicavano qualche ryo in cambio di informazioni che non erano altro che leggende o storie inventate di sana pianta, i più semplicemente scuotevano la testa in segno di negazione.

Kirai comunque era troppo testardo per lasciar perdere e continuava a viaggiare verso il nord, era ormai al lato opposto del mondo rispetto a casa sua, rispetto alle fredde nebbie di Kiri.
Scorse un altro agglomerato di case in lontanza e decise di raggiungerlo per chiedere informazioni, poteva essere la volta buona. Tuttavia, avvicinandosi al villaggio notò qualcosa di diverso in esso, qualcosa che nei precedenti e desolati villaggi che aveva incontrato fin'ora non c'era.
In questo piccolo borgo la vita scorreva serena e tranquilla come se la guerra non fosse mai giunta da queste parti. Le case erano tutte in piedi e i campi coltivati con cura e maestria, sembrava un' oasi felice che in quel mondo devastato poteva provenire solo da un universo parallelo. Acqua potabile, cibo in abbondanza e un panorama da cartolina.
I cittadini erano tutti civili, nessuno shinobi, nessun samurai, nemmeno un'arma in vista in tutto il villaggio, come si sarebbero difesi in caso di attacco? La situazione era troppo surreale per essere vera, Kirai capì che ci doveva essere qualcosa di strano e quindi si mise sull'attenti. Cercò di individuare eventuali pericoli nascosti nelle vicinanze:

CITAZIONE
<attivazione> -Abilità nel Fiuto- (Stm: -5 in combattimento, -2 in GDR) [Liv 6 : 0/10] "Il ninja in possesso di questa abilita riesce ad individuare il nemico che si nasconde e le trappole."

Stm: 91-2=89

Se nulla fosse stato fuori posto, il giovane ninja si sarebbe addentrato all'interno del villaggio e avrebbe avvicinato uno qualsiasi dei cittadini, e avrebbe posto alcune domande:

Mi scusi signore, io mi chiamo Kirai e sono in viaggio da diversi giorni, saprebbe dirmi che villaggio è questo? Inoltre vorrei sapere se è possibile acquistare un po' del vostro cibo dato le mie bisacce sono vuote.

Avrebbe usato un tono gentile e tranquillo, non voleva intimorire nessuno anche perché la domanda più importante non era ancora stata posta. Non voleva scoprirsi troppo, quel luogo non gli ispirava fiducia.
 
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view post Posted on 12/9/2014, 12:17     +1   -1
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Oh uno straniero…questo è il villaggio di Hako.

Per quanto tutto fosse, apparentemente fuori posto, i sensi del giovane Kaguya non captarono nulla di diverso dal solito.
Forse un colpo di fortuna? Tra tanta desolazione vi era stato qualcosa che non era stato toccato dalla mano putrida, malevola di Watashi? Stando a quel villaggio la risposta era si. Non vi era nulla di strano: gente tranquilla che zappava la terra, animali da cortile, misti a quelli d’allevamento, gente normale che si occupava di normali attività.
Il cibo sembrava ottimo, così come d’acqua potabile; le case si vedevano che alcune erano state ricostruite da poco tempo: la verniciatura, la malta, erano troppo fresche e poco erose dal tempo e dalle intemperie.
Ma erano pur sempre troppo poche rispetto alla distruzione che imperversava negli altri villaggi incontrati lungo il cammino.
La gente era titubante, sospettosa e gli sguardi di sott’ecchi di alcuni provavano questa sensazione eppure non vi erano armi: o per meglio dire che alcuni ve n’erano che potevano definirsi guerrieri , ma solo per le armi.
La loro figura rimaneva da contadino: un arma e un armatura non fanno di un uomo un guerriero, ma a parte tutto questo il posto era normale.

Se devi riposarti, o prendere qualcosa puoi pagarci…o barattare qualcosa con noi. Sono tempi cupi questi.

Era un semplice uomo: mani callose, puzzava di sudore, aveva i capelli arruffati e le sue scarpe erano coperte di fango e terra. Portava con sé una vanga ma non sembrava cattivo, solo - giustamente - sul chi vive.

Uno shinobi non si vede molto di questi tempi. Di solito se ne stanno arroccati nei villaggi.
E sono pochi…maledettamente pochi. Per cui cosa vuoi straniero?
 
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dovahkiin19
view post Posted on 12/9/2014, 20:58     +1   -1




Il sole splendeva sul piccolo ed isolato villaggio. le nuvole in cielo erano poche e il paesaggio era quasi ammaliante con le imperiose montagne del paese della terra sullo sfondo.
Per quanto Kirai si sforzasse di stare in guardia e di non cedere alla tranquillità del luogo correndo il rischio di esser colto impreparato, in quel villaggio non c'era davvero nulla di strano.
Gli sembrava di esser stato fin troppo fortunato a finire proprio in quel luogo, unica oasi felice in un mondo desolato dalla guerra e lui di solito, non era per nulla fortunato.
I contadini, nonostante l'arrivo di uno straniero al villaggio continuarono il proprio lavoro lanciando solo qualche torbida occhiata curiosa al genin di Kiri.
I bambini giocavano per le strade senza pensieri e non badarono nemmeno all'arrivo del Kaguya che si limitò ad avvicinare un uomo che era indaffarato con il suo lavoro nei campi ed era completamente ricoperto di terra.
C'erano delle guardie che lo osservavano in lontananza ma non si avvicinarono e Kirai non ci fece troppo caso, non li riteneva di certo pericolosi.
Kirai squadrò il contadino dalla testa ai piedi mentre quest'ultimo rispondeva alla sua semplice richiesta di acqua e cibo.
Ora sapeva che il villaggio si chiamava Hako, non l'aveva mai sentito nomiare, cosa abbastanza normale visto che la sua conoscenza di geografia si limitava ai villaggi più grandi, quelli conosciuti e studiati in accademia o quelli in prossimità del campo base di Kumo.
L'uomo acconsentì a vendere dei viveri al giovane e questo era sicuramente un passo avanti, aveva chiesto soldi oppure un baratto.
Kirai era curioso di conoscere cosa avrebbero potuto volere in quel piccolo villaggio da uno shinobi molto lontano da casa. Diede un'occhiata in giro notando che alcune case erano praticamente ancora fresche di costruzione. Forse non era proprio vero che in quel posto la guerra non era arrivata per niente. Rispetto agli altri villaggi che aveva incontrato sulla strada per giungere fino a lì tuttavia qyello sembrava comunque che per tutti gli anni della guerra quel posto fosse stato sotto una cupola di vetro che lo difendeva dall'esterno e lo teneva al sicuro dalle incursioni del malvagio Dio.
Avrebbe voluto anche domandare come mai quello era l'unico villaggio che non aveva risentito pesantemente del terribile conflitto ma avrebbe dosato le sue parole con molta attenzione, soprattutto perché l'uomo era comunque diffidente e di fatti chiese quali fossero gli affari di un giovane shinobi in quella regione così isolata e distante dai grandi villaggi ninja.
Doveva ben riflettere il Kaguya prima di rispondere all'uomo, non voleva che avesse ripensamenti sul cibo e che lo cacciasse via e soprattuto non voleva far sapere troppo di se stesso. Odiava parlare con gli altri degli affari suoi e se non fosse stato per necessità non si sarebbe mai fermato in quel villaggio.

Di che tipo di baratto parliamo signore? Cosa potrei avere di vostro interesse in cambio del cibo e di un po' di riposo?

Fece una breve pausa per dare un'altra occhiata all'uomo e il senso di irrequietezza in lui crebbe, stava per svelare il motivo della sua presenza al villaggio e non era nemmeno certo di potersi fidare di quelli che almeno all'apparenza sembravano semplici contadini di una regione martoriata dalla guerra.

Il motivo per cui mi trovo a passare da questo piccolo villaggio è che sono alla ricerca di un luogo che mi è stato detto essere da queste parti. Magari lei, puoi anche darmi delle indicazioni su dove andare, sto cercando un posto chiamato eremo delle salamandre.

Probabilmente, se davvero si trattava solo di un villaggio di contadini, non avrebbero saputo nemmeno di cosa stava parlando il giovane genin, tuttavia, sperduto come era non poteva fare altro se non domandare e sperare soprattutto che non gli avrebbero negato il cibo dopo aver saputo quale era la sua destinazione finale.
 
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view post Posted on 16/9/2014, 13:25     +1   -1
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L’uomo lo guardò con sospetto: arricciò le labbra, e i suoi occhi divennero punte di spillo. La sua voce passò all’aspro come se le parole del giovane lo avessero turbato.

Soldi! Cos’altro vuoi che ci interessi, scusami? Oppure armi, o qualcosa che possa andare bene, e pagare il prezzo di quello che prendi.
Siamo tornati all’età della pietra, finchè il commercio non riprende…per cui se puoi pagare bene, altrimenti ti invito a non farmi e farti perdere tempo.


Mise la vanga bene infissa nel terreno a quelle parole, lo studiò a fondo e attese se volesse barattare qualcosa; ma la successiva domanda lo lasciò basito. O per meglio dire, lo lasciò pensieroso.

Allora sei alla ricerca dell’eremo, nevvero? Vuoi trovare i signori del magma e del fuoco?
Perché ragazzo? Perché? Da troppo tempo quel luogo è nascosto e noi amiamo le storie…


Si sedette, in attesa…vi era qualcosa nella sua voce, nei suoi modi, anche nel suo sguardo.
La vanga era ancora infissa a terra, ma quell’uomo ora era interessato a quel tipo di storia: dei suoi prodotti ormai non gli importava più.
Voleva sapere qualcosa, e del resto le occasioni per divagare, raccontare storie erano sempre di meno; per cui perché non sfruttare quell’occasione?
Per passare il tempo e non pensare a quel mondo devastato. Una storia…solo una storia da raccontare e farsi narrare.
 
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dovahkiin19
view post Posted on 16/9/2014, 19:04     +1   -1




Il giovane Kaguya in risposta alle sue parole ricevette uno sguardo molto crudo. Cos'altro si aspettava? Non lo sapeva, ma le parole dell'uomo gli avevano fatto carpire un senso nascosto che in realtà non c'era, era un contadino molto pratico e materialista, avrebbe accettato soldi o oggetti in cambio del cibo coltivato col sudore della sua fronte. Un prezzo accettabile per avere del cibo secondo il Kaguya.
Avrebbe usato i suoi ryo per comprare del cibo dal vecchio poco prima di andarsene, ora l'uomo sembrava più interessato all'altra domanda che Kirai gli aveva fatto.
Effettivamente, anche il genin rimase abbastanza esterrefatto alla risposta del vecchio contadino: Egli sapeva qualcosa sull'eremo.
Non si spiegava come mai un semplice contadino conoscesse la natura delle salamandre e forse addirittura la posizione dell'eremo. Tuttavia avrebbe colto la palla al balzo e sfruttato l'occasione d'oro di cui i Kami, oppure il destino, gli avevano fatto dono.
L'agricoltore si era seduto e guardava Kirai speranzoso, si aspettava una storia, il motivo per cui un giovane si era spinto così lontano da casa per cercare un luogo nascosto al mondo e così pieno di insidie.

Il perché mi chiede? Io sono un ninja e sono un guerriero. Fin da piccolo mi sono addestrato ed ho plasmato il mio corpo per la lotta. Il campo di battaglia è la mia casa e quella della mia famiglia per tutte le generazioni che sono state e che saranno. Noi Kaguya siamo nati per combattere.

Kirai non sapeva nemmeno se l'uomo conoscesse il cognome Kaguya e se sapesse la storia del suo clan.
Poco importava, parlava con fervore ed emozione, quasi in estasi dalle sue parole immaginando il brivido che provava ogni volta che scendeva in campo per lottare mettendo in gioco la sua vita.

Quelle creature, le salamandre, sono come me. Fieri guerrieri instancabili. Le loro imprese in guerra sono divenute leggenda tra noi soldati, ed io, voglio apprendere da loro. Qualsiasi sacrificio sia necessario, devo avere l'opportunità di vederle con i miei occhi.

Non avrebbe capito i suoi sentimenti. Questo pensò il genin quandò terminò di parlare tutto d'un fiato, come poteva capire, un semplice contadino cosa voleva dire seguire la via del guerriero e bramare la supremazia su ogni avversario?

La prego signore, se conosce la via che mi può condurre all'eremo me la indichi. Perché non c'è cosa in questo momento che io desideri più che riprendere il mio viaggio, possibilimente questa volta senza vagare in tondo ma viaggiando dritto verso il mio obiettivo.

I suoi occhi erano puntati sull'uomo che lo stava ascoltando, lo guardava dall'alto in basso poiché quest'ultimo era seduto con la sua vanga infilata nel terreno proprio al suo fianco e le sue parole erano sicure e pronunciate senza alcun timore. Speranzoso di riceve una risposta che lo avrebbe condotto verso l'eremo.
 
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view post Posted on 19/9/2014, 11:50     +1   -1
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view post Posted on 16/2/2017, 16:13     +1   -1
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CONTINUA DA QUI





- Quindi?

Disse l’enorme lucertola con uno sbuffo dal suo kiseru. Guardava il suo eremita e per la prima volta lo guardò non con sufficienza. Lo guardò. Seriamente, profondamente, senza falsi elogi, senza false speranze. Lo guardò che si ergeva di fronte a lui. Pochi lo avevano fatto, ancor meno erano quelli che potevano dirsi vivi.
Ma Ryu era diverso. Era diverso il suo modo di fare: sbruffone, spavaldo, con pochi se non nessun pelo sulla lingua, brutale con i nemici, attaccato a quelli che difendeva. Ma vederlo menomato non instillò in Reshef pietà alcuna: non ve n’era e se ve ne fosse stata ognuno era padrone di sé e delle proprie azioni. Avrebbe detto: hai sempre l’altro. vero. E sarebbe bastato contro nemici normali. Non questi che si stavano avvicinando a rapide falcate ai suoi domini.
Domini già violati.

Quello che ho detto. Non si sa per quale assurda ragione, quelli che sono stati scoperti sono ancora vivi. Forse i kami ci hanno messo una mano sulla testa facendocela abbassare e cambiare i nostri pensieri e il nostro modo di essere.
A volte i loro disegni e il loro modo di agire sono imperscrutabili, oppure volutamente li abbiamo fatti fuggire…ma non cambia che questa tempesta sta per abbattersi. E la combatterò da solo.


- Vuoi morire?

Rimbombò la sua voce nel Vulcano mischiandosi alla pietra lavica e al gorgoglio della lava.

Morire?
No…ho ancora tanto da dire e da fare ma non possiamo scegliere né il modo né il quando. Ma non mi seguirete.


E lo sguardo di Ryu incrociò quello di Reshef, fondendosi in esso. Parlarono non con la lingua ma con le anime, unite da un patto secolare, suggellato dal più sacro di essi: il sangue. Da allora Ryu era Reshef e Reshef era Ryu.
Una parte dell’anima del grande rettile era in Ryu e quella ruggente dello Yotsuki in lui. E Reshef capì. Capì ma non condivise. Non accettava tale gesto né tale giudizio da un suo servo. Però…

- Quindi hai già deciso. Non ti fermerò se questa è la tua volontà, nè combatteremo con te ma ti ricorderemo.

Ryu sorrise. Reshef aveva capito le intenzioni di Ryu e sebbene non le condividesse fece quello che un Re doveva fare. Guardare più in là del momento, per una vittoria che sarebbe nata da una sconfitta.
E sapeva quanto questo gli costasse. Era stato un pessimo eremita, davvero.
Rimise il sutra, che si portava sempre dietro, pieno di catene e di pietre preziose ai piedi del Sire dei Vulcani.
Tempo prima lo aveva visto srotolarsi davanti a lui, davanti ad Ai che firmò e divenne eremita. Poi lo rivide durante Watashi e l’attacco di Moloch all’eremo per ordine di quel bastardo di un Kami; e da allora lo ebbe su di sé. Da allora lo portò con sé nelle sue avventure, nelle sue battaglie, cercando di dargli onore e rispetto. Cercando di rimanere fedele a quel nindo di supremazia e furia guerresca che animava quell’eremo. Un eremo che strinse patti prima con Dante ed ora con lui; che si trovava meglio con i guerrieri che con i pusillanime che tra poco avrebbero inquinato con i loro piedi lerciosi quei luoghi.
Lo sterco non si può mai levare del tutto.

Questo vorrei che andasse ad Ashi.

Un ultimo desiderio. Non una richiesta, né un imposizione, in quell’eremo non vi era spazio né per l’una né per le altre, vi era solo la volontà di Reshef e delle salamandre. Ryu abbassò il capo e gli occhi, lui che non lo fece mai fin dal primo momento che venne in quei luoghi. Aveva superato la prova di Reshef con coraggio e dignità, con orgoglio, morendo e rinascendo squartato da mille coltelli infuocati legato ad un palo nero con solo il dolore e la morte su di lui. E lo rivide come quel giorno. Era acerbo, era immaturo ma era forte. Era orgoglioso, era guerriero.
Ashi Uchiha. Nuovo eremita? Si sarebbe preso del tempo per pensarci. Forse…era migliore? Forse, ma non ne era sicuro ancora. Ma riconosceva in Ryu un giudizio. E sapeva che quando si trattava dell’eremo non ne veniva offuscato da stupidaggini come l’amore, l’amicizia o altro. Avrebbe tenuto il suo giudizio in conto.

- E sia.
Ora và, che il magma ti accompagni in questa tua ultima lotta.

Un lieve inchino e si girò, lasciò per l’ultima volta quelle sale e Reshef. Avrebbe voluto combattere con lui, avrebbe voluto fare ancora tante cose ma era andata così. Poco male. L’unico suo cruccio fu di non aver passato troppo tempo con Ashi…ma l’avrebbe aspettata al di là di quel velo che era la realtà di questo mondo. Non vi era inferno che poteva fermarlo, né Dio che gli potesse dire cosa fare, né demone che lo avrebbe ostacolato.
Avrebbe superato tutti i mondi del Rikudo Rinne e l’avrebbe aspettata al di là del tempo e dello spazio. E poi non l’avrebbe più lasciata, in fondo la vita non era che una porta la morte una finestra su di un qualcosa di nuovo.
Non l’avrebbe più protetta ma aveva già preparato tutto. Non l’avrebbe vista crescere, non l’avrebbe vista diventare donna, né avrebbe più visto i suoi occhi e il suo sorriso. Se c’era qualcosa che di questo mondo gli sarebbe mancato, ecco questo sarebbe stato gli occhi di Ashi.

Io vengo con te.

Ithaqua s’arrampicò velocemente fino alla spalla e lo guardò con quegli occhi magmatici.

Te hai un compito. E anche se non lo vuoi lo devi fare.

Mi sarei rifatta il trucco con il loro sangue…lo sai…

Lo so…ma hai altro da fare e questa è una mia storia. Non la tua.

Ithaqua sapeva che non poteva fermarlo. Ci aveva provato, voleva andare con lui. Erano stati insieme così tanto tempo, visto tanti posti, combattuto così tanto che i nemici si erano ammucchiati fino a formare montagne.
L’anello dell’aka brillò tra le sue zampe. Ithaqua voleva quasi strappargli il cuore, voleva ucciderlo lì, voleva che fosse suo. Perché qualcun altro doveva arrogarsi questo diritto? Perché non lei? Perché non l’eremo? Era una loro proprietà, esclusiva proprietà e questo sterco stava avanzando a reclamare cose non loro nei loro domini.
Scese dalla sua spalla guardandolo avanzare tra quelle sale rocciose.

Mi mancherai Ithaqua…mi mancheranno le tue prese in giro. Ti ringrazio per la tua amicizia sorella mia.

Ithaqua lo vide allontanarsi. L’ultima volta che i suoi occhi si sarebbero posati su quel corpo mastodontico.
E per la prima volta una lacrima solcò quel muso. Una lacrima che evaporò subito. Come le parole che disse.

A me mancherai tu, Yotsuki.



Era quasi all’entrata del Vulcano. Vi era solo il ruggito del magma e il calore ad avvolgerlo. Eppure sentiva freddo. Paura? La paura non era in quel cuore. Non portava a nulla di buono avere paura. Chi la provava erano altri: quelli che parlano dietro le spalle, quelli che provano ad arrampicarsi, a sgomitare sulla piramide della vita rimanendo prede ed inutili guitti.
Quelli che ben pensano, quelli che giudicano e criticano, invidiano chi può fare delle cose, e se hanno le possibilità fanno loro stessi quelli che criticano. I pusillanimi, i corrotti, lo sterco, quelli che parlano ma non hanno la forza né il coraggio per farlo e sguinzagliano i cani al loro posto perché troppo vigliacchi per combattere da loro le battaglie. Quell’eremo, lui stesso erano diversi: non leccavano il culo, né tantomeno lisciavano il pelo a chicchessia. Combattevano affrontando i loro nemici non cedendo di un passo, non spezzandosi, né piegandosi per sporchi affari di comodo.
Ed erano in mezzo a loro, intorno a loro in molti casi eravamo noi stessi, ma in quell’eremo e in quel cuore non vi era spazio per questo o per altro.
Vi erano guitti arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, tutti identici, stavano dietro a maschere e non si potevano distinguere. Come lucertole s'arrampicavano e se poi perdevano la coda la ricompravano.
Facevano quel che volevano si sappia in giro ed erano quel che avevano. Letame.
Che lo raccoglievano con mani ipocrite, mani che facevano cose che non si raccontavano altrimenti le altre mani chissà cosa pensavano, e che poi ordinavano massacri, firmavano condanne, imputavano altri dei loro errori, figli obbedienti di un sistema marcio in cui loro ci sguazzavano.
Assassini e killer a pagamento, con mani lisce come olio di ricino, questo era il mondo degli shinobi. Un mondo in cui lui era la massima espressione dell’odio, della stupidità delle accademie, dell’ipocrisia di chi si fregiava del titolo di kage. la libertà non esisteva. Non poteva esistere quando chi si ergeva a giustiziere e paladino della stessa, sotto banco ordinava massacri mandando anbu e shinobi a sgozzare innocenti. Colpevoli solo di aver un copri fronte diverso e di essere nemico di una causa che erano loro stessi aad edificare.
Almeno in quell’eremo si combatteva e basta. I nemici erano nemici, la fede era l’acciaio, l’ideale era la supremazia in guerra. Chi vinceva era forte chi perdeva era destinato all’oblio, non stupidaggini né parole che non c’entravano nulla.
Ecco: chi provava la paura cercava sempre un pretesto, chi non ne aveva sapeva chi fosse e per cosa stesse combattendo. Il resto erano chiacchiere da guitti.
L’enorme bisento si schiantò al suolo, la lama rimandò immagini scarlatte di un fuoco vivo.

Avrei voluto battermi con te.

Bethor era davanti all’ingresso. Non parlava mai, lo faceva il suo bisento, i suoi artigli e le sue cicatrici. Quando lo faceva era perché glielo chiedeva Reshef o perché la situazione lo richiedeva.
Silente, letale, in quel momento guardò Ryu con uno sguardo severo. Uno sguardo che aveva condiviso con lui le battaglie contro Watashi e mille altre. Tra guerrieri non vi era bisogno di abbracci o di parole, bastava il sangue che avevano mischiato, le mille volte che quel bisento gli aveva salvato la vita e le altre mille con cui il pugno dello Yotsuki aveva fracassato lo sterno dei loro nemici.

è stato un onore combattere al tuo fianco.

Bethor ispirò profondamente. Un nodo in gola, la zampa stringere il bisento, tremava per la rabbia. Poi chiuse gli occhi e lo guardò allontanarsi di spalle.

è stato un onore vivere accanto al tuo.

Ryu si voltò per un attimo. Ogni salamandra stava lì. Da Burakku alle gemelle, da Ithaqua a Bethor. Tutti erano lì. Vecchi compagni, vecchi amici, fratelli e sorelle che lo salutavano per l’ultima volta, a modo loro e con il loro modo.
Ma non vi erano pianti, non vi erano facce tristi, vi era dignità e orgoglio anche in quel momento. Stavano dando saluto al loro eremita, al loro guerriero, a loro modo. Alzando le armi, alzando i loro artigli.
Addio dicevano. E il bisento battè sulla terra di quel vulcano. Ritmico, sempre più in alto e ad ogni passo di Ryu cadenzava quel ritmo. Ogni salamandra lo salutava e Ryu alzò il braccio.
L’unico che aveva e l’unico con cui avrebbe combattuto. Il Vulcano esplose, ruggì la sua rabbia e il suo orgoglio e le salamandre furono con lui. Dentro di lui. Nel suo cuore.
Lo salutarono, come si saluta un amico e un fratello, ma non era un addio. Perché si sarebbero rivisti nel paradiso dei guerrieri e forse…chissà….forse se la reincarnazione esisteva, forse se questa vita era solo un anticipazione di quella vera allora Ryu sarebbe tornato da loro.
Tanto era salamandra che forse
…e mentre tutto collassava, mentre il portale di fuoco si apriva, mentre il Vulcano ruggiva, mentre un cielo comparve sopra la sua testa le salamandre emisero un ultimo urlo. Così alto, così enorme da far tremare il Vulcano stesso. Era il loro saluto. Era la loro volontà.
Grazie, pensò Ryu. Grazie a chi c’era stato, grazie all’amore, grazie agli amici, grazie ai nemici. Grazie a quell’eremo che tanto amava. Burakku si battè il petto e all’unisono lo fece Ryu: la cappa si aprì. Fuoco e magma ai suoi piedi e la veste dell’aka la ghermì il vento. Portandola tra vie sconosciute perdendosi nell’orizzonte.

Addio…fratelli miei…

E rimase solo. Solo come doveva essere. Perché i grandi sono sempre da soli.
 
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view post Posted on 16/2/2017, 17:42     +1   -1
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Una brezza leggera scostava le fronde delicate del Seishin no Tsuri, sotto la cui ombra trovavano rifugio i due Hyuga, in piedi di fronte alla maestosa figura del sommo Mujinahen. L'anziano tasso li guardava con aria preoccupata, soppesando bene sulla bilancia della sua ragione le loro parole e ogni possibile strada da seguire per garantire alla giustizia la Pantera di Akatsuki ed evitare che i cuccioli che aveva di fronte rimanessero soli al fianco del Sandaime in uno scontro così pericoloso, che si sarebbe consumato tra le fauci del lupo.

- Ne siete davvero sicuri? - domandò l'atavica creatura, incerta sul da farsi.

- Non abbiamo altra scelta, Mujinahen-sama. Non possiamo portare con noi una squadra troppo numerosa, né privare l'eremo della vostra protezione. Non dopo gli ultimi eventi, almeno.

Lasciare quel piccolo angolo di paradiso senza la figura rassicurante del sommo era un azzardo che l'eremita non era disposto ad affrontare. Con fatica e col sudore della fronte i loro fratelli stavano attraversando quella precaria fase di stallo, ricostruendo la bianca torre e soprattutto il morale, dilaniato senza alcuna pietà dalla crudeltà e follia di Jagura. Certo, fare in modo che Ryu Yotsuki venisse finalmente braccato o ucciso era interesse di tutti. Si trattava di una minaccia incombente per l'intero mondo ninja, mentre il conto in sospeso con le salamandre ardeva come mai prima d'allora. Il ricordo di ciò che quelle abiette creature avevano fatto al povero Yang, scampato alla morte quasi per miracolo, era ancora vivo in ognuno degli abitanti dell'eremo. Ciò che Fuyuki aveva confidato a Chiaki, dopo il loro incontro con la Pantera, era una verità insita nell'animo di ognuno di loro, nel nindo protettivo che era alla base della loro comunità. I mustelidi non dimenticano.

- E sia. Fuyuki, Chiaki, radunate chi ritenete idoneo e mettetevi in marcia. Noi saremo lì con voi, nel trionfo o nella morte.

Erano un'unica entità. Uniti in quel pericoloso destino, avrebbero affrontato insieme il nemico che li attendeva. Il breve silenzio che seguì la conclusione di Mujinahen sembrò quasi fermare il tempo, suggellando l'accordo già preso. A quel punto, preoccupato per ciò che li avrebbe attesi, lo Hyuga volse lo sguardo verso la sua amata. Il vento avrebbe trascinato via le parole che avrebbe pronunciato, portando lui e la fanciulla indietro negli anni, verso un momento che, seppur sbiadito nelle immagini, rimaneva nitido nella loro memoria.

Non puoi chiedermi questo. Io non ti abbandonerò mai, rimarrò al tuo fianco finché la morte non ci separerà.

EkNWK

Come ombre leste e affilate si muovevano tra le fronde degli alberi, macinando chilometri in fretta in quella foresta capace di nascondere chiunque. Arrivati al luogo pattuito per l’incontro, trovarono Akane già lì ad attenderli; al suo fianco vi erano due piccoli rospi, i cui lineamenti dettati dall'età erano sinonimo di saggezza ed esperienza, e uno alto poco più della kunoichi, nero come la pece e armato d'una lama che lasciava intuire la sua propensione alla lotta.

- Dici che i nonnetti riusciranno a reggere lo scontro, 'yuki-chan? - chiese il furetto dal pelo arancione come le foglie d'autunno, fortunatamente prima che fossero sufficientemente vicini da essere uditi.

- Aki-chan, ti sembra questo il momento per simili osservazioni? - le rispose il fratello, stroncando come sempre ogni discussione inutile sul nascere.

L'eremita non si espresse al riguardo, era troppo concentrato nell'incontrare lo sguardo dell'Hokage e quello di Chiaki. Ognuno dei presenti era a conoscenza di quanto fosse accaduto all'eremo delle salamandre e indugiare oltre sarebbe stato solo un mero spreco di tempo. Al loro seguito la kunoichi dalle iridi cremisi avrebbe avuto modo di notare la presenza dei più forti guerrieri dell'eremo. Mentre Aki e Fuyu troneggiavano sulle spalle del jonin, dietro di lui era impossibile non riconoscere Fukuizuna e Kamatari, entrambi armati fino ai denti e pronti a dar man forte nello scontro che sarebbe infuriato nel vulcano che ospitava il popolo dei rettili. Dietro Chiaki poco meno di una decina di mustelidi attendevano che gli shinobi presenti si decidessero a muovere il primo passo, abbandonando i ruderi del tempio Kinshu per mettersi in cammino alla volta del Paese della Terra.

- Il momento è giunto.

Guardò entrambe, lasciando che i suoi occhi parlassero per lui. Aveva paura per ciò che li attendeva? Sì, l'ignoto lo spaventava, così come la consapevolezza di dover affrontare una battaglia in un ambiente ostile e sconosciuto.. tuttavia il desiderio di porre fine a quella vicenda e di mantenere la promessa fatta a se stesso, alle kunoichi al suo fianco e al suo popolo ardeva ancor più del timore che gli attanagliava il cuore. Avrebbe combattuto accanto a loro, dando il meglio di sé ed essendo consapevole di poter contare sul supporto di tutti i presenti. Se aveva imparato qualcosa durante gli anni trascorsi fra le tenebre dell'infamia era quello di credere fermamente nella Volontà del Fuoco e nella forza della coesione.

- Ci attende uno scontro difficile, il cui esito è incerto..

Non era solo e mai lo sarebbe stato. Oltre i presenti, Fuyuki sentiva di avere qualcun altro al suo fianco. La mano destra scivolò lungo la vita, tirando fuori dal borsello un coprifronte, lo stesso che Ayame aveva indossato con onore e dignità sino alla fine, durante il conflitto consumatosi fra le montagne della Nuvola. Le crepe presenti sulla placca metallica testimoniavano il furore di quella tremenda lotta, lontana negli anni seppur maledettamente viva nei suoi ricordi. Lentamente lo portò alla fronte, alla quale lo legò con coraggio e determinazione. Avrebbe combattuto al fianco delle due kunoichi e delle creature che avevano deciso di prendere parte allo scontro, ma nel cuore e nell'anima avrebbe tenuto vivo il desiderio di chi aveva sempre combattuto per quella causa. Ayame, Takayoshi, Taki, chi aveva perso la vita durante la notte che aveva visto concretizzarsi la follia di Ryu Yotsuki.. come loro avrebbe portato sul proprio corpo il vessillo di casa sua, la stessa per la quale aveva sempre combattuto, sotto la luce del sole o nascosto fra le ombre, e per la quale avrebbe lottato finché non avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Nei suoi occhi vi era il fuoco, lo stesso che entrambe le kunoichi al suo fianco conoscevano come elemento essenziale del suo nindo.

Ma combatteremo uniti e se vinceremo o moriremo per mano di Hyou, lo faremo insieme.

6xij8Eh

EkNWK

Vedere ricongiunto il team partito pochi giorni prima dal villaggio fu strano, ma il sollievo di ritrovarsi sani e salvi riuscì a vincere il timore per l'incertezza provata durante le ultime ore. Lesti continuarono a marciare in quel territorio impervio e sconosciuto, palcoscenico del breve scontro che aveva visto gli shinobi al servizio della Foglia impegnati nel combattere una delle creature squamate e che aveva sicuramente allertato l'eremo intero. I passi del gruppo si sarebbero presto arrestati, quando una figura conosciuta a tutti i presenti avrebbe sbarrato loro la strada. Ryu Yotsuki si ergeva fiero dinanzi ai ninja di Konoha, pronto a dare battagli agli intrusi.. esattamente lo scenario che chiunque aveva previsto, se non per un particolare di non poco conto.

- Perché ci hai portati con te, Fuyuki-chan? Dove cazzo sono quelle maledette lucertole?!

L'eremita comprendeva benissimo il desiderio ardente della donnola di saziare la propria sete di sangue, ma la sua era una domanda alla quale non era in grado di dare una risposta.

- Avranno paura della tua mannaia, Kamatari.

Le rispose con sarcasmo, quasi rivolgendo una frecciatina alla stessa Pantera, ma la verità era che nemmeno lui poteva dire con certezza cosa quel pazzo avesse in mente.. e ciò lo spaventava non poco. Intuendo la preoccupazione del loro fratello, Aki e Fuyu chiusero gli occhi, lasciando che l'energia naturale fluisse nei loro corpi, contagiando quello dello shinobi stesso. La battaglia stava per iniziare e la strana situazione in cui si trovavano non lasciava presagire nulla di buono.. possibile che Hyou fosse talmente sicuro di sé da rischiare di combattere così tanti nemici da solo? Era ai piedi del vulcano, persino prima della barriera illusoria di cui Chiaki aveva parlato, considerato il fatto che fino a quel momento non avevano incontrato particolari ostacoli.

- Non pensavo fossi così arrogante da sfidarci da solo, Ryu Yotsuki.. ma la resa dei conti è giunta. Adesso sai a chi va la nostra lealtà.

Se veramente il leader di Akatsuki aveva dubitato della loro fedeltà ad Alba, aveva decisamente fatto centro. Lo Hyuga non sapeva cosa il nemico avrebbe pensato nel vedere lui e l'amata camminare al fianco dell'Hokage, ma la realtà dei fatti e che non gliene importava nemmeno. Ciò che contava davvero era che finalmente il loro obiettivo era lì, ad un passo dalle loro lame.. e nessuno dei presenti aveva intenzione di permettere che quel bastardo la facesse franca una seconda volta. Lentamente Fuyuki portò una sigaretta alla bocca, accendendola. Per un attimo una coltre grigiastra oscurò i suoi lineamenti, ma quando questa si fu diradata l'avversario avrebbe potuto vedere gli occhi dei due furetti spalancati e il volto del loro fratello cambiato dai tratti peculiari della Sage Mode. In quelle iridi perlacee immerse in occhi baciati dalle tenebre, Ryu avrebbe incontrato il desiderio ardente dello shinobi di far vibrare la propria katana e l'attesa impaziente che una scintilla desse vita all'incendio che sarebbe divampato da lì a breve.



Edited by .Melo - 16/2/2017, 22:35
 
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view post Posted on 18/2/2017, 20:49     +1   -1
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♫ Peace ♫

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Gdr Off// Continua dalla Missione di Interferimento 12B - Konoha - "Orme sulla Neve" // GdrOn

Quando la sagoma di Akane scomparve da quella valle gelata finì per ritrovarsi nel fitto della vegetazione preistorica che avvolgeva le pendici del Myōbokuzan. Dal primo istante dal suo arrivo il tempo parve fermarsi, tutti gli anfibi presenti nei dintorni, di qualsiasi dimensione e colore essi fossero, interruppero le loro attività volgendo uno sguardo preoccupato in sua direzione. Guidata dai figli del boss l'eremita decise di non rivelare da subito il motivo di quella visita in quanto voleva parlare prima con 'Bunta e gli anziani, le uniche parole che rivolse loro furono un vano tentativo di tranquillizzare gli animi unite a una singola raccomandazione: Hikarikage non doveva sapere della sua presenza li per niente al mondo. Non potendogli dire la verità e non sapendo se avrebbe fatto ritorno non voleva che il figlio conservasse di lei il ricordo di chi gli ha mentito spudoratamente.

"Sai che quando non ci sei non fa altro che parlare di quando ti ha vista combattere? So che con te fa spesso il testardo ma anche se non sembra sa bene chi sei e cosa rappresenti, sicura di non volerci parlare prima id partire? "

"Mal che vada potrebbe chiederti di non partir-AHIO! Ma uffa che ho detto?"

Con quelle ultime parole Gamatatsu si guadagnò una gomitata da parte del fratello arancione perchè come suo solito non aveva capito un accidenti: una simile richiesta infatti proprio quello che la donna voleva evitare per il bene di entrambi. Ironia della sorte poco dopo si trovarono a passare su un'altura da dove fu visibile Hikari e restando in ombra la madre non potè far a meno di fermarsi a guardarlo perdendo in un baleno la cognizione del tempo: era vicino a un piccolo torrente in compagnia di Aiko e Amane e stava cercando di insegnare al più grande come utilizzare l'hakanai per far divertire la sorellina.
Abbagliata da cotanta spensieratezza si accorse che era giunta l'ora di andare solo quando l'esibizione di uno dei suoi migliori sorrisi le provocò una stretta al cuore: quella rischiava di essere l'ultima volta che lo vedeva e di rimando in un momento tanto delicato non potè che pensare a tutto ciò che avrebbe voluto dirgli. Nel suo immaginario si vide in una confessione a cuore aperto dove gli confessava tutto il suo amore e accompagnando il tutto da una tale sfilza di raccomandazioni che un solo giorno non sarebbe bastato per elencarle tutte. Sforzandosi ricacciò dentro di sè il desiderio di abbracciarlo e si costrinse letteralmente al silenzio e all'immobilità: non voleva e non poteva farsi vedere debole da lui così come da nessuno, si sentiva eternamente costretta a mostrarsi forte per mantenere intatta l'immagine di una madre tenace e di un Kage degno di questo nome. Questo meccanismo tuttavia alla lunga aveva già portato il bambino a percepire altro, oltre tutta quella forza e quella determinazione infatti il biondino avvertiva freddezza e impotenza, entrambe cose che andavano ad aumentare giorno per giorno il distacco tra loro.
Dalla sua promozione le cose in apparenza sembravano essere migliorate ma in realtà erano solo sopite, lui passava meno tempo a casa con lei per via delle missioni e allenandosi di continuo nella speranza di guadagnarsi il suo rispetto e la sua approvazione.
Ad ogni modo quando c'era lui di mezzo Akane si trovava spesso in difficoltà e fu proprio da quella mancanza di autocontrollo che nacque la decisione di evitare qualsiasi contatto.


(Spero non mi odierai troppo per questo.. )

Fu di consolazione sapere che nella peggiore delle ipotesi gli ultimi momenti passati insieme sarebbero stati quelli riconducibili alla mattina precedente, ovvero a quando il piccolo si era visto servire una colazione e un pranzo a sacco con i suoi cibi preferiti. Aveva messo tutta se stessa nel cucinare ma nonostante tutto sapeva che quell'impegno non sarebbe bastato a far si che conservasse di lei un ricordo positivo - questo pur senza che lui scoprisse che a preparargli tutto erano stati dei bushin - ma ormai era tardi per rimediare, ne era consapevole. Rassegnata all'idea dunque interruppe il contatto visivo e fece per tornare sui suoi passi: un gesto che assomigliò più a una fuga che ad altro.

"Il vecchio si è svegliato, ti stanno aspettando."

Era passato poco più di un mese dall'ultima volta che aveva messo piede nel grande salone e non si stupì nel vedere che nulla era cambiato. Immutata nella sua atmosfera solenne la sala poneva al centro dell'attenzione il trono del membro più anziano; personalmente Akane non aveva mai visto Gamamaru fuori da li e avvicinandosi al suo cospetto si ritrovò a pensare che in sua assenza quel posto sarebbe risultato a dir poco spoglio.
I primi a rivolgerle la parola furono i più piccoli Shima e Fukasaku che avvolti nei loro mantelli sedevano sulle spalle di Gamabunta.


"Perdonate l'urgenza Oj-sama, se sono qui tuttavia è perchè la battaglia contro la Pantera è imminente."

Shima: "Lo sai che ti daremo man forte Akane-cara ma perchè scomodarti a venire fin qui?"

"Sono qui per diversi motivi e a dire il vero non so nemmeno da dove iniziare.."

Inginocchiata al cospetto delle massime autorità dell'eremo cercò di spiegarsi ma le risultò difficile trovare le parole e i due consorti dalle tinte verdognole nel vedere il disagio della donna finirono per scambiarsi un'occhiata confusa.

"Questa lotta si terrà con molte probabilità all'eremo delle Salamandre, al mio fianco combatteranno Fuyuki e Chiaki insieme alla famiglia evocativa dei Mustelidi e se anche voi Rospi verrete con me sarà una battaglia senza eguali. "

Fukasaku: "Tre eremi in battaglia, sarà un vero inferno ne convengo, ma dove vuoi arrivare con ciò?"

"Non ho idea di che rapporti ci siano tra le varie specie di evocazioni o se vigono leggi di qualche tipo, vorrei solo che non vi sentiste obbligati a seguirmi. "

'Bunta: "Tsk, come se bastassero simili sciocchezze a tenerci fuori. Sappiamo bene cosa hanno fatto alla tua casa nell'appoggiare l'arringa di quel verme. Ti ricordo che ero presente, non l'hai dimenticato vero?"

"E come potrei, è stato solo grazie al vostro aiuto e a quello di 'Ken se siamo riusciti a scacciare Reshef fuori dalle mura."

Rincuorato il boss riprese a fumare la sua pipa e incrociando le braccia lasciò la parola all'anziano i cui toni come di consuetudine erano più pacati e tranquilli. Anche troppo forse.

"Hee.. puoi stare tranquilla Akane-chan, non esiste nessuna regola del genere, tra famiglie evocative vige per lo più l'idea di ignorarsi l'un l'altro, ognuno vive per conto suo coltivando il suo orto.

Le salamandre sono nostre lontane cugine ma ho sempre trovato che fossero più simili ai serpenti da come strisciano e calpestano ogni cosa pur di riuscire a dimostrare la loro superiorità. Da che ho memoria hanno sempre avuto un forte senso agonistico.. non ho mai compreso fino in fondo questa loro tendenza a prevalere.
"

A quel punto Shima e Fukasaku si offrirono di affiancarla di persona nella battaglia ma il sommo capì che Akane non era ancora soddisfatta e aprendo a fatica le sue grandi palpebre per scrutare meglio l'eremita ebbe la conferma che c'era dell'altro a turbarla.

"In vista di una simile sfida non ti fa bene quest'ansia. Avanti, tira fuori il rospo."

Fukasaku: "Oh cielo, non ci credo che l'ha detto davvero.."

".. cosa ne farete dei due bambini nel remoto caso in cui Namida dovesse rivelarsi un traditore o se dovessi morire per mano sua?"

Di nuovo le palpebre rugose del gigante buono si ridussero a una fessura e questo fino a nascondere quelle che in proporzione era delle pupille minuscole. Le sue parole furono quindi anticipate dal solito sospiro stanco.

"Heee.. non so dirti cosa accadrà Akane-chan ma so che spesso, quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande."

Lasciata la sua perla di saggezza il sommo tornò ad appisolarsi lasciando Akane con più dubbi di prima. Di suo sapeva bene che le colpe dei genitori non dovrebbero ricadere sui figli ma all'idea di un simile tradimento ogni buonismo si dissolveva facendo evaporare ogni singola goccia di saggezza accumulata negli anni. Oltre tutti quegli strati emozionali, inconsci o meno, non rimaneva altro che amarezza accompagnata dalla consapevolezza che la sua fine avrebbe portato solo ad altri spargimenti di sangue: la sua morte avrebbe portato solo che guai per Konoha, per l'eremo e per la già precaria instabilità di suo figlio.
Chissà, forse in punto di morte avrebbe cambiato idea optando per una decisione meno drastica - una di quelle volte a non alimentare quella continua spirale di odio e vendetta - ma come diceva il Sommo, quei pensieri e quell'ansia adesso non aiutavano e avrebbe fatto meglio a schiarirsi la mente. La battaglia doveva ancora iniziare e prima della partenza riuscì a ritagliarsi qualche minuto di tempo per isolarsi e meditare nei pressi delle cascate d'olio.



* * * *



Alle porte del Tempio Kinshu insieme ad Akane v'era qualcuno e avvicinandosi i due Hyuga l'avrebbero identificato come un rospo nero in armatura samurai. La sua pelle presentava numerose striature di un giallo intenso e fu impossibile non notare il suo spadone al fianco. Prima del loro arrivo i due scambiarono qualche parola proprio come avrebbero fatto due vecchi compagni di d'arme impegnati in un giro di ronda: l'unica differenza era che in quel momento stavano proteggendo solo delle mura fantasma, detriti di un tempio ormai caduto e che faceva solo da cornice al grande villaggio che si estendeva all'orizzonte.

"Va meglio adesso che sei vicino casa?"

"Andrà meglio solo quando tutto sarà finito e avrò per le mani la testa di Ryu. Ha avuto la sua occasione, stavolta non avrò esitazioni. "

"Proprio quello che volevo sentire, sai come la penso con l'eccessivo buonismo. "

Schioccandosi le dita palmate il rospo nero inclinò la sua grossa testa prima da un lato e poi dall'altra finendo per riprodurre un suono simile, solo leggermente più sordo.

"Stando a quanto dice Fuyuki i suoi obiettivi non sono cambiati e dopo la batosta ricevuta l'idea che la sua stupida rivoluzione sia insensata non l'ha nemmeno sfiorato e anzi, pianificava nuovi attacchi. "

"Non gli permetteremo di causare altri danni, quel vulcano di cui mi parlavi sarà la sua tomba."

Per Gerami quella era la prima missione ufficiale che si apprestava a fare da quando era stato reintegrato all'eremo e accompagnato da Shima e Fukasaku si disse pronto a mettere a disposizione le sue abilità. Quando poi da lontano videro la famiglia di mustelidi avvicinarsi i due anfibi più anziani salirono sulle spalle dell'eremita: uniti avrebbero iniziato la marcia verso il Paese della Terra e verso una battaglia senza eguali.

"Non ti nascondo che rivederti di nuovo con quel coprifronte mi fa un certo effetto."

Commentò così nel vedere vedere il jonin esibire con fierezza il simbolo di Konoha, non era il suo suo coprifronte - non quello rigato da nukenin - bensì uno scheggiato appartenuto probabilmente alla defunta sorella. Arrivato insieme a Chiaki e ad una moltitudine di furetti lo sguardo del Sandaime si soffermò su ognuno e prima di partire si limitò a un saluto generale. Erano armati fino ai denti e pronti a tutto.



* * * *



Rapidamente il gruppo macinò chilometri su chilometri in quello che, per quanto lungo, si rivelò un viaggio decisamente più comodo rispetto a quello affrontato nel Gelo. Una volta superati i confini del Paese fu Chiaki a fare strada e quando all'orizzonte fu visibile il grande vulcano che ospitava l'eremo delle Salamandre l'atmosfera iniziò a surriscaldarsi. Acuendo i sensi tutti presenti iniziarono a muoversi con maggior cautela ma cercando tracce del nemico i primi che individuarono furono gli altri tre shinobi di Konoha che, come da programma, una volta avuto l'incontro ravvicinato con la Salamandra stavano tornando indietro.
A parte qualche graffio sembravano star bene e unendosi alla corsa i tre affiancarono Akane fornendo i dettagli dello scontro e indicando i punti in cui era avvenuto il tutto.


Wani: "E' sbucata fuori dal nulla.. non fosse stato per la mia reazione sconsiderata a quest'ora avremmo il corpo della bestia."

Hachi: "In un modo o nell'altro si sarebbe arrivati comunque allo scontro, adesso cerchiamo solo di restare concentrati e di prepararci."

Inu: "Dobbiamo limitare il suo vantaggio sul territorio."

Costruire un piano senza sapere cosa avrebbero trovato fu difficile, di base l'idea proposta dall'Hokage vedeva lei e Fuyuki in prima linea contro Ryu supportata dai due medici, Chiaki e Hachi. I due anbu insieme a Gerami e i mustelidi avrebbero dovuto mantenere pulito il perimetro del campo di battaglia onde evitare interferimenti di sorta; nel suo immaginario infatti pensò che le Salamandre non sarebbero rimaste a guardare, era pur sempre nel loro territorio.

Ancora qualche passo e la terra tremò sotto il ruggito dell'immenso vulcano, un urlo bestiale riecheggiò nell'aria e presto in lontananza scorsero la sagoma di Hyou che pur senza un braccio si ergeva fiero nella sua altezza statuaria: li stava aspettando nel suo elemento magmatico e stretto nella veste di Akatsuki si mostrava per la prima volta a viso scoperto. Non aveva idea di come avesse perso l'arto ma in quel momento le piacque pensare che fosse stata opera sua: in un certo senso si illuse che quando in ultima istanza lo aveva costretto alla fuga, stringendosi il kamui avesse inflitto al nukenin più di una semplice ferita alla schiena.


"Hyou ci si rivede, non è passato molto tempo da quando ti sei presentato a Konoha urlando il mio nome a gran voce."

Ricordando quei momenti di caos una folata di vento le scompigliò i capelli facendo ondeggiare in egual modo il copricapo rosso riportante il simbolo del suo retaggio: per quanto ingombrante non volle separarsene e prima di iniziare lo scontro si premurò di legarlo bene al cinturone dietro alle sue wakizashi.

"Ho sperato fino all'ultimo che non si sarebbe arrivato a questo ma non ci hai lasciato altra scelta, dopo la sconfitta ho sperato che capissi la follia del tuo gesto ma al contrario hai continuato a tramare ai danni dei Grandi Villaggi. Nel vederti ridotto in quello stato e senza nemmeno le salamandre a supportati mi vien da pensare che è davvero la prima impressione quella conta.. ricordi cosa fu la prima cosa che ti dissi quando mi chiedesti a cosa stavo pensando?"


A cosa stai pensando? Una domanda apertamente provocatoria in una situazione del genere. Chiunque sarebbe stato in pensiero per i suoi cari e di fatti anche lei non potè fare a meno di pensare a Hikari, suo figlio, a quell'ora impegnato a mettere in sicurezza i civili e in secondo luogo inaspettatamente il suo pensiero volò ad Hachi e si stupì delle sue stesse emozioni nel capire quanto tenesse a lui. Seppur lontani riuscì a sentirli entrambi vicini, chi tramite la telepatia, chi tramite la Sage Mode e tanto bastò a rassicurarla. Quantomeno se quel giorno avrebbe dato la vita nel proteggere il suo amato villaggio qualcuno di valido avrebbe preso il suo posto e avrebbe scommesso tutto sul nome dello Yondaime Hokage.

Fino all'ultimo rimase nella sua convinzione di non degnare di una risposta quel farabutto ma infine si lasciò trasportare dall'enfasi del momento e contenendo a stento la foga con quel suo stringere i pugni, si rivolse a lui parlando con una calma invidiabile.

"Sto pensando che chiunque si nasconda dietro quella maschera deve essere un uomo molto stupido o semplicemente molto solo.."

Non v'era disprezzo nei suoi occhi e anche quando le tre tomoe si unirono a formare i disegni geometrici del mangekyou eterno non espresse odio o risentimento: nello sguardo dello Yōkai di Konohagakure no sato v'era solo un'inconsueta e inaspettata compassione. Aveva avuto del fegato quell'uomo a presentarsi in quel modo e in un certo senso lo rispettava per questo ma era innegabile che un gesto simile presto o tardi lo avrebbe portato a finire in una bara.

Diversamente da allora l'Uchiha non provava alcuna compassione per lui, nessuna ammirazione per il suo coraggio o per l'ostinata determinazione che dimostrava nel perseguire il suo nindo personale.

"Spero tu abbia fatto pace con la tua coscienza perchè non avrai un'altra occasione per redimerti..

Coadiuvato dalla presenza di una pupilla rettangolare in quel momento nel suo sguardo prese forma il mangekyou eterno, la sua arma e la sua risorsa più preziosa. Non lo attivava mai a sproposito, era forse la seconda o la terza volta da quando aveva fatto il trapianto e come allora bastò la sola attivazione a generare un brivido lungo la schiena. Avrebbe fatto buon uso del dono di Ayame.

    La storia finisce qui."


Più che una sentenza quelle parole furono un grido di guerra, un richiamo volto a spronare i suoi alleati. Nel mentre la sua pelle divenne traslucida e appena prima dell'inizio della battaglia tra le sue dita comparve una sottile membrana tipica degli anfibi: non ricorrere all'energia naturale in un momento come quello sarebbe stata una follia e da quanto percepì subito dopo capì che anche Fuyuki fu della stessa idea.


<attivazione> - Mangekyou Sharingan - [Chk: 100][PV: -2 x turno] [Frz/Def: +30/Int: +140/Res: +20] "E' lo stadio definitivo dello sharingan Uchiha. Ancora, dopo tanto tempo, non si è riusciti a comprenderne bene né il funzionamento né i reali poteri, l'unica cosa certa è che rende il possessore oltre modo temibile. Chiunque sia riuscito a portare la propria Doujutsu fino a questo livello è stato vittima, nella propria vita, di traumi inimmaginabili che l'hanno segnato fino al profondo dell'animo, ma come si suol dire, il gioco vale la candela. Il Mangekyou mantiene e potenzia esponenzialmente le abilità e le peculiarità dello Sharingan a tre tomoe, ma il suo utilizzo richiede un grande sacrificio da parte dell'utilizzatore: esso consuma infatti una discreta quantità di chakra per essere mantenuto attivo e, dopo un uso eccessivamente prolungato, anche la vista stessa inizia risentirne, a causa dell'enorme sforzo al quale vengono sottoposti gli occhi. Ogni volta che si eseguirà una qualsiasi tecnica che usa chakra, i Punti Vista totali dello shinobi subiranno un calo pari alla stamina spesa per la tecnica distribuita equamente nei PV dei due occhi."
    <Mangekyou Sharingan Eterno> - "Permette all'utilizzatore di mantenerlo attivo e di sfruttarlo per normali tecniche senza che la vista ne risenta minimamente. Tuttavia, a rango Jonin-S, il Mangekyou Sharingan permetterà di ottenere la padronanza di jutsu potentissimi che andranno ad influire ugualmente sulla vista dello shinobi, anche se in maniera piuttosto ridotta (1/2 PV necessari).

    [Chk: 100] [Stm: -5 = 455]
    [ Frz: +30 = 155] [Def: +30 = 155] [Int: +140 = 1.140] [Res: +20 = 500]
    [PVSX: 79] [PVDX: 79]


GdrOff// Tiz per l'assenza della maschera ho dato per scontato che Ryu non la sta indossando, se non è così dimmi che edito senza problemi; per amor di chiarezza spiego inoltre che Akane è consapevole di non essere stata lei a mozzargli il braccio. //GdrOn

 
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view post Posted on 22/2/2017, 15:28     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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[x] Una nuvoletta di fumo li avvolse e ben presto si ritrovarono davanti alla maestosa pianta che proteggeva l’Eremo dei Mustelidi. Il suo stomaco se l’era cavata bene, nonostante il richiamo inverso non fosse uno spostamento proprio piacevole. Alla kunoichi quasi non sembrava vero di trovarsi di nuovo a casa... se solo avesse potuto dimenticare tutto si sarebbe volentieri chiusa lì in meditazione davanti allo Seishin no Tsurī. Per quanti non credessero alla natura come essere vivente a se stante, Chiaki trovava molto confortevole rimanere in presenza di quell’essere pieno di saggezza; occorreva solo riuscire a interpretare i suoi segni. Ma l’arbusto secolare non era l’unico a trovarsi proprio in quell’area... accanto a lui vi era un fedele amico e compagno millenario. Mujinahen, sorretto dal suo bastone tintinnante, li osservava con occhi stanchi, sondando la loro anima. Nonostante i suoi poteri telepatici lo avessero abbandonato per sempre durante lo scontro con il Joker, lui sembrava conoscere perfettamente i pensieri dei suoi cuccioli. Nessuno in quell’eremo era un segreto per lui e vederlo fuori dall’antica torre poteva significare che li stava proprio attendendo. Eppure non osò interrompere mai l’eremita, che molto dettagliatamente gli illustrò la situazione e ciò che era avvenuto durante la loro caccia. La resa dei conti era alle porte e anche la loro famiglia avrebbe dovuto prendere una posizione. La Hyuga rimase in silenzio, evitando per l’appunto di aggiungere troppi dettagli inutili al già poco tempo a disposizione. Il coniuge aveva perfettamente ragione su un determinato punto: nonostante il rischio di entrare in territorio nemico e trovare il nukenin affiancato da quegli esseri nati dal magma, non potevano rischiare di lasciare la loro immensa casa scoperta. La paura che potesse succedere qualcosa alla sua famiglia naturalmente sorpassava qualsiasi altra pretesa. Meno vittime sacrificali ci sarebbero state, e meno rimorsi e distrazioni avrebbero compromesso la buona riuscita della missione. La paura di morire iniziava a farsi persistente nella giovane, che continuava a lanciare occhiate addolorate a quella che aveva sempre reputato la sua vera dimora. Voleva tenere ogni ricordo per sé, ogni dettaglio. Stringerlo forte nei suoi pensieri insieme alle esperienze positive che aveva vissuto in quel luogo incontrastato dalla natura stessa. Doveva essere forte davanti a coloro che l’avevano accolta a zampe aperte... infondo il legame che li univa era qualcosa di speciale che non tutti potevano vantare. Non appena vide il muso rugoso del tasso puntato su di lei, la diciassettenne cambiò immediatamente scenario... osservando il manto verde dell’erba. Anche quello sarebbe presto scomparso per lasciare il posto alla terra arida e rocciosa del Paese della Terra. In cuor suo sentiva di star facendo un torto ad Ashi, alla sua unica amica, in quel mondo di mercenari e assassini. Come avrebbe potuto guardarla ancora in volto se le cose fossero andate come si erano programmate? Odiava pensare in determinate circostanze ma non riusciva a smettere di farlo. Ogni punto che prendeva come riferimento era un ricordo, un’emozione. Se le fosse successo qualcosa chi avrebbe pensato ad Amane ed Aiko? E se avessero fatto loro del male per colpa delle loro scelte? L’Hokage doveva rimanere in vita... assolutamente. Non che temesse in un suo fallimento, ma qualsiasi imprevisto doveva essere sedato, non avrebbe scaricato ulteriori fardelli sui suoi piccoli. A riportarla tra loro fu l’evocazione che le posò una zampa sulla spalla, a mo’ di conforto. Probabilmente avrebbe preferito di gran lunga comunicarle mentalmente certe parole, nonostante sapesse che non aveva nulla da nascondere al suo amato.

- A volte dobbiamo fare delle scelte spiacevoli ma obbligate, venendo meno al rispetto di ciò che i nostri antenati ci hanno insegnato - disse con la solita voce grattata ma comunque pacifica - Ciò che è morto non muoia mai.

La kunoichi sgranò gli occhi, ricordandosi perfettamente di quelle parole pronunciate da lei stessa durante i funerali dei mustelidi dopo l’attacco di Jagura. Sentirle ripetute dal sommo le provocò uno strano brivido. Aveva ascoltato anche lui il suo discorso di addio? Non se ne era accorta. Infondo il senso era semplice: loro ci sarebbero stati, chi con il pensiero, chi con lo spirito, chi con la propria presenza. Il protettore dell’eremo non avrebbe mai permesso che affrontassero questa prova da soli, non dopo quello che le salamandre avevano fatto ad uno della loro famiglia. Anche il più piccolo e indifeso dei mustelidi doveva essere vendicato. Tutti dovevano capire che chi avessero davanti era sì una famiglia armoniosa ma anche un popolo di guerrieri che difende le ingiustizie verso coloro che appartengono alla sua stirpe. Una volta ricevuto il consenso dal tasso, questo stranamente si allontanò come a lasciare tempo ai due amanti. La loro permanenza in quel posto sarebbe dovuta essere breve, eppure non appena i loro occhi si specchiarono gli uni negli altri, tutto sembrò fermarsi. Chissà se avrebbero avuto altre possibilità nel rimanere così in intimità? Lo stesso castano portò alla luce vecchi ricordi, più lontani del discorso fatto da Mujinahen e ancora più profondi. La sua promessa verso quell’uomo che era passato dall’essere il suo sensei al suo compagno di vita. Tutte le barriere che aveva messo in quei mesi per dare forza a chi le stava intorno vennero abbattute. In un gesto spontaneo e di conforto si buttò tra le braccia del suo eremita e lo strinse forte, trattenendo a stento le lacrime. Voleva avere più tempo da passare con lui, avrebbe pregato persino tutti i Kami se le fosse stata data una chance. Avrebbe tanto voluto rivedere i volti dei suoi figli e quasi invidiò l’Uchiha per essere probabilmente già in loro presenza.

- Rimaniamo uniti fino alla fine. Una cosa sola... - disse lei con un fil di voce, che a fatica riuscì a farsi strada in gola.

Non voleva mostrare il suo sguardo al ragazzo per questo nascondeva il volto tra gli abiti di lui, doveva mostrarsi sicura e forte; la donna che in realtà dentro di lei non era. Un futuro senza Fuyuki l’avrebbe dilaniata e più reprimeva quel pensiero e più tornava a galla l’immagine dell’ultima battaglia contro Watashi. Quando l’aveva visto a terra, privo di coscienza aveva temuto il peggio. Ancora pochi secondi, ne aveva bisogno. Il suo odore era come una droga, non riusciva a farne a meno. Cosciente del suo capriccio riuscì ad allontanarsi da sola in seguito, impuntandosi con tutte le sue energie. L’ora era giunta, ed il cammino davanti a loro troppo lungo. Bisognava mettersi in marcia.

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- Mujinahen-sama vorrei che questo lo tenesse lei - disse la ragazza in compagnia del rappresentante dell’eremo - Non so se farò ritorno da questa battaglia e non vorrei che un oggetto così sacro andasse perduto. Arriverà il giorno in cui qualcuno prenderà il mio posto.

Ascoltando le sue stesse parole una sensazione spiacevole le fece contrarre meccanicamente lo stomaco. Perché quei pensieri continuavano ad affollarle la mente? Temeva realmente che Hyou le facesse del male? E perché non avrebbe dovuto fargliene, aveva completamente tradito la sua fiducia nascondendogli tutti quei segreti e sostenendo colei che lo Yotsuki definiva una delle cause per cui inesperti ninja divenivano carne da macello.

- Non verrò meno ad una tua semplice richiesta Chiaki... ma ricordati che è stato l’albero a scegliere te e non viceversa. Ci sono stati secoli di silenzio prima del tuo arrivo e della tua maturazione, questi potrebbero tornare da un momento all’altro. Noi ti aspetteremo come abbiamo sempre fatto - concluse con saggezza la creatura millenaria, prendendo tra le zampe il ligneo arco animato da vita propria.

La saggezza e la profondità che nascondeva quell’enorme creatura all’apparenza bonaria erano sinonimo di esperienza e di battaglie che aveva combattuto in prima linea, ma anche vissuto come spettatore. Mujinahen si era sempre comportato in maniera enigmatica e nessuno sembrava sapere molto di lui. Eppure al suo popolo non importava e infondo nemmeno alla kunoichi. Lui era il sommo e avrebbe difeso a qualsiasi costo casa loro, ci sarebbe sempre stato per impartire perle di saggezza ai suoi cuccioli. Eseguendo un piccolo inchino in segno di rispetto e sfiorando per un’ultima volta la corteccia dell’incantata pianta rosata in segno di saluto, la Hyuga si allontanò dal posto sacro per incontrarsi con il suo sensei prima della marcia.

- Tieni questo, l’ho realizzato appositamente per te - intervenne la giovane avvicinandosi al compagno amichevolmente - Vorrei lo utilizzassi nel caso le cose si mettessero male durante lo scontro. Non ti preoccupare, non ti sto avvelenando...

La dolce fanciulla dalla chioma blu allungò la mano in direzione del jonin, cedendogli un’ampolla trasparente con al suo interno uno strano liquido piuttosto denso dalle tonalità rosso intenso, probabilmente frutto di qualche apposito frutto e di una serie di miscugli che solo la firmataria poteva conoscere. Mentre lui coordinava le forze alleate e disponeva le formazioni, lei aveva approfittato della loro permanenza all’eremo per poter organizzare soprattutto le sue scorte mediche. Doveva armarsi fino ai denti se avesse voluto essere realmente un supporto perfetto, perché era quello il compito che le sarebbe riuscito meglio di fianco a ninja di quel certo calibro. Dietro di lei una squadra di piccoli mustelidi indossava delle strane cinghie che terminavano sulla schiena con una sorta di sacca. I fedelissimi del gruppo erano stati selezionati proprio dall’evocatrice per darle supporto in quell’ardua impresa. Non erano grossi e potenti come Fukuizuna e Kamatari ma la loro stazza e velocità poteva comunque tornare utile per un intervento repentino. Sapeva che responsabilità verteva sulle sue spalle portandosi dietro sette membri così minuti, ma si erano proposti loro stessi per seguire le orme della diciassettenne. Ben presto il gruppo dovette abbandonare la loro casa, pronto a raggiungere il punto accordato con il Sandaime. Si prospettava un viaggio non prettamente tranquillo, visto i membri che avevano preso parte alla spedizione. Non era segreta la poca affinità che avessero la donnola bendata e Chiaki, tanto che questa non riusciva a tenere a freno la lingua ogni volta avesse la battuta pronta per schernirla. Quando raggiunsero il Tempio Kinshu, il medico era già arrivato all’esasperazione. Forse la presenza della mora avrebbe calmato lo spirito ribelle ed annoiato del mustelide al fianco della giovane madre. L’Uchiha era giunta a destinazione prima di loro, ma il ninja dagli occhi perlacei non aveva la minima idea da quanto tempo fosse già sul posto.

- Spero che non ti abbiamo fatto aspettare troppo - intervenne per rompere il ghiaccio ed annunciando la loro presenza, vedendo l’altra impegnata ad interloquire con il suo alleato.

Un rospo. Quelle creature erano così affascinanti; non quanto i mustelidi, ma piuttosto curiose da osservare. Chissà che un giorno, quando tutto quello sarebbe finito, avrebbe potuto approfittare della pazienza di quella donna per dedicarsi di più ai suoi studi, alle ricerche sospese dal caro Seikatsu. Un giorno chissà, forse avrebbe dedicato la vita ai suoi figli e a trovare delle cure per le malattie più improbabili.

- Salve anche a voi... compagni - continuò sorridendo notando solo in un secondo momento i due esserini sulle spalle dell’Hokage.

Che anche loro ricoprissero lo stesso compito di Aki e Fuyu? Quelle creature erano l’emblema della potenza che poteva raggiungere un eremita ben addestrato. Anche se anziani, le due creature avrebbero retto il confronto? Ringraziò il fatto che i suoi pensieri rimanessero segregati nella sua mente, sarebbe stata una perdita di tempo trovare scuse per giustificare quell’interrogativo innocente quanto curioso. Adesso intendeva meglio la battuta del furetto aranciato, detta poco prima. Non occorrevano ulteriori convenevoli, purtroppo la strada sarebbe stata lunga e tutti sembravano trepidanti di capire cosa li stesse attendendo all’Eremo delle Salamandre e se gli altri membri stessero bene. Lasciò come sempre il sensei trasmettere vigore all’intero team, e gliene fu grata. Non che potesse fare miracoli, ma perlomeno teneva coeso lo spirito del gruppo. Annuì convinta senza intervenire, ricambiando con uno sguardo deciso l’oratore. Ciò che era fatto, era fatto. C’era ancora tempo per calmarsi dopotutto, o almeno così sperava. Rimandare stava diventando una prassi. Rimase sbigottita nel vedere l’uomo che amava, indossare il coprifronte della Foglia, non sapeva ne tenesse uno “integro” da parte. Solo dopo averlo osservato bene, diversi flash le si palesarono in mente.

Ayame...

L’oggetto era stato sottratto al cadavere della sua amata sorella durante l’ultima battaglia contro Watashi. Quel duro colpo le fece abbassare lo sguardo in direzione della soffice erbetta sotto i loro piedi. Il nindo e la devozione verso il villaggio era forte, concreta e continuava a surclassare ogni altra cosa. Per la Hyuga invece era diverso... nonostante conservasse ancora la placca metallica sotto le sue vesti, non osò minimamente indossarla per rendere onore alle sue origini, tant’è che non era mai stata rigata di proposito; proprio per evidenziare il disinteresse nel ruolo che avrebbe ricoperto quando aveva deciso di seguire le orme del castano. Per lei era solo uno sciocco cimelio, dato in premio a degli stolti ragazzini che si credono forti solo perché avevano superato una prova, ed un tempo anche lei era come loro. Nessuno avrebbe dovuto vivere marchiato da un vessillo, ogni essere umano era uguale quando doveva essere giudicato nella morte. Attese in quello stato catatonico finché il discorso non venne concluso, ed in silenzio di tomba seguì il team verso la resa dei conti. Se era lì era per Fuyuki e per i suoi bambini. Non avrebbe privato loro di una sola figura materna, non dopo che Takayoshi era morto. La loro crescita avrebbe dovuto essere spensierata e invece sulle loro spalle già portavano il carico di troppe preoccupazioni.

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Ritrovarsi nel pieno di un’altra maratona verso tutt’altra parte della mappa le provocò una particolare sensazione di inadeguatezza. Sembrava quasi che ogni loro mossa fosse destinata al fallimento. I suoi timori non erano sicuramente un ottimo auspicio. Perché lei che era sempre ottimista si stava riducendo a quello strano e tenebroso atteggiamento? Forse c’erano troppe cose in ballo? Non seppe darsi una risposta... come succedeva spesso da quei giorni a questa parte. Prese le redini del gruppo quando finalmente varcarono il Paese della Terra... infondo lei era l’unica che avesse visto esattamente dove si trovasse l’eremo. C’era arrivata per puro caso, questo era vero, ma purtroppo quella che aveva condannato a morte quelle creature era lei. Un detto diceva “occhio per occhio, dente per dente”, ma la diciassettenne non si era mai sentita parte di quel pensiero umano. Non era vendicativa... e allora perché lo stava facendo? Ryu non doveva massacrare tutte quelle persone... non avrebbe dovuto dopo gli ideali che le aveva inculcato. Cosa gli era successo, per aver sepolto tutti quegli insegnamenti di punto in bianco. La falsa traditrice camminava a spasso svelto, continuando ad indossare quella maschera insofferente. Doveva essere forte. Il vulcano si palesò immediatamente nel loro campo visivo, enorme e scoppiettante. Il suo riposo sembrava essere stato interrotto bruscamente. Che fosse quello l’annuncio dello scontro imminente? I ninja del villaggio vennero presto reintegrati nel gruppo, per loro fortuna non era successo nulla di grave al team. Allungò l’orecchio ascoltando cosa stessero riferendo al loro superiore, ma evitando appositamente il dialogo. Già la tensione era alta, ricevere altri toni discriminatori era l’ultima cosa che voleva. Nonostante la fretta e la poca conoscenza del posto, l’Hokage riuscì comunque a buttare giù una strategia piuttosto efficiente. Infondo non si sarebbe allontanata dal suo sensei, anche se le avessero imposto un’altra postazione. Chiaki era sempre stata piuttosto accomodante nei confronti degli altri, ma in determinate circostanze aveva intuito che doveva far valere la propria opinione per non arrivare ad un punto di rottura con se stessa. Già c’erano troppe preoccupazioni nella sua mente per farsi carico di altro. Il biondo si ergeva imponente davanti a loro, orgoglioso e senza bisogno di nessun aiuto. Solo davanti ad un numero esiguo di nemici. La kunoichi avvertì immediatamente quella sgradevole sensazione d’impotenza davanti al nemico, sentendosi quasi una nullità nei suoi confronti. Ciò non faceva bene al suo spirito, che sembrava sopportare un peso più grande di quello della stessa ragazza. Ognuno sembrava aver qualcosa da dire al leader di Akatsuki, tutti tranne lei. In un certo senso in quelle iridi azzurre come il mare in tempesta non riusciva a vedere un vero nemico. Come se la storia dell’attacco a Konoha fosse stata una favola inventata. Gli occhi le divennero lucidi ma riuscì infine, con fatica, a guardare in volto l’uomo pronto al sacrificio, o almeno ogni suo muscolo dava questa impressione.

- Fratelli in formazione... prestate particolare attenzione a ciò che accade intorno e date supporto medico a chi ne avrà bisogno - disse con fermezza la fanciulla, facendo dislocare il gruppetto di mustelidi di piccola taglia che si era portata dietro.

Questi scesero all’unisono, abbandonando il corpo della Hyuga al suo comando. A loro era stato affidato quasi tutto il suo materiale medico, nel caso le salamandre ci avessero ripensato anche gli altri avrebbero avuto qualcuno che guardava loro le spalle. Tra l’altro ancora si chiedeva perché quelle creature avessero abbandonato il loro eremita. Che fosse stata una decisione della Pantera? Probabile. Dopo che lo avevano affiancato durante la battaglia finale di Watashi, dopo che avevano appoggiato la folle idea del boss di attaccare il Villaggio della Foglia... sembrava sciocco che non mostrassero la loro fame di sangue verso gli invasori che avevano ucciso una loro sorella.

Hyou, per me è stato un onore incontrarti... mi hai insegnato tanto, ma ora sono madre e devo difendere tutto quello che ho

Lasciò andare la collana con il dente di lupo, che si ritrovò a stringere quasi istintivamente. Come aveva detto Akane, la storia sarebbe finita lì.

<ijutsu> - Kaibyaku: Creazione dei Tonici - [Chk: 60] “Particolarità unica dei medici da Recupero sono i tonici, e naturalmente la creazione di questi. Con il passare delle generazioni le varie combinazioni sono state tramandate da padre in figlio, sviluppandosi così nell'arco di un grande periodo di tempo. Quelle che prima erano delle semplici medicine sono diventate cure miracolose, così come dei semplici veleni che potevano causare una banale causa oggigiorno possono essere diventate tranquillamente delle droghe mortali dagli effetti istantanei e non. Ci sono vari strumenti per la creazione dei tonici: ampolle, fornetti, alambicchi ed altro ancora, inoltre i ricettacoli per la creazione dei suddetti sono letteralmente infiniti, e solitamente variano da villaggio a villaggio, lasciando però sempre un'impronta comune. I processi per dare alla luce un tonico sono molto diversi fra loro, lontani dall'essere una semplice mistura d'ingredienti, difatti non è raro che il medico utilizzi il proprio chakra per velocizzare il processo o dare qualche altro effetto particolare all'infuso, rendendolo pressoché unico ed imitabile. Naturalmente tale lavoro richiede calma e tranquillità, ma può essere anche fatto durante le missioni, creando massimo 2 Tonici a post da Chunin, 3 da Jonin e 4 da Jonin-S.”
[Per il processo occorre acquistare delle ampolle vuote]
[Si può usare solo un tonico alla volta. Siccome i tonici consumano molte energie, a fine effetto, il ninja perderà per il turno seguente i bonus dati dal tonico]
[Tutti i tonici durano di base 2 turni, salvo eccezioni di tonici con effetti immediati]

Ampolla per tonici: Recipiente di vetro a collo stretto e ventre largo, utile ai medici per creare tonici in missione o in combattimento.

Tonico della forza superiore [+90 Frz] “Tonico che sviluppa i muscoli di gambe e braccia per lo scontro corpo a corpo. Di alta potenza.”


[ Stm: 280 - 3 = 277 ]

 
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view post Posted on 28/2/2017, 19:23     +1   -1
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Nell’aria qualcosa. Una strana sensazione. Come di un esplosione da qualche parte.
L’aveva avvertita con i suoi sensi o se l’era immaginata? Era come se mille anime avessero gridato tutte insieme e poi dal nulla fossero scomparse. O era l’appuntamento con la morte?
I suoi sensi si erano fatti più acuti per tale motivo? Sentiva su di sé la sorella dalla grande falce; la sentiva sempre più vicina che le sue viscere si fecero di ghiaccio. Ma restò dritto e in piedi che pareva una montagna d’orgoglio.
Orami tutto era pronto. Ogni cosa. Aveva preparato tutto e si era preparato. Sapeva quello che doveva fare perché morire lo dovevamo fare tutti, ma non potevano scegliere né il dove, né il quando. A volte nemmeno il come.
Ma orgoglioso com’era non avrebbe permesso che altri decidessero del suo destino. Non lo aveva permesso a watashi, non lo aveva permesso a Shinjitsu e libero come era sempre stato, liberamente decise il modo in cui sarebbe morto.
Sulla sua lapide non c’era bisogno né di scrivere nomi, né tantomeno di avere un posto dove pregare. Se doveva morire lo avrebbe fatto nel deserto, in mezzo alle battaglie. E sarebbe morto come lui aveva deciso.
La soddisfazione a quei vermi di ballare sul suo cadavere non gliel’ avrebbe concessa. Troppo animale per permettere che altri prendessero la sua testa per esporla come trofeo, loro che erano così deboli da venirlo a cacciare portandosi dietro qualunque cosa.
Loro che non avevano sangue, ma acqua nelle vene. Loro che non sapevano nemmeno cosa significasse guerriero. vermi che si arrampicavano, iene che banchettavano con le carcasse altrui perché troppo vigliacchi da combattere. Troppo pavidi da mostrarsi di fronte a lui in gruppo. Un branco…facevano ridere.
Ma doveva ammetterlo che come guitti erano perfetti. Sembravano come quelle scimmie ammaestrate che si vedevano nelle compagnie di saltimbanco. Erano divertenti vederle arrampicare e lanciarsi merda.
Quindi attese quel circo.
E per un attimo pensò quasi che fossero scappati a gambe levate. Di certo pensavano di avere il cazzo grosso e duro perché nessuno si era presentato di fronte a loro durante la loro ridicola marcia.
Il sigillo d’incisione sulla sua pelle era pronto, i suoi tatuaggi svettavano sui muscoli guizzanti, mentre le cicatrici reclamavano ogni lembo di quel corpo che aveva combattuto contro tutti e tutto.
Nella loro ridicolaggine si erano portati dietro anche delle palle di pelo. ora capiva perché le sue narici erano state offese da simile olezzo. Se quello era il meglio dell’eremo dei mustelidi…. era ben poca cosa.
Sicuro si reputavano grandi e invincibili al massimo avevano ucciso cento nemici e tutti scarsi e puzzolenti. Con gli escrementi del mondo si erano battuti ma da simile letame che cosa si poteva aspettare?
Le parole poi…sembravano davvero convinti? Gli sorrise, ma di un sorriso che fu uno squarcio, di una fila di denti più simili a zanne.

Il peso delle parole dipende da chi le dice.

Si sentivano forti. Perché rovinargli questo momento? In fondo si erano adoperati come tante formiche per arrivare fin da lui, che era divertente vederli orgasmare di fronte a lui. Si sentivano così invincibili, così potenti…li scoppiò a ridere in faccia.
Erano divertenti assai. Pensavano di essere migliore di lui. Un Kage che manda a morire uomini per bieche convinzioni personali, un anbu che si batteva il pugno per un villaggio distrutto quando si era scordato quante mogli aveva reso vedove, quanti figli orfani, quanti fratelli aveva ucciso. Per un villaggio si batteva il petto ma per quello stesso villaggio di sterco avrebbe ucciso con piacere e gioia.
Per non parlare di chi li seguiva come un cane. Ecco cos’erano: cani scodinzolanti che leccavano la mano del padrone. E questi erano guerrieri?

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Scusatemi…ma come potete ben vedere, non ho abbastanza medi per mandarvi tutti a fanculo.

Rimaneva sarcastico, pungente, velenoso e un dito medio si alzò verso di loro. A perdere tempo a parlare con i bonobo era fiato sprecato. La verità era che ad Akane Uchiha gli puzzava il fiato di letame e cazzo, Chiaky era un cane e Fuyuki una scimmia ammaestrata urlatrice. Pensavano di essere nel giusto…ma alla fine non contava più nulla.
Però avevano uno spiccato senso per la teatralità. Infatti erano una compagnia di guitti.
Sputò per terra.

Ecco cosa siete…

E indicò per terra.
Uno sputo.






Non servivano altre parole e altre non ve ne sarebbero state. Rimase saldo nei suoi princìpi e ideali e si fottessero tutti. In fondo Hyou era stato una bestia di quel mondo, una bestia che aveva fatto alzare le chiappe di Akane Uchiha e che aveva fatto cagare addosso quei due che si erano portati dei criceti troppo cresciuti.
Ma prima di lanciarsi contro quella vagonata di letame pensò per un’ultima volta ad Ashi.
Perché in fondo non aveva mai avuto nulla. Nemmeno il tempo per poter vivere con lei, anche solo pochi anni. Ma non eravamo mai totalmente padroni del nostro destino. Ma l’avrebbe aspettata al di là del tempo e dello spazio e quel giorno nessuno avrebbe potuto mettersi in mezzo.
La Raiton No Yoroi esplose per l’ultima volta su quel corpo. Raijin…alcuni nemmeno sapevano cosa significasse Raijin.
Uno Yotsuki era lui stesso Raijin. Non era signore del fulmine, era figlio, fratello era lui stesso il fulmine. E del fulmine facevano la loro forza e il loro vanto. Non serviva null’altro per essere uno Yotsuki.
Serviva un braccio, serviva la volontà e il cuore. E poi il fulmine. E con esso potevano dar battaglia ai Kami stessi.
Raijin era Yotsuki.
Battersi come volevano i tempi antichi, battersi come era Kumo una volta. Battersi perché nella natura di Ryu battersi significava affermarsi. Pantera nel soprannome, Drago nel nome. Da sempre e per sempre.
Il tatuaggio che svettava su quella schiena significava questo: forza e guerra, la pantera, unita all’orgoglio e alla volontà, il Drago. In un campo di fulmini che era la sua origine e il suo modo di essere.
Mille cicatrici aveva sul petto, solo una dietro la schiena. Mai si era voltato a quello che non gli piaceva e mai si era nascosto. I vermi lo facevano, Hyou era la supremazia guerresca. Era la guerra e della guerra ne era fratello. E avrebbe dato battaglia, avrebbe incendiato quel mondo e distrutto ogni shinobi che stava sulla faccia della terra.
Lo avrebbe fatto…ed era questo la cosa che lo faceva incazzare: non aver concluso la sua guerra.
Ma avrebbe combattuto ancora. Ma non poteva vincere. Non contro di loro, non in quelle condizioni ma non si sarebbe rintanato come un topo in trappola né si sarebbe fatto uccidere senza portarli tutti con sé.

La sua storia finiva lì. Perché le storie non potevano sempre avere la fine che desideravamo e non tutte finivano con il lieto fine anzi…la sua storia era iniziata come uno tra tanti e si stava concludendo così. In fondo aveva messo il pepe al culo a tutto il mondo degli shinobi e fatto cagare in mano tante di quei pezzenti che le montagne di merda che si erano lasciate dietro ancora ne sentiva al puzza.
Non tutto va come desideravamo, non tutto era come si immaginava.
Pensava di morire in modo diverso…non contro i vermi di quel mondo.
Ma morì come aveva vissuto. Morì ruggendo.

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Morì fregandosene se era nel giusto o nello sbagliato. Non gli interessava discutere di chiacchiere inutili con insulsi vermi. Aveva vissuto seguendo i suoi princìpi. Erano diversi?
Ma non era quella la vera libertà? La libertà non stava in un mondo utopico come diceva Jagura ma in un mondo dove gli uomini avevano eguali diritti e combattevano seguendo le loro idee, rispettando quelle degli altri. L’odio, il male ci sarebbero sempre stati, ci sarebbero sempre state guerre e sempre un nuovo Hyou sarebbe nato da questa pianta.
Ma dall’odio non nasce nulla e cercare di non darle troppo nutrimento questo era già un primo passo in avanti.
Combattere squarciando e azzannando quella realtà era l’unico modo che aveva per cambiarla. Forse un altro avrebbe capito e fatto meglio di lui. Non era il più intelligente né il più furbo, ma sicuramente non si girò dall’altra parte.
Quel mondo puzzava di merda e non voleva più sentirne l’olezzo nauseabondo Ecco perché si era battuto: molti criticavano quel mondo ma poi facevano finta di nulla. Si voltavano dall’altra parte chiudendo gli occhi e le orecchie. Era più facile. Sicuramente dava meno problemi.
La differenza tra guerrieri e vermi.
E quando si lanciò nella mischia i suoi occhi dardeggiavano. Dardeggiavano sempre nella battaglia.
Lapilli di magma e ruggenti come il fuoco. Azzurri, profondi come il cielo, e come esso non potevano essere imbrigliati da nessuno.
Venire nella tana della pantera e metterla spalle al muro? Significava mettere in gioco la loro vita perché quando non si ha più nulla da perdere allora si combatte senza remore, senza paura e la morte non è che la normalità.
Lui che della morte non ne aveva mai avuto paura. Aveva paura della gabbia, degli atti di codardia, di chi parlava con lingua biforcuta atteggiandosi a salvator di patria quando era peggio dei nukenin stessi.
Lui era nukenin…ma solo perché non si era piegato ad un mondo che odiava profondamente e che da esso nascevano quelli come lui. Lui era il prodotto di questa società marcia che voleva un Kage come generale e i villaggi come gabbie che schiavizzavano con l’utopia di essere nel giusto.
Ma ognuno di loro era un assassino. Ognuno di loro aveva ucciso e ucciderà sempre nel nome di un villaggio. Credendo di fare la cosa giusta.
E i nemici a volte erano solo i copri fronte. Gli stemmi del villaggio stesso e le accademie, carceri dove imbrigliare bambini – soldato facendoli crescere con il mito di giustizia ed eroismo degli shinobi.
E poi, grattando la superficie, vedevi la merda, l’odio, il male, il sangue e la barbarie che si perpetuavano nel nome di uno stemma. Tutti figli della giustizia. Grandi servitori delle proprie brame. Giustizieri a comando.



E con un balzo fu in mezzo a loro e lo squarcio di quel sorriso fu più evidente.

Non rinnego chi sono, vermi!

Fuyuki fu il bersaglio e quegli occhi divennero magmatici. La morte era con lui e la sua anima l'avrebbe presa. Ma se lo volevano allora anche la loro vita doveva essere messa in gioco.



Vivere e morire. Tutto qua era la vita. Il resto era una passeggiata, a volte una corsa, su quel percorso denominato vita.
L’esistenza. Cos’era? Cosa significa vivere? Significa andare avanti seguendo un codice? Seguendo l’onore o il nostro egoismo? Nessuno poteva saperlo.
Vivere per Ryu significava combattere in quello in cui credeva, non arrendersi e puntare al suo obbiettivo come una pantera fa con il cervo. Del resto poco gli importava.
Questo il suo modo di vivere. E persino nella morte rendeva omaggio alla sua vita: non si era mai piegato, né spezzato, non si era arreso e aveva affrontato i suoi nemici faccia a faccia non nascondendosi come la maggior parte degli shinobi faceva. Era l’eremita del più grande eremo sulla faccia della terra e il suo sangue quella terra non l'avrebbe avuto.
Nessuna lama l’avrebbe scalfito. Nessuna loro tecnica da pusillanimi avrebbe disintegrato la sua Raiton.
Libero, ruggente come il magma, il suo ruggito si elevò fin sopra le nubi.
Così come la sua tecnica finale.

Io non mi piegherò al volere di nessuno, nemmeno al vostro, bastardi! Resterò sempre un vero Yotsuki, sprezzante del pericolo e libero da ogni regola.

Non ne aveva paura. Affatto. Nessuno in quel mondo poteva mettere paura alla pantera dell’akatsuki. Lui era Hyou. Lui era RYU YOTSUKI! Fiero e volitivo…
..Il resto era solo letame.


Addio Ryu.




<fuuinjutsu> Sigillo di Incisione (costo: NA) (eff: variabile)
E' una tecnica più che di sigillo, affine a molte altre tecniche, e necessaria per utilizzare i sigilli "permanenti" che vanno letteralmente bruciati sulla pelle delle persone.
Consiste nel concentrare il proprio chakra in un dito, rendendolo di fatto ustionante. Passando il dito su qualsiasi superficie, questo lascerà una scia bruciata al suo passaggio, permettendo così di scrivere senza inchiostro o altri artifici. Non è una semplice ustione, oltretutto: è virtualmente impossibile rimuovere le scritte tracciate in questo modo, se non distruggendo la superficie su cui sono state incise. Nel caso sia "vivente", anche se i lembo di pelle dovesse danneggiarsi o venire rimosso, guarirebbe con la scritta ancora presente, preservando qualsiasi proprietà magica avesse il sigillo tracciato in questo modo.
La modalità di rilascio di questa tecnica funziona unicamente per scritte non legate ad altri sigilli. Se si vogliono cancellare sigilli scritti con questa tecnica, si dovrà invertire quelli, e non questa.

<fuuinjutsu> Sigillo dei Quattro Simboli Invertiti (costo: NA) (eff: speciale)
Tecnica finale per chi è veramente senza più carte da giocare. E' un sigillo da applicare sul proprio corpo con il sigillo di incisione. E' possibile attivarlo autonomamente, o si attiva nel caso si venga uccisi, o si sia sul punto di morire. Crea una sfera di oscurità intorno a sè di sei metri di diametro. Chiunque si trovi in quella sfera viene istantaneamente sigillato all'interno del cadavere del proprio personaggio, garantendo così una rapida e dolorosa morte.
E' possibile evitare questo ultimo colpo di coda in svariati modi. Il primo è non trovarsi mai vicino a chi possiede questo sigillo (che tuttavia può venire attivato anche dopo un attacco ravvicinato di chi lo possiede, che si sacrifica in un attacco kamikaze). Il secondo è schivarne l'attivazione eludendo l'attacco con un punteggio di elusione pari a 2000 almeno. (altri poteri che negano effetti di chakra funzionano ugualmente, ma il punteggio da utilizzare è 2000). E' possibile altresì avere un corpo considerato quasi-immortale (deve rigenerare o ignorare almeno 50 danni a turno) e sopravvivere nella dimensione mortale in cui si viene rinchiusi fino all'arrivo dei soccorsi. Infine, se si conosce questa tecnica, si può utilizzare al contrario e disattivarne l'effetto prima che si attivi.
 
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view post Posted on 1/3/2017, 12:12     +1   -1
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Le parole di Hyou erano iniettate di veleno, pesanti come macigni che cercavano di scalfire le coscienze dei suoi predatori. Tuttavia, anche se solo per qualche secondo, i pensieri dello Hyuga volarono altrove. L'energia naturale che scorreva nel suo corpo lo aiutò a captare un'energia lontana, terribile quanto remota.. un senso di vuoto lo accolse, abbandonandolo subito dopo con gli occhi sbarrati e il fiato mozzato. Riuscì ad incrociare nuovamente lo sguardo del nemico solo dopo una manciata di secondi, tempo necessario per metabolizzare quanto successo e ritrovare la lucidità necessaria per affrontare lo scontro.

"Cosa diamine è accaduto?"
Impedì però che quel pensiero parassitasse gli altri; doveva rimanere concentrato, non poteva mettersi il lusso di abbassare la guardia di fronte ad uno shinobi di quel calibro. Persino Aki e Fuyu si guardarono, disorientati, costretti tuttavia a seguire l'esempio del loro eremita. L'aria continuava a saturarsi di tensione, sembrava quasi che lo Yotsuki fosse capace di divenire egli stesso il fulmine che avrebbe dato vita alla tempesta che stava per manifestarsi. Lo Hyuga rimase in silenzio, lasciando che quelle parole e quelle accuse gli scivolassero addosso; non avrebbe dato a quel bastardo la soddisfazione di vederlo rispondere, né gli avrebbe ricordato il motivo per cui avrebbe dovuto pagare con la vita. Lui sapeva di aver quasi distrutto la Foglia e pertanto conosceva la ragione che aveva radunato quei ninja al suo cospetto, pronti a reclamare la sua testa.

- Saranno le nostre lame a parlare, Hyou.

Perché quello era il modo di comunicare dei guerrieri. Nessuna parola, nessun gesto, nessuna espressione; solo il rumore stridente del ferro che cozza e le scintille della lotta. In quel modo avrebbe dimostrato al nukenin ciò che pensava, rispondendo alle sue accuse e provocazioni con ciò che in quel momento erano chiamati a fare: combattere, ognuno per i propri ideali e per il proprio nindo.

"Arriva."
Lo vide scattare verso di loro, rapido e preciso come un vero predatore. Nessun attacco tuttavia venne organizzato e ciò colse Fuyuki in contropiede; la sua espressione era traboccante di perplessità, ma ben presto si sarebbe trasformata in una smorfia di puro terrore. Riconobbe immediatamente il sigillo impresso sulla pelle della Pantera: durante i suoi studi aveva perso intere settimane per comprenderne il funzionamento e gli scopi, letali quanto disperati. Ryu Yotsuki aveva giocato subito la sua carta migliore, deciso a porre fine allo scontro nel modo più spettacolare e inaspettato. Lo vide lì, a pochi centimetri dal suo viso, abbastanza vicino da poter sentire l'alito delle sue parole ricolme d'odio.
Solo allora vide il segno prendere vita.
"Non va bene, non va bene per niente.."

- STATE INDIETRO!

<attivazione> - Geigekininton: Scatto ANBU - [Stm: -7] [Frz/Int/Vel: +120] "Grazie ad un massacrante e pesante addestramento mirato completamente all'utilizzo perfetto del proprio corpo, gli ANBU inseguitori sono in grado di potenziare oltremisura le fibre muscolari esercitando una potenza esplosiva decisamente impressionante. Concentrandosi al massimo infatti i membri della Squadra Assassina riescono a superare il limite per un arco di tempo limitato, che aumenta in base alla costituzione del suddetto. Il mantenimento della tecnica risulta essere molto dispendiosa e anche deleteria se utilizzata troppo a lungo.
[Pagando nuovamente il costo sarà possibile spostare il bonus da Int/Frz a Vel o viceversa nello stesso turno.]
Lo Scatto ANBU inizialmente fu una tecnica creata non per i combattimenti, bensì per la Fuga o per l'Inseguimento.
[Quando si utilizzerà l'Abilità Rapidità per uno di questi motivi la Velocità sarà ulteriormente raddoppiata.]

<attivazione> - Teikou no Reiki - Aura Elettrostatica - [Stm: -7] [Chk/Vel: +120] "Fuyuki ha ammirato la potenza e il fascino dei fulmini, desiderando di potersi muovere sinuosamente come loro. Per questo motivo il Chunin ha imparato a controllare la natura del proprio chakra in modo ottimale e a utilizzarla egregiamente in battaglia. Il ragazzo richiama delle scariche elettriche lungo il suo intero corpo, con le quali è in grado di rendere le proprie danze più leggiadre e letali, aumentando dunque la precisione del proprio attacco e la velocità nello schivare le offensive nemiche. Si tratta in ogni caso di una tecnica che comporta al suo utilizzatore un dispendio di energie notevole, tanto che lo Hyuga ricorre ad essa soltanto in casi di estrema necessità e non con molta superficialità. E' una carta utile da giocare, ma ciò non significa che dietro di essa non si nasconda il rischio di sprecare troppo chakra a causa dell'elevata quantità di energia che le scariche elettriche richiedono per essere alimentate. Bisogna decidere se dare il bonus a Frz o a Vel, ma si può scegliere di consumare 7 Stm per trasferire il bonus da un parametro all'altro."
Yajirushi - "Da Jonin Fuyuki è riuscito a perfezionare questa tecnica: le scariche elettriche che venivano emanate fuori dal corpo adesso verranno immesse direttamente all'interno dello stesso, stimolando così i muscoli fino a renderli più tonici ed elastici. Tuttavia il ragazzo è ancora in grado di richiamare le saette all'esterno del corpo e con questo stratagemma può organizzare astuti attacchi a sorpresa ai danni di chi non conosce le sue carte. Pagando 3 punti stm aggiuntivi durante un qualsiasi attacco ravvicinato, lo Hyuga potrà far fluire il chakra di raiton fuori dal corpo e nel caso in cui il nemico difendi il colpo senza barriere o non riesca a difendersi (con barriere in questo caso) o eluderlo con successo, esso si ritroverà costretto a difendersi da un attacco pari a Int + 1/2 Vel. Questo attacco, considerato alla stregua di un Ninjutsu, potrà essere difeso con Res + chk ed eventuale assorbimento e causa status paralisi. [Le statistiche da contare nell'attacco e nella difesa sono le stats base]

[ Chk : 220 + 120 (Attivazione) = 340 ]

CITAZIONE
<tecnica/attivazione> - Sostituzione - [Stm -4/6/8/11] [Max 2 volte ad incontro] "Il ninja si sostituisce con un tronco o oggetti che trova nelle vicinanze. Questa tecnica si può utilizzare come:
- Attivazione: dimezza il danno certo subito dall'attacco appena difeso.
- Tecnica: conferisce un bonus a def/vel/res Base pari al parametro stesso. E' chakrabile e potenziabile con attivazioni, tonici o simili.
Durante l'azione può essere utilizzata solamente in una delle due varianti sopra citate; contro attacchi a Raggio Totale non sarà possibile utilizzare la Sostituzione come attivazione, ma solo come tecnica."

[ Eff: 825*2 (Vel) + 120 (Scatto ANBU) + 340 (Chk) = 2.178 ]
[ Stm: 391 - 7 (Scatto ANBU) - 7 (Teikou no Reiki) - 8 (Sostituzione) - 17 (Chk/20) = 352 ]

La sua figura venne in fretta divorata dalla sfera di energia oscura alimentata dal sigillo. Tutto si sarebbe risolto in pochi secondi, carichi di tensione e pertanto lunghi quanto interi minuti. La terra venne scossa e quando l'energia venne sigillata nel corpo esanime dello Yotsuki, lasciandolo al centro di un cratere assai profondo, di Fuyuki non vi sarebbe stata più nemmeno l'ombra. Prima ancora che i presenti potessero sprofondare nello sconforto, una voce acuta e pungente alle loro spalle li avrebbe costretti a voltarsi.

- Per un attimo ci lasciavamo la pellaccia.. che tu sia maledetto, 'yuki-chan, quell'energia mi ha rovinato il pelo. - esordì Aki, furibonda nei confronti del suo eremita.

- Dovresti ringraziare di averlo ancora, il pelo. - fu la risposta secca del più pacato tra i due fratelli.

Il jonin non avrebbe espresso nessuna parola al riguardo. Privo dei segni della modalità sennin camminava al fianco dei due furetti, avvicinandosi sempre più al cratere. Osservò per un istante il cadavere della Pantera e rimase in silenzio. Al di là dei rancori, oltre ogni confine dettato dall'odio, non avrebbe disturbato o insozzato il gesto di coraggio di cui lo Yotsuki s'era fatto fregio prima di morire. Era passato a miglior vita per una sua decisione, impedendo di essere sopraffatto dalla potenza o dal numero dei suoi nemici. Chiuse gli occhi lo Hyuga, lasciandosi cullare da una brezza gentile, una carezza necessaria dopo quegli attimi di panico che lo avevano tormentato.
"Con la tua morte, le anime di chi hai ucciso potranno trovare pace."
Senza contare che, da quel momento, il leader di Akatsuki non avrebbe più potuto nuocere a nessuno.. e questo era ciò che importava all'eremita.

Diede quindi le spalle al cratere, avvicinandosi alla sua amata. La avvolse in un caldo abbraccio, per farle sentire la sua vicinanza. Per quanto lui avesse sempre odiato quell'uomo, era consapevole che al tempo stesso era stato un punto di riferimento e un tassello importante per la crescita di Chiaki.. e per una volta, una soltanto, decise di abbandonare il suo ruolo, la sua bandiera, per concedere alla fanciulla una spalla su cui piangere o dietro la quale nascondere le sue emozioni. Soltanto dopo una manciata di secondi avrebbe alzato il capo dalla sua chioma profumata per incontrare lo sguardo di Akane. Il loro patto era stato mantenuto, nessuna esitazione aveva impedito che la Pantera abbandonasse quel mondo che per anni aveva desiderato vedere bruciare. Negli occhi del jonin, il Sandaime avrebbe potuto notare la stessa determinazione, seppur macchiata da un enorme senso di sollievo.
Era finita, finalmente.

- Torniamo a casa.

[( 39 + 0 ) x 10] x ( 62 / 80) = 302 + 30% = 393 exp

Preciso che, stando a quanto mi ha detto Angy, ho ruolato il trafiletto riguardo l'evento sfruttando le abilità sensitive della Sage Mode.
 
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view post Posted on 4/3/2017, 16:46     +1   -1
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♫ Peace ♫

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Mantenimento Mangekyou Sharingan Eterno
<attivazione> - Mangekyou Sharingan - [Chk: 100][PV: -2 x turno] [Frz/Def: +30/Int: +140/Res: +20] "E' lo stadio definitivo dello sharingan Uchiha. Ancora, dopo tanto tempo, non si è riusciti a comprenderne bene né il funzionamento né i reali poteri, l'unica cosa certa è che rende il possessore oltre modo temibile. Chiunque sia riuscito a portare la propria Doujutsu fino a questo livello è stato vittima, nella propria vita, di traumi inimmaginabili che l'hanno segnato fino al profondo dell'animo, ma come si suol dire, il gioco vale la candela. Il Mangekyou mantiene e potenzia esponenzialmente le abilità e le peculiarità dello Sharingan a tre tomoe, ma il suo utilizzo richiede un grande sacrificio da parte dell'utilizzatore: esso consuma infatti una discreta quantità di chakra per essere mantenuto attivo e, dopo un uso eccessivamente prolungato, anche la vista stessa inizia risentirne, a causa dell'enorme sforzo al quale vengono sottoposti gli occhi. Ogni volta che si eseguirà una qualsiasi tecnica che usa chakra, i Punti Vista totali dello shinobi subiranno un calo pari alla stamina spesa per la tecnica distribuita equamente nei PV dei due occhi."
    <Mangekyou Sharingan Eterno> - "Permette all'utilizzatore di mantenerlo attivo e di sfruttarlo per normali tecniche senza che la vista ne risenta minimamente. Tuttavia, a rango Jonin-S, il Mangekyou Sharingan permetterà di ottenere la padronanza di jutsu potentissimi che andranno ad influire ugualmente sulla vista dello shinobi, anche se in maniera piuttosto ridotta (1/2 PV necessari).

    [Chk: 100] [Stm: -5 = 450]

    Ricalcolo Stat tenendo conto dei pesi indossati:

    [ Frz: 105] [Def: 105] [Int: 1.090] [Res: 450] [Vel: 800]

    [PVSX: 79] [PVDX: 79]


*Da quelle parole e da quei gesti il Sandaime capì che chi aveva difronte non era che il fantasma dell'uomo con cui aveva combattuto, in lui non v'era nemmeno l'ombra della determinazione ruggente che lo aveva contraddistinto. Sentendosi ormai con le spalle al muro la Pantera si arrese in partenza e tra una pioggia di insulti, sputi e accuse, tentò un colpo di coda disperato attivando una fuuinjutsu kamikaze sperando di portare con se nella tomba Fuyuki e Akane. Avvolto da un alone scuro il corpo statuario dello Yotsuki apparve in mezzo a loro spingendoli ad arretrare per evitare di rimanere coinvolti dall'effetto sigillante di quella tecnica che entrambi conoscevano bene. Lo sharingan mostrò ad Akane con qualche istante di anticipo quanto stava per accadere - appena pochi frammenti fotografici - cosa che le permise di calcolare il raggio d'impatto dandogli la certezza che Fuyuki sarebbe stato grado come lei di evitare il colpo e che nessun altro tra i compagni in campo sarebbe rimasto coinvolto.*

"Tenetevi forte."

Senza scomporsi più di tanto concentrò una gran quantità di chakra e avvertiti per tempo i due rospi che portava in spalla contrasse la muscolatura spingendo i legamenti degli arti inferiori fino al limite. Shima e Fukasaku non si aspettavano una mossa del genere da parte dell'avversario e visibilmente sorpresi fecero totalmente affidamento su di lei.

<attivazione> - 目覇気 - Me: Haki - Occhi: Determinazione [Chk: 200 x turno][Chk:+180/ Vel:+180]“In preda a forti emozioni Akane ricorre a tutta la sua determinazione riuscendo a trarre il meglio dalla sua emotività. Le pupille si restringono e con esse le tomoe nel suo sharingan quando attivo (o le forme geometriche del mangekyou stesso) donando al suo sguardo un che di folle. Ha sviluppato questa capacità inconsapevolmente durante uno scontro che non poteva assolutamente perdere. In questo stato più grande sarà il suo coinvolgimento e più potere acquisiranno le sue tecniche, il suo fisico risulta più scattante nelle reazioni ottenendo quindi un miglioramento dei riflessi e dell'agilità negli spostamenti. Dopo aver eseguito con successo un attacco con questa attivazione (se c'è danno certo quindi) si avranno i seguenti effetti a catena a seconda di se l'avversario ha:
    meno Int base dell'utilizzatore di Haki, subirà un malus a Vel e Res in base al residuo/5
    meno Vel base dell'utilizzatore di Haki, subirà un malus a Def e Frz in base al residuo/5
    meno Res base dell'utilizzatore di Haki subirà un malus a Int in base al residuo/5
NB:Se non si verifica la prima condizione non sarà possibile applicare le successive. Pagando nuovamente il costo dell'attivazione sarà possibile spostare il bonus da Int a Vel o viceversa nello stesso turno."
[Richiede appartenenza al Clan Uchiha]


[Stm: -10 = 440] [Chk: +180 = 638]

<attivazione> - Geigekininton: Scatto ANBU - [Stm: -10] [Vel: +180] "Grazie ad un massacrante e pesante addestramento mirato completamente all'utilizzo perfetto del proprio corpo, gli ANBU inseguitori sono in grado di potenziare oltremisura le fibre muscolari esercitando una potenza esplosiva decisamente impressionante. Concentrandosi al massimo infatti i membri della Squadra Assassina riescono a superare il limite per un arco di tempo limitato, che aumenta in base alla costituzione del suddetto. Il mantenimento della tecnica risulta essere molto dispendiosa e anche deleteria se utilizzata troppo a lungo. Il ninja avrà quindi un bonus all'Intelligenza o alla Forza di +80 quando proverà ad attaccare, ed un altro bonus di +80 alla Velocità quando proverà ad eludere. Con l'aumentare del grado l'ANBU sarà in grado di utilizzare meglio tale tecnica, per questo da Jonin avrà un ulteriore bonus di 40 e da Jonin-S di 100. Il costo in Stamina è pari a 5/7/10, ma pagando nuovamente il costo è possibile spostare il bonus da Int/Frz a Vel o viceversa nello stesso turno. Lo Scatto ANBU inizialmente fu una tecnica creata non per i combattimenti, bensì per la Fuga o per l'Inseguimento, per questo quando si utilizzerà l'Abilità Rapidità per uno di questi motivi la Velocità sarà raddoppiata."

[Stm: -10 = 430]

<tecnica/attivazione> - Sostituzione - [Stm -11] [Max 2 volte ad incontro] "Il ninja si sostituisce con un tronco o oggetti che trova nelle vicinanze. Questa tecnica si può utilizzare come:
- Attivazione: dimezza il danno certo subito dall'attacco appena difeso.
- Tecnica: conferisce un bonus a def/vel/res Base pari al parametro stesso. E' chakrabile e potenziabile con attivazioni, tonici o simili.
Durante l'azione può essere utilizzata solamente in una delle due varianti sopra citate; contro attacchi a Raggio Totale non sarà possibile utilizzare la Sostituzione come attivazione, ma solo come tecnica."


[Vel base 800*2: 1.600]

[Sostituzione: 1.600 Vel +180 (Scatto anbu) +638 Chk = 2.418]
[Stm: -11 (Sostituzione) -32 (Chk/20) = 387]




Stamina Spesa: 460 (Stm Tot) - 387 (Stm rimanente) = 73]

Formula Vincitore:
[( 73 Stm spesa +0 Slt persa ) x 10] x ( Lv Avversario 62/ Proprio Livello 95) = 476 +50% pesi = 715 exp

Quando tutto finì la presa delle zampe palmate sugli abiti dell'Uchiha era ancora forte. Tutto si era concluso in un attimo.

Shima: "Ma cosa.."

"... .."

Delusa e amareggiata al tempo stesso Akane non commentò l'accaduto.

Fukasaku: "La disperazione può portare anche a questo.. "

"Mi dispiace avervi scomodato per nulla."

Scusandosi per il disturbo prima di farli ritornare all'eremo per tranquillizzare tutti spiegò che potevano far tornare i bambini al villaggio e in particolare spiegando a Hikarikage che a breve i genitori di Aiko e Amane sarebbero tornati a prenderli. A quel punto voltandosi osservò l'abbraccio dei due Hyuga e incrociato per un attimo lo sguardo con Fuyuki s'incamminò verso casa con la consapevolezza che al rientro avrebbe dovuto affrontare nel concreto il reintegro dei due riunendo nuovamente il Consiglio. Lasciò quindi che fossero i suoi uomini a occuparsi del corpo della Pantera e infatti furono Hachi e Shinichi primi a scendere nel cratere. Chinandosi il medico si assicurò della morte effettiva del leader di Akatsuki mentre l'anbu tirò fuori un rotolo del richiamo preparandosi a sigillare cadavere e portarlo via da li.
Nel mentre sciolto l'abbraccio con il consorte anche Chiaki si avvicinò, affranta e dubbiosa chiese che intenzioni avessero ed esponendo le sue perplessità propose di lasciarlo riposare in pace li all'eremo nel caldo abbraccio del vulcano che era diventata la sua vera casa.


"Lui non ha avuto nessun riguardo verso gli shinobi di Konoha che ha ucciso."

In tono tranquillo lei gli ricordò che anche le mani di tutti i presenti non erano immacolate ma Inu smise di darle corda, considerava troppo ingenuo il suo modo di pensare - la vedeva cresciuta nel corpo ma forse ancora non aveva capito in che mondo vivevano - freddo quindi l'anbu si rintanò nel silenzio senza farle nemmeno un cenno. Lo Yamanaka d'altro canto rialzandosi le poggiò una mano sulla spalla in segno di conforto e nella speranza di convincerla a lasciar perdere e alla fine prima di veder sparire il corpo dal fondo di quel cratere le fu concesso di sfilargli il mantello ornato dalle creste del possente Reshef: fu un gesto evidente del legame che li aveva uniti, poteva abbandonare ora quelle terre con un altro cimelio che le avrebbe ricordato l'uomo che un tempo era stato Ryu Yotsuki.


GdrOff// Continua in [La fine di un incubo (?)] //GdrOn



Edited by ~Angy. - 6/3/2017, 00:44
 
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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La risposta del biondo fu secca, e sembrava quasi volesse tagliare corto nello spendere stupide parole con chi era inferiore a lui. Sì, poteva leggerglielo negli occhi quel senso di supremazia, molto più duro ed accentuato del solito. Lo stesso che aveva visto sul volto di Fuyuki davanti a determinati nemici ma c’erano delle sfumature diverse in quello della Pantera, forse queste tonalità dipendevano soprattutto dalla persona in questione. Una sonora risata seguì i numerosi attimi di silenzio che dividevano il dialogo dei presenti, a quel suono la giovane sussultò come non aspettandoselo. Cosa c’era da essere tanto ilare in un momento del genere? A volte Ryu era un vero mistero... Chiaki si era già chiesta se Ashi riuscisse a comprenderlo completamente. Quel senso di voler tenere le redini di tutto, tanto che nemmeno aveva aggiornato la sua amata riguardo alle sue azioni. Perché un simile comportamento? Da quando era realmente cambiato? Più fissava quel corpo muscoloso ed imponente e più si chiedeva chi diavolo fosse il loro avversario. In quegli occhi azzurri come la tempesta non riconosceva la figura che l’aveva fatta cambiare, che l’aveva seguita nel percorso che l’aveva resa la donna che era. Ogni frase, ogni intervento era un’inutile ironia creata ad hoc, forse nel tentativo d’irritarli. Comunque gli insulti continuarono finché il nukenin non si fu sfogato del tutto. La Hyuga fissò lo sputo del leader di Akatsuki per interminabili secondi, come se studiare ciò che restava di quel gesto potesse darle delle risposte. Inutile dire che ogni sua accusa, ogni suo gesto di rabbia rimaneva lì ibernato nel tempo. Il corpo dell’avversario improvvisamente mutò circondato da fulmini e saette, mai nella sua vita l’evocatrice aveva visto qualcosa del genere. Perse qualche secondo per metabolizzare che lo scontro era alle porte e senza attendere oltre attivò la sua capacità innata. Nonostante non avesse la minima idea delle potenzialità dell’eremita delle salamandre, la fanciulla lo temeva. Negli anni era sempre stato avanti a lei, bastava guardare il ruolo che adesso ricopriva nell’organizzazione più pericolosa del mondo. Si mise immediatamente in posizione difensiva la diciassettenne, temendo proprio il fatto che fosse la pedina debole del gruppo. Doveva prestare attenzione ad ogni mossa, ad ogni tecnica per potersi muovere di conseguenza e prestare i primi soccorsi dove ne fosse stato necessario. Fu talmente veloce che quasi le parve che fosse scomparso per un istante. Un flash, i tatuaggi neri che lo inglobavano e la vicinanza smisurata con il suo amato. Urlò a squarciagola il nome del coniuge mentre tutto si faceva nero e un’esplosione si estese per buona parte del campo. Lei ed Hachi erano rimasti dietro, senza la possibilità di poter fare nulla se non guardare. L’ultima frase di Hyou echeggiò nell’aria mentre un’impressionante onda d’urto costrinse la kunoichi a proteggersi con il braccio.

Maledizione... che roba era?

Il cuore iniziò a palpitare accelerato nel petto mentre l’oscurità veniva risucchiata dal corpo dello stesso utilizzatore della tecnica. Un’evidente voragine si era formata nei pressi del giacente corpo esanime. Quasi non poteva crederci Chiaki, che continuava a fissare quello che rimaneva, esterrefatta. Dov’erano Fuyuki ed Akane? Secondi che le sembrarono secoli, mentre cercava di sbloccare i suoi muscoli irrigiditi dalla situazione.

E’ tutto finito? Hyou è morto?

Fece per avvicinarsi a passo svelto verso quello che rimaneva dello scontro ma la voce pungente del furetto aranciato alle sue spalle la fece voltare di scatto. Tirò un sospiro di sollievo quando le sue iridi perlacee misero a fuoco il membro della sua famiglia intatto, insieme ai due fratelli pelosi. Anche il gruppetto che si era portato in supporto la fanciulla sembrava piuttosto perplesso sul da farsi, tanto che ognuno abbandonò la sua postazione strategica. Alla ragazza non restò che fare un gesto perché questi capissero che il loro compito era terminato. Gli unici che rimasero furono Yin e Yang che si appostarono in lontananza. Loro più di tutti sapevano cosa avesse significato il nukenin per la loro sorella umana, nonostante non riuscissero a capire quel legame al di fuori del loro popolo, al di fuori del legame di sangue. La diciassettenne proseguì il suo percorso, sorpassando tutti finché non giunse davanti a quell’involucro vuoto. Il byakugan lo vedeva chiaramente o meglio non captava assolutamente più nulla di vivo in quello che un tempo era un essere vivente senziente. Si lasciò andare, cadendo in ginocchio e un po’ timidamente scostò una frangia scompigliata dal viso del ragazzo. Forse non doveva essere così amichevole dopo tutto ciò che le era stato praticamente vomitato addosso ma in un certo senso riusciva a capire quell’odio, riusciva a capire come si fosse sentito di fronte ad una fine piuttosto palese.

- A nessun cacciatore piace essere cacciato - bisbigliò la firmataria dei mustelidi in tono triste - Soprattutto immagino non piacesse ad un tipo come te.

Fece una pausa trovando le parole giuste per esprimersi, quasi come se avesse l’occasione per poter sfogare tutto ciò che si era tenuta dentro fino a quel momento. Dall’incontro al covo c’era stato un cambiamento di clima impressionante. Subito in quel momento la Hyuga aveva capito che nulla sarebbe più potuto tornare come prima.

- So che non mi perdonerai mai e posso capirlo, non mi sono comportata da buona amica con te... ma farò tutto quello che è in mio potere per proteggere Ashi. Non la lascerò da sola nel destino che ha scelto per seguire l’amore... per qualsiasi cosa io ci sarò. Non sono te, questo è vero... ma credo ancora negli ideali che mi hai trasmesso. Lei non avrebbe accettato la tua decisione di uccidere degli innocenti, lei forse un giorno potrà rimediare proprio a questi tuoi errori... - s’interruppe la bella dalla chioma blu - Un giorno...

Dei passi alle sue spalle le fecero intuire che ormai non era più sola. Il braccio destro dell’Hokage si era avvicinato, probabilmente per constatare il decesso. Il volto del ninja rimase impassibile, osservando silenziosamente ogni spostamento dell’alleato ma prima che potesse anche solo toccare l’involucro questa commentò.

- Tranquillo è morto - lo disse con tono pacato, quasi atono.

Sicuramente avrebbe continuato il suo lavoro come un bravo ninja della foglia ma a Chiaki non importava. Le dava solo fastidio vedere tutte quelle mani sconosciute su quel cadavere, come se potessero in un certo senso insudiciarlo. Non era facile da capire il suo pensiero, perché in un certo senso provava profondo rispetto per chi non abitava più il loro mondo. Lo Yotsuki aveva deciso di sacrificare la sua vita per un motivo d’orgoglio ma la fanciulla sapeva perfettamente che non fosse quello il modo in cui voleva andarsene. Serrò gli occhi, cercando di mantenere la calma e la tranquillità che l’avevano sempre caratterizzata. Non era il momento per litigare e poi quel qualcosa che dentro di lei si era rotto la faceva apparire persa. Dopo aver visto Inu pronto con i sigilli di confinamento del corpo, la sua perplessità si fece grande.

- Che cosa avete intenzione di fare con il suo corpo? Ormai è solo un involucro vuoto... questa è casa sua. Lasciate almeno che il suo spirito riposi in pace - comunicò con enfasi ma senza pretese.

Sapeva perfettamente ancor prima di parlare che ogni suo pensiero sarebbe volato via con il vento, perché era così che funzionava in un villaggio. Il capo ordinava ed i sottoposti eseguivano. Quell’involucro vuoto, come lei l’aveva definito, comportava altre parti burocratiche per lei insignificanti: come i segreti di clan custoditi gelosamente da Kumo, un ottimo trofeo da esporre davanti alla folla imbufalita di Konoha, un oggetto di scambio, una taglia da ritirare e altre infinite cose. La risposta più scontata del mondo non tardò ad arrivare e Chiaki percepì tutto il rancore che provava quella persona al cospetto di un essere ormai innocuo.

- Dubito che le tue mani siano pulite, così come quelle di tutti noi - rispose mantenendo un tono neutrale.

L’interlocutore non le prestò più nessuna attenzione, come se davanti a lei avesse solo un insetto fastidioso che ronzava. Non che l’evocatrice avesse intenzione d’aggiungere altro, quella risposta le era bastata. Poteva realmente chiamare casa il posto dove stavano per tornare? Si sentiva persa tra quella gente, ormai così lontana da quello che era effettivamente diventata. Hachi fu l’unico che in un certo senso creò un’empatia nei suoi confronti, poggiandole una mano sulla spalla come a darle conforto. A quel punto capendo il suo fallimento si rialzò e provò a chiedere almeno in ricordo la cappa del temerario guerriero, un chiaro simbolo dell’appartenenza al vulcano. Questa volta il suo volere venne accolto e senza dilungarsi in inutili chiacchiere la strinse a sé. Forse sarebbero venuta a cercarla per ucciderla quelle creature o forse sarebbe stata più rapida lei, restituendola alla legittima proprietaria. Una volta che si fu allontanata ad attenderla c’era Fuyuki che non esitò nell’abbracciarla e nel farle sentire il suo amore. Per quei lunghi secondi si sentì come un feto nel ventre della madre, senza pensieri con l’unica consapevolezza di sentirsi protetto dal genitore. Avrebbe affrontato qualsiasi difficoltà al fianco del coniuge, sarebbe andata ovunque. Questa era l’unica certezza che aveva sempre avuto da quell’ormai lontano compleanno. [x]

<attivazione> - Byakugan - [Chk: 40/60/80/100] “Il Doujutsu tramandato ad ogni membro del Clan per via genetica. Sin da bambini gli Hyuga infatti sono facilmente riconoscibili a causa degli occhi completamente bianchi che non mostrano alcuna pupilla, attivando però il Byakugan questa inizia a delinearsi e le vene delle tempie si gonfiano vistosamente. Grazie ai suoi occhi speciali lo Shinobi avrà un'ampia di visione di ciò che lo circonda, potendo aumentare infatti il suo campo visivo di ben 50 metri in tutte le direzioni; ciò gli conferirà maggiore sicurezza nei movimenti, data la consapevolezza della propria Difesa Assoluta. Inoltre sarà in grado di vedere il flusso interno del Chakra del nemico e i suoi Tsubo. Unica pecca di quest'abilità oculare è un punto cieco nel centro della nuca, segreto tenuto nascosto agli estranei gelosamente e svantaggio che molti riescono a colmare con un po' d'ingegno. Attivando questo Doujutsu, i membri del clan sono in grado di vedere qualsiasi essere vivente all’interno del loro campo visivo rendendo quindi impossibile nascondersi da essi tramite normali metodi. Oltre a ciò, la possibilità di vedere i punti dove il Chakra nemico è più concentrato, così come la natura elementale del suo Chakra, rende possibile poter in un certo senso prevedere gli attacchi avversari e notare molti dei loro punti deboli permettendo di colpire con precisione. Ciò dona un bonus pari a 20/40/60/80 ad ogni Taijutsu o Bukijutsu, sia offensiva che difensiva. Tale bonus sale a 30/60/90/120 nel caso si usino tecniche di clan. Quest’attivazione conta come un potenziamento a tutte le statistiche tranne che a Chk e Vta, quindi sarà possibile usare una sola altra attivazione che dia bonus ad una qualsiasi statistica.”

[ Stm: 277 - 4 = 273 ]



Edited by Karen91 - 10/3/2017, 18:45
 
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