Konoha sotto attacco! Farewell Ryu, Libera per tutti i pg di konoha.

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view post Posted on 29/6/2015, 20:44     +1   -1
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Alcuni mesi dopo lo svolgimento del Torneo Chunin a Kiri.







Konoha. Quieta sonnecchiava sotto un sole caldo e splendente. Mille ombre danzanti rischiaravano o coprivano i suoi portici, le sue strade, le sue case e la sua gente.
La gente pacifica di Konoha che iniziava i suoi lavori, le sue attività: chi si svegliava sbadigliando, chi invece pieno di sogni; guardavano ognuno di loro, però, al cielo e a quel sole caldo che splendeva illuminando ognuno di loro di speranza.
Konoha. Splendida rimaneva come gemma immacolata, come corolla di fiori, lì in mezzo ai verdeggianti boschi ove il vento suonava dolci melodie tra le sue fronde fruscianti.
Un giorno come un altro…ma una lunga ombra calava ora dal nord scendendo verso le sue valli e i suoi boschi. Un ombra opprimente, oscura, enorme e nei boschi di Konoha nemmeno più il vento osava accarezzare le sue fronde.


[…]





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L’Eremo delle Salamandre. Durante la guerra fu una spina nel fianco di Watashi; l’unico tra tutti gli eremi ad essere sceso in prima linea contro il malefico kami.
Da quel momento, dopo la guerra, le salamandre si sono rintanate all’interno del Vulcano e ombre nella notte, furtive e guardinghe, avevano osservato i tempi che, mutevoli, si stavano susseguendo l’uno sull’altro. Da quel momento le salamandre non si erano interessate più ai fatti degli shinobi…eppure il Vulcano mai prima d’ora era stato così attivo.


Adagiato sul fiume di magma, al centro del Vulcano – regno e dimora del popolo delle salamandre – Reshef, signore e sovrano, guardava Ryu con i suoi occhi diabolici da lucertola.
Il ribollir del Vulcano sembrava il suo stesso respiro e dire che era stato ferito in guerra, eppure era lì, immenso, imponente, crudele nella sua corazza di supremazia e malvagità che solo la cicatrice che aveva sul ventre era la prova di quanto avesse combattuto e di come il suo sangue ruscellò bagnando la terra di Kumo.

Ed eccolo di nuovo lì: fiamme cremisi che ardevano, sguardo diabolico e un’aura tremenda che faceva zampillare il magma in cui era disteso. Le leggende dicevano che il Vulcano e Reshef fossero uguali. Fossero l’uno e l’altro allo stesso tempo. La verità era che Reshef era padrone del magma e del veleno; i vulcani erano solo l’appendice del suo vero potere.

- Ryu-Chan mi offri tale patto?

Voce come ribollir di lava. Un accenno di sorriso su quel muso di lucertola enigmatico e criptico.

Ho solo una parola…lo sai…

Una voce squillante che cozzava con quella austera, glaciale quasi, infinitamente melliflua e subdola che apparteneva al Signore del Vulcano. L’intero suo essere cozzava, eppure Ryu era lì, immobile, fiero e granitico nelle sue posizioni a sostenere quello sguardo.
Intorno a lui si sentiva il sibilare e lo strisciare…curiose le salamandre volevano sentire cosa avrebbe detto Reshef a quella proposta. Bisbigliavano e molte di loro schioccarono la lingua pregustando un momento atteso per secoli.

- Girino…

Il silenzio che calò fu come un muro che si batteva. Un silenzio carico di tensione ma che portava con sé una spada che avrebbe reciso per sempre una parte di Ryu. Eppure non poteva fare altrimenti: vi era un male che si combatteva solo con un altro tipo di male.

- E sia. Io Reshef stringo tale patto con te.

Ruggenti parole e il Vulcano eruttò lapilli nel cielo che da cobalto si fece nero come pece. E il magma non ebbe più freno.
Una maschera, nitida come un mare calmo, fu posta sul viso dove solo due occhi diamantini rilucevano di un energia e di una volontà ferrea. Nonostante tutto il suo destino si era compiuto e lui lo avrebbe affrontato. Come? Come aveva affrontato fino a quel momento la vita, le sfide, gli amori, l’odio e la paura: a testa alta, senza paura, affrontandolo di petto senza voltare mai la schiena. Nonostante il mondo avesse più volte tentato di schiacciarne la volontà il ruggito della pantera si sarebbe, ora e per sempre, alzato.
La sua figura fu circondata da saette dorate. Un aura elettrica che si univa con quella di fuoco puro dell’immane lucertola.

- Io e te…Ryu. Andiamo!

Uscirono come due ombre e il creato si inginocchiò ai piedi di Reshef oppure..

.. BRUCIò




[...]






Bellissimo questo tramonto. Non ne avevo mai visto uno così…

Pensa più al dovere Cho. Un rimprovero gutturale senza troppi fronzoli.

La donna arrossò, come se le sue guancie avessero rubato un po’ di quei magnifici toni rossastri che cangiavano il cielo sopra Konoha.

Mi scusi capitano! Non succederà più! Mi scusi ancora.

Scuse sincere. Eppure in una giornata come quella cosa mai poteva succedere? Pensò che il suo capitano fosse troppo in ogni senso.
Troppo ligio al dovere, troppo preoccupato, troppo apprensivo un po’ per tutto. Eppure rispettava quell’uomo: freddo come il ghiaccio ma che sapeva anche divertirsi ma soprattutto, in fondo, gli piaceva ed era orgogliosa di essere stata assegnata proprio in quella divisione.

Abbiamo un dovere ricordati. Non distrarti per troppo tempo…

Era si duro ma sapeva cosa significasse calore umano. Trattava tutti alla stessa maniera: rispetto ma con giustizia. Ed era per questo che i suoi uomini si fidavano di lui.

E comunque avevi proprio ragione…è un tramonto meraviglioso.


Le nuvole si rincorrevano, come cavalli al galoppo, nel cielo. Mentre il sole già stava scendendo nascondendosi dietro i monti. L’ultima luce del giorno si spandeva per le montagne e i colli riflettendosi negli occhi di Cho, mentre gli altri erano in procinto di staccare il loro turno di sorveglianza.
Sarebbe tornata a casa, dai suoi nonni, con la zuppa di ramen pronta e nel cuore il suo capitano.
Era davvero bello vivere a Konoha…



Poi un caldo improvviso. Troppo a dire il vero, e un’ombra lunga ed enorme che strisciava tra gli alberi e il vento che smise di danzare tra i rami e le foglie. Ombre silenti e rapide che furono su di loro all’improvviso, oscurando il cielo e fu caldo. Troppo…come se un vulcano fossero sotto di loro.
Repentine le ombre si mossero. Qualcuno dietro di loro. Una lama tagliò alcuni rami…il capitano rimase immobile: kunai nelle mani nodose, sagoma nobile, quasi imponente, stagliata contro la luce morente del giorno.

Faceva caldo. Un caldo improvviso, innaturale.

Chi va là?

Una voce sicura nel dare l’intimazione. Fu la foresta a rispondergli: il fruscio del fogliame, il gorgogliare dell’acqua fresca del torrente, il richiamo lontano di un gufo. Ruotò lentamente su se stesso, di colpo guardingo, la katana ora in pugno. Doveva aver capito che qualcosa non andava. Avvertiva i peli rizzati sul collo.

Perché fa così caldo?! In guardia uomini… Cho occhi aperti.

Il pensiero sempre e comunque a lei.


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E dalle tenebre della foresta emerse un’ombra che andò a fermarsi di fronte al capitano, ancora non perfettamente visibile nella penombra ove si nascondeva ancora. Ogni volta che si muoveva la sua maschera sembrava cambiare colore: un momento appariva candida come la neve di Kumo, il momento dopo era nera come una caverna. Il tutto andava a mescolarsi, a compenetrarsi con lo sfondo verde scuro degli alberi in un sinistro caleidoscopio che mutava a ogni passo, simile ai raggi della luna su acque agitate.

Non avvicinarti oltre! intimò il capitano. L’aria era puro fuoco.
La sagoma si fermò. Potè vedere i suoi occhi. Erano azzurri, di un azzurro molto più profondo e intenso di qualsiasi altro che avesse mai visto, azzurro in grado di ustionare come il morso del ghiaccio. O del fuoco. Perché quando aprì la cappa vomitò letteralmente fuoco e magma e danzarono nel cielo nuvole cremisi su sfondo nero.
E solo allora capì e si ricordò…e dietro un ombra mastodontica e fuoco…solo fuoco…magma.


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[...]


La porta dello studio dell’Hokage si aprì con uno schianto. Ossa spezzate, carni bruciate, la puzza del sangue. Uomini intorno a lei che si tenevano l'uno con l'altro e altri che entrarono spaventati e impazziti. Preoccupazione nei loro volti, la paura dell'ignoto ma sopratutto della guerra.

Akane-sama!

La voce che si spezzava come ghiaccio secco.

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I NOSTRI AVAMPOSTI SONO STATI ATTACCATI E DISTRUTTI!







Che dire baldi giovinastri...eccoci qui all'attacco del mio pg a Konoha. Questa è una role libera per tutti i pg che si trovino a Konoha.
Questo non è che l'inizio perchè l'Akatsuki finalmente si muoverà o almeno cercheremo di toglierci la polvere di dosso dai troppi tornei di briscola e tresette.
A voi le tastiere virtuali e un paio di indicazioni: al momento non è successo nulla di che. Non siete sotto attacco - al momento - ma alla bella Akane Uchiha gli arrivano questi disperati che la informano senza mezzi termini che ogni difesa esterna è stata distrutta.

Posterò ogni 10 giorni. A voi XD


Edited by Wrigel - 30/6/2015, 12:52
 
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view post Posted on 1/7/2015, 22:52     +1   -1
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♫ Peace ♫

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*Assorta nei suoi pensieri una figura longilinea sostava pacifica sul terrazzo in cima alla magione in quello che era uno dei pochi momenti liberi della sua giornata. La mantella bianca e rossa mossa dal vento, qualche ciocca di capelli fuori posto e uno sguardo assorto all'orizzonte. Il sole picchiava come non mai sul verde della sua terra e fu proprio osservando quel magnifico panorama fatto di chiome sospinte appena e rare nuvole candide a perdersi nel cielo che dal nulla piovve la disgrazia.

Da circa decennio il Sandaime vegliava su Konoha, nel corso degli anni aveva imparato molto e insegnato altrettanto ma da un po' di tempo a questa parte le cose stavano diventando sempre più ingestibili per quanto concerne il suo ruolo di Kage; da quando la guerra contro il Dio malevolo era giunta al termine la pace ristabilita non le era mai sembrata tanto fragile. Già da qualche mese era stato proibito ogni contatto con il Suono e dichiarato apertamente il sospetto non era l'unico problema, agli occhi del mondo v'era Namida di Akatsuki che era intenzionato ad attaccare il villaggio e la taglia sulla sua testa aveva fatto presto a lievitare. Come se non bastasse dietro le quinte aveva accolto il vociferare su organizzazioni come Kirinaki guidata almeno fino a prima della battaglia finale a kumo, da Kai; e ancora, in giro per il mondo v'era Ashura - Sabaku no Keiichi - che stava diffondendo le sue conoscenze rischiando di addestrare l'uomo sbagliato e consegnargli armi troppo potenti per poter essere gestite da un singolo uomo.

L'attacco subito all'ospedale poi era stata la goccia che fa traboccare il vaso, da li erano partite molte missioni alla ricerca della responsabile, quella che all'apparenza sembrava una bambina innocente, Gintan; a oggi ancora non si avevano sue notizie ne dei cadaveri trafugati dall'obitorio.
Ma non fu il Suono a farsi avanti quel giorno. Non il Taisho, non Kai e nemmeno Fuyuki.
Come nella peggiore delle previsioni quel giorno il male calò sul villaggio come un'onda anomala, dapprima silenziosa come nel movimento di risacca e poi esplosiva come uno tsunami.
Le iridi perennemente tinte di rosso si strinsero repentinamente nell'osservare quella nube in lontananza e quando l'onda d'urto dell'esplosione la raggiunse il cuore smise di battere riportando la mente ad eventi passati; a quando l'Abukara attaccò il villaggio e quando fu la volta del suo amico e predecessore difender il villaggio. Quel giorno lontano il Nindaime Hokage morì.
Trattenendo il respiro Akane Uchiha capì che era giunta l'ora di dimostrare apertamente a tutti quanto valesse il suo attaccamento alla patria. Quando poco dopo i suoi uomini sconfitti oltrepassarono la porta dello studio ciò che riscontrarono da lei fu silenzio e immobilità, di spalle la donna osservava dalla grande vetrata che dava verso valle e chi sapeva vedere avrebbe percepito in lei il cambiamento dovuto dall'utilizzo del chakra della natura. Occhi contornati d'amaranto, pelle lucida e cartilagini a estendersi tra le dita: tramite la sage mode Akane aveva già potuto contare le vittime e riconoscere i responsabili, non occorreva aggiungere molto altro.
Poco prima sul tetto della residenza aveva evocato tre dei rospi più imponenti dell'eremo, Gamaken, Gamakichi e Gamabunta, un trio armato fino ai denti e ben disposto ad affettare quella salamandra loro cugina alla lontana.*


"E' peggio di quanto mi aspettassi.."

*La vetrata tremò di nuovo, ci furono altre esplosioni in lontananza e poi il ruggito di Reshef, Re delle Salamandre: dalle informazioni in suo possesso e da ciò che percepiva capì che si trattava di Hyou di Akatsuki. Tra quelle mura intanto si scatenò il panico, tra feriti e shinobi sconvolti ma guardandoli appena con la coda dell'occhio Akane dedicò loro solo pochi istanti prima di andare.*

"Ho dato ordine di mettere al sicuro i civili, i genin stanno provvedendo. Voglio i chunin a sorvegliare i rifugi, fate in modo che siano tutti muniti di razzi luminosi per segnalare altri attacchi. Metà dei jonin presenti dovranno restare di guardia alle porte e ad ogni uscita, non voglio sorprese, i rimanenti e gli anbu, con me. "

*Girando i tacchi fece il girò della scrivania e staccando dalla sua superficie la lama karambit che vi aveva conficcato prima che tutti entrassero, si avviò a passo sicuro verso i suoi uomini. Uno a uno gli uomini si spostarono per permetterle di passare e seppur un leggero ritardo nella sincronia tutti gridarono un "sissignore" ritrovando il coraggio e la fermezza necessarie per affrontare la nuova minaccia che incombeva su Konoha.
Avevano affrontato un Dio, in confronto una Salamandra e una Pantera non sarebbero stato niente, l'equivalente di uno sputo in terra.*


"Andiamo, stasera voglio mangiare stufato di salamandra."

gOgMTP9



GdROff// Riporto anche qua:

Ricordo che essendo una role libera, si svolgerà al passato, quindi prima di qualsiasi altra cosa in cui il vostro pg è impegnato, motivo per cui tra l'altro nessuno dei vostri Personaggi può morire, prendere exp o venire menomato. "Per ora" si tratta per lo più di una dichiarazione di guerra, un preambolo, se avete domande comunque mandate pure mp a me o ai Narratori.

Per iniziare:

Se volete dire di essere parte di quegli uomini piombati in studio e veder passare il mio pg, siete liberi di farlo, idem se volete veder zompare 3 grossi rospi fuori dal villaggio verso la zona sotto attacco. L'importante per ora è che ruoliate il caos iniziale e se non siete tra i presenti in studio, ruolate il momento in cui dei vostri superiori vi riportano gli ordini ricevuti in base al vostro rango. Iniziate pure a gestire i civili e a posizionarvi, sbizzarritevi come vi riesce meglio e

Buon divertimento^^ //GdROn

 
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view post Posted on 2/7/2015, 11:59     +1   -1
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Caldo. Afa. Caluria crescente.
Naori: "Che c'è Masaaki? Che ti prende?"
Masaaki stava seduto sul ramo di un albero vicino alla residenza degli Hyuga e parava con eleganza svogliata gli shuriken lanciati dalla giovane ragazza, avvalendosi del suo kunai.
La lunga treccia della Hyuga danzava lunga sulla sua schiena, la punta che arrivava alle ginocchia. Era estremamente lunga.
Ma la sua mente era altrove.
Avevo dentro di sé la sensazione di avere un nefasto presagio, come un avvertimento gettato dentro di lui da non si sa chi.
Aveva paura per Konoha ma non sapeva perché.
Era lontano diversi anni luce da immaginarsi ciò che stava accadendo.
Con un balzo scese dall'albero e si rivolse alla Hyuga.
Masaaki: "Vieni Naori, andiamo a fare un giro"
E senza aspettarla cominciò a saltare da un tetto all'altro, i capelli bianchi scompigliati dalla carezza del vento. Andava più veloce possibile, perché la sensazione di freschezza che la corsa gli dava lo inebriava allontanando per qualche attimo la caluria che stava invadendo Konoha. Sperava di tranquillizzarsi, tentava di convincersi che era soltanto una sensazione, nulla di concreto. Ma il suo tentativo fallì quando si fermò sopra un tetto nelle vicinanze della residenza dell'Hokage.
Naori si fermò accanto a lui, il cuore gravo dall'apprensione. Cosa stava capitando a Konoha?
Non era una sensazione: questo Masaaki l'aveva capito notando i 3 enormi rospi sul tetto del palazzo del Kage. Non ebbe paura, ma percepì la preoccupazione sua e della ragazza per essere all'oscuro di quello che stava capitando.
Gocce di sudore cominciavano a scorrere sulla fronte del giovane Genin, e il caldo dimezzava le sue forze. Non capiva il motivo di quella strana sensazione di afa.
Masaaki: "Andiamo"
Fu un sussurro, carico di preoccupazione e senso del dovere, che doveva essere liberatorio per tutti e due. Saltando da un tetto all'altro notò un gruppo di ninja, di rango sicuramente più alto del suo e decisamente malridotti dirigersi verso l'ufficio del Reggente, e prese la sua decisione.
I due Hyuga si fermarono sopra i rami di un albero di fronte all'entrata del palazzo, e Masaaki con un cenno della mano disse a Naori di aspettarlo lì.
Aspettò qualche secondo dopo che gli Shinobi fossero entrati e lì seguì con cautela. Silenziosamente entrò nell'edificio e con circospezione osservò il gruppo entrare nell'ufficio al cospetto di Akane.
Focalizzò la vista sulla stessa lunghezza d'onda della mente e del pensiero, aprendo la via del Byakugan, per non essere scoperto, e ascoltò.
In questo modo il giovane scoprì che tutte le difese esterne del villaggio erano state rase al suolo, e capì cosa l'Hokage voleva che gli Shinobi della foglia facessero. Non voleva sapere altro, rapidamente uscì dall'edificio e corse fino alla base della pianta sul cui ramo Naori lo aspettava. Si era sciolta la treccia, e ora i lunghissimi capelli cobalto erano alzati dal vento crescente che attraversava il villaggio. Le torride folate di aria calda non distrassero il giovane dalla splendida visione che la ragazza gli offriva. L'aveva vista davvero poche volte con i capelli sciolti, e sapeva che l'aveva fatto in quella situazione per scaricare la tensione. Con un balzo Masaaki la raggiunse e rimase in piedi al suo fianco. Non seppe dire se l'avevano visto intrufolarsi all'interno del palazzo, ma non gli importava. Non aveva mai visto il Kage del suo villaggio, per questo motivo voleva aspettare che uscisse, per poi dedicarsi alle sue mansioni.
Ed eccola che usciva al seguito dei ninja che erano andati a chiamarla e altri jonin. Il gruppo gli dava un senso di sicurezza ma al contempo seppe di dover fare il suo lavoro. Konoha faceva affidamento anche sul più inesperto Genin.
Guardò la sua compagna di avventure e tentando di darle più sicurezza possibile gli riferì quanto ascoltato dallo studio.
Masaaki: "Corri alla residenza del nostro clan, avverti tutti. Dì ai ninja di ogni rango cosa devono fare, dì loro che sono ordini di Akane Uchiha, nostro Hokage. Dì ai Genin di iniziare dai civili che abitano verso le mura, sono quelli che corrono maggior rischio. E' lì che mi dirigerò. Buona fortuna."
E detto questo si avviò verso le mura del suo villaggio. Sarebbe partito da lì a sfollare i civili ma dove li avrebbe portati?
Sapeva del nascondiglio sotto alla montagna dove erano scolpiti i volti dei diversi Hokage, e seppe che avrebbe condotto lì i civili.
"Buona fortuna, Konoha"
Sussurrò, rivolto a Naori, al suo Kage e all'intero villaggio.
 
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view post Posted on 2/7/2015, 12:50     +1   -1
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Parlato Hakurei
Parlato Izumo
Parlato Jurobei
Parlato Orinosuke
Parlato Tsukiyama
Parlato mamma di Hakurei
Parlato papà di Hakurei


"Ve lo ricordo, oggi solo Taijutsu". Lo sguardo di Izumo, sereno e placido, ma accorto al contempo, si posò sui due allievi. Jurobei, un sorriso beffardo rivolto verso lo sfidante, come da prassi vista la sua indole, mosse indice e medio di fronte al viso, giunti, in posizione di sfida. "Oggi ti batterò, stanne certo".
"Pensa solo ad allenarti e a migliorare: battermi o meno è un fattore ininfluente" rispose Hakurei, anch'egli mimando con le dita la posizione di sfida
"Questo perchè non diventerai mai lo shinobi più forte del mondo".
"Ahh..." Un sospiro senza speranza, accompagnato da un sorriso accennato: era il suo carattere, così diverso dal suo. Un carattere a cui, con ogni probabilità, il raffronto con la realtà del mondo avrebbe riservato ben più delusioni rispetto a quelle che attendevano Hakurei. Con ogni probabilità... forse. Ma non per questo, lo vedeva meno rispettabile.
"In posizione... via!"
Una raffica di colpi veloci, da entrambe le parti: pugni, parate, calci destabilizzanti, si susseguivano ad ondate, sotto gli occhi soddisfatti di Izumo e attenti di Tsukiyama e Orinosuke. Il suo compagno migliorava di giorno in giorno: questo ad Hakurei era evidente. E, pensò, forse anche ad Izumo. Ma, quando i loro corpi furono più spossati e il ritmo dei colpi iniziò a scemare, vide lo sguardo di Izumo pensieroso, come se non fosse interessato. Guardava l'orizzonte, oltre le colline che si stagliavano intorno alla Foglia, circondate da un ombra rossastra: qualcosa muoveva in quella direzione. Hakurei, quasi dimentico del combattimento, percepì l'apprensione sul volto del maestro: qualunque cosa fosse, sembrava assumere con crescente intensità le fattezze di una minaccia. In quel momento, il volto di Hakurei subì un urto improvviso: un calcio circolare di Jurobei lo colpì in pieno volto. Capitolato a terra, leggermente stordito dal duro colpo ricevuto, sentì il compagno gridare in preda all'euforia: "Ce l'ho fatta! hai visto, che ti dicevo? Maestro, ha visto che... maestro?" Appena Hakurei si riprese dal leggero shock, scrutò nuovamente lo sguardo del maestro: l'apprensione aveva lasciato spazio allo sgomento, ed anche gli altri compagni cominciavano a notarlo, compreso Jurobei.
"Ragazzi, tornate subito a casa" intimò loro, indossando i paramenti da jonin riposti nel suo zaino ninja "fate presto!"
"Meastro dove andate?" chiese Tsukiyama con voce inquieta "Vado dall'Hokage: credo mi attenderanno nuove non piacevoli" e detto ciò svanì, veloce come un lampo, per le strade del villaggio.
I quattro ragazzi si guardavano con aria interrogativa, mirando quella aura rossastra, ora in procinto di dar vita a una nube di fumo sempre più intensa: "Sembra un incendio"
"Dallo sguardo del maestro, non credo proprio si tratti di un semplice incendio" rispose pensieroso Orinosuke.

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Il caos permeava le strade di Konoha; ma non un caos molesto: agli occhi di Hakurei appariva come un caos semplice e fondamentalmente calmo, con i cittadini dagli occhi permeati dal terrore scortati dagli shinobi più giovani verso luoghi più sicuri - probabilmente nelle zone alte, le aree più fortificate del villaggio. Nulla, se paragonato alle atrocità, agli orrori che il mondo aveva visto nel corso della storia; questo era un caos ancora sotto controllo. E tale sarebbe dovuto rimanere.
Giunto nei pressi della sua casa, ne trovò l'uscio spalancato: due shinobi stavano scortando la sua famiglia all'esterno. Non appena si presentò alla soglia, Sozen si catapultò su di lui, come se percepisse l'inquietudine crescente che ora albergava in quella che, da quasi un anno a quella parte, era ormai casa sua: "Hakurei, finalmente! Ero così in pensiero: che fine avevi fatto?"
"Ero ad allenarmi, mamma."
"Si, pensa sempre ai fattacci tuoi: qua ci stanno portando via."
"Me ne sono accorto, papà"
"I ladri potranno fare mambassa indisturbati in nostra assenza: organizzazione pessima come sempre"
"Post'ora credo sia il minore dei problemi: qualcosa minaccia il villaggio..."
Sprezzante, a quella risposta rispose con il suo far solito; da detentore della verità assoluta: "E perchè mai ci sono gli shinobi? Proprio per difendere noi e le nostre vite..."
"Scusi se la interrompo..." disse uno dei due genin accorsi prima di Hakurei, probabilmente con la malcelata volontà di interrompere quello sterile sermone sul nascere. "Tu quindi sei Hakurei" disse al giovane portandolo con disinvoltura in disparte, informandolo sottovoce degli avvenimenti che stavano portando scompiglio a Konoha. "Hyou la Pantera si accinge ad attaccare il Villaggio, e con lui vi è l'intero Eremo delle Salamandre. E' stato ordinato a noi genin di mettere al sicuro i civili prima che abbia inizio una possibile offensiva."
Gli porse una pergamena con una ventina di nome stilati sopra: "Raggiungi queste famiglie - trovi allegati i rispettivi indirizzi. Se non dovessi trovare nessuno agli indirizzi scelti, passa oltre: evidentemente se ne saranno già occupati altri shinobi. Assicurati che tutti nominativi siano scortati sino ai rifugi: appena il nostro compito sarà terminato non credo che saremmo più molto utili contro un nemico simile..." Terminò con un filo di rammarico.
Hakurei prese la pergamena, gli occhi fissi su di essa: "Anche se fossi un jonin esperto, ci penserei molto prima di affrontarlo: sentiti fortunato." E detto questo scattò anch'egli verso i suoi obiettivi, veloce tra le strade affollate di Konoha.

Edited by Ggiulio14 - 3/7/2015, 11:34
 
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Ashitaka
view post Posted on 2/7/2015, 15:35     +1   -1





Che caldo...

Mitsunobu camminava strascicando i piedi per le strade di Konoha, tormentato dal caldo opprimente che per lui era ancora meno sopportabile, essendo intabarrato in quella divisa che gli copriva completamente il corpo, intrappolando tutto il calore che emetteva.

Questa è una vera e propria tortura...

Era appena tornato dalla missione nel villaggio di Shindo, la sua prima missione, che si era conclusa in un modo davvero soddisfacente visto che il pericolo che minacciava il villaggio, un enorme insetto mutante, era stato eliminato da lui e da Kira, ma non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere piede nel villaggio che era stato costretto a recarsi col suo compagno di viaggio nella residenza dell'Hokage per fare rapporto ai superiori sulla sua missione, ed era da lì che ora stava tornando.
Ora poteva definire se stesso come un Genin a tutti gli effetti, poteva dire di meritare quel coprifronte che portava allacciato al volto, coprendolo fin sopra il naso.

Sì, ma per ora è una vera seccatura... con questo coso in faccia non riesco praticamente a respirare... pensava, sebbene non avesse alcuna intenzione di posizionarlo in altro modo malgrado il caldo soffocante.

Non aveva voglia di tornare subito a casa, per come erano fatti i suoi lo avrebbero immediatamente riempito di domande a cui in quel momento non aveva voglia di rispondere, quindi aveva deciso di camminare un po' per il villaggio.

Sì ma che caldo...

Decise di dirigersi verso la foresta, dove avrebbe trovato certamente un po' di frescura.
Camminò patendo le pene dell'inferno per un'altra decina di minuti prima di riuscire a raggiungere l'ombra dei primi alberi e, vista miracolosa, un ruscello dall'acqua cristallina.
Estasiato si slacciò il coprifronte, respirando a pieni polmoni l'aria che ora gli sembrava fresca, e bevve dal ruscello a grandi sorsi, estremamente sollevato di sentire l'acqua gelida che gli scendeva per la gola, poi si stese all'ombra di un grosso albero, godendosi il rumoroso canto delle cicale e gli altri rumori della foresta.
Era quasi assopito quando una sensazione lo svegliò: il suo sciame aveva cominciato ad agitarsi selvaggiamente all'interno del suo corpo, c'era qualcosa che non andava.
Sì alzò di scatto guardandosi intorno, pur senza vedere niente.

Cosa succede...?

Improvvisamente sentì la terra tremare e un'esplosione in lontananza e quasi contemporaneamente un rombo provenire dalla residenza dell'Hokage: si girò e in quella direzione vide comparire tre rospi enormi, che da quanto sapeva erano Gamakichi, Gamaken e Gamabunta, le tre evocazioni proprie della governatrice del villaggio, dirigersi in direzione dell'esplosione.

Sì, sta decisamente succedendo qualcosa... e non dev'essere un qualcosa di troppo positivo...

Mitsunobu Aburame?

La voce proveniva dalle sue spalle, l'Aburame si girò e vide un uomo del suo clan, come confermavano gli occhiali scuri e la giara che portava sulle spalle, in divisa da Jonin.

Sono... io. Rispose con la sua solita eloquenza.

Il villaggio è in grave pericolo, assicurati che queste persone si rechino al rifugio, ordini dell'Hokage.
Gli rispose il suo superiore, porgendogli una lista di nomi.

Signorsì.

Cominciò a correre verso il villaggio, riallacciandosi il coprifronte davanti al volto.
Il villaggio era in pericolo e a giudicare da quello che aveva visto e che avevano percepito i suoi insetti non era escluso che il villaggi fosse sotto attacco e in una situazione del genere, anche se non poteva fare molto per difendere i suoi concittadini, doveva fare del suo meglio per portarli al sicuro in modo da impedire tragedie.
Bussava selvaggiamente alle porte delle case a lui assegnate, maledicendo la sua lingua così insicura che gli impediva di spiegare soddisfacentemente agli abitanti il pericolo che correvano ma che tuttavia era compensata dal suo aspetto a metà tra l'inquietante e il minaccioso e dagli ordini dell'Hokage, riuscendo in breve tempo di riunire un folto gruppo di persone che cominciò a scortare verso il rifugio nella montagna.

Speriamo che vada tutto bene...
 
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view post Posted on 3/7/2015, 17:08     +1   -1

Solo chi assapora la morte, può gustare appieno la vita

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Narrato
Pensato
Parlato Inochimori
Parlato Sukemori
Parlato chunin
Parlato genin
Parlato Sayuri

Sono passati appena un paio di giorni da quando Inochimori ha incontrato l’ Hokage nel suo studio, facendo rapporto sulla missione a Shintetsu e scoprendo la vera identità di Ashura-sama.

Da quel momento, Inochimori ha scelto di prendersi un breve periodo di vacanza dalle missioni. Deve riflettere ancora su ciò che gli ha detto l’ Hokage e naturalmente l’ esperienza con Sabaku no Keiichi lo ha sconvolto non poco. Sembra un periodo di vuote attività ma la cosa più importante per uno shinobi, ovvero le sue convinzioni e la sua determinazione interiore, sta lentamente prendendo vigore nel giovane Senju.

Si aggira quindi per le strade di Konohagakure, nessun allenamento, nessun incarico e nessuna lettura dei suoi libri di medicina; solo riposo e riflessione. Da qualche giorno è così che Inochimori trascorre le sue giornate, isolandosi nei boschi attorno a Konoha oppure sedendosi su una panchina nel cortile dell’ accademia mentre osserva le nuove leve fare i consueti esercizi o cacciarsi in continui guai, vista la tenera età, cui seguono i rimproveri dei Sensei.

Anche quel giorno il genin si è rilassato. Ha anche riflettuto abbastanza a lungo da solo, già da un po’ il padre Sukemori gli ha chiesto cosa fosse accaduto quel giorno a Shintetsu e di cosa avesse parlato con l’ Hokage ma il giovane ha preferito tacere. Perché come spesso accade, se un argomento non è stato ben metabolizzato dal diretto interessato, intavolare una conversazione su di esso può essere controproducente. Ma adesso è arrivato il momento di mettere il padre al corrente di tutto.

”Devo dirglielo! Devo dirgli che ho incontrato Sabaku no Keiichi, il Rosso, e che si è offerto di farmi da Maestro. Devo informarlo anche di ciò che mi ha detto Akane-sama. Non posso tenerlo all’ oscuro troppo a lungo. Anche perché sospetto che già abbia compreso qualcosa. Avrà visto in me un cambiamento…”

Ma di lì a poco, i piani di Inochimori per quella sera saranno sconvolti. Passeggia per il sentiero in salita che lo condurrà a casa. Una leggera e umida brezza serale gli sbatte sul volto raffreddandogli il naso. D’ improvviso la brezza si ferma lasciando il posto ad una forte sensazione di calore. Il genin è un po’ insospettito da questo repentino cambiamento di temperatura e rallenta il passo fino a fermarsi sul percorso.

“Quest’ afa improvvisa… che strana sensazione…”

Si volta ad osservare per un attimo il sole che in lontananza sta tramontando, colorando di arancione tutte le vallate limitrofe al villaggio. Ora che lo guarda attentamente, sembra più arancione del solito, come se sprigionasse fuoco tutto intorno. Uno strano presentimento si impossessa di lui ma non sa come spiegarlo e continua perciò il suo percorso verso casa. Non sospetta minimamente di ciò che sta per succedere; un’ insolita preoccupazione nasce in lui quando riecheggia nell’ aria il mostruoso verso di Reshef.

”Questo non è un buon segno! No, affatto!”

Accelera il passo.

Dopo una decina di minuti trascorsi a camminare in quell’ atmosfera afosa, arriva finalmente sull’ uscio di casa; lo apre e trova davanti a sé una scena che non vedeva da molto tempo.

Sukemori Senju, Jonin della Foglia, si è spogliato delle consuete vesti domestiche per rivestire il completo equipaggiamento da battaglia. Ovvero una tuta imbottita di colore nero che ricopre tutto il corpo e sopra di essa, in alcuni punti precisi come il petto e le spalle, un‘ armatura di colore rosso che rievoca le più antiche tradizioni dei Senju. I capelli lunghi e ed anch’ essi rossicci vengono raccolti dietro la nuca facendo risaltare il viso spigoloso e che agli occhi del figlio appare come ringiovanito. Per un attimo, davanti a lui vede uno shinobi nel pieno delle sue forze e non più suo padre.

Non appena Inochimori fa il suo ingresso nell’ abitazione, il padre lo accoglie con un’ espressione molto seria. In viso traspare molta convinzione, mentre il veterano indossa velocemente i guanti neri e con un ultimo leggero strattone li sistema adeguatamente facendoli aderire sulle mani.

“Figliolo, la situazione è semplice. Il villaggio è sotto attacco e l’ Hokage in persona si sta già muovendo. Tutti i ninja di ogni rango hanno ricevuto istruzioni precise. Come Jonin sto andando sul fronte di battaglia, mentre voi genin penserete ai civili….quindi prendi le tue cose e raggiungi la tua postazione. Sulla scrivania di sopra troverai le istruzioni dell’ alto comando per te!”.

“Hey, hey frena papà! Cosa stai dicendo? Konoha…sotto attacco!?”

Inochimori non crede alle sue orecchie e per un attimo stenta a porre fiducia nelle parole del padre. Ma l’ evidenza è davanti a lui e poi i tanti indizi precedenti: l’ improvvisa afa che si è sparsa per le strade, quel ruggito mostruoso ed infine il comportamento serio e preoccupato del padre.
In pochi secondi Inochimori comprende la situazione e corre sopra per leggere le istruzioni a lui rivolte tramite un piccolo rotolo. Una volta letto si affetta a prepararsi, afferrando ogni equipaggiamento che ha a disposizione in meno di un minuto. Poi si precipita di nuovo al piano inferiore, dove il padre lo attende sull’ uscio di casa, pronto a partire.

“Mi hanno stanziato all’ ospedale. Per dare una mano coi feriti…”

“Bene, quindi ho le spalle coperte! Mantieni alto l’ onore del clan Senju, Inochimori-kun! Anche se in questo periodo sembri aver perso fiducia in te stesso e non sai più chi sei o cosa devi fare…non ti dimenticare figliolo, non ti dimenticare dei Senju e soprattutto non ti dimenticare di Konoha!”

Quelle parole lasciano basito il genin. Il padre ha già intuito tutto della sua situazione interiore, delle sue perplessità, del suo conflitto come ninja ed ha cercato di incoraggiarlo nell’ unico modo che conosce: rinfrescandogli la mente con la sua appartenenza al clan ed uno spirito tradizionale carico di Volontà del fuoco. Quelle parole colpiscono il suo cuore come un’ iniezione di adrenalina.

“Ricordati dei sentieri antichi, Inochimori-kun! Fai bene a mantenere vivo il ricordo di tua madre. Le assomigli ogni giorno di più sai? Ma non scordare i sentieri antichi figliolo; osserva dove si trovano e cammina per essi. Così troverai il riposo che la tua anima cerca, lo stesso riposo che aveva tua madre e che io ho imparato da lei”

E’ troppo per quell’ uomo austero e nobile, che adesso accenna qualche passo per andarsene.

“Aspetta, papà…stai attento là fuori”

Sono le uniche parole che il giovane riesce a pronunciare in quella situazione. Il veterano della Foglia accenna un leggero sorriso e con un paio di salti, sparisce dalla sua visuale per i tetti delle case. Inochimori ha visto un lato di suo padre che non conosceva e adesso sale in lui il rimpianto di non avergli parlato prima.

”Lui sapeva tutto! Aveva capito tutto! Non dei semplici sospetti ma ha proprio letto dentro di me. Avrei dovuto parlargliene prima anziché rinviare sempre tutto il discorso”

Ma non è il momento di perdersi in lunghe riflessioni ed il ragazzo corre via in direzione dell’ Ospedale della Foglia. Anche lui, come il genitore, sceglie di accorciare il percorso passando per i tetti delle abitazioni ed osserva in basso dei piccoli genin, a prima vista sembrano avere tredici anni, che stanno evacuando la zona.

“Prego, da questa parte. Non fatevi prendere dal panico, è tutto sotto controllo”

Percorsi un centinaio di metri, un gruppo di shinobi lo incrocia sul tetto di una casa e l’ uomo in testa ai tre, che ha tutta l’ aria di essere un capoteam, lo blocca:

“Hey tu ragazzo, che fai da solo? Non lo sai che la situazione è pericolosa?! L’ Akatsuki ha attaccato il villaggio e dalle prime indiscrezioni sembra che si avvalga dell’ ausilio di Reshef, il re delle Salamandre! I team di chunin devono occuparsi di sorvegliare i rifugi!”

“Veramente, nonostante l’ aspetto, io sarei un genin e mi sto dirigendo presso l’ ospedale, visto che conosco le ijustu”

“Oh, scusami. Allora…buona fortuna!”
. Evidentemente imbarazzato, il chunin fa cenno agli altri di proseguire e scattano in avanti.

“Anche a voi!”

Inochimori prosegue il rimanente tragitto verso l’ edificio sanitario ma le parole di quello shinobi gli danno qualcosa su cui riflettere ed il Senju inizia a mettere insieme tutti i tasselli.

”L’ Akatsuki! Allora è lei l’ artefice di tutto questo! Papà ha detto che Akane-sama in persona è sul piede di guerra e scenderà in campo; se è così vuol dire che gli avversari sono molto forti. Hanno mobilitato l’ intero villaggio, persino i veterani come mio padre sono stati richiamati. Il Sandaime deve aver dichiarato lo stato di emergenza e fatto scattare il protocollo di sicurezza, visto che i genin stanno riunendo tutti i civili per condurli alle gallerie dietro il monte degli Hokage...Ma ciò che più mi preoccupa è il riferimento di quell’ uomo a Reshef e le salamandre…quel ruggito terrificante di prima….sì sono certo che sia lui…Devo sbrigarmi! Non c’è un minuto da perdere!”

Inochimori concentra ancora più chakra nei piedi e potenzia la sua andatura fino a quando, in pochi minuti, giunge a destinazione. L’ ospedale della Foglia è in subbuglio; non che siano ancora arrivati dei feriti, ma tutto sta per essere predisposto al meglio…perché è certo che arriveranno.

C’è chi sposta i letti dalle stanze nei corridoi, ogni angolo può servire come postazione per curare i feriti. Chi si aggira per le sale con una quantità di medicine e bendaggi notevole. I medici paiono indaffaratissimi e danno continue istruzioni alle infermiere. Tutto sta per essere trasformato in un accampamento medico.

Non appena Inochimori entra nella hall dell’ ospedale, vede un gruppo di ragazzi alla sua sinistra. Hanno tutti il coprifronte e sembrano attendere qualcosa o qualcuno. Vista la situazione, il Senju intuisce che si tratta dei genin che conoscono l’ arte medica, sono stati tutti riuniti lì per dare il loro contributo. Dunque si unisce a loro e subito dopo fa la sua comparsa una giovane donna, che indossa un giubbotto ninja e sopra di esso il camice bianco aperto. E’ una vecchia conoscenza di Inochimori; si tratta di Sayuri, la chunin che gli ha insegnato le prime tecniche di cura lì all’ ospedale. Quest’ ultima però non si avvede di lui ed inizia un discorso introduttivo per i novellini.

“Bene ragazzi. Siete stati convocati qui perché ognuno di voi conosce già le arti mediche e avete già operato in varie missioni. Ma ascoltate bene, questa non è una missione qualunque! Il nostro villaggio è sotto l’ assalto del nemico e i nostri compagni ninja sono là fuori a combattere. Non voglio vedere colpi di testa o atti di eroismo vari, mi sono spiegata?! Questo non è un gioco! Siete tenuti ad obbedire agli ordini dei vostri superiori, dove c’è bisogno di una mano voi aiutate, chiaro!? So che alcuni di voi vorrebbero fare gli eroi e i ninja forti e coraggiosi là fuori, ma non è così che funziona. Perciò evitate di cercare la vostra gloria e seguite solo la Volontà del Fuoco! FORZAAA A LAVORO! CERCATE QUALCOSA DA FARE E RENDETEVI UTILI!”.

Un battito di mani e finalmente inizia una nuova esperienza per Inochimori.
 
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view post Posted on 3/7/2015, 20:24     +1   -1
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Quanti giorni sono passati? Due, tre... forse una settimana intera, ma ne è valsa la pena dopo quello che ho imparato.

Alle prime luci del mattino, Kinji Uchiha aveva deciso di lasciare i monti del Paese del Ferro per tornare nella sua patria. Si era sottoposto ad un addestramento che lo aveva provato nel fisico e nello spirito, ma fortunatamente ne era uscito vincitore; assieme ad una nuova fiamme che sentiva ardere nel suo cuore, sentiva di aver compiuto un grande passo per se stesso e per l'eremo stesso.
In groppa al fedele Higyo, il maestoso rapace dal piumaggio osseo, l'Uchiha volava a grande velocità verso i confini con il Fuoco. Inimmaginabile ormai pensare di fare tutta quella strada a piedi dopo la prima volta, passando da Kumo e continuando per i paesi confinanti con Konoha.


- In questi giorni hai dato prova di grande determinazione, Kinji-kun. Sono certo che anche Nushisora-sama ha apprezzato molto i tuoi sforzi... non è da tutti riuscire ad ottenere la sua fiducia e addirittura imparare una tecnica così complessa in così poco tempo.

- E' stata un'esperienza senza precedenti. Riuscire ad allenarmi con lui è stato già un privilegio, figuriamoci sviluppare un nuovo stile di combattimento sotto la sua supervisione.

- Ritieniti fortunato: non tutti sono in grado di apprenderlo... hai ancora molto da fare, ma per il momento puoi essere orgoglioso quanto noi tutti dei tuoi progressi.

Dopo alcune ore, Konoha era ormai all'orizzonte, ma qualcosa sembrava essere fuori posto agli occhi del volatile. La sua vista da falco gli permetteva di vedere dettagli tra le ombre poco chiare nella foresta che il chunin non avrebbe potuto notare mai ad occhio nudo.

- C'è qualcosa di grande e minaccioso che si avvicina alle porte principali. E sul palazzo più alto del villaggio ci sono altre tre ombre di grandi dimensioni. Resta in guardia.

Qualcosa di grande e minaccioso? Non vedo nulla da questa altezza... il palazzo più alto del villaggio è senza dubbio quello del Sandaime, ma non capisco che cosa possano essere queste ombre di cui parla... che sia ancora Watashi!?
Dobbiamo affrettarci, questa situazione non mi piace per niente.


Il maestoso rapace color d'avorio macinava metri di terreno riducendo in poco tempo la distanza dal centro abitato e quella che sembrava essere solo un'ombra, si rivelò invece una lucertola gigante. Sulla sua testa un uomo, difficile da riconoscere dato che aveva il volto mascherato.
Pochi secondi e poi vi fu un'esplosione di fuoco e magma.
Nel villaggio erano stati già allertati tutti per contribuire chi ad evacuare i civili, chi a difendere i posti al sicuro e chi invece andava all'attacco contro il nemico.


- Presto Higyo-san, al palazzo dell'Hokage!

- Ricevuto.

Merda, quel lucertolone sta scatenando il putiferio! Se le cose stanno così non ci vorrà molto prima che abbia il sopravvento... devo trovare Akane-sama!



Senza perdere un attimo il rapace volò dritto dritto verso la destinazione, rivelando quali erano le figure di cui aveva parlato prima: tre rospi dalle dimensioni abnormi attendevano pazienti di entrare in azione presidiando armati sul tetto. Poco distante v'era Akane Uchiha: gli occhi cremisi contornati da una macchia rossastra ciascuno, i capelli più lunghi rispetto al solito ed altre caratteristiche fisiche che ricordavano vagamente le creature delle quali era eremita.

Devo unirmi a lei per fare tutto quello che è in mio potere per proteggere il villaggio!

- Io devo scendere, tu vai a cercare Hayato. Se è in casa voglio che lo porti personalmente in un posto sicuro, all'eremo se necessario!

- Perfetto. Vado a vedere in che condizione è Setsuna-chan?

Qualche attimo di silenzio, poi un sorriso si dipinse sul suo volto.

- No. Lei non è una donzella in pericolo, è una donna forte... se è nel villaggio sarà già all'opera per aiutare come meglio può.

- Sta attento la fuori e ricorda gli insegnamenti di Nushisora-sama. Se hai bisogno del nostro aiuto non esitare a chiamare. Buona fortuna Kinji-kun.

E con quelle poche parole di incoraggiamento, Higyo scese di quota fino a lasciare il suo evocatore ad alcuni metri di distanza rispetto alla kunoichi a capo del villaggio, per poi riprendere il suo volo in direzione della casa Uchiha.
L'Anbu avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere pur di respingere la minaccia incombente, sfruttando gli insegnamenti impartiti dal sommo Nushisora. I suoi occhi vermigli si incrociarono con quelli della bella Uchiha: un semplice cenno del capo per farle capire che era a sua completa disposizione come tutti gli altri shinobi alle sue spalle. Vedere Akane Uchiha in azione e combattere al suo fianco non doveva essere una cosa di tutti i giorni; se solo durante l'allenamento per gli Anbu gli era sembrata una furia, figuriamoci in quella nuova forma di cosa potesse essere capace.
 
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view post Posted on 4/7/2015, 10:54     +1   -1

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La vita a Konoha scorreva piacevolmente giorno dopo giorno, immersa nella tipica tranquillità che contraddistingueva la quotidianità della gente del villaggio.
Dopo la grande battaglia di Kumo e la vittoria contro l'armata di Watashi, il popolo della Foglia aveva finalmente cominciato a ricostruire dalle macerie la propria casa, ponendo le basi per un futuro fatto di speranze, dove la prossima generazione avrebbe potuto godersi quella pace che da diversi mesi sembrava aver preso il posto del terrore e delle perdite subite durante il grande conflitto.
C'era speranza, c'era ottimismo e soprattutto c'era l'impellente desiderio di rialzarsi, di cancellare gli orrori visti e vissuti in quei tre anni da incubo con una nuova era estranea ai concetti di odio e guerra.
In molti credevano all'idea di un paese finalmente libero dal sangue: l'intero genere umano aveva dato prova della sua voglia di vivere e di combattere per la più sacra delle libertà; ovvero, quella di poter decidere autonomamente il proprio futuro, respingendo l'attacco di una divinità intenzionata a ridurla schiava della sua volontà, che tutto simboleggiava tranne l'indipendenza delle scelte dell'individuo.
Pochi erano al corrente dei pericoli che ancora minacciavano l'apparente stabilità raggiunta dopo la guerra, ancora meno erano quelli che avrebbero mai potuto immaginare ciò che accadde quel giorno nel villaggio della Foglia e le prove che i suoi abitanti avrebbero dovuto affrontare da lì in poi.


Hikari: "Quando hai smesso di farti i tuoi soliti viaggi, io sono qui che aspetto..."

Arashi: "Scusa."

Fuoco contro fuoco e, ancora una volta, una delle tante innocenti piantine nel cortile finì carbonizzata in seguito alla timida esplosione che seguì l'esecuzione delle due tecniche.

Arashi: "Maledizione, Hikari! Spegnila, o mamma ci uccide!"

Hikari: "Guarda che è chiaramente colpa tua! E poi come dovrei spegnerla? Cosa sono, un idrante? Non so mica far piovere a comando, ma anche se sapessi farlo...Guarda che sole che c'è oggi!"

Fratello e sorella continuarono nel loro battibecco ancora per qualche secondo, prima di azzittirsi entrambi allo stesso istante.

Arashi: "Ma cosa cazz..."

Effettivamente il sole quel giorno picchiava come non mai, battendo sulle loro teste in maniera così forte che erano stati costretti a bagnarsi i capelli a più riprese durante il loro breve ma intenso duello.
Ma allora, perché quell'ombra?
Una folata di vento mosse la sua sciarpa e gli fece strizzare gli occhi, come se all'improvviso qualcosa avesse spostato una tale massa d'aria da poterci riempire la stiva di una nave, mentre tutto a un tratto i raggi solari venivano oscurati, dandogli l'impressione che una gigantesca nuvola si fosse frapposta tra i due ragazzi e la stella che luminosa brillava sopra Konoha.
Fu questione di mezzo secondo, ma quando i due alzarono gli occhi al cielo, dovettero credere di essere entrambi vittima di una qualche sorta di illusione, perché increduli videro un gigantesco rospo che sostava a mezz'aria proprio sopra la loro abitazione.
Un attimo, e l'animale sparì dal loro campo visivo.


Hikari: "Ti ho detto che non devi usarle le genjutsu contro di me, bastardo! Sono solo una genin, abbi un minimo di comprensione..."

Arashi: "Sta zitta e va a chiamare mamma. Sbrigati!"

Hikari: "Ma la pianta..."

Arashi: "Hikari, vai. ORA!"

Qualcosa nel suo tono dovette convincere la ragazza che avrebbe fatto meglio a seguire le sue direttive, perché si affrettò ad entrare in casa con gli occhi sbarrati chiamando la donna più volte.
Dal canto suo, Arashi si precipitò fuori dal loro vasto cortile, gli occhi rossi che saettavano da una parte all'altra in cerca di risposte.
Quando aprì il cancello di casa, uno spettacolo che mai aveva visto prima d'ora gli si presentò davanti: sembrava che ogni singolo abitante di Konoha si fosse riversato per strada.
C'era chi indicava un punto in lontananza e poi si portava le mani tra i capelli, chi urlava, chi prendeva per mano i propri figli e correva verso il centro del villaggio, chi semplicemente rimaneva a bocca aperta a fissare il cielo e, addirittura, chi si gettava in ginocchio con le mani congiunte e pregava chissà quale divinità.
Solo una cosa li accomunava tutti quanti: la paura che si leggeva nei loro sguardi.
Provò a seguirli, cercando di realizzare cosa diavolo stesse succedendo, ma tutto ciò che riuscì a scorgere all'orizzonte fu una spessa colonna di fumo che si ergeva in lontananza, decisamente fuori dalle porte di Konoha.


"Cos'è successo? Un incendio...?"

Uno shinobi sulla cinquantina sbucò all'improvviso in fondo alla strada, percorrendola con andatura caracollante ma decisa: aveva un vistoso taglio sulla fronte e diverse ustioni alle gambe, ma procedeva spedito.
Sembrava che stesse urlando qualcosa, ma il ragazzo dalla capigliatura vermiglia dovette avvicinarglisi per poter udire il suo avvertimento.


???: "Le salamandre! Le salamandre ci attaccano!"

Il fastidioso odore dello zolfo tornò a fargli visita nei suoi pensieri, insieme al ricordo dell'insopportabile calore e dell'impressione di grandezza e maestosità che aveva avuto a seguito di quel bizzarro incontro con il Re delle salamandre; per qualche secondo il battito del suo cuore sembrò quasi venir meno e chiunque lo avesse visto in quel momento, avrebbe potuto giurare di aver osservato il suo volto sbiancare all'improvviso.
Fino a qualche giorno fa la potenza di quelle creature lo aveva spinto a chiedere informazioni all'Hokage in persona, perché la curiosità che avevano risvegliato in lui l'uomo mascherato che le cavalcava e l'indicibile potere che gli avevano trasmesso, lo aveva coinvolto a tal punto da desiderare ardentemente di partire alla loro ricerca, sperando di trovare in loro quella convinzione e quelle risposte che a lui tanto mancavano.
Ironia della sorte, proprio quando si era messo l'anima in pace e aveva compreso quanto fosse pericoloso anche solo avvicinarsi ad esse, le salamandre si presentavano alle porte del suo villaggio e, a quanto pareva, con intenzioni tutt'altro che buone.
Non poteva crederci: questo era l'ennesimo scherzo che il destino gli giocava e cominciava ad averne abbastanza.
Provò ad avvicinarsi ulteriormente all'uomo per fermarlo e chiedergli informazioni, ma la folla cominciò presto ad intuire quanto stava accadendo e tutti, uomini donne e bambini, cominciarono a correre girando in tondo come formiche impazzite, urlando e sbraitando e spintonandosi l'un l'altro.


Arashi: "No...Fermi, non..."

Provò timidamente ad alzare la voce per riportare tutti all'ordine, ma non vi riuscì: i fantasmi di Watashi tormentavano ancora anche lui e sentiva che presto il terrore avrebbe potuto afferrare anche il suo cuore.
Cosa significava tutto ciò? L'intento delle salamandre era forse quello di radere al suolo l'intero villaggio? Probabile, vista la connessione che lui stesso aveva scoperto con uno dei criminali più pericolosi di tutto il mondo, Hyou di Akatsuki.
Avrebbero dunque vissuto una seconda Kumo? Avrebbero visto i loro fratelli, le loro sorelle, i loro amici e le loro amanti morire come era accaduto durante la guerra?
Deglutì con fatica, cercando di reprimere gli orripilanti eventi che aveva vissuto sul campo di battaglia, ma non vi riuscì del tutto: l'immagine del fiumiciattolo presso il quale aveva combattuto era ancora vivida nella sua testa, così come il rosso di cui esso si era colorato a causa del sangue versato dai suoi stessi compagni.


???: "SILEEEEEENZIO!"

Una sola voce, autoritaria, sovrastò tutte le altre e come d'incanto la folla smise di agitarsi.
Occhi bianchi la scrutavano con fermezza e con un pizzico di biasimo, quasi non approvassero il comportamento poco dignitoso che gli abitanti stavano tenendo di fronte alla notizia di un possibile attacco: uno Hyuga sui quaranta cominciò a farsi largo tra di loro, il coprifronte ben visibile sulla spalla e una lunga cicatrice che partiva dalla tempia sinistra e ne attraversava tutto il volto fino all'angolo destro del mento, che già da sola bastava a testimoniarne il valore dimostrato in battaglia.


Fujio: "Fujio Hyuga, jonin. Il villaggio è sotto attacco, ma l'Hokage in persona e i nostri uomini se ne stanno occupando. Stiamo affrontando una crisi, c'è bisogno di collaborazione e c'è bisogno di gente che sappia fare il suo dovere."

Nel giro di un minuto, quell'uomo sbucato praticamente dal nulla era riuscito non solo a calmare la folla, ma persino a catturare la sua attenzione e in qualche modo a infondere in tutti loro un minimo di coraggio.

Fujio: "I civili seguano le direttive date dagli shinobi. I genin si tengano pronti a scortare gli abitanti ai rifugi che gli sono stati assegnati. I chunin qui da me, a rapporto."

Senza pensarci due volte, Arashi strinse i pugni e si precipitò ad eseguire l'ordine.
Assieme a lui, si avvicinarono allo Hyuga altri due ragazzi della sua età dalle folte chiome nere, entrambi parte del clan Uchiha, e un uomo che non conosceva dai lunghi capelli corvini.
Il jonin li squadrò uno ad uno, lo sguardo severo e penetrante piantato su di loro, osservandoli e annuendo impercettibilmente, come se stesse valutando le qualità di un mucchio di pezzi di carne e fosse intento a sceglierne il più tenero.


Fujio: "Tu, ascoltami bene."

Allungò una mano sulla spalla dell'Uchiha più alto e magro, che reagì trasalendo e lanciando uno sguardo nervoso al suo amico.

Fujio: "Ho bisogno che tu coordini le operazioni di scorta dei civili. Metti su una squadra di genin e assicurati che ognuno di loro fornisca le giuste indicazioni per raggiungere i rifugi ai civili di questa zona. Qui c'è tutto quello che devi sapere..."

Frugò per un attimo nelle sue tasche, estraendo poi una busta sigillata contenente tutte le indicazioni del caso.

Fujio: "Tre o quattro genin massimo, ti basteranno. Ragazzo, cercherò di essere il più chiaro possibile..."

La presa dell'uomo sulla spalla del giovane si fece sempre più salda, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure e il tono della sua voce si abbassava fino a divenire un sussurro impercettibile.

Fujio: "...un errore, un solo errore che possa compromettere la salute del villaggio e dei suoi abitanti, e il coprifronte che porti tanto tronfiamente non lo rivedrai più neanche in sogno: verrò a cercarti personalmente e mi assicurerò che tu riceva la giusta punizione per i tuoi errori. Sono stato chiaro?"

Il giovane Uchiha annuì, gettando occhiate a destra e a sinistra come a voler supplicare gli altri chunin di tirarlo fuori da quella situazione.

Fujio: "Bene. Ora vai. E ricorda: non un errore, nemmeno uno."

Il ragazzo si allontanò in fretta e furia con andatura dinoccolata, probabilmente felice di essersi liberato dalla presa del jonin, e cominciò a cercare dei genin in mezzo alla folla urlando a gran voce dopo aver letto il contenuto della busta.
Nel frattempo l'uomo si rivolse ad Arashi e ai restanti chunin, sempre con lo stesso sguardo severo e critico.


Fujio: "E una è andata...Ora voi, seguitemi. Siete assegnati alla protezione dei rifugi. Ciascuno di voi avrà un razzo segnalatore da usare in caso di estrema necessità per segnalare un pericolo e richiedere supporto."

Arashi: "Cosa? No! Io voglio..."

Le salamandre erano lì, a pochi passi da lui: il fato gli aveva dato ancora una volta l'opportunità di affrontarle, e lui doveva starsene buono buono a sorvegliare i rifugi lasciando che altri combattessero al suo posto?
No, non poteva accettarlo: lui voleva diventare un ANBU, voleva servire il suo villaggio ma non così, non da codardo.
Tuttavia, si pentì quasi subito di aver anche solo provato ad esternare il suo malcontento, dal momento che l'uomo lo afferrò per il bavero della sua divisa e, dando prova di una forza notevole, lo sollevò a qualche centimetro da terra, la bocca che sbraitava a pochi millimetri dai suoi occhi.


Fujio: "Sentiamo, cos'è che vuoi? Vuoi andare là fuori a combattere? Davvero desideri così tanto diventare un ammasso di carne carbonizzata, che andrà lentamente in putrefazione fino al punto che persino le bestie si terranno alla larga dalla tua schifosa carcassa? Ci tieni davvero così tanto a fare il martire?"

Il jonin parlò velocemente, disseminando per il suo volto saliva e alitandogli in faccia tutto il suo disappunto, mentre il tono della sua voce si faceva via via sempre più acuto man mano che l'accurata descrizione della sua ipotetica fine giungeva al termine: gli diede l'impressione di un lupo impaurito che, con la coda tra le gambe, ringhiava addosso al pericolo più per timore che per coraggio.

Akako: "Per l'amor del cielo, Fujio! Lascia in pace questi ragazzi, ne hanno già viste abbastanza, non hanno bisogno del tuo insensato terrorrismo psicologico!"

La voce di sua madre lo colse alla sprovvista e, dalla posizione in cui si trovava, dovette faticare non poco per mettere a fuoco l'esile figura della donna, accompagnata da sua sorella.
Portava ancora il lungo grembiule da cucina, macchiato un po' dappertutto, che utilizzava di solito per far fronte alle faccende domestiche, che prendeva con una serietà e una dedizione tale da sembrare che stesse per andare in guerra da un momento all'altro.
Intenta a legarsi i lunghi capelli in una coda e con il coprifronte recante il simbolo della Foglia tenuto alla meglio tra i denti, Akako Uchiha avanzava verso di loro con fare deciso, gli occhi fissi sull'uomo che aveva aggredito verbalmente suo figlio.


Akako: "E' giunto il momento per noi genitori di prenderci le nostre responsabilità. Per troppo tempo i nostri figli hanno pagato i nostri errori e le nostre debolezze, ora sta a noi garantirgli un futuro: siamo noi gli apripista, siamo noi che dobbiamo farci carico di tutto ciò che di sbagliato abbiamo fatto in questi anni."

La sorpresa per l'apparizione del gigantesco rospo non fu nulla in confronto a quella che provò in seguito alle parole di sua madre: nelle ultime settimane la sua stabilità mentale aveva fatto dei progressi insperati, certo, e metabolizzata la scomparsa del marito sembrava essere tornata la brillante donna che era stata un tempo, ma mai Arashi avrebbe immaginato di leggere quella determinazione nei suoi occhi, né di sentirla rivolgersi a qualcun altro che non fosse lui o Hikari con una simile autorevolezza.
Lesta, si liberò del grembiule lasciandolo cadere a terra e si sistemò il coprifronte alla meglio, mentre le sue iridi diventavano di un rosso acceso e tre tomoe si andavano gradualmente a formare su di esse.


Akako: "Anche tu hai un figlio, no? Qui il tuo talento è sprecato. Vai a combattere in prima linea e non avere paura: mostreremo loro cosa accade quando si minacciano i nostri bambini."

La donna si avvicinò a Fujio, posando una mano sul braccio possente che ancora stringeva Arashi nella sua morsa.

Akako: "Quelle lucertole proveranno sulla loro viscida pelle cosa vuol dire far arrabbiare una madre."

Il jonin allentò la presa, lasciando il rosso libero di tornare con i piedi per terra, mentre i suoi occhi bianchi continuavano a scrutare curiosi quelli di sua madre: le parole di Akako sembravano aver avuto un certo effetto su di lui.

"Ehi, da quando mamma è così...così..."

"Stupida? Idealista? Ingenua? Comincio a capire da chi hai preso."

"Tosta. Mamma è una tipa tosta."

Fujio: "Hmpf, non c'è bisogno di scaldarsi tanto...Stavo giusto ricordando a questi ragazzi quanto è importante che ognuno faccia la sua parte."

Akako: "Appunto. Vai alle porte, ci sarà bisogno di te. Di loro me ne occupo io, dammi la missiva."

Lo Hyuga, non senza qualche esitazione, consegnò un'altra busta alla donna, per poi rivolgersi ai tre ragazzi che avevano assistito increduli alla scena.

Fujio: "In ogni caso, sarei comunque tornato alle porte del villaggio una volta date le direttive a questi tre.
Ma visto che ci tieni tanto, lascio a te il compito di fare da balia a questi bambini troppo cresciuti. Anche perché anche tu dovresti essere destinata alla protezione dei rifugi, visto che è ciò che compete al tuo rango."


Sottolineò quell'ultima parola quasi con disprezzo, ma la sua espressione sollevata fece pensare ad Arashi che, forse, l'essersi liberato del comando di quei tre chunin non gli dispiaceva affatto, anzi.

Fujio: "Seguite alla lettera gli ordini di questa donna, da questo momento è il vostro caposquadra."

Detto ciò l'uomo si allontanò da loro, dirigendosi verso le mura senza più degnarli di uno sguardo,
Nel frattempo Akako tirò un sospiro di sollievo, evidentemente soddisfatta di aver troncato sul nascere una discussione che, a causa dell'evidente tensione, avrebbe potuto farsi molto più accesa del previsto.
Quindi si avvicinò ad Hikari, baciandola sulla fronte e abbracciandola.


Hikari: "Mamma, non c'è bisogno..."

Akako: "Sii forte, bambina mia. Sei una kunoichi del villaggio della Foglia: proteggi gli abitanti, indica loro la strada e portali al sicuro. So per certo che farai un ottimo lavoro, non correre rischi inutili."

Le due rimasero avvinghiate ancora per qualche secondo, poi sua madre sciolse l'abbraccio e rivolse alla ragazza un'ultima occhiata severa.

Akako: "Dico sul serio, fai attenzione e quando hai portato a termine il tuo compito, dritta ai rifugi. Ora vai."

La ragazza annuì, quindi volse il suo sguardo verso quello del fratello e per qualche secondo rimasero così, immobili, affidando al silenzio il difficile compito di esprimere quanto gli passava per la testa.

Hikari: "E comunque è colpa tua, per la pianta!"

Arashi: "Sì, certo...Fa' attenzione."

Akako: "Pianta? Quale pianta?"

Arashi: "Niente ma', lascia stare."

"Hikari, tu e la tua maledettissima boccaccia..."

Una linguaccia, un sorriso e la ragazza si diresse verso il chunin che era ancora alle prese con la formazione della squadra di genin e che, da quanto Arashi poté vedere, non se la stava cavando troppo bene: sembrava sempre più impacciato e nervoso man mano che i secondi passavano e il tempo a loro disposizione andava scemando.
Nel frattempo, sua madre aprì la busta e ne lesse il contenuto rapidamente, per poi rivolgersi a lui e agli altri due giovani.


Akako: "Bene, i razzi di segnalazione ci verranno consegnati una volta arrivati ai rifugi, lì ci organizzeremo meglio per la protezione dei civili. Seguitemi e statemi incollati al culo, non voglio che nessuno si perda in tutto questo caos: ignorate richieste di aiuto, per quelle ci sono già i genin, il nostro obiettivo è raggiungere il rifugio assegnatoci il prima possibile. Arashi, vieni avanti con me...Andiamo."

[...]



Le strade di Konoha erano a dir poco in subbuglio: intere famiglie si apprestavano a seguire le indicazioni degli shinobi e si dirigevano in fila indiana verso la loro meta, scortate ai lati da genin che intimavano loro di affrettare il passo o, altre volte, di procedere in maniera più ordinata.
Non mancavano scene che ai suoi occhi non erano altro che pura follia: vide un uomo anziano rifiutarsi di abbandonare la sua abitazione, perché deciso a proteggere tutti i suoi averi fino alla fine, madri con neonati tra le braccia che chiedevano di poter passare avanti alla fila, bambini che capivano a malapena cosa stesse accadendo e, nonostante tutto, sembravano quasi divertirsi in mezzo a tutto quel trambusto.


Arashi: "Sicura di potercela fare? Potrei portarti al rifugio e sistemarti lì, non credo ci sarebbero problemi, posso occuparmi io di tutto il resto."

Sua madre gli lanciò un'occhiataccia, una di quelle che era solita rivolgergli quando lui e Hikari rompevano qualcosa in casa giocando.

Akako: "Il punto non è se posso o non posso. Il punto è che tutti quelli in grado di combattere devono dare una mano, e io sono in grado di farlo."

Arashi: "Ma ti hanno dimesso da poco dall'ospedale..."

Akako: "Arashi, apprezzo la tua premura, ma per troppo tempo me ne sono stata con le mani in mano. Ho lasciato andare mio figlio in guerra senza essere al suo fianco. Ho lasciato a voi giovani il compito di salvare questo mondo, mi sono tirata indietro: la morte di tuo padre è stato un duro colpo, ma stavolta non ho scuse per starmene buona imbambolata mentre tu pensi a sistemare tutto.
Se non combattiamo noi genitori, se non siamo noi a darvi il buon esempio, chi lo farà?"


Un sorriso gli si dipinse sulla bocca: davvero, mai avrebbe immaginato di trovare in sua madre una forza di volontà tanto ferrea.
Per mesi aveva temuto di non vederla più arrabbiarsi come una iena con lui e Hikari, di averla persa per sempre nel mare di dolore che aveva circondato la sua famiglia.


Akako: "No, oggi la gente di Konoha potrà dire di aver visto una madre e un figlio battersi insieme per la sicurezza di questo villaggio.
Oggi noi faremo la guardia, spalla contro spalla, per assicurarci che neanche un capello venga torto a tutta questa gente. Oggi più che mai, voi giovani capirete cosa vuol dire essere uno shinobi della Foglia."


"Pfff, shinobi della Foglia? Ma guardati, non sei altro che una delle tante pedine sacrificabili: Konoha non è poi tanto diversa dagli altri villaggi, giocherà con la tua vita esattamente come un bambino gioca con i suoi soldatini giocattolo...Hai già dimenticato il massacro del torneo? Tutti quegli psicopatici mandati a morire nella gabbia? Non siete altro che carne da macello da poter scambiare per un'insignificante, insulsa fetta di potere."

"Sta' zitto. Qui non si tratta di essere un soldato, ma di difendere le nostre case e le nostre famiglie. Non si tratta di combattere per la gloria o per il potere: il nemico è alle porte e se non reagiamo farà una strage, altro che gabbia...Finché ci sarà anche solo uno shinobi pronto a proteggerla, questa gente non sarà mai carne da macello."

"Quindi hai scelto di schierarti con la Foglia? Hai deciso di proteggere quella stessa gente che anni fa ti ha portato a perdere interesse nel tuo stesso mestiere? Le salamandre potrebbero avere le loro buone ragioni per attaccare Konoha...Da quando chi combatte per un ideale diverso dal tuo è un tuo nemico?

"Da quando quell'ideale viene usato per giustificare una carneficina...Quante volte devo ripetertelo? Quali che siano i loro scopi, c'è modo e modo di raggiungerli. Non è una scelta, è un obbligo. Persino tu dovresti avere un minimo di riconoscenza verso il villaggio che ci ha cresciuto: nessuna ragione potrà mai essere tanto valida da giustificare l'eventuale massacro di così tanti civili."

Poteva avvertire il disgusto dell'altro in risposta a quelle parole, poteva sentire il suo disappunto crescere dentro di lui, mentre le salamandre avanzavano verso le mura di Konoha e lui se ne stava lì ad aspettare che altri, più preparati, le affrontassero.
Quella parte di sé bruciava di voglia al solo pensiero di poter incontrare, ancora una volta, quell'immensa creatura che tanto lo aveva stupito e il membro di Akatsuki la cui identità, celata da una maschera, rimaneva tutt'ora una fastidiosa incognita: voleva capire, voleva vedere oltre, ma di sicuro non era quello il momento.
No, ora doveva stare al suo posto e combattere se si fosse rivelato necessario, esattamente come sua madre.
Doveva farlo per la lettera di suo padre, per la sua famiglia e soprattutto per tutti quegli sguardi terrorizzati di donne e bambini che aveva incontrato lungo la strada, assaliti dai fantasmi di una guerra ancora troppo vicina per poterla dimenticare: era per loro che doveva fare la sua parte.


 
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view post Posted on 6/7/2015, 17:17     +1   -1
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"[...] Avevate ragione su tutto. E' per questo motivo che ho deciso di seguire la strada che mi avete consigliato sin da principio, preferendo il cammino del medico da guerra a quello tracciato dalle orme del mio amato padre. Approfitto inoltre di queste poche righe a mia disposizione per porvi le mie più sentite scuse: avrei voluto comunicarvi la notizia di persona, e non attraverso un mezzo tanto impersonale come una missiva.. ma avrete già molto a cui pensare e questa mia comunicazione vi avrebbe senz'altro sottratto più tempo del dovuto."



Setsuna Hyuga



Inserire quel fatidico punto fu una liberazione per la fanciulla dai lunghi capelli cobalto, che poggiò la piuma intinta nell'inchiostro e tirò un sospiro di sollievo. Con quella lettera aveva appena preso una delle decisioni più importanti della sua carriera, quella che l'avrebbe identificata agli occhi di tutti. Nessuna delle strade che aveva davanti era semplice, ma quella che aveva scelto era senz'altro una delle più difficili per il suo cuore. La sensazione di stringere fra le dita l'esistenza di qualcun altro non era facile, per un cuore nobile come il suo.. certo avrebbe appreso come ingannare la morte, ma sarebbe stata in grado di sopportare la responsabilità d'una eventuale perdita? Soltanto l'esperienza avrebbe saputo rispondere a questo quesito.
Un nuovo giorno era sorto quella mattina, e adesso l'astro luminoso stava lentamente nascondendosi agli occhi degli abitanti sotto il suo incontrastato dominio per far posto alla sua pallida sorella. Quello stesso giorno, la nobile fanciulla dagli occhi candidi come la neve aveva deciso di passare gran parte del suo tempo con la sorellina minore. Da quando v'era stata la guerra, non avevano avuto modo di passare un intero pomeriggio assieme come prima. Quel pomeriggio s'era presentato differentemente, e la piccola Akari Hyuga non poteva che esserne felice: dopo tanto tempo la sua sorellona era lì per lei, per starle accanto. Aveva una voce melodiosa Setsuna, sia quando le canticchiava qualcosa sia quando leggeva o le raccontava delle sue gesta. Akari desiderava davvero tanto diventare coraggiosa come la maggiore, ma quello che desiderava più di tutto era vedere il suo volto e saperla sorridente. La maggiore delle Hyuga leggeva all'ombra d'un albero del giardino, con la più piccola accoccolata al suolo fra le sue gambe che l'ascoltava guardando vacuamente l'oscurità dinnanzi a se. Sorrideva di tanto in tanto, quando Setsuna vivacizzava la lettura con l'interpretazione di una voce maschile.
Un rumore strano squarciò l'aria, bloccando la lettura della più grande delle sorelle Hyuga. Il calore parve aumentare, così come la crescente preoccupazione della kunoichi che, dapprima, continuò la lettura titubante.. poi s'arrestò definitivamente. Stava succedendo qualcosa, lo sentiva sulla pelle attraverso quell'assurda calura che stava salendo inspiegabilmente.


Setsuna-chan, perché ti sei fermata..? Cosa sta-

C'è qualcosa che non va nell'aria.. entra in casa, e avvisa la mamma.

L'interruppe, chiudendo il libro e mettendolo fra le mani della cieca prima d'aiutarla ad alzarsi e indirizzarla verso la porta d'ingresso.

Ma..

Niente ma! Fidati di me Akari-chan, e resta in casa fin quando non te lo dico io.

Titubante, la più piccola cercò di mettere un passo dopo l'altro e a tentoni raggiunse la porta d'ingresso. Nel frattempo, l'impavida Setsuna scattò come un fulmine e raggiunse il tetto dell'abitazione attivando il byakugan. Quello che vide non le piacque per nulla: una densa coltre di fumo in lontananza, e delle gigantesche ombre che sembravano celare la silhouette del palazzo dell'Hokage.

(Non mi piace per nulla.. Kinji..)

Il primo pensiero fu quello per l'amante, la cui abitazione si trovava poco distante dal centro dell'azione. Scese rapidamente dal tetto e dalla porta uscì fuori la bella Kanae Hyuga, sua madre. Aveva sceso le scale velocemente e aveva il fiato corto, mentre Akari sostava dietro di lei con le mani giunte al petto.

Setsuna-chan.. cos'hai visto?!

Nulla di buono. Rimanete in casa e non muovetevi per nessuna ragione al mondo. Se non mi vedete tornare, o avvertite di essere in pericolo.. scappate. Akari-chan, non ti allontanare senza okāsan.

Disse loro, superandole velocemente per prendere fra le mani la sua fidata Ketsueki e i suoi effetti personali.

E tu dove andrai?! Non avrai mica intenzione di..

Devo trovare.. un amico, e suo fratello minore. Devo saperli al sicuro. Se ci sarà bisogno di me da qualche parte, aiuterò.

Non parlò loro di Kinji, anche se sapeva che Akari avrebbe capito di chi si trattasse. Sapeva bene che la sua relazione avrebbe potuto portare problemi, e forse disonore sulla sua famiglia. E poi quello non era il momento di discutere sulle usanze sbagliate degli Hyuga. Fece per andarsene, quando un uomo s'avvicinò svelto balzando fra i tetti. Quando fu prossimo al suo obiettivo, s'arrestò e si rivolse direttamente alla giovane kunoichi.

Setsuna Hyuga?

Si..

Siamo sotto attacco. Le salamandre hanno distrutto le barriere esterne e adesso marciano per radere al suolo il villaggio.

Il cuore della fanciulla dai capelli cobalto perse un battito a quella notizia, persino peggiore rispetto a tutte le aspettative che s'era fatta. Ma l'uomo continuò imperterrito, senza darle tempo di assimilare le informazioni: dovevano muoversi.

Akane-sama ha dato ordine ai genin di sfollare i civili e condurli in rifugi sicuri, qui vicino alle montagne. In quanto chunin, prendi il controllo della situazione e proteggi questa porzione di territorio. Se un pericolo s'avvicina, usa questo.. ti servirà per segnalarci la situazione.

Le porse un aggeggio lancia razzi, che la Hyuga prese subito fra le mani per studiarlo e lo ripose nella cintura.

Ricevuto.

Si limitò a dire, annuendo agli ordini e sospirando per la crescente agitazione.

Possiamo portare qui i feriti, o accogliere qualcuno. Qui la zona è più sicura e il conflitto dovrà esplodere in tutta la sua violenza prima di arrivare qui. Sono un medico, posso dare assistenza anche se non posso raggiungere l'ospedale. Non posso lasciare mia figlia in queste condizioni..

S'intromise Kanae, facendo ovvio riferimento alla piccola Akari - purtroppo cieca sin dalla nascita.

Come credete, l'importante è proteggere i civili. Queste le disposizioni. Che la fortuna ci assista.

Rispose l'uomo, che così com'era giunto adesso correva via saltando da un tetto all'altro. Setsuna aveva dei compiti ben precisi, e aveva intenzione di salvare quante più persone possibili. Doveva coordinare e proteggere, e non avrebbe fatto lo stesso errore che aveva commesso in guerra abbassando la guardia: nessuno sarebbe morto quel giorno.

Restate qui, cercherò di indirizzare quante più persone posso verso casa.

La splendida donna sulla soglia annuì affermativamente.

Stai attenta.

Sono nata attenta.

Sussurrò la giovane Setsuna, prima di scattare per i tetti similmente all'uomo per cercare qualcuno da indirizzare verso il nuovo rifugio che era diventato casa sua.



[***]



Le strade erano affollate e il caos regnava sovrano, nonostante gli shinobi e le kunoichi cercassero di mantenere l'ordine per evacuare i civili in maniera più efficace. La fanciulla dai capelli cobalto guizzava elegante baciata dalla luce morente del sole, e con la sua speciale vista sondava le strade per individuare qualcuno in difficoltà. Il muscolo miocardico le batteva forte in petto e il vento fischiava, insinuandosi fra i suoi lunghi capelli. Uno spettacolo unico da osservare e commentare, se la situazione non avesse obnubilato le menti con la paura.
Fra tutti gli shinobi, ebbe modo di notare un gruppo che pareva far fatica a smistare la gente all'interno di un rifugio oramai quasi al collasso. Fra di essi, v'era un giovane atletico dai capelli castani e gli occhi verdi come due smeraldi. Non sembrava affatto un genin a prima vista, ma quello che stava svolgendo indentificava il suo rango meglio del suo aspetto più adulto. Senza perdere tempo, scese a terra con balzi discreti ed eleganti e s'avvicinò di corsa al gruppetto.


Questo rifugio è al collasso, portateli più a nord! Troverete una residenza e una donna dai capelli cerulei ad attendervi! Non c'è tempo da perdere, soprattutto se ci sono feriti! L'ospedale è troppo distante da qui, ma quella donna è un medico esperto e potrà aiutarvi. Cercate di mantenere la calma e di raggiungere al più presto il rifugio designato.

S'impose risoluta, indicando loro con precisione l'ubicazione del "rifugio più vicino". S'era imposta come una leader, aggiungendo alla sua naturale bellezza quella fermezza tipica di chi non vuole arrendersi.. di chi ha chiaro in mente qual'è il suo ruolo e come gestirlo al meglio. Era evidente che l'obiettivo di quella giovane donna era salvarli, e avrebbe anche gettato la sua vita in pasto alle salamandre per perseguire quello scopo. S'avvicinò dunque al giovane dagli occhi verdi.

Mi sembri il più grande. Guidali fino al rifugio e portali in salvo. Conto su di te.

Gli disse, prima di dileguarsi nuovamente e pattugliare la zona per aiutare lo smistamento. Hakurei - questo il nome del giovane genin a cui la bella Hyuga aveva lasciato il suo monito - non poteva sapere perché quella graziosa dama dagli occhi bianchi aveva posto in lui quella fiducia per scortare in salvo quelle persone.. ma certamente l'avrebbe vista nuovamente, aggrazziata come poche creature, proteggere tutti loro con caparbietà.



[***]



Nei seguenti minuti che seguirono il pattugliamento, un'ombra si stagliò in cielo e man mano che s'avvicinava questa si faceva sempre più ampia. Chiunque in quelle condizioni avrebbe pensato a un imminente pericolo, ma non l'intrepida Hyuga. Aveva difatti osservato e riconosciuto quella figura, così come aveva riconosciuto il ragazzino adagiato sul dorso dell'essere alato: il possente Higyo stava planando verso di lei, e le stava portando il piccolo Hayato.

Hayato-kun! Meno male!

Gli disse, avvicinandosi per farlo smontare dal rapace e abbracciandolo come un fratello.

Grazie infinite, Higyo-sama.

Dovere, Setsuna-san. L'Uchiha mi ha chiesto di portarlo lontano dal conflitto, e sentendo quanta fiducia ha nelle tue capacità non ho potuto fare altro che portare suo fratello da te. So che saprai proteggerlo in mia vece.

Annuì con convinzione a quelle parole, mostrando al rapace tutto il suo rispetto e la sua gratitudine.

Se hai bisogno, posso..

No, Higyo-sama. Preferisco che aiutiate Kinji, ovunque lui si trovi in questo momento. Proteggetelo.. io sarò capace di cavarmela qui, con l'ausilio di Washi-sama.

L'immenso rapace dal piumaggio d'ossa schioccò la lingua e scrollò le piume al vento, buttando il petto in fuori pieno d'orgoglio. L'idea di aiutare Kinji in prima linea era esattamente ciò che voleva sentirsi dire, e quella ragazzina aveva colto subito i suoi desideri.

Ho fiducia in voi, Higyo-sama. Proteggete il mio Kinji.

Come desideri, Setsuna-san.

E spiccò il volo, oscurando le due figure che leste si mossero verso la residenza della più grande.



[***]



Setsuna-chan, io posso aiutare! Non posso stare con le mani in mano mentre il mio fratellone combatte in prima linea! Non sono un eroe come lui.. però posso provare a fare qualcosa di buono!

Si lamentò il piccolo Hayato, una volta giunti nei pressi della residenza della Hyuga - oramai piena di rifugiati. Setsuna s'arrestò di fronte al cancello spalancato e si inginocchiò davanti a lui per azzerare la divergenza d'altezza. Pose entrambe le mani sulle sue spalle, e gli sorrise amabilmente.. come una sorella maggiore.

Essere eroi non vuol dire fare qualcosa di avventato, Hayato-kun. C'è un tempo per esserlo, e un tempo per essere prudenti. Tuo fratello non vorrebbe mai che ti si torcesse anche solo un capello, e questo è quello che io farò: mi curerò di te da questo momento in poi.

Ma..

Capisco che vuoi gettarti nella mischia, ma puoi essere utile in altro modo. Entra in casa, prediti cura della mia sorellina e aiuta mia madre con i feriti. In questo modo saresti di grande aiuto sia a me che a queste persone.

Gli disse, scompigliandogli la criniera scura e indirizzandolo verso l'ingresso. Il più piccolo dei fratelli Uchiha fece qualche passo incerto per poi voltarsi verso la fanciulla dai capelli cobalto, titubante sul da farsi.

Coraggio! So puoi farcela.

Lo incitò, portandolo dunque ad annuire e correre verso l'ingresso. Setsuna trasse un sospiro di sollievo, sapendolo finalmente al sicuro.. ma non c'era da stare sereni in un momento come quello. Morse il pollice, facendo fuoruscire qualche goccia di sangue, e compose rapida dei sigilli prima di imporre la mano al suolo. Una nuvoletta di fumo si frappose alla sua visione, dileguandosi nell'aria e mostrando ai suoi occhi il nibbio dal piumaggio color degli abissi.

Washi-sama, ho assolutamente bisogno del tuo aiuto. Queste persone sono in pericolo e la Foglia è sotto attacco. Ho bisogno che tu sia il prolungamento del mio sguardo.

Vuoi che perlustri la zona?

Un accenno a quella domanda, confermando quello che il rapace aveva giustamente intuito. Non sembrava troppo entusiasta del compito, ma osservando lo sguardo della giovane Hyuga comprese quanto quel gravoso compito potesse comportare la salvezza o meno di quella miriade di persone che s'accalcavano alla residenza alle sue spalle.

Come desideri, mi terrò in contatto.

Grazie, Washi-sama.

E così spiccò il volo, mentre la fanciulla continuava a pattugliare i dintorni per proteggere le vite dei civili e il suo rifugio.

 
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view post Posted on 8/7/2015, 20:58     +1   -1
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I due avanzavano silenti, lasciandosi dietro di sé una scia infuocata che spandeva, nefasta, le sue lingue vermiglie nel cielo cangiante al blu notte di Konoha.
Poco gli importava di tutto il resto, di fatti i loro occhi puntavano unicamente in una e una sola direzione.



Godevo nella mia ricerca della vendetta.
Gustavo ogni secondo di quella dannazione.
Assaporavo quel piatto prelibato e duraturo; perdendomi in esso.
E infine pensavo a cosa sarebbe stata la mia vita senza quello scopo, cosa sarebbe stato alla fine di tutto.
Vedevo il nulla, una tavola bianca senza nessuna scritta. Eppure, da tanto e troppo tempo, ne avevo consumato lo spazio.
Righe nere, incise con inchiostro di sangue, che mi avevano portato a questo giorno.
La fine? Ma in fondo non aspettavo che questo…




Ryu camminava al fianco della mastodontica presenza di Reshef, che poco o nulla prestava attenzione alle vite che spezzava, corrompeva o ai sogni che infrangeva. La supremazia per lui era anche questo: essere padrone, totalmente, del proprio destino. Nessuno poteva sconfiggerlo…. nessuno poteva piegarlo e a nulla avrebbe valso la volontà del Fuoco di Konoha.
Che per casi del destino si scontrava con chi, davvero, ne era padrone e signore al contempo.
Camminavano su braci e ossa ardenti, su corpi mozzati, spezzati e bruciati e nella maschera nera come pece tutto ciò veniva riflesso. Orrendo specchio della malvagità? Oppure era una corazza che mostrava quello che era importante ora vedere? Una maschera e un uomo senza volto, senza storia, senza passato né futuro, ma solo con un presente che era carico e foriero di sventura.
Persino il vento portava il rumore della guerra fino a Konoha. Portava il grido di vendetta di quell’uomo e il ruggito di un eremo che si mostrava in tutta la sua potenza.
Reshef sorrideva uccidendo, Reshef sorrideva spezzando e saziandosi delle carni degli stolti che osavano frapporsi tra lui e i suoi obbiettivi.
Obbiettivi che entravano in comunione con quelli della pantera che, in un mutismo di ghiaccio e sbarre, camminava al suo fianco rinchiuso nei suoi pensieri.
Ogni passo lo avvicinava sempre di più ad un momento che mai avrebbe pensato possibile. Mai si sarebbe immaginato il demonio che avrebbe preso il posto di Watashi su quella terra troppo a lunga tormentata e che mai le sue ferite avessero avuto tempo di rimarginare.
Un nuovo demonio con brame di potere, sangue e guerra si affacciava su quel mondo. Eppure era quello che doveva fare. Essere quel demonio per combatterne altri.
E avere forza. Tanta…e alleati che ne avessero. Lui aveva firmato per loro solo per questo motivo…solo per questo giorno… solo per questo momento.
Demoni contro un demonio….avere la forza di perpetuare un ideale….di portare in alto il vessillo della libertà e tentare di cambiare e proteggere quel mondo che lo avrebbe per sempre etichettato come NUKENIN.
Essere per davvero quello che aveva sempre odiato. Nemmeno la fascia rossa che portava al destro poteva renderlo lindo…il mondo lo avrebbe etichettato come NEMICO, OMICIDA, SANGUINARIO, BASTARDO, CORROTTO.
A cosa serviva tale fascia allora? Se nessuno lo avrebbe mai capito? Era sgualcita, scolorata eppure era lì, da sempre, su quel braccio a significare perché ora lui era NUKENIN.

E assorto in questi continuava, comunque, ad avanzare. Perché era l’unica cosa che poteva fare. Fermarsi, ormai, non era più possibile. Combattere, invece, era solo l’inizio
E allora…combattè…e molti fuggirono e altri vennero calpestati da quell’avanzata silente ma determinata. La volontà del fuoco di Konoha avrebbe saggiato cos’era veramente quella volontà ferrea, quella fiamma ardente che niente e nessuno poteva spegnere.
Così come le fiamme di Reshef ardevano da sempre su quel corpo mastodontico così la volontà ruggente come magma non avrebbe abbandonato il cuore di Ryu.
Konoha avrebbe saggiato tali fiamme e volontà…

Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere.






Le Porte di Konoha si stagliarono di fronte a loro. Imponenti e chiuse si frapponevano tra loro e Akane Uchiha.
La maschera rimandava i tenui raggi solari e quegli occhi accarezzarono le porte perdendosi in un punto non meglio specificato. Una voce calma.


Maleducata questa Konoha. Che facciamo? Bussiamo?!


Forza. Un concetto molto diverso da quello dell’Hogake. Reshef gli avrebbe insegnato tale concetto. Mostrato…perché quando parlava di forza parlava di..
….QUESTO.


- Ennetsu Jigoku!

E il cielo si fece caligine e l’aria divenne puro fuoco. La terra tremò e il magma fu libero come un fiume impetuoso che non aveva ostacoli davanti a sé.
Perché Reshef era divenuto signore e guida di un popolo tanto fiero, seppur bellicoso, e così indipendente che avrebbero preferito morire che sottostare ad alcuna legge? Han li riunì ma fu Reshef a guidarli e ad insegnare loro cosa significava essere un popolo.
Ma lo fece grazie alla sua forza. Perché anche se fosse caduto il cielo squarciando la terra, sarebbe stato inutile contro la potenza di Reshef. E da quel momento che le salamandre divennero un popolo…grazie alla supremazia e alla forza. Non alla bontà…neppure Han con tutta la sua potenza e il suo cuore ci sarebbe riuscito se non fosse nato Reshef…


YS8h1Od



Sembrò che quel sole che stava morendo fosse a Konoha. Redivivo, la volesse incendiare per intero.
Un piccolo sole che esplose con fiamme cremisi e vermiglie e lingue di fuoco che volevano una sola cosa: distruggere. E così fecero: fiamme infernali che erano al servizio del loro padrone. Fiamme che solo all’inferno se ne potevano trovare d’eguali. Calde…calde come non mai…e Ryu guardava come se nulla potesse toccarlo o scalfirlo. Unico a poter resistere a tale fiamme, a tale potenza. Figlio adottivo e allievo di quel popolo.

96UeR4d
BOOOOOOOOOOOO
OOOOOOOOOOOOOM!!!



Ryu, calmo e impassibile, assistette a tutto e quando i Jutsu vennero formati e le fiamme, create da un bozzolo cremisi di calore e magma, si sguinzagliarono distruggendo le porte e varie centinaia di metri dietro di esse.
Konoha ora era davvero sotto attacco e il suo nemico era penetrato all’interno di essa. Akane si stava muovendo velocemente per fermare questi nemici, nuovi certo, ma non per questo meno temibili di quegli del passato. E dietro di lei i migliori shinobi e kunoichi di uno dei villaggi più prosperi e forti del mondo ninja.




Ed eccolo finalmente. Niente e nessuno era riuscito a fermare la sua avanzata silente. Dietro di esso vi erano solo macerie bruciate e cadaveri. Lo stesso destino che attendeva Konoha?
Il sutra, intarsiato di pietre preziose, riluceva spandendo tenue luce dietro le sue spalle. Mentre la maschera d’ossidiana era come un buco nero che ingoiava ogni luce. Terribile la sua presenza e quall’aura assassina così maledettamente forte.
Molti di quelli che si trovarono lì lo pensavano, eppure cercarono di dissimulare i loro pensieri e chiudere i loro cuori. Davanti a loro si ergeva Hyou delle salamandre. Potevano avere paura, era chiaro, ma non si sarebbero tirati indietro e strinsero le loro armi.
I loro volti deformati dalla paura e dalla volontà di combattere si rispecchiarono nella maschera d’ossidiana di quell’uomo; che lo rendeva soprannaturale, irreale, quasi un fantasma. Solo quegli occhi color azzurro-ghiaccio si muovevano sondando i presenti. Piegò la testa di lato e la temperatura salì ancora più vertiginosamente.
La cappa che si aprì vomitando magma, quella maschera malefica che gli nascondeva il viso, il manto malefico dell’Akatsuki strappato in più punti, perché troppo stretto per stare su quel corpo di belva che si ritrovava.
E poi tutto cambiò…

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Scattò in avanti senza dare alcun preavviso e la puzza di carne bruciata avvampò l’aria. Le urla del disgraziato arrivarono fino alle orecchie di Akane Uchiha che stava sopraggiungendo.
Un avvertimento perpetuato col ferro e col fuoco. Un monito…un monito che raggiunse l’Hogake.
A passi svelti era arrivata fino a lì e non sarebbe tornata indietro. O almeno lo avrebbe fatta o stesa su di una bara o con la testa di Hyou tra le mani.

Ed ecco che Akane si mostrò: terribile e magnifica nella sua collera e forza, si stanziò di fronte alla Pantera. Non curante di quell’aura assassina così forte, così terribile che emanava il suo corpo. Un aura che faceva piegare il capo, che faceva scappare come se ognuno di loro si sentisse preda.
Ecco cos’era la sensazione che emanava la terrificante presenza di Hyou: era il brivido che sente la preda quando è braccata. Ma poteva sentirsi così Akane Uchiha? Una leggenda, uscita vittoriosa da innumerevoli battaglie, amazzone invincibile che da più di una decade sedeva sul trono dei kage di Konoha guidandola e facendola prosperare. Figlia di un clan così forte, temibile, demoniaco che le leggende e l’aura sinistra che aleggiava intorno ad esso, si raccontavano con timore ma anche con eccitazione di fronte ai fuochi che illuminavano notti senza luna e stelle.

Uchiha…Uchiha…Uchiha…Sharingan…Potere e dannazione…Akane Uchiha…Akane Uchiha…


AKANE UCHIHA

AKANE UCHIHA

AKANE UCHIHA!


Ed eccola lì finalmente di fronte a lui. Una leggenda vivente, magnifica, bellissima e terribile che stanziava di fronte a lui. Lo Yokai di Konoha…luce e tenebre…angelo e demone…madre e assassina…ma anche dittatrice e carnefice della libertà di ogni shinobi. Lei la causa e lei sarebbe stata la prima a cadere. La prima e dietro di lei persino i vecchi kage di Konoha, che ivi erano raffigurati su quella montagna di peccato e sangue, sarebbero stati cancellati per sempre.
Dopo di lei tutti gli altri avrebbero fatto la stessa identica fine…Furikami era un credo, un grido che troppo a lungo era stato inascoltato, disprezzato, schiacciato e violentato. Il grido di ognuno di loro che combattevano come macchine guidati da altrettante macchine ubriache di potenza e potere. Malati di despotismo e finto patriottismo.
Lui gli avrebbe uccisi tutti! Tutti quanti e avrebbe dato agli shinobi la libertà agognata.
Troppo a lungo aveva sentito quel grido, troppo a lungo aveva visto e perpetuato gli errori dei villaggi…lo Yokai sarebbe crollato e con lei tutto questo castello d’odio creato per perpetuare ancora e ancora e ancora, questo giogo di potere e questa prigione di scelte e libertà a cui ad ogni shinobi era negato il diritto di essere.




Colonne, all’improvviso, di fiamme si alzarono tutto intorno a Konoha, dentro Konoha. Lambivano il cielo come colonne che lo sostenevano.
Un ruggito si spanse nell’aria….occhi diabolici…e un sorriso malevolo. Una voce subdola, melliflua e signorile come una lama intinta nel veleno, che scivolava dolcemente tra le costole uccidendo.
Da una di quelle colonne di fuoco, come madre malevola che partorisce un demonio, sorse Reshef.


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- Buonasera Konoha.


Un silenzio irreale, rotto solo dal crepitio delle fiamme, era l’unico rumore che si poteva sentire o che avesse avuto il coraggio di essere. Persino il vento tacque. Persino la terra smise di vivere, trattenendo il fiato di fronte a tutto questo.

Avanzavano i due come se si trovassero in un deserto, lentamente, senza fretta alcuna. Lenti nel loro incedere, i due si guardarono intorno e poi guardarono lei.
Il primo a parlare fu Hyou.

Vedo che hai portato parecchi cuccioli con te. È un bene questo…significa che non mi sottovaluti…


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Chi di voi sarà il primo a morire?

Occhi come quelli di un drago, uguali a quelli di Reshef da cui differivano solo per il colore, una cappa che vomitava fuoco e magma, un calore opprimente e un aura rossastra screziata di viola. Persino tra i più forti molti titubarono di un nemico di cui poco o nulla si sapeva.
E forse, alcuni, rimpiansero i tempi di Dante Kaguya. Almeno quello era un nemico conosciuto ma questo…

TU!

La voce rotta dalla rabbia. E un pugno come una montagna che crollasse si abbatté sul volto di Hyou. Shinichi Kobayashi era scattato senza alcun preavviso, solo con la rabbia a bruciargli le viscere e un cuore colmo d’odio.
Niente poteva fermare la sua avanzata verso quel nukenin malefico che aveva attentato al suo villaggio. Al suo kage. Avrebbe gioito nel sentire le ossa di quel bastardo spezzarsi sotto i suoi colpi.
Voleva ucciderlo, spezzarlo, mantenerlo in vita e poi seviziarlo. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto perché tutti quei cadaveri urlavano nelle sue orecchie vendetta.
Vite innocenti(?) spezzate per mano di un pazzo assassino, nukenin che voleva solo il sangue.
E sangue avrebbe avuto. Ma il suo! Lo avrebbe visto ruscellare per terra, e la terra prenderlo e cancellarlo per sempre. Di Hyou delle salamandre non sarebbe rimasto un solo capello su quella terra.

I colpi furono duri, precisi, potenti. Shinichi combatteva come non mai e Hyou ne fu soprafatto.
Tentò di difendersi ma ogni volta i colpi arrivavano a ghermire, tagliare il suo corpo. Ogni volta la sua lama apriva ferite, più o meno profondo, su quel corpo. Ogni volta la sua offensiva era sempre più rabbiosa e meno umana.

Così doveva finire Hyou? Tutta questa preoccupazione per nulla? Bastava davvero solamente Shinichi? Eppure era così. Eppure per quanto si sforzasse non poteva che soccombere sotto i colpi del capo delel forze speciali.
La maschera di canide era come se si fosse trasformata in quella di un leone che, ringhiando, affondava i suoi artigli nelle carni del nukenin saziando così la sua sete di sangue e vendetta.
E poi l’ultimo colpo. Hyou che sbattè violentemente contro una casa. Macerie su di lui. Il rombo della distruzione. Il ringhio di un uomo che non voleva ancora fermarsi.
La speranza che acquisiva forza. La forza che si trasformava in coscienza. La coscienza in orgoglio e volontà. Hyou poteva essere battuto.
Era stato battuto! Konoha avrebbe vinto ancora.


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Un sorriso di disprezzo sotto la maschera. Nel buio del crollo, le macerie sopra di lui, lo soffocavano ed opprimevano eppure tutto era appena iniziato.
Il peso di quelle macerie era nulla paragonato alle macerie e alla pesantezza che gravavano sul suo cuore. Ma Akane poteva pensare che sarebbe stato così facile? O era un pazzo oppure la sua fama non era così meritata…eppure perché sentiva quel chakra naturale così potente nel corpo di quel ragazzo?

Un esplosione. Macerie tutto intorno…


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Ho saggiato la tua forza preda

Un sussurro solamente furono queste parole. Gli scivolò accanto senza degnarlo più di uno sguardo. Per lui era solo un ammasso insulso di letame e piscio.
Reshef, intanto, sorrideva all’indirizzo di Gamabunta, Gamaken e Gamakichi. Vedere tanti di loro, tanti di qui shinobi, di quelle potenti evocazioni che avevano stretto tali patti…magnifico. Tutto era magnifico e migliore di quanto potesse mai desiderare. Un gorgoglio.
Sembrava quasi il ribollir di un vulcano eppure era Reshef che rideva.


Le colonne di fuoco divamparono. Konoha stava bruciando ma Akane non poteva prestare attenzione.
L'intera Konoha stava divenendo un mare di fuoco, fiamme e magma; eppure Akane sconfiggendoli l'avrebbe salvata. Aveva con sè i più forti del villaggio e ne aveva tanti altri che ora si stavano dannando l'anima per salvare chicchessia. Potevano e dovevano vincere.

Akane... disse guardandola negli occhi.

A cosa stai pensando?




La situazione và peggiorando. Hyou e Reshef hanno devastato ogni avamposto, ogni difesa esterna di Konoha arrivando fino alle porte chiuse della stessa.
Qui, tramite un jutsu particolare, Reshef dà sfogo ad una tecnica che crea un piccolo bozzo di fiamme e magma che rilascia una violenta onda d'urto insieme a vampate di magma che distruggono le porte e tutto quello che c'è dietro di esse per alcune centinaia di metri.

Hyou finalmente è dentro Konoha, arrivando alcuni mnuti prima dell'Hogake. Di fatti l'esplosione che Akane sente, unito al ruggito di Reshef non è nient'altro che questo.
Hyou del resto inizia già a battersi con alcuni shinobi incendiandone - letteralmente - uno di essi. E qui sopraggiunge Akane.
Ma insieme ad essa si dipanano per tutta Konoha alcune colonne di fuoco - pari a circa una decina - che portano ancora più distruzione e morte se non verranno fermate, estinte, distrutte ecc.
Ad una occhiata più attenta hanno lo stesso colore delel fiamme che adornano il corpo di Reshef e di fatto da una di queste colonne, finalmente, fa anche la sua apparizione il signore del vulcano.

Qui Shinichi Kobayashi ingaggia immediatamente Hyou e sulle prime sembrerebbe quasi che ha la meglio. Nulla infatti di quello che fà Ryu - tecniche, armi, e quant'altro - sembra riuscire a sopraffare il capo degli anbu assalitori. però solo akane percepisce l'immane chakra naturale dal corpo di Ryu e di fatto dopo essere stato sbattuto, come un sacco, addosso ad un muro facendolo crollare Ryu dà sfogo a tutta la sua potenza.

In più ognuno di voi se non siete jonin e non avete almeno 10 livelli più del mio pg siete sotto l'effetto del suo talento

Brivido della caccia

Cos'è l'uoomo se non il supremo cacciatore? Cosa siamo se non predatori e prede? Anche l'uomo più forte può essere preda e quello più debole divenire predatore.
Il mondo si divide solo in questo: chi muore e chi vive. Chi caccia e chi viene cacciato. Ma cosa succede quando davanti a noi troviamo qualcuno che è predatore fin dentro l'animo?
Cosa succede quando davanti a noi si trova Hyou di Akatsuki? A volte mettersi in contatto con la propria parte animale non è facile; ritornare ad essere ad uno stato brado, primitivo dove vi è solo istinto, odori e caccia. Prede e predatori. E questo che ogni preda di Hyou avverte: la disparità di tutto questo.

Non vi è razionalità, non viè compassione c'è solo il brivido mortale della caccia che se per Hyou è una deliziosa panacea, per i poveri sventurati che lo hanno di fronte si tratterà di un senso di angoscia e terrore.
La sua aura assassina e predatoria è così forte che solo i più forti riescono a non venire già soggiogati e catturati. E come si riesce a venire catturati?
Il miglior cacciatore del mondo è appunto il migliore perchè nessuno può avvicinarsi a lui senza che se ne accorga. Perchè solo Hyou è l'alpha. Solo lui è il predatore per eccellenza.
Tutto il resto... solo sangue, prede e caccia.
Il talento comporta un malus gdr on di puro terrore e inadeguatezza appena avvertirà la presenza di Hyou. Per non esserne afflitti bisogna essere di pari grado con uno scarto di livelli di almeno 10 punti, oppure essere di un grado superiore.
In più comporta che essendo Hyou il cacciatore definitivo in gdr on non potrà mai essere preso alle spalle o colto alla sprovvista, se non per direttive del master.



Per cui avete decine di colonne di fuoco, un lucertolone che sembra divertito da tutto questo, una Konoha che assomiglia sempre di più ad un vulcano e Ryu che al momento sembra solo interessato ad Akane e ai suoi pensieri.


Divertitevi ^^ come sempre avete 7/10 giorni per postare anche per fare più post o mettervi daccordo tra di voi. insomma giocate e divertitevi XD


Edited by Wrigel - 9/7/2015, 15:23
 
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view post Posted on 12/7/2015, 00:49     +1   -1
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♫ Peace ♫

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anbubiancopic

*Uscita dalla residenza con il suo seguito Akane udì una seconda esplosione e al contempo diversi nuclei di energia scomparire a simboleggiare punti luminosi che mai più sarebbero tornati ad illuminare quel mondo. I suoi fidati shinobi stavano cadendo come mosche senza che potesse farci assolutamente nulla, il cuore in preda al dolore per quelle perdite e affrettò ancora più il passo fino a sfrecciare tra i tetti di Konoha e l'unico in grado di starle dietro fu Shinichi [X]. Non servirono parole tra i due, si scambiarono uno sguardo e quando Hyou fu alle porte la furia di entrambi era pronta ad abbattersi su di lui. Era a dir poco sconcertante che con tutti i sistemi di difesa a loro disposizione nessuno era stato in grado di anticipare quell'attacco o quanto meno percepire il suo avvicinamento, doveva esserci una falla nel sistema, dovevano averlo studiato e colpito o altrimenti la barriera di rilevamento avrebbe dovuto fatto scattare l'allarme.*

"Sono all'interno Sandaime-sama, la salamandra avanza a ore due. Squadra uno e due con me!"

*La sezione inseguitori si portò quasi interamente alle calcagna dell'enorme evocazione che stava seminando il panico lungo il perimetro lasciando quindi al collega capo della sezione assalitori, il compito di abbattere Hyou insieme all'Hokage e ai jonin più validi a disposizione del villaggio. E fu proprio Inu ad aprire le danze, il suo fisico scolpito da anni di addestramenti a ogni passo di quella corsa matta e disperata si irrobustiva sempre più e irradiato da un alone verdastro fu chiaro sintomo dell'apertura delle porte del loto. Akane non lo trattenne e quando si vide superare mentalmente gli augurò buona fortuna.*

"TU"

*Una furia incontenibile lo portò a impattare subito contro la Pantera, un pugno dopo l'altro, insaziabile, una serie rapida di colpi mirati a rompere le ossa ad una velocità appena percepibile a occhio nudo. Chi potè assistere al duello tra la via del mercato e le porte avrebbe senza dubbio udito l'esplosione di colpi a mezz'aria e l'onda d'urto generata dai vari impatti. Shinichi era partito in carica come un toro e ben presto sembrò sbarazzarsi dell'invasore ma dalla distanza nemeno Akane potè averne la certezza in quanto l'energia di Hyou si era si spenta dopo quello scontro ma non del tutto. Come assopita la sua energia vitale vibrò dall'ombra in cui si era nascosta e..*



* * * *



*Mentre il villaggio iniziò a trasformarsi in un vero inferno in terra l'Hokage non proferì parola, gli ordini restavano invariati e chi di dovere sapeva bene come muoversi. Kūgā [X] sfruttando la sua vista prese a muoversi con parte della squadra per fronteggiare Reshef supportando così i tre rospi che avevano rallentato la sua avanzata.
Gamabunta iniziò a fronteggiare il suo pari a suon di proiettili d'acqua ma dovendo far attenzione ai civili e a chiunque fosse nei paraggi dovette trattenere la potenza dei suoi attacchi portandolo così ad assumere una posizione oltremodo difensiva. In supporto Gamakichi e Gamahiro impugnando le loro armi fungevano da diversivo e ingaggiando uno scontro ravvicinato avrebbero fatto guadagnare al loro boss una posizione di vantaggio da cui poteva meglio prendere la mira per sputargli addosso quanta più acqua possibile. In più di un'occasione nello scambio di colpi con lo sputafuoco il rischio di aumentare i feriti fu elevato, il rospo dalla pelle rossa a un certo punto fu costretto a lanciare il suo scudo rotante a proteggere un'intera strada che era in piena fase di sgombro.

Non molto distante jonin in grado di manipolare il suiton e il raiton erano pronti ad unirsi all'offensiva, giungevano da ogni dove e poco lontano gli anbu si apprestavano a preparare un sigillo per limitare i movimenti della bestia ruggente. Per attivare la fuuinjutsu quattro di loro si posizionarono a formare un perimetro tutt'attorno al Re delle Salamandre ma prima di renderla effettiva avrebbero dovuto aspettare che i genin e i chunin evacuassero l'intera zona; una procedura di ovvia sicurezza che li portò a doversi muovere più e più volte seguendo l'andamento dello scontro tra giganti. Avrebbero mantenuto la formazione ad ogni costo, le mani unite in un sigillo e le maschere a coprire i loro volti contratti in una smorfia mentre altri dovevano occuparsi della loro difesa.

A fermarsi nelle retrovie fu invece Taka [X] l'anbu dai lunghi capelli rossi che iniziò a diffondere le sue creature d'inchiostro in ogni angolo del villaggio. Salita poi sul destriero volante iniziò ad ispezionare dall'alto insieme ad alcuni jonin del suo stesso clan, dovevano trovare i civili ancora intrappolati nelle loro case in fiamme, tra le macerie e in ogni strada minacciata dalla follia di Akatsuki.*


* * * *


*Il più indaffarato di tutti risultò essere come spesso accadeva in quei frangenti, Hachi [X], il braccio destro dell'Hokage. Lo Yamanaka difficilmente prendeva parte alla battaglia sul campo o assisteva da vicino il suo kage, la sua specializzazione infatti lo portava a restare in disparte dove c'era bisogno di lui e al contempo fungere da occhi e orecchie per tutti allo stesso tempo. Quando le porte esplosero tra le fiamme di Rshef e le colonne di fuoco avanzavano sempre più prese ad organizzarsi insieme ad altri jonin per innalzare una barriera tutt'attorno alla struttura ospedaliera: senza quel punto funzionante infatti per la resistenza non ci sarebbe stato scampo. I medici dovevano prendersi cura di tutti feriti in grado di sopportare il trasferimento al suo interno.

Organizzando i primi soccorsi Hachi si fece carico anche di organizzare le comunicazioni tra i vari reparti in campo così come aveva diretto le varie Divisioni a Kumo durante la guerra contro Watashi. Udire la sua voce nella testa fu rincuorante per gli shinobi di Konoha ma al tempo stesso scioccante perchè rievocava in loro il ricordo del conflitto che li aveva segnati per la vita. Conscio di ciò il medico pronunciò parole di conforto dimostrandosi a tutti gli effetti il pilastro a sostegno delle difese di Konoha e lo stratega a supporto dell'avanguardia.*


( So cosa state pensando, ho avuto anch'io quella sensazione di deja-vu nell'avvertire la forza dell'invasore ma non dobbiamo farci prendere dal panico, sono solo in due, seguite gli ordini e vedrete che presto tutto sarà finito, abbiate fiducia nelle vostre capacità e confidate nel Sandaime, ci proteggerà ancora una volta! )


*Nonostante le divergenze tra lui e la donna al comando le sue parole risultarono efficaci, non era quello il tempo per dar sfogo alle sue perplessità. Fu tuttavia enorme lo sforzo fatto per non rievocare le immagini del Giorno del Grande Incendio, al tempo Akane Uchiha era poco più di un genin e quando il villaggio fu attaccato dall'Abukara riuscì a respingere gli avversari che gli si pararono contro - grazie al supporto di un giovane Kazekage che era sul posto - una vittoria amara segnata dall'immagine indelebile del Nindaime, il precedente Hokage che in quel giorno perse la vita. Hachi vedeva i loro volti sovrapporsi, gli eventi incrociarsi e le sorti coincidere: il suo amore-odio per lei avrebbe finito per farlo impazzire un giorno o l'altro ma per niente al mondo avrebbe permesso al villaggio di perdere la sua stella.*

"FORZA FORZA NON C'E' TEMPO DA PERDERE !!!

Tu, da questa parte, occupati dei prossimi traumi in arrivo.

Via con quelle barelle, serve spazio libero, corre correre!

Inochimori-kun. Kanae ha fatto sapere che ha bisogno di rifornimenti, si trova verso la periferia più a nord, verso le montagne, credi di riuscire a raggiungere i magazzini nell'ala est dell'ospedale per prendere il necessario e portarglielo? Servono emostatici, bende e lozioni per le ustioni, se riesci anche della morfina e degli attrezzi sterili dalle sale di chirurgia uno. Fatti aiutare da qualcuno per il trasporto, conto su di te ragazzo, vai!
"

*Cercando di motivare tutti per via telepatica il capo medico stava già smistando i medici nei luoghi dove era necessario un intervento e in cui vi erano dei feriti impossibili da trasferire incolumi fino al centro ospedaliero.*



* * * *



*Sul fronte intanto Hyou di Akatsuki sembrò risorgere dalle ceneri in un'esplosione che rase al suolo gli edifici tutt'attorno e lasciando che l'incredulità più assoluta prendesse forma sui volti dei presenti. L'assalto dell'anbu con la maschera canina non era stato sufficiente, i suoi sforzi erano serviti solo a farlo infuriare e prepararsi al duello vero e proprio.
Arrivata finalmente al suo cospetto Akane non battè ciglio davanti a quella scena, con la coda dell'occhio seguì appena il solco scavato nel terreno dalla caduta a ritroso di Inu, una cometa smeraldo che era ancora ben lungi dallo spegnersi.
Qualche istante e spostando le macerie l'uomo sputando sangue a terra si apprestò a raggiungerla.*


"E' davvero un osso duro Sandaime-sama, azzardo a dire che è un artista marziale davvero in gamba, il suo fisico ha retto eppure avrei dovuto rompergli le ossa. Mantenete le distanze. Formazione cinque."

*Rivolgendosi ai suoi sottoposti Inu iniziò una manovra per circondare l'uomo mascherato, avrebbero agito in combinazione con jutsu dalla distanza non appena Akane avrebbe dato l'ordine.

Ferma su due piedi lei intanto si limitò a scrutare la figura che si ergeva al suo cospetto, alto più di due metri, pelle scura tipica degli uomini del nord, occhi chiari appena visibili attraverso la maschera bicolore e per finire, una chioma bionda, quasi albina. Chi si nascondeva dietro quelle fattezze e dietro quel mantello nero logorato dal tempo e dalle battaglie? Quali le motivazioni che lo avevano portato nel cuore del Paese del Fuoco, cosa lo spingeva ad agire contro di loro e perchè era da solo se agiva per conto di Akatsuki? Tante le domande, e lecite tuttavia Akane vide a malapena scorrere quegli interrogativi tra i suoi pensieri, da tempo ormai aveva smesso di chiedersi "Perchè?", l'esperienza le aveva insegnato che anche il più spietato degli assassini in cuor suo credeva di agire per buoni motivi e forse era effettivamente così; Hyou doveva avere le sue buone ragioni per aver attaccato così impunemente Konoha eppure lei non era li per conoscere quei motivi nè per difendere le sue idee o esprimerle.

A cosa stai pensando, una domanda apertamente provocatoria. In una situazione del genere chiunque sarebbe stato in pensiero per i suoi cari e di fatti anche lei non potè fare a meno di pensare a Hikari, suo figlio, a quest'ora impegnato a mettere in sicurezza i civili. In secondo luogo inaspettatamente il suo pensiero volò ad Hachi e si stupì delle sue stesse emozioni nel capire quanto tenesse a lui, un legame forte li univa, seppur lontano riusciva a sentirlo tramite la telepatia e bquesto bastò a rassicurarla. Quantomeno se quel giorno avrebbe dato la vita nel proteggere il suo amato villaggio qualcuno di valido avrebbe preso il suo posto e avrebbe scommesso tutto sul nome dello Yondaime Hokage.

Fino all'ultimo rimase nella sua convinzione di non degnare di una risposta quel farabutto ma infine si lasciò trasportare dall'enfasi del momento e stringendo i pugni si rivolse a lui parlando con una calma e un controllo invidiabili.*


    "Sto pensando che chiunque si nasconda dietro quella maschera deve essere un uomo molto stupido o semplicemente molto solo.."

*Non v'era disprezzo nei suoi occhi e anche quando le tre tomoe si unirono a formare i disegni geometrici del mangekyou eterno non espresse odio o risentimento: nello sguardo dello Yōkai di Konohagakure no sato v'era solo un'inconsueta e inaspettata compassione. Aveva avuto del fegato quell'uomo a presentarsi in quel modo e in un certo senso lo rispettava per questo ma era innegabile che un gesto simile presto o tardi lo avrebbe portato a finire in una bara; come il migliore dei kamikaze la Pantera pareva sicuro di sè, del suo credo e della sua forza esplosiva - e lo era davvero, questo Akane glielo riconobbe - Shinichi diceva bene a sconsigliare uno scontro fisico. Pur facendo ricorso allo stile del rospo la bella Hokage non avrebbe raggiunto la possanza fisica di lui, il chakra della natura potenziava entrambi e a fare la differenza sarebbe stato ciò che era la base o il controllo che ognuno aveva di quella modalità.*

( Questo maledetto deve essere l'Eremita delle salamandre, la forma che ha raggiunto e il supporto che gli sta offrendo quel bestione sono elementi più che sufficienti..)

"..non so che razza di rapporto vi lega ma prima di iniziare voglio dirti che non è in questo modo che vincerai le tue battaglie Hyou, la guerra non ha mai portato a nulla se non ad un continuo circolo vizioso di morte e sangue. C'eri anche tu a Kumo, ricordi perchè combattevi quel giorno? Se si allora dimmi cosa credi di ottenere con la mia disfatta e la distruzione della Foglia, credi che altri imiteranno, vuoi diventare un simbolo di ribellione?"

*Sfuttando quel lasso di tempo per concentrare quanto più chakra della natura possibile l'Eremita dei Rospi raggiunse la forma completa della Sage Mode quando Hyou terminò di argomentare. La pelle lucida e di qualche tonalità più satura del normale, le branchie ai lati del collo e altri elementi fecero di lei un arsenale pronto a rispondere a qualsiasi offensiva. Quali che fossero state le motivazioni dell'uomo non avrebbe lasciato ulteriore spazio alla pena che provava per lui, aveva preso già molte vite lungo il suo cammino ed era giunta l'ora di pagare per il male commesso.*

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GdROff// Stesso discorso fatto da Wrigel e le sue colonne infuocate #chemancoundragopuòfare. Sfruttate pure come volete le varie situazioni che ho presentato, interagite tra voi e con le creature d'inchiostro se ritenete (potete fare anche più giri di post a testa); liberi di inventate altre situazioni come ad esempio degli Akimichi ingigantiti che si muovono verso la salamandra o che proteggono i rifugi e simila; per quanto possibile ho provato a dare qualche spunto qua e la e quindi se volete dire che vi vedete arrivare contro lo scudo di Gamaken o se volete descrivere il salvataggio di qualcuno per portarlo in ospedale, fate pure descrivendo i luoghi che trovate.

Inutile dire che se i chunin se la sentono possono uscire dagli schemi e provare a fare la loro parte per affrontare uno dei due avversari.. se anche non in prima persona magari fornendo supporto ai jonin o agli anbu che stanno cercando di attivare la fuuinjutsu. Per qualsiasi dubbio chiedete pure.

In quanto a noi Wrigel, rispondendo ad Akane puoi dare il via alle danze (hai voluto la bicicletta e mo' pedala xDDD). Descrivi pure l'inizio del duello fisico, perchè immagino tu voglia andare giù di nintaijutsu con la sage attiva, Akane si limiterà ad eludere e contrattaccare quando può con katana alla mano, nel mentre gli anbu interferiscono di tanto in tanto e sembrano applicare una strategia come per intrappolarti in un'enorme bolla d'acqua che due di loro mantengono attiva. Vale tu decidi pure da che parte andare, ho detto che Nahoko prende la gran parte degli inseguitori ma non tutti, quindi scegli pure in che team sei stato assegnato e agisci di conseguenza.

Chiunque volesse concordare qualcosa mandi pure mp e vediamo di organizzare, su su voglio vedere delle belle giocate :bla: //GdROn

 
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view post Posted on 12/7/2015, 09:52     +1   -1
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*in mezzo al caos, un uomo sembrava passeggiare tranquillo. Il viso annoiato e rattristito allo stesso tempo, camminò accanto ad una delle colonne di fuoco.

Alzò un braccio. La colonna di magma si solidificò all'istante per poi sgretolarsi in polvere.

Sembrava passare inosservato, tanto era il caos dovuto alla battaglia appena scoppiata. Non passò inosservato il suo gesto, dato che un gruppo di ninja tentava di dominare le fiamme. Rimasero sbigottiti di fronte alla facilità con cui aveva spento la colonna di magma. Chiese indicazioni per l'ospedale, la voce calma e impassibile. Si diresse verso di esso, dando una rapida occhiata in giro e impedendo ad alcune case di crollare*


"Tsurikari, non perdere tempo in ospedale, quel luogo non è sicuro.

Il nemico conosce le vostre difese, sa le vostre tattiche. Lascia perdere, falli uscire. Dirigetevi alla montagna. Distraete solo Akane con la vostra presenza, e a lei serve spazio.

Tsurikari, devi assistere a questa battaglia. Raggiungimi."


*un messaggio inviato telepaticamente, lanciato senza volontà di celarsi. Se ci fosse stato un sensitivo in ascolto, lo avrebbe intercettato sicuramente. Ma non era importante.*








Non è impossibile ma sfianca scrivere dal cell
 
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view post Posted on 12/7/2015, 19:35     +1   -1
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Terminato il recupero delle famiglie indicate, Hakurei le scortò fino al rifugio designatogli. Giunto sul posto, le circostanze lo portarono a ricongiungersi a Jurobei - a Tsukiyama e Orinosuke probabilmente erano state assegnate altre zone da salvaguardare.
"Hakurei, anche tu qui!"
"Pare di si. La situazione non sembra delle migliori."
La calca pareva aumentare esponenzialmente, man mano che i genin giungevano con il proprio gruppo di protetti.
"Si, purtroppo; ma post'ora sembra sia stabile. Speriamo che duri."
Il caos, come anche Hakurei aveva constatato poco prima, sembrava in effetti stabile. Le operazioni di smistamento all'interno dei rifugi della zona procedevano, cariche di angoscia e tensione, ma prive di alcuna traccia di caotico terrore, di gran lunga il più periglioso sentimento in una situazione simile. Vi era ormai un consistente gruppo di genin all'opera sul posto, quando un giovane Chunin, visibilmente sudato per la calura crescente - ma, pensò Hakurei, forse anche per un filo di ansia percepibile sul suo volto - li avvicinò:
"La situazione sta capitolando: sbrigatevi a metterli in salvo, non c'è un minuto da perdere!"
Parlò a voce talmente alta, talmente seria nella sua scanzonata solennità da indurre una prima, lieve crepa nell'animo dei cittadini nei paraggi, così come nell'animo di alcuni genin:
"Cosa credi che stiamo facendo?" gli rispose Jurobei.
"Abbassate la voce..." intimò loro Hakurei, con un placido gesto della mano: "Più veloci di così non possiamo andare, restiamo lucidi: manteniamo l'ambiente più tranquillo che possiamo, scortiamo con calma i cittadini e nessuno si farà male. Aumentare la velocità farebbe solo aumentare la confusione, rallentando le manovre e aumentando i rischi."
"Ma non capisci? Sembra che la stessa Dea Amaterasu sia scesa su Konoha per punirla, a monito della superbia di tutti i Villaggi Ninja!"
"Amaterasu? ma che cazzo stai di..."
Senza alcun accenno a divenire più flebile, la voce del Chunin arrivò ai rifugiati più vicini, i quali furono visibilmente percorsi da un sussulto di terrore: "La dea Ameterasu? Qui per punirci?"
Com'era ben prevedibile, la voce di questi cittadini, fu altrettanto alta, il che la fece rapidamente diffondere nell'intero gruppo d'attesa.
"Amaterasu..." pensò Hakurei "Ma chi diavolo ha tirato fuori questa storia?"
Lui conosceva la "verità": Hyou la Pantera stava attaccando Konoha, a nome della demoniaca e misteriosa Alba. Ne era sicuro: non c'era nulla di trascendente in quella situazione. O forse si? Dubbi assai stupidi. Il fuoco e il calore che percepiamo sono frutto delle Salamandre ninja, pensò, non c'è nessuna vanitosa entità cosmologica, antropomorfa e tracotante, dietro tutto questo. Lui lo sapeva.
Dai comportamenti che andavano assumendo le persone nei dintorni, i cittadini soprattutto, ma anche molti genin della squadra di scorta - compreso Jurobei - sembrava essere l'unico a conoscenza di come stessero realmente le cose: "Che situazione buffa".
Una dopo l'altra, mentre il caos lentamente allungava le sue spire su shinobi e rifugiati, una serie di domande prendevano forma nella sua testa, simultaneamente, senza che potesse controllarle. Si stava assentando dal mondo un'altra volta, in una situazione in cui non gli era in alcun modo concesso:
"Merda!" pensò: "Pensavo di aver ormai imparato a controllarmi in questi casi. Una per una, devo sbarazzarmi di tutte queste domante che mi si sono inchiodate nella mente: una per una, devo schiodarle dalla mia testa.
Chi ha tirato fuori la storia di Amaterasu?
E' irrilevante.
Perchè?
E' irrilevante.
Esiste davvero oppure è solo una leggenda metropolitana, come l'esistenza dell'anima?
E' irrilevante. O forse no, non esiste: non posso credere che esistano esseri talmente potenti e intelligenti che si comportano in modi così stupidi.
Possibile che tutti in questa zona se la siano bevuta in questo modo, così facilmente, senza controprove?
Si.
Non dovrei farmi avanti e riferire quello che so, per ristabilire un minimo di "verità"?
No, non farlo.
E ha senso scomodare la parola "verità" in una situazione simile?
No.
E verrei mai creduto se mi ergessi a suo portavoce indiscusso, quando tutti paiono sostenere il contrario?
Probabilmente no.
Ma dai, credo che mi ascolterebbero: come possono ritenere più probabile l'intervento di un'entità metafisica e atemporale rispetto a quello di un criminale pluri-ricercato e nemico giurato di Konoha?
Possono, fidati.
Non posso crederlo: perchè?
Perchè tu cerchi di vedere le cose razionalmente: ma come puoi parlare razionalmente a questa accozzaglia di persone che crede alle nazioni, fa veglie di preghiera, crede nel regno dei morti e sperare di essere preso sul serio?
Non è giusto, non è giusto parlare così: devo dargli una possibilità.
Non farlo.
E in ogni caso, la domanda più importante è un'altra: come cazzo ha fatto un consiglio di Kage e Contro-Kage a nominare Chunin un deficiente del genere?
Basta! non è il momento di pensarci: sembra stia arrivando qualcuno.
"
Assorto com'era nei suoi pensieri, venne improvvisamente destato dall'arrivo di un altro Chunin - probabilmente lo sciagurato ragazzo di prima si era defilato, da buon responsabile delle operazioni di assistenza alla popolazione, pensò Hakurei. Una giovane kunoichi, dai lineamenti delicati e i lunghi capelli cobalto, in parte raccolti in una coda lunga sin quasi alle ginocchia: di statura non particolarmente elevata, sembrava possedere un'innata sinuosità nei movimenti; innata, come l'abilità che i suoi occhi lasciavano intendere possedesse: il colore, candido come la neve, del byakugan.
Pareva molto conosciuta dai presenti, tant'è che quando la videro sopraggiungere, sembrò calare una calma irreale sulla soglia del rifugio, ormai saturo.
"Questo rifugio è al collasso, portateli più a nord!" intimò ai genin presenti, raccoltisi intorno a lei in attesa di istruzioni: "Troverete una residenza e una donna dai capelli cerulei ad attendervi! Non c'è tempo da perdere, soprattutto se ci sono feriti! L'ospedale è troppo distante da qui, ma quella donna è un medico esperto e potrà aiutarvi. Cercate di mantenere la calma e di raggiungere al più presto il rifugio designato."
I genin presenti non batterono ciglio agli ordini di un loro superiore e, benchè inizialmente spaesati, si impegnarono a eseguirli al meglio delle loro possibilità: si accinsero a raggiungere i cittadini, pronti a scortare coloro in eccedenza verso il rifugio indicato.
Erano già scattati, quando la giovane diede un ultimo richiamo, verso Hakurei; in procinto di avviarsi verso i cittadini, le si avvicinò energica, cosa che gli permise di scorgerla con la coda dell'occhio: "Mi sembri il più grande. Guidali fino al rifugio e portali in salvo. Conto su di te."
"Va bene." Sorpreso e spiazzato, rispose d'istinto a quella domanda, nella foga dell'azione: "Ma che ca..." Non appena si girò, la giovane era già svanita, diretta probabilmente verso altre zone del villaggio a cui occorreva la sua supervisione.
"E questo che vuol dire, "capo"? " gli chiese Jurobei, che aveva osservato quel breve intermezzo, dando a vedere un'espressione ben più sbigottita di Hakurei.
"Cosa? Muoviamoci, portiamo i cittadini dove ha detto la ragazza."
"Come cosa? Ma che vuol dire? La conosci?"
"No."
"E allora perchè ti ha detto "conto su di te"? "
"Ma che ne so! ti prego Jurobei, non stressarmi: pensiamo a portare questi tizi lì."
"E poi sono io il più grande."
"Di sei mesi."
"Questo non centra."
"Come vuoi..."
"E allora perchè tutti questi "sembri il più grande", "conto su di te", "ti nomino il capo della squadra" e bla bla bla e via dicendo."
"Tu sei pazzo: ma quale capo? Ha solo affidato a uno a caso che ha visto un compito di supervisione, tutto qui."
"Chiamasi "capo": e dimmi, perchè non io?"
"Perchè ero il più vicino"
"Di due centimetri: perchè ti ha ritenuto migliore di me?"
"Chiamasi "superficiale giudizio estetico". "
"Vai a cagare!"
"Appena arriviamo al rifugio ti passo lo scettro, per adesso concentrati solo sul nostro compito."
"Vai a cagare due volte!"
"Anche io ti voglio bene" concluse finalmente Hakurei, stremato quasi se non più di quelle ore di corse estenuanti lungo il villaggio.
Giunto nei pressi della folla, alcuni cittadini sembravano ancora storditi dalle idiozie proferite dal Chunin pochi minuti prima.
"Merda... devo proprio?" Hakurei le sentì, e suo malgrado fu costretto ad avvicinarsi a quelle persone: "Signori, state tranquilli: la ragazza mi ha riferito che non siamo vittime di nessun attacco di entità divine o demoniache. Quel giovane, come mi è stato riferito dalla ragazza, si è fatto prendere la mano, dando per buone insulse voci di corridoio. E' tutto sotto controllo, adesso vi scortiamo verso un rifugio libero, poco distante da qui."
Mentì, in modo spudorato. Davvero un bel portavoce della "verità".


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Le operazioni si svolsero senza grossi imprevisti: l'intervento provvidenziale della giovane aveva rasserenato gli animi, e il rifugio da lei indicato era ormai ben visibile. Hakurei aveva cercato di svolgere il suo compito senza essere prevaricante, guidando il gruppo senza quasi darlo a vedere agli altri genin, senza essere opprimente nelle loro scelte individuali.
"Ma questa... non è un rifugio"
Poi rifletté meglio sulle parole della giovane: aveva parlato di "residenza", non di "rifugio". Una donna dai capelli cerulei gli attese sulla soglia della residenza, com'è indicato dalla kunoichi. I suoi occhi erano monito dell'appartenenza allo stesso clan di quest'ultima.
"Presto venite!" intimò loro: "Ho allestito la casa ad ospitarvi meglio che posso."
"Grazie infinite, signora: non era necessario."
"Che cosa la spinge" pensò "a mettersi talmente in gioco per qualcosa che, in fondo, non le appartiene? Ci sono già diversi shinobi in azione, e diversi rifugi messi a disposizione. Ci ha indubbiamente semplificato il lavoro, indubbio, ma... a che pro? Tutto questo, aprirci le porte di casa sua, aprirle a gente che neanche conosce e di cui non ha mai sentito parlare: perchè?"
Dubbi destinati a restare suoi, e solo suoi, avvinghiati strettamente nella trama dei pensieri.
Il più pareva ormai compiuto: i cittadini erano stati scortati nella residenza, e sempre più rifugiati accorrevano col passare del tempo, anche loro probabilmente provenienti da rifugi sovraffollati. Guardandosi attorno, desideroso di accertarsi che le operazioni procedessero con la giusta accortezza, notò nuovamente la Hyuga: poco distante da lui, stava china, intenta a parlare con un bambino dai capelli scuri.
"Capisco che vuoi gettarti nella mischia, ma puoi essere utile in altro modo. Entra in casa, prenditi cura della mia sorellina e aiuta mia madre con i feriti."
"Come pensavo, quella signora è sua madre: la somiglianza era innegabile."
"In questo modo saresti di grande aiuto sia a me che a queste persone."
Il bambino, notò, aveva un'espressione tutt'altro che estatica: le parole della kunoichi dispiegarono ai suoi occhi la natura di quel disagio.
"Voglia di gettarsi nella mischia: quanta infantile, ingenua avventatezza..."
Sentì una mano cadere sulla sua spalla, e voltandosi di scatto vide Jurobei, sorridente: "Tutto procede bene: i cittadini affidatici sono ormai stati messi in sicurezza. Almeno per ora."
"Ah bene, bene."
"Oh guarda quella è la Chunin che ci ha indirizzati qui" disse indicando con lo sguardo la giovane: "Certo che è stata davvero gentile, ci ha semplificato di tanto il lavoro. E ospitare tutta questa gente in casa poi, immaginati che casino?"
"Lo immagino, si"
"Un bel peso da accollarsi, non ti pare?"
"Puro spirito di abnegazione, Jurobei: puro spirito di abnegazione." disse girando le spalle al compagno dirigendosi verso un altro indaffarato gruppo di genin, atto a sincerarsi delle loro condizioni.

Edited by Ggiulio14 - 13/7/2015, 00:21
 
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view post Posted on 13/7/2015, 20:24     +1   -1

Solo chi assapora la morte, può gustare appieno la vita

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L’ ospedale della Foglia brulica di personale pienamente attivo, ancora prima che giungano i feriti. Se qualcuno lo sorvolasse dall’ alto, ad una distanza notevole potrebbe notare la sua somiglianza ad un formicaio; infermieri e medici, ninja e non, si muovono in continuazione, in alcune aree sembrano essere impazziti con un andirivieni molto dinamico.

Tutti corrono in tutte le direzioni, quando viene portato a termine un obiettivo ecco che ve ne sono altri e di conseguenza le cose da fare sembrano non finire mai. E’ in quel trambusto che si trova Inochimori, insieme ad un gruppo di genin nuove leve del reparto medico di Konoha; sono stati tutti smistati per dare una mano nell’ organizzare al meglio ogni reparto e settore. Quando i primi feriti arriveranno deve essere tutto pronto per accoglierli al massimo dell’ efficienza. Tale sistema di pianificazione d’ emergenza viene organizzato attorno alle figure dei migliori ninja medici della Foglia, i chunin gestiscono interi reparti e capeggiano i genin, mentre i Jonin si occupano di interi settori dell’ ospedale coordinando le attività dei chunin. A capo di tutto questo, vi è la mente precisa e da calcolatore di Hachi Yamanaka, braccio destro dell’ Hokage.

Inochimori viene chiamato fuori dall’ edificio, appena varcata la soglia, il suo sguardo si sofferma su Hachi-sama che sta dirigendo un gruppo di Jonin per innalzare una barriera attorno all’ ospedale. E’ quello il centro nevralgico di tutta la retroguardia di Konoha. Chi è in prima linea ha bisogno di sapere che le sue spalle siano coperte dall’ assistenza di moltissimi ninja medici, dai più piccoli ai più grandi in quel campo.

Con una prima occhiata riesce a discernere anche Reiji Kazuma, il medico che ha supervisionato il suo tirocinio. Nell’ ampio spazio davanti l’ ospedale vi sono anche altri genin e dei chunin, tra cui Sayuri. E mentre è lì che osserva la scena gli si avvicina uno shinobi dal parlare e dal fare concitato:

“Hey tu! Non stare lì impalato! Vieni a darmi una mano…Ascoltami, dobbiamo fare in modo che ogni singolo medico abbia una dose sufficiente di tonici. In ques……”

Un verso terrificante invade Konoha. Stavolta è molto più potente di quello sentito la prima volta dal Senju…ma soprattutto è più vicino e fa gelare il sangue, per un istante Inochimori rimane bloccato. E’ pietrificato dalla paura. Come se non bastasse quel ruggito è accompagnato da un frastuono distruttivo che proviene dai cancelli principali di Konoha. Poi, un bagliore arancione ed un getto di fiamme che si sprigiona nel cielo di Konoha. Cenere, fuoco, calore ed esplosione. Ha tutta l’ aria di essere un’ eruzione vulcanica; per un istante, il suolo sotto i loro piedi trema e Konoha sembra dover esplodere da un momento all’ altro.

“Sono qui!…Sono arrivati!”

E’ questa l’ unica cosa cui riesce a pensare il genin, non esiste nient altro nella sua mente, come se fosse intrappolato in una genjutsu, isolato da tutto quello che lo circonda. D’ improvviso, uno scossone che parte dalle spalle e ritorna alla realtà. Davanti a lui il ninja di prima che lo scuote, tentando di infondergli coraggio, con un’ espressione mista tra oppressione e convinzione, mentre varie gocce di sudore freddo gli bagnano il viso.

“Ragazzo…ragazzo, non ti deconcentrare! A-ascoltami…hai ca-capito quello che ti ho detto?! Ogni medico deve avere la sua razi-zione di tonici; in questa scatola ci sono quelli calmanti per i pazienti e in quest’ altra quelli che potenziano le abilità dei ninja…po-potremmo aver bisogno di ingaggiare degli scontri. Prendi tre tonici per ogni scatola e distribuiscili ai ninja medici che vedi qui intorno….è tutto chiaro?!”

“Si….si ho capito, ogni medico deve avere sei tonici, tre per tipo!”

“Bene ragazzo cominciamo, non c’è tempo da perdere!”

Inochimori inizia così ad eseguire quell’ incarico che certo, in quella situazione, deve sembrargli minimo. Distribuire tonici non è certo la massima ispirazione di un ninja medico ma non c’è tempo per fare gli eroi, ogni compito, anche quello più insignificante è utile per salvare delle vite. Dopo quello che ha appena sentito poi, la concentrazione è calata drasticamente; tuttavia, un nuovo barlume di speranza si accende in lui quando sente nella sua testa la voce di Hachi-sama, il quale come un vero leader tenta di risollevare gli animi di Konoha, che sembra dover finire incenerita sotto il fuoco nemico.
Quelle parole centrano il bersaglio, almeno in Inochimori. Eppure nello stesso tempo lo portano a riflettere.

”Solo…DUE! Ma che genere di nemico abbiamo di fronte?! Sono in due e riescono ad irrompere così nel villaggio della Foglia!”

La sua situazione psicologica degenererebbe se non vi fossero le successive parole dello Yamanaka ad incoraggiarlo. Il suo senso di responsabilità, cresce ancora di più quando il braccio destro di Akane gli affida un incarico specifico. Il Senju sta infatti correndo con sei tonici in mano in direzione di un Jonin vicino lo Yamanaka. Il capo squadra lo nota e chiamandolo per nome, dettaglio che Inochimori interpreta come un segno di fiducia, gli assegna il compito di procurarsi dei rifornimenti sanitari e portarli ad una kunoichi verso la montagna degli Hokage.

Con un piccolo cenno del capo Inochimori dà un segnale di approvazione e poi si volta verso il suo superiore insieme al quale stava eseguendo l’ incarico dei tonici. Quest ultimo, avendo udito il comando di Hachi, congeda il giovane che così corre via, verso l’ ala est dell’ ospedale.

Appena entrato, inizia a fare mente locale sui suoi obiettivi; si rende subito conto che un aiuto è necessario. In due, per non dire in tre, possono trasportare più rifornimenti e soprattutto sarebbero più rapidi; per non parlare del fatto che vi sono più probabilità di portare a termine il compito se succede qualcosa ad uno di loro nel tragitto. Sì ha bisogno di una squadra!.

”Dunque vediamo, ho bisogno di aiuto…ma non voglio ragazzini troppo timidi che si lascino prendere dal panico, né quelli che per manie di protagonismo si farebbero ammazzare in pochi minuti. Ho bisogno di gente affidabile, o i rifornimenti non arriveranno mai. Sayuri e tutti gli altri chunin sono fuori discussione, devono rimanere qui per guidare i gruppi di genin...”

Lo sguardo comincia a spaziare in ogni direzione, nel tentativo di individuare le persone giuste ma sa bene che non può perdere troppo tempo. Temporeggiare può essere controproducente, il tempo è una risorsa preziosa in quei momenti; più preziosa di tonici, bende, barelle e quant altro.

In un istante, però, la situazione viene capovolta. Una voce risuona nuovamente nella sua testa, una voce che conosce…non è Hachi-sama….è Sabaku no Keiichi. Lo riconosce perché il nome Tsurikari è quello datogli da Keiichi stesso.

”Non può essere…è lui! Che diamine ci fa qui?! Mi sta cercando…non credo voglia farmi del male, ma devo fare qualcosa…e subito!”

Il Senju non ha intenzione di sottostare agli ordini di Ashura, il ricordo dell’ incontro con il Sandaime è ancora vivo dentro di lui. Anche le parole pronunciate dall’ Hokage, da Hachi e da lui stesso sono fresche nella sua memoria; eppure non pensava che il momento di mettere in pratica quei discorsi sarebbe giunto così presto. Che fare? Non può certo affrontare in combattimento un uomo come Keiichi, sarebbe pura follia, un’ opzione che Il Senju esclude immediatamente.

”Pensa Inochimori…pensa dannazione! Non voglio ritrovarmi ancora da solo, faccia a faccia con lui…ma che cosa sta farneticando? Ha detto che l’ ospedale non è un luogo sicuro, perché? Perché vuole che lo raggiungo?...e se…no! Non se ne parla è troppo pericoloso da solo….da solo?!…Ma certo! L’ Hokage ha detto che dovrei cercare la compagnia degli altri shinobi, se mi dovesse accadere un’ altra volta”.

Inochimori sceglie quindi di dare seguito a quell’ intuizione e in quel momento l’ unico nome che gli viene in mente è quello di Hachi Yamanaka, anche per via del modo di comunicare di Ashura, molto simile a quello del Capo della divisione medica.
Scattando fuori, si dirige senza indugio verso il Jonin chiamandolo a gran voce:

“HACHI-SAMA! E’ QUI! Ho sentito la voce di Keiichi nella mia testa!”

Giunge con l’ affanno presso lo Yamanaka e non senza tensione nel volto, tensione che gli impedisce di dare spiegazioni esaustive.
 
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view post Posted on 13/7/2015, 23:53     +1   -1
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*Impegnato nello smistamento dei soccorsi Hachi aveva già preso a carico i primi feriti gravi, due shinobi che si erano visti travolgere dalla furia incandescente di Reshef. Uno presentava ustioni sul quaranta percento del corpo, due costole rotte e un'emorragia interna mentre l'altro, decisamente meno fortunato del primo si era visto amputare una gamba, la sua carriera poteva dirsi rovinata per sempre.
Di nuovo davanti ai loro occhi si presentavano gli orrori della guerra, il sangue, le urla, la tensione nell'aria. Rivivere quell'incubo a così poca distanza dal lungo conflitto fece riaffiorare nei cuori di ognuno l'inquietudine e lo stesso Hachi non poteva dire di esserne immune. A corto di strumenti e con le mani occupate con gli ijutsu quando arrivò l'ennesimo ferito il capo medico finì per strapparsi un lembo della manica con i denti ottenendo così una garza di fortuna da applicandolo sulla ferita: in un lampo si tinse di rosso.*


"Hey tu, avvicinati un attimo ho bisogno di aiuto, tieni stretto qui e premi a fondo per contenere l'emorragia mentre rimargino la ferita.. .. .. grazie, puoi andare. Come procede laggiù con la rianimazione? Fatemi dare un'occhiata.. uhm non ci siamo ha una brutta cera, dovete mantenere il ritmo, è importante trovare il giusto equilibrio, così.. ecco, abbiamo il battito, è tornato tra noi e io-non-sono-un-mago, non osare dirlo Kiyo. "

*In risposta a quell'ironia poco distante una donna in carne con le dita dece come per chiudersi la bocca con una zip, presa in contropiede l'Akimichi in camice bianco non potè fare la sua solita battuta per elogiare il primario.
Per fortuna anche in momenti di crisi c'era chi riusciva a strappare un sorriso, il legame che univa quei medici era indiscusso e servì per dare la carica ai più inesperti così come per rassicurare i feriti coscienti e quelli di passaggio.*


"Okay non fiato senpai... .. ..però davvero chi non vorrebbe avere le sue manine d'oro? "

"Guarda il lato positivo, con quelle mani puoi coprire più spazio e diffondere meglio il chakra curativo."

"Eeeh prende in giro?! "

"Sono serissimo non vedi? Su su, forza, portalo dentro e somministrategli dieci cc di anticoagulanti! Qui che altro abbiamo?"

*Eseguita una rianimazione d'urgenza il jonin lasciò la sua sottoposta con quel dubbio e vedendola allontanarsi rise sotto i baffi: la sua ingenuità era un dono.

Guardandosi attorno lo Yamanaka scoprì che il Senju a cui aveva dato delle direttive era ancora nei paraggi a ciondolare, cosa gli diceva la testa, Kanae aveva bisogno di quei rifornimenti e Ora. *


"Che ci fai ancora qui non ti avevo detto di andare? Cosa, dove.. Qualunque cosa ti dica non prestargli ascolto Inochimori e fa come ti ho detto. Trova qualcuno, prendi il necessario e vai, non c'è tempo da perdere, Kanae ti sta aspettando, immagina se tra i suoi pazienti ci fosse un tuo familiare o un amico, non vorresti che i rifornimenti arrivassero subito? Bene e allora corri! "

*Difficilmente lo avevano visto così stressato ma quel giorno probabilmente avrebbe rotto tanti primati. Aspettandosi di veder scattare il Genin Hachi si fece sostituire e concentrandosi unicamente sulle sue doti di sensitivo andò in cerca del chakra di Sabaku Keiichi; conosceva bene il colore e l'intensità della sua presenza eppure dovette faticare non poco per scorgerla in lontananza, nei pressi della battaglia. Qualcosa era cambiato in lui, in profondità.. non era lo stesso uomo che aveva conosciuto un tempo.*

( Keiichi-dono! Siete uscito allo scoperto finalmente, proprio come ai vecchi tempi. Siete libero di dare una mano sul fronte così come per i soccorsi, informerò gli anbu e il Sandaime.)

*Nell'indecisione in lui prevalse l'indole buona e forse un po' ingenua, la presenza del Rosso a Konoha Doveva essere un buon segno. Aspettando una reazione in quella comunicazione privata il jonin vide sfrecciare alle sue spalle nuovi soccorsi e la frenesia del momento lo portò a chiedergli un favore, quasi supplicando.*

( Fidatevi di me per le difese e l'unica cosa che vi chiedo, non diffondete il panico, Inochimori è già abbastanza confuso dal vostro ultimo incontro.. )

*Pronunciò quelle parole come fosse in cerca di un riconoscimento, qualsiasi medico riconosceva nell'ex Kazekage come un kami della medicina e conservando gelosamente i suoi insegnamenti, Hachi non era da meno nonostante gli invidiasse il profondo legame che lo legava alla donna che amava. Su quel piano tuttavia era certo che non l'avrebbe mai eguagliato, la storia che li aveva uniti aveva lasciato un segno tale da far scomparire qualsiasi paragone sul nascere.*

 
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