|
| Akane Uchiha - Timeskip [2/3]
~ 大手印: Mahāmudrā | Samsara no juin ~ La ruota gira, è il Karma
~ 19 Luglio 249 DN ~ Konohgakure no sato [ Ospedale - Ore 02:00]
Non c'è dolore più bello per una donna, gliel'hanno ripetuto un'infinità di volte durante quei mesi di corso preparto eppure, giunto il momento, Akane avrebbe preferito impugnare una delle sue wakizashi, incidere l'addome ed estrarre i gemelli dal suo grembo con le sue stesse mani. Quelle stesse mani però non riescono ad afferrare il nudo e freddo metallo delle sue lame, prima di essere portata d'urgenza in sala operatoria è stata spogliata del suo equipaggiamento e per quanto si affanni nel cercare qualcosa a cui aggrapparsi per esorcizzare quel dolore nel basso ventre, le dita affusolate trovano solo la stoffa candida delle lenzuola. Stringendo quei lembi arriva a far sbiancare le nocche, segno che il dolore si acutizza ad ogni spinta che le viene richiesta e l'unico appiglio saldo diviene la mano grande e forte di Hachi.« QUELLA avrebbe dovuto dirmi che sarebbe stato un infern-OHHHAWWW!» « Sssh, coraggio, non dire così, hai superato di peggio. Ce la farai. Ce farete tutti e tre chiaro?» « Respiri. Respiri a fondo signorina.» « MA IO STO RESPIRANDO. » - FUFH..FUFH.. - « NON LE PARE? NON TI PARE HACHI AH?? » La frustrazione e la stanchezza accumulate in quelle ore l'hanno resa a dir poco irritabile e ormai al limite cerca il sostegno della sua metà che annuendo dietro la mascherina sostiene il suo sguardo furioso cercando fino all'ultimo di non farle guardare la sotto dove una chiazza di sangue sta iniziando ad aprirsi impregnando le lenzuola. Respira insieme a lei sopportando la stretta della sua mano ma ad un certo punto non può evitare di incrociare lo sguardo con Ayumi che assiste di fronte a lui, dall'altro capo del lettino su cui l'Uchiha siede con le gambe divaricate. Per quanto repentino lo scambio viene subito notato dalla donna in travaglio e avendo un telo teso davanti a sé che le copre la visuale dalla vita in giù non può che fulminare prima il biondo e poi l'altra con espressione interrogativa e preoccupata al tempo stesso.« Che c'è?» « N-niente, continua a respirare con me.» « HO DETTO CHE STO RESPIRANDO!» E il prossimo che le intima di respirare rischia di implodere per mezzo del Kamui sigillato nel suo mangekyou. Questa volta però il Primario si salva e il collo sudato della mora scatta verso destra in un moto spastico.« Allora che c'è Ayumi??» « Ecco io non so se..» Rifugiando lo sguardo nei monitor alle sue spalle temporeggia ma sentendo la pressione su di sè l'assistente alla fine cede, giusto in tempo per soffocare nuove urla da parte della paziente illustre. Mantenendo lo sguardo basso si volta in senso antiorario e con una mano va a sollevare il lenzuolo lordo di sangue permettendo all'altra di vedere e di sbiancare tutto d'un colpo. Il tempo sembra fermarsi per davvero e senza che possa farci nulla con la mente rivive la sua esperienza passata, a quando un allenamento intensivo l'aveva portata a perdere il primo figlio. « Hey, non guardare il sangue, guarda me.» Hachi si allunga su di lei per strappare via il lenzuolo dalle mani dell'assistente come per allontanarla. Quella non era stata una mossa saggia ma il tempo di rimproverarla venne come sovrascritto dal bisogno di calmare la madre dei suoi figli che stava andando chiaramente nel panico mentre dall'altro capo del lettino l'ostetrica continuava ad incitarla a vuoto.« Respiri a fondo, signorina, vedo la testa.» « ..» Contrariamente alle aspettative l'esortazione a respirare da parte dell'ostetrica non apre nessun varco spazio-temporale e anzi, l'Uchiha non reagisce affatto, dopo aver visto il sangue l'incubo di un aborto si è materializzato nella sua mente come il peggior incubo di sempre facendole perdere di colpo le poche forze rimastele. Le gambe di rimando vengono lasciate cadere morbide di lato ed è solo grazie al divaricatore se non abbandona la posizione richiesta. « Avevi ragione.. non sarei dovuta partire per quella dannata missione, Hikari è più forte di quel che pensa-AAAHWH!!» « Le ho detto di spingere al mio tre signorina.» le comanda l'ombra dell'ostetrica. E io le ho detto che ci sto provando!» Risponde a quella voce senza volto, un'ombra proiettata sul telo azzurro per mezzo dei fari luminosi sopra le loro teste, una sagoma che fatica a mettere a fuoco. Il freddo che aleggia in quella sala operatoria aggredisce le sue membra quanto la sua mente, perfino la voce di Hachi le sembra distante mentre sente la vita scivolare via dal suo grembo. Sta per svenire, questo è l'unica cosa che sente tra una fitta e l'altra e ad un certo punto di quell'altalena di contrazioni lascia andare la testa che sprofondando nel cuscino viene circondata dai capelli completamente zuppi di sudore. « Resta sveglia Akane forza. Hei. NO! No, no, ho detto sveglia, resta sveglia Akane forza! Apri gli occhi oi! Sveglia, sveglia, E' IMPORTANTE, DEVI RESTARE SVEGLIA AKANE MI HAI CAPITO!? » Pur di farla restare cosciente con l'altra mano inizia a schiaffeggiarla dolcemente e sembra riacciuffarla per un pelo. Riaprendo gli occhi al richiamo riesce a voltarsi sulla guancia sinistra, la voce ferma del biondo è l'unico appiglio che la tiene ancorata a quel mondo. « Ecco brava, ascolta la mia voce amore, guardami negli occhi e pensa a quando.. » Eppure mentre la guida in quell'impresa cercando di farle pensare ad altro, Akane inizia a delirare. Per quanto desiderasse ringraziarlo, allungarsi a baciarlo e dirgli molte cose, alla fine tutto si riduce ad uno sguardo intimo e pregno di sentimento che lui non ha nemmeno bisogno di decifrare. Ogni parola è superflua, sono ben lontani i tempi in cui per capirla aveva bisogno di utilizzare le sue abilità telepatiche.« Uno, due.. SPINGA!» « Ascoltami, quel sangue non significa nulla. Non devi pensare che la storia è destinata a ripetersi, sarai una mamma magnifica lo sai non è vero? La mamma di due magnifici gemelli. La migliore del mondo.. » Lo ascolta e vuole credergli con tutta sè stessa però la testa non fa che affossarsi sempre più nel cuscino portando la schiena ad inarcarsi all'indietro e il corpo a contorcersi dal dolore rischiando di chiudere le gambe e rompere il divaricatore. E' ormai chiaro che ciò a cui stanno assistendo non è un parto normale e l'ostetrica china tra le sue cosce lo sa bene, così come il Primario che non ha mai smesso di stringerle la mano. L'assistente invece ormai controlla i monitor senza capirci più nulla, dei presenti è quella meno convinta, il suo approccio alla medicina è molto istintivo e non accademico come quello degli altri due, sa che con l'epidurale non dovrebbe avvertire tutto quel dolore. L'equipe intera, compresi quelli spalmati sulla parete opposta in attesa del grande evento, tutti sanno che non potendo procedere con un taglio cesareo per le complicazioni pregresse hanno come unica possibilità quella di affidarsi alla forza di volontà di Akane. Assistere da vicino e non poter fare nulla per aiutare quel miracolo della natura è una vera tortura e con molte probabilità, dopo quell'esperienza, Ayumi non avrebbe messo mai più piede in una sala operatoria. «Perchè..?»Le voci sono poco più di un sussurro e incapaci di raggiungerla finiscono per farla preda di quell'ombra tetra e sinistra che inizia ad avvolgere tutto quanto. Inghiottita dal vuoto più nero si sente esclusa e sconfitta e si sarebbe arresa se non fosse stato per quel filo di luce dorata e tagliente a piovere dall'alto, l'unico residuo di quello che sembra il grande faro della sala operatoria puntato su di lei. Nonostante le rassicurazioni di Hachi arriva alla stessa conclusione degli altri e capisce che quello che le sta accadendo non è normale, non ha mai provato un dolore simile nemmeno nelle peggiori ferite riportate in battaglia, perfino quando rischiava di sputare a forza un polmone o quando le sue budella rischiavano di sgusciare da un taglio all'addome. I due bambini si agitavano nella placenta scalciando e rigirandosi fino a strappare le adiposità dalle pareti intestinali e dall'esterno non era un bel vedere, il suo pancione sembrava contenere un demone informe intento a strappare le carni e farsi strada pur di venir fuori dall'ombelico. Chiaramente con tutti quei movimenti non era possibile intervenire manualmente ma continuando in quella maniera i piccoli avrebbero finito per soffocare e prima ancora lei sarebbe morta dissanguata. Sopra ogni altro, sentiva un dolore acuto sotto le costole e il braccio sinistro tenuto per mano da Hachi era indebolito, come prosciugato delle sue forze. Un'embolo forse, ma più di ogni altra cosa v'era quel trapanare nel cranio che da ore non voleva lasciarla in pace, era come se le tempie venissero compresse dai lati con una pressione di una tonnellata.
Ayumi si affanna e così Hachi, la confusione è totale e nonostante gli sforzi, il defibrillatore e le migliori tecniche, alla fine si sente un "bip" che, acuto e continuo, decreta la morte clinica di Akane Uchiha.* * * * «Non era scritto nel mio destino, è questo che volete dirmi?»Il gelo convogliato nelle sue ossa le fa pronunciare parole di rassegnazione udibili solo nella sua testa, lì dov'è finita nessuno la ascolta, abita una dimensione parallela che almeno in apparenza non differisce molto dalla realtà. Quelle due braci che ardono nei suoi occhi si stanno spegnendo, le pupille sono ristrette e così le tre tomoe dello sharingan che, puntate verso l'alto, si muovono a seguire una forza invisibile e fluttuante che si nasconde dietro quel fascio di luce accecante.«Perché me l'avete portata via?» la gioia di essere madre, intende. «I miei peccati sono solo miei, loro sono solo anime innocenti.» e lasciando perdere per un attimo quella presenza spettrale rifugia lo sguardo dietro le palpebre tumefatte. Tra il sangue a lordare le sue vesti e il cado-umido che percepisce tra le gambe, sono le sue mani a muoversi, si sollevano verso l'alto, deboli e tremanti ma che chiudendosi sono convinte di afferrare qualcosa d'intangibile.«Voi. Kami. Non mi avete più in grazia, il veggente mi mise in guardia ma non gli diedi ascolto.»Gli Dei spesso sottopongono gli umani a sfide impossibili per metterli alla prova e in tal senso Akane più di una volta li ha sfidati ma è ormai da qualche tempo che percepisce su di sé quella specie di cattiva sorte. Certo il tempo è stato clemente con lei, prossima a superare la soglia dei trenta la sua bellezza è rimasta intatta, il fascino magnetico racchiuso nel suo sguardo fanno ancora invidia attirando le attenzioni dell'altro sesso, doti che non sono servite a portarla dov'era arrivata ma che non guastano. Akane del resto era sembrata baciata dalle stelle da quando era poco più che una bambina, chiunque avesse attorno finiva per assecondarla, per ammirarla e quasi per venerarla: da sempre risplendeva di una forza e di un temperamento secondo solo alla sua volontà di far bene e di fare ciò che era giusto. Proteggere e servire erano i dettami di Konoha e con il tempo, investita di un ruolo che non aveva mai ambito a ricoprire, li aveva fatti suoi. Dopo essere stata tradita e manipolata dal Consiglio di Konoha ne era diventato il simbolo e oltre, dopo un travagliato decennio di battaglie le viene servito il conto. «Il tempo mi ha trasformato in ciò che più disprezzavo, è per questo che devo pagare?»Chiede retorica e nonostante la rabbia a consumarla pronuncia quelle parole con una calma surreale. Le sue parole sono dirette verso quel flutto visibile solo ai suoi occhi mentre è in bilico tra la vita e la morte. "Devo pagare" - ripete - e poi, senza aspettarsi una risposta, le lacrime scavalcano inavvertitamente la diga formata dalle palpebre finendo per scivolare giù a valle. Si è dovuta macchiare di molti crimini, ha dovuto fare tanti sacrifici e prendere decisioni dolorose ma nulla di tutto ciò ha un senso dinnanzi alla morte prematura dei suoi bambini. «Gli innocenti non si toccano.» Il tono cede, s'incrina e le corde vocali vibrano dietro la caparbietà e la furia di una madre ostinata. La sua affermazione tuttavia per quanto pulita assume la connotazione di una preghiera e si sa, solo chi è colpevole prega. Davanti ad un'ingiustizia chi s'infuria è l'innocente. «E' me che volete, fatene ciò che volete ma lasciate vivere i miei figli.» Una supplica diretta alla misericordia della dea Amaerasu che intravede in quel raggio di luce dorata che l'acceca. Convincere lei significa avere l'appoggio di Izanami e Izanagi, kami della creazione che dominando il mondo intero tra cielo e terra arriverebbero a contagiare i mari e le risaie in cui Inari-ō-kami raccoglie i frutti della sua generosità. Ed è proprio a quest'ultimo che Akane si rivolge, al dio della fertilità.«Non vi ho mai adulati né maledetti ma se ci siete davvero lassù, credo di essermi meritato il diritto di replica.»La sua è una preghiera strana, di quelle che nell'esternare il proprio conflitto interiore risulta irriducibile e superba finendo per trasformare una supplica in un ordine, o per meglio dire, nella pretesa disperata di esigere ciò che le spetta. Non colpevole e non innocente, si sente nel mezzo. Stanca di attendere una risposta poi le mani ricadono senza vita sul lettino, le braci ardenti nei suoi occhi tornano a nascondersi nella notte fagocitandola in un abbraccio vuoto che dissolve anche l'ultimo raggio di speranza.
Tum Tum. Tum Tum
Tum Tum..
...
..
Dopo attimi di nulla scanditi dal battito rallentato e dal sibilo di un fischio acuto e continuo, accade l'impensabile.
D'improvviso non c'è più dolore, non c'è sporco nè sangue e perfino i pensieri sono annullati. In quel limbo è solo l'istinto di sopravvivenza a tenerla a galla e sospesa si accorge di vestire la sua uniforme, il suo mantello fiammante con i simboli di appartenenza. Il ventaglio Uchiha, il fuoco, la foglia, la rosa del deserto: tutto è in ordine ma senza esserlo, una sensazione impossibile da descrivere e che si concretizza quando dal fitto dell'oscurità si fa viva la presenza che abita e impregna ogni cosa in quello spazio. «Sei tu quindi, dovevo aspettarmelo.. Keiichi.» «...» «Non serve che mi spieghi.»Ma davvero non serviva? Il dubbio sorge spontaneo eppure lei si mostra finalmente serena. Trovarsi difronte al fantasma del sannin nel momento della sua fine non sembra una sorprenderla, impassibile lo osserva muovere quei pochi passi fino a giungerle difronte. Meno di un passo li divide e chiuso in quel suo silenzio d'amore eccolo che si sporge in avanti sfiorandole l'orecchio con le labbra. Akane, maestra negli inganni, sa di star vivendo qualcosa che esula dal terreno, eppure, nel sentire il suo fiato sul collo e non può che lasciarsi trasportare, si lascia sfiorare e accoglie quella tenerezza che non hanno mai saputo esprimere in vita. Un gesto reciproco che si fa calore, un'emozione che smuove le viscere dal profondo dell'anima e che la porta a toccarsi il bassoventre aspettandosi di trovare un pancione che però, abbassando lo sguardo. Non c'è.«Volevi far parte della mia vita a tutti i costi, ma era davvero necessario spingersi a tanto?»Accigliata lascia che il fantasma del Rosso accarezzi il suo addome senza mai davvero toccarlo, uno strato sottile infatti continua a dividere le rispettive dimensioni di appartenenza, un velo che attrae e respinge al contempo il terreno dall'ultraterreno, un confine già sfiorato a cui Akane inizia ad affezionarsi e che è tentata di oltrepassare. Qualcosa però le dice che non è la sua ora, riesce a percepire i sentimenti del Rosso e riabbandonandosi al buio lascia che le emozioni prendano forma nel vuoto che li circonda.La mente viaggia lontano nello spazio e nel tempo disegnando dolci colline che brillano di una rigogliosa e familiare serenità estiva. Coccolata da quella visione torna a muovere la mano e scopre che il suo grembo è tornato gonfio. Riaprendo lentamente gli occhi, ora scuri come la pece, vede la figura dello Shinigami venire consumata dallo stesso bagliore che l'ha annunciato, un raggio prospettico che li pone entrambi in alto. Stretti in quell'abbraccio fluttuano sul soffitto della sala operatoria, invisibile a tutti i medici sottostanti e alla versione terrena di sé. Il cono di luce però non attende oltre, composto di puro chakra è la rappresentazione massima dell'arte medica, un jutsu trascendentale che pur avvolgendo entrambi sembra colpire soltanto Keiichi. La sua pelle inizia ad abbronzarsi lentamente fino a carbonizzarla, pezzo dopo pezzo vede le sue membra disintegrarsi come carta tra le fiamme e conscia di ciò che sta accadendo, l'anima dell'Hokage non può che accogliere la sua scelta. Sospesa in aria come unica spettatrice risoluta di quel parto e di tutte le fatiche di quelle persone che vede affannarsi accanto al suo corpo terreno diventa testimone dell'ultimo sacrificio del kami della medicina. E' lui che ha invocato con le sue preghiere ed è sempre lui a scegliere per entrambi, nella vita ci sono costanti che non cambiano mai e arrendendosi all'idea Akane non può far altro che accettarlo e vederlo consumarsi mentre arriva a sacrificare la sua anima per lei. Per farla tornare in vita e poter essere eternamente al suo fianco.«Sarà meglio per te che funzioni a dovere. Dovesse andare incontro ad un destino come il tuo, verrò a cercarti.»Parla di suo figlio, la reincarnazione del fantasma che si sta dissolvendo nel nulla per tornato al tutto. In quel marasma di angoscia e rassegnazione trova la salvezza in quel gesto estremo, l'apprendere che l'erede dello Shinigami sarebbe nato è una notizia a dir poco rincuorante, infondo si parlava di un feto spuntato dal nulla; tutto era iniziato dopo i funerali di Keiichi, quando al terzo mese di gravidanza era spuntata una nuova vita nel suo grembo, un feto che parassitando sulla gemella aveva finito per creare tante complicazioni nella gestazione. Il suo nome? Dopo varie discussioni con Hachi aveva deciso di chiamarlo Kenji 健二: Il secondo figlio in salute.«Credo che sia ora di tornare..»Perdonati eccessi del suo perenne salvatore è pronta ad accoglierne il desiderio ma non senza apprensione. Ragionandoci, se davvero il sannin era riuscito a trovare il modo di creare un jutsu di reincarnazione prima di morire poteva significare che suo figlio aveva un destino già scritto. Le sarebbe piaciuto confrontarsi un 'ultima volta con il suo alter ego armato di falce, anche solo per carpire qualche informazione sul destino dell'infante come aveva già fatto per Hikari tempo addietro.. ma niente, con la morte del corpo e ora anche dell'anima, l'Occhio dello Shinigami era solo un ricordo. In cuor suo Akane può solo sperare che non gli si prospetti una vita fatta di battaglie e conflitti come quella che ha contraddistinto l'esistenza del suo padre spirituale: una vita in cerca di potere per proteggere chi ama e schiacciare chiunque intralci il suo cammino.* * * *
~ ??? ??? DN ~ Konohgakure no sato [ ??? ]
«Il potere è pericoloso. Sempre. Attrae i peggiori e corrompe i migliori. Il potere viene dato solo a coloro che sono pronti ad abbassarsi per raccoglierlo. » [cit.] Le memorie del vecchio Dorīmā le tuonano in testa, con quella voce rauca vecchia di mille anni era e sempre sarebbe stato l'unico vero maestro di vita avuto. Saggi, quei lemmi riecheggiano in lei ancor prima di rendersi conto di essere essere sfuggita al vuoto di cui era prigioniera e con ancora l'immagine sgretolata del sannin incisa negli occhi scuri, Akane li riapre di colpo.
Si sveglia di soprassalto agitata da uno scossone tremendo il cui boato sembra composto da mille e più voci sovrapposte tra loro, ciò che sente è assordante, come tracce lasciate nel tempo che stanno collassando su loro stesse e che faticano a trovare una dimensione per espandersi correttamente nello spazio della sua memoria. Riconosce le voci del suo amato, di Hikari, dei suoi assistenti, qualcuno che le fa gli auguri, un prete che ufficializza l'unione in matrimonio e tanti altri eventi e comunicazioni di cui non aveva ricordo ma che per qualche motivo sono avvenute al suo capezzale. Qualcuno deve aver suggerito di svolgere molte delle riunioni in sua presenza, pur non essendo vigile, come se si aspettassero di vederla risvegliare da un momento all'altro. Sforza la vista nella penombra della stanza e così confusa, sente il respiro mancarle. Quanto tempo è passato? Cosa si è persa? E i gemelli? Istintivamente le mani corrono al ventre senza trovare il pancione, eppure non ricorda di aver portato a termine il parto, così come non ricorda i vagiti dei nascituri.(Cosa è successo.. io.. non ricordo nulla..) Le tempie pulsano e a nulla vale massaggiarle. L'eco di quelle ultime parole sussurrate tra spiriti è tutto ciò che ricorda e con uno sforzo mnemonico risale al suo arrivo a Konoha, al dolore provato durante quelle dieci ore di travaglio che l'hanno portata in quel limbo che ha visto il suo corpo raffreddarsi e sciogliersi al contempo, lì dove mentre la vita scorreva via dalle sue vene, la sua anima si staccava dal corpo fluttuando verso il soffitto. Il disorientamento nel riaversi era prevedibile, erano passati mesi, forse anni.. eppure nonostante tutta la confusione, tutt'attorno v'è una calma incredibile. L'aria è ben ossigenata, profuma di pulito. Sa di casa. Sulle prime a direi l vero non ha idea di dove si trovi, salvo poi riconoscere gli arredi familiari della sua stanza e il letto matrimoniale in cui riposa. Le pupille perciò vagano nella penombra per diversi istanti e cercano la sveglia sul comodino alla sua destra come se potesse rispondere ai suoi mille quesiti, salvo restituirle un semplice orario.« Sono le sette.» Constata con voce atona.E' mattina e una luce tagliente filtra dalle persiane creando un'atmosfera rilassante. Dalla finestra lasciata socchiusa risale il brusio delle strade cittadine e poco dopo si accorgerebbe di non essere sola in casa. Dalla stanza adiacente degli schiamazzi fanciulleschi la portano a sollevarsi piano, si sente debole a tal punto che perfino muovere le braccia per sistemare il cuscino dietro le spalle le costa una fatica immane. Muovendo lo sguardo di lato si accorge solo adesso i macchinari a cui è collegata e intuisce di aver dormito per molto, per un tempo che non sa quantificare e su cui non riesce a riflettere. Si concentra perciò su quegli schiamazzi che provengono dalla stanza accanto.(Hikari? E da quando porta i suoi amichetti a casa?)Ovviamente non era opera sua, il primogenito ormai ha quindici anni, è quasi un uomo. Pensando a lui comunque sembra richiamarlo, è infatti proprio lui che a momenti arriva ad affacciarsi in camera per i saluti di rito, quelli che le porta ogni giorno prima di bere il caffè e andare a lavoro.
I due si fissano a lungo restando in un silenzio imbarazzato e anche se non lo riconosce subito, Akane non smette di squadrarlo con stupore. Il suo ometto non c'è più, ha lasciato il posto a quel giovane benvestito, indossa una bella camicia elegante ed è diventato molto alto. Seduta sul letto deve alzare molto la testa per guardarlo in quegli occhi di smeraldo. La somiglianza con il padre biologico è palese ora che i riccioli hanno lasciato il posto a capelli ordinati e ben curati, così come per quei lineamenti che non hanno più alcuna traccia del bambino che era, privandolo delle morbide guance paffute e del nasino sempre arrossato. « Oh..Okaasan. » Anche la voce è maturata e un principio di peluria bionda arricchisce il mento affilato, segno che non ha tagliato la barba di fresco.
Lo sguardo di entrambi risulta smarrito e perdura senza che nessuno dei due riesca a capacitarsi di ciò che sta accadendo. Restano immobili per lunghi istanti, questo fino a quando il ragazzo non fa un passo in avanti superando l'uscio e facendo scivolare le dita dalla maniglia della porta che resterebbe aperta.
Poi, nel gelo di quegli istanti, si sente chiamare dall'altra parte, viene rimproverato - pare sia in ritardo - e forse è a causa sua. Quella voce familiare a chiamarlo riesce a rompere lo stallo, madre e figlio spostano lo sguardo aldilà della porta e vibrano verso l' immenso bagliore che invade la stanza. Quel ritaglio di luce è lungo e largo, risalire il letto e si allarga fino a lei costringendola a proteggere gli occhi con l'avambraccio.« Anikii!» Lamenta una vocina solare mentre passi frettolosi e sgraziati accorrono sul posto lasciando intendere che non è sola e che si sta spintonando con qualcun altro come in una gara a chi arriva prima. Controluce vede infine le sagome di due pargoletti aggrapparsi alle gambe lunghe di Hikari, strattonano entrambi nel vano tentativo di smuoverlo dal posto in cui sembra essersi ancorato.« ...» L'altro bambino è un maschio, non fiata e rinunciando presto allo sforzo finisce per abbassare il capo finendo per fissarsi i piedi; finendo per accavallarli, con le punte va a pizzicare i talloni e di lì a poco si sfila le scarpe, prima la destra e poi la sinistra. Un gesto innocente che tuttavia attira le ire di una quarta presenza, quella di un'ombra più grande che giunge finalmente a soffocare quella luce abbagliante e donare riposo agli occhi stanchi dell'allettata.« Quante volte ti devo dire di non toglierle ah? Un giorno o l'altro mi farai impazzire.» Chinandosi per aiutarlo con le scarpe l'uomo sopraggiunto per ultimo fatica ad impedirgli di togliersi anche la maglia e, alla fine, sbuffando alza il capo in cerca di aiuto da parte del maggiore dei tre figli.« Ma insomma Hikari-kun, che ti prende ogg?, Se non mi dai una mano farai tardi a lavoro e dopo chi la sente.. cosa.. com'è che si chiama la tua nuova ragazza?» Preso dai suoi doveri, dalla fretta e dalla stanchezza, Hachi è talmente abituato a sapere Akane dormiente che nemmeno la cerca con lo sguardo. Quella mattina è già passato a controllarla e ora si limita a cercare il figlio più grande imbambolato nella camera da letto. « Mei. Si chiama Mei papà, quante volte devo ripetertelo.» Commenta freddo ma senza alcun tipo di risentimento. Finito di occuparsi del piccolo accaldato che non ne vuole sapere di restare vestito, Hachi si rialza raccogliendo la sua valigetta e mettendo la mano libera sul fianco risponde al maggiore. « Giusto. Allora, andiamo?» ancora non ha capito del motivo per cui è assorto.« Otōsan, aspetta. Guarda.» E muovendo il braccio verso l'interno della stanza cerca di guidare gli occhi dello Yamanaka come per avere la conferma che non sta sognando... ... « Ragazzi..» Una voce roca spira dalla gola arsa di Akane, una voce che il Primario ha sognato di udire da così tanto tempo da aver iniziato a perdere le speranze.. si sente perciò un tonfo, la valigetta che il medico stringeva tra le mani sfugge alla sua presa e in un attimo si trasforma nel riflesso sputato di Hikari. Anche lo Yamanaka si pianta sul posto, incredulo e rigido nella muscolatura. Nel mentre i due bambini, ad occhio e croce di due-tre anni, si fissano tra loro per poi imitarli e volgere lo sguardo verso il letto dove giace la madre. « Ho qualcosa in faccia per caso? Se non la piantate di fissarmi così inizierò a credere si essere invecchiata davvero male.» Effettivamente una lunga ciocca di capelli argentei le incornicia il viso ma non è quello il punto, non sono le rughe il problema e anzi, nonostante la situazione riesce a trovare lo spirito per ironizzare sulla situazione. Così facendo riesce a sbloccare la situazione e il primo a muoversi è Hikari che raccogliendo la bambina in gonnella si lancia sul letto per abbracciarla.« OKASAAAAN! Finalmente ti sei svegliata! Non puoi capire quanto tempo ho atteso questo giorno! » Irruento e forzuto com'è rischia di farle male mentre, un po' ride e un po' piange dalla gioia. Suo padre invece tentenna ancora qualche istante finchè sollevando gli occhiali nuovi di zecca si affretta nel girare attorno al letto e controllare cosa dicono macchinari. Incredulo e con il camice ancora sottobraccio si muove da una parte all'altra mentre appunta qualcosa su una cartellina attirando fin da subito le ire della donna.« Piantala di leggere quella roba, e poi da quando porti gli occhiali?» Fermandosi di colpo il medico decide finalmente di dedicarsi al paziente e reggendosi all'asta delle flebo non sa cosa dire, non sa da dove iniziare a spiegarle. Nel mentre il biondo vede Hikari abbracciarla e porgerle la piccola Ayame tra le braccia che, timida, ha tutta l'aria di voler essere da un'altra parte. Imbronciata e spaventata da tutta quella tensione esplosa in un attimo la moretta inizia ad agitarsi ma non per questo si tira indietro, coraggiosa e alla fine si lascia accarezzare dalle dita dell'Uchiha, la madre che non ha mai conosciuto. « Tesoro sei tornata davvero, non sto sognando. Il polso è debole ma riesci a muoverti, a parlare.. una cosa che non accadeva da anni.» Anni. Ecco la parola, la chiave di tutto e del senso di quelle fotografie appese ai muri in cui lei è assente. Ed ecco anche spiegate le rughe nel suo riflesso allo specchio e quei fili d'argento tra i capelli.« Non hai trovato un'altra vero?» Insinua sarcastica riferendosi a ciò che potrebbe essere accaduto in sua assenza.« Ma ch- cosa vai dicendo? Tu sei e sarai sempre l'unica. Non ricordi?» Sventola una mano ma Akane non afferra il concetto e vedendosi raggiunta cerca di fargli spzio liberando l'ultima porzione di letto rimasta. Cingendola a sè Hachi le regala un tenero bacio sulla fronte e anche se non vorrebbe mai staccare le labbra ad una certa si costringe a farlo e va a prendere le sue mani che, raccolte e sollevate, portano alla sua attenzione l'anello al dito che hanno entrambi. Confusa l'Uchiha fissa i due gioielli ma non ricordando del matrimonio non può che sorridergli e cercando di assecondare quella tenerezza inclina la testa nell'incavo della spalla tuffando il viso tra i suoi capelli biondi. Lo fa per fuggire dal suo sguardo, per nascondere la vampata di vergogna che le accende il viso mentre tenta di ricordare la cerimonia e il fatidico Si che si erano detti.« Ho detto tante volte di non temete la morte, sia come uomo che come shinobi. Perfino come medico quando suggerisco ai miei tirocinanti di accoglierla quando arriva e di abbracciarla come se fosse una bellissima donna. » « Eppure? » « Eppure sono tutte stronzate. Quando perdi ciò che hai di più caro non c'è filosofia che tenga. Kami che sollievo riaverti tra noi, non mi sembra vero. Hikari-chan, colpiscimi, fammi capire che non sto sognando. » Ma è solo lui a muoversi e a stringere più forte donando un secondo bacio, stavolta sul capo che stringe tra le sue braccia.« E tu non vieni? Dai, salta su.» Dando spazio al padre Hikari mette i piedi a terra e richiama l'attenzione dell'altro bambino.« Per un attimo ho creduto fossero figli tuoi sai?.» Ammette Akane nel riconoscere la somiglianza tra i due bambini ed in particolare, identificando la zazzera fulva del maschietto. « Eeeh, sei forse matta, quanti anni credi che io abbia? Non scherziamo.» Il piccolo Kenji è corso a nascondersi dietro lo stipite della porta e ora sta sbirciando timido verso la loro direzione con mezzo occhio e un ciuffo a fare capolino. Sorridendo divertita per il quasi-malinteso, gli occhi di Akane si sono appena abituati alla luce e trovano in quel dettaglio una conferma - ricorda perfettamente la sua esperienza extra corporea - la storia della reincarnazione di Keiichi era vera e quegli occhi azzurri di fatti non erano occhi di uno Yamanaka. Accorgendosene, si volta verso Hachi e sembra quasi dispiaciuta mentre lui non riesce a smettere di sorridere.« Ti presento Ayame. Ayame, fai ciao alla mamma coraggio.» « Ciaaaao.» Risponde timida mentre abbassa il capo e i dentini corrono a mordere il labbro inferiore in una smorfia nervosa. « E quel timidone laggiù è Kenji.» « ...» Il gemello però non risponde e non si muove dal posto, rimane anzi accigliato. Con la fronte aggrottata mal sopporta il peso di tutti quegli occhi puntatati su di sé, non riesce a reggere la pressione e fugge via nell'altra stanza generando uno sbuffo di sconforto da parte di Hikari: alzandosi quest'ultimo sembra avere tutta l'intenzione di andare a prenderlo con la forza. « No. Ti prego, lascialo tranquillo.» Non lo conosce ma in lui rivede molto di Hikari, di quando era un bambino traumatizzato dagli orrori della guerra, incapace di comunicare con altri all'infuori del nonno che lo aveva cresciuto. « Ma io non capisco, dovrebbe essere felice.» Replica in tono di rimprovero mentre abbraccia Ayame per non farle pesare il suo piccolo sbotto. « Gli serve solo tempo, non forziamolo.» Da un lato aveva ragione ma, dall'altro, ancora non le avevano detto che non aveva mai parlato e che gli avevano diagnosticato una lieve forma di autismo.
~ Luglio 252 DN ~ Konohgakure no sato [ Magione dell Hokage ]
GdROff|| Questo era un post iniziato qualcosa come due settimane fa, ho dato disponibilità a riprendere ma purtroppo il tempo libero che ho è ridotto davvero all'osso x.x e potete capire da voi che se ho fatto un avviso di assenza, il primo in 15 anni che non fosse per semplici ferie, non è certo per capriccio. Comprendo perfettamente l'esigenza di Asta di andare avanti e il desiderio di voler giocare direttamente con me, purtroppo i tempi sono questi, un post ogni 1-2 settimane. Questo che ho finito di scrivere dopo le ennesime 12 ore di lavoro e 2 di palestra é il secondo post del timeskip. Spero sia comprensibile perché l'ho dovuto scrivere a rate, finendolo dal cellullare, eh si, come se non bastasse ho il PC in assistenza, avevo accennato a giammo del problema con una foto dello smontaggio del portatile (dopo 1 anno dalla sostituzione la batteria si è gonfiata di nuovo e stavolta ha fatto danni attorno), purtoppo non so quando me lo restituisco, indicativamente mi hanno detto metà ottobre. Detto ciò mi scuso (immagino dovessi scrivere altrove questo messaggio ma non so dove e a quest'ora da cell on ho né il tempo né la forza di cerlcare), vi dico che sono consapevole della scadenza che avete impostato, ho anche letto di sfuggita che state pensando di npczzarmi il Pg e se vi sembra corretto e proprio non vedete alternative fatemi sapere, così almeno evito di scapicollarmi per preparare il terzo post di timeskip e di finire la scheda per la conversione. || GdROn
|
| |
|