Posts written by ~Angy.

view post Posted: 20/12/2021, 18:25     Casa di Josui Moemasu - Residenze
    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato
    [ Casa Josui - Ore 23:59 ]

Hm-Hm.

Assorta nei suoi pensieri la rossa annuisce appena alle parole del ragazzo che, servizievole, prepara un altro giro di caffè. Affacciata alla balconata lei continua a godersi quel raro momento di tranquillità e dall'alto di quel condominio osserva i compagni che si allontanano dal vialetto fino a perdersi nel buio delle strade sabbiose. In quella notte stellata finalmente sembra essere tornata la calma e quando all'odore di grigliata e bruciato si mescola quello pungente del caffè, Fujie volta appena la testa verso la porta che da in cucina. Di li a poco il genin le si avvicina porgendogli la tazzina bollente e senza paura di scottarsi la prende in consegna con la mano aperta. Al tocco, una voce familiare riecheggia nella sua mente, il suo personale grillo parlante con le sembianze di una lumaca a sei code.

Non si dice grazie?
Mpfh.

Lo ignora semplicemente e iniziando a sorseggiare piano il caffè torna ad osservare la pace che ha da offrire quella notte limpida e serena. I fumi che risalgono dalla tazzina bollente, a tratti, le appannano la vista riscaldando la pelle del viso in quella che percepisce come una piacevole carezza. L'esuberante e imprevedibile Nashibi sembra innocua in quel momento, rilassata, una donna come tante - bella si - ma non sono le sue forme a farla brillare in quella notte quanto invece per i suoi silenzi, il suo fascino è dettato per lo più dai suoi modi, da quel misterioso modo di fare che la contraddistingue e che per tanti è solo sinonimo di strafottenza e arroganza.
A piccole dosi continua a sorseggiare e quando lui chiede se può farle una domanda, annuisce in maniera quasi impercettibile.


Oh? Questa poi.. Non se l'aspettava
Mollusco dei miei stivali. Ma con chi ce l'ha?
Se non ti conoscessi, direi quasi che hai trovato un "amico".
...

Lo conosce appena, da quella mattina passa a sfrecciare per le strade di Suna e poi con il branco a giocare nel deserto. Josui è un amico? Può darsi. Infondo non hai mai detto di non volere amici - certo ha sempre preferito la compagnia dei cani e delle bestie in generale rispetto all'uomo - ma non per questo disprezza la compagnia. Diciamo solo che è molto selettiva, quelli che frequenta e di cui le importa si possono contare sulle dita della mano.

Vedere la morte in faccia non fa lo stesso effetto a tutti, non ho idea di cosa tu creda di aver visto là dentro ma sai, temo che il suo significato possa conoscerlo soltanto tu.

Glissa sulla domanda, passa direttamente alle sue conclusioni e nel mentre arriva ad alzare la testa per raccogliere le ultime gocce dal fondo della tazzina. L'altro poi la vedrebbe pescare con il dito indice il fondo, raschiandolo e portando alle labbra il poco zucchero marroncino che non si è disciolto. Non una goccia andrà sprecata e dal modo in cui sbuffa soddisfatta sembra aver gradito davvero quel bis. Le è piaciuto bere il caffè e spostando gli occhi su di lui lo sguardo s'illumina come se stesse realizzare solo adesso che berlo in compagnia è anche meglio. Che strano eh? Strano per lei, ma nel senso buono. La presenza di Josui non la disturba come accade per il novantanove per cento delle persone, quel piccoletto ha qualcosa, per qualche motivo la sua vicinanza non disturba il suo essere Lei. Ha una luce dentro e dall'intensità di quello sguardo dorato sembra che solo lei possa vederla aldilà della pelle, delle carni e delle ossa che compongono quel viso da bambino ancora privo di peluria.

Dopo quel lungo silenzio finalmente si tira su dal corrimano e allungando la mano per restituire la tazzina fa un passo verso di lui. La schiena si curva e il suo volto si avvicina pericolosamente all'orecchio dell'altro.


Ti svelerò un segreto..

Le labbra restano dischiuse ad un soffio dal suo padiglione solleticando la pelle delicata e rischiando di causargli dei brividi. Un'attesa interminabile e quasi una sofferenza.
    Non siamo mai soli.
    ..e se da qualche parte c'è un essere supremo, allora deve essere fottutamente pazzo.

Ciò detto, al rintocco della mezzanotte, una folata di vento improvvisa investirebbe il genin facendo svanire la figura di Fujie dal suo balcone, prima c'era e poi non più, così, d'improvviso come se esistesse al comando di un interruttore: come se in quel frangente fosse lei stessa una parvenza del divino.
Alzando il capo, voltandosi e cercandola in giro, per i tetti o per le strade, Josui non l'avrebbe più vista. Non fisicamente almeno. La sua presenza invece, il suo profumo e il suo temperamento sarebbero rimasti scolpiti per sempre nella sua mente come quella carezza impercettibile lasciata sul suo viso accompagnata dall'aroma di caffè che abbandonava le sue labbra a sussurrargli nell'orecchio.


Confermo allora, abbiamo un nuovo amico.

Coloro che eliminano dalla vita l'amicizia, eliminano il sole dal mondo e Fujie, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, era l'incarnazione del sole, risplendeva di luce pura: era fuoco fatto carne, inestinguibile come l'alba che Josui avrebbe visto sorgere continuando ad abitare quella notte memorabile.



|| Post-Regalo di natale yee :olele:

Spero non sia un problema ma ho preferito chiudere così, anche perchè non ci sto più dietro con i tempi e non so, se, e quando, tornerò costante.
E' stato un piacere caro, hai un bel pg, spero ti porti molte soddisfazioni^^ ||
view post Posted: 20/12/2021, 16:22     Conto di Fujie - Banca
- Stipendio Dicembre -

    +180 Shinobi Jonin-S

= 15.979 ryo
view post Posted: 20/12/2021, 16:21     [Dicembre] - Censimento mensile - Censimenti
CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Fujie
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: //
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]
view post Posted: 1/11/2021, 17:40     Conto di Fujie - Banca
- Stipendio Novembre -

    +180 Shinobi Jonin-S

= 15.799 ryo
view post Posted: 1/11/2021, 17:39     [Novembre] - Censimento mensile - Censimenti
CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Fujie
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: //
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]

Se qualcuno ha voglia mi cambi di gruppo inserendomi a Suna e mi tolga dalla reggenza che figura nella sezione del Fuoco.

PS: per quel che serve ho aggiornato la lista dei lavoratori di Konoha togliendo il mio nome dalle varie voci

Cia' :letame:
view post Posted: 1/11/2021, 17:25     Casa di Josui Moemasu - Residenze
    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato
    [ Casa Josui - Ore 22:00 ]

Impugnate le posate il gruppetto si shinobi inizia a degustare le varie portate in quella cena che si preannunciava un disastro e ribaltata in un vero successo per puro miracolo. Tra un boccone e l'altro l'imbarazzo va sciamando, Reiko è quella più accomodante, cerca di intrattenere conversazione facendo domande di rito al padrone di casa per rompere i momenti di silenzio imbarazzanti e questo fino a quando la piccola Mei non si sarebbe addormentata sul divano. La bionda infondo ha un cuore tenero e non può che alzarsi da tavola per ammirare da vicino quel piccolo angelo vittima di una giornata a dir poco frenetica: le sue guanciotte arrossate fanno venir voglia di strizzarle ma accoccolandosi ai piedi del divano la jonin riesce a trattenersi. La fissa per un po' ascoltando il ritmo del suo respiro profondo per poi allungarsi a raccogliere la copertina piegata li affianco e avvolgere la bambina.

Da che parte è la cameretta? Sussurra verso l'allievo shakuton facendo al contempo cenno agli altri di abbassare il tono della voce.
Shhh!Non sa che discorso ha interrotto ma al momento la sua priorità è un'altra e infatti la vedrebbero prepararsi a prenderla in braccio.
Va bene mammina. Replica Fujie sbuffando e cercando inutilmente la complicità nello sguardo di Josui.
Ohh? Non sapevo di questo tuo lato materno. Se vuoi procreare basta chiedere. Ammicca sornione l'aracnide con un che di viscido nello sguardo e nel gesticolare delle sue troppe mani. Ovviamente quella battutaccia non fa che diminuire le sue chance di portarsela a letto e infatti, nel rialzarsi con la piccola in braccio, gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio di Reiko finiscono per trafiggerlo a morte. Così mi ferisci dolcezza! E mentre la vede passare oltre si tiene il petto come a raccogliere i cocci del suo cuore infranto.

Portata a letto la piccola il gruppo passa il resto della serata a scegliere cosa fare, valutano tra vari giochi di società - un "pigiama party" di gruppo proposto da Shui - una passeggiata notturna ma tra un battibecco e l'altro tenuto a bassa voce per non svegliare Mei, alla fine non sanno decidere. Preso il caffè sarebbe Reiko ad esordire con il primo sbadiglio e dando una mano nello sparecchiare la vedono stiracchiarsi e prendere le sue cose.


Direi che si è fatta ora. Grazie dell'ospitalità Josui, ricambieremo appena possibile. Sperando di trovare un luogo adatto per farlo, del resto avevano un piccolo covo ma era sempre in disordine. Allora voi, andiamo? Richiama quasi seccata i due compagni che non hanno mosso un dito per ripulire il disastro che c'era in cucina tra i fornelli e il cumulo di piatti anche se, a loro discolpa, è stata lei ad insistere per collaborare con le faccende, reduce forse, dai sensi di colpa per aver quasi fatto morire congelato il genin.
Non è una frase in codice vero? Lui spera sempre che ci sia un secondo fine e caracollando giù dalla sedia Shui la seguirebbe con più entusiasmo del necessario.


Dopo vari giri di parole sono pronti a togliere il disturbo ma, a quanto pare, non tutti. Fujie non muove un muscolo e anzi, trovando la sedia difronte a sè libera fa per allungare i piedi per star più comoda e si accorgerebbe solo dopo un lungo minuto di silenzio che Reiko e Shui la stanno aspettando sull'uscio.


Ah.. no, io non vengo. In pratica decide si sua iniziativa di occupare l'appartamento di Josui senza aver ricevuto un invito a restare per la notte. Questo si che è strano. Devo solo controllare lo stato delle medicazioni, vi raggiungo più tardi. Mente e sa di farlo male, la verità è che sente di non aver finito con quel ragazzino, sono molti gli sguardi che le ha ricolto durante la serata e incuriosita da cosa gli frulla in testa decide di restare sola con lui per scoprirlo. Ah. Portate 'Jei con voi, gli scappa da almeno un'ora. Chiamato in causa il lupo dal pelo fulvo drizza le orecchie e punta il muso da una parte e dall'altra come colto sul fatto e rimettendosi in moto sulle quattro zampe emetterebbe un guaito figlio del disagio.


Ciò detto il grosso degli ospiti toglie il disturbo e automaticamente la rossa si porta fuori al balcone per osservarli allontanarsi lungo il cortile condominiale. Nel mentre qualche pipistrello di passaggio svolazza nei dintorni come piccole ombre sfuggenti che animano quella calda sera che già profuma di primavera. Un cielo limpido e silenzioso abitato solo da uno spicchio di luna che riflette la propria luce argentea sul volto pensieroso della kunoichi più complicata di tutta Suna. Piegata in avanti poggia gli avambracci sul corrimano e paziente aspetterebbe che il ragazzino, finito di mettere in ordine, trovi il coraggio di rivolgerle la parola.

view post Posted: 27/9/2021, 23:50     自然: Shizen ~ L'ordine naturale delle cose - Nel Villaggio

Akane Uchiha - Timeskip [2/3]


~ 大手印: Mahāmudrā | Samsara no juin ~
La ruota gira, è il Karma





rIKzkLb


    ~ 19 Luglio 249 DN ~ iwBM5GL Konohgakure no sato
    [ Ospedale - Ore 02:00]

Non c'è dolore più bello per una donna, gliel'hanno ripetuto un'infinità di volte durante quei mesi di corso preparto eppure, giunto il momento, Akane avrebbe preferito impugnare una delle sue wakizashi, incidere l'addome ed estrarre i gemelli dal suo grembo con le sue stesse mani. Quelle stesse mani però non riescono ad afferrare il nudo e freddo metallo delle sue lame, prima di essere portata d'urgenza in sala operatoria è stata spogliata del suo equipaggiamento e per quanto si affanni nel cercare qualcosa a cui aggrapparsi per esorcizzare quel dolore nel basso ventre, le dita affusolate trovano solo la stoffa candida delle lenzuola. Stringendo quei lembi arriva a far sbiancare le nocche, segno che il dolore si acutizza ad ogni spinta che le viene richiesta e l'unico appiglio saldo diviene la mano grande e forte di Hachi.

«QUELLA avrebbe dovuto dirmi che sarebbe stato un infern-OHHHAWWW!»

«Sssh, coraggio, non dire così, hai superato di peggio. Ce la farai. Ce farete tutti e tre chiaro?»

«Respiri. Respiri a fondo signorina.»

«MA IO STO RESPIRANDO. » - FUFH..FUFH.. - « NON LE PARE? NON TI PARE HACHI AH?? »

La frustrazione e la stanchezza accumulate in quelle ore l'hanno resa a dir poco irritabile e ormai al limite cerca il sostegno della sua metà che annuendo dietro la mascherina sostiene il suo sguardo furioso cercando fino all'ultimo di non farle guardare la sotto dove una chiazza di sangue sta iniziando ad aprirsi impregnando le lenzuola. Respira insieme a lei sopportando la stretta della sua mano ma ad un certo punto non può evitare di incrociare lo sguardo con Ayumi che assiste di fronte a lui, dall'altro capo del lettino su cui l'Uchiha siede con le gambe divaricate. Per quanto repentino lo scambio viene subito notato dalla donna in travaglio e avendo un telo teso davanti a sé che le copre la visuale dalla vita in giù non può che fulminare prima il biondo e poi l'altra con espressione interrogativa e preoccupata al tempo stesso.

«Che c'è?» «N-niente, continua a respirare con me.» «HO DETTO CHE STO RESPIRANDO!» E il prossimo che le intima di respirare rischia di implodere per mezzo del Kamui sigillato nel suo mangekyou. Questa volta però il Primario si salva e il collo sudato della mora scatta verso destra in un moto spastico.
«Allora che c'è Ayumi??» «Ecco io non so se..» Rifugiando lo sguardo nei monitor alle sue spalle temporeggia ma sentendo la pressione su di sè l'assistente alla fine cede, giusto in tempo per soffocare nuove urla da parte della paziente illustre. Mantenendo lo sguardo basso si volta in senso antiorario e con una mano va a sollevare il lenzuolo lordo di sangue permettendo all'altra di vedere e di sbiancare tutto d'un colpo. Il tempo sembra fermarsi per davvero e senza che possa farci nulla con la mente rivive la sua esperienza passata, a quando un allenamento intensivo l'aveva portata a perdere il primo figlio.

«Hey, non guardare il sangue, guarda me.» Hachi si allunga su di lei per strappare via il lenzuolo dalle mani dell'assistente come per allontanarla. Quella non era stata una mossa saggia ma il tempo di rimproverarla venne come sovrascritto dal bisogno di calmare la madre dei suoi figli che stava andando chiaramente nel panico mentre dall'altro capo del lettino l'ostetrica continuava ad incitarla a vuoto.

«Respiri a fondo, signorina, vedo la testa.»

«..»

Contrariamente alle aspettative l'esortazione a respirare da parte dell'ostetrica non apre nessun varco spazio-temporale e anzi, l'Uchiha non reagisce affatto, dopo aver visto il sangue l'incubo di un aborto si è materializzato nella sua mente come il peggior incubo di sempre facendole perdere di colpo le poche forze rimastele. Le gambe di rimando vengono lasciate cadere morbide di lato ed è solo grazie al divaricatore se non abbandona la posizione richiesta.

«Avevi ragione.. non sarei dovuta partire per quella dannata missione, Hikari è più forte di quel che pensa-AAAHWH!!»

«Le ho detto di spingere al mio tre signorina.» le comanda l'ombra dell'ostetrica. E io le ho detto che ci sto provando!» Risponde a quella voce senza volto, un'ombra proiettata sul telo azzurro per mezzo dei fari luminosi sopra le loro teste, una sagoma che fatica a mettere a fuoco. Il freddo che aleggia in quella sala operatoria aggredisce le sue membra quanto la sua mente, perfino la voce di Hachi le sembra distante mentre sente la vita scivolare via dal suo grembo. Sta per svenire, questo è l'unica cosa che sente tra una fitta e l'altra e ad un certo punto di quell'altalena di contrazioni lascia andare la testa che sprofondando nel cuscino viene circondata dai capelli completamente zuppi di sudore.

«Resta sveglia Akane forza. Hei. NO! No, no, ho detto sveglia, resta sveglia Akane forza! Apri gli occhi oi! Sveglia, sveglia, E' IMPORTANTE, DEVI RESTARE SVEGLIA AKANE MI HAI CAPITO!? » Pur di farla restare cosciente con l'altra mano inizia a schiaffeggiarla dolcemente e sembra riacciuffarla per un pelo.
Riaprendo gli occhi al richiamo riesce a voltarsi sulla guancia sinistra, la voce ferma del biondo è l'unico appiglio che la tiene ancorata a quel mondo.
« Ecco brava, ascolta la mia voce amore, guardami negli occhi e pensa a quando.. » Eppure mentre la guida in quell'impresa cercando di farle pensare ad altro, Akane inizia a delirare. Per quanto desiderasse ringraziarlo, allungarsi a baciarlo e dirgli molte cose, alla fine tutto si riduce ad uno sguardo intimo e pregno di sentimento che lui non ha nemmeno bisogno di decifrare. Ogni parola è superflua, sono ben lontani i tempi in cui per capirla aveva bisogno di utilizzare le sue abilità telepatiche.

«Uno, due.. SPINGA!»

«Ascoltami, quel sangue non significa nulla. Non devi pensare che la storia è destinata a ripetersi, sarai una mamma magnifica lo sai non è vero? La mamma di due magnifici gemelli. La migliore del mondo.. »

Lo ascolta e vuole credergli con tutta sè stessa però la testa non fa che affossarsi sempre più nel cuscino portando la schiena ad inarcarsi all'indietro e il corpo a contorcersi dal dolore rischiando di chiudere le gambe e rompere il divaricatore. E' ormai chiaro che ciò a cui stanno assistendo non è un parto normale e l'ostetrica china tra le sue cosce lo sa bene, così come il Primario che non ha mai smesso di stringerle la mano. L'assistente invece ormai controlla i monitor senza capirci più nulla, dei presenti è quella meno convinta, il suo approccio alla medicina è molto istintivo e non accademico come quello degli altri due, sa che con l'epidurale non dovrebbe avvertire tutto quel dolore. L'equipe intera, compresi quelli spalmati sulla parete opposta in attesa del grande evento, tutti sanno che non potendo procedere con un taglio cesareo per le complicazioni pregresse hanno come unica possibilità quella di affidarsi alla forza di volontà di Akane. Assistere da vicino e non poter fare nulla per aiutare quel miracolo della natura è una vera tortura e con molte probabilità, dopo quell'esperienza, Ayumi non avrebbe messo mai più piede in una sala operatoria.

«Perchè..?»

Le voci sono poco più di un sussurro e incapaci di raggiungerla finiscono per farla preda di quell'ombra tetra e sinistra che inizia ad avvolgere tutto quanto. Inghiottita dal vuoto più nero si sente esclusa e sconfitta e si sarebbe arresa se non fosse stato per quel filo di luce dorata e tagliente a piovere dall'alto, l'unico residuo di quello che sembra il grande faro della sala operatoria puntato su di lei. Nonostante le rassicurazioni di Hachi arriva alla stessa conclusione degli altri e capisce che quello che le sta accadendo non è normale, non ha mai provato un dolore simile nemmeno nelle peggiori ferite riportate in battaglia, perfino quando rischiava di sputare a forza un polmone o quando le sue budella rischiavano di sgusciare da un taglio all'addome.
I due bambini si agitavano nella placenta scalciando e rigirandosi fino a strappare le adiposità dalle pareti intestinali e dall'esterno non era un bel vedere, il suo pancione sembrava contenere un demone informe intento a strappare le carni e farsi strada pur di venir fuori dall'ombelico. Chiaramente con tutti quei movimenti non era possibile intervenire manualmente ma continuando in quella maniera i piccoli avrebbero finito per soffocare e prima ancora lei sarebbe morta dissanguata. Sopra ogni altro, sentiva un dolore acuto sotto le costole e il braccio sinistro tenuto per mano da Hachi era indebolito, come prosciugato delle sue forze. Un'embolo forse, ma più di ogni altra cosa v'era quel trapanare nel cranio che da ore non voleva lasciarla in pace, era come se le tempie venissero compresse dai lati con una pressione di una tonnellata.

Ayumi si affanna e così Hachi, la confusione è totale e nonostante gli sforzi, il defibrillatore e le migliori tecniche, alla fine si sente un "bip" che, acuto e continuo, decreta la morte clinica di Akane Uchiha.


* * * *



«Non era scritto nel mio destino, è questo che volete dirmi?»

Il gelo convogliato nelle sue ossa le fa pronunciare parole di rassegnazione udibili solo nella sua testa, lì dov'è finita nessuno la ascolta, abita una dimensione parallela che almeno in apparenza non differisce molto dalla realtà. Quelle due braci che ardono nei suoi occhi si stanno spegnendo, le pupille sono ristrette e così le tre tomoe dello sharingan che, puntate verso l'alto, si muovono a seguire una forza invisibile e fluttuante che si nasconde dietro quel fascio di luce accecante.

«Perché me l'avete portata via?» la gioia di essere madre, intende.
«I miei peccati sono solo miei, loro sono solo anime innocenti.» e lasciando perdere per un attimo quella presenza spettrale rifugia lo sguardo dietro le palpebre tumefatte.
Tra il sangue a lordare le sue vesti e il cado-umido che percepisce tra le gambe, sono le sue mani a muoversi, si sollevano verso l'alto, deboli e tremanti ma che chiudendosi sono convinte di afferrare qualcosa d'intangibile.


«Voi. Kami. Non mi avete più in grazia, il veggente mi mise in guardia ma non gli diedi ascolto.»

Gli Dei spesso sottopongono gli umani a sfide impossibili per metterli alla prova e in tal senso Akane più di una volta li ha sfidati ma è ormai da qualche tempo che percepisce su di sé quella specie di cattiva sorte. Certo il tempo è stato clemente con lei, prossima a superare la soglia dei trenta la sua bellezza è rimasta intatta, il fascino magnetico racchiuso nel suo sguardo fanno ancora invidia attirando le attenzioni dell'altro sesso, doti che non sono servite a portarla dov'era arrivata ma che non guastano. Akane del resto era sembrata baciata dalle stelle da quando era poco più che una bambina, chiunque avesse attorno finiva per assecondarla, per ammirarla e quasi per venerarla: da sempre risplendeva di una forza e di un temperamento secondo solo alla sua volontà di far bene e di fare ciò che era giusto. Proteggere e servire erano i dettami di Konoha e con il tempo, investita di un ruolo che non aveva mai ambito a ricoprire, li aveva fatti suoi. Dopo essere stata tradita e manipolata dal Consiglio di Konoha ne era diventato il simbolo e oltre, dopo un travagliato decennio di battaglie le viene servito il conto.

«Il tempo mi ha trasformato in ciò che più disprezzavo, è per questo che devo pagare?»

Chiede retorica e nonostante la rabbia a consumarla pronuncia quelle parole con una calma surreale. Le sue parole sono dirette verso quel flutto visibile solo ai suoi occhi mentre è in bilico tra la vita e la morte. "Devo pagare" - ripete - e poi, senza aspettarsi una risposta, le lacrime scavalcano inavvertitamente la diga formata dalle palpebre finendo per scivolare giù a valle. Si è dovuta macchiare di molti crimini, ha dovuto fare tanti sacrifici e prendere decisioni dolorose ma nulla di tutto ciò ha un senso dinnanzi alla morte prematura dei suoi bambini.

«Gli innocenti non si toccano.» Il tono cede, s'incrina e le corde vocali vibrano dietro la caparbietà e la furia di una madre ostinata. La sua affermazione tuttavia per quanto pulita assume la connotazione di una preghiera e si sa, solo chi è colpevole prega. Davanti ad un'ingiustizia chi s'infuria è l'innocente. «E' me che volete, fatene ciò che volete ma lasciate vivere i miei figli.» Una supplica diretta alla misericordia della dea Amaerasu che intravede in quel raggio di luce dorata che l'acceca. Convincere lei significa avere l'appoggio di Izanami e Izanagi, kami della creazione che dominando il mondo intero tra cielo e terra arriverebbero a contagiare i mari e le risaie in cui Inari-ō-kami raccoglie i frutti della sua generosità. Ed è proprio a quest'ultimo che Akane si rivolge, al dio della fertilità.

«Non vi ho mai adulati né maledetti ma se ci siete davvero lassù, credo di essermi meritato il diritto di replica.»

La sua è una preghiera strana, di quelle che nell'esternare il proprio conflitto interiore risulta irriducibile e superba finendo per trasformare una supplica in un ordine, o per meglio dire, nella pretesa disperata di esigere ciò che le spetta. Non colpevole e non innocente, si sente nel mezzo.
Stanca di attendere una risposta poi le mani ricadono senza vita sul lettino, le braci ardenti nei suoi occhi tornano a nascondersi nella notte fagocitandola in un abbraccio vuoto che dissolve anche l'ultimo raggio di speranza.


Tum Tum. Tum Tum




Tum Tum..




...



..



Dopo attimi di nulla scanditi dal battito rallentato e dal sibilo di un fischio acuto e continuo, accade l'impensabile.


vFPiQmE




D'improvviso non c'è più dolore, non c'è sporco nè sangue e perfino i pensieri sono annullati. In quel limbo è solo l'istinto di sopravvivenza a tenerla a galla e sospesa si accorge di vestire la sua uniforme, il suo mantello fiammante con i simboli di appartenenza. Il ventaglio Uchiha, il fuoco, la foglia, la rosa del deserto: tutto è in ordine ma senza esserlo, una sensazione impossibile da descrivere e che si concretizza quando dal fitto dell'oscurità si fa viva la presenza che abita e impregna ogni cosa in quello spazio.


«Sei tu quindi, dovevo aspettarmelo.. Keiichi.»
«...»
«Non serve che mi spieghi.»


Ma davvero non serviva? Il dubbio sorge spontaneo eppure lei si mostra finalmente serena. Trovarsi difronte al fantasma del sannin nel momento della sua fine non sembra una sorprenderla, impassibile lo osserva muovere quei pochi passi fino a giungerle difronte. Meno di un passo li divide e chiuso in quel suo silenzio d'amore eccolo che si sporge in avanti sfiorandole l'orecchio con le labbra.
Akane, maestra negli inganni, sa di star vivendo qualcosa che esula dal terreno, eppure, nel sentire il suo fiato sul collo e non può che lasciarsi trasportare, si lascia sfiorare e accoglie quella tenerezza che non hanno mai saputo esprimere in vita. Un gesto reciproco che si fa calore, un'emozione che smuove le viscere dal profondo dell'anima e che la porta a toccarsi il bassoventre aspettandosi di trovare un pancione che però, abbassando lo sguardo.
Non c'è.


«Volevi far parte della mia vita a tutti i costi, ma era davvero necessario spingersi a tanto?»


Accigliata lascia che il fantasma del Rosso accarezzi il suo addome senza mai davvero toccarlo, uno strato sottile infatti continua a dividere le rispettive dimensioni di appartenenza, un velo che attrae e respinge al contempo il terreno dall'ultraterreno, un confine già sfiorato a cui Akane inizia ad affezionarsi e che è tentata di oltrepassare. Qualcosa però le dice che non è la sua ora, riesce a percepire i sentimenti del Rosso e riabbandonandosi al buio lascia che le emozioni prendano forma nel vuoto che li circonda.

La mente viaggia lontano nello spazio e nel tempo disegnando dolci colline che brillano di una rigogliosa e familiare serenità estiva. Coccolata da quella visione torna a muovere la mano e scopre che il suo grembo è tornato gonfio. Riaprendo lentamente gli occhi, ora scuri come la pece, vede la figura dello Shinigami venire consumata dallo stesso bagliore che l'ha annunciato, un raggio prospettico che li pone entrambi in alto.


fJ7fOf7
Stretti in quell'abbraccio fluttuano sul soffitto della sala operatoria, invisibile a tutti i medici sottostanti e alla versione terrena di sé.
Il cono di luce però non attende oltre, composto di puro chakra è la rappresentazione massima dell'arte medica, un jutsu trascendentale che pur avvolgendo entrambi sembra colpire soltanto Keiichi. La sua pelle inizia ad abbronzarsi lentamente fino a carbonizzarla, pezzo dopo pezzo vede le sue membra disintegrarsi come carta tra le fiamme e conscia di ciò che sta accadendo, l'anima dell'Hokage non può che accogliere la sua scelta. Sospesa in aria come unica spettatrice risoluta di quel parto e di tutte le fatiche di quelle persone che vede affannarsi accanto al suo corpo terreno diventa testimone dell'ultimo sacrificio del kami della medicina.
E' lui che ha invocato con le sue preghiere ed è sempre lui a scegliere per entrambi, nella vita ci sono costanti che non cambiano mai e arrendendosi all'idea Akane non può far altro che accettarlo e vederlo consumarsi mentre arriva a sacrificare la sua anima per lei. Per farla tornare in vita e poter essere eternamente al suo fianco.


«Sarà meglio per te che funzioni a dovere.
Dovesse andare incontro ad un destino come il tuo, verrò a cercarti.
»


Parla di suo figlio, la reincarnazione del fantasma che si sta dissolvendo nel nulla per tornato al tutto.
In quel marasma di angoscia e rassegnazione trova la salvezza in quel gesto estremo, l'apprendere che l'erede dello Shinigami sarebbe nato è una notizia a dir poco rincuorante, infondo si parlava di un feto spuntato dal nulla; tutto era iniziato dopo i funerali di Keiichi, quando al terzo mese di gravidanza era spuntata una nuova vita nel suo grembo, un feto che parassitando sulla gemella aveva finito per creare tante complicazioni nella gestazione. Il suo nome? Dopo varie discussioni con Hachi aveva deciso di chiamarlo Kenji 健二: Il secondo figlio in salute.


«Credo che sia ora di tornare..»

Perdonati eccessi del suo perenne salvatore è pronta ad accoglierne il desiderio ma non senza apprensione. Ragionandoci, se davvero il sannin era riuscito a trovare il modo di creare un jutsu di reincarnazione prima di morire poteva significare che suo figlio aveva un destino già scritto. Le sarebbe piaciuto confrontarsi un 'ultima volta con il suo alter ego armato di falce, anche solo per carpire qualche informazione sul destino dell'infante come aveva già fatto per Hikari tempo addietro.. ma niente, con la morte del corpo e ora anche dell'anima, l'Occhio dello Shinigami era solo un ricordo. In cuor suo Akane può solo sperare che non gli si prospetti una vita fatta di battaglie e conflitti come quella che ha contraddistinto l'esistenza del suo padre spirituale: una vita in cerca di potere per proteggere chi ama e schiacciare chiunque intralci il suo cammino.

* * * *

2jQOtN3


    ~ ??? ??? DN ~ iwBM5GL Konohgakure no sato
    [ ??? ]

«Il potere è pericoloso. Sempre.
Attrae i peggiori e corrompe i migliori.
Il potere viene dato solo a coloro che sono pronti ad abbassarsi per raccoglierlo.
» [cit.]



Le memorie del vecchio Dorīmā le tuonano in testa, con quella voce rauca vecchia di mille anni era e sempre sarebbe stato l'unico vero maestro di vita avuto. Saggi, quei lemmi riecheggiano in lei ancor prima di rendersi conto di essere essere sfuggita al vuoto di cui era prigioniera e con ancora l'immagine sgretolata del sannin incisa negli occhi scuri, Akane li riapre di colpo.

Si sveglia di soprassalto agitata da uno scossone tremendo il cui boato sembra composto da mille e più voci sovrapposte tra loro, ciò che sente è assordante, come tracce lasciate nel tempo che stanno collassando su loro stesse e che faticano a trovare una dimensione per espandersi correttamente nello spazio della sua memoria. Riconosce le voci del suo amato, di Hikari, dei suoi assistenti, qualcuno che le fa gli auguri, un prete che ufficializza l'unione in matrimonio e tanti altri eventi e comunicazioni di cui non aveva ricordo ma che per qualche motivo sono avvenute al suo capezzale. Qualcuno deve aver suggerito di svolgere molte delle riunioni in sua presenza, pur non essendo vigile, come se si aspettassero di vederla risvegliare da un momento all'altro.
Sforza la vista nella penombra della stanza e così confusa, sente il respiro mancarle. Quanto tempo è passato? Cosa si è persa? E i gemelli? Istintivamente le mani corrono al ventre senza trovare il pancione, eppure non ricorda di aver portato a termine il parto, così come non ricorda i vagiti dei nascituri.


(Cosa è successo.. io.. non ricordo nulla..)

Le tempie pulsano e a nulla vale massaggiarle. L'eco di quelle ultime parole sussurrate tra spiriti è tutto ciò che ricorda e con uno sforzo mnemonico risale al suo arrivo a Konoha, al dolore provato durante quelle dieci ore di travaglio che l'hanno portata in quel limbo che ha visto il suo corpo raffreddarsi e sciogliersi al contempo, lì dove mentre la vita scorreva via dalle sue vene, la sua anima si staccava dal corpo fluttuando verso il soffitto.
Il disorientamento nel riaversi era prevedibile, erano passati mesi, forse anni.. eppure nonostante tutta la confusione, tutt'attorno v'è una calma incredibile. L'aria è ben ossigenata, profuma di pulito. Sa di casa.
Sulle prime a direi l vero non ha idea di dove si trovi, salvo poi riconoscere gli arredi familiari della sua stanza e il letto matrimoniale in cui riposa. Le pupille perciò vagano nella penombra per diversi istanti e cercano la sveglia sul comodino alla sua destra come se potesse rispondere ai suoi mille quesiti, salvo restituirle un semplice orario.


«Sono le sette.» Constata con voce atona.

E' mattina e una luce tagliente filtra dalle persiane creando un'atmosfera rilassante. Dalla finestra lasciata socchiusa risale il brusio delle strade cittadine e poco dopo si accorgerebbe di non essere sola in casa. Dalla stanza adiacente degli schiamazzi fanciulleschi la portano a sollevarsi piano, si sente debole a tal punto che perfino muovere le braccia per sistemare il cuscino dietro le spalle le costa una fatica immane.
Muovendo lo sguardo di lato si accorge solo adesso i macchinari a cui è collegata e intuisce di aver dormito per molto, per un tempo che non sa quantificare e su cui non riesce a riflettere. Si concentra perciò su quegli schiamazzi che provengono dalla stanza accanto.


(Hikari? E da quando porta i suoi amichetti a casa?)

Ovviamente non era opera sua, il primogenito ormai ha quindici anni, è quasi un uomo. Pensando a lui comunque sembra richiamarlo, è infatti proprio lui che a momenti arriva ad affacciarsi in camera per i saluti di rito, quelli che le porta ogni giorno prima di bere il caffè e andare a lavoro.
lL0sMyf


I due si fissano a lungo restando in un silenzio imbarazzato e anche se non lo riconosce subito, Akane non smette di squadrarlo con stupore. Il suo ometto non c'è più, ha lasciato il posto a quel giovane benvestito, indossa una bella camicia elegante ed è diventato molto alto. Seduta sul letto deve alzare molto la testa per guardarlo in quegli occhi di smeraldo. La somiglianza con il padre biologico è palese ora che i riccioli hanno lasciato il posto a capelli ordinati e ben curati, così come per quei lineamenti che non hanno più alcuna traccia del bambino che era, privandolo delle morbide guance paffute e del nasino sempre arrossato.


«Oh..Okaasan. »

Anche la voce è maturata e un principio di peluria bionda arricchisce il mento affilato, segno che non ha tagliato la barba di fresco.

Lo sguardo di entrambi risulta smarrito e perdura senza che nessuno dei due riesca a capacitarsi di ciò che sta accadendo. Restano immobili per lunghi istanti, questo fino a quando il ragazzo non fa un passo in avanti superando l'uscio e facendo scivolare le dita dalla maniglia della porta che resterebbe aperta.

Poi, nel gelo di quegli istanti, si sente chiamare dall'altra parte, viene rimproverato - pare sia in ritardo - e forse è a causa sua. Quella voce familiare a chiamarlo riesce a rompere lo stallo, madre e figlio spostano lo sguardo aldilà della porta e vibrano verso l' immenso bagliore che invade la stanza. Quel ritaglio di luce è lungo e largo, risalire il letto e si allarga fino a lei costringendola a proteggere gli occhi con l'avambraccio.


«Anikii!» Lamenta una vocina solare mentre passi frettolosi e sgraziati accorrono sul posto lasciando intendere che non è sola e che si sta spintonando con qualcun altro come in una gara a chi arriva prima.
Controluce vede infine le sagome di due pargoletti aggrapparsi alle gambe lunghe di Hikari, strattonano entrambi nel vano tentativo di smuoverlo dal posto in cui sembra essersi ancorato.


«...»

L'altro bambino è un maschio, non fiata e rinunciando presto allo sforzo finisce per abbassare il capo finendo per fissarsi i piedi; finendo per accavallarli, con le punte va a pizzicare i talloni e di lì a poco si sfila le scarpe, prima la destra e poi la sinistra. Un gesto innocente che tuttavia attira le ire di una quarta presenza, quella di un'ombra più grande che giunge finalmente a soffocare quella luce abbagliante e donare riposo agli occhi stanchi dell'allettata.

«Quante volte ti devo dire di non toglierle ah? Un giorno o l'altro mi farai impazzire.»

Chinandosi per aiutarlo con le scarpe l'uomo sopraggiunto per ultimo fatica ad impedirgli di togliersi anche la maglia e, alla fine, sbuffando alza il capo in cerca di aiuto da parte del maggiore dei tre figli.

«Ma insomma Hikari-kun, che ti prende ogg?, Se non mi dai una mano farai tardi a lavoro e dopo chi la sente.. cosa.. com'è che si chiama la tua nuova ragazza?» Preso dai suoi doveri, dalla fretta e dalla stanchezza, Hachi è talmente abituato a sapere Akane dormiente che nemmeno la cerca con lo sguardo. Quella mattina è già passato a controllarla e ora si limita a cercare il figlio più grande imbambolato nella camera da letto. «Mei. Si chiama Mei papà, quante volte devo ripetertelo.» Commenta freddo ma senza alcun tipo di risentimento.
Finito di occuparsi del piccolo accaldato che non ne vuole sapere di restare vestito, Hachi si rialza raccogliendo la sua valigetta e mettendo la mano libera sul fianco risponde al maggiore.
«Giusto. Allora, andiamo?» ancora non ha capito del motivo per cui è assorto.

«Otōsan, aspetta. Guarda.» E muovendo il braccio verso l'interno della stanza cerca di guidare gli occhi dello Yamanaka come per avere la conferma che non sta sognando.

..

...

«Ragazzi..»

Una voce roca spira dalla gola arsa di Akane, una voce che il Primario ha sognato di udire da così tanto tempo da aver iniziato a perdere le speranze.. si sente perciò un tonfo, la valigetta che il medico stringeva tra le mani sfugge alla sua presa e in un attimo si trasforma nel riflesso sputato di Hikari. Anche lo Yamanaka si pianta sul posto, incredulo e rigido nella muscolatura. Nel mentre i due bambini, ad occhio e croce di due-tre anni, si fissano tra loro per poi imitarli e volgere lo sguardo verso il letto dove giace la madre.

«Ho qualcosa in faccia per caso?
Se non la piantate di fissarmi così inizierò a credere si essere invecchiata davvero male.
»

Effettivamente una lunga ciocca di capelli argentei le incornicia il viso ma non è quello il punto, non sono le rughe il problema e anzi, nonostante la situazione riesce a trovare lo spirito per ironizzare sulla situazione. Così facendo riesce a sbloccare la situazione e il primo a muoversi è Hikari che raccogliendo la bambina in gonnella si lancia sul letto per abbracciarla.

«OKASAAAAN! Finalmente ti sei svegliata! Non puoi capire quanto tempo ho atteso questo giorno! »

Irruento e forzuto com'è rischia di farle male mentre, un po' ride e un po' piange dalla gioia. Suo padre invece tentenna ancora qualche istante finchè sollevando gli occhiali nuovi di zecca si affretta nel girare attorno al letto e controllare cosa dicono macchinari. Incredulo e con il camice ancora sottobraccio si muove da una parte all'altra mentre appunta qualcosa su una cartellina attirando fin da subito le ire della donna.

«Piantala di leggere quella roba, e poi da quando porti gli occhiali?»

Fermandosi di colpo il medico decide finalmente di dedicarsi al paziente e reggendosi all'asta delle flebo non sa cosa dire, non sa da dove iniziare a spiegarle. Nel mentre il biondo vede Hikari abbracciarla e porgerle la piccola Ayame tra le braccia che, timida, ha tutta l'aria di voler essere da un'altra parte. Imbronciata e spaventata da tutta quella tensione esplosa in un attimo la moretta inizia ad agitarsi ma non per questo si tira indietro, coraggiosa e alla fine si lascia accarezzare dalle dita dell'Uchiha, la madre che non ha mai conosciuto.

«Tesoro sei tornata davvero, non sto sognando. Il polso è debole ma riesci a muoverti, a parlare.. una cosa che non accadeva da anni.»

Anni. Ecco la parola, la chiave di tutto e del senso di quelle fotografie appese ai muri in cui lei è assente. Ed ecco anche spiegate le rughe nel suo riflesso allo specchio e quei fili d'argento tra i capelli.

«Non hai trovato un'altra vero?» Insinua sarcastica riferendosi a ciò che potrebbe essere accaduto in sua assenza.

«Ma ch- cosa vai dicendo? Tu sei e sarai sempre l'unica. Non ricordi?»

Sventola una mano ma Akane non afferra il concetto e vedendosi raggiunta cerca di fargli spzio liberando l'ultima porzione di letto rimasta. Cingendola a sè Hachi le regala un tenero bacio sulla fronte e anche se non vorrebbe mai staccare le labbra ad una certa si costringe a farlo e va a prendere le sue mani che, raccolte e sollevate, portano alla sua attenzione l'anello al dito che hanno entrambi. Confusa l'Uchiha fissa i due gioielli ma non ricordando del matrimonio non può che sorridergli e cercando di assecondare quella tenerezza inclina la testa nell'incavo della spalla tuffando il viso tra i suoi capelli biondi. Lo fa per fuggire dal suo sguardo, per nascondere la vampata di vergogna che le accende il viso mentre tenta di ricordare la cerimonia e il fatidico Si che si erano detti.

«Ho detto tante volte di non temete la morte, sia come uomo che come shinobi. Perfino come medico quando suggerisco ai miei tirocinanti di accoglierla quando arriva e di abbracciarla come se fosse una bellissima donna. »
«Eppure? »
«Eppure sono tutte stronzate. Quando perdi ciò che hai di più caro non c'è filosofia che tenga. Kami che sollievo riaverti tra noi, non mi sembra vero. Hikari-chan, colpiscimi, fammi capire che non sto sognando. »

Ma è solo lui a muoversi e a stringere più forte donando un secondo bacio, stavolta sul capo che stringe tra le sue braccia.

«E tu non vieni? Dai, salta su.»

Dando spazio al padre Hikari mette i piedi a terra e richiama l'attenzione dell'altro bambino.

«Per un attimo ho creduto fossero figli tuoi sai?.» Ammette Akane nel riconoscere la somiglianza tra i due bambini ed in particolare, identificando la zazzera fulva del maschietto. «Eeeh, sei forse matta, quanti anni credi che io abbia? Non scherziamo.» Il piccolo Kenji è corso a nascondersi dietro lo stipite della porta e ora sta sbirciando timido verso la loro direzione con mezzo occhio e un ciuffo a fare capolino. Sorridendo divertita per il quasi-malinteso, gli occhi di Akane si sono appena abituati alla luce e trovano in quel dettaglio una conferma - ricorda perfettamente la sua esperienza extra corporea - la storia della reincarnazione di Keiichi era vera e quegli occhi azzurri di fatti non erano occhi di uno Yamanaka. Accorgendosene, si volta verso Hachi e sembra quasi dispiaciuta mentre lui non riesce a smettere di sorridere.

«Ti presento Ayame. Ayame, fai ciao alla mamma coraggio.»
«Ciaaaao.» Risponde timida mentre abbassa il capo e i dentini corrono a mordere il labbro inferiore in una smorfia nervosa. «E quel timidone laggiù è Kenji.»
«...» Il gemello però non risponde e non si muove dal posto, rimane anzi accigliato. Con la fronte aggrottata mal sopporta il peso di tutti quegli occhi puntatati su di sé, non riesce a reggere la pressione e fugge via nell'altra stanza generando uno sbuffo di sconforto da parte di Hikari: alzandosi quest'ultimo sembra avere tutta l'intenzione di andare a prenderlo con la forza.
«No. Ti prego, lascialo tranquillo.» Non lo conosce ma in lui rivede molto di Hikari, di quando era un bambino traumatizzato dagli orrori della guerra, incapace di comunicare con altri all'infuori del nonno che lo aveva cresciuto. «Ma io non capisco, dovrebbe essere felice.» Replica in tono di rimprovero mentre abbraccia Ayame per non farle pesare il suo piccolo sbotto. «Gli serve solo tempo, non forziamolo.»
Da un lato aveva ragione ma, dall'altro, ancora non le avevano detto che non aveva mai parlato e che gli avevano diagnosticato una lieve forma di autismo.

    ~ Luglio 252 DN ~ iwBM5GL Konohgakure no sato
    [ Magione dell Hokage ]


GdROff|| Questo era un post iniziato qualcosa come due settimane fa, ho dato disponibilità a riprendere ma purtroppo il tempo libero che ho è ridotto davvero all'osso x.x e potete capire da voi che se ho fatto un avviso di assenza, il primo in 15 anni che non fosse per semplici ferie, non è certo per capriccio.

Comprendo perfettamente l'esigenza di Asta di andare avanti e il desiderio di voler giocare direttamente con me, purtroppo i tempi sono questi, un post ogni 1-2 settimane.

Questo che ho finito di scrivere dopo le ennesime 12 ore di lavoro e 2 di palestra é il secondo post del timeskip. Spero sia comprensibile perché l'ho dovuto scrivere a rate, finendolo dal cellullare, eh si, come se non bastasse ho il PC in assistenza, avevo accennato a giammo del problema con una foto dello smontaggio del portatile (dopo 1 anno dalla sostituzione la batteria si è gonfiata di nuovo e stavolta ha fatto danni attorno), purtoppo non so quando me lo restituisco, indicativamente mi hanno detto metà ottobre.

Detto ciò mi scuso (immagino dovessi scrivere altrove questo messaggio ma non so dove e a quest'ora da cell on ho né il tempo né la forza di cerlcare), vi dico che sono consapevole della scadenza che avete impostato, ho anche letto di sfuggita che state pensando di npczzarmi il Pg e se vi sembra corretto e proprio non vedete alternative fatemi sapere, così almeno evito di scapicollarmi per preparare il terzo post di timeskip e di finire la scheda per la conversione. || GdROn
view post Posted: 14/9/2021, 21:19     Inseguimenti e Caccia - Regolamento
Trimestre Dicembre-Febbraio 252 DN

- 1 UI Nel Paese delle Onde. - Per controllare le attività della Compagnia.

- 11 UI Nel Paese del Fuoco - Per la sicurezza interna. I controlli vengono intensificati su cose e persone in ingresso e uscita per via delle voci che circolano sul ritorno di Fuyuki con annesse accuse alle autorità e la seguente morte sospetta di Sachiyo (Consigliere in pensione). Dalla rapidità della diffusione si presume non sia da solo, diversi png legati a lui vengono seguiti costantemente, allievi, figli e moglie compresi. Sorveglianza estesa all'area in cui sanno trovarsi l'eremo dei mustelidi.
Controspionaggio Avanscoperta Ricognizione
view post Posted: 10/9/2021, 01:06     自然: Shizen ~ L'ordine naturale delle cose - Nel Villaggio
GdrOff// Continua da Missione 14B, L'antico vaso andava portato in salvo [X] // GdrOn

Akane Uchiha - Timeskip [1/3]


~ 信号灯: Shingō-tō | Luci di segnalazione ~
L'ultima ruota del carro




    ~ 18 Luglio 249 DN ~ iwBM5GL Konohgakure no sato
    [ Porte - Ore 16:00 ca.]

Le improvvise piogge estive degli ultimi giorni hanno ammorbidito il terreno e dall'alto delle loro postazioni di guardia il risultato è ben visibile, l'acqua ristagna più o meno ovunque e il fresco del temporale ha lasciato il posto ad un'umidità pazzesca. Più di tutti, a soffrirne, sono gli shinobi di guardia lungo le mura, specie dalle porte che affacciano sulla via principale dove il sole ha ripreso a battere. Da lassù si ha una visuale ampia sul villaggio ma anche sull'esterno e l'afa che viene su dal terreno lascia senza fiato, complici, le foreste che circondano il villaggio che formano come una bolla di calore, una cappa avvolgente e asfissiante che aumenta i gradi percepiti.
Per la sicurezza di chi abita quelle mura però non esiste riposo e infatti nonostante tutto quei cancelli immensi restano sorvegliati giorno e notte, il passaggio serve a regolare il flusso di shinobi e civili, nonché di numerosi mercanti e visitatori e tutto un insieme di attività che di certo non possono fermarsi solo per via del caldo estivo. L'unica soluzione per non veder stramazzare a terra le guardie è quello di fargli assumere molti liquidi e alternare spesso il turno con un piantonamento all'ombra, cosa che avviene per lo più regolarmente ma, non quel giorno, pare infatti che ci sia stata una riunione improvvisa e la comunicazione del raddoppio del turno che giunge come una condanna per i soldati esentati.


«Mendōk'se.. » "Che palle" lamenta infastidito il Nara all'ennesimo giro di boa che lo vede incrociare il compagno alle porte. «Dodici ore. DODICI!» Sotto quella calura sono una tortura, specie se costretti a sorvegliare quello stradone impantanato aldilà dei cancelli chiusi che affacciano dritti al cuore della Foglia. «Inizio a credere che siete voi a portarmi sfortuna Denbe-san. » Effettivamente Hitomaru non si troverebbe a svolgere quel lavoro da più di un mese se non fosse stato per la bocca larga del jonin che ha fatto la spia sul suo conto con l'Hokage, per una cosa "da uomini" - diciamo così - che l'hanno portato a ritardare in un impegno ufficiale. [X]

Denbe, nonostante le apparenze e quel fisico mingherlino, è da poco diventato un jonin e supera di grado l'anbu manipolatore di ombre che ancora non si capacità di quella promozione visto che non ha mai combinato nulla finendo per insegnare ai mocciosi dell'accademia. Diciamo che Hitomaru lo rispetta per il grado ma non lo vede di buon occhio, la nomea che si è fatto del resto la dice lunga, ha la fama del fifone oltre che dell'incompetente e consapevole di ciò, per quanto possibile, il jonin mantiene le distanze. Peccato non abbia capito che al Nara non interessi affatto attaccar bottone, né tanto meno accendere polemica per il lo pseudo-tradimento subito e il divario che si è creato con quella promozione. Sono ex compagni di squadra, ora colleghi di guardia e nulla più: se passando e incrociando il suo sguardo sembra guardarlo male è solo perché si annoia, è solo l'espressione infastidita di chi preferirebbe starsene altrove, per conto suo. Fraintendendo quel suo fare Denbe rimane vigile, una statua di sale, le spalle a stento si sollevano al ritmo del suo respiro dando l'impressione che non volesse offrire alcun appiglio al compagno per paura che potesse far scattare la scintilla per un discussione. E' dispiaciuto per aver fatto la spia ma sa anche che non dovrebbe sentirsi in colpa, c'è modo e tempo per fare il donnaiolo e quello certo non è durante una visita del Sandaime nella sua classe.


«Ufff, ancora tre ore..»

Accecato per l'assenza di nuvole quel turno è uno sbuffare continuo. In piedi sulla cima delle porte intuisce l'ora dall'altezza del sole nella volta celeste, un controllo che ripete meccanicamente da quella mattina e che lo porta per l'ennesima volta ad abbassa lo sguardo verso la strada che sorveglia. La terra umida è delimitata ai lati dall'erba brulicante che crea come un lungo corridoio serpeggiante che, attraversando in lungo e in largo la foresta, definisce un'arteria fondamentale lunga svariati chilometri, uno spazio lungo la quale affluiscono tutte le strade secondarie che portano a Konoha.

Il caldo è asfissiante dopo un temporale, l'afa gli sta prosciugando le energie e arriva perfino a rimpiangere l'anno accademico appena trascorso e il caos dei suoi studenti irrequieti. Piantonare quel posto può essere una tortura in giornate simili e facendo capolino dietro quel ciuffo scomposto, i suoi occhi stanchi osservano l'umidità depositata sulle chiome verdi che evapora sotto il tocco cocente dei raggi solari mentre, più in basso, ancora resistono le pozzanghere prossime però ad evaporare. Nell'insieme l'aria rarefatta non riesce a deturpare la bellezza di quell'orizzonte, anche se dopo le prime nove ore di turno ormai i suoi occhi non vedono più la bellezza di quel quadro ma solo noia, noia e ancora noia. Alla decima ora ormai Denbe fatica nel trovare la concentrazione, sotto l'uniforme si suda troppo e come se non bastasse, al tocco delle sue dita la borraccia risulta fin troppo leggera, è quasi vuota e conscio di dover centellinare l'acqua rimasta finisce ugualmente per svuotarsela in bocca fino all'ultima goccia.


«Haa!» Esclama una volta placata la sua sete. «Ci voleva proprio.» La testa quindi torna dritta sul collo ed è allora che qualcosa attira il suo sguardo animandone le pupille scure con il bagliore di luci insolite. Sulle prime crede si tratti del riflesso del sole in qualche pozzanghera ma in un secondo momento inizia a preoccuparsi, quelle luci seguono una linea ascendenti, risalgono verso il cielo limpido, silenti come fuochi d'artificio pronti ad esplodere mentre sfidano la forza di gravità. Attende quindi, fino a che la luce non si spegne a mezz'aria, salvo poi vederla riappare poco più avanti, più vicino a lui e alle porte che sorveglia.

«Hey amico. Le vedi anche tu?» Ma Hitomaru non è li, non lo trova. Non subito almeno. In agitazione il jonin crede si tratti di un miraggio frutto di un colpo di calore - è ipocondriaco tra le altre cose - e muovendosi per andare incontro al collega più giovane si asciuga il sudore che cola giù dalla fronte con il dorso della manica. Lo raggiunge in un attimo e prima ancora di richiamarlo attira la sua attenzione con una gomitata al fianco che in interrompe bruscamente il suo calpestare di formiche.

«Ahio! Ma ch- diamine ti prende? »

Spegnendosi all'apice della salita i segnali di pura luce continuano ad avvicinarsi, sembrano piccole bolle luminose di puro chakra che superando in altezza le fronde delle sequoie e degli abeti finiscono per tracciare una linea che presto confluirà nell'arteria centrale. Lo stradone che sorvegliano dalla cima delle mura.

«Guarda che non ti vado a comprare un altro succo. Essere di ronda non significa essere a tua disposizione. » Commenta infastidito dopo essere stato costretto ad arrestare la sua marcia solitaria. « Stavolta vedi di chiamarti qualcuno dalla stazione.» Gli precisa il Nara più serio che mai, sembra averne men d'onde di lui e come dargli torto visto che non sarebbe mai dovuto essere li ma al fresco, con una maschera di alligatore sul viso mentre sorseggia thè nella control room del quartier generale.

«Non è quello Hitomaru-baka. Guarda là infondo! »

Ma il Nara non sembra interessarsi, complice i trascorsi tra loro. E poi, nonostante Denbe-sensei fosse un suo superiore, ormai nel villaggio era considerato il più fifone tra gli shinobi e quello di oggi era anche il suo ultimo turno di guardia.

«Yaahwn... » L'unica cosa che ottiene perciò è solo uno sbadiglio e un commento superficiale «Non vedo niente amico, perchè non ti rilassi? » Aveva chiamato troppe volte "al lupo" e ora, l'anbu chunin in abiti civili, fatica a credergli.

«Tu non..» Pur essendo un fifone di prima categoria però Denbe non ci sta, questa volta è sicuro di aver visto qualcosa. «AAHH-GUARDA DI LA'!» Allungando la man destra afferra il mento del collega più basso e schiacciando le guance nella stretta contrapposta di pollice e indice finisce per infossare le dita nel derma molle. Una reazione istintiva che denota determinazione, un segno che nell'enfasi del momento avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di far voltare il compagno dall'altro lato.
«Mi dici che diavolo è quello!?»
«Uhm? Quella lushi she non shbaglio..» Con le guance così premute la lingua del Nara non articola bene le parole. «..shono opeWa del moshcciosewwo.» Non si capisce un accidenti di quello che dice ma del resto ha ancora la mascella bloccata dalla mano del jonin fifone. «Di chi?» Denbe continua ad agitarsi, fissa lui e di nuovo quelle luci all'orizzonte senza trovare pace e senza allentare la presa. «Il mo-scch-io-wwo!» Placido si sforza di ripeterlo ma poi, spazientito, alza gli occhi al cielo e impreca. «Mendōkusai..emmmollami!» Lamentando di lasciarlo andare il chunin afferra il polso di lui con entrambe le mani e divincolandosi dalla presa riprende a spiegarsi.
«E' il mocciosetto che vive sotto le gonne del Terzo..»
«Beh? Perchè quella faccia? Sembra che tu abbia visto un fantasma, Hito-san.» Effettivamente il chunin sta sbiancando. «Baka. S-se quello è Hikarikage, significa che..» «Cosa? Che è il solito esibizionista?»
«...»
«Ho ragione no? A momenti mi facevi venire un infarto, se si tratta di lui non c'è da preoccuparsi, al solito starà testando i suoi giochi da tavola per ninja.»
«Ma tu, sei..»
«Non dirmi che non hai mai giocato a Gyuki adesso eh.» L'idiota di Denbe arriva perfino a spazientirsi e nel sentire con quanta leggerezza affronta il problema, il Nara da pallido che era si fa paonazzo in viso e nell'inveire contro il collega sembra uscire letteralmente dai panni.
«Ma quanto sei IDIOTA!?» «MA CH- stai calmo amico!»
«Calmo un accidenti! Quel moccioso è partito l'altro giorno per una missione proprio insieme all'Hokage sua madre e due medici.» I piccoli occhi scuri vibrano nelle orbite mentre puntano nel vuoto riflesso nello sguardo dell'insegnante. «Ah.» Commenta senza afferrare il concetto. «E quindi?» Sapeva che fosse incinta ma non connette. Il suo unico pensiero è quello di finire in pace il turno per poi tornare in accademia dai suoi studenti.

«Quelle luci.. l'Hokage sta rientrando in emergenza, lo capisci adesso? Dobbiamo avvertire gli altri.» Il moretto torna ad indicare i bagliori luminosi che l'altro ha scorto per primo all'orizzonte e a giudicare dall'espressione inebetita, sembra convincerlo.
«Merda.»

Lo scambio tragicomico tra i due avviene in pochi istanti e quando di lì a poco il verde del sottobosco inizia ad agitarsi, un vento impercettibile propaga fino a loro il suono di ruote che sfrecciano nel fango. Qualcosa si sta avvicinando a gran velocità e a giudicare dal rumore di zoccoli ad appiattire le pozzanghere, si tratta di una grossa carovana.



«APRITE! APRITE LE PORTE!»

La voce stridula dell'undicenne perfora i timpani delle due guardie che riuscendo finalmente a vederlo, si sentono mancare, Denbe per lo più, il cuore ricolmo d'ansia che custodisce nel petto perde un battito per poi tornare a pompare sangue e adrenalina nelle vene con più foga di prima.

«Merda.» Facendo eco al compagno, più calmo e controllato Hitomaru osserva i passi frettolosi del genin fino a risalire con lo sguardo la linea indicata dal suo sbracciare, li dove increduli i suoi piccoli occhi da rettile scorgono la sagoma di un carro fare capolino tra il mare d'erba e procedere in tutta velocità verso di loro.. per altro, privo di un cocchiere a tenere le redini dei quattro cavalli che lo trainano.

«Merda.» Ripete di nuovo lo shinobi di ronda mentre, incurante delle conseguenze, lascia che la sigaretta scivoli via dal controllo delle sue labbra. L'altro invece si preoccupa di rinfoderare la sua borraccia e al contempo gonfia il petto; liberate le mano dall'ingombro risale verso in bocca per arricciare la lingua all'indietro e soffiare con tutta la forza che ha in corpo. « FFIIIIIHH!!!» I suoi sforzi generano un fischio di allarme che porta le due guardie a terra ad aprire le porte in un lampo.
Dall'interno i pesanti cardini vengono fatti scorrere e riescono a liberare il passaggio giusto in tempo, per fortuna il piazzale antistante era sgombero quando il carro oltrepassa il confine sfrecciando a tutta velocità con il rischio deragliare. Alla guida del mezzo fornito dall'abate di Shikanoshita non c'è nessuno eppure i cavalli sembrano aver risposo ad un gesto del genin che li precedeva in corsa, lo stesso biondino dall'aria distrutta che ha corso come un pazzo e ora giace a terra sfinito.


«Merda!» Sembra che oggi non sappia dire altro il Nara.
Sceso a terra per aiutare vede apparire dal nulla cinque suoi colleghi anbu: uno sul tettuccio del carro, due sulle mura pronti ad intercettare eventuali inseguitori e poi, gli ultimi due ad accogliere i viaggiatori, proteggerli e scortarli al sicuro. Come per ogni emergenza la comunicazione è tutto, il chunin lo sa bene eppure, per degli stupidi screzi con il jonin di guardia ha rischiato di ignorare il pericolo. Risultato? Beh, quel giorno perfino un fifone come Denbe aveva fatto un lavoro migliore del suo. Non potendo far altro che assistere si trova perciò a credere di meritare la punizione e addirittura si dispiace che sia l'ultimo turno di ronda al suo fianco.


«Che è successo Hikari-kun!?» Sceso a terra anche Denbe si avvicina all'undicenne ed è il primo ad aiutarlo nel tirarsi su, non ha la minima idea dei problemi riscontrati dal team illustre che sta venendo soccorso. Aiutandolo a reggersi perciò va ad avvolgergli il volto in una carezza paterna che va ad inerpicarsi nella folta chioma riccia, un gesto affettuoso ma anche utile a sincerarsi che non vi fossero ferite e che il biondino stesse bene.
Piegato in due per gli sforzi fatti nel correre, segnalare e manovrare al contempo i cavalli con il suo jutsu, il genin non ha nemmeno la forza di allontanarsi da quelle premure che lo infastidiscono. Odia essere trattato come un moccioso ma così conciato stenta perfino a tenere gli occhi aperti.


«Hai fatto un ottimo lavoro senpai, ora però lascialo respirare.» E così fa, allenta la presa e il genin riesce perciò divincolarsi, ma non solo, con le mani incrociate all'altezza dei fianchi va ad afferrare i lembi di stoffa umida della felpa e tirare su. Si spoglia, si libera dell'indumento ridotto ad una macchia unica di sudore ricavandone sollievo immediato; rimasto a petto nudo, con la pelle lucida e madida di sudore, ecco che finalmente Hikari riesce a riprende il controllo sulla parola.

«In ospedale.. dovete portarli in ospedale. »
Ma dopo un ingresso simile non occorre che lo dica, Ryota, il medico chunin che ha viaggiato a bordo con loro è già sceso con la madre in spalla dando ordini precisi agli anbu. Le squadre speciali si sono fatte carico di tutto il resto estraendo dal carro anche lo Yamanaka privo di sensi, caricato in spalla e in meno di un attimo, scattando tutti verso est.
«Tu stai bene?»
«Una favola.. anf anf.. mai stato meglio sensei.»
L'affanno inizia a diminuire ma pur rimettendosi in piedi Hikari non riusce a restare dritto sulle sue gambe, nel tentativo d'incamminarsi quasi gli inciampa addosso e reggendolo con fare preoccupato, Denbe finisce per diventare vittima di un furto. Il piccoletto ha la gola arsa e con la mano lesta nell'aggrapparsi al jonin finisce per sfilare poco gentilmente la borraccia che spunta dalla sua bisaccia. Barcollando abbozza qualche passo e allontanandosi non ha paura di rivelare l'oggetto del suo furto: senza chiedere finisce per tracannare il contenuto e alzando le braccia si versa in testa le ultime gocce.

«Denbe-san, oggi è un gran giorno. » Lo afferma con un tono aggressivo e deciso. «Ci sarà da festeggiare.» Un imperativo il suo, quello che suona come un ordine a cui nessuno potrà sottrarsi. Mantenendo il rispetto dei ranghi lo ripete fissandolo dal basso, quasi come se la differenza di altezza tra loro non significasse nulla e poi, restituendogli la borraccia vuota con una spinta della mano al petto, la mancina lo raggiunge afferrandolo debolmente per il bavero. «Oggi festeggeremo, mi ha capito sensei?!» Insiste come a voler convincere il jonin il quale seppur spiazzato da quelle volontà in netto conflitto con l'accaduto, torna a cingerlo e a sorreggerlo in un abbraccio commosso. Risulta evidente che il bambino stia cercando di convincere sé stesso, è debole e sul punto di svenire rimane ad osservare insieme a loro lo scatto degli anbu verso l'ospedale.


* * * *


    ~ 18 Luglio 249 DN ~ iwBM5GL Konohgakure no sato
    [ Ospedale - Ore 20:00]

Nella struttura ospedaliera il nervosismo è palpabile, in pochissimo tempo molti medici e infermieri si sono fatti in quattro per ricoverare d'urgenza il Sandaime e portarla dritta in sala operatoria. C'è frenesia, c'è confusione ma soprattutto, più in là, oltre le porte a delimitare l'area sterile, c'è grande apprensione da parte degli amici e dei familiari più stretti che vivono un'attesa infernale mentre sostano in quel corridoio stretto e spoglio. Uno spazio angusto, essenziale anzi, ma ben illuminato dai neon incassati nel controsoffitto che generano una luce fredda e gelida come l'aria che si respira, una fonte di tensione seconda solo all'odore dell'antisettico che penetra su per le narici dei presenti. Quel mix di vuota attesa riempie troppo lentamente le ore come gocce a riempire un'abbeveratoio troppo grande che non arriverà mai a dissetare quella folla: uomini e donne di ogni età, ninja e non, bambini e anziani compresi che oltre le mura scalpitano come bufali in fuga da un branco di leoni che von il passare del tempo si fanno sempre più deboli, più assetati e disorientati in quella savana che è la Foglia. Il re della jungla è in pericolo, la leonessa che li ha sempre protetti sta lottando tra la vita e la morte per portare alla luce i suoi cuccioli, due fratelli di sangue, due vite che molto probabilmente porteranno nomi pesanti già incisi nella storia. Reincarnazioni, miracoli e testimoni del tempo, i due gemelli si fanno attendere.

La speranza eleva il suo grido silente fino al giungere della sera, quando l'angoscia inizia a prendere il sopravvento e trasformandola in una supplica: pregando per il meglio si ipotizza il peggio e infatti, nel bene o nel male, molti dei presenti iniziano a pensare ai trascorsi del loro leader, della compagna, della madre, della persona che più di tutti ha incarnato da oltre un decennio la volontà del Fuoco arrivando a pensare ai possibili scenari futuri. Un futuro senza lo Yokai di Konohgure no sato.

Il travaglio si protrae e i membri del Consiglio insieme al piccolo Hikarikage sono gli unici rimasti, nessuno sembra avere appetito, lo stomaco si è chiuso e il più provato è proprio il biondino, ormai sull'orlo delle convulsioni per l'eccessivo prolungarsi del pianto e dei brividi di rabbia che nascono dal profondo del suo animo. Il jutsu contenitivo utilizzato da Ryota al termine della missione ha solo congelato il tempo per i gemelli ma ciò che sta accadendo - tra le urla mostruose della donna e le incitazioni del Primario e dei suoi assistenti - è un qualcosa che con molte probabilità sarebbe accaduto comunque. Un difetto, la genetica, la scarsa propensione di quel corpo forgiato da mille battaglie che non sembra programmato per la riproduzione. Il quel preciso frangente Akane non è il sannin che tutti conoscono ma solo una macchina difettosa, la gravidanza è stata tutta in salita, problematica fin dall'inizio, da quando scoprirono del secondo feto in crescita ancorato al primo come un parassita [X Y] ma nonostante tutte le premesse conosciute ai più intimi, è sulla bocca di tutti il pensiero che certe complicazioni si sarebbero potute evitare. Non partendo per quella missione, per iniziare. Il più nervoso di tutti? Beh, ovviamente il primogenito, lui che era stato abortito in quella stessa sala operatoria, salvo venire salvato in gran segreto dal vecchio Dorima.
Hikari è allo stremo, sembra invecchiato di dieci anni dopo aver assistito agli eventi che hanno portato alla rottura prematura delle acque, guidare da solo il rientro verso le porte del villaggio è stato più di quanto ci si potesse aspettare dall'undicenne.


« MA QUANTO CI VUOLE? FATELA SMETTERE E TIRATEGLIELI FUORI!»

Nervoso e sul punto d'impazzire batte i pugni sul vetro che dall'alto affaccia nella sala operatoria. Essere lì ma non poter far nulla è troppo frustrante e quel senso d'impotenza che lo perseguita da una vita lo porta ora ad osservare con disgusto e disprezzo tutta l'equipe imbardata in quei camici.

« COSA ASPETTANO CON LE MANI IN MANO? Si può sapere ah!?»

Voltandosi verso uno Shinichi in uniforme pretende spiegazioni ma l'uomo non si scompone e anzi, gli si avvicina alle spalle in tutta la sua possanza.
«Vacci piano con lui Shin.» Maschera in mano, la più materna la Hyuga accorsa alle porte si alza come per fermare il collega anbu dal rimproverarlo ma, diversamente da quel che può sembrare, Inu non cerca di allontanarlo e anzi, con il suo senso pratico e marziale va ad illustrargli ciò che vedono i suoi occhi esperti. Sembra quasi come stesse leggendo un piano di guerra, la sua voce è tanto fredda e piatta da raggelare il sangue nelle vene.

«Vedi quel gruppo? Quello lì. Esatto. Insieme all'altro infondo alla sala, sono chiamati unicamente ad occuparti dei neonati, per questo se ne stanno con le mani in mano, non appena saranno nati si dovranno occupare del loro stato e assicurarsi che siano sani, che respirino da soli. Quando sentiremo il primo vagito di entrambi potremo tirare un sospiro di sollievo, in caso contrario, dovranno intervenire prontamente. Per tua madre bastano quei tre, tutto il resto dipende solo e unicamente da lei.»

« Devono farla smettere ora! La mamma non può soffrire in quel modo! »

«Per tua madre bastano quei tre, oltre all'epidurale non si può fare altro senza compromettere la vita dei tuoi fratellini. Tutto il resto dipende solo e unicamente da lei.»

« NON M'IMPORTA NULLA DI LORO SHIN!»

Mente. Soffre lui stesso per aver pronunciato quelle parole frutto di un desiderio più grande, quello di non vedere spezzarsi il cordone ombelicale che ancora lo unisce a lei. Non è mai cresciuto Hikari, nonostante il coprifronte, nonostante i vari traumi vissuti nella sua giovane vita, è ancora un bimbo viziato e completamente dipendente dal cuore materno. Il desiderio di sapere la madre al sicuro vince sullo spirito vacillante da fratello maggiore, la paura di perderla ottenebra la sua mente e in un desiderio egoistico pensa unicamente alla salute di lei, i suoi occhi smeraldo quasi bucano quel vetro nel puntare a quelli azzurri del padre in camice, con il sangue a coprire i guanti fin sopra il gomito. Parliamo di Hachi, in quanto Primario e padre dei gemelli è in sala, mascherina sul viso e completamente vestito di verde ma stavolta non deve operare, o almeno lo spera, ciò che fa è "solo" tenere la mano dell'Uchiha, chino al suo capezzale nel sussurrargli parole confortanti e intento nell'aiutarla a respirare e spingere nel modo e nei tempi corretto.
Dall'altro lato invece il piccolo scorge Ayumi, quella che è stata per lungo tempo l'assistente di sua madre durante la cecità e al contempo, la sua balia; la riconosce unicamente dal taglio degli occhi che sormontano la mascherina rosa e dallo sharingan attivo nelle sue iridi mentre controlla la paziente e ad intermittenza, gli schermi alle sue spalle. Di tanto in tanto la vede interviene correggendo i dosaggi di chissà quali farmaci, fa delle misurazioni e poi si ferma di nuovo lasciando sua madre da sola con il suo dolore.


«Non voglio che lei muoia per darli alla luce..»

k9df9HH



Pur essendo un genin da qualche anno, Hikari crolla, si sente l'ultima ruota del carro, inutile come sempre, un moccioso con le guance arrossate che mostra tutta la sua debolezza e la paura di perdere il legame più importante di ogni essere umano. E' inutile che provino a consolarlo, il cordone ombelicale che lo unisce alla madre si stia facendo ogni minuto più sottile, riesce a percepirlo aldilà di quel velo umido che gli offusca la vista.
Poi, una seconda voce gli accarezza il cuore.


«Che ne dici di raccontarmi cosa è successo. Restare qui non fa bene a nessuno dei due.»

Tra i macchinari e i numerosi medici disposti da lassù riescono a vedere a stento i capelli bagnati dal sudore sulla fronte di Akane, incollati al viso la dipingono in un quadro che mai nessuno si sarebbe immaginato: troppo grande è la sua fama, troppo immensa l'immagine che il mondo ha di lei per riconoscerla in quella maschera di sofferenza mentre la vedono piegare ancora la testa all'indietro mentre le viene chiesto a fasi alterne di spingere e di respirare.

«Andrà tutto bene vedrai.»

Nahoko alla fine raggiunge il piccolo shinobi stremato e sistemandosi la maschera da un lato del viso va a prenderlo per mano nel tentativo di farsi spiegare cos'è accaduto in missione, delicata intende accompagnarlo fuori per farlo riposare in una stanza insonorizzata dalla quale non si sentono le urla della madre impegnata in quel travaglio infinito.
Mentre loro due escono, un'altra figura si alza per avvicinarsi alla vetrata che dà nella sala operatoria, quella curva e gobba dell'anziana Sachiyo. Tenendosi al bastone la pensionata un tempo parte del Consiglio si unisce all'abbraccio dei cari e coccolando con uno sguardo il piccolo Hikari, gli dedica una carezza e poi, giungendo le mani al petto, si raccoglie in preghiera.


«Hokage-dono.. tesoro, Daisuke veglia su di voi.»


Edited by ~Angy. - 10/9/2021, 10:42
view post Posted: 5/9/2021, 06:19     Conto di Akane Uchiha - Banca
- Stipendio Settembre -

    + 180 ryo Shinobi Jonin S


    = 129.776 ryo
view post Posted: 5/9/2021, 06:19     Conto di Fujie - Banca
- Stipendio Settembre -

    +180 Shinobi Jonin-S

= 15.619 ryo
view post Posted: 5/9/2021, 06:18     [Settembre] - Censimento mensile - Censimenti
CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Akane Uchiha
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: Hokage
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]

CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Fujie
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: //
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]
view post Posted: 22/8/2021, 11:58     Conto di Akane Uchiha - Banca
- Stipendio Agosto -

    + 180 ryo Shinobi Jonin S


    = 129.596 ryo
view post Posted: 22/8/2021, 11:57     Conto di Fujie - Banca
- Stipendio Agosto -

    +180 Shinobi Jonin-S

= 15.439 ryo
view post Posted: 22/8/2021, 11:56     [Agosto] - Censimento mensile - Censimenti
CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Akane Uchiha
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: Hokage
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]



CITAZIONE
Nome e cognome del personaggio: Fujie
Rango: Jonin-S
Lavoro bonus: //
Link alla scheda: [X]
Link al conto: [X]
16557 replies since 23/9/2007