Nel giro di qualche ora le emozioni della piccola Mai erano completamente cambiate. Passata dall'essere ostaggio, ora si trovava nel ruolo di co-cuoca assieme ai suoi aguzzini. Nonostante fosse una bambina intelligente, non era ancora riuscita a metabolizzare bene il cambiamento di quella situazione ma, in compenso, si stava divertendo come non mai. La sua curiosa compagna di fornelli la divertiva, Fujie e mai si scambiavano consigli a vicenda su come preparare la cena, consigli basati su un’esperienza inesistente, il che era tutto un programma di quello che ne sarebbe saltato fuori. Il risultato fu che, più il preparare un piatto commestibile, sembravano divertirsi a mettere a soqquadro non solo la cucina ma l’intero condominio. Si, perché i vicini erano in agitazione chiedendosi cosa stesse succedendo ed erano passati un paio di volte a bussare alla porta ma il trambusto all'interno dell’appartamento ( ululati, grida e pentolame colpito a ritmo di una qualche canzone proveniente dall’inferno) era troppo forte per sentirlo.
“Il mio fratellone sarà davvero contento quando tornerà a casa”Si, l’importante era crederci. Quello che avrebbe trovato Josui una volta a casa sarebbe stato i vicini che volevano sbatterlo fuori dallo stabile, un appartamento raso al suolo che avrebbe dovuto ristrutturare con i pochi soldi che aveva, una cucina andata a fuoco e il viso sorridente della piccola Mai e di Fujie che gli porgeva un piatto bruciato ricoperto da chissà quale salsa, senza escludere l’ipotesi che quella pietanza fosse finita prima nelle fauci del lupo per avere una sua opinione in merito al risultato finale. Quanto è adorabile l’innocenza dei bambini.
“Sono tornati! Sono tornati!”Mai, e l’intero personale della cucina, si precipitò sul balcone non prima di aver lasciato cadere dalle mani una pentola la cui salsa(?) al suo interno colorò il pavimento di un bellissimo color rosso acceso. Quanto sarebbe stato contento il fratello di quel tocco artistico, serviva proprio un qualcosa che desse colore a quell'ambiente...Dio, mi vien da piangere.
Nell'altra stanza, Josui aveva finito con l’imprimere gli incisivi sulle nocche. La curiosità, o forse la preoccupazione, gli fecero scostare la porta seguendo i passi della collega. Una scena surreale con il sottofondo della colonna sonora gentilmente diretta dal maestro Xander e la sua orchestra. Ma...quello è sangue?! Pensò notando il liquido rosso che si faceva strada fuori dalla cucina come se possedesse vita propria. Riusciva a sentire la voce di Mai sul balcone e quindi non poteva esserle successo niente di male e questo gli bastò per rassicurarlo. Il resto non erano affari suoi. Chiuse la porta appoggiandosi alla parete, incominciò a non escludere l’ipotesi di avere una leggera commozione cerebrale
“Forse avrei dovuto andare in ospedale…”La porta si spalancò all'improvviso così come si chiuse. Alzando lo sguardo il giovane si trovò d’avanti la figura di un demone sadico. Una combinazione tra una pasticcera e una macellaio proveniente da chissà quale girone infernale. I suoi occhi si focalizzarono sul grembiule che portava la ragazza, per la precisione su quella macchia rossa che sembrava rievocare la stessa sostanza che si faceva strada sul pavimento poco prima.
“Ti prego. Dimmi almeno che non è sangue...”Disorientato, indietreggiò di qualche passo chiudendo gli occhi. Portandosi una mano sul volto, non era spaventato ma preoccupato pensando a quale cadavere(bestia o uomo) si poteva trovare nell'altra stanza. Ancora peggio, la scocciatura di levare il sangue da terra. Aveva capito che da quella ragazza ci si poteva aspettare tutto e proprio per questo non escluse quell'ipotesi, e l’attrezzatura che lasciò cadere non lo confortava. E sinceramente non lo confortava neanche il fatto che fosse venuta lì con quell'attrezzatura che faceva pensare tutto tranne che un medico.
Incominciò a controllare il suo stato di salute. Nonostante fosse conciata in quel modo, i suoi modi di fare avevano un che di professionale, pensò. Avevano un qualcosa di curioso, la moltitudine di sfumature che possedeva lo intrigavano. La rendevano tutta da scoprire, come se possedesse dei lati nascosti che lasciava trasparire solo a chi riteneva meritevole. Non sapeva cosa gli stesse succedendo eppure si sentiva preso in un qualche modo da lei. Il perché non lo sapeva ancora. Ripensò a lei nuda nel deserto e sentì caldo. Quella visione per sua sfortuna l’avrebbe accompagnato per molto tempo e forse per sempre. Purtroppo non siamo noi a scegliere di chi infatuarci sopratutto a quell’età e non è detto che quella persona sia quella giusta. Anzi, nella maggior parte dei casi ne soffriremo. Solitamente ci si si infatua di persone più grandi di noi: della professoressa, fioraia, postina, di una cantante...lui di una ragazza-lupo. Era più grande di lui e questo lo sapeva, troppi anni di età li separavano,questo lo sapeva. Avrebbe conosciuto altre donne, si sarebbe innamorato ma, purtroppo, la prima cotta non si scorda mai. Una dolce maledizione che l’avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni, questo non lo sapeva ancora. Tu non sai nulla, John Snow.
“Come, scusa?”La richiesta di Fujie di spogliarsi l’aveva preso in contropiede destandolo dai suoi pensieri. Gli disse di fare in fretta ma non senza provocarlo. Coniglio, l’aveva chiamato coniglio. Nel quartiere nessuno si permetteva di additargli certi titoli. Nonostante fosse tendenzialmente calmo, lui e la sua banda erano parecchio temuti. Se da una parte la cosa lo innervosì dall’altra lo fece sorridere. Il mondo non era limitato al suo quartiere, un’’altra spinta verso l’accettazione di un cambiamento che ormai aveva abbracciato.
“Ehi, non tirare in ballo Mai, è una questione che non potresti capire”Ti ringrazio per il regalo^^ e scusami per averci messo un po a rispondere