Casa di Josui Moemasu

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 29/7/2020, 19:36     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Descrizione:

La residenza è situata al quarto piano di uno degli edifici più alti della periferia di Sunagakure, a circa trecento metri in linea d'aria dalla zona commerciale più vicina. Gli affitti sono alla portata della fascia medio-bassa della popolazione ed il compromesso costo-distanza dal centro è accettabile. Per arrivare all'appartamento bisogna inoltrarsi in un labirintico agglomerato di vie e viuzze le cui pareti sono formate da altri edifici poco distanti l'uno dall'altro che rendono le stesse vie poco illuminate anche nelle ore più calde, il che rende quel girovagare tutto sommato piacevole nonostante il caldo cocente di Suna. Superato il labirinto si arriva ad un edificio tondeggiante di solida sabbia composto da cinque piani la cui sola estremità superiore presenta una superficie piatta a formare una terrazza i cui condomini possono usufruire per stendere i panni o semplicemente come spazio in comune per scrutare quasi totalmente il villaggio dall'alto. Entrati dall'atrio si ha di fronte una discreta zona comune arredata in maniera spartana con una moltitudine di piante grasse di varie dimensioni e palme a formare una specie di giardinetto interno con divanetti e sedie di vimini datate arricchite da cuscini vecchi per dare un minimo di confort; sulla sinistra una scala a chiocciola percorre largamente il perimetro della struttura portando ai piani in cui gli appartamenti si affacciano su lunghi corridoi circolari per poi concludere arrivando alla terrazza.
L'appartamento non è molto grande. Una cucina che funge anche da soggiorno, un bagno e una zona notte composta da due camere da letto lo rendono un posto tutto sommato accogliente.



Edited by Nizzet - 30/7/2020, 14:27
 
Top
view post Posted on 29/7/2020, 20:41     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


GdrOff// Continua da L'alba di un nuovo Sole [X] // GdrOn

    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato, Residenza Clan Shakuton
    [ Verso l'Ospedale - Ore 19:00 ]

Dopo aver scoperto il corpo di Josui riverso a terra in quella cella frigorifera Reiko si era diretta fuori dalla tendopoli del clan Shakuton, presa dalla frenesia del momento non si curò nemmeno di scansare i passanti, l'urgenza e l'apprensione nel suo sguardo tuttavia furono sufficienti per non essere coinvolta in qualche diatriba. L'emergenza fu evidente tanto agli altri membri del clan, tanto quanto a Deiki, il leader che l'aveva intrattenuta nel suo ufficio proprio per calmarla e convincerla ad avere fiducia in Josui; in quel breve tragitto che la separò dall'affondare i piedi nella sabbia, incrociò il suo sguardo e nessun uomo di questo mondo avrebbe voluto essere nei suoi panni, minaccioso sembrò urlare nel silenzio dello sgomento che presto avrebbero fatto i conti.
L'unguento preso preventivamente da solo non era sufficiente e non volendo avere sulla coscienza la vita di un secondo allievo la bionda potè solo affrettarsi più che poteva per raggiungere l'ospedale. Con il cuore che le batteva all'impazzata affondò i suoi passi nel mare dorato e presto si vide raggiunta da un affannato Xander che nella sua veneranda età diede dimostrazione di grande tenacia e resistenza. Non capirono esattamente quando ma Josui si riebbe, forse per l'insistente abbaiare del cane o forse per l'enorme sbalzo di temperatura, difficile dirlo ma quale che fosse il motivo, il genin si svegliò portando la donna fermare di colpo la sua corsa: la sua frenata fu talmente brusca da sollevare un enorme polverone, roba che a momenti il cane credette di essere finito in una tempesta di sabbia improvvisa. Disorientato l'amico peloso si guardo attorno e fu solo seguendo l'olfatto se riuscì a raggiungere i due e notare che la compagna aveva messo giù il ragazzo, stava ancora boccheggiando e faticando a riprendere il controllo sul suo corpo atrofizzato dal gelo però era vigile e parlava, un buon segno che lo porto ad avvicinarsi a lui scodinzolante.


"Deliri? I deliri li farai venire a me accidenti, ti credevo già con un piede nella fossa Josui."

Fu tentata di abbracciarlo ma si fermò poco prima di farlo, proiettata in avanti preferì controllare il suo stato con un check amatoriale, con le poche conoscenze basilari di primo soccorso che aveva. Prima di tirare un sospiro di sollievo rimase ad ascoltare le sue parole e nell'irruenza irruenza di quella visita medica alla fine gli confessò le sue paure.

"Quando ti dicevo che durante quella prova erano successe delle cose.. - brutte cose - non era per sentito dire. Dopo tanti anni credevo di averlo superato ma quando ti ho visto disteso a terra è stato come rivivere l'orribile giorno in cui ho perso il povero Kazuki. "

Nella voce di lei, una malinconia singolare macchiata dal dolore per la perdita e il rimorso per quello che considerava il più grande errore della sua vita dopo quella di aver fatto parte delle squadre speciali di Suna.

"Il suo sole si è spento senza che io potessi farci nulla.."

Rialzandosi lasciò che le braccia le scivolassero lungo i fianchi e con quell'espressione assorta iniziò a portare alla mente tutti i bei momenti passati insieme, racconti che per qualche strano motivo sentì di voler condividere con Josui mentre si dirigevano verso casa sua e quella famosa cena che li attendeva.

* * * *


    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato
    [ Casa di Josui - Ore 19:30]

Alla sua richiesta di segretezza con Mai circa le ferite subite e le difficoltà affrontate, Reiko non gli diede una vera risposta, non verbale almeno, dalle sue labbra fuoriuscì soltanto un verso dalla difficile interpretazione, suonò per metà come un forse e per l'altra ad un ghigno. Non gli fu chiaro il motivo di quella reazione ma ormai prossimo a rincasare, presto lo avrebbe scoperto da sè.

"Quindi è qui che abiti, spero vivamente che tu abbia dei condomini comprensivi perchè da quello che sento e che immagino, le nostre due cuoche provette devono aver sfidato la soglia di pazienza di qualsiasi comune mortale.. "

Riferendosi al baccano che proveniva dal quarto piano del palazzo, Reiko sentì una morsa allo stomaco e con essa vide crollare ogni speranze di rifocillarsi dopo tanto stress.
I versi acuti del piccolo Kit si mescolavano ai grugniti del lupo e alle voci di Fujie e Mai, schiamazzi che si fecero più forti a man a mano che si avvicinavano, era chiaro che non stesse succedendo nulla di pericoloso e che stavano giocando tutti e quattro nell'appartamento, eppure, nonostante questa consapevolezza, i due non poterono che vergognarsi nell'incrociare gli sguardi dei vicini. I primi a guardarli male furono quelli affacciati dalle finestre e le meno simpatiche, le due anziane signore che, confabulando tra loro con fare critico, li squadrarono salire le scale con uno sguardo severo e giudizioso. Detta in breve, li fecero vergognare come ladri e arrivati alla porta fu anche peggio: aldilà del fastidio quella puzza di bruciato mista ad aglio li portò a rassegnarsi all'idea che non avrebbero messo nulla di buono sotto i denti.


"Aspetta."

Prima che i due canidi potessero fiutarli, Reiko si fermò e affacciandosi dal minuscolo oblò che dava nel giardino condominiale prese a sventolare il braccio nel tentativo di farsi vedere da Xander o forse, per dargli un segnale. Il cane cieco da un occhio alla fine si accorse di lei e abbaiò un paio di volte: subito i guaiti al piano di sopra si fermarono mettendo in allerta Kit e Yasei che non persero tempo a muoversi verso il terrazzino esterno. Certa dello spostamento grazie allo zampettare frenetico dei due, riprese a muoversi, quasi come se non aspettasse. Avevano il via libera. Ma per cosa?

"Li terrà occupati per un po'. Poi, di soppiatto riprese a salire le scale e sottovoce invitò Josui a non fare il minimo rumore. "Se non vuoi che Mai ti veda in questo stato dobbiamo fare piano. Non appena avrai aperto la porta fila in bagno, io avviso Fujie e te la mando per le cure, sarai come nuovo in men che non si dica. "

Un piano spettacolare, a momenti sembrò di essere in missione o, vista l'inesperienza del neo genin, come in una simulazione d'esame per la conquista del diploma accademico.
 
Web  Top
view post Posted on 2/8/2020, 14:28     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Reiko e Kazuki...
Avrebbe preferito di gran lunga ascoltare una ramanzina piuttosto che quelle parole che suonavano, una dopo l'altra, come macigni per un comportamento talmente egoista e talmente irresponsabile al quale, ora, non poteva fare altro che ripetersi quanto fosse stato stupido.
Rimase in silenzio per tutto il tragitto ad ascoltare quella storia dal finale così drammatico,una storia che non avrebbe mai voluto sentire non per egoismo ma per il semplice fatto che dava ancora una volta di più la prova di vivere in una realtà crudele. La immaginava disperarsi con quel ragazzino tra le mani e come un ironico flashback ricatapultarsi nel vivo di quel passato che cercava di allontanare. Riusciva a percepirne il dolore che Reiko provava ad ogni parola che udiva, un dolore mai scomparso e che ancora oggi sentiva fosse vivo dentro di lei. Sarebbe stata una cicatrice indelebile portata fino alla fine dei suoi giorni e questo Josui lo sapeva bene, seppur molto giovane la perdita della madre gli aveva fatto scuola.
Si fece delle domande, ultimamente sembrava non fare altro. Ripensò alle parole di quell'essere luminoso e al compito che diceva di avergli affidato prima della nascita. Prima della nascita, si ripeté. Cosa voleva dire? Forse che alcune persone "prescelte" devono vivere una vita già scritta in funzione di altro? O forse che ognuno di noi aveva un cammino ed una destinazione già prefissate? E se la risposta fosse affermativa, quale senso avrebbe avuto la vita di Kazuki morendo in quel modo? Perché nascere per morire così giovane? Forse era un semplice tassello di un domino più grande che avrebbe inciso nella vita di Reiko? Se si, in che modo? Butterfly effect, effetto farfalla. "Vedi Josui, il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo”così rispondeva suo nonno alle domande incomprensibili della vita.
Solo un misto di guaiti, piatti rotti e grida di alcuni vicini lo destarono da quel pensare. Inizialmente ipotizzò che fosse scoppiata una rissa e solo quando capì che quel baccano proveniva dal suo piano intuì che si trattava di ben altro.
"Se avevano l'obbiettivo di attirare l'attenzione di tutto il vicinato ci sono riuscite..."
Un po meno se avevano l'intenzione di cucinare qualcosa, pensò.
Si avvicinarono con gli occhi dei vicini su di loro come dei riflettori puntati sugli attori appena entrati in scena. Josui solitamente non si sentiva a disagio ma in quel momento avrebbe voluto sprofondare sottoterra dalla vergogna. Alcuni alla vista del ragazzo incominciarono a parlare tra di loro ma senza avere il coraggio di dirgli qualcosa. Non sapeva se Reiko ne fosse al corrente o se Nobuhiko l'aveva già informata, Josui non godeva di una bella reputazione e il far parte di un gruppo di teppisti l'aveva catalogato sopratutto nel quartiere come una persona poco raccomandabile se non addirittura della peggior specie. Non sapevano che invece era proprio Josui, a capo di quella banda, a tener lontano i suoi amici più esuberanti nel creare problemi in quartiere incanalando l'attenzione nella conquista di "territori d'influenza" rivaleggiando con bande rivali.
La signora Tanaka, una donna settantenne che faceva anche le veci di portinaia, era l'unica persona con le palle che lo fronteggiava a viso aperto e anche in quell'occasione lo dimostrò. Era sulla rampa di scale all'inizio del corridoio del secondo piano e stava parlando animatamente con i residenti del quarto piano, sembrava voler andare a bussare alla porta da dove venivano i rumori quando cambiò obbiettivo vedendo Josui.
"Tu ragazzo! In un modo o nell'altro sei sempre tu il problema che disturba la pace di questo condominio. Qualsiasi cosa stanno facendo i tuoi amici teppisti falli smettere oppure ti faccio buttare fuori. Hai capito?!"
"Si signora Tanaka. Ci penso io."
Josui le sorrise con un velo di disagio continuando a camminare verso l'appartamento facendosi strada tra i presenti incurante delle minacce dell'anziana. Ormai sentiva quelle parole anche più volte al giorno. Un odore di aglio misto a bruciato alludeva alla cena che li aspettava. Sospirò a quella visione e in quel momento sembrò ricordare quanto male avesse in tutto il corpo. Strinse i denti.
"Aspetta."
Si voltò verso Reiko vedendola fare dei gesti da uno degli oblò che davano sull'esterno. Cosa aveva in mente? Non lo sapeva ma qualsiasi cosa fosse sembrava funzionare. Un abbaiare dall'esterno sembrò catturare l'attenzione di Kit e dell'altro segugio all'interno dall'appartamento e il loro zampettare fece intuire l'andare verso il terrazzino a scoprire la provenienza di quel richiamo. La bionda gli disse di proseguire invitandolo a non fare rumore spiegando, anche, il piano per non farsi vedere da Mai ridotto in quello stato. Josui fece cenno di aver capito quasi stupendosi dell'efficienza di quel piano studiato all'improvviso. Esperienza che si acquisisce nelle missioni, pensò. Arrivando di soppiatto nei pressi della porta si mise con la schiena contro il muro e guardando Reiko contò con le dita.
"Uno...due...tre..."
Aprì rapidamente quel tanto che bastava per passare per poi catapultarsi in bagno facendo il meno rumore possibile. Chiuse la porta velocemente alle spalle ma nel farlo sbatté per sbaglio il ginocchio contro il mobiletto vicino al lavandino. Quasi imprecando il cielo fece qualche passo in avanti andandosi ad appoggiare col gomito destro al muro mordendo le nocche del pugno per sopprimere il dolore.
 
Top
view post Posted on 21/8/2020, 16:14     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Il giovane teppista dopo aver rassicurato la vicina seguì il piano della bionda senza fiatare - se non contiamo le bestemmie soffocate per aver battuto il ginocchio - ed entrando subito dietro di lui, gli guardò le spalle.
L'operazione d'infiltrazione in casa Moemasu sembrò funzionare meglio del previsto, rotolata oltre l'uscio si acquattò dietro il mobile che separava il salotto dalla zona notte e dopo una lunga occhiata nei dintorni per coprire il compagno, si sporse oltre l'angolo con le mani unite in un sigillo: puntò indice e medio verso la cucina alla ricerca di bersagli verso cui far fuoco e, viste le sue abilità, era tutt'altro che fantascienza. Data l'assurdità, spiando dalla serratura del bagno o scostando appena la porta, Josui avrebbe potuto assistere a quella scena, curioso ma anche preoccupato per la riuscita del piano; nel mentre il vecchio Xander con cadenza regolare continuava ad abbaiare dal cortile ricevendo dal balcone risposte agitate da parte di Kit e Yasei.
Continuando a tenersi bassa Reiko-sensei rotolò ancora di lato e alzandosi appena dopo si trovò nel bel mezzo del campo di battaglia - la cucina - e tornata in piedi mise via la sua arma: avvicinando le mani alla bocca fece per soffiare, come per spegnere il fuoco invisibile che impugnava. Dell'obiettivo nessuna traccia, Fujie sembrò sparita.


(ma dove accidenti si è cacciata.. non sarà mica che..)

Voltandosi verso il terrazzo poi finalmente le vide, l'esca aveva funzionato talmente bene da aver catturato anche la sua attenzione. Erano tutti in riga sulla balconata, in ordine a partire da sinistra vide i due canidi scodinzolanti, gigante e pulce seguiti dalla piccola Mai che cercava con lo sguardo suo fratello e Fujie che, accovacciata alla sua altezza si attaccò con le mani alla ringhiera di sabbia e argilla: la testa più fuori che dentro e l'espressione vispa e il fare eccitato, proprio come un cane in attesa del ritorno del suo padrone. Perplessa alle sue spalle, Reiko pensò che se avessero avuto una coda, avrebbero iniziato a scodinzolare anche lei.

(A volte mi chiedo se non sia davvero una mutante, va bene essere cresciuta con un lupo ma lasciarsi trasportare così. Roba che se gli lancio un osso dal balcone è capace di tuffarsi per prenderlo)

Non potendo nascondere a lungo la sua presenza e il suo odore - nonostante il puzzo di bruciato che proveniva dai fornelli - la bionda in qualche modo riuscì a fare un cenno a Xander, dalla finestra subito a fianco e quando lui si mosse, gli altri lo seguirono dall'alto lato del piccolo terrazzino; approfittando di quel movimento afferrò Fujie per la collottola sottraendola silenziosamente a quel quadretto.

"Ma che-" "Shh!"

Nascondendosi dietro la tenda sfuggirono per un pelo al raggio visivo di Mai e al rischio di rimetterci una mano Reiko coprì la bocca della compagna per non farla parlare e le sussurrò all'orecchio spiegando al volo quello che doveva fare. Gli abbai continui coprirono il loro bisbigliare e lo scricchiolare del pavimento sotto i loro passi e per quanto non parve entusiasta all'idea, Fujie sembrò stare al gioco. Similmente a come aveva fatto la bionda infatti entrò in modalità stealth e rotolando da una parte all'altra della cucina superò l'area giorno e si tuffò letteralmente nel corridoio che portava al bagno e alle camere.

Tutto bene 'Jei. Devo occuparmi di una cosa, continua a giocare con gli altri e trattienili la fuori se necessario.

Reiko nel mentre evitò di farsi vedere e sistemandosi nel corridoio rimase a fare la guardia alla porta del bagno assicurandosi che nessuno entrasse dopo la rossa. La jonin varcò la soglia con l'aspetto di chi si preparava a rompere ossa più che aggiustarle, specie se consideriamo quello che indossava. Sopra la sua divisa arancione teneva un grembiule da cucina che un tempo doveva essere stato bianco ma che ora, reduce da una guerra ai fornelli, era macchiato di qualsiasi cosa. Là dove il pomodoro sembrava sangue, alla cinta le sue armi erano sostituite da coltelli da cucina e utensili vari e si approcciò a Josui con le mani ancora intrappolate dentro i guanti da cucina. Muovendo le mani all'interno di quelle presine si approcciò con i suoi modi ambigui.

"Ehilà pasticcino."

Passo dopo passo lo raggiunse. Lo superava in altezza e vestita in quel modo, con la bava alla bocca e con due occhiaie ancora più profonde rispetto a quella mattina, sembrò a tutti gli effetti una pazzoide che voleva catturarlo per infilarlo in forno. Costringendolo ad indietreggiare fin quasi a farlo sedere sulla tazza, Fujie alla fine si liberò dell'attrezzatura superflua che cadendo a terra, insieme ai coltelli, fece non poco casino.

"Ops."

Voltandosi di riflesso verso la porta, tese le orecchie aspettandosi di essere scoperta da un momento all'altro. Per fortuna tutto procedeva secondo i piani, l'abbaiare non era cessato e di rimando ricevette solo le imprecazioni sottovoce di Reiko che da fuori la porta li stava ancora coprendo.

"Che diavolo state combinando. Sbrigatevi!"

Tornando al suo pasticc-cioè, a Josui, lo squadrò da capo a piedi. Non sembrava aver riportato grandi ferite dall'allenamento con Reiko, di certo aveva una brutta cera però e diverse ustioni da freddo, niente di grave e per fortuna niente che non potesse rimarginare con le cure basilari che conosceva.
Prima di concentrare il chakra curativo sulle sue mani e di procedere tuttavia lo esaminò con cura e facendolo voltare più volte, sollevando un braccio e poi l'altro, alla fine gli chiese di spogliarsi. Naturale per un medico, un po' meno per una semi sconosciuta incontrata quella mattina e che il ragazzo aveva visto nuda tra le dune del deserto.


"Allora, ti sbrighi o no a spogliarti?
Guarda che non abbiamo tutto il giorno. Non senti che Xander ha quasi finito la voce?
" Lo disse come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. "Se lui si ferma 'Jei non riuscirà a trattenere Kit dal rientrare, non per molto almeno.. se sguscia via non ci metterà molto a seguire il tuo odore e portare Mai con sè."

Gli spiegò che le parti che erano rimaste a contatto con il ghiaccio e che il suo sole non era riuscito a scaldare, erano quelle messo peggio: tutto il lato sinistro del corpo era livido, con diversi coaguli che se non curati e sciolti rischiavano di generare delle trombosi e quindi danni ben più gravi. Le probabilità che fosse morto in quel bagno erano basse ma per certo sapeva che l'unguento utilizzato da Reiko, da solo, non sarebbe bastato a rimetterlo in sesto, figuriamoci a nascondere il livore della pelle alla sorellina.

"Non vorrai che ti spogli con la forza vero? Sta' tranquillo che non ti guardo là sotto.. ammesso che ci sia qualcosa visto che ti comporti da coniglio perfino con tua sorella."

Alludendo alle sue parti intime la rossa arrivò a provocarlo e se da un lato pensava davvero quelle cose, dall'altro lo fece solo nel tentativo di accelerare le cose. Ah, e per quanto riguarda i suoi gusti sessuali, ovviamente era attratta dal sesso maschile - anche da alcune donne in realtà - Josui però era davvero troppo giovane per lei.. forse. Anche con Yoichi Hino c'erano almeno dieci anni di differenza eppure nulla le aveva vietato di fare sogni a luci rosse su di lui e sui suoi bicipiti gonfi da fabbro. Dettagli comunque, non era tempo di pensare a certe cose, erano nel bel mezzo di una missione segreta e con lei di mezzo, cosa poteva andare storto?



GdrOff
// Perdona il ritardo immane! Come promesso ti ho regalato un post per il compleanno.. Auguri di nuovo xD // GdrON



Edited by ~Angy. - 1/11/2020, 23:30
 
Web  Top
view post Posted on 1/10/2020, 12:23     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Nel giro di qualche ora le emozioni della piccola Mai erano completamente cambiate. Passata dall'essere ostaggio, ora si trovava nel ruolo di co-cuoca assieme ai suoi aguzzini. Nonostante fosse una bambina intelligente, non era ancora riuscita a metabolizzare bene il cambiamento di quella situazione ma, in compenso, si stava divertendo come non mai. La sua curiosa compagna di fornelli la divertiva, Fujie e mai si scambiavano consigli a vicenda su come preparare la cena, consigli basati su un’esperienza inesistente, il che era tutto un programma di quello che ne sarebbe saltato fuori. Il risultato fu che, più il preparare un piatto commestibile, sembravano divertirsi a mettere a soqquadro non solo la cucina ma l’intero condominio. Si, perché i vicini erano in agitazione chiedendosi cosa stesse succedendo ed erano passati un paio di volte a bussare alla porta ma il trambusto all'interno dell’appartamento ( ululati, grida e pentolame colpito a ritmo di una qualche canzone proveniente dall’inferno) era troppo forte per sentirlo.
“Il mio fratellone sarà davvero contento quando tornerà a casa”
Si, l’importante era crederci. Quello che avrebbe trovato Josui una volta a casa sarebbe stato i vicini che volevano sbatterlo fuori dallo stabile, un appartamento raso al suolo che avrebbe dovuto ristrutturare con i pochi soldi che aveva, una cucina andata a fuoco e il viso sorridente della piccola Mai e di Fujie che gli porgeva un piatto bruciato ricoperto da chissà quale salsa, senza escludere l’ipotesi che quella pietanza fosse finita prima nelle fauci del lupo per avere una sua opinione in merito al risultato finale. Quanto è adorabile l’innocenza dei bambini.
“Sono tornati! Sono tornati!”
Mai, e l’intero personale della cucina, si precipitò sul balcone non prima di aver lasciato cadere dalle mani una pentola la cui salsa(?) al suo interno colorò il pavimento di un bellissimo color rosso acceso. Quanto sarebbe stato contento il fratello di quel tocco artistico, serviva proprio un qualcosa che desse colore a quell'ambiente...Dio, mi vien da piangere.
Nell'altra stanza, Josui aveva finito con l’imprimere gli incisivi sulle nocche. La curiosità, o forse la preoccupazione, gli fecero scostare la porta seguendo i passi della collega. Una scena surreale con il sottofondo della colonna sonora gentilmente diretta dal maestro Xander e la sua orchestra. Ma...quello è sangue?! Pensò notando il liquido rosso che si faceva strada fuori dalla cucina come se possedesse vita propria. Riusciva a sentire la voce di Mai sul balcone e quindi non poteva esserle successo niente di male e questo gli bastò per rassicurarlo. Il resto non erano affari suoi. Chiuse la porta appoggiandosi alla parete, incominciò a non escludere l’ipotesi di avere una leggera commozione cerebrale
“Forse avrei dovuto andare in ospedale…”
La porta si spalancò all'improvviso così come si chiuse. Alzando lo sguardo il giovane si trovò d’avanti la figura di un demone sadico. Una combinazione tra una pasticcera e una macellaio proveniente da chissà quale girone infernale. I suoi occhi si focalizzarono sul grembiule che portava la ragazza, per la precisione su quella macchia rossa che sembrava rievocare la stessa sostanza che si faceva strada sul pavimento poco prima.
“Ti prego. Dimmi almeno che non è sangue...”
Disorientato, indietreggiò di qualche passo chiudendo gli occhi. Portandosi una mano sul volto, non era spaventato ma preoccupato pensando a quale cadavere(bestia o uomo) si poteva trovare nell'altra stanza. Ancora peggio, la scocciatura di levare il sangue da terra. Aveva capito che da quella ragazza ci si poteva aspettare tutto e proprio per questo non escluse quell'ipotesi, e l’attrezzatura che lasciò cadere non lo confortava. E sinceramente non lo confortava neanche il fatto che fosse venuta lì con quell'attrezzatura che faceva pensare tutto tranne che un medico.
Incominciò a controllare il suo stato di salute. Nonostante fosse conciata in quel modo, i suoi modi di fare avevano un che di professionale, pensò. Avevano un qualcosa di curioso, la moltitudine di sfumature che possedeva lo intrigavano. La rendevano tutta da scoprire, come se possedesse dei lati nascosti che lasciava trasparire solo a chi riteneva meritevole. Non sapeva cosa gli stesse succedendo eppure si sentiva preso in un qualche modo da lei. Il perché non lo sapeva ancora. Ripensò a lei nuda nel deserto e sentì caldo. Quella visione per sua sfortuna l’avrebbe accompagnato per molto tempo e forse per sempre. Purtroppo non siamo noi a scegliere di chi infatuarci sopratutto a quell’età e non è detto che quella persona sia quella giusta. Anzi, nella maggior parte dei casi ne soffriremo. Solitamente ci si si infatua di persone più grandi di noi: della professoressa, fioraia, postina, di una cantante...lui di una ragazza-lupo. Era più grande di lui e questo lo sapeva, troppi anni di età li separavano,questo lo sapeva. Avrebbe conosciuto altre donne, si sarebbe innamorato ma, purtroppo, la prima cotta non si scorda mai. Una dolce maledizione che l’avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni, questo non lo sapeva ancora. Tu non sai nulla, John Snow.
“Come, scusa?”
La richiesta di Fujie di spogliarsi l’aveva preso in contropiede destandolo dai suoi pensieri. Gli disse di fare in fretta ma non senza provocarlo. Coniglio, l’aveva chiamato coniglio. Nel quartiere nessuno si permetteva di additargli certi titoli. Nonostante fosse tendenzialmente calmo, lui e la sua banda erano parecchio temuti. Se da una parte la cosa lo innervosì dall’altra lo fece sorridere. Il mondo non era limitato al suo quartiere, un’’altra spinta verso l’accettazione di un cambiamento che ormai aveva abbracciato.
“Ehi, non tirare in ballo Mai, è una questione che non potresti capire”

Ti ringrazio per il regalo^^ e scusami per averci messo un po a rispondere
 
Top
view post Posted on 2/11/2020, 01:06     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Il ragazzo reagì con molta lentezza, era chiaramente stordito, confuso o forse molto più semplicemente, spiazzato dalla situazione. Tra le varie possibilità ovviamente Fujie optò per l'ipotesi che avesse battuto la testa e dunque prese l'iniziativa e agì in fretta, e non tanto per aiutarlo a nascondersi da Mai, quanto invece per via della preoccupazione dei fornelli lasciati a se stessi.. qualsiasi cosa stesse bruciando s'intende.

Si si, come credi però adesso sbrigati, alza le braccia e..

Gli diede a stento il tempo di iniziare a muoversi che lo rivoltò come un calzino, fu quasi come se si stesse allenando con un omino di legno per il perfezionamento delle arti marziali. Una piccola spinta, una là e poi girandolo fece di lui il suo bambolotto, gli sfilò la giacchetta e gettandola alle sue spalle: prima che toccasse terra gli alzò la maglietta e in contemporanea gli abbassò i pantaloni. In pratica nel giro di un attimo Josui si ritrovò con le braccia alzate e imprigionate dalla sua stessa t-shirt rovescia grazie ad una Fujie che sfruttó tutta la sua altezza per afferrare la stoffa e rigirarla più volte all'altezza dei polsi. Una mossa che le permise di immobilizzargli le braccia e spegnere le polemiche sul nascere. Ma non era tutto, al contempo, lunga, una sua gamba s'insinuò tra le sue e rischiando di castrarlo con una ginocchiata, e in pratica andò ad inchiodare i pantaloni al pavimento bloccandogli così anche il movimento delle gambe.
L'unica cosa positiva era che non gli avesse sfilato anche le mutande e che la sua faccia era incastrata nella maglietta, in questo modo non era costretto a guardarla in faccia.


L'hai voluto tu pasticcino. Farò in fretta.

Fin da subito il genin avvertì un torpore rigenerante avvolgere la sua schiena nuda e mentre il fianco livido veniva trattato con il chakra curativo, il dolore venne come anestetizzato. Se avesse smesso di agitarsi come un salame, lei avrebbe lasciato la presa sui polsi in modo tale da sfruttare entrambe le mani e raddoppiare la velocità d'azione delle medicazioni.

Spiando attraverso il cotone della maglietta Josui l'avrebbe vista pericolosamente vicina a sé, potè sentire il profumo selvatico dei suoi capelli rossi e farsi catturare dal suo suo ghigno indecifrabile e da quel volto di donna impreziosito dall'oro di quegli occhi inarrivabili che si allontanavano lentamente, sempre più giù.. la cosa iniziava a farsi ambigua, al limite del sogno erotico di ogni ragazzino. La pseudo-dottoressa si era abbassata a controllare l'addome e sfiorandolo con una mano scese pericolosamente verso l'inguine, lì dove le ustioni si estendevano tra la coscia e i glutei che erano rimasti a contatto con il ghiaccio.


Lì dentro tutto bene? Il calore crebbe e stavolta non seppe dire se si trattava del suo chakra, del suo alito emmesso in quel sussurro, oppure se era la sua temperatura corporea ad essere andata in tilt. Non farti strane idee, te lo chiedo perchè qui attorno la pelle è molto arrossata. Posso ridurre la ferita ma per sicurezza - tieni - applicaci anche l'unguento di Reiko. Se domani dovessi sentire un prurito "da quelle parti" corri in pronto soccorso senza pensarci.. potrebbero cascarti i testicoli.

Accoccolata ai suoi piedi la rossa alzò lo sguardo mantenendo l'espressione più seria che riuscisse a fare e attese che Josui recepisse il messaggio. Sarebbe bastato un cenno o qualsiasi cosa, anche perchè di li a poco non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.

Dai che stavo scherzando, là dentro i tuoi girini staranno benone!

Ti consiglio però di fare dei bagni caldi, anche tre volte al giorno, asciugatura delicata e poi applichi l'unguento in questi tre punti.


Nel tornare in piedi il bagliore verdognolo emesso dal chakra curativo si spense e con l'ultimo residuo di calore, gli sfiorò caviglia, anca e spalla destra. Raccogliendo le sue cose si avviò verso la porta e cercò la bionda per il via libera. Fuori l'abbaiare dei cani era quasi cessato e quello di Xander proveniente dal piano terra era ormai rauco e a stento percettibile.



Edited by ~Angy. - 2/11/2020, 01:43
 
Web  Top
view post Posted on 22/11/2020, 19:19     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Un giorno di qualche anno dopo avrebbe ripensato a quel momento, a quel bagno nell’appartamento della periferia di Suna dove istanti apparentemente brevi rimasero impressi sul foglio del tempo con un inchiostro che aveva il profumo di eterno. Un ricordo agrodolce dal sapore di desiderio e pentimento. Ricordo dolce quanto crudele il cui volere non era quello di lasciarsi allontanare ma quello di far ritorno come un viaggiatore che dopo il viaggio torna e bussa alla porta di casa. Entra. Rimane qualche giorno. Poi parte e ritorna raccontando la medesima storia; la storia di quell’appartamento della periferia di Suna dove istanti apparentemente brevi rimasero impressi sul foglio del tempo…
Quel giorno avrebbe maledetto la sua ingenuità di ragazzino impacciato. Quel giorno avrebbe maledetto se stesso e il momento in cui il destino gli aveva fatto incontrare quella creatura diabolica dalla cute vermiglia il cui di lei sorriso aveva catturato come una predatrice il suo cuore e la sua mente. Quel giorno, col desiderio, avrebbe voluto tornare a quel momento dove lo spazio di un respiro separava i loro corpi, avrebbe voluto baciarla e desiderarla in quell’istante come nessun’altro l’aveva fatto, spiegarle che l'età non era altro che un numero che segnava la presenza del loro passaggio su quel mondo logoro e dirle quello che da ragazzino non sapeva ancora di provare.

Si sentiva come un pescatore nel cuore della tempesta. Le onde sovrastavano con impeto l’imbarcazione e il pescatore, dopo aver provato a resisterle in un primo momento, avrebbe compreso che combattere quella forza sarebbe stato inutile. In quella situazione la natura si scatenava improvvisa e dirompente e l’unico pensiero saggio era quello di lasciarsi trasportare dalla corrente, assecondarla se necessario. Il tocco di Fujie si tramutò in una stretta mortale. Lui si dimenava inutilmente con i pantaloni inchiodati al pavimento e la testa avvolta dalla sua stessa maglietta. Il tocco di lei sul suo corpo nudo provocò lo stesso calore crescente percepito nel deserto quando vide per la prima volta le forme di lei senza veli luccicare al Sole cocente di Suna. Un unico velo di pudore copriva il suo sesso e dall’inerte corpo qualcosa all’interno di quel lembo cominciò a salire facendosi strada crescendo sempre di più e sempre di più.
Attraverso il cotone della maglietta la vide vicina, talmente vicina da sentirne il profumo della chioma selvaggia e contemplare quel ghigno enigmaticamente malizioso e gli occhi incuriositi che lentamente si spostavano verso quella zona del corpo dove Josui sentiva il sangue pompare ancora più impetuoso allo sfiorare di lei sulla zona vicino l’inguine. Sentiva anche che quel qualcosa si stava facendo sempre più strada arrivando a spostare parte dell’elastico che teneva l’ultimo strato di tessuto che lo separava dalla figura di Fujie che lo medicava e alle cui domande il ragazzo si limitava a dei semplici cenni della testa che lasciavano intendere che andava tutto bene.

“Ok ok, ho capito”

Nell’imbarazzo generale di alcuni pensieri che avevano cominciato a manifestarsi nella sua mente, appena Fujie lo lasciò, si tirò su in fretta i pantaloni per non dare ulteriore sfoggio alla donna della reazione che gli aveva innescato nel basso ventre.

“Non avrei mai detto di vederti nei panni di medico eppure... Ti devo ringraziare. Anche se probabilmente dovrò ristrutturare mezza casa per quello che avete combinato di là ma comunque grazie Fujie, dico davvero”

Dopo aver finito di darsi una sistemata ed aver calmato i bollori, uscì dal bagno facendo segno a Reiko confermandole che la missione era andata a buon fine. La bionda l'avrebbe visto con uno sguardo sicuro ed impassabile ma notando quel rossore sul viso che tradiva la sua quiete.

Edited by Nizzet - 23/11/2020, 12:16
 
Top
view post Posted on 5/12/2020, 21:52     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Tornato a respirare con regolarità il ragazzo visse quel distacco con ambiguità, o per meglio dire con un misto tra il sollievo per il distacco e il rammarico per non aver osato di più. Era giovane, troppo per prendere certe iniziative e con il cuore che batteva a mille si trovò perso fra emozioni più grandi di lui; provava una forte gratitudine ma anche altro che non sapeva bene come esprimere verso una donna tanto misteriosa e provocante.

Beh, diciamo che così siamo pari.

Così ammiccando rimase immobile sul posto con le mani sui fianchi mentre lui si appiattiva alla parete per sgusciare via dalla stanza. Era così tenero ai suoi occhi che non potè non godere dell'imbarazzo che tingeva le sue guance, un dettaglio che per altro non sfuggì nemmeno alla bionda. Appena aperta la porta lo vide sgattaiolare via e prepararsi per simulare l'ingresso dalla porta principale e cercando di non farsi sentire, con una mano davanti alla bocca la riprese sottovoce.

Ragazzaccia, che avete fatto li dentro? Dai, vieni ad aprirci.

Scherzosa le pizzicò una chiappa per poi oltrepassare di nuovo l'atrio di soppiatto, seguendo Josui quindi entrò nella parte finse di bussare alla porta. Al piano terra Xander non ne poteva più di intrattenerli e quando sentì il campanello squillare potè finalmente ammutolirsi mentre la piccola Mai saltò sull'attenti. Lasciando la balconata corse dentro insieme a quella scheggia di Kit, il piccolo fennec di casa. Guanti da cucina alla mano Fujie fece gli onori di casa e dando spazio ai nuovi arrivati cercò di seguire quella pallina impazzita che abbaiava su tutte le frequenze più acute: era tutt'ossa e pelo concentrato sulla coda, uno scoiattolo impazzito.

Siamo tornati!
Hey, coso.. siamo sempre noi eh, ma quanto chiasso fai? Gli verrà un infarto se continua così.


Un infarto no ma lo stress potrebbe causare la perdita di pelo o portare allo sviluppo di allergie nervose. Puntualizzò Fujie mentre toglieva il grembiule macchiato.

Yasei nel mentre fece la sua parte ma restò placido e scodinzolando cercò attenzioni solo dopo che si fossero calmati gli animi e ognuno si fosse accomodato a tavola. Ovviamente la sua vicinanza tra le gambe del tavolo venne scambiata per una richiesta di cibo e la bionda lo rimproverò a vuoto; sbuffando dal naso il lupo tornò in un angolo mentre la compagna si accingeva ad aprire il forno e se l'odore di bruciato era forte, nell'aprire il portello fu peggio, roba che fu tentato di uscire all'aperto.
Sulle prime nessuno sembrò aver da ridire.. o almeno così credeva Fujie mentre girata di spalle preparava le porzioni. Reiko non voleva offendere il lavoro dell'amica e men che meno voleva far piangere la bambina, però cercando lo sguardo di Josui lasciò ben intendere che non voleva nemmeno beccarsi un'intossicazione alimentare.


Se poi volete il bis basta dirlo, ne abbiamo preparato per un esercito. Non fate complimenti.

Lasciamo perdere il fatto che non fosse il suo mestiere e che impugnava i mestoli e posate con la delicatezza di un muratore che versava cemento fresco con una cazzuola. In qualche modo comunque compose le portate e le servì.. l'aspetto era a dir poco orribile. Un triangolo di pasta al forno bruciacchiata ai bordi con al fianco quelle che dovevano essere verdure, difficile dire quali; dalla forma spappolata e dalla puzza potevano essere cavolfiori ma il colore marroncino suggeriva ben altro.

Una porzione basterà grazie.
A-a dire il vero non ho molta fame, sai ultimamente dopo gli allenamenti di clan mi si chiude lo stomaco..


A quelle parole, sedendosi, la rossa tirò a se la sedia facendola grattare sul parquet con più forza del necessario, segno che aveva percepito qualcosa che non fosse di suo gradimento in quelle parole. Un sentore, diciamo così, e per il momento glielo passò per il semplice fatto che sapeva esserci del vero: sapeva dell'incidente passato e dell'ansia che viveva ogni volta che allenava qualcuno.
Tutti seduti quindi, la tavola apparecchiata, Fujie era di fianco a Reiko, dal lato opposto dei due fratelli e senza mai aver assaggiato quello che avevano cucinato rimase a fissare i piatti in attesa di un responso. Potè sembrare quasi un atto di fede ma, visto il personaggio, era più probabile che volesse usare il palato altrui come cavia. In un senso o nell'altro comunque qualcuno avrebbe dovuto fare il primo passo e rischiare la salute, se per via del pessimo cibo o per la furia delle cuoche era ancora da vedere. Di certo c'era solo l'immenso divertimento dell'eroe che avrebbe salvato a tutti la serata.. certo non prima di essersi goduto lo spettacolo ovviamente. Nella sua vita aveva passato troppo tempo appeso a testa in giù per capire che non doveva scherzare col fuoco e in quella stanza ce n'era tanto da far eruttare un vulcano nel cuore di Suna.

 
Web  Top
view post Posted on 18/3/2021, 13:54     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Perso nei pensieri di quella sensazione che l’aveva frastornato, rendendolo assorto in un mondo interiore dove mille domande lo conducevano ad un vicolo cieco, si sentiva confuso. Quello che era successo l’aveva toccato nel profondo smuovendo sensazioni ancora sconosciute. Non aveva mai provato nulla di simile e si chiedeva se la causa di tutto ciò fosse la conseguenza psicologica di quell’allenamento estenuante. Poteva essere, come anche no. Magari poteva trattarsi di qualche refuso dovuto alle cure di Fujie che stava ancora facendo effetto, non lo sapeva. Sarebbe rimasto lì a pensarci per chissà quanto tempo se non fosse stato per lo squillare del campanello di casa che spezzò il sortilegio di cui era vittima.
Entrando nella parte, varcò nuovamente l’entrata lasciando fuori tutti i pensieri indossando solo il più smagliante dei sorrisi.

“Finalmente a casa. Mai, Kit, siamo tornati!”

Non fece in tempo a finire la frase che venne agguantato da uno gnomo e dal suo scoiattolo troppo cresciuto. Lo gnomo l’avevo avvolto in un abbraccio dal quale sembrava non volersi più staccare impedendogli qualsiasi tipo di spostamento; l’animale, invece, aveva incominciato ad insinuarsi sotto la maglietta per poi uscirne appoggiandosi alla spalla destra del malcapitato.

“Sono contento anch’io di vedervi”

Accarezzava la chioma della ragazzina dolcemente, emettendo del calore dalla mano come a rassicurarla che tutto era andato bene e che ora era lì con lei. Un gesto consueto di Josui e che ormai la sorella aveva preso come abitudine ogni volta che il fratello tornava a casa. Quel calore scandiva il tempo in cui i fratelli erano insieme.
Mai spostò lo sguardo sul fratello con occhi intrisi da un luccichio di felicità, nel mentre il piccolo fennec strofinava il muso sottile sulla guancia del giovane mostrando tutto il suo affetto.
La sorella tirò il fratello per la manica invitandola a sedere con la frenesia di chi non vedeva l’ora di mostrare il risultato di quelle ore di preparazione. La tavola era apparecchiata ed i posti già assegnati. Mai si mise a sedere al fianco del fratello con la volpe in grembo, di fronte a loro Reiko aspettava Fujie che decise di fare gli onori di casa. Gesto apprezzabile se non fosse per l’odore che uscì dal forno all’apertura. Un odore, difficile da identificare, impregnò la sala in un vapore che sapeva di bruciato. Josui fece quasi per esprimere la sua disapprovazione ma si trattenne per non ferire le cuoche che si erano adoperate di tutta la loro arte culinaria. In qualche modo compativa l’olfatto sviluppato dei canidi...
Lo scambio di sguardi tra Josui e Reiko era una richiesta di aiuto reciproca di chi sapeva che il peggio stava per abbattersi come un martello sull’incudine. Chi sarebbe stato il primo a sacrificarsi alla nobile causa?
Fujie appoggiò i piatti con la pietanza sul tavolo. L’ascia del boia che cala sul collo dei condannati, pensò il giovane. Josui contemplò quel piatto come un esperto d’arte che osserva un quadro cercando di coglierne le sfumature e l’essenza di ogni pennellata. Si sforzò in tutti i modi di percepirne un minimo di commestibilità ma non ce la faceva, probabilmente anche Yasei e Kit non l’avrebbero mangiato. Josui spostò lo sguardo sul fennec come un’ultima speranza, una richiesta d’aiuto silenziosa che l’animale percepì ma che ignorò voltandosi dall’altra parte.
Mai, sorridente come un raggio di sole, lo incitò a mangiare impaziente nel vedere la sua reazione.

“Si si, adesso lo provo…”

Josui guardò un’ultima volta Reiko, la quale, con una scusa ingegnosa, era riuscita a tirarsene fuori. La maledì telepaticamente sentendosi addosso tutto il peso di quel fardello. Si voltò scrutando prima lo sguardo di Fujie e poi quello di Mai. Lei gli sorrideva e lui ricambiò il sorriso. Il silenzio calò sulla stanza. Posò lo sguardo sul piatto. Imbracciò le posate e andò a tagliare lentamente una piccola porzione di quel triangolo di pasta bruciacchiata. Appoggiò il coltello. Gli sguardi dei presenti su di lui mentre lentamente si portava la forchetta alla bocca.

*Spero solo di non morirci*
 
Top
view post Posted on 22/6/2021, 16:41     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Lo scambio verbale tra i due è molto breve e al termine un'ansiosa Fujie rimane ad osservare il ragazzo puntando le sue iridi dorate verso la forchetta che impugna con tanta insicurezza. Inevitabilmente tutti i presenti a quel tavolo fanno lo stesso e restano con il fiato sospeso mentre Josui avvicina alle labbra quel boccone amaro che traccia la via per quel destino che fino all'ultimo sembra già scritto. Con la sua astuzia Reiko é riuscita a fuggire da quella prova di sopravvivenza e nell'attesa che il disastro si compia deglutisce nervosamente mentre tiene una mano spalmata in faccia; fatica perfino a sbirciare tra le dita e alla fine chiude del tutto gli occhi: si trova a pensare che non l'ha portato in ospedale dopo quanto successo in allenamento e adesso gli toccherà farlo per un'indigestione, una certezza che martella le tempie e che al contempo le chiude lo stomaco.

Se lo fermassi potrei scatenare qualcosa di peggio di un'indigestione, Mei si metterebbe a frignare fino all'indomani e Fujie potrebbe andare su tutte le furie.. Ragazzo mio, mi spiace, ma per oggi non credo di poter sopportare oltre.

Arrendendosi all'idea la bionda accetta il destino del ragazzino e come per alleggerirsi la coscienza si convince che nella peggiore delle ipotesi l'avrebbe visto passare il resto della serata sul water, niente di mortale insomma. E che dire, la verità non era poi molto distante se solo il ragno non avesse fatto la sua mossa abbandonando i panni da spettatore ed entrando in azione.

Dalla finestra aperta si leva un clangore improvviso, come di bidoni che vengono travolti e percossi più e più volte portando in un istante i commensali a voltarsi verso l'esterno. Il primo ad uscire in terrazza sarebbe Yasei che muovendo la sua mole in uno scatto improvviso fa scivolare le unghie sul pavimento e sulle prime impedirebbe alla sedia di Josui di arretrare in fretta: il suo raro abbaiare si ripete un paio di volte ma tanto basta per riempire la stanza e assordare i presenti ma non è tutto, ben presto altre presenze e voci si affacceranno all'esterno del palazzo chiaramente disturbati da quel fracasso sinonimo di vandalismo.


COS'È STATO?!

Ancora quei cani. Ma è mai possibile!?

Nel sentire quelle offese gratuite e razziste la rossa d'istinto distoglie lo sguardo dal genin e catapultandosi all'esterno inizierebbe ad inveire verbalmente contro i vari condomini dei piani superiori, inferiori, di fianco e ovunque insomma. Spaventata dal casino Mei distoglie l'attenzione dal piatto quel tanto che basta per permettere al ragno di compiere la sua magia: sfruttando una rapidità di mano degna di un abile borseggiatore il compagno di team delle due Jonin che ha seguito la vicenda fin da quella mattina si appresta a fare la sua mossa restando nell'ombra: utilizzando solo due tra le quattro mani sua disposizione l'uomo-ragno per mezzo delle sue ragnatele fa sparire il pasto tossico dal tavolo mentre come le altre braccia si tiene sospeso a testa in giù appena fuori da una finestra più piccola che da sulla sala da pranzo. Manovrando i suoi fili invisibili per ultimo aspira perfino il boccone inforcato dal genin come farebbe un camaleonte con la vista stroboscopica mentre cattura una locusta succulenta. In un istante il predatore infido fa sparire tutto il cibo preparato da Mei e Fujie lasciando al suo posto altrettante porzioni che ricadono nei piatti per mezzo ragnatele: il contenuto sarà del tutto simile nell'aspetto ma con un odore decisamente più invitante.

Shhh..

L'uomo si lascerebbe individuare solo per un istante e solo da Josui e Reiko, un'ombra appesa fuori dalla finestra che con il dito davanti alla bocca invita al silenzio nella speranza che il fiuto del duo canino non risalga alla natura dell'inganno a fin di bene.
Ordunque la manovra diversivo terminerebbe di lì a pochi minuti tra le imprecazioni di Fujie e quelle dei condomini più anziani che la invitano a civilizzarsi e mettere a posto i bidoni al pian terreno.


Mi denunci pure vecchia baldracca prrrr!

Linguaccia fuori a fare la pernacchia ed eccola rientrare insieme al suo lupo più affamata e agitata di prima. Si siede con la solita eleganza, gambe aperte e gomiti sul tavolo e stavolta non fa complimenti, si svuota letteralmente il piatto in bocca e inizia a masticare furiosamente.

Ma tu guarda questi. Jhoshui come fai a vivere in queshto palaccho pieno di sschshemi?

Sputacchia in giro nel parlare con la bocca piena e nella foga del momento sembra accorgersi di nulla, gli occhi tuttavia vagano ancora verso l'esterno come se cercasse qualcosa o qualcuno da masticare con altrettanta foga.

Hai finito di sbraitare come un ambulante nella stagione dei saldi?

Tsk, se me le fanno girare ancora chiamo sul serio il branco e gli faccio vedere io di che colore diventa il prato.

Marrone probabilmente ma vista l'ora, tralasciamo di specificare il perché e il come.
Toc Toc. Qualcuno bussa sul vetro e scivolando su un filo spesso ecco apparire Shou nella sua uniforme ninja di colore verde, é ancora a testa in giù e fingendo di essere appena arrivato si cala in terrazzo con le gambe incrociate e sventolando due delle quattro braccia con fare amichevole. Dietro la schiena spunta una coppia di sciabole e sotto il cappuccio largo spuntano lunghi capelli corvini che incorniciano un volto dalla pelle olivastra.


È permesso?

Toh, mi era parso di sentire una certa puzza. Non eri impegnato in missione?

L'offesa non lo tange e anzi, il sorriso si fa più ampio spostandosi verso i padroni di casa e la volpe che abbaia come un'ossessa per la sua entrata ambigua. Aspetterebbe un cenno per scendere, per capire se è il benvenuto dopo che.. beh dopo che ha salvato il culo a tutti.

Quindi è questo che fate quando sono via.. sob.. festeggiate, vi ingozzate e magari é per questo che i conti in cassa non tornano mai.

La sua frustrazione per quell'ipotesi sembra reale e quando finalmente si capovolge toccando terra con i piedi, si presenta con garbo.

Il mio nome è Shou, mio malgrado temo di conoscere bene le due signorine che hai ospitato, ho portato il dolce, posso unirmi a voi?

Le due braccia più alte mostrano un pacco ben confezionato e nel compiere i primi passi all'interno i suoi minuscoli occhi neri guizzerebero verso i piatti in tavola illuminandosi con una certa soddisfazione. Nel mentre il lupo si guadagna qualche coccola extra da una delle mani che avanzano all'aracnide mentre Josui vedrebbe che l'ultimo ospite giunto é in difficoltà con il piccolo Kit, l'animaletto selvatico si è letteralmente attaccato ai suoi pantaloni e ringhia do si fa trascinare come fosse la palla al piede di un carcerato.

Prima che tu lo chieda.. No, quello non si mangia.

Oh..

Abbassando lo sguardo verso la pulce pelosa, il mento del Jonin dalla chioma corvina finisce per incastonarsi nell'incavo dello sterno evidenziando la sua espressione delusa e quei tratti da predatore che gli donano un aspetto inquietante.

E così la formazione é al completo, senza ben sapere come il genin si ritrova tutto il condominio contro mentre ospita in casa l'intero team FuY-Sho-Rei che, preceduto dalla sua fama, in qualche modo è riuscito con le sue dinamiche interne a far dimenticare le aspettative sulle pietanze delle due cuoche in erba.


Su mangiamo prima che si freddi, tutto questo trambusto mi ha fatto tornare l'appetito.

Mente spudoratamente, lo switch dei piatti é avvenuto sotto i suoi occhi e adesso sa bene che non rischia di finire tutta la sera attaccata alla tazza del water.



Edited by ~Angy. - 1/11/2021, 15:37
 
Web  Top
view post Posted on 28/7/2021, 22:16     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Misure temporali differenti sembravano intrecciarsi in unico gesto.
Negli attimi che separavano la forchetta dalla bocca, Josui ripercorse momenti della sua vita ponendosi mille domande sul sapore che potesse avere quell’agglomerato grottesco e le conseguenze sulle sue papille gustative.
Ed ecco l’agnello sacrificale portato all’altare al compimento di un bene superiore.
In quel movimento ineluttabile, chiuse gli occhi facendosi coraggio come se il non vedere potesse smorzare l’odore nauseabondo che già si insinuava nelle narici.
Le suppliche silenziose del giovane vennero accolte da qualche divinità misericordiosa. Il frastuono proveniente da fuori catturò l’attenzione dei presenti regalando a Josui ancora qualche secondo di salvezza, o semplicemente allungandone l’agonia. Aveva poco tempo.
Yasei si erano catapultato sul balcone così come Fujie che aveva iniziato a instaurare un buon rapporto di vicinato con i residenti, nel mentre Mai osservava la curiosa scena tra lo stupore e lo stranito. Doveva approfittarne. Guardandosi attorno su dove gettare il succoso boccone rimase stupito nel notare quelli che sembravano a tutti gli effetti sottili fili argentei prendere le malevoli cibarie e sostituirle con altrettante porzioni il cui aspetto era il medesimo se non per l’odore nettamente migliore. Spostando lo sguardo verso la provenienza dei fili, Josui notò un uomo appeso a testa in giù invitarlo al silenzio, lui e Reiko.
Il giovane rimase interdetto ma non si fece scrupoli nello stare al gioco dell’individuo che l’aveva salvato da un attacco di dissenteria cronica.
Quando tutto tornò alla normalità e la calma rientrò nell’ordine delle cose, Josui si fece vedere nell’atto di addentare il nuovo boccone che si era trovato sulla forchetta dal funambolo misterioso. Fortunatamente era commestibile.

“Stavamo giusto pensando a cambiare quartiere…”

Rispose con un sorriso smorzato ma conciliante alla domanda della rossa. Avrebbe voluto aggiungere che, in caso contrario, ci avrebbe sicuramente pensato l’intero vicinato a cacciarli da lì visto l’andare degli eventi.
Il bussare alla finestra fece da precursore all’uomo-ragno che successivamente si sarebbe presentato col nome di Shou, non c’erano dubbi che facesse parte del Clan Aracnide di Suna. Seppur pochi, i membri del Clan Aracnide erano ninja rispettati in tutto il Paese specializzati in armi a distanza o in agguati con la spada. Le due spade che portava dietro la schiena facevano intendere che facesse parte della seconda categoria.
L’affinità che mostravano i tre( Fujie, Reiko e Shou) era creata da un legame ben oltre l’aspetto lavorativo e l’aver vissuto molteplici avventure insieme. Josui li guardò pensando a quante storie avrebbero potuto raccontare e a quante domande Mai li avrebbe fatto se solo avessero provato a raccontarne una.

“Hai portato anche il dolce, come faccio a dirti di no? Certo, siediti pure. Sei arrivato giusto in tempo. Io sono Josui e questo terremoto in miniatura è Mai”

Josui fece gesto al nuovo arrivato di prendere una sedia e unirsi a loro.
Solo in un secondo momento se ne accorse, come aveva fatto a sfuggirgli una cosa del genere? I tre non erano un semplice terzetto di ninja della Sabbia ma IL terzetto di Sunagakure. La famosa Fuy-Sho-Rei, chiunque nel Villaggio conosceva quel nome.
Josui imprecò contro sé stesso, aveva passato l’intero pomeriggio con due membri del Team e non se ne era accorto. Ora erano tutti e tre davanti a lui, a casa sua, seduti a cenare allo stesso tavolo. Cercava di mantenere la calma davanti agli ospiti col fare di chi sta vivendo una situazione completamente normale. In un serpeggiare di emozioni a cui cercava di dare un freno, si domandava se tutto quello che stava succedendo avesse un fine come lo aveva avuto l’incontro per l’iniziazione nel Clan Shakuton o se fosse semplicemente frutto della casualità. Pensò a godersi la cena e a tenersi i suoi dubbi fino a quando Mai sarebbe crollata dal sonno e loro avrebbero potuto parlare liberamente.
 
Top
view post Posted on 1/11/2021, 17:25     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato
    [ Casa Josui - Ore 22:00 ]

Impugnate le posate il gruppetto si shinobi inizia a degustare le varie portate in quella cena che si preannunciava un disastro e ribaltata in un vero successo per puro miracolo. Tra un boccone e l'altro l'imbarazzo va sciamando, Reiko è quella più accomodante, cerca di intrattenere conversazione facendo domande di rito al padrone di casa per rompere i momenti di silenzio imbarazzanti e questo fino a quando la piccola Mei non si sarebbe addormentata sul divano. La bionda infondo ha un cuore tenero e non può che alzarsi da tavola per ammirare da vicino quel piccolo angelo vittima di una giornata a dir poco frenetica: le sue guanciotte arrossate fanno venir voglia di strizzarle ma accoccolandosi ai piedi del divano la jonin riesce a trattenersi. La fissa per un po' ascoltando il ritmo del suo respiro profondo per poi allungarsi a raccogliere la copertina piegata li affianco e avvolgere la bambina.

Da che parte è la cameretta? Sussurra verso l'allievo shakuton facendo al contempo cenno agli altri di abbassare il tono della voce.
Shhh!Non sa che discorso ha interrotto ma al momento la sua priorità è un'altra e infatti la vedrebbero prepararsi a prenderla in braccio.
Va bene mammina. Replica Fujie sbuffando e cercando inutilmente la complicità nello sguardo di Josui.
Ohh? Non sapevo di questo tuo lato materno. Se vuoi procreare basta chiedere. Ammicca sornione l'aracnide con un che di viscido nello sguardo e nel gesticolare delle sue troppe mani. Ovviamente quella battutaccia non fa che diminuire le sue chance di portarsela a letto e infatti, nel rialzarsi con la piccola in braccio, gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio di Reiko finiscono per trafiggerlo a morte. Così mi ferisci dolcezza! E mentre la vede passare oltre si tiene il petto come a raccogliere i cocci del suo cuore infranto.

Portata a letto la piccola il gruppo passa il resto della serata a scegliere cosa fare, valutano tra vari giochi di società - un "pigiama party" di gruppo proposto da Shui - una passeggiata notturna ma tra un battibecco e l'altro tenuto a bassa voce per non svegliare Mei, alla fine non sanno decidere. Preso il caffè sarebbe Reiko ad esordire con il primo sbadiglio e dando una mano nello sparecchiare la vedono stiracchiarsi e prendere le sue cose.


Direi che si è fatta ora. Grazie dell'ospitalità Josui, ricambieremo appena possibile. Sperando di trovare un luogo adatto per farlo, del resto avevano un piccolo covo ma era sempre in disordine. Allora voi, andiamo? Richiama quasi seccata i due compagni che non hanno mosso un dito per ripulire il disastro che c'era in cucina tra i fornelli e il cumulo di piatti anche se, a loro discolpa, è stata lei ad insistere per collaborare con le faccende, reduce forse, dai sensi di colpa per aver quasi fatto morire congelato il genin.
Non è una frase in codice vero? Lui spera sempre che ci sia un secondo fine e caracollando giù dalla sedia Shui la seguirebbe con più entusiasmo del necessario.


Dopo vari giri di parole sono pronti a togliere il disturbo ma, a quanto pare, non tutti. Fujie non muove un muscolo e anzi, trovando la sedia difronte a sè libera fa per allungare i piedi per star più comoda e si accorgerebbe solo dopo un lungo minuto di silenzio che Reiko e Shui la stanno aspettando sull'uscio.


Ah.. no, io non vengo. In pratica decide si sua iniziativa di occupare l'appartamento di Josui senza aver ricevuto un invito a restare per la notte. Questo si che è strano. Devo solo controllare lo stato delle medicazioni, vi raggiungo più tardi. Mente e sa di farlo male, la verità è che sente di non aver finito con quel ragazzino, sono molti gli sguardi che le ha ricolto durante la serata e incuriosita da cosa gli frulla in testa decide di restare sola con lui per scoprirlo. Ah. Portate 'Jei con voi, gli scappa da almeno un'ora. Chiamato in causa il lupo dal pelo fulvo drizza le orecchie e punta il muso da una parte e dall'altra come colto sul fatto e rimettendosi in moto sulle quattro zampe emetterebbe un guaito figlio del disagio.


Ciò detto il grosso degli ospiti toglie il disturbo e automaticamente la rossa si porta fuori al balcone per osservarli allontanarsi lungo il cortile condominiale. Nel mentre qualche pipistrello di passaggio svolazza nei dintorni come piccole ombre sfuggenti che animano quella calda sera che già profuma di primavera. Un cielo limpido e silenzioso abitato solo da uno spicchio di luna che riflette la propria luce argentea sul volto pensieroso della kunoichi più complicata di tutta Suna. Piegata in avanti poggia gli avambracci sul corrimano e paziente aspetterebbe che il ragazzino, finito di mettere in ordine, trovi il coraggio di rivolgerle la parola.

 
Web  Top
view post Posted on 7/11/2021, 11:42     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Così come ogni evento, anche un incontro casuale può irrompere con forza nella vita di ognuno dando una sferzata al proprio percorso.
E così quella sera lo fu anche per Josui.
Ma era davvero casualità quella che stava vivendo o si trattava di un qualcosa già scritto? Josui se lo chiedeva cercando una risposta tra un boccone e l’altro. La sua mente continuava andare a quell’essere di luce che gli era apparso come una visione nella stanza di ghiaccio.
Non sapeva il perché né cosa fosse o forse lo sapeva e doveva solo accettarlo.
Una parte di lui rimaneva scettica. L’attribuire a Lui quell’incontro col Terzetto della Sabbia gli sembrò ridicolo, eppure tutto quello che stava succedendo era qualcosa di anomalo, non attribuibile al semplice caso.

I modi di fare del giovane persero compostezza e rigidità, scemando di pari passo col progredire della serata. E questo grazie anche a Reiko.
La bionda aveva preso le redini conducendo la serata con modi accomodanti che agevolarono le interazioni del giovane Shakuton e della piccola Mei col resto del gruppo. Fu una delle poche volte in cui Josui si sentì veramente a suo agio al punto di ridere alle battute di gente che a malapena conosceva.
Lo stesso si poteva dire della sorella che resistette finché la stanchezza ebbe la meglio.
Reiko le si avvicinò rimboccandole la coperta e, prima di chiedere al fratello dove fosse la cameretta, rimase a osservarla qualche istante come incantata dal volto sereno della bambina.
Josui indicandole la stanza accanto rimase sorpreso da quel lato materno così spiccato domandandosi se fosse maturato da qualche esperienza personale della bionda. Era evidente che non la conosceva abbastanza per arrivare a una tale conclusione ma qualsiasi cosa fosse la lasciò fare limitandosi a seguire i suoi passi con un sorrisetto compiaciuto sul volto.

La serata giunse al termine e la bionda si fece portavoce chiamando alla ritirata i compagni.

“Ringrazio io voi per la compagnia. È raro vedere Mei così allegra, evidentemente le avete fatto proprio una bella impressione.”

Quella sensazione che attribuiva alla sorella era la stessa che sentiva lui. Non lo voleva ammetterlo a parole, forse per non risultare troppo sentimentale, ma glielo si leggeva negli occhi e in quel sorrisetto beffardo che mostrava.

Reiko e Shui erano pronti a fare ritorno ma Fujie sembrava avere altre intenzioni.
Come se nulla fosse la rossa si auto invitò a rimanere ancora per un po’.
Un accenno di imbarazzo lo colse impreparato donandogli colorito sul volto.
Josui in un primo momento rimase stranito, non se l’aspettava, ma non poteva dire che la cosa gli dava fastidio.

"Fujie rimani quanto vuoi. Non c’è nessun problema, davvero"

I dolori che aveva in tutto il corpo a causa delle ustioni da ghiaccio si erano affievoliti grazie alle medicazioni che aveva ricevuto da Fujie nel pomeriggio. Stava bene, si sentiva di poter far a meno di altri controlli, ma sapeva anche che non era un ninja medico. Prima che quei dolori si manifestassero nuovamente in maniera più acuta lasciando presupporre a Mei domande scomode, decise di assecondare le parole di chi ne sapeva più di lui. Un sentore, però, gli faceva intendere che dietro le parole della rossa c’era altro. Percepiva un secondo fine e si chiese che cosa aveva in mente.

Josui rimase al fianco della ragazza sul balcone osservando le figure degli altri ospiti scomparire oltre la soglia del cancello.
Per un istante i suoi occhi si fermarono sul profilo di Fujie illuminato dalla luce pallida della Luna.
Quella creatura lo affascinava, non sapeva il perché ma qualcosa in lei aveva il potere di catturare la sua attenzione. Avrebbe voluto comprendere la sua natura enigmatica, i suoi sguardi imperscrutabili, e forse era proprio quel mistero che lo intrigava.
Sentì i battiti del suo cuore accelerare.

“Ti preparo un altro caffe”

Mascherando le sue emozioni si allontanò verso la cucina come a ripagare quel gesto di gentilezza che aveva trattenuto la rossa nella sua abitazione.
Non solo la stanza, tutta Suna sembrava avvolta dal silenzio di una notte che faceva presagire sogni tranquilli. Il battito d’ali di sporadici pipistrelli accompagnati dalla brezza del deserto era la colonna sonora che avrebbe accompagnato le anime ancora sveglie fino al sorgere del sole.
Nell’attesa che l’acqua incominciasse a bollire, Josui si appoggiò quasi sedendosi alla struttura del lavello con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
I suoi occhi andarono nuovamente su quella figura dalla chioma cremisi accarezzata dal vento. Lei era ancora lì, china sul cornicione con la mente rivolta a pensieri sconosciuti, la luce della notte l’avvolgeva in un bagliore argenteo quasi etereo donandogli una bellezza non appartenente a questo mondo.

Josui versò il caffè in due tazzine e dirigendosi sul balcone ne porse una alla sua ospite. Come lei, anche il ragazzo si mise appoggiato alla ringhiera sorseggiando ogni tanto un po' di quel liquido che aveva impregnato col suo forte aroma l’intero appartamento donando a quella notte un piacevole profumo misto a quello della sabbia. Il cuore cominciò nuovamente a battere più forte.
La ragazza continuava a essere rintanata nel suo silenzio enigmatico. Lo sguardo di Josui si posò nuovamente su di lei come catturato da una forza che non vedeva.

“…Fujie ti posso chiedere una cosa?”

Disse riportando lo sguardo oltre le mura del Villaggio. Il suo tono era calmo e sicuro. Quella domanda aveva un che di retorico, un qualcosa che non aspettava risposta ma solo qualcuno che ascoltasse.
Forse Fujie ne sarebbe stata sorpresa di quella confidenza ma Josui sentiva di potersi fidare. Lei avrebbe mantenuto quella confidenza all'interno di quel dedalo di pensieri che portava con sé.

"Tu credi in qualcosa più grande di noi?"

Lasciò cadere quelle parole nel silenzio dell'infinito come a pensare alla stessa domanda che aveva posto.
Un folata del vento gli scompiglio la chioma liberando l'ustione che portava sul volto.
Un sorrisetto languido dipinse il suo volto.

"Non so come spiegarlo senza farlo risultare assurdo... Oggi, in quella stanza di ghiaccio ho percepito e visto qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Era troppo "vero" per sembrare finto."
 
Top
view post Posted on 20/12/2021, 18:25     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


    ~ 2 Marzo 249 DN ~ kn2yMMU Sunagakure no sato
    [ Casa Josui - Ore 23:59 ]

Hm-Hm.

Assorta nei suoi pensieri la rossa annuisce appena alle parole del ragazzo che, servizievole, prepara un altro giro di caffè. Affacciata alla balconata lei continua a godersi quel raro momento di tranquillità e dall'alto di quel condominio osserva i compagni che si allontanano dal vialetto fino a perdersi nel buio delle strade sabbiose. In quella notte stellata finalmente sembra essere tornata la calma e quando all'odore di grigliata e bruciato si mescola quello pungente del caffè, Fujie volta appena la testa verso la porta che da in cucina. Di li a poco il genin le si avvicina porgendogli la tazzina bollente e senza paura di scottarsi la prende in consegna con la mano aperta. Al tocco, una voce familiare riecheggia nella sua mente, il suo personale grillo parlante con le sembianze di una lumaca a sei code.

Non si dice grazie?
Mpfh.

Lo ignora semplicemente e iniziando a sorseggiare piano il caffè torna ad osservare la pace che ha da offrire quella notte limpida e serena. I fumi che risalgono dalla tazzina bollente, a tratti, le appannano la vista riscaldando la pelle del viso in quella che percepisce come una piacevole carezza. L'esuberante e imprevedibile Nashibi sembra innocua in quel momento, rilassata, una donna come tante - bella si - ma non sono le sue forme a farla brillare in quella notte quanto invece per i suoi silenzi, il suo fascino è dettato per lo più dai suoi modi, da quel misterioso modo di fare che la contraddistingue e che per tanti è solo sinonimo di strafottenza e arroganza.
A piccole dosi continua a sorseggiare e quando lui chiede se può farle una domanda, annuisce in maniera quasi impercettibile.


Oh? Questa poi.. Non se l'aspettava
Mollusco dei miei stivali. Ma con chi ce l'ha?
Se non ti conoscessi, direi quasi che hai trovato un "amico".
...

Lo conosce appena, da quella mattina passa a sfrecciare per le strade di Suna e poi con il branco a giocare nel deserto. Josui è un amico? Può darsi. Infondo non hai mai detto di non volere amici - certo ha sempre preferito la compagnia dei cani e delle bestie in generale rispetto all'uomo - ma non per questo disprezza la compagnia. Diciamo solo che è molto selettiva, quelli che frequenta e di cui le importa si possono contare sulle dita della mano.

Vedere la morte in faccia non fa lo stesso effetto a tutti, non ho idea di cosa tu creda di aver visto là dentro ma sai, temo che il suo significato possa conoscerlo soltanto tu.

Glissa sulla domanda, passa direttamente alle sue conclusioni e nel mentre arriva ad alzare la testa per raccogliere le ultime gocce dal fondo della tazzina. L'altro poi la vedrebbe pescare con il dito indice il fondo, raschiandolo e portando alle labbra il poco zucchero marroncino che non si è disciolto. Non una goccia andrà sprecata e dal modo in cui sbuffa soddisfatta sembra aver gradito davvero quel bis. Le è piaciuto bere il caffè e spostando gli occhi su di lui lo sguardo s'illumina come se stesse realizzare solo adesso che berlo in compagnia è anche meglio. Che strano eh? Strano per lei, ma nel senso buono. La presenza di Josui non la disturba come accade per il novantanove per cento delle persone, quel piccoletto ha qualcosa, per qualche motivo la sua vicinanza non disturba il suo essere Lei. Ha una luce dentro e dall'intensità di quello sguardo dorato sembra che solo lei possa vederla aldilà della pelle, delle carni e delle ossa che compongono quel viso da bambino ancora privo di peluria.

Dopo quel lungo silenzio finalmente si tira su dal corrimano e allungando la mano per restituire la tazzina fa un passo verso di lui. La schiena si curva e il suo volto si avvicina pericolosamente all'orecchio dell'altro.


Ti svelerò un segreto..

Le labbra restano dischiuse ad un soffio dal suo padiglione solleticando la pelle delicata e rischiando di causargli dei brividi. Un'attesa interminabile e quasi una sofferenza.
    Non siamo mai soli.
    ..e se da qualche parte c'è un essere supremo, allora deve essere fottutamente pazzo.

Ciò detto, al rintocco della mezzanotte, una folata di vento improvvisa investirebbe il genin facendo svanire la figura di Fujie dal suo balcone, prima c'era e poi non più, così, d'improvviso come se esistesse al comando di un interruttore: come se in quel frangente fosse lei stessa una parvenza del divino.
Alzando il capo, voltandosi e cercandola in giro, per i tetti o per le strade, Josui non l'avrebbe più vista. Non fisicamente almeno. La sua presenza invece, il suo profumo e il suo temperamento sarebbero rimasti scolpiti per sempre nella sua mente come quella carezza impercettibile lasciata sul suo viso accompagnata dall'aroma di caffè che abbandonava le sue labbra a sussurrargli nell'orecchio.


Confermo allora, abbiamo un nuovo amico.

Coloro che eliminano dalla vita l'amicizia, eliminano il sole dal mondo e Fujie, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, era l'incarnazione del sole, risplendeva di luce pura: era fuoco fatto carne, inestinguibile come l'alba che Josui avrebbe visto sorgere continuando ad abitare quella notte memorabile.



|| Post-Regalo di natale yee :olele:

Spero non sia un problema ma ho preferito chiudere così, anche perchè non ci sto più dietro con i tempi e non so, se, e quando, tornerò costante.
E' stato un piacere caro, hai un bel pg, spero ti porti molte soddisfazioni^^ ||
 
Web  Top
view post Posted on 8/2/2022, 11:18     +1   -1
Avatar

RealisticDreamer

Group:
Suna
Posts:
387

Status:


Continua da QUI

9 Dicembre 252, 20:25
Sunagakure




Prima di partire verso Sora no Kuni, aveva un’ultima cosa da fare.
Il sole stava calando immergendosi nel mare di sabbia del Paese del Vento, la sagoma di una luna vitrea incominciava a materializzarsi oltre il cielo di fuoco. Un’illusione che lentamente prendeva forma come il destino che attendeva Josui.
Percorse il dedalo di vicoli stretti della periferia di Suna, un labirinto di alte pareti immerse in un manto d’ombra che alleviava la calura del giorno. Si insinuava tra di esse lasciando dietro di sé volti di persone che iniziavano a rincasare alla fine dell’orario lavorativo; un’ombra tra le ombre.
Si fece tangibile in lui il pensiero che poteva essere l’ultima volta che le avrebbe percorse.
Quelle strade tutte uguali potevano far smarrire chiunque, ma non chi le aveva vissute. Josui ne conosceva ogni finestra, ogni negozio, ogni scorciatoia, ne conosceva i profumi delle bancarelle e dove gli ambulanti portavano la merce di contrabbando. Era casa sua, era, non sapeva più se apparteneva ancora a quel luogo.
Ne arrivò alla fine, come partorito da un enorme serpente di terra e sabbia. La luce lo investì con una tonalità arancione tenue, le stelle più luminose incominciavano a farsi notare impazienti di splendere nel firmamento. Stelle che caratterizzavano quel tratto di cielo sopra il Villaggio e che l’avevano visto crescere. La stella dell’Ovest era la più riconoscibile, l’unica che si poteva ammirare lontano dal Paese e quando l’osservava riusciva a riportarlo a casa.
Costeggiò la recinzione della palazzina fino a giungere a un cancello perennemente socchiuso, non era mai stato riparato da che se ne ricordava e, a quanto pare, a nessuno interessava metterci mano. Lo varcò percorrendo il viale di pietra bianca che conduceva fino alla porta di ingresso, prese le chiavi, le mise nella serratura e aprì.
Vide il portinaio dargli le spalle indaffarato a parlare con qualcuno la cui figura era nascosta da una delle colonne presenti al piano terra. Colse l’occasione e prese la rampa di scale sulla sinistra senza farsi notare.
Salì la prima, poi la seconda e la terza, più saliva e più si sentiva lontano da quel luogo. Una lieve sensazione di malessere emotivo lo avvolse, non ne comprese subito il motivo fino a quando capì di essere diventato nostalgico.
Infine arrivò al quarto piano, davanti a lui un corridoio più lungo di quello che ricordava. Si inoltrò con passo lieve sperando che nessuno degli inquilini uscisse di casa proprio in quel momento incrociandolo. L’ultima cosa che desiderava era parlare con qualcuno, desiderava solo il silenzio e nel silenzio rivangare i ricordi.
Il suo appartamento era la terza porta, quella prima dell’ultima in fondo al corridoio. Il battito accelerò sensibilmente accompagnandolo fino al numero 403 della palazzina.
Bussando alla porta si sarebbe trovato il volto sorridente di Mei, e il piccolo fennec che le stava sulla spalla. L’avrebbe abbracciato contento di averlo visto tornare a casa dopo un’altra giornata di allenamenti. L’aveva atteso preparandogli una cena immangiabile ma che avrebbe mangiato lo stesso per premiare gli sforzi di una bambina di sette anni. Avrebbero riso di gusto e raccontato cosa era successo durante la giornata.
Ma non quel giorno.
Se avesse bussato non avrebbe aperto nessuno, dall’appartamento non arrivava nessun vociare o suono di alcun tipo. Mei era rimasta a dormire da Asuna che se ne sarebbe presa cura fino al suo ritorno.
Spalancò la porta lasciando i rimorsi di coscienza sul pianerottolo, quando la chiuse, venne avvolto dalla penombra di ricordi lontani illuminati dall’ultimo bagliore di un tramonto ormai blu notte.
Rimase fermo, lasciandosi trasportare dall’atmosfera malinconica che era calata sulla scena. Prese un foglio e una penna dal mobiletto alla sua sinistra, si mise a sedere e li appoggiò sul tavolo.
Sulle altre sedie comparvero le figure di Mei, di Shui, di Reiko e di Fujie. Ricordi che prendevano vita a memoria di tempi migliori. Gli sembrava ieri quando tutti erano a quel tavolo, si ricordò di come trovarsi nella stessa stanza col leggendario Trittico del Vento gli sembrava quasi surreale.
Lo sguardo si soffermò dov’era seduta Fujie, la donna lupo che l’aveva stregato. L’immagine del suo corpo nudo che risplendeva al sole nel deserto gli solcò il volto in un sorrisetto malizioso.
Guardò il foglietto davanti a lui come colto dall’indecisione. Le parole sembravano bloccate nell’inchiostro, sentiva che non sarebbe stato facile appoggiare la penna su quell’abisso bianco.
Si alzò aprendo la porta finestra che dava sul terrazzo come un varco che dava sul mondo. La brezza serale lo avvolse in un tiepido abbraccio che sembrava un addio. Appoggiò le mani sul cornicione guardando sopra di sé il cielo costellato di centinaia di luci assomiglianti a piccole lacrime luminose.
Un vento improvviso, dal tepore quasi umano, gli scompigliò i capelli sussurrandogli all’orecchio parole ascoltate tempo fa proprio su quel terrazzo: “Non siamo mai soli.”
Voltandosi vide il ricordo di Fujie che gli sussurrava all’orecchio proprio come quel giorno. La guardò e sorridendogli mise la mano sopra la sua sul cornicione. Nel farlo gli sembrò di sentire il suo calore come se parte della sua essenza fosse rimasta in quel luogo per salutarlo.
Josui non aveva più visto Fujie da quel giorno di mesi fa, la donna-lupo era scomparsa davanti a lui volatilizzata nel nulla e mai più riapparsa. Lo stesso destino sembrava aver raggiunto anche lui.
Si chiese se magari un giorno i loro destini si sarebbero rincrociati, magari sarebbe stata proprio lei a dargli la caccia. Si, la caccia, come un lupo e la sua preda, come un ninja si Sunagakure e il suo traditore.
Un respiro profondo e tornò dentro.
Si mise a sedere e incominciò a scrivere.



CITAZIONE
Sorellina,
spero che dopo la lettura di questa lettera le mie parole non siano come aghi tra i tuoi pensieri.
Sto partendo, e non so quando tornerò.
Forse è il momento peggiore per farlo ma il destino non chiede il permesso per entrare nelle nostre vite. Lo fa e basta, buttando giù la porta.
Abbiamo perso la nonna e poi nostro nonno neanche un mese fa e ora siamo rimasti soli, tu e io. Siamo noi contro il mondo, e proprio per questo mondo devo partire.
Ho fatto una promessa a nostra madre quando è morta: proteggerti. È stata l’unica cosa a darmi forza anche quando pensavo di non averne e sarà l’unico pensiero a cui penserò fino a quando questa vita non deciderà di separarci.
Partire per proteggerti, sembra paradossale…
Voglio donarti un mondo migliore ma per farlo dovrò allontanarmi da te… Non posso dirti dove andrò per la tua sicurezza, dal momento che chiuderò questa lettera in una busta non saprò se Suna mi definirà ancora un suo abitante.
Sarai la prima persona a cui verranno a chiedere e non voglio metterti in una situazione ancora più scomoda.
Ora sarai arrabbiata e penserai che tutto questo sia un brutto sogno. Forse riuscirai anche a odiarmi per un periodo di tempo, non lo escludo.
Le nostre strade si rincontreranno e quando sarà il momento verrò a cercarti.
Spero solo che un giorno capirai e saprai perdonarmi.
Ti voglio bene.

Tuo fratello, Josui.


Asuna quest’ultima parte la rivolgo a te.
In quest’ultimo periodo tu e Mei vi siete avvicinate, sei come una sorella maggiore per lei e credo che lo stesso sia per te nei suoi confronti.
Sei diventata una persona importante nella sua vita, e anche nella mia.
Ti chiedo di starle vicino proprio come hai fatto fino a ora.
Saprò sdebitarmi.
A presto,

Josui



Un rumore di passi lievi sul balcone lo fece voltare con un sorrisetto. Sapeva di chi fossero.

«Kit, cosa ci fai qui, non dovresti essere con Mei?»

Il piccolo fennec gli corse incontro avvolgendogli la folta coda intorno al collo come era solito fare. Strusciava il muso sulla guancia del Genin come aver capito cosa stava succedendo. Josui percepiva la tristezza dell’animale, dal giorno in cui l’aveva salvato dal gruppo di teppisti si era preso cura di lui ed erano diventati inseparabili. Aveva creato un legame al di sopra delle parole, un legame di vera amicizia.
La volpe del deserto sembrava non aver intenzione di allontanarsi da lui, non l’avrebbe lasciato andare da solo.
Gli accarezzò il manto per tranquillizzarlo. Qualsiasi cosa avesse detto o fatto non sarebbe servita a scacciarlo, alla fine dovette accettarlo.

« Va bene, prima però devi fare una cosa per me.»



Josui guardava il Villaggio della Sabbia dall’immensa muraglia che si stagliava al di sopra degli edifici. Era un luogo dove era solito allenarsi, dove non poteva essere disturbato dal trambusto della società e dove poteva ritrovare sé stesso. Il suo eden.
Osservava le luci che illuminavano le strade ormai vuote e quelle delle case che incominciavano a spegnersi con l’avanzare della sera. Un ultimo saluto a quello che era stato il luogo in cui era nato e che mai si era sentito appartenere.
La piccola volpe tornò dalla missione. Salì lungo il corpo del Genin con naturalezza prendendo posto sulla spalla sinistra.
“Hai fatto quello che ti ho detto?”
L’animale emise un mugugno come ad affermare l’avvenuta riuscita, Josui di tutta risposta gli sorrise accarezzandogli il muso e lui sembrò apprezzare.
Lo sguardo del giovane si posò sul palazzo del Kazekage, un senso di rabbia lo avvolse, disprezzava quell’edificio e tutto quello che rappresentava. Disprezzava la carica del Kazekage, non solo quello presente ma tutti quelli che si erano susseguiti nel corso dei secoli. Potevano cambiare il mondo invece avevano deciso di farlo sprofondare nel tormento della guerra, il copione era sempre lo stesso.
Kit sembrava cogliere il malessere del suo amico e emise un lieve rantolio che mascherava la nostalgia della partenza ma soprattutto quella di non vedere più Mei..

« Non preoccuparti. Un giorno torneremo e quando lo faremo cambierà ogni cosa.»



Edited by Nizzet - 8/2/2022, 13:47
 
Top
14 replies since 29/7/2020, 19:36   317 views
  Share