“Allora nanetta, vai a Chishiki?”
Una vena pulsante comparve sulla fronte di Suisen nel sentire la strafottenza di suo fratello Haruka, tanto amato quanto detestato. Preferiva molto più il mezzano, Natsu, di indole pacata e cordiale. Non poteva sopportare le venisse mancato di rispetto, anche se naturalmente lui la vedeva come sorellina minore. Ma lei, almeno in parte, già si sentiva fatta e finita, soprattutto dopo aver ottenuto l’agognato coprifronte. Erano passati cinque giorni da quel giorno, quattro dalla visita dallo sciamano e lei non sapeva che fare. Un peregrinaggio tra i deserti di Suna, immersa tra i serpenti a sonagli che, a quanto pareva, rappresentavano il suo totem? Di certo i suoi non l’avrebbero fatta andare da sola così lontano. Firmare il contratto con i serpenti? Sicuro, prima o poi sarebbe accaduto, ma sentiva di sapere ancora troppo poco sui loro “usi e costumi”. Così aveva deciso di partire da lì, dalla grande biblioteca di Chishiki, e trarre quante più informazioni poteva su...beh, su tutto quello che avesse una parvenza di utilità. Quando aveva manifestato questo desiderio ai genitori quattro giorni prima, loro avevano tentennato. Certo, la caduta di Ryuzaku e del suo governo despota era stata accolta di buon grado, ma c’era ancora insicurezza nei confronti del Tenshi, un’estranea laddove gli Shizen affondavano le loro stesse radici nel cuore di quel paese. Oltretutto, la sua tribù si era sempre estraniata il più possibile dalla vita politica, gestendosi autonomamente, e ricorrendo a confronti solo di natura commerciale. Non poteva negarlo, una parte di lei voleva andare alla grande biblioteca anche solo per andare, per la prima volta, in un altro posto del Cielo, occasione più unica che rara per uno Shizen ancora giovane e destinata solo a Shinobi e ai potenti del villaggio. Tanto è vero che lei non aveva mai lasciato la sua incontaminata foresta, e non ne sapeva molto delle vicissitudini che il Cielo aveva sperimentato negli ultimi periodi: voleva sapere, sapere e ancora sapere. Voleva essere trattata come i suoi genitori, come un’adulta! E, a proposito di questo…
“Beh, vedi di fare in fretta, non ne ho di tempo da perdere, potrebbero chiamarmi per una missione in qualunque istante”
Il fastidioso ronzio prodotto dalla voce del più grande la riportò presto detto alla realtà: naturalmente i suoi genitori non erano sicuri nel mandarla da sola, e quindi quella piaga di suo fratello doveva accompagnarla. Eppure ce l’avrei fatta benissimo da sola, si diceva tra sé e sé.
Partirono di buon ora, e non ci fu molto da dirsi: Suisen aveva un piano, o meglio tanti piani, e Haruka, beh, avrebbe dovuto sottostare. Il viaggio fu qualcosa di straordinario, che le fece brillare gli occhi e perdere un battito: vedere la sua casa ridotta a un lembo piccolissimo era un’esperienza a dir poco...incredibile. Era sul punto di dirlo anche a suo fratello quando si rimbeccò per aver fatto pensieri così infantili. Solo un viaggio, papà va qui da anni, si era detta, ma l’emozione continuava a scalpitare nel cuoricino della ragazzina. Superarono i primi due grandi anelli: Suisen li osservò a occhi strabuzzati in un miscuglio di colori guizzanti, che le riempì le retine. Infine, raggiunsero l’anello più interno, Shōten: gli occhi della piccola Sui, si rivolserò in alto, laddove giaceva, o meglio fluttuava, Chishiki alta, e dove aveva sentito – naturalmente di nascosto – dire abitasse quel famoso Tenshi la cui idea le era tanto estranea. Chissà che tipa era, si chiese, mentre, insieme a suo fratello, si accingeva a raggiungere la grande biblioteca. In pochi attimi le fu davanti e si sentì minuscola davanti a quelle grandissime porte e quell’imponente edificio. Poi, rammentò il perché era lì e si fece forza, prima che suo fratello potesse prendersi ancora gioco di lei: aprì le porte della grande Biblioteca e vi entrò.
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