Le iridi plumbee di Anzai si tinsero di un fastidio ardente, nel percepire l'arroganza velata fra le parole del giovane Genin, e lo stesso poté dirsi per lo sguardo della kunoichi dalla chioma cinerea, fortunatamente nascosto dalle spesse lenti scure. L'unico a non fare una piega fu proprio il Quarto, il quale, a differenza degli altri due, trovò in quella risposta qualcosa di diverso - no, non doveva trattarsi della boria di chi aveva surclassato gli altri studenti per talento e costanza. Era pura e semplice disciplina, quella.
- La procedura di selezione dei team è un processo lungo e delicato. Al momento, stiamo ancora valutando a chi affiancarti, sia in termini di caposquadra, che di tuoi parigrado. Temo ci vorrà ancora una settimana o due... - confidò con tono più morbido, chiedendosi se il ragazzino avrebbe colto la più ovvia delle conclusioni. Dopotutto, logica voleva che - se per definizione quel processo serviva a costituire delle squadre il più equilibrate e funzionali possibili - ad uno dei migliori della classe non potessero essere affiancati dei neo ninja ugualmente capaci. Veniva dunque da sé che quella sarebbe stata una sfida più impegnativa del previsto per Seiji, se davvero sperava di ritrovarsi in team con qualcuno del suo stesso calibro.
"Ma in fondo, anche questa crescita ha contribuito a forgiare da sempre le nuove generazioni di shinobi di Konoha." pensò l'Hokage, ma prima ancora che le sue labbra si schiudessero per dar voce a quei pensieri, la porta alle spalle dell'Uchiha si spalancò di scatto, facendo sussultare la giovane Aburame alla sua destra e facendo rischiare proprio allo Yondaime di ingoiare il fumo dell'ultimo tiro di sigaretta.
A fare capolino all'interno della stanza fu un giovane uomo di appena ventitré anni, dalla corporatura longilinea e slanciata. Il suo era un fisico asciutto e poco tonico, tipico di chi anziché agli allenamenti aveva dedicato la sua vita allo studio - e non per nulla, gli occhiali rotondi che specchiavano i suoi occhi azzurri dovevano tradire la manciata di diottrie perdute fra un tomo e l'altro. Vestito di semplici abiti civili ed un lungo camice bianco, segno caratteristico dell'appartenenza ad un ambiente più scientifico che militare, il nuovo arrivato azzerò con ampie falcate la distanza che lo separava da Seiji e, postosi al suo fianco, si esibì in un profondo inchino colmo di riverenza. Con le braccia distese lungo i fianchi, chinò il capo dinanzi all'Hokage ed i suoi collaboratori, con un angolo così prossimo ai novanta gradi che persino i lunghi capelli castani gli scivolarono fin oltre le spalle. Il rispetto dovuto al leader del Villaggio era un assunto chiaro a chiunque, ovvio, ma persino agli occhi di una persona seria come il giovane Seiji qualcosa del genere dovette sembrare un po'... come dire, esagerata.
FURUKAWA KAZUTO!
Urlò il suo nome come un pazzo, lasciando i tre dietro la scrivania letteralmente di sasso.
- Sono il responsabile della serra numero quarantatré, sita nelle campagne esterne alla contrada di Ebisu. Mi trovo qui per conto del signor Kanada, per la missione da lui commissionata per conto della Kanada Farmaceutica. - continuò con un tono di voce più moderato, ma non per questo meno serio e formale di quanto mostrato fino a quel momento.
- Sei in ritardo, Furukawa-san. - puntualizzò con fare di rimprovero lo Hyuga, senza rendersi conto di aver fatto perdere un paio di battiti al suo interlocutore, nonché una manciata di anni di salute. Ci vollero un paio di secondi prima che Kazuto riuscisse a sciogliere quell'ingombrante nodo alla gola, ma quando ce l'ebbe fatta dalla sua bocca secca venne fuori un vero e proprio demonio.
SUMIMASEN, HOKAGE-SAMA!
GOMEIWAKU O OKAKESHITE, MOUSHI WAKE ARIMASEN!
Trad. "Chiedo sinceramente scusa per l'inconveniente!"
Vi furono alcuni secondi di silenzio, fra lo stupore sceso nella stanza come una nebbia più fitta di quella che avvolgeva il Villaggio ninja nascosto tra i confini del Paese dell'Acqua. Dal corpo di Kazuto, nessun segno di vita.
... ma ha davvero smesso di respirare?Non saprei, Shura-san, sei tu il medico qui dopotutto... una cosa del genere è davvero possibile?
Kuso... fatelo sedere e dategli dell'acqua, maledizione! Siamo qui per lavorare!
Un paio di minuti più tardi, Kazuto aveva ormai smesso di tossire ed aveva ripreso un po' di colorito in volto. Seduto sulla poltrona alla destra dell'Aburame, ripose il bicchiere ormai vuoto sulla scrivania e, una volta schiaritosi la voce, posò lo sguardo sul giovane Uchiha, il quale gli era stato presentato dall'assistente del Quarto come colui che era stato incaricato di seguire quel caso.
- Negli ultimi due mesi, Uchiha-san, si sono verificati sei casi di furto all'interno della serra di Ebisu. Con una cadenza quasi settimanale, il ladro - o i ladri, chi può dirlo - hanno sottratto da lì dentro diverse quantità di Fentanya, una pianta appartenente alla famiglia delle Papaveraceae, ma che, a differenza del papavero comune, possiede proprietà oppiacee dieci volte superiori. Al momento, la Kanada Farmaceutica sta impiegando i risultati delle ricerche nella produzione di farmaci che possano lenire i dolori causati dal Morbo che sta affliggendo il nostro tempo...- In effetti, i risultati che ci avete fatto visionare sono promettenti, Furukawa-san. Certo, farmaci del genere non possiedono la capacità di curare il Morbo alla radice, ma la qualità di vita dei pazienti che hanno testato i primi campioni è risultata migliore rispetto ai pazienti presenti nel secondo gruppo di controllo. - puntualizzò Shura, la quale aveva di fatto supervisionato lo studio caso/controllo per verificare le proprietà dei farmaci di nuova produzione.
- È proprio così, Aburame-sama... tuttavia, anche se le quantità di Fentanya rubate ammontano a meno della metà della produzione totale della sola serra di Ebisu, una situazione del genere è capace di compromettere l'incedere dei lavori di ricerca e la celerità nel reperire risultati in materia. Pertanto, Uchiha-san... - lasciò la frase in sospeso, per spostare le iridi cobalto dalla Jonin al giovane Seiji
- ... necessito del tuo prezioso supporto per indagare su quanto accaduto alla serra, con lo scopo di individuare chiunque sia il responsabile dei furti e porre dunque fine a questa catena. Se ti stessi chiedendo per quale motivo il signor Kanada abbia richiesto la presenza di un solo shinobi, sappi che...- ... il signor Kanada è uno spilorcio. Non per niente, i sistemi di sicurezza delle serre a disposizione della sua azienda potrebbero essere facilmente aggirati da chiunque abbia un minimo di sale in zucca. - puntualizzò lo Yondaime, totalmente incurante delle ingiurie proferite in merito al signor Kanada al cospetto di uno dei suoi più fidati dipendenti.
- Tsk, dannati uomini d'affari.A rincarare la dose ci pensò Anzai e, a quel punto, Kazuto non poté far altro che massaggiarsi la nuca con la mano destra e sorridere, visibilmente imbarazzato ed incapace di trovare valide argomentazioni per controbattere in difesa del suo datore di lavoro. In fondo, anche lui era consapevole delle gravi carenze del sistema di sicurezza della serra, una colpa da attribuire proprio alla stupida micragna del signor Kanada. Situata a poco più di una decina di chilometri dalle porte di Konoha, la contrada di Ebisu aveva un tasso di criminalità fra i più bassi dell'intero Paese del Fuoco... ma basso, ahimè, non voleva dire nullo - e anche in quel caso, data l'importanza del lavoro condotto dalla Kanada Farmaceutica, sarebbe stato saggio preparare contromisure anche per qualsivoglia eccezione.
Così, trovata una posizione più comoda e distesa sulla sua poltrona, l'Hokage si accese quella che era di fatto la quarta sigaretta, fra le altre consumate nel giro di una decina di minuti. Non appena il fumo del primo tiro si fu diradato, posò l'unico occhio sano sulla figura del giovanissimo soldato che aveva davanti.
- Avrai sicuramente delle domande, Seiji. Spara. - lo incalzò, senza chiedere se di quesiti ne avesse e mostrando invece il meticoloso desiderio di cavarglieli fuori dalla bocca.