知る Shiru | Conoscere, Libera per Shakur e Catcher

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The Catcher in the Rye
view post Posted on 11/3/2024, 14:29 by: The Catcher in the Rye     +1   -1
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Konoha
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Saitō Uchiha
11 y.o. / Genin / Konoha






Narrato, Pensato, Parlato, Parlato altrui





Il suolo pietroso dell'isola, aveva in essere l'umidita dei mari che lo dividevano dalla terra ferma. Il sale ruvido aveva segnato il legno degli edifici tradizionali che si susseguivano gli uni addosso agli altri, con macchie che risalivano dalle fondamenta fino ai tetti spioventi che gettavano ombre affilate sulle strade. Gli uomini anch'essi, non tutti ma molti di loro, avevano su di se i segni del mare. Rughe profonde su pelli bruciate dal sole.
Tatuaggi identificativi delle tratte percorse o delle ciurme a cui si erano votati.
Saito gli leggeva come era stato abiutato a fare, soppesando minacce e pericoli, mentre come un ombra si mescolava a loro seppur, essendo un bambino con una spada legata sulla schiena, finiva inevitabilmente per attirare su di se qualche sguardo di troppo. Gli shinobi non erano rari dopotutto, ma non molti di loro erano cosí giovani, non quelli che s'incontravano cosí lontano da casa.
La signora Midori Kahatake era nata e cresciuta li, nella capitale. La sua famiglia vendeva erbe, medicamenti, infusi da oltre un secolo. La sua bottega si apriva nel mercato con piccoli espositori che invitavano ad entrare per vedere il resto della mercanzia. Aveva una lunga treccia di capelli grigi, un volto segnato dall'etá ma vivace ed espressivo dietro spessi occhiali tondi con la montatura fine in rame.
Il Genin le si era avvicinato dopo aver girovagato un pó per le vie del mercato. Drappi verdi e blu svolazzavano sull'ingresso, oltre il quale il calore del legno e l'odore dell'incenso accoglievano chiunque varcasse la soglia.
La donna era stata gentile come il suo solito, per nulla curiosa del perché un bambino soldato si fosse rivolto a lei in cerca di foglie essiccate di Belladonna. Una pianta velenosa, che se usata in quantitá limitata, aiutava nella cicatrizzazione della pelle che aveva subito ferite da taglio. Gli aveva preparatto un fagotto con tutta la cura tipica di chi fa il suo lavoro con amore e rispetto, che Saito aveva fatto scomparire sotto l'ampia veste da viaggio. L'aveva salutata in modo formale, girandosi e scostando con le mani i drappi sull'uscio per immergersi nuovamente in strada, quando incroció Kuroshi. Gli occhi scuri del genin lo squadrarono, notando quei dettagli tipici di chi come lui, serviva un Villaggio Nascosto, senza tutta via avere il coprifronte a renderlo ancor piú chiaro. Era piú alto di lui, probabilmente piú grande di etá, con i muscoli definiti di chi si allenava ed un arma bianca legata alla vita. Il vistoso ricamo sulla veste era probabilmente il suo clan od un gruppo di appartenenza.
Saito non disse niente.
Dopotutto il suo primo pensiero era che appartenesse ad uno dei Villaggi Ninja, ma avrebbe potuto tranquillamente essere un mukenin, un mercenario od un soldato di ventura.
Lo sorpassó.
L'Uchiha era uno shinobi lontano da casa, in un terreno alleato al Paese dell'Acqua. Era meglio non farsi notare.
Mentre gli passava accanto, si rese di conto di averlo incrociato poco prima per strada, anche se li per li lo aveva solo registrato con la coda dell'occhio, senza dargli troppo peso. Che lo stesse seguendo? Un piccolo moto di apprensione si rigiró nel suo stomaco.























 
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