Yubikiri Genman 指切りげんまん - Dove Porta il Filo Rosso, ¬BloodyRose. (2° PG) / Lucifergirl88 (1° PG)

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view post Posted on 13/1/2024, 15:52     +1   -1
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« Mattaku…Lo stai facendo di nuovo. »
Cosa?
« Hai capito perfettamente cosa sta cercando di dirti LinguaLunga, ma pretendi di non aver capito. Proprio come quando provava in tutti i modi, con mio grande divertimento in realtà, di farti intendere quanto fossi importante per lui. »
Stupidaggini. E poi così sembra quasi che tu mi stia accusando di fingere di non capire…non è molto gentile da parte tua. Lo sappiamo entrambi che, in linea generale, sono piuttosto acuto, ma stupidamente lento in questo genere di cose.
Il Nove Code sbuffò seccamente dal suo grosso tartufo. « Non dico tu stia fingendo di non capire, ragazzo, ma…è come se avessi paura di aver afferrato chiaramente il concetto. »

« Non ho forse ragione? »
Forse…o magari no.

Percepì distintamente Kurama sogghignare nei meandri della sua anima e non fece per nulla fatica ad immaginarsi la chiostra di candide zanne baluginare nell’oscurità al tirarsi delle sue labbra nere, mentre si rimetteva comodo sulla lastra di spesso giaccio su cui sostava.
Generalmente, la Volpe non si impicciava quasi mai negli affari suoi e di Takumi. Rare erano le volte in cui era capitato, in quanto il demone preferiva non metterci becco. Solo ogni tanto si faceva sentire in quei momenti, con degli interventi sibillini, proprio come quello di oggi. Era il suo modo di aiutarlo a fare chiarezza quando la nebbia riusciva ad invadere anche i suoi pensieri. L’equivalente di una piccola spinta, dopo la quale avrebbe dovuto camminare da solo.
Ed era proprio quello il problema.
La Volpe aveva ragione, stava scappando. Quella domanda posta per essere certo di aver capito bene, gli serviva anche e soprattutto per prendere tempo, allungare l’attesa, cercare di trovare una risposta adeguata. Che poi non era che ci fosse una risposta giusta e una sbagliata. Se avesse spento la testa e dato il suo responso d’istinto, non aveva nemmeno bisogno di chiedersi quale sarebbe stato. Purtroppo però la testa c’era eccome. Quella stronza, razionale, logica e prudente testaccia che gli sussurrava dai meandri della sua coscienza, illustrandogli, con l’accuratezza di un assassino, tutti gli scenari possibili in cui quella cosa sarebbe potuta finire male. E ce n’erano un’infinità! Uno per ogni scelta che avrebbe potuto fare, uno per ogni errore, uno per ogni dannato respiro. C’erano così tanti motivi per non cedere al proprio istinto e dare retta alla razionale cognizione del tutto che il suo cuore si era fatto piccolo piccolo, schiacciato da quella consapevolezza, dalla paura di ferire Takumi e da quella di…privarsi dell’unica scelta veramente corretta. Quella al di sopra di tutto. E forse era proprio questa a farlo resistere e combattere nell’intento di imporre il proprio volere, il proprio bisogno.


Da quand’è che ho iniziato a pensare meno a me stesso e ricominciato ad assecondare ciò che ci si aspetterebbe da me? Sembra così distante quel ragazzino che, alla richiesta di descrivere cosa fosse per lui la felicità, rispose:

“Per quanto mi riguarda è la possibilità di vivere come meglio si crede, di essere ciò che si è davvero! Al di là dei dogmi di un Villaggio o di ciò che pensano gli altri. Voglio poter ridere quando voglio ridere, piangere quando sento di doverlo fare, arrabbiarmi quando sono arrabbiato! Essere me stesso, senza mai tradire né me, né chi mi ha aiutato a capire questo.”


Aaaah…le cose erano così facili un tempo. Crescere gli aveva complicato un bel po’ la vita e da quando era Kage il tutto si era ulteriormente incasinato. Certe volte avrebbe voluto chiudere gli occhi, riaprirli e ritrovare il mondo capovolto, mentre cadeva da quell’albero ancora una volta, in modo da rivivere tutto daccapo. Ma era solo una chimera. Il Ninjutsu era riuscito a raggiugere picchi incredibili, ma riavvolgere il tempo…quello ancora no. Soprattutto se era solo per ritardare l’inevitabile.

E quindi eccolo lì. A farsi persuadere abilmente da colui che solo possedeva la possibilità di riuscirci. Aveva creato l’atmosfera giusta, portandolo nel posto giusto…Per il resto non è che dovesse sforzarsi troppo ad essere sensuale, gli veniva talmente naturale che a volte Yu lo invidiava. Però c’era qualcosa di diverso nel suo approcciarsi a lui sta volta. Lo avvertiva nella voce, mentre gli parlava suadente, in quella carezza che dolcemente gli disegnò il volto, nel mistero profondo di quello sguardo magnetico, nella stretta che avvolse le sue mani…ma, soprattutto, in quel bacio. Così lento, passionale ed erotico, che però comunicava anche un bisogno che andava al di là del desiderio carnale.
Nonostante tutti i dubbi che aveva, il Rosso non si tirò indietro a quella manifestazione d’affetto. Si fece travolgere e travolse a sua volta, certo che come lui poteva intuire i pensieri tumultuosi di Takumi, anche lui potesse fare altrettanto. E fu nel tentennamento che seguì quell’effusione che Yu comprese che il momento che temeva e bramava al tempo stesso era arrivato. Quello in cui Takumi avrebbe rivelato chiaramente ciò che intendeva dire, ciò che in cuor suo il Rosso aveva già intuito e che aveva scatenato in lui quella serie di dubbi, domande, perplessità commiste al desiderio stretto e serrato di non essere chi era, e poter dire “Sì!” senza neanche pensarci due volte.
Gli si seccò la gola quando la voce del castano ruppe quel silenzio. Gli occhi chiari cercarono quelli del compagno, confusi, mentre la testa cercava in tutte le maniere un modo per sottrarsi a quella decisione. E si sentiva sporco, a farlo. Sbagliato. Perché davvero con tutto il cuore avrebbe voluto solamente accettare, abbracciando il castano, baciandolo e fottendosene di tutto il resto. Cazzo, Takumi gli stava chiedendo di vivere assieme! Lo stava pregando di non rifiutare con tutto sé stesso e lui che faceva? Cercava ancora un modo per guadagnare tempo.


Non mi pare di aver mai detto di volermene andare. Commentò, nell’intento di alleggerire l’atmosfera. Senza contare che, in questo modo, perderesti l’opportunità di trascinarmi qui di peso dall’ufficio… Pensieri sfusi, a ruota libera, come se cercasse di riempire quel vuoto, di ritardare il momento in cui avrebbe dovuto dare la sua vera risposta. O magari no. In effetti potrebbe essere necessario lo stesso…Proprio per questo non penso cambierebbe molto da ora. Ci ragionò. Alla fine sono più le notti che passo da te che quelle che passo a casa mia. Esattamente. Cosa c’era di diverso da ora? Solo un domicilio. Assurdo, stava iniziando a confutarsi da solo. Forse la cocciutaggine della sua parte razionale cominciava a subire qualche contraccolpo, perché per un momento decise di lasciarsi andare. Sorrise, alzando gli occhi al cielo trapunto di stelle. Guardando lassù, come se lì ci fosse la fonte per avverare quel desiderio. Sarebbe bello. Ammise candidamente. L’idea di vivere con Takumi gli dava una sensazione di calore, più di quanto potesse fare l’acqua dell’onsen in cui erano. Era un calore diverso, che proveniva da dentro. Piacevole come stare accanto ad un caminetto con un fuoco scoppiettante. In un mondo ideale avrebbe detto “Sì” subito. Invece in quel loro mondo imbrattato di sangue, zoppicante e costantemente in agguato per fotterti, non poteva essere così. Gli occhi tornarono su quelli di Takumi e c’era una profonda tristezza in quelle pozze chiare. Però potrebbe essere pericoloso, lo sai questo. Io potrei diventare facilmente un bersaglio, finendo per coinvolgerti. Oppure potrebbero usare te, per arrivare a me. L’idea che la vita di Takumi potesse essere a repentaglio a causa sua, lo attanagliava. Era probabilmente questo che lo preoccupava più di ogni altra cosa. Quello che non gli aveva permesso di dare quel “Sì” di slancio che lo Yu non Mizukage avrebbe dato. Però la verità era che non aveva nemmeno rifiutato…come se cercasse nel castano la risposta a quelle sue paure, nella stretta di quelle mani a cui si ancorò come se non volesse lasciarle andare.

 
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view post Posted on 28/1/2024, 20:37     +1   -1
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Nonostante avesse personalmente riscontrato una notevole difficoltà nel soprassedere al nodo che minacciava di formarglisi in gola nel tentativo di impedirgli di aprire totalmente la sua anima, era riuscito a sganciare la bomba. Finalmente era riuscito a chiedergli di vivere con lui, pregandolo di restare al suo fianco e di non andare mai più via. La maledetta speranza, sua acerrima nemica, foriera di delusioni cocenti, attivò immediatamente i suoi meccanismi facendogli palpitare il cuore in attesa di una semplice approvazione che, in fin dei conti, avrebbe potuto non giungere a destinazione per svariate motivazioni. Motivazioni, queste ultime, a cui aveva posto in essere delle contromisure ma che, fino a prova contraria, non gli garantivano il successo assoluto. Tutto era nelle mani di colui al quale aveva aperto spregiudicatamente il suo cuore, che sapeva per certo avrebbe tentennato in un primo acchito. Lo conosceva troppo bene e fu facile per il castano scorgere nelle espressioni del Kyōmei l’iniziale sorpresa, la gioia susseguente e infine le scure nuvole del dubbio offuscare tutto quanto vi era di buono in quella proposta. Non era mai stato di pancia quando si trattava di questioni importanti; non poteva esserlo in quanto vi era oggettivamente molto in ballo. Lo comprendeva. Eppure vederlo tribolare in quella maniera non fu per nulla facile da incassare. Faceva male, perché la speranza - quella gran prostituta - aveva attecchito bene, creando delle aspettative che potevano benissimo essere disattese. Com’è che si dice? Chi vola troppo in alto corre il rischio di schiantarsi e fare più rumore? Una cosa del genere, forse..
Trattenne il fiato, mantenendo però saldo lo sguardo sul compagno dubbioso, senza mai lasciare la presa sulle sue mani - quasi a volerlo rassicurare della sua presenza. Gli permise di ragionare mantenendo un religioso silenzio, esprimere tutti i concetti che riteneva opportuno far uscire per far luce nella sua mente. Abbozzò un tiepido sorriso, quando il Rosso si confutò da solo. Doveva essersi accorto lui stesso perché dopo quella ammutolì per qualche secondo, per poi sollevare lo sguardo al cielo in cerca di risposte. Takumi lo seguì con lo sguardo, rimirando le stesse stelle stagliate nel firmamento pennellato dell’oscurità della notte, per poi tornare ad osservare il suo Mizukage, non appena espresse quel balsamico ‘sarebbe bello’ che ebbe l’effetto di fargli mancare un battito. Kyōmei Yūzora VOLEVA stare con lui, in quella casa. Sarebbe stato tutto molto più semplice se non avesse ottenuto la carica più alta e pericolosa del villaggio, perché sostanzialmente - per sua stessa ammissione - quello che lo impensieriva maggiormente era il tema dalle sicurezza. Sospirò, quasi sollevato all’idea di dover fugare soltanto quel dubbio. Incrociò nuovamente il suo sguardo, specchiandosi nei suoi occhi chiari mentre lo avvertiva ancorarsi maggiormente alle sue mani, cercando in lui un’ancora di salvezza in quel turbinio di quesiti e problemi.

Sorrise. Uno di quei sorrisi sinceri e rassicuranti che solo con lui potevano esprimersi liberamente. Lentamente fece scivolare via la sinistra da quell’intreccio di mani per poterlo nuovamente carezzare in viso.
Il mio posto è con te, Kyōmei Yūzora; non importa quanto pericoloso possa essere. disse, scendendo con la carezza fino alle sue labbra, sfiorandole appena con i polpastrelli. Sfiderei tutti i demoni dell’inferno per proteggerti. proseguì, dando enfasi alle sue parole con una serietà e un trasporto disarmante. Doveva essergli chiaro che anche non vivendo sotto lo stesso tetto per lui avrebbe rischiato tutto, per scelta e non per imposizione, perché, per quanto ancora fosse restio ad ammetterlo, lo amava con ogni fibra del suo essere. Ah.. per la cronaca.. nessuno sa che ho comprato casa qui, eccetto il simpaticissimo ghiacciolo formato karkadè che chiami sensei. Nessuno. Né gli ANBU, né i tuoi fratelli, né Eichiro o Tanaka-san.. tutti all’oscuro. tenne a precisare ulteriormente, per fargli notare che aveva pensato proprio a tutto per la sua e la loro sicurezza, finanche a scendere a compromessi con se stesso e chiedere aiuto e consiglio all’impomatato Fuyu No Yuki (che era certo lo avrebbe aiutato nell’impresa soltanto per il bene di Yūzora). Voglio averti qui tutte le notti, Yu; accarezzarti al mattino e sapere che per quanto lunghe siano le giornate, è qui che ti ritroverò.. ribadì dolcemente, non prima di avergli strappato un altro bacio, lento, passionale, di quelli che solitamente avevano il potere di far agitare le farfalle nello stomaco. Ce la stava mettendo proprio tutta per rassicurarlo e non avrebbe mollato la presa fino a quando non avesse ottenuto quel semplicissimo ma maledetto si.



CITAZIONE
#takumicriminale
 
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view post Posted on 25/2/2024, 11:38     +1   -1
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In quel momento odiava il sé stesso che era diventato. Era una cosa così semplice, banale…la base, di cui ogni essere umano era maestro. Sarebbe bastato essere un po’ più egoista, come chiunque altro e accettare di slancio, pensando dopo ai problemi. Dopo ai dubbi. Dopo alle perplessità. Invece non poteva farlo. Non più. Faticava a non vedere le mille motivazioni per cui quella scelta sarebbe stata una pessima idea…E si sentiva veramente una merda per questo. Takumi gli aveva aperto il cuore con quella proposta, sapeva benissimo la fatica che doveva aver fatto per riuscire in quell’intento, e lui che faceva? Tentennava. Cercava qualsiasi scusa, i punti deboli di quel castello costruito di speranze per farlo crollare. Senza però il coraggio di puntare direttamente ai pilastri portanti. Ci girava attorno, buttando lì qualche argomentazione - buone argomentazioni a dirla tutta - ma dentro di sé, in qualche piccolo anfratto di luce, il suo “io” più egoista lasciava uno spiraglio aperto, desiderando con tutto sé stesso che il compagno fosse pronto a quei suoi dubbi e riuscisse in qualche modo a dissiparli. Permettendogli di seguire ciò che davvero desiderava, senza dover pensare ai perché o i percome che la sua posizione gli imponeva.
Per questo non aveva dato un rifiuto diretto. Perché in fondo ci sperava. Se qualcuno poteva togliergli quella pesante corona, simile più a delle catene, dalla testa, questi era proprio Takumi. Strinse più forte le mani del compagno, ancorandosi ad esse, una sincera e silenziosa richiesta di aiuto nel dissipare quelle sue paure e preoccupazioni che gli attanagliavano l’anima, simili alle spire di un serpente. Quasi iniziava a sentire freddo…nonostante fosse immerso nell’acqua calda dell’onsen. Ma il sorriso dolce che nacque sul viso del compagno, riuscì a scacciare quel gelo. Sembrava sicuro di sé, come sempre, forse di più del solito. C’era una sincerità rara in quel tirarsi di labbra, un calore rassicurante che gli calò addosso come una gradevole coltre nell’inverno più rigido. Una piacevolezza che si acuì quando gli posò quella carezza sul viso. Yu assottigliò gli occhi, lasciando che scendesse sui suoi lineamenti fino a sfiorare le labbra, appoggiandosi a quel tocco come avrebbe potuto fare un gatto.
Le parole che gli rivolse accompagnando quel gesto furono allo stesso tempo dolci e amare, sottolineate dalla serietà e dall’enfasi che il castano vi infuse. Il Rosso sapeva bene che non stava parlando a vanvera. Sarebbe stato capace di follie per lui…perché come il jonin si preoccupava dell’incolumità del compagno, per questi era lo stesso. Lo era sempre stato.
Doveva aver ben ponderato quella proposta, tenendo da conto la pericolosità della cosa e nonostante tutto…nonostante tutto voleva correre il rischio. La vera domanda era: Yu era pronto a fare altrettanto? Rischiare la vita del compagno per essere felice assieme a lui.
Se si fosse trattato solo di questo, la risposta sarebbe stata “no”. Ma negli occhi del castano lesse un intento chiaro. Non importava se avesse accettato o meno. Takumi l’avrebbe protetto in ogni caso. A prescindere che rimanessero come erano o che abitassero sotto lo stesso tetto. Era indifferente.


Takumi, io… Tentennò, incapace di separarsi da quello sguardo di smeraldo. Cercò il contatto a sua volta, come aveva fatto lui, posandogli una carezza umida d’acqua sul viso. Lo sai, non mi va che ti sacrifichi per proteggermi. Posso difendermi da solo e poi… “Se morissi tu, che ne sarebbe di me?” ma si mangiò quelle parole, inghiottite dal silenzio e dal groppo che gli aveva chiuso la gola.

Forse però la cosa sarebbe passata inosservata perché il castano riprese a parlare, precisando che nessuno era a conoscenza di quel suo acquisto. Nessuno tranne Fuyu-sensei. Yu alzò le sopracciglia sorpreso, che Takumi si fosse rivolto allo Yuki per chiedere aiuto o forse consulenza o approvazione - non ne aveva idea - era più unico che raro. Sapeva bene che il suo compagno non aveva molto in simpatia il Capo ANBU, quindi se pur di riuscire in quella sua impresa, avesse cercato un appoggio di qualche tipo proprio da lui era indicativo di quanto ci tenesse…sempre che ce ne fosse bisogno per capirlo. D’altronde era da un po’ che Fuyu gli riportava la richiesta pressante delle alte cariche circa il fatto che il nuovo Mizukage si insediasse ufficialmente nel Palazzo. Ma Yu non ne aveva per nulla intenzione e lo Yuki lo sapeva bene. Stava appunto per esprimere a parole il proprio stupore per quello strano connubio, quando la parte in causa di fronte a lui si appropriò delle sue labbra, coinvolgendolo in un bacio lento, passionale…uno di quelli che facevano girare la testa e che ricordavano di volta in volta al Rosso perché si fosse innamorato di lui. Quando si separarono alla ricerca d’aria, Yu si sentiva stranamente tranquillo…Non aveva ancora la risposta che cercava in mano, ma almeno la sua ansia si era attenuata un poco. Le parole che seguirono, lo fecero sorridere dolcemente, richiamando immagini che desiderava poter vivere a sua volta. Un sogno che distava da lui lo spazio di un sì.


Immagino non sia in questo modo che hai spiegato la cosa a Fuyu-sensei. Ridacchiò, mentre la domanda retorica in quella frase aleggiava lieve tra loro. Non aveva mai parlato direttamente con lo Yuki circa il suo rapporto con Takumi…anche se supponeva ne fosse a conoscenza. Quindi era curioso dell’approccio usato dal compagno. Al contempo si fece più vicino, tornando a sedersi su di lui, carezzandogli le labbra, mentre osservava ciclicamente le stesse e quegli occhi profondi e bellissimi di cui si era innamorato. Comunque sei un criminale, sai? Scherzò. Dovrei aggiungere una legge che vieti di essere come te.

 
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view post Posted on 6/4/2024, 15:32     +1   -1
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Quelle parole, lasciate sospese, non erano passate inosservate. Sapeva perfettamente che Yūzora non avesse la minima intenzione di permettergli di sacrificarsi per lui, e non certo per il mero orgoglio o per il bisogno spasmodico di dimostrare qualcosa. Avevano semplicemente bisogno l’uno dell’altro, come ossigeno nei polmoni. Anche solo pensare di potersi separare per una qualsiasi ragione - e in maniera maggiormente critica nel caso in cui uno dei due fosse venuto a mancare - era una pugnalata a carne viva, uno strazio senza fine che avrebbe fatto impallidire l’inferno stesso, che sarebbe parso un parco divertimenti a confronto. Lo comprendeva. Valeva lo stesso per il castano. Ma al contempo non poteva permettere che qualcuno glie lo portasse via. Egoisticamente, preferiva passare a miglior vita piuttosto che viverla senza il Kyōmei al suo fianco. D’altro canto non si permise di gettare ulteriore benzina su quel fuoco pericoloso, che prospettava eventi futuri nefasti. Cambiò discorso. Non voleva che ci rimuginasse troppo.
Incalzarlo era un diletto, così come lo era baciare le sue labbra e avvertire la tensione sciogliersi man mano che la lussuria si impadroniva dei loro pensieri. Quello che gli disse era una confessione a cuore aperto, un bisogno che per lungo tempo lo aveva carezzato. Aveva bisogno di averlo al suo fianco giorno dopo giorno, di viverlo fuori dalle quattro mura del palazzo del Mizukage che era diventata la prigione dove la loro passione poteva esprimersi solo in maniera clandestina. Senza contare che sarebbero stati tutti al sicuro, se avesse accettato. Non avendo intenzione di vivere a palazzo, lasciare la casa di Kai e dei suoi fratelli avrebbe posto in maggiore sicurezza l’intero nucleo famigliare senza contare che sarebbe stato protetto 24 ore su 24 dal castano, oltre che da Kurama.
Non poté non ridacchiare alla domanda retorica, mentre lo accoglieva fra le sue braccia. Non aveva ancora detto quel ‘si’ che tanto agognava, ma adesso sembrava leggermente più aperto all’idea. Questo lo rallegrava.
Direi proprio di no.. rise. E’ un trattamento speciale, solo per te. e lo accarezzò ancora, sul viso, lasciandogli tutto il tempo di osservarlo, di divorarlo con lo sguardo. Gli piaceva. E non sono un criminale. fece spallucce, ridacchiando ancora, prima di lappare sensuale le sue labbra, con la punta della lingua, da sotto in su, sfiorandole appena. Non puoi certo vietarmi di essere me stesso, Mizukage-sama. ribatté con una nota di sensualità nel tono della voce. Si. Era proprio un criminale!
Gli ho semplicemente detto che dovevo cercare una casa appartata, sconosciuta ai più. cominciò a spiegare, rendendolo partecipe di quella peripezia. Mi ha chiesto a cosa mi servisse, ovviamente. Credo di avergli risposto come prima cosa di farsi i cazzi suoi. rise. Glie lo aveva proprio detto. Poi ho fatto il tuo nome, e li ha ceduto.. a patto di proteggerti da qualsiasi pericolo. Li non è stato difficile dare la mia parola, ovviamente.. e detto questo, rimase a osservarlo, beandosi della sua bellezza inaudita sotto il bacio della luna e la luce soffusa delle lanterne.



Devo riprendere un po’ la mano, non scrivo da boh..


Edited by ¬BloodyRose. - 12/4/2024, 18:10
 
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Capiva il desiderio di Takumi. Lo capiva dannatamente bene. Era qualcosa che nella sua fantasia aveva accarezzato tante, tante volte per poi ritrarre la mano, incapace di sostenere i contro che quel suo egoistico sogno avrebbe comportato. Conservandolo comunque lì, in un cantuccio, da dove lo tirava fuori ogni tanto per trovare conforto, per illudersi un po’, per dirsi quel “un giorno, forse…” che tanto bastava a farlo sentire meglio. Se chiudeva gli occhi poteva veder prendere forma quelle parole, quelle situazioni, quei momenti di vita quotidiana di cui sentiva troppo la mancanza. Cose semplici, nulla di così particolarmente ricercato, ma che sarebbero state sufficienti ad alleggerire il peso che gli gravava sulle spalle, nonché quello che avvertiva sul petto e che lo faceva sentire in colpa nei confronti del castano. E sarebbe bastato così poco per renderle reali…proprio lì, in quella magione meravigliosa di cui nessuno era a conoscenza tranne il suo sensei.
Quello che lo bloccava, infondo, era una pensiero insensato se confrontato a tutto il resto. Un piccolo puntello che impediva alla frana di scendere…Ma era fissato bene, piantato con forza nel terreno. Tuttavia ormai iniziava a cedere perché, sì, Takumi lo avrebbe protetto in ogni caso, sia che andassero a vivere assieme che no. Quindi era davvero sciocco continuare ad aggrapparsi a quella paura: il pericolo per il castano ci sarebbe stato in ogni caso. E sapeva benissimo che per lui sarebbe stato capace di fare follie.
Non era quello che voleva, ma era chiaro non potesse impedirglielo. Non sempre. Quindi se quel punto era inalterabile, la vera scelta qual era? Probabilmente se voleva mantenere, se non addirittura ampliare, la felicità dipinta sul viso del compagno in quel momento, oppure se aveva il coraggio di distruggerla per una mera incertezza personale.
Lo osservò ridere delle sue parole, mentre prendeva posto tra le sue braccia, a cavalcioni delle gambe, indugiando su quelle labbra incurvate in un sorriso che avrebbe sciolto il ghiaccio di uno Yuki, se avesse voluto. Ma invece era qualcosa che riservava unicamente a Yu, una piccola esclusiva di cui il Rosso era particolarmente geloso.
Non sapeva se fosse la luce della luna, ma quella sera Takumi gli sembrava particolarmente bello, splendido nel lucore notturno che dava maggior profondità al mistero contenuto in quegli occhi verdi. Mentre andava incontro a quella carezza come un gatto, lo osservò a lungo e attentamente. Lo sguardo del jonin scese sfiorando il suo profilo, il suo collo e la linea della spalla deturpata dalla cicatrice, prima di tornare su verso quelle labbra che tentarono di discolparsi, mentre riconfermavano semplicemente ciò che Yu aveva affermato poc’anzi.
Sorrise al gesto malizioso del compagno, quel lappargli sensuale le labbra sfiorandole leggero, facendosi desiderare e chiamandolo “Mizukage-sama” con quel tono.


Rivolti anche le mie stesse parole contro di me? Se lo ricordava bene cosa aveva detto durante il discorso fatto alla sua investitura. Lo sei eccome un criminale! Il mio criminale…ad essere precisi. Quello con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita. Sorrise a quel pensiero, rubandogli un bacio mentre gli circondava il collo con le braccia per arrivare facilmente ad accarezzargli la nuca. Fu un un’effusione volutamente lenta la sua, passionale, colma di tutte quelle parole non dette, quei discorsi troppo incasinati da fare, tanto che solo a voce non avrebbero mai reso abbastanza di ciò che realmente avrebbero voluto significare. Solo una volta che il bisogno d’aria fu insostenibile si allontanarono, senza realmente farlo. Yu rimase ancorato a lui, davvero molto vicino, abbastanza da sentire il suo respiro sulla pelle. …Quindi? Come hai spiegato la cosa a Fuyu-sensei?

Lo incalzò, curioso. D’altronde, che il castano fosse andato dallo Yuki a chiedere un favore era decisamente un evento più unico che raro. Il che sottolineava ulteriormente quanto ci tenesse a quella proposta. Al racconto della peripezia di Takumi non riuscì a fare a meno di ridere. Se li immaginava proprio quei due testoni uno davanti all’altro - uno più rigido dell’altro - a cercare di fare a chi ce l’aveva più lungo per poi trovare un punto di incontro non appena veniva fatto il suo nome. Inutile dire che avrebbe pagato oro a sacchi per assistere alla cosa di persona, ma anche raccontata dal castano era parecchio divertente. Abbastanza da farlo scoppiare a ridere come un ragazzino.

Ahahaha! Lo hai fatto sul serio? Kami, avrei voluto vedervi! Riesco ad immaginare il gelo nella stanza! Brrr… Rise e nel farlo si allontanò un poco dal compagno, staccando anche una mano dal suo collo per andare ad asciugare delle lacrime che minacciavano di scendere dal bordo dell’occhio. Aaaaah…Assistere alla scena sarebbe stato impagabile! Loro due, proprio loro due che riuscivano a capirsi era veramente da segnare sul calendario. Anche se, in effetti, doveva succedere prima o poi. Entrambi volevano il suo bene, era inevitabile. Come inevitabile era la sua risposta definitiva, giunti a questo punto.
Takumi stava aspettando, lusingandolo silenziosamente con lo sguardo che carezzava il suo corpo esposto. Paziente, consapevole dei suoi dubbi e rispettoso dei suoi tempi per scioglierli. Yu sorrise affettuosamente…era così dolce che nemmeno se ne rendeva conto. Gli posò una carezza sul viso, a mano piena, muovendo gentilmente il pollice per saggiare la pelle del compagno. Aveva deciso.


Va bene. Si espresse infine, sorridendo. Se sopravvivremo alla missione che ci attende, sarò ben felice di venire a vivere qui con te. Prima che Takumi potesse dire alcunchè, fece scivolare la mano lungo i suoi lineamenti posandogli l’indice sulle labbra. Ma ci sono due condizioni: la prima, come ho detto, è occuparci innanzitutto del compito che grava sulle nostre spalle e tornarne vivi; la seconda, invece, è che mi sia permesso di pagare metà di tutte le spese. Il che include il prezzo d’acquisto della casa, i costi di mantenimento futuri, bollette e tutto il resto. Vedendo che a quell’ultima condizione il castano stava per ribattere lo bloccò subito, premendo leggermente di più sulle sue labbra - ma senza fargli male - e avvicinandosi al suo viso. Vuoi che venga a vivere con te o da te, Harada Takumi? C’è una sottile differenza.

 
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Doveva ammettere a se stesso che sarebbe morto con piacere nell’ardente bramosia di quel bacio, trascinato lentamente nell’oblio dal dolce sapore delle sue labbra e avvolto dal calore divampante del corpo del compagno, divorato con passione a stento controllata. Era tutto dannatamente perfetto: l’acqua calda che li avvolgeva proteggendoli dal freddo pungente della sera, la volta celeste trapunta di stelle sulla cui tela scura spiccava in bellezza la luna, la fioca luce delle lanterne che rischiaravano appena l’ambiente con la loro luce soffusa, i loro corpi affamati a contatto.. mancava soltanto quel semplice ‘si’ e quel sogno in cui erano immersi sarebbe divenuto una realtà. Avrebbero vissuto momenti come quello tutte le volte di cui avrebbero avuto bisogno, lontani dai doveri e dagli occhi indiscreti di chi li avrebbe giudicati o usati per colpire meglio l’altro. Momenti in cui potevano essere semplicemente Harada Takumi e Kyōmei Yūzora, e non il Mizukage e il Consigliere di Guerra. Avevano bisogno entrambi di tutto questo. Di potersi vivere, amarsi liberamente senza dover estorcere tempo in momenti non propriamente consoni. Avrebbero continuato a farlo certamente (era dannatamente eccitante amarsi nel timore di essere scoperti), ma sarebbe stato del tutto diverso. Non sarebbe stato un bisogno represso che esplode per poter essere appena saziato e messo a tacere, ma un gioco di seduzione che sarebbe continuato lontano dalle mura dello studio, accrescendo il desiderio di entrambi nell’aspettativa di poterlo saziare.
Fingendosi suscettibile all’argomento - soltanto dopo aver raccontato com’erano andate le cose fra lui e il simpaticissimo Fuyu No Yuki - il castano mise su un broncio adorabile, non appena il compagno prese a ridere. Si. Vederli nella stessa stanza a scazzottarsi a parole e a fulminarsi con gli occhi per poi trovare un unico punto d’incontro nel Rosso sarebbe stato esilarante per chiunque, dato che erano notoriamente come l’acqua e l’olio.
Visto che mi è toccato fare..? borbottò, alimentando giustappunto quella risata che minacciava di far lacrimare il compagno, tanto che fu costretto a staccarsi e asciugarsi al bordo dell’occhio sinistro. Era di una bellezza disarmante e quel sorriso avrebbe potuto scacciare le tenebre più oscure, tanto era radioso. Si ritrovò a sciogliere quel finto broncio e a sorridere a sua volta, osservandolo rapito. Se avesse potuto, avrebbe scolpito ogni suo lineamento con lo sguardo e pennellato ogni colore assaggiandolo, toccandolo. Era semplicemente incredibile come un angelo di quella bellezza fosse caduto dal cielo per essere avvolto dalle sue braccia.

Scommetto che potete immaginare tutti come la sua espressione espresse un’emozione che solitamente non si vedeva sul suo viso, al fatidico ‘va bene’. Gioia, gratitudine, vittoria, senso di appartenenza.. tutte queste le emozioni che gli attraversarono gli occhi e gli illuminarono il volto, sciolto in un sorriso sincero e raro. Un bambo al quale avevano regalato la cosa più preziosa del mondo. Stava per dirgli che non se ne sarebbe pentito, che era felice come non lo era mai stato nella sua vita.. ma Yūzora aveva deciso di aggiungere delle postille, zittendolo dolcemente con un indice sulle labbra. Le condizioni erano semplici: sopravvivere al compito che li attendeva fuori dalle mura del villaggio - sarebbe venuto a vivere li solo dopo la missione che li attendeva da li a poche ore - e partecipare a tutte le spese dell’immobile, pregresse e non. Sulla prima non aveva nulla da obiettare, sarebbe stato un motivo in più per riportare entrambi a casa la pelle; sulla seconda invece..
Fece per obiettare. Non c’era assolutamente bisogno che partecipasse a quelle spese, aveva già pensato a tutto e non era necessario che spendesse i suoi risparmi per quello. Ma il Kyōmei si impuntò ancora, anticipandolo, spingendo maggiormente quel dito sulle sue labbra ancor prima che potessero dar fiato ai suoi pensieri. Dannazione.
E poi sarei io il criminale.. borbottò, allontanando dolcemente quel dito dalle labbra e osservandolo con sguardo sottile, magnetico. Sapeva che non l’avrebbe avuta vinta, non in quella disputa. Doveva accettare. E sia. Voglio che tu venga a vivere con me. sentenziò, salvo poi sorridere malizioso. Ma sappi che anche io ho le mie condizioni, Mizukage-sama. s’espresse, per poi stringerlo a sé gelosamente e assaggiare vorace il suo collo, baciandolo, lappandolo, accarezzandolo possessivo sulla nuca. QUELLE erano le sue condizioni. Lo voleva per sé, per sempre.

 
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view post Posted on 30/4/2024, 10:11     +1   -1
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Un po’ gli era dispiaciuto mettere a cuocere sul fuoco anche quelle postille. Avevano fatto sì che il viso di Takumi si imbronciasse, quando giusto poco prima aveva mostrato il sorriso più bello che Yu gli avesse mai visto. La felicità fatta a uomo, però con la stessa genuina sincerità che avrebbe potuto avere un bambino a cui avevano appena regalato il giocattolo che aveva sempre desiderato. A dir poco raggiante! Come se tutti i problemi che c’erano fossero nulla in confronto al fatto che il Rosso avesse accettato di vivere con lui in quella magnifica magione. E, forse, in realtà era proprio così. Di fatto anche Yu sentiva quella sensazione allo stomaco all’idea…come se mille farfalle si muovessero al suo interno, acuita e amplificata dalla gioia del compagno. Gli piaceva vederlo felice e ancor più condividere quella gioia con lui.
Basta accontentarsi di rubare attimi d’intimità in frangenti non del tutto appropriati! Avrebbero finalmente potuto godersi il reciproco desiderio appieno e senza fretta, senza la continua ansia - ma anche un po’ di eccitazione - che qualcuno potesse entrare nello studio e beccarli sul fatto. Poi certo…era sicuro che avrebbero continuato ad agire in quella maniera, ma sarebbe stato diverso. Non sarebbe più stato lo sfogo di un bisogno a lungo tenuto sotto controllo, quanto piuttosto un modo per allietare la giornata, uno stuzzicarsi in attesa di poter andare a casa e viversi appieno. Se ci pensava non poteva fare a meno di sorridere, grato al compagno per quella sorpresa. Quando quella sera lo aveva trascinato via dall’ufficio non immaginava proprio che si sarebbe arrivati a quello…Takumi aveva organizzato tutto per bene. Ed era felice di non aver disatteso le sue speranze, nonostante tutti i suoi dubbi pregressi.

Beh…a parte quelle due condizioni.
Era abbastanza sicuro che sulla prima il castano non avrebbe avuto nulla da ridire, mentre sulla seconda avrebbe provato ad obiettare. Era sempre così, quando si trattava di denaro il compagno pensava di dover essere l’unico a mettercelo. Ma se volevano vivere assieme, per Yu non poteva essere altrimenti che un cinquanta e cinquanta. E non avrebbe accettato alcuna contestazione. Takumi doveva averlo capito, perché gli diede subito del criminale, borbottando, mentre allontanava l’indice di Yu dalle proprie labbra e ricambiava il suo sguardo deciso con uno affilato e magnetico. Ma non sarebbe bastato a far cambiare idea al Rosso, tant’è che alla fine il più grande cedette e gliela diede vinta.
Tuttavia non era tipo da lasciar correre così facilmente, il Mizukage lo sapeva bene e il sorriso malizioso che tagliò il viso elegante di Takumi glielo confermò. Siccome non amava perdere, proprio come lui, il castano volle imporre a sua volta una condizione. Yūzora stava per chiedere di cosa si trattasse, quando si sentì stringere saldamente mentre la labbra del compagno si posavano voracemente sul suo collo, baciandolo e lappandolo avidamente, accompagnando il tutto con delle carezze possessive sulla nuca. Il Rosso sospirò piacevolmente a quelle attenzioni improvvise e avvolgenti, piegando il collo per lasciare più spazio al compagno, sorridendo divertito.


Baka… lo apostrofò, mentre si godeva quell’attimo che sugellava la loro promessa. Come se ci fosse bisogno di impormelo come condizione. Si strinse a lui, premendo sulla nuca del compagno, frizionando, piegandosi su di lui per vezzeggiarlo a sua volta sulla pelle sensibile e delicata del collo, prima di salire con una lappata fino al suo orecchio. Ma tutto a suo tempo. Gli sussurrò, palesemente divertito, sollevandosi in modo da poterlo vedere in viso. Non pensi che prima dovresti farmi vedere casa? Insomma…ho accettato di vivere qui con te, un giro mi sembra doveroso e opportuno. Abbassò le palpebre, affilando lo sguardo che si fece furbo come quello di una kitsune, quindi si abbassò su di lui baciandolo e mordicchiandogli il labbro inferiore, prima di insistere con un …No? mentre quel Poi sarò tuo, rimase inespresso e silenzioso ad aleggiare nell’aria tra i due.

 
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