L'Antica Ki no Juhi, Quest Disciplina personale per Nimal e Nizzet

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view post Posted on 3/5/2022, 09:15     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Buongiorno a tutti, dopo una gestazione durata qualche giorno di troppo si inizia finalmente con la Quest. Come sempre, siccome non mi piace fare le cose semplici, questa sarà una Quest ibrida, in quanto sarà mirata all'apprendimento di due Discipline personali diverse, una per Nimal e una per Nizzet.

Disciplina da imparare per Nizzet -> Qui

Disciplina da imparare per Nimal -> Qui

Che dire, bando alle ciance e buona fortuna!


Ki-no-Juhi


Tronco di Ki no Juhi - 2 Gennaio 253



Nonostante le voci e le storie che giravano attorno a quell'albero, il tornado che lo circondava era ancora in forze. Certo, forse non quanto un tempo, la cui potenza distruttiva non permetteva nemmeno di avvicinarsi, e loro si erano avvicinati, ma i granelli di sabbia sembravano vetro sospinti dal vento. Nonostante tutto però, stavano avanzando, un gruppo di cinque persone, equipaggiate di tutto punto: armi, viveri, strumenti ninja di ogni tipo, adatti a quella che sarebbe stata una scalata tortuosa e ostile. C'erano voci di ogni tipo riguardo la flora e la fauna del tronco di Ki no Juhi: animali sconosciuti che riuscivano a vivere solo in quel clima arido, rapaci che sfrecciavano nell'occhio del ciclone e altri che si lasciavano trasportare dalla forza del tornado. In ogni caso, ogni cosa all'interno del percorso che avrebbe condotto il gruppo fino al villaggio sulla cima dell'albero sembrava costruito per impedirlo, ma senza più i guardiani alla base a fare da filtro, per i viaggiatori tanto imprudenti da spingersi fino a quel punto, le vittime tra curiosi e folli erano aumentati a dismisura negli ultimi anni. Era sempre la stessa solfa, con avventurieri che cedevano a un terzo di strada per la sete, o per chissà quale altra diavoleria rinchiusa tra le sabbie che volteggiavano intorno al grande albero.

Quel giorno però sembrava l'ideale per scrivere la storia, con quei cinque ragazzi che erano arrivati più in là della maggior parte della gente che ci aveva provato prima di loro. Il leader del gruppo, un giovane ragazzo dai capelli scuri e gli occhi limpidi, aveva raggiunto una conca riparata dal vento e guidando i suoi compagno dietro di lui, riuscì a lasciarsi andare con le spalle poggiate a una grande radice, tirando giù il cappuccio nero per respirare a pieni polmoni per qualche minuto.


Leader del gruppo - Qui non arriva il vento... e la sabbia. Direi di accamparci per la notte. Dovremmo essere quasi a metà strada.

Il resto dei compagni lo raggiungere in poco tempo e furono tutti entusiasti di constatare come quel piccolo angolo di paradiso fosse riparato sia dal sole che dal vento. Per quanto stanchi e stressati, sembravano tutti abbastanza decisi e incoraggiati dagli ultimi progressi:

Ragazzo - Il vento si sta placando giorno dopo giorno, e siamo ormai arrivati ben oltre alla linea di confine oltre cui la maggior parte dei viaggiatori decide di fermarsi. Faremo la storia.

Il morale era alto e con buone ragioni, decisero così di allestire un campo per passare la notte, organizzando dei turni di guardia per evitare di finire in pasto alle bestie del tronco. Con alta la luna però, e il tornado che con il suo occhio attento vorticava attorno al grande albero, la sensazione che tutto sarebbe finito all'improvviso, con lo schioccare delle dita, con un battito di ciglia, travolse il leader rimasto di guardia senza apparente ragione. Percepì una presenza alle sue spalle che lo afferrò prima che potesse reagire in alcun modo, tappandogli la bocca con un oggetto che gli infilò tra i denti.

??? - Oh sì.... senti il sapore metallico del sangue? Lo senti mischiarsi alla sabbia? Sei il più fortunato del tuo gruppo, perché sarai il focolare che darà ai loro spiriti speranza... quando il fuoco divorerà il loro corpo...

Il ragazzo provò a divincolarsi senza risultato, prima di stringere i denti nel tentativo di liberarsi la bocca e gridare aiuto. Quello fu però il suo unico e ultimo tentativo di salvarsi la vita, perché un'esplosione travolse lui e i suoi compagni... facendoli a pezzi mentre una risata riecheggiava nella conca scavata nel tronco dell'albero sacro.

Il fuoco e il sangue vennero così inglobati dal vento del tornado, e seppur per pochi istanti o minuti che fossero, questo ritrovò la sua innata violenza.


Giusto un incipit per mettervi nel mood giusto. Detto ciò vi passo giusto delle linee guida per fare partire i vostri post.

Per Nizzet è facile, partito da Sora con le informazioni ricevute da Gaz, arriva finalmente alla base del grande albero circondato dal tornado. Il vento è forte ma non impenetrabile. Descrivi il viaggio nel deserto fino all'arrivo ai piedi dell'albero.

Per Nimal le istruzioni sono identiche, con l'unico dettaglio composto dalla collana di cui mi avevi parlato. Negli ultimi giorni, quest'ultima comincia a reagire in qualche modo, conducendoti nel cuore del deserto fino ai piedi del grande albero, ben al di là dei domini di Suna. La collana sarà la tua "mappa".

Il vostro arrivo non è contemporaneo, quindi non vi incontrate a sto giro.

Per entrambi: l'albero è colossale e circondato da un tornado di vento e sabbia che non permette di vederne la cima, né di fatto i rami nella parte superiore. Vedete solo un tronco gigantesco e il percorso che conduce al suo interno dalla base.

Non mi rimane che augurarvi buon role e buon divertimento!


Edited by Griever_ - 3/5/2022, 10:31
 
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view post Posted on 10/5/2022, 15:03     +1   -1
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Laboratorio di Akihiro, Casa Imai, Sunagakure no Sato - 2 Gennaio 253


Il quasi impercettibile fruscio della tenda attirò l'attenzione di Akihiro, che però non si scompose. Lavorava senza sosta come sua abitudine. Non faceva altro che quello, ormai.

"Ehm-ehm"

Lo scintillio del metallo fuso si interruppe, lasciando solo un alone rosso vivo nel punto in cui stava avvenendo la saldatura. L'aria era pregna di un odore sgradevole al naso, metallo fuso per l'appunto misto a plastica bruciata, e di una fitta nebbiolina biancastra tra cui passavano a fatica fasci di luce provenienti da diverse fiaccole fissate al muro. Il servitore arricciò il naso cercando di respirare quanto più possibile dall'esterno del laboratorio senza riempirsi i polmoni di quella mistura di gas nauseabondi.

"Dimmi pure"

Aki parlò senza voltarsi verso il suo interlocutore, anzi assestò quei suoi buffi occhiali -molto particolari, partendo da un'unica montatura si allungavano tre paia di lenti di diametro sempre minore ma con spessore sempre maggiore, uno dei quali era molto molto scuro certamente per riparare gli occhi dal forte bagliore della saldatura- e riprese a lavorare esattamente dal punto in cui si era interrotto. Subito un nuovo rivolo di fumo si unì al mucchio già presente sopra il bancone.

"Non crede che far cambiare aria alla stanza, ogni tanto, sia una cosa buona, signorino?"

"Ah, sei tu.."

Aki si voltò verso l'ingresso e spostò i minuscoli occhi deformati dalle lenti sull'uomo che sostava sulla soglia. Sorrise, cosa che non avrebbe fatto se qualsiasi altro membro della servitù gli avesse parlato in quel modo tanto sfacciato.

"Forse.." Fece spallucce "Sei sceso fin qui solo per dirmi una cosa che neanche mia madre mi avrebbe detto? Che poi, cosa ci fai ancora in piedi a quest'ora?"

"Che ora credete che sia? Il sole è già alto.. Avete passato un'altra notte intera nel laboratorio, nobile Akihiro."

"Ah. Allora vuol dire che mi hai forse portato la colazione?"

Sorrise di nuovo consapevole che la sua pancia si sarebbe riempita solo se si fosse procurato lui del cibo. Posò gli attrezzi da lavoro, rimosse gli occhiali da saldatura e passò ad aprire ogni tenda, socchiudendo anche un paio di finestre per far uscire l'aria viziata.

"Hai proprio ragione, non ti stavi prendendo gioco di me. Dimmi, dunque, che sei venuto a fare? Ti manda mia madre?"

"No, signorino, la padrona non centra nulla. Volevo solo aggiornarla sulle novità, visto che sono mesi che non esce di casa, ma che dico di casa, che non esce dal laboratorio.." L'ultima frase venne accompagnata da un'occhiataccia da parte del giovane Chunin. "A parte dettagli minori, c'è una notizia che sta circolando velocemente, è sulla bocca di tutti. È come un telefono senza fili, magari ad ogni passaggio la versione cambia di qualche dettaglio, ma la base sembra consolidata. C'è stato un grosso attentato!"

Tutta l'attenzione del marionettista era ora catturata dal suo interlocutore, che non ebbe bisogno dell'incoraggiamento per continuare il suo racconto.

"Pare sia esplosa una bomba durante il Summit dei Kage a Sora no Kuni! Non s-"

"Come sta il Kazekage?" Chiese Aki interrompendo bruscamente il servitore.

"Non sappiamo nulla, è ancora troppo presto perchè tutti i dettagli arrivino alla gente comune. Ma questo è quanto, sembra che sia stato distrutto tutto il tempio, alcuni dicono che metà del Paese del Cielo sia stato cancellato dalle mappe.."

"Questo mi sembra abbastanza poco credibile.. Sarà meglio aspettare fonti più attendibili prima di saltare a conclusioni affrettate.. Beh, se è vero che non mi hai portato la colazione, direi che posso riprendere col lavoro.. E se hai delle nuove notiz-"

"C'è un'altra cosa, nobile Akihiro. Credevo le interessasse sapere che è da un paio di giorni che un ciondolo in camera sua ogni tanto, mentre sistemiamo e puliamo, emette uno strano bagliore."

"Oh, sì certo. E magari stai per dirmi che gli asini volano? Se le tue fonti sono sempre così accurate, forse non dovrei credere ad una sola parola di quanto mi hai raccontato prima. Non è che stai cercando di fregarmi??"

Scoppiò a ridere, ma l'altro non fece altrettanto. Finalmente i fumi della saldatura erano usciti dalla stanza, lasciando spazio ai veri profumi di un degno laboratorio di un marionettista: legno e vernice. Poco lontano dai due, una testa osservava l'intera scena in silenzio, immobile. Un cilindro nero, elegante ma usurato, era posato di fianco al capo, proprio a contatto con il suo becco lungo e curvo. Di Yamato non era rimasto che quel macabro pezzo. Aki notò che l'inserviente vi ci stava dedicando la maggior parte della propria attenzione.

"È abbastanza inquietante, non è vero?"

L'uomo rispose dopo qualche secondo di riflessione. "Ci siamo tutti chiesti, signorino, come mai avete deciso di smantellare Yamato ancor prima di averlo completato. Con tutto il lavoro che ci avete speso, tra tempo e denaro.."

Aki si fermò a guardare la testa di legno della marionetta mai nata. Gli occhi erano fissi in un punto, ma la mente navigava controvento tra i ricordi in tempesta. Un forte senso di frustrazione lo pervase. Non sono stato abbastanza bravo.. Ero ad un passo dal completare l'opera, ma quel maledetto sistema circolatorio di Chakra continuava ad essere imperfetto, non riuscivo a controllare al meglio la marionetta e.. Niente. Non sono stato abbastanza bravo.. Mio fratello..

"Yua avrà comunque un fratello! Ho sfruttato la maggior parte dei componenti di Yamato per costruire Yori e posso ritenermi quasi soddisfatto! Ci ho messo davvero poco tempo, tutto sommato, ed ho quasi finito. Guarda che meraviglia. No, non guardare il braccio che ci sto ancora lavorando, guarda il busto, guarda la schiena. Guarda che rifiniture.. Mah, non mi sembri molto entusiasta.. Bene, puoi davvero andare, non meriti di guardare oltre la mia arte.."

Il maggiordomo, avendo finito gli argomenti e prendendo alla lettera gli ordini del giovane, si voltò dopo un formale saluto e abbandonò l'area. Aki rimase solo coi suoi pensieri e le sue marionette. Mio fratello.. Anche Yua aveva osservato tutta la scena, appesa ben comoda sul suo personale supporto.

"Non cominciare.. Non è stato facile neanche per me prendere quella decisione, ma non ho potuto fare altrimenti. Yamato era di un livello troppo alto per me, sai che è vero e quanto odi ammetterlo. Ma avrai comunque un fratello, Yua. Yori è praticamente completato, ho usato buona parte dei trucchi di Yamato e anche il rivestimento esterno è quasi interamente adattato dal suo. Questo non rende Yori un po' Yamato? Sarà come essere in tre, no? Yamato aveva un gran potenziale, ma ho dovuto ripiegare su qualcosa di più pratico. Vedrai che l'Assassino sarà un ottimo compagno di avventure, me lo sento! Oh dai, non fare l'imbronciata.. Che c'è ora?"

Il ciondolo.. La luce.. Shimada..

"SHIMADA! Sta a vedere che è il suo ciondolo che si illumina! Devo assolutamente andare a controllare! Grazie per avermi fatto ricordare, Yua!"



Da qualche parte nel Paese del Vento - 4 Gennaio 253


Camminare nel deserto non era mai stato un problema, la sabbia era il suo elemento naturale, suo come di qualsiasi altro abitante del Paese del Vento. E la fortuna volle che quella bizzarra collanina, che stava davvero pulsando ritmicamente, lo stava guidando esattamente nel cuore del deserto. Si era preparato di tutto punto: aveva acqua in abbondanza, qualche razione di sopravvivenza e anche del cibo fresco da consumare prima. E ovviamente aveva Yua. In quel momento era fuori dal suo rotolo del richiamo e aleggiava al fianco del ragazzo, con i contorni che tremolavano sotto il calore degli impietosi raggi del sole cocente.

"Chi l'avrebbe mai detto che quel vecchio stava dicendo la verità?! Questa collanina mi sta davvero guidando da qualche parte. Se non ricordo male, lui è in possesso dell'altra metà e la mia mi avrebbe condotto alla sua. Dici che abbiamo fatto bene a lasciare Suna per dare retta ad un ciondolo luminoso? Ehm, sì, è vero che sono mesi che non esco dal Villaggio. Sì, sì, d'accordo, neanche dal laboratorio. Hai ragione, forse non aspettavo altro che uno stimolo per staccare un po' da tutto. Ma stavo lavorando su Yori. A proposito, sei contenta che sta venendo con noi? Non è ancora operativo al cento percento, ma ho pensato che fargli respirare dell'aria diversa avrebbe fatto bene al suo legno."

Yua guardò Aki con i suoi occhi vitrei continuando a fluttuare al suo fianco, senza lasciare una minima traccia sulla sabbia piacevolmente calda, poi guardò il rotolo del richiamo che doveva condividere con il nuovo compagno. L'espressione neutra non mostrava nessun sentimento. Non avendo fretta alcuna nell'arrivare a destinazione il prima possibile, Akihiro aveva deciso di accamparsi qualche ora prima per recuperare le energie. L'accampamento improvvisato era ormai già lontano, mentre la destinazione, a giudicare dal ritmo del lampeggiamento del gioiello, sempre più vicina.

"Scommetto il cappello di Yamato che stiamo andando proprio verso quel grosso tornado.."

Lo disse senza preoccupazione nella voce. Era chiaro già da tempo che il ciondolo puntava esattamente in quella direzione. Non era difficile imbattersi in tornado di sabbia nel Paese del Vento, le correnti d'aria a temperature diverse creavano scontrandosi molto spesso quei fenomeni atmosferici così intriganti, e l'amico in questione sembrava decisamente imponente rispetto ad ogni altro che il Chunin avesse mai visto. Sorprendente poi fu scoprire che quel tornado aveva delle radici di legno. O meglio, vorticava freneticamente intorno ad un enorme albero la cui struttura si perdeva nel turbinio della sabbia man mano che si alzava verso il cielo. La base del vegetale spuntava prepotente e massiccia dal cono sfocato che vi si avvitava intorno: una immagine intrigante ed affascinante. Aki prese immediatamente nota della cosa e la appuntò in un angolo della propria mente: un meccanismo che, sfruttando l'azione combinata del vento e della sabbia, creasse un rivestimento per una ipotetica nuova marionetta? O un diversivo che sposta l'attenzione dell'avversario? O ancora un meccanismo d'attacco che va a disturbarne i riflessi?

Chissà se potrò davvero incontrare di nuovo Shimada.. Ho molte cose da chiedergli. Ho fatto delle ricerche durante tutto questo tempo, ma non ho trovato nulla che parlasse di lui o della sua organizzazione. È stato difficile, anche perchè non ne conosco nemmeno il nome.. non so niente di niente, solo che sembrano avere le risposte alle domande che mi sto facendo e le risorse per concretizzare la teoria in realtà.

Dovresti ringraziarlo..


"Hai ragione. Dovrei davvero ringraziarlo come si deve. In fondo mi ha salvato la vita per ben due volte e non ne aveva affatto motivo. Certo, era molto interessato ai reperti che avevo recuperato e sigillato nelle pergamene e senza di me sarebbe stato difficile rompere i sigilli senza danneggiare la merce. Credo, però, che il suo gruppo non avrebbe dovuto faticare neanche molto per recuperare gli artefatti. Quindi perchè mi ha dato una mano? Soprattutto questo gli vorrei chiedere. Non ne ho avuto il coraggio, quella volta. Non dopo quello che avevo fatto.."


Le dune erano diventate sempre più basse, fino a scomparire quasi del tutto in prossimità dell'albero maestoso. Probabilmente a causa del forte vento che ne scagliava i granelli di sabbia in lontananza, creando una specie di conca liscia e dorata. Aki si fermò ad un centinaio di passi da quello spettacolo, anche un po' sinistro, della natura.

"Beh, Yua. Direi che siamo pressochè arrivati a destinazione." Prese in mano il ciondolo, che emetteva una forte luce azzurra fissa e non più intermittente, quindi lo cacciò al di sotto della casacca. "Il cappello di Yamato è ancora mio, ho vinto la scommessa. *FIUUU* Cazzo quanto è grande sto albero! Si vede solo qualche metro di tronco in altezza, poi sparisce tra la sabbia di questo uragano. Incredibile. Che dici, dobbiamo infilarci in quella specie di sentiero che si intravede tra le radici? Certo che se questa è la base del gruppo di Shimada, tanti complimenti. A pochi verrebbe in mente di ficcanasare lì dentro.. Avanti, vediamo di concludere qualcosa.."

Yua tornò senza lamentele comoda nel rotolo del richiamo ed Aki prese ad assicurarsi l'intero equipaggiamento al corpo, controllando come d'abitudine se anche la sua cara e preziosa maschera fosse al suo posto -aveva deciso di portarla con sè pur non avendo un valido motivo, al momento, per usarla-, pronto ad affrontare le raffiche dell'uragano, che non sembravano poi così ostiche da superare lì a quota zero.
 
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view post Posted on 13/5/2022, 21:00     +1   -1
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Il mantello scivolava sulle dune accarezzandone i granelli che, come ricordi, riportavano alla mente un passato non troppo lontano.
Infiniti attimi, emozioni, formavano un oceano popolato da sirene i cui canti malinconici richiamavano Josui nel Paese del Vento.
Una folata di vento caldo gli sollevò l’ampio cappuccio di seta bianca rivelando l’ustione sulla parte destra del volto. Lo sfregio, prima anatema e poi monito, diventato simbolo della sua causa terrena, la motivazione per rendere il mondo diverso da quello che tanto disprezzava. In fiamme, sarebbe risorto dalle ceneri mutandosi nel mondo nuovo in cui la sorella minore e le nuove generazioni avrebbero potuto crescere con serenità lontane da chi li voleva come armi nelle guerre future.
Languido, alzò lo sguardo verso un punto non ben definito, verso un luogo in cui aveva lasciato vivo una parte della sua anima. Chiunque fosse venuto da oltre i confini del Vento avrebbe visto un angolo di mondo in cui ogni direzione mostrava lo stesso paesaggio, solo chi era cresciuto in quei luoghi desolati poteva comprendere che, a chilometri di distanza, lo sguardo del giovane Shakuton era rivolto a Sunagakure.
Dallo zaino che portava sulle spalle, un guaito sommesso sembrava condividere l’umore nebuloso dell’amico. Il fennec uscì dal suo rifugio, con passo lento prese posto sulla spalla di Josui avvolgendogli il collo in una morbida sciarpa color sabbia. Un gesto che faceva ben comprendere le scelte dolorose che entrambi avevano fatto per arrivare fin lì.
Il giovane ricambiò accarezzandone il muso affusolato a contatto con la guancia. Insieme ne avevano passate molte ma sapevano entrambi che quello era solo una piccola parte di un piano ben più grande.
Prese dalla tasca la mappa che Gaz gli aveva donato, gli diede un’occhiata e osservando la posizione del sole confutò con fare disinteressato la direzione corretta che avevano preso.

«Un giorno torneremo, Kit, ma non oggi. »

Rimessa in tasca la pergamena i due si inoltrano nuovamente nell’oceano di sabbia sotto lo sguardo di un Sole che mai aveva smesso di seguirli.

Le condizioni metereologiche cambiavano di pari passo al loro avanzare. Le dune si muovevano sinuoso come lente onde trasportate dal moto circolare di un vento mai visto prima, uno spettacolo straordinario ma che invitava all’attenzione. Le raffiche avevano un moto troppo regolare per essere catalogate come fenomeno naturale, un vortice costruito. L’intensità del vento aumentava andando avanti sollevando una coltre di sabbia capace di oscurare il cielo limpido.
In quello scenario misterioso gli tornò alla mente lo scontro nel deserto con l’uomo mascherato da volpe. Quella volta Gaz era riuscito a salvare lui e Natsu. Le ferite che avevano riportato nello scontro li avevano messi fuorigioco e se non fosse stato per le capacità mediche della ragazzina sarebbe andata anche peggio. La possibilità di rincontrarlo a Ki no Juhi erano molte ma questa volta sarebbe andato diversamente.
Parole lette su pezzi di carta nella Grande Biblioteca si ripetevano nella mente del giovane come una cantilena macabra che accompagnava i suoi passi verso un destino oscuro.


“La base dell'albero sacro era sede dei "guardiani", un culto formato per lo più da bambini devoti alla "Dea Incoronata". All'inizio mi suonava nuovo come titolo, avendo sempre dato per scontato che fosse il Dio Sole il punto di riferimento del villaggio di Ki no Juhi. Ho fatto delle ricerche e sembra che questa Dea sia una donna venuta da fuori, con un potere inimmaginabile... che sia la donna accolta dal Dio Sole? A ogni modo, la cosa sconcertante è la fine di questi guardiani, uccisi brutalmente da qualcuno di non identificato, probabilmente nel tentativo di risalire il tronco. È stato più o meno il periodo in cui anche il tornado si è placato, fino a scomparire del tutto. Era la prima volta in anni che la strada verso Ki no Juhi fosse libera, e se davvero questa Dea Incoronata era la stessa donna inseguita dalle nuvole rosse... era ovvio aspettarsi un attacco da parte loro. La cosa che più mi lascia perplesso? Non c'è mai stato nessun attacco".



«Eccola Kit, siamo arrivati. »


 
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view post Posted on 14/5/2022, 09:52     +1   -1
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Oltrepassare il primo strato ventoso, quasi come ci si stesse intrufolando oltre una grata di metallo, fu piuttosto complicato. Il vento era vigoroso e sebbene non "invalicabile" come raccontavano le storie lette da Josui, i granelli di sabbia potevano lacerare la carne, e la forza del tornado tenere comunque lontano gli avventurieri meno caparbi. A ogni modo, il marionettista e lo Shakuton, da due punti differenti della base, riuscirono a passare, ritrovandosi finalmente in una conca riparata dal vento, o meglio, con "attorno" il vento, in cui poter riprendere fiato. I sentieri erano fondamentalmente formati dalle grosse radici dell'albero, che si insinuavano e articolavano lungo l'intera base del tronco, entrando in spaccature che rivelavano aree un po' più attraversabili. Non sarebbe stato facile farsi strada per risalire, la conformazione del luogo sembrava del tutto naturale, in mano alla natura selvaggia, eppure gli scritti parlavano senza ombra di dubbio di un villaggio di guardiani, oltre che del noto villaggio sulla cima.

I due shinobi passarono la maggior parte delle ore solari della giornata a scalare, intrufolarsi, saltare ed ingegnarsi per superare il passaggio che arrivava fino al centro della base dell'imponente albero, che dall'interno, con il tornado visibile, creava uno spettacolo senza precedenti.

Superata la rete di radici, che per quanto ostile fosse non avrebbe mai dato problemi a un avventuriere con un minimo di preparazione, quello che si presentò davanti agli occhi degli "stranieri" furono le rovine di quello che doveva essere stato il tempio di una qualche cultura: i resti di imponenti statue raffiguranti una donna facevano da mura per un percorso, che entrava dentro i suoi domini. Le strutture non erano che ruderi, con sole reminiscenze di quello che doveva essere stato quel luogo tempo prima. Era difficoltoso collocare temporalmente quella cultura, considerando che il vento e la sabbia che costanti soffiavano intorno all'albero, contribuivano a modificare costantemente il paesaggio. Il tornado era mutevole, con periodi di alta intensità che si alternavano a momenti di chiara debolezza. Josui, che aveva di Ki no Juhi qualche informazione in più, avrebbe potuto collegare quelle rovine al tempio dei "bambini guardiani" della Dea Incoronata, sebbene fosse difficile da credere che quei luoghi fossero, solo qualche anno prima, in piedi e vissuti. Per quanto forte potesse essere il vento attorno alla base, lì sembravano essere state delle esplosioni a devastare ogni cosa.

Continuando ad avanzare, i due giunsero, grosso modo allo stesso tempo seguendo percorsi separati, a quella che sembrava una grande radura scavata nel tronco massiccio, con i primi segni di vita da quando si erano introdotti oltre il vento. Udirono il crepitio delle fiamme di un bivacco, l'acre e squisito odore di carne arrosto e il vociare di un gruppo di persone. Era un vero e proprio campo allestito, con tendaggi ed equipaggiamento, in fin dei conti a solo qualche ora oltre le prime radici dopo il tornado. Erano presenti un buon numero di avventurieri, con alcuni attorno al bivacco che attendevano che la cena fosse pronta, altri che si allenavano al tiro con l'arco, cercando di centrare un bersaglio lasciato a penzolare su una radice in alto, ed altri che se ne stavano a chiacchierare in disparte mentre lucidavano le loro spade. Se i nuovi arrivati
fossero rimasti ad osservare un po' più attentamente, si sarebbero accorti come quella non fosse gente appartenente allo stesso gruppo, anzi, risultava abbastanza lampante a giudicare da come erano vestiti alcuni rispetto ad altri. Quelli vicino al fuoco erano equipaggiati con stracci, e avevano la pelle più scura: senz'altro abitanti del deserto, che magari avevano trovato rifugio oltre il tornado, senza l'intenzione di spingersi oltre. Gli uomini con le spade avevano invece una divisa un po' più riconoscibile e particolare: una tunica con cappuccio, con un corpetto in cuoio rinforzato e le rilegature in oro. Gli arcieri erano invece in tre, tutti shinobi con il coprifronte di uno dei villaggi del Paese del Fiume.

Nessuno sembrava osteggiarsi, come se quel campo fosse una sorta di luogo comune prima della grande risalita, ma la scelta di venire fuori e dialogare, magari per raccogliere informazioni, spettava solo a Josui e Aki, quest'ultimo tra l'altro senza più nessuna guida, con il ciondolo che aveva smesso di illuminarsi subito dopo aver oltrepassato il tornado.
 
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view post Posted on 15/5/2022, 18:27     +1   -1
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Nell'albero, Paese del Vento - 4 Gennaio 253


Devo smetterla di prendere le cose alla leggera..

Questo era il pensiero che accompagnava Aki da ore. Aveva sottovalutato la potenza delle raffiche di vento, che sembravano poco più di una leggera brezza. Aveva sottovalutato i fini granelli di sabbia che vorticavano nell'aria, che sembravano innocui. E aveva sottovalutato quel "sentiero", che sembrava così semplice da seguire.

Sei sudato.

"Sì! Sono sudato! E sai perchè sono sudato?" Si lamentava il Chunin, borbottando come una pentola di fagioli. "Perchè ho dovuto indossare il cappotto pesante, quello che uso di notte quando le temperature del deserto scendono sotto lo zero. E sai perchè l'ho dovuto mettere??" Gesticolava ansimando, mentre passo dopo passo continuava l'avanzata su quel percorso nodoso ed irregolare.

Per la sabbia.

"ESATTO! Quando ho provato ad attraversare la parte bassa dell'uragano, quella stupida sabbia mi ha graffiato! Sembrava di essere caduto di faccia su un cactus. Non ridere! Non è stato piacevole. Sono stato costretto ad imbacuccarmi per non farmi colpire.. e ci saranno stati almeno quaranta gradi! Hai idea di cosa vuol dire muoversi sotto il sole cocente con addosso una pelliccia?! Non che non ne hai idea. Tu sei bella tranquilla nel rotolo. Quando sono finalmente entrato nell'occhio del ciclone, cosa scopro? Che quello che mi sembrava un sentiero.. non era un sentiero! Ci sono solo radici, qui. Sono ore che vedo solo radici! Per lo meno, qui sabbia e vento sono più tranquilli."


La tua collana si è spenta.

Aki tirò fuori il ciondolo da sotto la casacca. L'ossidiana non brillava più dal momento esatto in cui Aki aveva oltrepassato la barriera d'aria che circondava l'enorme albero.

"Lo so. Magari funziona proprio così: mi ha guidato fino alla base di Shimada e, una volta all'interno, smette di funzionare. Può avere senso. Oh non cominciare, non ci hanno fregato e non abbiamo sbagliato. La destinazione era senza dubbio dove siamo ora.. Non ci resta che continuare ad avanzare verso l'interno del tronco. Se poi n-"

Attento.

Il Marionettista si fermò all'istante. Aveva notato una leggera brezza che soffiava, stavolta, dall'interno verso l'esterno e non viceversa. Un altro paio di passi, scavalcando un mucchio di radici particolarmente spesse, ed arrivò in un enorme spiazzo troppo particolare per essere definito naturale. L'opera del lavoro dell'uomo era fin troppo evidente: quelle statue gigantesche -o meglio, i loro resti sparpagliati un po' ovunque nella radura- non si erano certo costruite da sole, così come quelle specie di strutture in rovina che spuntavano qua e l'ha, alcune leggermente meglio conservate di altre ma pur sempre in uno stato avanzato di degrado.

Yua rimase senza parole. "Che diavolo.. ? Qui ci viveva qualcuno.. Quanto è grande questo posto?! Siamo al centro dell'albero?"

Aki perse un po' di tempo a girare tra quelle rovine, senza trovarci nulla di particolare se non resti di un tempo passato, tra macerie e ossa di piccola-medio taglia. Seguì poi una specie di sentiero che usciva da quella strana conca e ricominciava a salire serpeggiando tra il legno, finchè..

L'aria è strana. È più calda e c'è questo odore che ancora non capisco.. sembra carne! C'è qualcuno qui! Sono finalmente arrivato dal gruppo di Shimada??

La maschera.

Dici? In effetti, hai ragione.. Ce l'ho qui e non mi costa nulla metterla. E poi, il vecchio mi ha conosciuto mentre la indossavo..

Prese la cara maschera e la indossò insieme al solito sugegasa largo, quindi si sporse per dare un'occhiata più approfondita. L'ennesima radura ospitava stavolta altri esseri umani. C'era un vero e proprio campo improvvisato con varie tende montate, diversi focolari dove grigliava della carne -carne di che? Chissà-, una zona più tranquilla adibita a luogo di riposo e un'altra invece più viva, con gente che lucidava le proprie armi o si allenava nel loro uso.

Sarà questo il gruppo di Shimada? Non mi sembra di vedere il vecchio in giro, nè la tizia con cui ci siamo incontrati per strada, quella che conduceva il mulo. Sembrano esserci dei gruppetti che interagiscono poco tra loro.. Quelli poi sono ninja del Paese del Fiume..

Prudenza.

Se questo non è il gruppo di Shimada, chi possono essere? E che ci fanno qui? È possibile che, come me, siano stati "chiamati", oppure sono qui per un altro motivo del tutto casuale e che ignoro. Meglio non esporsi troppo, in fin dei conti non so nulla sul gruppo del vecchio, su chi può essere un alleato o chi può avercela con loro.. Andiamoci con i piedi di piombo.

Lentamente uscì dal riparo per prendere il suo spazio nella scena. Benchè nessuno sembrasse in atteggiamenti aggressivi, Aki scelse comunque di tenere le dita pronte a dover reagire ad una qualsiasi offesa.

"Ehm-ehm. Ehilà!"

Si fece avanti lentamente e con le mani leggermente alzate, ad indicare che non aveva intenzioni ostili.

Nota sulla maschera (ho l'approvazione narrativa xD): è un pezzo di legno molto sottile lavorato ad arte dai marionettisti per essere quanto più simile ad un volto, uno di quelli neutri e banali, che la gente si scorda subito dopo aver visto. C'è un astuto meccanismo che simula anche il movimento di apertura della bocca, in caso di necessità di conversazione. Solo un occhio veramente attento, di chi sa cosa sta cercando, o particolarmente vicino al volto, può accorgersi del camuffamento. Se la si indossa insieme al cappello di bambù, l'ombra ne aumenta l'efficacia.
 
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view post Posted on 26/5/2022, 07:31     +1   -1
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La sagoma offuscata dell’albero si innalzava senza fine in un cielo tetro color sabbia; le radici emergevano dal terreno diramandosi in ogni direzione come enormi tentacoli di un antico dormiente i cui rami, al vertice dell’emisfero terrestre, sembravano essere una peculiarità degli dei.
Concepire come una forma di vita simile potesse nascere, e crescere, non solo in terre tanto aride quanto nel mondo conosciuto era un mistero. Non sarebbe stato difficile credere se quel mastodontico essere fosse comparso agli albori del tempo assieme all’intero pianeta. Un essere oltre mondo nella cui memoria era racchiusa l’intera storia della specie umana, e non solo.
Josui lo osservava affascinato, curiosità e inquietudine si mescolavano in un’unica percezione. Un senso di impotenza si insinuò alla base della schiena e poi lungo tutta la colonna vertebrale. Si sentì piccolo, quasi inferiore. Si chiese se fosse sempre stato così, privo di vita, o se giorni migliori avessero preceduto quelli che avevano portato il Joker e l’Akatsuki a uno stravolgimento del suo ecosistema.
Già, Akatsuki. Se era giunto fin lì era anche per svelare il movente che aveva condotto le Nuvole Rosse in una storia ancora avvolta nel mistero.
Il vento si alzò. Una folata d’aria gli rovesciò il cappuccio sulle spalle, granelli di sabbia si accanirono fastidiosi sulla pelle scoperta riportandolo a una consapevolezza presente.
La folta coda di Kit aveva smesso di fare presa sul collo del Genin e ora sventolava al vento come una curiosa banderuola trasportata da correnti invisibili. Le piccole unghie delle zampe affondavano nel mantello con forza, l’unico appiglio a una strenua resistenza che il fennec sembrava non poter sopportare ancora per molto.
Josui tolse lo zaino e, inginocchiandosi, lo appoggiò sul soffice strato di sabbia ormai pianeggiante.

«È meglio che ti metti al riparo. L’ultima parte sembra più intensa.»

Il fennec comprese la situazione e senza tergiversare oltre scomparì all’interno del suo rifugio appena il giovane fece scattare la fibbia.

Varcata anche l’ultima soglia, l’aria fresca generata dal vortice all’interno della conca rinfrancava le forze di Josui donandoli attimi di respiro al culmine di un viaggio faticoso.
Sollevando lo sguardo riuscì a contemplare in maniera più nitida l’albero la cui chioma, però, era ancora lontana dall’apparire all’occhio dell’uomo. Il mix di curiosità e inquietudine aumentò. Era arrivato a destinazione, la verità era a proprio lì in cima tra gli dei, vicina e così lontana allo stesso tempo. Non sarebbe stato facile ma se così non fosse stato, il mistero di quel luogo spettrale non sarebbe rimasto tale. Una sensazione di pericolo lo avvolse in un vento freddo che venne immediatamente spezzato dall’energia Shakuton di cui aveva incominciato ardere ogni parte del suo corpo. Determinato, si guardò intorno alla ricerca di una via che l’avrebbe iniziato ad ascendere verso il cielo.
Un rapido giro di ispezione gli permise di notare l’assenza di porte d’entrata, o forse c’erano ma erano ben nascoste. Sarebbe stato inutile cercare qualcosa senza avere una minima idea della posizione in cui si trovava, senza parlare della perdita di tempo che ci sarebbe voluta. Quel luogo era protetto bene, era stato ideato per non essere trovato e per proteggere qualcosa, o qualcuno, al suo interno.
Ragionare come di consueto non sarebbe servito, doveva pensare diversamente, doveva pensare come chi abitava quel luogo tempo fa.
Le radici creavano enormi solchi nella terra arida, vere e proprie vie di sabbia e roccia che si insinuavano nel terreno. Non sarebbe stata una follia pensare che una di esse l’avrebbe condotto alla base dell’albero.
La flebile luce del sole illuminava le profondità della spaccatura vicino a lui. Nel terreno la sabbia, che lì si annidava, aveva creato una morbida discesa che conduceva all’inizio di un corridoio senza fine.
Un guaito proveniente da sopra la sua spalla gli fece intuire che Kit aveva ripreso la sua solita posizione di guardia e nel vederlo d’avanti a quel buco nel terreno aveva provato una vaga preoccupazione.

«Siamo arrivati fin qui, non possiamo tornare indietro» – gli accarezzò il collo con fare affettuoso comprendendo la sua preoccupazione – «Lo stiamo facendo per Mei.»

Quelle ultime parole cancellarono ogni residuo di esitazione dalla volpe, rinvigorita da un nuovo fuoco saltò dalla spalla di Josui scivolando sullo scivolo di sabbia che si addentrava nella spaccatura in un corridoio appena illuminato.

«Bè, fai strada allora.»

L’architettura naturale del complesso era stupefacente. Un dedalo di corridoi e radici si incrociavano in un labirinto fatto per confondere gli intrusi.
Se fosse stato per Josui ci sarebbero volute ore per imbeccare la via corretta ma la fortuna volle che con sé una piccola volpe del deserto sapeva il fatto suo. Kit sembrò trovarsi a proprio agio in quei cunicoli, la sua natura gli permise di trovare in poco tempo l’esatto passaggio che da lì a poco avrebbe condotto il duo al centro della base dell’imponente albero dove un’amara verità era pronta ad attenderli.
Rovine di un’antica cultura si mostravano per quello che un tempo doveva essere un luogo di straordinaria bellezza. Resti di numerose statue dai lineamenti ormai svaniti adornavano lo scenario come un tappeto di corpi umani pietrificati dalle sfaccettature macabre. Kit risalì sulla spalla del suo amico inquietato da quella visione che racchiudeva una brutalità feroce.
Il silenzio avvolgeva quel luogo il cui fischio del vento sapeva di un richiamo alle anime che popolavano ancora le sue rovine.
Josui levò il cappuccio bianco dal capo e immerso in quel silenzio rimase fermo come solo chi riesci a portare il dovuto rispetto a tombe in un cimitero può fare.

«Cosa cercavate…?»

Poche parole rivolte allo stesso vento che sentiva soffiare tra i capelli in una carezza gelida. Poche parole che, ancora, non avrebbe avuto una risposta.
Josui si lasciò andare a un tedio sospiro.
Poco distante da lui una statua, una delle poche rimaste integre, lo osservava in un lungo abito macchiato da reminiscenze di esplosioni. Bianca come la purezza, bella come una divinità: la Dea Incoronata.
Le passò affianco sfiorandone la mano con estrema devozione quasi con timore che si sgretolasse al semplice tocco.
Lo osservava, Josui lo percepiva. Non sapeva come poteva essere possibile ma aveva la convinzione che quella statua, con i suoi occhi espressivi adornati da pietre color cielo, lo stava aspettando da tempo e nel fruscio del vento sussurrargli “Eccoti”.
“Eccomi”.
Un’altra folata di vento lo invitò a proseguire.

La desolazione lasciò spazio a una grande radura aperta dove l’acre odore di un falò lasciava intendere a forme di vita nelle immediate vicinanze.
Josui fece segno alla volpe di rimanere in silenzio. Non sapeva chi poteva incontrare e dato i precedenti incontri nel deserto era meglio non rischiare. Senza emettere suoni, o almeno facendo il minor rumore possibile, si portarono dietro un enorme masso abbastanza vicini da osservare il curioso gruppetto senza essere notati. L’accampamento era popolato da individui i cui abiti ed equipaggiamenti facevano intendere la provenienza da luoghi differenti. Tra loro non erano presenti volti, o le maschere, con i quali si era scontrato un mese prima e, se era per quello, non sembravano neanche farne parte ma di questo non poteva esserne certo.
Non sembravano aggressivi e Il pensiero che fossero avventurieri in attesa di risalire il tronco si faceva più concreto.
Kit annusava l’aria con rantolii sommessi, il cibo messo a cuocere aveva attirato la sua attenzione. Non poteva dargli torto. Da quando erano partiti non avevano ancora mangiato nulla e i morsi della fame cominciavano a premere insistenti. Poteva essere l’occasione di mettere qualcosa di cotto sotto i denti per recuperare le forze.
Il ragazzo e la volpe si scambiarono un cenno d’intesa, Josui si sistemò il cappuccio sopra il capo e insieme uscirono allo scoperto con una mano alzata in segno di saluto.

 
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view post Posted on 27/5/2022, 10:42     +1   -1
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Il primo a venire fuori fu Aki, attirando l'attenzione a mani alzate, e cercando di evitare qualsiasi tipo di equivoco con i presenti. Era chiaro che nessuno avesse intenzioni ostili tra di loro, così come era chiaro come appartenessero a fazioni diverse. Sarebbe dunque stato sciocco non interagire, considerando la possibilità di scoprire qualcosa in più riguardo l'albero. D'altronde, se la collana lo aveva condotto fino a lì, doveva essere per un motivo ben preciso, nascosto dietro ai volti scolpiti nelle statue distrutte, o nei ruderi di una storia apparentemente spazzata via. Furono gli uomini attorno al fuoco i primi a rispondere al saluto del nuovo arrivato, sebbene non sembrarono scomporsi troppo: era come se l'arrivo di nuove avventurieri fosse all'ordine del giorno in quel luogo.

Ragazzo al fuoco - Oh, benvenuto al tronco di Ki no Juhi! Anche tu da queste parti in cerca di fortuna?

Gli altri non ci fecero troppo caso, chi stava attendendo che la cena fosse pronta era ancora con lo sguardo fisso nel fuoco, gli arcieri stavano continuando ad allenarsi e i guerrieri a lucidare le loro spade. Non un'accoglienza in festa per il giovane marionettista, ma d'altronde in quell'angolo sperduto del deserto erano così che andavano le cose, evidentemente.

Ragazzo al fuoco - Oggi sembra piuttosto turbolento lassù, si sono sentite diverse esplosioni... e il campo è rimasto affollato. Disse facendo un cenno verso gli altri presenti al campo.

Qualche minuto dopo fu invece il turno di Josui, accompagnato dalla fidata volpe del deserto. Anche per loro l'accoglienza fu piuttosto tiepida, con l'unica differenza che gli arcieri del Fiume non celarono stavolta un'espressione di disappunto. Non sembravano avercela particolarmente con l'ultimo arrivato, quanto più con il fatto che nel giro di pochi minuti, il campo si era riempito di ulteriori tre presenze, considerando il fennec. In generale, non sembravano disposti a chiacchierare e a conoscere nuova gente, qualcosa che andava evidentemente in contrapposizione con il loro obiettivo lì nel tronco. L'uomo che aveva invece precedentemente accolto Aki, riservò la stessa accoglienza anche per il Genin, sebbene stavolta prese la parola anche la ragazza arciera con gli occhi profondi blu e i capelli neri legati dietro la testa. Il suo sguardo era deciso ma incantevole, e il viso incorniciato dietro a un singolo ciuffo corvino, contrapponeva severità a sensualità.

Arciera - Il tornado deve quasi essersi fermato se ultimamente riescono ad entrare proprio tutti. Fatevi un favore, tornate indietro e lasciate il tronco a chi si è allenato per risalirlo.

L'uomo al fuoco scrollò le spalle, evidentemente abituato all'atteggiamento della ragazza del Fiume, o forse della maggior parte degli avventurieri che varcavano il tornado.

Ragazzo al fuoco - Non fateci caso... Anche se non sembra, la sua è preoccupazione più che ostilità. Sapete, Alcuni ninja del Fiume vengono spesso qui per affrontare l'albero sacro come iniziazione, ma l'ultima squadra deve essersi spinta ben oltre a dove è consentito arrivare e ha fatto perdere le sue tracce. Lei è stata mandata qui in soccorso. Parlò con tono basso per non farsi sentire dalla donna, ma quest'ultima aveva ben altro a cui pensare. Allora, da dove venite? Anche voi in cerca dei tesori dell'albero? Ah, che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Kine, e loro sono i miei compagni Goro e Takagari. I due ancora seduti attorno al fuoco si limitarono ad alzare la mano per rispondere all'appello, senza aggiungere una parola.

Nonostante le rovine e i ruderi che avevano introdotto i due ospiti alla base del tronco, quel luogo sembrava piuttosto popolato, sebbene già dalle prime informazioni ricevute non sembrava esattamente il più accogliente della regione.
 
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view post Posted on 1/6/2022, 21:36     +1   -1
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L'accoglienza fu modesta, ma Aki non si aspettava nulla di più di quel debole benvenuto arrivato dal gruppo seduto vicino al fuoco. La carne cuoceva forse troppo rapidamente, il gustoso grasso scivolava via dalle fibre che, bruciate dalle forti fiamme, si asciugavano sempre più. L'aria era comunque carica di quell'odore invitante. E di una velata tensione, sembrava. Era chiaro ora che l'intuizione di prima si era rivelata vincente: i presenti appartenevano a gruppetti divisi tra loro. Quelli intorno al fuoco, per esempio, sembravano i più amichevoli -o forse, i meno ostili?-, almeno per il momento. Gli altri, totalmente indifferenti, continuavano con le loro occupazioni.

Stai in guardia.. Sì, lo so bene. È quasi impossibile che questo sia il gruppo di Shimada. Ci sono quei tizi che stanno arrostendo la carne, sembrano abitanti della zona da come sono vestiti e dall'accento o comunque gente abituata al deserto. Potrebbero benissimo essere delle specie di guide per chi arriva da fuori e non è pratico della distesa di sabbia. Poi ci sono i ninja del Fiume: magari è a loro che è servita la guida per arrivare fino qui? Potrebbero però anche essere totalmente indipendenti. Quell'uomo ha parlato di cercare la fortuna.. Il tronco di Ki no Juhi.. Sembra più un accampamento per avventurieri improvvisato ma stabile, una base da usare al bisogno per equipaggiarsi e recuperare le energie per poi cercare di raggiungere chissà cosa scalando il tronco di questo gigantesco albero. Cercare la fortuna, eh.. No, non sono qui per questo motivo.

"Ma certo! Chi al giorno d'oggi non è in cerca di fortuna?!" disse con un tono cordiale, cercando di entrare nel discorso dell'uomo e avvicinandosi al falò. "Il mio nome è Seitaro, molto piacere. Posso?" E si sedette col gruppo senza aspettare l'invito, anche se un po' distante rispetto agli altri e cercando di tenere l'ombra del cappello sempre sul volto mascherato. Prese poi a controllare molto scrupolosamente la reazione di tutti i presenti alla sua presentazione.

La scelta è stata fatta. Mi sono presentato come Seitaro, Yua, perchè è il nome in codice con il quale mi ha conosciuto Shimada. Voglio vedere se qualcuno reagisce in qualche modo a questo pseudonimo senza dover scoprire la mia identità. Ho scelto di unirmi a questo gruppo perchè mi sembra il meno ostile.. Quello dei soldati che affilano le armi non mi ispira per niente, sembrano mercenari o comunque gente a cui non piace scambiare idee, e anche quegli arcieri sembrano starsene molto bene per i fatti loro e hanno tutta l'aria di non voler essere disturbati. Questi invece? Almeno mi hanno salutato.. Vediamo come si sviluppa la cosa.

L'uomo, continuando con il "benvenuto", aggiunse che era una giornata particolarmente movimentata più su e a causa di diverse esplosioni la base si era riempita. E lo disse con estrema naturalezza, come se fosse abituato a un'assurdità del genere.

Esplosioni su un albero? Che razza di posto è questo?! Devo capirne di più.. Stiamo al gioco.

"Accidenti, addirittura esplosioni! Ho letto di questo albero su un vecchio libro, diceva che un ricco premio sarebbe spettato a chi fosse arrivato sulla sommità.." Lasciamo che la fantasia galoppi.. "Ma non pensavo che fosse tanto complicato. In effetti, sono venuto qui solo per curiosità, per controllare quanto ci fosse di vero in quella che mi sembrava una favola per bambini. E già trovare questo albero nelle coordinate scritte sul libro, lo devo ammettere, mi ha spiazzato. Voi sapete dirmi qualcosa di più su Ki no Juhi?" Devo tirare fuori anche la minima informazione, se voglio scoprire perchè il ciondolo di Shimada mi ha portato fino qui..

Aveva appena concluso la sua domanda, quando una nuova figura si aggiunse alla combriccola che ormai affollava il campo base. Un ragazzo avvolto in un mantello ed una piccola volpe del deserto.

Non mi piace. Dai, Yua.. È solo un fennec, lascialo stare. I suoi artigli non possono graffiare il tuo legno, almeno finchè stai al sicuro con me. Non considerarlo. Non mi piace.


Anche in questo caso il benvenuto fu minimo, anzi più freddo e distaccato di prima grazie all'aggiunta poco felice di una degli arcieri. Eccoti servito, compare. A te è andata peggio, pare. Siamo finiti in un posto strambo! Dal canto suo, Aki rispose all'entrata del nuovo arrivato alzando amichevolmente un braccio e muovendo in su e in giù il largo cappello. Kine, Goro e Takagari, questi i nomi dei tre tizi in attesa del pasto.

"Io arrivo da non troppo lontano da qui, da Suna per l'esattezza. Come dicevo, mi sono spinto fin qui più per curiosità che per altro.. Ma ditemi, se raggiungo il limite consentito posso considerarmi un'iniziato del Villaggio del Fiume?" Il Chunin sperava di aver detto, sottovoce, una battuta quantomeno leggermente simpatica. "Che cosa c'è sulla cima di questo grande albero?" Chiese, tenendo la new entry all'interno del suo campo visivo periferico. Quella bestia. Non mi piace.
 
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view post Posted on 11/6/2022, 15:54     +1   -1
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L’accoglienza non fu delle migliori ma perlomeno non fu complicata.
Per quanto venisse scrutato in malo modo da quelle persone, ringraziò la fortuna che il loro disappunto si manifestava in semplici sguardi sbiechi e non in intenzioni ben più bellicose.
Non sembravano gente affine a nuove amicizie, soprattutto quelli armati di arco, eppure tre gruppi di individui provenienti da luoghi diversi sembravano coesistere in un reciproco fastidio atto, forse, in un obbiettivo comune: la risalita dell’albero.
Josui non era arrivato fin lì aspettandosi la simpatia di qualcuno e, anzi, non si aspettava di trovare quella platea in attesa. In un primo momento un leggero fastidio lo colse impreparato ma riflettendo capì che quelle persone potevano aiutarlo in maniera indiretta, se non intenzionale.
Se erano lì per collaborare, come credeva, doveva essere pronto dimostrando di essere utile nonostante essere l’ultimo arrivato.
Non ebbe il tempo di dimostrare la sua buona volontà che una ragazza dai capelli corvini si rivolse a lui con estrema schiettezza, quasi brutale.
Kit non sembrò prendere bene quelle parole, digrignando i denti si lasciò andare a un ringhio sommesso che venne interrotto solo da un gesto della mano del Genin. Josui rimase in silenzio con sguardo impassibile, gli occhi fissi in quelli di lei blu come una notte estiva, che tanto ricordavano le pietre preziose incastonate nella statua della dea.
Se così fosse non mi avrai tra i piedi ancora per molto, avrebbe voluto rispondergli ma decise di lasciar spazio alla ragione. Preferì tenere un basso profilo lasciando cadere la provocazione nel vuoto. La scarsa cordialità di quella gente era appesa a un filo e rischiare di reciderla sarebbe stato controproducente.
La volpe riprese ad annusare l’aria con il muso rapito dalla visione della carne che cuoceva sul fuoco e che inebriava l’aria di un’appena accentuato odore di bruciato. Intorno al falò un ragazzo agitava il cappello in segno di saluto nel mentre un secondo individuo, uno di quelli vestiti di stracci e dalla pelle abbronzata intorno al fuoco, si faceva avanti come per calmare gli animi in una situazione che sembrava già tesa.

«Non ti preoccupare. Immagino abbia le sue buone ragioni» – si avvicinò al gruppo con Kit sulla spalla che fremeva di mettere qualcosa sotto i denti – «Piacere di conoscervi. Io sono Josui e lui è Kit, veniamo da Suna.»


Una piccola bugia, una mezza verità. Non aveva mentito sulla sua provenienza, era un’abitante di Sunagakure a tutti gli effetti e il suo coprifronte che portava sul braccio sinistro, sotto il mantello, lo provava. La parte che aveva eluso di dire era che il suo viaggio per arrivare in quel luogo era iniziato da Sora no Kuni, il luogo che l’aveva accolto quando aveva lasciato il Paese del Vento più di un mese fa.
Il ragazzo si presentò come Kine, i suoi compagni invece erano Goro e Takagari. Josui li salutò con un cenno del capo soffermandosi poi sull’unico individuo di quel gruppetto che non era stato presentato: il ragazzo col cappello. Quel comportamento lasciava intuire che non faceva parte di quel trittico, e in effetti anche il suo vestiario era in netto contrasto con quello degli altri. Il fatto che fosse lì con loro e non con uno degli altri gruppi poteva lasciar intendere che fosse arrivato da solo.

«Tesori dici? In un certo senso sì ma principalmente sono qui per pura curiosità. Voi invece avete trovato qualcosa?» – disse prendendo posto e chiedendo con tono cortese di prendere un pezzo della carne messa a cuocere.

Si era lasciato andare a un’altra mezza verità chiudendo il discorso in maniera spiccia. Non sapeva chi erano quelle persone e per quanto fossero cordiali o scontrose non poteva ancora fidarsi. Non avrebbe detto più del necessario.

«Kine, prima hai detto che dei ninja del Fiume sono scomparsi perché forse si sono spinti oltre i limiti consentiti. Me ne puoi parlare?» – il tono della voce era basso proprio come aveva fatto il suo interlocutore per non farsi sentire dalla ragazza del Fiume.

Se c’era modo di sapere cosa succedeva in quel luogo, quella era l’occasione giusta.

 
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view post Posted on 18/6/2022, 11:55     +1   -1
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Josui, Kit, e Seitaro, un bel gruppetto assortito a rimpolpare le file di quegli avventurieri che stavano facendo passare la giornata alla base del tronco, tra chi continuava ad allenarsi tra sguardi truci e chi attendeva semplicemente che la carne fosse pronta. A ogni modo, Seitaro aveva preso posto senza aspettare l'invito di nessuno, ma bisognava dire che gli altri già seduti non fecero troppe storie, si limitarono a fare spallucce e a concedere una porzione del pasto anche al nuovo arrivato, e anche agli altri due a dire il vero. Gentili nonostante tutto, sebbene più che altruismo sembrava rassegnazione: che avessero accettato di condividere i loro premi per ricevere tutto l'aiuto possibile per risalire il tronco? Forse, ma poter mangiare qualcosa dopo il lungo viaggio nel deserto era senz'altro un'occasione da non sprecare. Kine rispose poi alle domande dei due nuovi arrivati, commentando per prima le considerazioni del ninja con il cappello già seduto.

Kine - Hai sentito così? Beh, non è un segreto la storia che sulla cima del grande albero vi sia il prestigioso villaggio di Ki no Juhi, luogo benedetto dal dio Sole che veglia sul deserto e sul paese del vento. Purtroppo il simbolo del potere del Dio è rappresentato dal tornado che circonda l'albero e come avete potuto constatare sulla vostra pelle, il tornado è sempre più debole.

Anche Goro aggiunse qualcosa, mentre addentava un primo pezzo di carne: Il Dio Sole è stato ucciso dalla Dea Incoronata, una straniera venuta da lontano che è riuscita a risalire il tronco e a conquistare Ki no Juhi, lo sanno tutti.

Era piuttosto convinto della cosa, sebbene fosse chiaro che non avesse particolari prove a favore di quella tesi. La verità era che giravano storie di ogni tipo relative a tutti quei nomi altisonanti, e l'unica cosa che gli avventurieri trovavano cercando di risalire il tronco era... morte ed esplosioni. A quel proposito, Kine rispose poi alle domande di Josui, su questi tesori e la questione del limite raggiungibile per i ninja del Fiume.

Kine - Sarà anche inquietante e immorale, ma i tesori di cui si parla non sono altro che cimeli rinvenuti dai cadaveri degli avventurieri che hanno fallito la risalita, con poca speranza di aspirare a raggiungere il villaggio. Non conosco nessuno che sia arrivato lì e che sia riuscito a tornare indietro per raccontarlo... motivo per il quale cerchiamo di creare una squadra preparata per farlo. Per il resto, il "limite" di cui parlo, oltre cui è vietato procedere per i ninja del Fiume è letteralmente segnato sul legno dei rami e del tronco. Da un certo punto in poi, cominciano ad essere visibili crateri di misteriosi esplosioni, tra l'altro percepibili fin da qui. Le reputano un limite da non valicare, come fosse il monito di un guardiano dell'albero.

Erano tutte storie interessanti e inquietanti, ma finché non si era protagonisti di quelle vicende, era difficile percepire il reale pericolo o comunque la minaccia rappresentata da quelle "esplosioni". Ki No Juhi nascondeva senz'altro dei segreti, storie che da lì a poco chiunque lì presente avrebbe dovuto affrontare, volente o nolente.




Avevano avuto la possibilità di rifocillarsi, di chiacchierare ancora un po' riguardo la scalata, e di scoprire come il gruppo di Kine stesse cercando forze fresche da reclutare per andare alla ricerca di qualche tesoro prezioso. Improvvisamente però, quando un'altra esplosione scosse tutta la base dell'albero, i ninja del Fiume, capitanati dalla donna arciera che aveva ammonito Josui e Seitaro appena erano arrivati, decise che era finalmente giunto il momento di agire, considerando che le scosse, a sua detta, stavano aumentando di intensità in maniera preoccupante. Per i due di Suna era il momento di fare una scelta: potevano proseguire da soli o insieme, o cercando di affiancare uno dei gruppi, fatto sta che tutti, a quel punto, decisero di muoversi, prima che altre esplosioni potessero distruggere definitivamente l'albero e tutti i tesori che nascondeva.

Liberi di continuare a fare le domande che volete. Alla fine del post prendete la vostra decisione su come intendete agire.
 
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view post Posted on 25/6/2022, 20:16     +1   +1   -1
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Aki ascoltò attentamente le risposte dei tre, pur fingendo un interesse non troppo morboso. Josui, così si chiamava l’ultimo arrivato, prese posto insieme a loro. Un ninja di Suna, anche lui arrivato lì per curiosità. Anche lui, come Aki, stava mentendo? Yua si agitava inquieta all’interno del suo rotolo. Stupido animale. Tutta la storia su quell’albero era un grosso punto di domanda, con dei ma e dei se lasciati in sospeso che i suoi interlocutori non erano riusciti a chiudere in maniera convincente. Qualcuno, lì in mezzo, sapeva DAVVERO la verità su quel posto, oppure ci si basava solo su racconti, leggende e prove di coraggio? Oltre a tutto questo mistero che circondava l’incredibile vegetale, sopra il capo del Chunin oscillava appeso ad un filo un gigantesco masso con inciso sulla superficie la parola Shimada. Perchè il ciondolo l’aveva portato dritto in quel luogo? Forse il fantomatico villaggio sulla cima, questo Ki no Juhi così difficile da raggiungere, era davvero la base segreta del gruppo del vecchio? E se questa fosse stata la verità, a che pro crearci delle leggende intorno per attirare curiosi?

Fregatura. No, Yua, non credo sia una fregatura. È stato Shimada a darmi il ciondolo e a dirmi che mi avrebbe ricondotto da lui. Lo stesso Shimada che mi ha salvato la vita più volte senza esserne obbligato e senza voler nulla in cambio. Non trovo il nesso nel suo comportamento di quella volta con la possibilità che mi abbia poi fregato.. Ci dev’essere qualcosa di più. Forse questa non è la sua base, ma si trova anche lui su questo albero? Perchè allora chiamarmi qui, proprio io e proprio adesso? Questo posto sembra più una trappola per allocchi..

“Sembrate tutti ben informati su questo albero.. Come pensate, quindi, di oltrepassare i crateri esplosivi?”

Lo disse a voce molto alta, rivolgendo in pratica la domanda a tutti i presenti e non solo al gruppo appollaiato intorno al fuoco. Non bisognava lasciarsi scappare neanche un dettaglio utile. Se davvero c’erano dei punti, durante la scalata del tronco, difficilmente attraversabili a causa delle esplosioni, allora era necessario sapere se qualcuno dei presenti avesse idea di come superare l’ostacolo. Bastava anche un piccolo spunto, andava bene anche una leggenda o un sentito dire.



I minuti passarono mentre i cinque discutevano della scalata spiluccando quello che era stato cotto. Il gruppo di Kine stava reclutando membri per recuperare qualcosa di valore durante la scalata. Considerando che erano in tre ben separati dagli altri due gruppi, la loro proposta non sembrava essere stata accolta dal resto della gente presente. Un’improvvisa forte scossa accompagnata da un sonoro rombo fece trasalire tutti e ruppe lo stallo che si era creato: i primi a muoversi furono i ninja del Fiume seguiti a ruota dagli altri due gruppi. Che fare, ora? Con chi continuare il viaggio?

Da una parte abbiamo Kine, Goro e Takagari. Sono stati amichevoli, hanno condiviso con noi il pasto e alcune informazioni. Sembrano interessati però solo a racimolare qualcosa di prezioso, forse sciacallando i corpi dei precedenti avventurieri caduti durante la scalata. Quanto in alto li spingerà la loro cupidigia prima di capire che forse è troppo pericoloso continuare? Dall’altra parte c’è il gruppo del Fiume. Da quello che ho capito, loro hanno un forte interesse nel superare quei punti pericolosi per andare a recuperare i loro compagni. Stare con loro sarebbe, forse, la cosa più vantaggiosa. Allo stesso tempo si sono dimostrati i meno amichevoli.. Quindi potrebbe essere saggio stargli alle costole, invece che insieme. Del terzo gruppo, invece, non sappiamo praticamente niente.. Poi c’è Josui, anche lui un singolo. Se ci spostassimo insieme? Se è vero quello che dice e che ho intravisto sotto il mantello, sembra essere proprio un mio compatriota.

Durante il trambusto generale, Aki si avvicinò al compagno di Suna per bisbigliargli qualcosa.

“Anche tu qui per curiosità, eh? Mi spiace per il gruppo di Kine, ma credo che starò dietro quelli lì” Accennò con la testa verso il gruppo del Fiume, muovendo quindi il largo cappello leggermente nella loro direzione “mi sembrano ben preparati.. Tu che vuoi fare?”
 
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view post Posted on 29/6/2022, 20:29     +1   -1
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Intorno al fuoco, una decina di spiedi erano ben assestati nel terreno con l’ausilio di alcune pietre che servivano a mantenerne la base inclinata e ben salda. La doratura dei pezzi di carne lasciava presagire un gustoso pasto da non farsi scappare. La parte più esposta al fuoco aveva assunto un colorito scuro, una croccante patina nerastra aromatizzava il tutto con una punta di bruciato e lasciava nell’aria un invitante profumo che stava mettendo in agitazione Kit.
Josui prese posto vicino agli altri su un vecchio tronco messo a modi panchina, di fronte a lui, dall’altra parte del focolare, Kine sembrava rispondere a una domanda che il ragazzo col cappello gli aveva posto poco prima del suo arrivo. L’argomento non poteva essere altro che Ki no Juhi.
Nell’ascoltare il racconto, si allungò afferrando lo spiedo di carne più vicino e dando un morso riuscì a constatare l’inconfondibile sapore del vitello ben cotto. Ne staccò un secondo pezzo con le dita porgendoglielo all’amico peloso che incominciava a perdere rivoli di saliva che cadeva sul mantello bianco.
Quando Goro intervenne nella discussione, Josui lo guardò incuriosito. Sapeva della Dea Incoronata ma faceva fatica a credere alla parte dove si attribuiva a lei l’uccisione del Dio Sole. Quello che sapeva dalle sue fonti era la possibilità che le due entità fossero la stessa. Una remota ipotesi ma portata da una voce che aveva più validità di alcune dicerie paesane. La cosa certa, però, era un filone che portava Akatsuki sugli stessi passi della dea, o meglio, che portava il Joker a braccarla.

«Ho sentito che la Dea Incoronata stesse scappando da qualcuno che le dava la caccia e fosse venuta in questo luogo a cercare rifugio. Se la storia fosse vera, probabilmente sapeva anche che in questo luogo qualcuno l’avrebbe potuta aiutare. Sono solo voci, ovvio, ma sembra assurdo pensare che ci sia qualcuno talmente potente da far rintanare un dio in questo posto.»

Addentando un altro pezzo di carne avrebbe osservato le reazioni dei presenti. Aveva buttata lì quella storia nel mucchio per sondare il terreno, qualcuno poteva averla sentita e aggiungere dettagli che non conosceva oppure avrebbe fatto orecchie da mercate per non rivelarne i segreti che la circondano. In caso contrario sarebbe passata come una delle tante versioni del mistero di Ki no Juhi.
“Sciacalli” questi erano i ricercatori di tesori, gli avventurieri che venivano da ogni parte del Continente per cercare la fortuna nella scalata. Josui non poteva credere che tanta gente venisse lì per depredare cadaveri. In ogni luogo dove andava il destino sembrava porli davanti corpi privi di vita lasciati a marcire, una cosa che non sopportava.
Nascose il proprio sdegno meglio che poteva cercando di assumere un’espressione impassibile.

«C’erano tracce di esplosioni tra le rovine del tempio. Mi chiedo se lo stesso guardiano dell’albero di cui parli sia lo stesso individuo che lo ha raso al suolo.»

Espose il suo pensiero con fare ironico come per non appesantire ancora di più la situazione. Quello che aveva detto non era solo goliardia ma una verità a cui avrebbero dovuto stare attenti. Un presentimento gli diceva che quel “guardiano” l’aveva già incontrato e portava una maschera da volpe, la stessa persona che forse aveva sterminato i bambini guardiani e, con il suo gruppo, preso posto all’apice dell’albero.


Passarono momenti tranquilli dove Josui cercò di raccogliere informazioni sulle divinità che si erano contese quel luogo, in particolar modo sull’origine dell’albero.
Kit si rallegrava nel finire l’ultimo boccone di carne quando il fragore roboante dell’ultima esplosione mise in allerta l’intero campo, in particolare modo la ragazza dagli occhi blu che non perse l’occasione di sollecitare i suoi alla scalata.
Per quanto fossero astiosi e di poche parole, i ninja del Fiume avevano l’aspetto di chi sapeva come muoversi. E non solo Josui era arrivato a questa conclusione.
Il ragazzo col cappello gli si avvicinò, sulla fronte l’emblema di Suna si materializzò per un attimo come un ghigno fastidioso.

«Probabilmente hai ragione.» – metabolizzò la risposta guardando in direzione del gruppetto del Fiume – «Kine ha detto che quella ragazza è stata mandata in soccorso del gruppo disperso. Non penso che il suo Villaggio mandi degli sprovveduti in una missione di soccorso…» – alzandosi Kit prese come di consueto posto sulla spalla destra– «Sono d’accordo con te, andiamo con loro, mi sembrano ben motivati e io non ho l’ambizione di saccheggiare cadaveri.»


 
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view post Posted on 30/6/2022, 15:33     +1   +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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I due giovani shinobi di Suna non avevano attraversato il nulla più assoluto del deserto del Vento per depredare cadaveri, su questo concordavano entrambi. Avevano due obiettivi diversi, uno era stato spinto dal mistero relativo a un cimelio datogli in dono, l'altro da una storia frammentata legata alle sue origini a cui stava ancora provando a trovare un senso. Partendo da questi presupposti, cercare di stare al passo degli shinobi del Fiume sembrava effettivamente l'idea più appropriata. Facendo però un passo indietro, prima dell'esplosione che aveva sancito la fine del ristoro, i due ninja avevano posto una domanda ciascuno, che avrebbero potuto aprire a discussioni interessanti. Il primo aveva parlato di alcuni dettagli della storia della città e della Dea Incoronata su cui nessuno dei presenti sembrava ferrato. Erano tante le storie che vorticavano intorno a quella città misteriosa, ma una che dipingesse la Dea Incoronata come una fuggitiva in cerca di aiuto piuttosto che come una conquistatrice... suonava nuova.

Goro - Che stupidaggine, il Dio Sole non avrebbe mai rischiato di indebolire il tornado per fare entrare una straniera. La Dea Incoronata se l'è presa la corona, con la forza.

per quanto si volesse divinizzare l'entità a capo del villaggio in cima al tronco, che il tornado avesse perso il suo vigore era un fatto. Per avere qualche altra informazione però, evidentemente, non rimaneva che avanzare.

Riguardo la domanda posta da Aki invece, la risposta arrivò puntuale da Kine, sebbene non fece altro che sottolineare qualcosa che risultava già chiaro: non si sarebbero spinti così oltre, sperando di avere fortuna in zone facilmente accessibili, o quasi.





L'esplosione velocizzò i preparativi di risalita del tronco. I gruppi raccolsero il loro equipaggiamento, i ninja dei Fiume non aggiunsero ulteriori parole, i guerrieri rinfoderarono le loro spade e il gruppo di Kine spense il bivacco. Aki e Josui decisero dunque di seguire gli arcieri del Fiume, cercando di rimanere sulle loro tracce senza andare ad intaccare gli spostamenti di quella che sembrava la leader. Dal canto suo, quest'ultima intuì già dopo poca strada le intenzioni dei due ultimi arrivati, ma si limitò a un'ammonizione verbale:

Arciera del Fiume - non voglio vedervi a meno di cinquanta metri dal mio gruppo, non interferite.

Il suo tono risultò severo ma non cercò di opporsi oltre alla loro decisione di seguirli, poste le sue regole. Partirono così seguendo un percorso tortuoso tra le grosse radici dell'albero, che salivano fino ad alcune cavità nel tronco. Non sembravano le direzioni più battute dagli avventurieri, quegli shinobi miravano probabilmente a raggiungere un punto specifico dell'albero, da cui cominciare la loro ricerca. Passarano velocemente oltre statue malmesse e altri ruderi di cultura simile a quella della base, e assistettero ai ninja davanti a loro destreggiarsi in quelle che potevano definirsi vere e proprie trappole meccaniche, azionate dalla sabbia portata dal tornado. Erano lavori d'ingegneria notevole, e nemmeno troppo distante dalla base. Nessuno sembrava sorprendersi, la leader seguiva un percorso che faceva da guida per tutti gli altri che eludeva le trappole, senza stare a riflettere sulla natura o funzionalità di quegli strumenti. Che li avessero installati proprio i ninja del Fiume per la loro "iniziazione?", Improbabile, non sembrava una loro tecnologia.

Avanzarono in quel modo per almeno tre o quattro ore, salendo e scendendo le radici, per sfruttare le parti cave dell'enorme tronco e proseguire al coperto dalle folate del tornado. Fu durante un passo come tanti altri che l'arciera arrestò la sua corsa, indicando qualcosa ai suoi compagni: era uno scintillante cavo di nylon a mezza altezza, legato chissà dove in mezzo ai rovi insabbiati.


Arciera - Questa... è una trappola diversa.

Non sembrava legata alla sabbia, e non era subito visibile un eventuale sistema meccanico. La leader cercò di seguire il cavo per trovare il dispositivo a cui era legato, ma sembrava perforare la sabbia e finire chissà dove. Aki era probabilmente tra i più esperti in materia, da marionettista qual era, avrebbe potuto dare una mano, ma bisognava indagare.

Ragazzo - Credi sia stato lui?

L'arciera sembrava perplessa, muovendo da una parte all'altra i suoi grandi occhi blu: Dovremmo essere ancora abbastanza lontani dal confine... Che stia cercando di ampliarlo?

Ragazzo - Cazzo... Kari... K-Kari!!

Uno dei tre arcieri, il più giovane apparentemente, si rivolse alla leader con lo sguardo sconvolto, dopo essersi accorto di aver calpestato qualcosa che aveva reagito con un inconfondibile "click". La reazione fu istantanea, una lacrima solcò il suo viso contratto dai nervi e il panico sopraggiunse immediatamente. La donna dunque, il cui nome era stato a quel punto svelato, lo invitò a non muoversi, col respiro corto, poi si rivolse a tutti i presenti.

Kari - Che nessuno faccia un singolo passo.

Se ne resero conto solo a quel punto, erano finiti nella tela di un ragno, con sottilissimi cavi da ogni direzione, ben più invisibili del singolo nylon che aveva attirato la loro attenzione.
 
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view post Posted on 9/7/2022, 23:52     +1   +1   -1
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Where's my money, bitch??

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Aki non sapeva se seguire il gruppo del Fiume fosse stata la migliore, ma si accorse presto che fu comunque una buona scelta. Quei tre avanzavano spediti, capitanati dal leader del gruppo che li guidava serpeggiando tra invisibili ostacoli. I trabocchetti scattavano comunque, azionati qua e là talvolta dall'incessante raffica di sabbia, oppure da frammenti di corteccia trasportati dal vento. Sembravano voler ammonire gli stolti che si spingevano oltre, col vento che gridava e cercava di infilare le sue mani in ogni spazio per raggiungere gli invasori. Il giovane marionettista osservava ogni cosa con studiata attenzione, non era la prima volta che quello strano albero gli dava degli spunti per nuovi meccanismi. Per dirla tutta, alcune di quelle trappole erano identiche al meccanismo a rete installato nell'addome di Yua. Aki la sentì ridere piano quando una corda lontana esplose attorcigliandosi poi contro una radice penzolante. Alcune piastre a pressione già per fortuna superate avevano invece sganciato un grosso tronco che, a mo' di pendolo, si era messo ad oscillare seguendo la pendenza del "sentiero". Non era mancato il classico lancio dei dardi di cui uno, benchè la trappola fosse a diversi metri di distanza, si era diretto pericolosamente verso il polpaccio di Aki mancandolo di poco. Se l'avesse preso cosa sarebbe successo? Potevano essere avvelenati? Io li avrei avvelenati di certo se ne fossi stato l'ideatore.. Il Chunin era ora quasi divertito da quella situazione.

Che te ne pare, Yua? Non sembra di essere nella cantina del nonno? Ti ricordi di quando quella volta ho provato a prendere l'olio del vecchio? Il bastone.. Già! Proprio in testa mi era finito! Non mi ero per nulla accorto che era appeso ad un filo legato all'anta del mobile. Il bernoccolo mi durò tre giorni! Tutto queste trappole sembrano ben costruite, abbastanza rudimentali forse ma sono sicuro che, senza la guida di quella ragazza che le sta sospettosamente schivando tutte, sarebbero decisamente pericolose per chiunque, forse non letali ma abbastanza fastidiose da scoraggiare la risalita del tronco.

I due estranei al gruppo, tre contando anche il fennec, stavano grossomodo alla distanza di sicurezza impostagli dalla capitana del trio del Fiume. Yua controllava costantemente l'animale, borbottando sottovoce come una preghiera lenta e ripetuta. Cercando di non badarci, Aki esternò un suo pensiero al collega.

"Quella ha l'aria di chi sa cosa sta facendo e la faccia di una che l'ha fatto più volte.. Forse quel tizio aveva ragione a dire che era un gruppo di salvataggio, eppure mi sembra solo il capo a sapere con esattezza come muoversi.. Teniamola ben d'occhio da qui dietro, non vorrei mai mancare un cambio di direzione e finir schiacciato da un masso."

Stavano procedendo a passo spedito da parecchio tempo ormai, quando improvvisamente la ragazza rallentò l'andatura fino a fermarsi, facendo segno ai compagni che si apprestarono a raggrupparsi intorno a lei. Aki era lontano abbastanza da non riuscire a sentire quello che la caposquadra stava dicendo, ma la vedeva chiaramente indicare qualcosa col dito, come se stesse tracciando una retta nell'aria. Spinto dalla curiosità, oltrepassò il limite dei cinquanta metri e si fermò solo verso la trentina. Era ora abbastanza vicino quando uno dei tre arcieri chiamò la leader chiaramente in preda alla disperazione più assoluta. Anche la faccia di lei cambiò espressione, sbiancò fino a sembrare una maschera di porcellana. Una bella maschera di porcellana, per altro, nonostante l'espressione sorpresa e dolorante. Non fu difficile per Aki intuire cosa fosse successo, anche perchè lo scatto metallico era stato captato dalle sue orecchie abituate a quel tipo di suono.

"Oh, cazzo.." Sussurrò, in modo da farsi sentire solo dall'altro di Suna. Continuò a parlare guardandosi attentamente intorno da entrambi i lati, scrutando ogni metro quadrato di corteccia con la consapevolezza di chi sa cosa cercare. "È meglio se fai come dice. Ora non è più un gioco.. Quello lì.." indicò con un cenno del capo il ragazzo più in preda al panico, quello che aveva attivato la pedana "se gli va bene, credo proprio che si è giocato la gamba. Se gli va male, dovremmo forse metterci in quattro a raccoglierne i pezzi. Sono piuttosto sicuro che abbia attivato un meccanismo a pressione, ma di un tipo diverso. Se fosse stata una pedana di quelle che sono scattate finora, la reazione sarebbe stata immediata. Qui invece non è successo niente, per ora. Potrebbe essere un semplice meccanismo a rottura di sigillo che detona carte bomba quando non c'è più il peso che lo tiene premuto.. Mi sembra la cosa più probabile" Ormai stava parlando sì sottovoce, ma non più con Josui. Il flusso di pensieri era partito e stava conversando praticamente con se stesso, vagliando le varie possibilità che gli venivano in mente. C'era qualcosa di familiare, in qualche modo, in quel suono metallico.

Fili. Sì li ho visti anch'io, ci sono dei sottilissimi cavi tesi in diversi punti da qui in poi, forse anche alle nostre spalle e siamo stati fortunati a non farli scattare per puro caso. Però lei.. Lei sa cosa succede, perchè ci ha subito avvisato di non muoverci, sicuramente per non azionare nient'altro. Mi dispiace per quel tizio, ma per ora resterò a vedere cosa succede. No, non è vero. Non mi dispiace. Nè voglio scoprire ora i miei assi.

"Qualcuno non vuole che avanziamo più di così. Potrei essere completamente fuori strada.. Oppure potrei essere andato abbastanza vicino alla verità. Reggimi il gioco, fai il vago e vediamo di capirne di più. EHI! DITECI CHE SUCCEDE! PERCHÈ VI SIETE FERMATI DI COLPO?"
 
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view post Posted on 26/7/2022, 21:10     +1   -1
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RealisticDreamer

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Sol Invictus.
Erano passati giorni, ormai mesi, da quando l’entità di luce era apparsa per l’ultima volta a Josui. Da quel loro primo incontro nella cella di ghiaccio nel cuore del deserto, l’entità aveva mostrato benevolenza nei suoi confronti. Si era palesata col fare di un genitore amorevole alimentando il desiderio del giovane di cambiare quel mondo soggiogato dalle guerre. Il suo destino era stato scritto prima che nascesse, così gli aveva detto. La sofferenza che provata da bambino gli era servita per conoscere il dolore che l’uomo poteva infliggere ai suoi simili. Portava la cicatrice di quell’esperienza ancora sul volto come monito di una promessa. Tutte le mattina osservava allo specchio l’anatema che copriva parte del volto ricordandogli che un giorno avrebbe purificato il mondo.
Il suo calore avrebbe portato speranza.
Dentro di lui il Sole Interiore si era risvegliato, la luce di una nuova alba stava sorgendo. Figlio del Sole, era stato scelto per quel compito e come lui altri sarebbero scesi in campo in quella partita tra bene e male iniziata all’albore dei tempi e dal sapore di eterno. “Figlio mio, divampa!”.
Non conosceva il ruolo in quella storia ma aveva la consapevolezza di farne parte. La scacchiera era allestita, la partita incominciata, i primi pezzi avevano mosso nell’ombra da una parte e dall’altra. Essere un semplice pedone o una torre non aveva importanza, si sarebbe fatto trovare pronto e proprio per questo voleva “divampare”, sprigionare la sua fiamma, bruciare il mondo per farlo risorgere dalle ceneri e in caso spegnersi con esso. Tutto per donare a sua sorella minore Mei e alle generazioni future un mondo in cui poter crescere sorridendo.
Per diventare più forte doveva prima capire chi era veramente. Questo era il secondo compito che il Sol Invictus gli aveva assegnato alimentando i dubbi che tormentavano Josui. Sulle origini del Clan Shakuton erano presenti ombre, pagine di storia cancellate dal tempo. Qualcuno aveva nascosto parte della storia del Clan, una trama scomoda che forse nascondeva la vera essenza dei nomadi del deserto.
“La verità del principio”, forse in cima a quell’albero l’avrebbe trovata.

Seguire il gruppo del Fiume aveva agevolato di gran lunga l’avanzata verso la cima. Il tronco si era trasformato all’improvviso in un’esibizione di trappole di ogni genere, dalle più semplici a quelle più complesse. La maggior parte di queste erano trappole che anche Josui aveva studiato in Accademia, alcune le aveva persino usate sulle isole del Nuovo Continente. Tronchi, dardi, massi, per quanto fossero facili da disinnescare ci sarebbero voluti minuti preziosi per individuarne l’esatta posizione dell’innesco. In una situazione normale non sarebbe stato un problema, se non fosse per il quantitativo smisurato di congegni installati presenti su tutto il percorso.
Josui rimase stupito dal lavoro maniacale che il loro creatore aveva messo in quell’orchestra letale.
La ragazza sembrava saperne più di quanto Josui si aspettasse. Schivava le trappole con le movenze di chi sul palco si esibisce in un ballo esotico. Movimenti aggraziati e agili, quasi seducenti. Gli altri del Fiume seguivano i suoi passi al meglio che potevano ma era evidente che per loro non era altrettanto facile.
Percorrevano passaggi inusuali con movimenti repentini da una parte e dall’altra.
Nonostante l’avvertimento di tenersi a distanza, era facile intuire che quei movimenti assurdi evitavano di far scattare qualche meccanismo nascosto.
Nel suo astio la ragazza del Fiume aveva fatto un favore ai ninja di Suna, li stava mostrando il percorso più sicuro da seguire senza volerlo.
Proprio come aveva detto il collega di Suna bisognava tenerla d’occhio, era meglio non distrarsi.

«Probabilmente non è il momento adatto per le presentazioni ma devo ammettere che mi scoccia non sapere i nomi dei miei compagni» – disse con fare amichevole – «Io sono Josui, lui è Kit»

Quando si fermarono, i volti del gruppetto in avanscoperta erano mutati in una maschera di pietra pallida. Qualcosa non andava. Josui dimezzò la distanza che li separava dagli altri seguendo l’esempio del collega che sembrava aver capito qualcosa in più su quello che stava accadendo.
Neanche il tempo di fare un passo in avanti che lo Shakuton venne fermato prima dalle parole di Kari e poi da quelle del ninja di Suna. Avevano ragione, non poteva lasciarsi andare a leggerezze.

«Un meccanismo a pressione, dici.» – guardò l’altro incuriosito, sembrava saperne molto su quegli aggeggi forse anche più di lui – «Non possiamo lasciarlo saltare in aria come un petardo.»

L’analisi esposta dal collega era accurata. Nel migliore dei casi si sarebbe trattato di una semplice mina, lo sfortunato avrebbe perso la gamba, forse sarebbe sopravvissuto, gli altri avrebbero potuto portare il corpo al campo base per le cure e loro tre avrebbero potuto proseguire senza problemi. Nel peggiore dei casi la pedana sarebbe stato il meccanismo di qualcosa ben più grande che avrebbe colpito inesorabilmente tutti trasformando l’intera area in una tomba comune.
Kit guaì all’improvviso, il muso rivolto verso un punto ben preciso. Josui alzò lo sguardo nella medesima direzione notando un luccichio appena accentuato. Un filo sottile si diramava dappertutto come la tela impercettibile di un ragno che aspettava solo le mosche si posassero su di essa.

«Merda…»

Per quanto Josui decise di reggere il gioco dell’altro, non potevano rischiare. Dovevano disinnescarla.

 
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