Un vero peccato. Questo pensò, mentre con la mano destra cingeva il collo della sua vittima. Quell'uomo avrebbe potuto rappresentare una preziosa fonte d'informazione per fare luce fra le tenebre che avvolgevano quell'assalto, trascinandolo in una nebbia di mistero. Con la mandibola rotta, tuttavia, non c'erano speranze che quel pezzo di merda vuotasse il sacco con metodi convenzionali. In quella situazione, vi erano due modi in cui Namida poteva ottenere ciò che desiderava, ma ognuno di essi nascondeva risvolti che non era disposto ad accettare. Il primo prevedeva l'utilizzo del sigillo che aveva segretamente sviluppato, la
Dominazione del Fuoco: un'arma troppo preziosa per essere esibita in quel luogo, davanti agli occhi e al giudizio di Nishida e dei Genin sotto il suo comando. Il secondo, invece, vedeva quel bastardo imprigionato e condotto nel cuore di Konoha, là dove le autorità competenti avrebbero sicuramente potuto ottenere le informazioni che desideravano; tra queste, però, l'uomo avrebbe potuto rivelare anche di essersi imbattuto in una figura conosciuta, in un
demone che ricalcava i tratti salienti di Namida, la Lacrima Cremisi. Per quanto curioso potessero essere lui e i Genin che avevano appena visto un assaggio d'inferno, dunque, non avrebbe mai messo a repentaglio la segretezza dei suoi mezzi, né la sua copertura. Non era ancora il momento adatto affinché il Consiglio venisse a conoscenza del fatto che il frutto della loro idiozia fosse ancora vivo e pronto ad azzannarlo alla gola, senza pietà. Così, di fronte agli occhi attoniti dei presenti, pollice e medio della mano destra affondarono nella carne del pover uomo, strappando di netto entrambe le carotidi. Si spostò di lato, giusto in tempo per evitare che i fiotti di sangue gli sporcassero il volto, nascosto dal cappuccio del suo mantello. Si consumò tutto nel giro di pochi secondi, ai cui termine Fuyuki abbandonò al suolo il corpo della sua vittima, la quale aveva smesso di muoversi compulsivamente mentre assaporava il terrore dei suoi ultimi istanti, prima della fine. Lo gettò sulla neve, con lo stesso riguardo con cui si lancia per terra un giocattolo non più funzionante.
Poi, il suo occhio perlaceo si girò a cercare lo sguardo dei suoi compaesani. Dei suoi compagni, uomini che avevano combattuto strenuamente per evitare che dei civili venissero brutalmente massacrati e la carovana, infine, totalmente annientata. Passò in rassegna lo sguardo di ognuno di loro, avvertendo una scarica d'adrenalina lungo la schiena, un sentimento di nostalgia che lo portò indietro nel tempo di diversi anni, al giorno in cui aveva guidato come Generale una delle divisioni dell'esercito dell'Alleanza, schierata nei domini della Nuvola per combattere Watashi. In tanti, troppi, erano morti sotto il suo comando. Assassinati da sua sorella Ayame, il cui spirito era finito tra le lunghe, lugubri dita del Dio Divoratore. Lui l'aveva uccisa, aveva posto fine alla vita di
sua sorella, soltanto per evitare che altri tra i suoi uomini e compagni morissero per mano sua. Quel giorno, in molti avevano visto ardere in lui non soltanto un demone, ma un portatore della Volontà del Fuoco e del suo personale nindo, il
dovere del sacrificio. Anche Nishida, che durante la battaglia di Kumo aveva offerto il suo cuore sotto la sua guida.
In quel momento, negli occhi di quei ragazzi in piedi tra sangue, cenere e cadaveri, avvertì la stessa devozione. Avevano combattuto bene e senza risparmiarsi, in particolar modo il sensei Nishida e i tre Genin che lo avevano affiancato nei frenetici minuti precedenti. Passò in rassegna lo sguardo di ognuno di loro, incontrando uno spettro ampio e ben sfumato di emozioni diverse: adrenalina, paura, sollievo, determinazione, grinta, rammarico. Quei ragazzi erano come cera da plasmare per ottenere una composizione solida ed armoniosa, ma tutti loro possedevano il potenziale per servire degnamente la Foglia e diventare a loro volta custodi della Volontà del Fuoco, esattamente come lui. In particolar modo, il suo occhio sinistro si posò su quelli dell'Uchiha, così simili come così diametralmente opposti al suo. Fra tutti, al momento, quel giovane aveva sfoggiato un potenziale incredibile... ed un occhio esperto come il suo avrebbe capito che quel risultato non era soltanto frutto del nome della famiglia che pesava sulle sue esili spalle.
Ad ogni modo, quando il caos si fu placato, Fukuizuna scomparve in una piccola coltre biancastra. Recuperati i kunai dalla corteccia degli alberi innevati, il Jonin si avvicinò al gruppo capitanato da Nishida. Mentre i suoi passi affondavano nella neve insozzata di cremisi, strinse il cappuccio al volto, per evitare che altri lo riconoscessero, oltre al suo parigrado e, forse, ai tre Genin che avevano combattuto al suo fianco. Come aveva già concluso in precedenza, non poteva permettere che la notizia della sua apparizione arrivasse alle orecchie del Consiglio. In qualsiasi altro caso, avrebbe eliminato ogni testimone senza pensarci due volte; quella però era la sua gente e gli uomini che avevano combattuto con lui i suoi compagni. Avrebbero dovuto fidarsi di lui, così come lui di loro. Quando ebbe terminato di azzerare le distanze con il Jonin, il volto ogni tanto illuminato da una corona ardente che bruciava sulla punta della sigaretta che stringeva tra le labbra.
- Essendo già passati di qui, immagino conosciate la zona. Più avanti, troverete un avamposto militare delle truppe del Gelo. Lì, avrete modo di rifocillarvi, riprendere le forze e riorganizzare la carovana, prima di riprendere la marcia verso Konoha. Io vi scorterò a debita distanza, finché mi sarà possibile procedere. Tuttavia, Sensei Nishida, necessito di un favore da parte tua. - la voce calma, colma della fiducia che si accorda ad un compagno di lunga data. Forse, tra le mura di Konoha, Nishida era uno dei pochi che poteva realmente testimoniare la devozione di Fuyuki verso il villaggio, motivo che negli ultimi anni lo aveva portato a girare il mondo per distruggere una volta di tutte il nome di Kai [
X] e la sua eredità, l'organizzazione conosciuta come Kirinaki. Era stata la stessa Akane Uchiha, in pubblico, ad affidargli quel pericoloso incarico... e se dopo quattro anni si era fatto di nuovo vivo, significava forse che l'eroe conosciuto come Ninja Dorato fosse finalmente morto e il suo lascito disperso?
- Lo stesso vale anche per voi. Matsuda, Ryoshi... e tu, giovane Uchiha. C'è un motivo per il quale mi credevate morto. È lo stesso motivo per il quale è vitale che le cose rimangano così al villaggio, almeno per il momento. So di dovervi delle spiegazioni, ma vi chiedo di pazientare e di mantenere il silenzio circa la mia identità. Incontrerò voi quattro quando sarete pronti, non troppo distante dall'avamposto in cui riposerete. C'è un piccolo Tempio abbandonato, a pochi minuti in direzione sud-ovest. Mi troverete lì ad attendervi... e lì, vi spiegherò ogni cosa.Avrebbe atteso il loro responso, prima di sparire in un battito di ciglia, allo stesso modo in cui era apparso per salvare la vita del sensei Nishida.