Il buio nel cuore del gelo, Libera per Astaroth, Wanderer, Papero e Catcher

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view post Posted on 14/7/2021, 01:29     +1   -1
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Il buio nel cuore del gelo
Settembre / 252 / Shimo no Kuni











CITAZIONE
Le carovane si erano succedute per giorni. File interminabili di commercianti, artigiani o semplici viandanti che avevano partecipato alla celebrazione per la ricostruzione di Kumo e anniversario dell'insediamento del Sesto Raikage. Il Matsuri era stato un evento che aveva attirato genti da ogni dove e Konoha non era stata da meno. Ben tre gruppi di rappresentanza erano stati inviati e altrettante scorte per accompagnare in relativa sicurezza la fiumara di persone che avevano attraversato i territori dei paesi limitrofi fino alle carsiche rocce della nuvola.
Il viaggio d'andata era trascorso velocemente e senza tanti problemi, seguendo la strada che tagliava il Paese delle Terme per poi allungarsi lungo la costa del Paese del Gelo, l'unico tratto percorribile dai carri in quella landa ostile e dal paesaggio onirico. Le squadre disposte alla difesa avevano quindi aspettato accampati fuori dal Villaggio Nascosto della Nuvola la fine dell'evento, per poi ripianificare la ridiscesa verso il Paese del Fuoco.
Il primo gruppo era ripartito nella prima luce del giorno seguente.

Ryoshi & Matsuda

La nebbia era arrivata in silenzio, senza farsi notare.
Aveva serpeggiato sotto i carri, i secchi e sporadici gruppi di conifere che si ergevano rari, per poi alzarsi sul passo innevato che conduceva verso gli insediamenti sulla costa. Non si era curata del chiacchiericcio dei mercanti e del loro seguito, così come del vostro sguardo che, destinati dal Jonin a capo della scorta a guidare la carovana, spaziava sulla strada da percorrere.
In una manciata di secondi, vi trovate immersi in una bruma appiccicosa e fuori posto. Un silenzio sbagliato è ciò che vi circonda, mentre il lontano nitrito di un cavallo di coda è come l'ennesimo e fugace presagio funesto di qualcosa che vi fa rizzare i peli sul collo.
L'attimo in cui tutti realizzate che qualcosa non va, non è più lungo di un battito di ciglia, interrotto dal suono secco di un kunai che si conficca nel legno del carro alle vostre spalle.
L'esplosione della carta bomba rovescia di netto il trasporto, gettando caos e fiamme nel mezzo della carovana.
I fuochi della battaglia v'investono senza preavviso.
Dalla bruma i vostri assalitori si palesano come spettri, vestiti di nero e con maschere di legno bianco. Nel pallore spettrale dei loro volti immobili solamente gli occhi hanno vita. Impugnano spade scure a lama dritta con cui vi attaccano senza esitazione alcuna.
Doveva essere una missione semplice.
Non era previsto che avreste dovuto combattere.
Eppure ora siete là, obbligati a crescere ed a mettere alla prova il vostro addestramento.
Cosa fate?


Fuyuki

"Non importa dove un viandante inizi il proprio viaggio, se dovesse dirigersi a nord, attraversando il paese del gelo, si ritroverebbe in una landa quasi del tutto incontaminata ed inospitale, mangiata dal ghiaccio e sferzata da venti freddi provenienti da ogni direzione. Picchi frastagliati che escono dal terreno come ossa e roboanti tempeste di neve evocate dal nulla. Un luogo dove le estati durano solo settimane."

Te lo avevano detto che cosa avresti trovato a nord. Ma tu volevi vederlo con i tuoi occhi. Un paese che era stato per lungo tempo rifugio di criminali e traditori, addirittura governato da essi, le cui lande possono piegare anche il più resiliente degli uomini. Forse sei venuto in cerca di qualcosa, forse eri intenzionato a dirigerti a Kumo. Qualsiasi sia il motivo per cui viaggi per queste terre, hai soggiornato in una piccola locanda lungo la costa, in uno dei pochissimi agglomerati del Paese, raccogliendo storie di cacciatori e anziani pescatori, osservando il via vai di carri e uomini del resto del continente, prima di proseguire sulla strada aperta.
Eri fermo presso un tempietto eretto a Dei senza nome, forse da qualcuno di quei fanatici di cui hai sentito raccontare in qualcuna di quelle storie da taverna, quando il suono di un esplosione ti ridesta da quei pensieri che sempre più spesso invadono la tua mente in questi mesi.
Non é troppo lontana da te, forse un chilometro su per la via che s'incespica sul crinale innevato. Che cosa fai?

Ragazzi, benvenuti nella nostra libera. Nonostante abbia utilizzato il tono tipico dei Master e che vi abbia pennellato intorno una situazione di tensione, considerate la nostra role come una produzione corale e dinamica. Descrivete pure come affrontate le difficoltà che vi vengono messe difronte senza aspettare un esito da parte mia, osate, siate epici ma coerenti e sfruttate le dinamiche per approfondire gli aspetti dei vostri personaggi. Sentitevi liberi d'integrare di dettagli e di eventi, mentre io mi preoccupò di mantenere la narrazione in moto.

Papero e Wanderer
Vi ho buttato giá in mezzo all'azione, ma sentitevi liberi se volete di raccontare come vi siete uniti alla missione, come è andato il viaggio di andata o qualsiasi altro antefatto sia di vostro gradimento.

Astaroth
Non ero sicuro di quali motivazioni potessero guidare il tuo pg nel Paese del Gelo, ho quindi solo dato un imput vago. Approfondisci pure come meglio credi, io vedrò di venirti dietro.


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Saitō


Oda Nishida camminava lento, strisciando le ciabatte sulla via innevata. I capelli sale e pepe insistevano sulla nuca e sopra le orecchie. Qualcuno si divertiva a resistere in cima, fiero e solitario.
Aveva la bocca socchiusa e osservava un punto là davanti nella nebbia che era calata sul passo. Dell'acuto e rapido Jonin che avevo imparato a rispettare all'accademia non rimaneva che l'aspetto.
Lo stavo osservando curioso, seduto a gambe incrociate su uno dei carri.
Dopo il viaggio padre e figlio fatto per partecipare al Matsuri, Masato mi aveva permesso di affiancare per il ritorno gli altri genin di cui era composta la scorta del primo gruppo.
Eravamo in sei, sotto la guida di sensei Nishida.
Le rivelazioni del Raikage, il breve incontro e il tè corretto mi avevano provato nel corpo e nello spirito e fu forse per questo che non mi accorsi neanche lontanamente di cosa stesse succedendo.
La mia mente era ancora distante, incatenata ai timori e alle insicurezze che la manifestazione di potere a cui avevo assistito, aveva insinuato nel mio animo. Avevo sempre pensato che con il duro allenamento ed il retaggio del mio sangue avrei potuto replicare le gesta degli eroi del passato, proteggere il clan, il villaggio. Ma come li avrei protetti dal potere di un bijuu? Immaginare che il capo militare di un altro Paese ne controllasse uno era qualcosa che mi faceva letteralmente tremare.
Erano questi i miei pensieri mentre seguivo con lo sguardo, passo dopo passo, sensei Nishida allontanarsi dalla carovana.
Il nitrito di un cavallo, ben più accorto e ricettivo di me, preannunciò l'ombra che dalla nebbia assalì il povero jonin con silenziosa violenza. Uno squarciò rosso sangue si disegnò di getto sul manto bianco, mentre l'uomo, rapito molto probabilmente da un genjustu, cadeva in ginocchio per scomparire nella bruma.
Con il cuore che aveva perso un battito, non ebbi il tempo di gridare l'allarme che un esplosione a qualche carro di distanza catturò su di se ogni attenzione.
Il silenzio innaturale che aveva scandito i momenti precedenti si era dissolto, sostituito da urla e dal clangore del metallo.
L'apatica e riflessiva calma che aveva caratterizzato quella prima parte del mio viaggio era scomparsa.
Rotolai giù dal trasporto, schivando per un pelo un kunai lanciato con precisione verso la mia testa.
Dalla bruma, che si era infittita senza che nessuno di noi se ne rendesse conto, tre uomini emersero.
Avevano vesti nere, come nere le loro armi.
Il bianco ligneo dei loro volti mascherati era stato scolpito senza emozione.
Nel carro alle mie spalle, che trasportava dolci artigianali e frutta secca, potevo sentire il vociare disperato di una donna e del suo bambino.
Mi trovavo impreparato fra l'incudine ed il martello, obbligato a tirar fuori tutta la meticolosa disciplina costruita giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, senza sapere se ero pronto per fare ciò che andava fatto.
Il cuore ancora fermo sul battito che aveva perso prima, riprese a muoversi ed io con lui.
Serpente , pecora, scimmia, cinghiale, cavallo, tigre.
<< Katon: Gōkakyū no Jutsu!>>














 
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view post Posted on 15/7/2021, 09:13     +1   -1
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Fuyuki Hyuga - Namida (涙)

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Tempio anonimo - pTd0ChO Shimo no Kuni
11 Settembre 252

La corona ardente aveva quasi raggiunto il filtro della sigaretta, quando l'uomo che aveva inviato alla manifestazione tornò a fare rapporto. Entrambe avvolte in un fitto mantello color grigio catrame, i due scambiarono alcune parole, prima che il nuovo arrivato si dileguasse in una piccola coltre di fumo biancastro. Soltanto quando fu certo di essere completamente solo, ai piedi di quel Tempio dedicato a Kami osannati in antiche leggende, Fuyuki poté comportarsi con naturalezza... e lasciarsi andare, finalmente. Si abbandonò ai pensieri, indietreggiando di un paio di passi finché la schiena non ebbe trovato il sostegno di una colonna magenta vestita di neve e ghiaccio. Il freddo lo destò dalla sua paura, ma l'alito di chakra del mostro che aveva combattuto anni addietro, Kurama... beh, il tocco di quel ricordo era più gelido di quello del clima rigido di Shimo no Kuni. Gettata la sigaretta ancora accesa sul manto di neve fresca. nascose le labbra dietro la sua logora sciarpa nera. Con il fiato corto, poté vedere ogni suo respiro condensarsi nel vento gelido che abbracciava quel luogo senza nome. Ciò che provava era paura, pura e semplice; del resto, qualsiasi persona sana di mente avrebbe percepito lo stesso magone, dopo essere venuto a conoscenza di ciò che il Raikage aveva rivelato pubblicamente. Dopo la sera precedente, il mondo degli shinobi non sarebbe mai più stato lo stesso - e di ciò, purtroppo, ne era sicuro.

Ebbe il tempo di metabolizzare la cosa giusto per un paio di minuti. Poi, un rumore simile al boato di un esplosione lo destò, risvegliandolo da quei pensieri come una doccia d'acqua gelida. Voltò lo sguardo verso sud, da dove il ruggito della deflagrazione pareva provenire. Si strinse nel suo mantello, mentre rapidi i piedi affondavano nel manto di neve durante il suo incedere. Circa un chilometro lo separava dalla sua meta e fu proprio per questo motivo che, a metà strada, attivò il Byakugan per accertarsi di cosa stesse accadendo poco più avanti. In un attimo, mise a fuoco la carovana paralizzata dall'avvento di uomini ammantati di nero, i volti coperti da maschere di legno bianco che non lasciavano trapelare alcuna emozione. Parevano essersi fatti strada tra la nebbia, prima di ingaggiare battaglia con un gruppo di shinobi che era stato adibito alla protezione dei carri. In pochi istanti, l'occhio di Namida indagò sui loro coprifronte, lasciando che il vessillo inciso sulla placca metallica gli rivelasse la loro provenienza. Quando si rese conto che si trattava di ninja della Foglia, non poté che accelerare il passo. Si accorse di essere abbastanza vicino quando, dopo una manciata di minuti, le sue orecchie vennero invase dalle urla dei feriti, dal clangore delle spade e dai boati della terra che veniva ferita dai Jutsu degli uomini che solcavano il campo di battaglia. Gli stranieri erano in tre, ma sembravano abili e ben addestrati, tanto da riuscire a tenere testa a ben sei soldati di Konoha. Tra questi, lo Hyuga riconobbe Oda Nishida, uno dei sensei più temuti dai ragazzini che si iscrivevano all'Accademia - sebbene fossero passati anni dall'ultima volta che l'aveva visto. Ahimè, l'incedere degli anni sembrava essere stato impietoso nei suoi confronti. Gli altri, invece, avevano tutta l'aria di essere ragazzini diplomati da poco all'Accademia. Non per questo, però, si stavano battendo con meno furore per proteggere i carri e, soprattutto, le persone che i veicoli ospitavano.

Deciso ad intervenire, si morse il labbro inferiore, mentre la mano sinistra scivolava nel borsello affinché le dita si infilassero nell'anello di uno dei suoi kunai a tre punte. Non c'era tempo per camuffare la sua identità con chissà quale Jutsu, né aveva intenzione di abbandonare Namida - la katana dal filo nero con riflessi cremisi, la lama che l'aveva reso celebre e temuto in tutto il mondo, durante gli anni trascorsi con indosso il mantello a nuvole rosse di Akatsuki. Prese la mira e lanciò il dardo contro uno degli stranieri mascherati; questo, accortosi del sibilo per tempo, si spostò quanto bastava per evitare che il coltello gli si conficcasse sul retro della nuca. Un secondo sibilo, però, ben più sottile e appena percettibile, gli fece raggelare il sangue. Si accorse che qualcuno si era trasportato alle sue spalle, in un battito di ciglia, soltanto quando avvertì un dolore lancinante alla schiena. Una lama aveva squarciato indumenti e pelle, bagnandosi del suo sangue. Cadde per terra esanime, mentre i ninja della Foglia osservavano quella nuova figura che gli dava le spalle. Il mantello grigio faticava a nascondere la terribile menomazione della gamba destra e, da dietro, era possibile notare alcune bende nascoste dalla zazzera castana. Ciò che però avrebbe attirato l'attenzione di tutti - in particolar modo, quella di un veterano come Nishida - era la spada. Quella lama era inconfondibile, specie per uno shinobi di Konoha: era appartenuta a Namida, la Lacrima Cremisi. Uno shinobi conosciuto come Fuyuki Hyuga, Jonin il cui passato criminale era stato dissolto nell'Aprile del 248, quando l'Hokage aveva rivelato la verità circa il suo "tradimento" e lo aveva riaccolto al villaggio, insieme a sua moglie Chiaki, incaricandolo poi di stanare Kai e le ultime cellule della decadente Kirinaki [X]. Poi, quasi un anno dopo, la notizia della sua morte aveva fatto strada fra le bocche di tutti, a Konoha. Tra i presenti al suo funerale, non era mancato chi aveva versato lacrime amare, né chi invece aveva gioito nel vedere scomparsa quella figura così ambigua e controversa.
Ad ogni modo, curiosità e speculazioni avrebbero dovuto attendere. La carovana era ancora abbracciata dal caos, mentre due erano ancora i nemici rimasti in piedi. Aveva intenzione di lasciarne almeno uno in vita, così da poter risalire all'identità del loro mandante. Strinse con vigore l'elsa di Namida con la mano destra, lasciando che questa venisse avvolta dal calore del suo chakra. Nella sinistra, invece, stringeva il manico del kunai che l'uomo che aveva abbattuto aveva schivato - e che lui aveva poi riafferrato al volo, subito dopo aver adoperato l'Hiraishin.
- Nishida-san. - lo interpellò direttamente, ormai certo di non potersi più nascondere ai suoi occhi - Le fiamme devono essere sedate e i cavalli calmati, così come le persone che hanno richiesto la scorta. Lasciami tre dei tuoi ragazzi ed occupati di riportare l'ordine nella carovana. A quei due, ci penseremo io ed i tuoi ragazzi.
Poi si voltò appena, permettendo agli shinobi di vederlo in volto. Il riflesso perlaceo del Byakugan era inconfondibile, chiaro quanto la neve ai loro piedi. Ed eccole infine, le bende che avevano notato, a coprire la parte destra del viso per nascondere chissà quale cicatrice. A quel punto, Nishida non avrebbe avuto più alcun dubbio. Era davvero Fuyuki Hyuga, lo shinobi che era intervenuto in loro difesa. Poi, tornò con lo sguardo sui due aggressori, in attesa che tre, fra i Genin sotto il comando del sensei Nishida, si facessero avanti per affiancarlo.
 
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view post Posted on 17/7/2021, 07:34     +1   -1
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"Ryoshi giusto?"

Erano ormai giorni che viaggiava insieme ai suoi compagni di Konoha, dal momento della consegna del coprifronte era passata solo una settimana ma davvero faceva fatica a ricordare in che modo fosse giunto fin lì, in quella terra perennemente avvolta tra neve e montagne. Curiosità vuole che circa un mese dopo vi avrebbe fatto ritorno, in solitaria e nascondendo la sua vera identità, per qualche misterioso committente delle terre d'oltremare da poco scoperte.
Ora invece affondava passo dopo passo i suoi stivali imbottiti nella soffice neve, seguendo come un rito le impronte già scavate dal Jonin alla testa del gruppo, svettava sulla sua fronte il coprifronte ancora immacolato e luccicante di forgiatura.
Non si preoccupava troppo di quella prima missione, si trattava di un semplice incarico di scorta e, a suo avviso, erano state dispiegate fin troppe forze ninja. Avrebbe preferito da subito trovare un modo per avvicinarsi a quella misteriosa Compagnia delle Isole Orientali e vedere il nuovo mondo...

Fece quella domanda retorica al ragazzino dai capelli color arancio alla sua sinistra, un modo per distrarre la mente dai continui pensieri che accompagnano sempre un viaggiatore, soprattutto in una marcia lenta e cadenzata come quella. Se lo ricordava, Ryoshi, erano stati sicuramente compagni di corso all'accademia ma in quel momento non rammentava molto altro su di lui. Non è che avesse stretto grandi amicizie durante le lezioni: si era iscritto in ritardo ed era più grande dei suoi colleghi di almeno sei anni pieni, il che già rappresentava un primo scoglio alla socializzazione da superare in un ambiente scolastico. In realtà quella era più una scusa comoda che sfruttava per starsene sulle sue, aveva già molto da fare a casa, piena di sfollati che la sola nonnina non poteva ospitare da sola, e in ospedale, dove accudiva la sorella gemella malata.

D'improvviso sentì alle sue spalle il rumore inconfondibile di una lama che fende l'aria, poi un suono sordo della stessa che si conficca in una superficie legnosa. Qualche secondo di silenzio e boom... L'esplosione lo fece cadere di faccia nella neve, volto e pancia al freddo mentre la schiena prudeva dal quel calore sprigionatosi di colpo. La carta bomba aveva fatto esplodere uno dei carri e le fiamme rosse si riflettevano sulle superfici ghiacciate dell'ambiente circostante. Fu il caos subito dopo e mentre tutti si mettevano al riparo o, i più esperti, assumevano una formazione da battaglia, Matsuda rimase scosso e disorientato. Cercava di ripassare con la memoria gli insegnamenti ancora freschi della scuola ninja ma la reattività sul campo di battaglia è qualcosa che non si impara sui libri, va vissuta ed assimilata scontro dopo scontro.

Le urla di paura di un signore poco distante da lui lo riportarono vigile. Quel vecchio stava a terra impaurito a fissare una trave di legno avvolta dalle fiamme che oscillava pericolosamente sopra di lui. Il giovane Nara fece quello per il quale era stato addestrato e un nuovo colore si dipinse sul sentiero, dopo il candido bianco della neve e l'accesso rosso del fuoco, apparve il nero della sua ombra che avanzava verso il carretto mezzo distrutto. Quella sagoma scura si staccò da terra e si avvolse sull'asse che pendeva, tenendola così qualche secondo prezioso in più in posizione verticale.

"Avanti, scappa! Togliti da lì!"

Nel disordine che c'era una voce, calma ma allo stesso tempo autoritara, attirò l'attenzione del ragazzo. Un uomo dal profilo vagamente familiare stava parlando col jonin a capo della missione. Non era un conoscente di Matsuda ma alcuni dettagli nel suo profilo, le bende e quella lama scura erano particolari che difficilmente nel continente poteva passare inosservati.

Possibile sia...

Era dannatamente somigliante a quel Fuyuki tanto famoso in ogni angolo, l'aveva visto prima nei volantini dei ricercati, poi nei libri di storia e infine in una foto commemorativa su una lapide. Non poteva dire di conoscerlo ma chi a Konoha non sapeva almeno per sentito dire la sua storia? Ai tempi Matsuda non era un ninja, anzi non era nemmeno un uomo... poco più di un ameba vincolato al letto che non poteva nemmeno andare in bagno da solo, ma le voci che giravano nel villaggio gli giungevano alle orecchie. Racconti distanti ai quali non si interessò mai più di tanto e pieni di contraddizioni: nukenin... eroe... traditore... non ricordava quali altri appellativi avesse. Accantonò ai tempi ogni altra indagine quando la notizia della sua morte acquietò le dicerie.

Che fosse lui o meno, quell'uomo diceva parole sensate. Dirette. C'era un problema e aveva proposto una soluzione. Tanto semplice quanto schietta.
Corse dal suo superiore e ancora prima di raggiungerlo cominciò a dire:

"Signore. Mi lasci andare con quest'uomo, se ci sono altri uomini vanno scovati prima che possano chiamare rinforzi!"

Una frase buttata lì, gli sembrava quantomeno calzante. Poi, guardando quelle iridi bianche e inconfondibili davanti a lui, fu preso da un senso di soggezione ma continuò.

"Mi offro come volontario. Portami con te!"

Se non è lui... è uno spettro...



 
 
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view post Posted on 23/7/2021, 11:43     +1   -1
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In persona! Matsuda, vero?


Così rispose a uno dei giovani Shinobi che lo accompagnava, mettendo una mano dietro la nuca e grattandosela, un po' imbarazzato da non essersi presentato prima ai suoi compagni di missione. Aveva ricevuto il Coprifronte solo due giorni prima e il fatto di essere già stato buttato in mezzo alla mischia, già mandato in missione dopo soli due giorni, l'aveva un po' scombussolato e la tensione regnava sovrana nel suo animo.

Tuttavia, riuscì a fare poco più che tendere la mano verso il ragazzo, prima che accadde quello che un dispiegamento di forze così ampio di Shinobi forse aveva predetto. Un attacco. Alla schiena di Ryoshi il sibilo di una lama e un esplosione. Il carretto dietro di loro era stato alle fiamme dall'esplosione di una carta bomba.

Ci fu un attimo di panico, ma Ryoshi non era un novellino. Cercò di rimanere il più vicino possibile a quel Matsuda con cui aveva avuto tempo di scambiare solo qualche chiacchiere. Mentre controllava attorno a sè, se c'era qualche ferito e in attesa di ulteriori attacchi, vide il Jonin a capo della sua compagnia comporre i sigilli di un Ninjutsu di Katon e, poco dopo, lo vide parlare con un uomo che delle bende faceva grossa parte del suo vestiario. Gli occhi biancastri e una lama nera al... fianco.

Fuyuki Hyuga. Andiamo! Chi non conosceva quella leggenda!

Ryoshi non fu esattamente educato e cordiale come Matsuda, decisamente no!


Fuyuki Hyuga, vero?! Beh, se c'è qualcuno da picchiare, conta su di me!


Un largo sorriso sul volto mentre faceva impattare il suo pugno sul palmo dell'altra mano.
Camminare al fianco di una leggenda della Foglia? Ottima occasione!
Ehi, ma aspetta... Non era morto?!
 
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view post Posted on 24/7/2021, 01:21     +1   -1
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Il buio nel cuore del gelo
Settembre / 252 / Shimo no Kuni












Fuyuki, Ryoshi & Matsuda

Il caleidoscopico fluire di eventi ed emozioni sono troppi per poterli mettere in ordine. L' assoluta sorpresa del jonin di essere vivo e di vedere un uomo risorto. La sorpresa di voi genin che vi trovate nel mezzo di un attacco e di fronte ad una leggenda fino a quel momento creduta scomparsa. Le fiamme sul carro, il nitrito spaventato dei cavalli, le urla dei mercanti e del seguito.
Le vostre voci si perdono nella mistica assenza di suono che la nebbia trasporta con se, mentre altri uomini ve ne emergono come evocati. Neanche il tuo doujustu Fuyuki se ne era accorto e questo non può che confermare la natura artificiosa di quella bruma che avanza come se volesse inghiottirvi. I due che vi fronteggiano, ora sono nuovamente tre, ma non fate in tempo a reagire che una voluminosa sfera infuocata vi separa da loro.
A pochi metri di distanza, un altro genin dai lunghi capelli corvini ed una divisa da esplorazione grigia vi squadra con gli occhi brillanti del sinistro potere del clan Uchiha.
<< Sono ovunque.>>
Vi grida, mentre realizzate che l'attacco sta avvenendo anche in altri punti della carovana.
Dovete trovare la forza di fronteggiare questi assalitori e dovete farlo adesso. Prima che lo spargimento di sangue si compia.
<< And-a-a-te. >> Balbetta per un attimo Nishida, prima di ritrovare il suo sangue freddo. << Mi occupo io del fronte della carovana, correte ai fianchi e alla coda. >>
Vi dice, soffermandosi con occhi carichi d'emozione su di te Fuyuki.
La bocca aperta, come se volesse aggiungere qualcos'altro.
Ma non emette un suono. Si volta verso la bruma stavolta, mentre le mani compongono rapidamente dei sigilli ed un clone appare formandosi dalla terra. Senza esitazione, la copia cerca di seguire l'indicazioni del redivivo, calmando i cavalli in testa e utilizzando un justu di terra per spegnere le fiamme del carro ribaltato dalle carte bomba. L'originale invece si prepara ad affrontare gli assalitori che sono solamente stati rallentati dal precedente justu di fuoco.

Che cosa fate?




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Saitō


É un viaggio lungo, quello a ritroso dalle abbaglianti contrade della morte. Non è un viaggio per tutti.
Ma capita a volte che qualcuno faccia ritorno. Forse per il divertimento di qualche Dio annoiato, seduto sulla linea dell'orizzonte ad osservare l'umanità alla deriva, naufraga del ciclo dell'esistenza.

Fuyuki Hyuga era forse quel qualcuno, solamente che nel delirio di quell'attacco, il suo aspetto non fece scattare in me nessun campanello di allarme, nessuna realizzazione di chi egli fosse e cosa questo significasse per la Foglia.
Ma una cosa l'avevo vista molto bene.
Egli era apparso, dal nulla.
Nello spettro visivo del mio Sharingan il suo chakra si era materializzato nel momento perfetto per salvare la vita del sensei Nishida, il cui sangue non era quello che avevo visto pitturare di cremisi la neve candida.
Tirai un respiro di sollievo, seppur breve. Lungo tutta la carovana oramai assediata dalla nebbia, altri assalitori stavano attaccando e se non avessimo fatto qualcosa quelle persone sarebbero state trucidate. La palla di fuoco suprema aveva concesso del tempo all'improbabile gruppetto per decidere cosa fare, ma ora bisognava prendere l'iniziativa.
<< Sono ovunque.>>
Mi ritrovai a gridare per sovrastare il silenzio che la bruma sembrava voler imporre su di noi, per poi voltarmi e scattare verso il retro della carovana.













 
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view post Posted on 24/7/2021, 08:36     +1   -1
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Fuyuki Hyuga - Namida (涙)

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L'emozione e il disagio provati da Nishida, seppur eterei come quella fitta bruma, rimanevano tangibili. Di contro, i Genin sotto la sua diretta supervisione sembravano essere ben più entusiasti dell'opportunità di mettersi in gioco, tanto che il loro coraggio pareva più simile ad un malsano desiderio di tirare le cuoia prima di avere l'età adatta per bere un goccio e passare una notte con una donna. Erano tutti giovani, anzi giovanissimi, praticamente ragazzini. Ormai dovevano avere circa la stessa età di Aiko, il suo figlio adottivo - pensò. Il primo era un Genin dai lunghi capelli neri, la carnagione insolitamente ambrata per un nativo del Fuoco, le iridi smeraldo in grado di reggere il suo sguardo di ghiaccio. Sembrava anelare di combattere al suo fianco, ma mai quanto il secondo: indubbiamente più rumoroso del precedente, la zazzera arancione assai singolare, occhi azzurri come il mare che sembravano ardere dal desiderio di entrare finalmente in azione. Lo Hyuga lo guardò di sfuggita, quasi a voler sfidare le fiamme degli occhi di Ryoshi fino a spegnerle ed incenerirlo a sua volta.
- Tieni per te quel nome, ragazzo. - replicò duro, pur sapendo di non poter biasimare altro che se stesso. Aveva rinunciato alla sua copertura per correre in soccorso dei ninja del suo Villaggio natio, ma non per questo avrebbe permesso che la voce della sua apparizione si diffondesse fino ad arrivare alle orecchie del Sandaime Hokage. No, era ancora troppo presto per compiere un passo così grande. Ad ogni modo, scambiò un cenno d'intesa con entrambi i Genin prima di alzare fino alla testa il cappuccio del suo mantello, ma prima che un terzo Genin potesse presentarsi la bruma parve farsi d'un tratto più fitta, mentre un nuovo elemento si materializzava tra le fila del nemico. Sul volto del Jonin, una smorfia adorata, il labbro inferiore addentato con forza da canini ed incisivi. Quanti erano davvero e per quale cazzo di ragione il Byakugan non stava riuscendo a scovarli? Quella bruma non doveva essere naturale, ma frutto di chissà quale Jutsu, se aveva la proprietà di oscurare la presenza di quei ninja ad un Doujutsu potente come quello degli Hyuga. Non sembrava essere Arte Illusoria, perlomeno al momento il Byakugan non riusciva ad individuare strane interferenze nel flusso del loro chakra. Poi, la luce di un globo ardente che aveva ostacolato l'incedere dei nemici diede vigore ai riflessi cremisi della sua katana, l'elsa ben stretta fra le sue mani. Spostando l'occhio seguendo la linea tracciata dal Jutsu sulla neve, lo vide: il terzo shinobi di cui aveva bisogno. Capelli corvini, lo sguardo vermiglio che celava il potere tramandato gelosamente dal Clan Uchiha. Mentre Nishida creava un bunshin per seguire le indicazioni di Fuyuki, intimò il gruppo di occuparsi dei fianchi e della coda della carovana. Quel che ricevette dallo Hyuga fu un cenno d'assenso, prima che questo facesse lo stesso con Matsuda e Ryoshi, per invitarli a seguirlo. Lasciare il Jonin poteva sembrare un azzardo, ma Namida conosceva le sue reali potenzialità ed era certo che, superato lo shock iniziale per l'assalto improvviso e l'inaspettata apparizione di quel fantasma, avrebbe saputo badare a se stesso più che egregiamente. Affondò nuovi passi nella neve, percorrendo le orme del giovane Uchiha fino a raggiungerlo, insieme agli altri due Genin. Ognuno di loro ben consapevole di quale fosse al momento la priorità: respingere sì gli invasori, ma al tempo stesso evitare che questi massacrassero i civili rifugiati nei carri della carovana.
- Farò in modo di disperdere questa nebbia, così da fornirci una finestra di tempo per contrattaccare. - li incalzò con voce seria, mentre il pollice della mano destra si bagnava di un rivolo di sangue dopo aver percorso il labbro inferiore. Il liquido cremisi venne poi steso dal pollice sul piatto della sua spada, nel giro di pochi secondi - Non esitate, nell'abbattere il nemico. Ricevere lo stesso trattamento da parte loro non è qualcosa in cui potete riporre le vostre speranze, se intendete uscire vivi da questa battaglia.

Cinghiale. Cane. Gallo. Scimmia. Pecora.
- Kuchiyose no Jutsu! - ed ecco che, d'un tratto, alle sue spalle si materializzò una coltre di fumo biancastro. Venne diradata dall'agitarsi di un'enorme dai-katana, brandita saldamente dalle zampe di una donnola dal pelo marroncino, alta almeno tre metri. Vestita con abiti da combattimento tendenti all'azzurro, con una cintura di stoffa nera a tenere la divisa legata in vita. Alla creatura e al suo evocatore bastò un solo cenno d'intesa, mentre alcuni nemici si avvicinavano, per comprendere il da farsi; entrambi strinsero con più forza l'elsa delle loro spade, poi iniziarono ad agitarle con forza e rapidità, fino a creare una potente tempesta di lame di chakra che avrebbe investito i nemici e disperso la bruma lungo l'ampio raggio d'azione del Jutsu. Fuyuki e Fukuizuna avrebbero continuato ad alimentare la tempesta fino a fornire ai tre Genin il giusto spiraglio per attaccare e finire gli invasori: era quella la finestra d'azione di cui aveva parlato loro, prima di richiedere l'aiuto della donnola. A quel punto, ognuno di loro avrebbe dovuto fare la propria parte. Fra i tre, l'Uchiha aveva indubbiamente dimostrato di sapersi muovere bene sul campo di battaglia; indubbiamente, la sua preparazione invidiabile, per un ragazzo della sua età, doveva essere il frutto di allenamenti estenuanti - qualcosa di non inusuale, tra i possessori dello Sharingan. Allo stesso modo, però, non era da escludere che anche Matsuda e Ryoshi potessero riservare delle sorprese interessanti.
 
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view post Posted on 24/7/2021, 17:41     +1   -1
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Una finestra di opportunità... si, ma quale?

Quella nebbia era fin troppo densa, si attaccava al corpo come un velo pesante che limitava i movimenti oltre alla vista. In quelle condizioni scovare i nemici sarebbe stato infattibile, almeno per Matsuda che sicuro non peccava di buona volontà ma di esperienza era carente.
Ryoshi era giunto al suo fianco, anche lui aveva riconosciuto i tratti tanto famosi dello Hyuga davanti a loro. Avere vicino il compagno Senju lo rassicurava, non conosceva le sue doti ma era un novellino neodiplomato proprio come lui e ciò lo faceva sentire meno fuori posto.
Più lontano un altro ragazzo della foglia si stava unendo all'insolito gruppetto, sapeva il fatto suo considerando la freddezza con la quale aveva risposto fiamme contro fiamme all'assalto nemico. Nonostante la bruma fitta aveva intravisto quegli occhi rossi così famosi, al pari del Byakugan se non di più.

Un sonoro puuuuf fece voltare il Nara, vide un mustelide altissimo armato di lama affilata al fianco del suo evocatore. Anzi, del suo eremita. Insieme e all'unisono, come due parti ben oliate di un'infallibile macchina da guerra, volteggiarono le loro armi creando una corrente d'aria che sbaragliò via quella fastidiosa bruma. Era quello il momento di agire. La finestra di opportunità di cui parlava Fuyuki.

"Andiamo Rioshy! Oggi battezzeremo i nostri coprifronte tra ghiaccio e fuoco!"

Si lanciò armato di kunai verso la coda della carovana cercando di incitare il compagno al suo fianco. O forse incitava se stesso che tra voglia di rivalsa e di conferma delle proprie capacità, provava anche paura. Come non provarla dopotutto.

Superò i carri in fiamme, ignorò la gente spaventata che gridava aiuto e puntò dritto verso il suo obiettivo. Lo vide infine, un uomo scuro a metà tra gli alberi del fitto bosco e l'ultimo dei carretti. Sembrava disorientato per quella nebbia scomparsa di colpo. Matsuda ne approfittò e balzò contro di lui sfruttando il forte vento che dalle spalle gli donava impeto.
Il nemico frappose uno stiletto affilato ad intercettare la lama ninja ma l'impatto fu tale da farlo volare per qualche metro all'indietro.

"Quella è un arma da sicario... possibile che sia un'operazione per assassinare qualcuno in particolare? E se..."

Quello gli interruppe i pensieri fiondandosi contro con ritrovato vigore. Scintille scaturite dall'incontrarsi delle lame illuminavo gli occhi verdi del ragazzo e quelli scuri dell'assalitore. Dopo qualche equo scambio di colpi, l'uomo rallentò la pressione e mise un po' di distanza tra i due. Unì le mani compiendo dei sigilli e lentamente una nuova nebbia cominciò ad alzarsi dai suoi piedi, cominciò ad ammantarsi in essa rendendo i suoi contorni più vaghi.

"Eh no! Non un'altra volta!"

Uno spillo d'ombra, lungo e sottilissimo, partì fulmineo dalla posizione di Matsuda. Una Cucitura d'Ombra rapida e mirata gli trapassò il palmo destro bloccando sul nascere quel misterioso jutsu. L'avversario gridò di dolore mentre il sangue gli scivolava lungo l'avambraccio, fino al gomito e da lì a terra con copiose gocce sciogliendo la fredda neve sotto di lui.
Con la mano libera riafferrò lo stiletto e caricò a testa bassa, più mosso dalla voglia di vendicarsi che da qualche tattica. E infatti pagò a caro prezzo l'offensiva avventata: il genin alzò il kunai e quando vide che gli occhi di lui erano completamente concentrati sui movimenti del pugnale, gli fece uno sgambetto sulla gamba di appoggio, un de ashi barai ben piazzato. Ormai sbilanciato, con tutto il peso corporeo e della corsa sull'altra gamba, l'uomo era indifeso e Matsuda gli colpì il ginocchio con un'altro calcio, con la pianta del piede aperta per fargli più pressione possibile sulla giuntura.

Cracccck! Poi urla strazianti e un corpo che si contorceva nel bianco tappeto di neve. La rotula aveva ceduto e l'arto del poveretto si era innaturalmente piegato oltre la normale estensione.
Poteva ucciderlo tranquillamente ora, mentre quello inerme pativa l'atroce dolore, ma esitò. Solo per un secondo, l'avrebbe ucciso si, stava per farlo... ma gli serviva un secondo in più per convincersene. In mente aveva già vivida l'immagine del suo kunai che fende la gola dell'avversario per dargli una morte rapida, gli serviva solo un piccolo secondo ancora per accettare la responsabilità di quel gesto.

Non gli fu concesso... Un colpo secco lo disarmò e una forte presa gli teneva le mani ferme dietro la schiena mentre un nuovo stiletto gli premeva forte sulla giugulare. Qualcuno lo aveva preso alle spalle.

"Giù le armi o ammazzo il ragazzino! Giuro che lo faccio!"

Gridò una voce fastidiosa dietro alle orecchie dell'ostaggio. Non era convincente, un disperato tentativo di riacquisire il controllo su un assalto che era andato a farsi fottere già da un bel po', ma la vita di Matsuda ora era in serio pericolo.
La Lacrima Cremisi non aveva raccomandato altro eppure ci era cascato in pieno, aveva tentennato e ora stava per pagarne le conseguenze...

Sono un idiota... un fottuto idiota...





 
 
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view post Posted on 27/7/2021, 15:33     +1   -1
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Tieni per te quel nome, ragazzo.


Queste furono le parole della Leggenda Fuyuki Hyuga. Andiamo! Tutto qui? Se Ryoshi fosse stata una leggenda come lui si sarebbe sicuramente preparato un parter di risposte per situazioni come quelle!
Sbuffò un secondo anche se probabilmente in pochi l'avevano notato visto l'evento più vistoso capitare lì dinnanzi a lui. Namida aveva infatti composto i sigilli per la sua Tecnica del Richiamo evocando una donnola... ENORME!


Osti, grossina!


Sicuramente era la sua poca abitudine ad essere al centro di una battaglia che lo faceva rimanere così distratto. Non sentiva troppa pressione... Cavolo, c'era il grande Fuyuki Hyuga con loro, chè poteva andare storto?
Non ebbe molto tempo, ancora una volta, di fare grandi commenti. Namida stava già iniziando a proporre la sua strategia. Che ovviamente nessuno avrebbe contrastato... O rimproverato... o qualsiasi altra cosa. Si faceva quello che diceva lui, punto e stop.


Farò in modo di disperdere questa nebbia, così da fornirci una finestra di tempo per contrattaccare.

Non esitate, nell'abbattere il nemico. Ricevere lo stesso trattamento da parte loro non è qualcosa in cui potete riporre le vostre speranze, se intendete uscire vivi da questa battaglia.



Sembravano una stupenda macchina da guerra, quei due. Entrambi, Donnola e Evocatore, iniziarono a far roteare le loro armi generando una corrente d'aria che in un battibaleno disperse la nebbia di fronte a loro, anche se, probabilmente, solo temporaneamente. Quello era il loro momento di attaccare, ma Ryoshi era rimasto come un attimo rapito dal muovere delle spade dei due... Cavoli, lui non aveva avuto nessuno ad insegnargli l'arte della spada. Si rigirò tra le mani uno dei suoi Kunai... Lui aveva solo quelli.

Forse quel momento di riflessione durò un po' troppo. Con qualche parola di incoraggiamento non ben udita da Ryoshi, il suo compagno Matsuda si era già buttato in mezzo alla mischia.
Ryoshi rimase stordito ancora per qualche secondo... Era già partito? Così? Senza decidere che fare?
E, ancora una volta, quei suoi attimi di indecisione valsero tutto. Non aveva ben capito che diavolo stava succedendo... aveva visto ombre alzarsi da terra e ferire, anche se non a morte, uno dei sicari nemici e, un secondo dopo, qualcuno teneva le braccia di Matsuda dietro alla schiena, con uno stiletto appoggiato sulla sua giugulare.


"Giù le armi o ammazzo il ragazzino! Giuro che lo faccio!"


Oddio, e ora?
Eppure, Ryoshi non potè fare a meno di notare che gli occhi del sicario non puntavano su di lui. Teneva ben d'occhio tutto il resto della compaggine, sicuramente ben più pericolosa del ragazzino Senju... Quindi... stava passando, forse, inosservato?!
Qua non ci stiamo capendo... Nessuno, nessuno, osa non notare Ryoshi Senju!

Approfittando di quell'ENORME errore del nemico, nel sottovalutare un Genin, si fece difilato dietro ad uno dei carretti, aggirando la scena. Ci mise relativamente poco, ma sperava che qualcuno dei suoi l'avesse notato e prendesse un minimo di tempo. Non aveva sentito clangore di armi a terra, quindi non si erano ancora arresi... buono.


Mi avete sentito?! A terra quelle armi!


Esitazione. L'avevano avuta anche i nemici, sperando di avere un ostaggio, nel non dover più rischiare la vita. Un errore fatale, probabilmente.

Ormai Ryoshi era in posizione, dietro ad uno dei carretti accanto alla scena, leggermente dietro al Sicario e all'ostaggio...



Uff... Devo salvare il mio amico. Non esiste che torno indietro senza un compagno... Nessuno farà la fine di mamma e papà, non finchè ci sono io in giro, costi quel che costi!



Caricando molto del suo chakra a sua disposizione sulle articolazioni delle gambe, spiccò un salto verso il nemico.
La posizione del suo arrivo, come previsto, l'aveva preso completamente alla sprovvista. Doveva seguire le indicazioni di Fuyuki-Sama: non avere esitazioni.
Arrivato quasi al punto di impatto, così, cercò di caricare una parte del suo chakra nel suo Kunai. Controllare il Chakra era una cosa che gli era sempre riuscita parecchio bene, in realtà!
Eppure, non si manifestò il classico e pallido alone bluastro, ma un paio di piccoli ed esili torrenti d'acqua incominciarono ad eruttare dall'elsa del suo Kunai, allargandone leggermente la lama...



Che diavolo...



Il Kunai si abbattè sulla testa del nemico con più forza del previsto, schiantandolo al suolo, sanguinante, mentre anche lo stesso Matsuda aveva leggermente subito il contraccolpo.

WOW! CHE FIGATA! Come diavolo c'era riuscito?



Faremo meglio ad onorare i nostri Coprifronte da vivi, amico! Forza!



Ryoshi tese una mano a Matsuda per aiutarlo.



Abbiamo ancora del lavoro da fare, no?



Il classico sorriso del Genin a trentadue denti, mentre con l'altra mano che ancora impugnava il Kunai, incredibilmente asciutto, faceva un pollice verso l'altro. Non sarà mica finita così facilmente, no?
 
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Il buio nel cuore del gelo
Settembre / 252 / Shimo no Kuni












Fuyuki, Ryoshi & Matsuda

La nebbia si sfilaccia, come la tela di un ragno colpita dal vento.
Le ombre degli aggressori si addensano intorno alla linea della carovana.
Dietro le maschere di legno le loro facce sono sorprese.

Fuyuki, la tua arma come sempre trova il suo posto. Spazza via certezze e vite in egual misura, lasciando quel caotico assalto claudicante, a non più di una spinta dal crollare.
Non devi far altro che allungare la mano... Eppure aspetti. Perché lo fai? I tuoi occhi indagano i tre genin davanti a te a cui hai lasciato il campo. Li stai soppesando? O dai loro modo di mettersi alla prova? Il tuo cervello limbico ha probabilmente una bella storia pronta, mentre la neocorteccia forse ragiona sul tuo futuro prossimo. Ad ogni modo essi sembrano cavarsela, mentre i predoni sono presi dal panico e cominciano a ritirarsi da dove sono venuti. A qualche metro di distanza su una collina del passo vedi la figura di un uomo che osserva l'assalto dalla distanza. Che sia colui che li guida? Mentre decidi cosa fare le urla degli assaliti si fanno piú pressanti.

Ryoshi, Matsuda. Volenti o nolenti sembrate aver trovato ognuno nell'altro un insospettabile compagno. Il vostro battesimo alla battaglia sarebbe potuto essere notevolmente più amaro se foste stati separati, così come il vostro primo sangue versato avrebbe potuto toccarvi ben più nel profondo. Ma è presto per dirlo. L'adrenalina dello scontro vi batte nelle orecchie, tanto che a malapena sentite le urla delle vittime intorno a voi.
Una fra tutte, vi richiama però all'attenzione. È la voce del genin che avete incrociato prima.
<< Prendete la bambina! >>



Che cosa fate?




--------------------------------------------------------------------------






Saitō


Immerso in quel caotico fiume di battaglia quasi non mi accorgo dell'incredibile maestria dello sconosciuto. Quasi.
Consapevole o meno, la mia atavica ricerca di forza e conoscenza scava intorno a me, ruba dove può. Non è semplice ossessione. È sopravvivenza.
Un istinto che condiziona ogni mio passo, ogni mio desiderio, mentre lentamente cerco la strada per onorare il mio retaggio e proteggerne il suo futuro.
Liberi dalla bruma, i miei occhi scandagliano i carri della carovana e mentre gli altri genin si gettano fra i superstiti delle lame dell'evocazione e del suo firmatario, io mi lanciò ad aiutare i mercanti e le loro famiglie. Trascino via una donna dall'abbraccio di un assalitore, spingo via un uomo prima che uno dei cavalli imbizzarriti lo travolga e poi lo vedo. Uno dei carri in fiamme e sotto di esso una bambina, probabilmente svenuta per i fumi. Sua madre che urla mentre cerca di raggiungerla fra i detriti roventi.
Non ci devo pensare molto.
Lo spazio è stretto, mi ustiono una mano mentre sposto una trave per infilarmi sotto la struttura, fra le ruote che stanno cedendo ed il carico rovesciato. La bambina é bollente, il fiato appena percettibile.
Puntello la spada nel terreno fatto fango cercando di guadagnare tempo mentre provo a spostarla. Il suo gracile corpo affonda nella terra, le fiamme divorano ogni cosa. Le faccio scudo con il mio, mentre cerco di mantenere lo spazio per farla passare.
<< Prendete la bambina! >>
Grido nel fumo.
Tossisco.
Non riesco quasi piú a tenere gli occhi aperti.













 
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view post Posted on 28/7/2021, 09:42     +1   -1
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Fuyuki Hyuga - Namida (涙)

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"Merda." fu la prima cosa che pensò, dopo aver seguito Matsuda con lo sguardo ed aver visto il modo in cui si era fatto cogliere di sorpresa. Eppure, in un primo momento non gli era sembrato tipo da esitare - in fondo, diamine, aveva combattuto quell'assalitore con una perizia che non si addiceva ad un novellino. Prima ancora che potesse rispondere al ricatto dell'uomo che aveva preso il Nara alle spalle, tuttavia, il Jonin si accorse di come Ryoshi si fosse mosso per ribaltare la situazione. Come un vero shinobi, si fece strada silenzioso sfruttando la copertura dei carri, finché non fu in grado di assalire quel bastardo, prendendolo alle spalle. Quando vide il suo kunai crepare il cranio di quel verme, un sorriso affilato e sardonico si allungò sul suo viso; ci aveva visto giusto, quei due avevano del potenziale, forse nulla da invidiare neppure al freddo e risoluto Uchiha. Ad ogni modo, però, il tempo dell'artiglieria leggera doveva giungere al termine. Allo Hyuga non era sfuggito quell'uomo che pareva dirigere l'operazione, tenendosi però a debita distanza dall'occhio del ciclone. Gli assalitori rimasti in piedi non erano molti, lui e Fukuizuna avrebbero potuto annientarli in fretta e senza troppe difficoltà... se solo una voce, un monito urgente, non avesse catturato la sua attenzione.
Si voltò appena, quanto bastava affinché il Byakugan mettesse a fuoco la figura del giovane Uchiha, intento a salvare la vita di una bambina, senza minimamente curarsi della propria. Sembrava stremato, le mani ustionate ed il peso del suo corpo come unico scudo per la piccola, per evitare che il legno del carro in fiamme le crollasse addosso.
- Fukuizuna! - la richiamò Fuyuki, così che alla donnola bastasse un istante per ripercorrere la linea dello sguardo del suo fratello per comprendere quale fosse diventata la sua priorità. Fu così che la possente creatura abbandonò la sua posizione di combattimento e, svelta, corse ad ampie falcate fino a raggiungere il Genin. Infilzò la punta della sua dai-katana sulla neve, per poi sfruttare la lama lunga più di due metri come leva per sollevare il carro e creare una scappatoia per il ragazzo e la bambina.
- Svelti, allontanatevi. - proferì lei laconica, senza curarsi minimamente della reazione della più piccola - che, dopo essere stata salvata da un inferno di fuoco, si era ritrovata al cospetto di una donnola di tre metri in grado di parlare, come fosse un essere umano.
- Matsuda! Ryoshi! - richiamò anche la loro attenzione Namida, indicando con un cenno del capo la direzione presa da Fukuizuna - Occupatevi dei feriti e dei civili, aiutando l'Uchiha e Fukuizuna. Di questi figli di puttana... - e così, il suo sguardo si spostò verso i nemici rimasti ancora in piedi. La bruma non si era ancora riformata e ciò gli avrebbe fornito una finestra di tempo abbastanza ampia per porre una pietra tombale su quel maledetto assalto. Li contò, erano in sette - compreso, ovviamente, l'uomo rimasto in disparte. Lasciò scivolare la mano sinistra sul rotolo delle armi e, non appena l'ebbe aperto, la mano destra compose un sigillo affinché una coltre bianca lo nascondesse agli occhi degli assalitori. Sfruttando la copertura offerta dal fumo, unì le mani così che un kage bunshin apparisse con un puf alle sue spalle.

... mi occupo io.

Si svolse tutto in una manciata di secondi. Dal fumo una tempesta di shuriken roteanti si abbatté sui nemici. Non si trattava di un'offensiva particolarmente potente - questo avrebbero pensato, finché non avrebbero sgranato gli occhi. In un istante, gli shuriken si erano moltiplicati, rivelando il tranello dello Shuriken Kage Bunshin no Jutsu. Soltanto uno di loro venne investito in pieno dalla Tecnica, gli altri invece furono in grado di reagire prontamente e balzare all'indietro, evitando la pioggia di metallo che si conficcò sulla neve come per formare una linea di confine. Nel fare ciò, però, nessuno di loro si era accorto che una manciata di kunai a tre punte si era conficcata nei tronchi della flora locale alle loro spalle. Non appena il fumo si fu diradato, gli assalitori avrebbero visto il Jonin impegnato a comporre una lunga serie di sigilli con le mani. Doveva trattarsi di un nuovo e micidiale Jutsu - ma in realtà, si trattava del bunshin che aveva lasciato lì affinché i loro occhi rimanessero impegnati sull'aura di una minaccia imminente. Fu proprio in quel momento che, come un demone risalito dagli inferi per reclamare le anime di quei vermi, la Lacrima Cremisi si trasportò alle loro spalle sfruttando l'Hiraishin. In una manciata di secondi si sarebbe preso la vita di cinque di loro, limitandosi a trasportarsi sul sigillo di uno dei kunai, scegliendo ogni volta quello dalla cui posizione avrebbe potuto colpire in silenzio ed in maniera letale. Caddero al suolo privi di vita, in una pozza cremisi che insozzò il meraviglioso manto candido accumulatosi per terra - senza avere né il tempo di urlare, né quello di fuggire o di implorare per la salvezza della loro anima. Rimasto solo il presunto leader della banda di mascherati, Fuyuki corse in sua direzione ed ingaggiò un breve combattimento corpo a corpo - il quale si concluse nel preciso istante in cui, dopo averlo messo con le spalle contro la corteccia di un tronco, lo Hyuga non lo colpì con un calcio sulla mandibola, spezzando l'osso, facendo saltare una dozzina di denti e facendo urtare con violenza la testa di quel bastardo contro il legno.
Aveva deciso di tenerlo in vita, così da poterlo interrogare in seguito e, magari, scoprire qualcosa in più circa la natura di quell'assalto; del resto, era assai improbabile che quei vermi avessero scatenato quell'inferno soltanto per della merce... e anche in quel caso, non avrebbero avuto bisogno di una maschera per celare la loro identità. Da chi intendevano nascondersi realmente? Ad ogni modo, si limitò a lasciare il proprio clone di guardia al prigioniero, certo che al suo risveglio avrebbe ottenuto le risposte alle quali la sua mente anelava. Poi, riposta la propria katana dentro al fodero, corse per raggiungere Fukuizuna e i tre Genin, impegnati nel mettere in sicurezza i civili tra lo schieramento della carovana.
 
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view post Posted on 30/7/2021, 07:26     +1   -1
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Si ritrovò con la faccia nella neve. Qualcosa l'aveva colpito? No, avevano colpito il suo assalitore e aveva accusato l'urto visto la vicinanza. Si portò una mano alla gola istintivamente, poi fissò il palmo della mano. Niente sangue. Era vivo.
Tutto fu chiaro quando si voltò e vide il farabutto inerme al suolo, dietro di lui Ryoshi teneva un kunai che emetteva getti d'acqua e chakra mentre stava ancora in posa dinamica dopo la rincorsa.
Il compagno lo aveva salvato e ora gli tendeva una mano amica per rialzarsi.

Faremo meglio ad onorare i nostri Coprifronte da vivi, amico! Forza!

Grazie Ryoshi...

Con un filo di voce. Il suo compagno genin del quale fino a poco prima ricordava a stento il nome, gli aveva salvato la vita e ora lo stava aiutando a rialzarsi. Con una semplicità disarmante lo spronò a farsi forza, tutto reso più marcato dalla sua giovane età.
In piedi Matsuda lo guardò da vicino, erano quasi della stessa altezza nonostante l'altro fosse più giovane di diversi anni, e la cosa gli fece provare della vergogna. Tratto in salvo da un bambino senza peli sul mento, probabilmente manco in petto, ma doveva rimproverare solo se stesso per aver tergiversato. Uno shinobi si valuta da come agisce sul campo e non dall'età anagrafica, Ryoshi si era comportato molto meglio in quella situazione. Doveva accettarlo.

E lo fece.
Strinse con più forza il pugno del compagno, avvicinandosi ulteriormente al suo viso. Lo guardò con occhi riconoscenti e pieni di voglia di redimersi. Ricambiò il sorriso e rispose al gesto dell'amico alzando anche lui il pollice della mano.

"Ti devo la vita, amico. Ora... Aiutiamo questa povera gente, forza!"

Disse quell'ultima parola con la stessa intonazione con la quale lo stesso Ryoshi l'aveva usata poco prima, quasi gridando e riversando in essa tutta la propria gratitudine e ammirazione. Questo insegnavano all'accademia, questo era lo spirito di Konoha: un singolo ramoscello può torcersi o spezzarsi, ma un più rami uniti insieme possono sopportare anche il peso più grande, un grande albero inamovibile.

Da lontano giunsero con fermezza le parole di Fuyuki, richiamando l'attenzione verso la carovana ancora avvolta dalle fiamme. Matsuda fece un cenno col capo al compagno vicino e scattò verso uno dei carri, quello più avvolto dalla stretta dell'incendio. Lì vide l'alta donnola usare la sua arma come leva per sollevare quel che rimaneva del mezzo di trasporto, ormai un misto di legna e fuoco privo di forma. Da quella struttura amorfa uscì un piccola bimba impaurita, ma per fortuna incolume. Corse in lacrime verso la madre che le accorreva incontro, si strinsero in un abbraccio amorevole più caldo del freddo di quella terra.

Il Nara allungò una mano e tirò fuori l'Uchiha che per primo si era precipitato a salvare la bambina, tossiva ed era annerito dal fumo. Lo aiutò a sgattaiolare fuori scivolando tra fango e neve.

"Sei stato bravo Uchiha! Avanti, rimani cosciente... la piccola è salva...", disse mentre gli tirava qualche leggera sberla sulle guance. Anche lui era giovane, più o meno un coetaneo del Senju. Non era in pericolo di vita ma di certo non si era risparmiato fino a quel momento.
Nel frattempo la maggior parte dei civili si stava allontanando dall'inferno di fuoco, sembravano tutti più o meno al sicuro dalla voracità del falò. Qualche uomo con un po' di coraggio, o semplicemente per non perdere tutta la propria fortuna, cominciò a gettare neve e ghiaccio sulle fiamme cercando di sedarle. Matsuda fece lo stesso, incurante dei fumi e del calore.

"Ryoshi! Ci serve il tuo Jutsu Suiton! Presto!", gridò. Senza voltarsi, aspettando l'agire del suo valido alleato.





 
 
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view post Posted on 4/8/2021, 23:59     +1   -1
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Quasi non si rese neanche conto delle parole che venivano pronunciate dal suo compagno. Mentre alzava il compagno da terra, il suo sorriso si stava piano piano spegnendo.
Il suo sguardo, nel guardare il compagno, aveva incontrato lo sguardo morente del suo nemico.
Effettivamente era la prima volta che si trovava nel mezzo di un combattimento reale, in cui non si combatteva per addestrarsi, bensì per sopravvivere. Aveva dovuto scambiare la vita del nemico per quella di un suo compagno. Era uno scambio saggio e pensato, ovviamente, ma comunque pesante per un ragazzino di dodici anni come Ryoshi...

Le parole del suo compagno risultavano vuote e senza senso, mentre lui continuava a ragionare sugli atti che aveva compiuto. Come aveva manipolato il suo Suiton per un combattimento corpo a corpo. Aveva reso il suo Kunai un'arma letale in un secondo. A testimoniarlo quel cranio nemico sfracassato...



Eppure. Ho fatto la decisione giusta? La vita di un mio compagno vale questi atti? Probabilmente sì. Dopotutto è questa la gloriosa Volontà del Fuoco che la mamma e il papà andavano professando, no? Ho difeso un membro del mio Villaggio che non poteva farlo da solo. Sì, doveva essere così...


Ryoshi!


Una voce determinata, decisa, lo svegliò dal suo torpore. Si diede due forti schiaffi sulle guance, come per svegliarsi al mattino, girandosi verso i compagni. Si era perso un po' della vicenda, ritrovandosi al punto in cui Matsuda lo chiamava, alla ricerca del suo aiuto con il Chakra Acquatico.
A voce alta disse, mentre correva verso i compagni.


Ci penso io, amici! Credo... Il dottore è qui, Uchiha!


Con il suo classico sorrisone, che però ora nascondeva un'ombra non visibile, interiore, dopo il suo primo omicidio, si avvicinò al corpo dell'Uchiha parecchio ustionato. Estraendo ancora una volta il suo Kunai, lo ricoprì d'acqua per poi farlo scorrere sulle ferite del compagno.


Meglio, amico?!
 
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view post Posted on 5/8/2021, 10:45     +1   -1
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Il buio nel cuore del gelo
Settembre / 252 / Shimo no Kuni












Ryoshi & Matsuda

Testimoni ed in parte protagonisti vi destreggiate come potete fra quell'assalto e la sua imminente risoluzione. Il vostro è stato un battesimo inaspettato ma che poteva finire molto molto peggio. Lo confermano le urla degli altri genin rimasti feriti durante il combattimento o dalle esplosioni. Dal sangue versato sul manto nevoso, dalle mercanzie date alle fiamme.
Siete entrambi salvi ed entrambi avete fatto la vostra parte.
L'uchiha che tirate fuori dal carro vi guarda con occhi indecifrabili. Le sue iridi hanno perso il rosso rubino di poco fa, lasciando al suo posto un nero cenere che richiama i lunghi capelli lisci.
<< Aiutate gli altri, sto bene. >>
Vi dice senza perdersi in più convenevoli del dovuto, mentre rimane a terra ancora alcuni attimi come a raccogliere le energie.
Intanto, intorno a voi, i mercanti cercano di domare le fiamme e raccogliere i cavalli. Maestro Nishida vi raggiunge concedendovi un breve cenno d'intesa. É sporco di fumo e sangue, ma sembra che sia riuscito a riportare ordine alla testa della carovana. Non siete lontani da ristabilire la calma.

Fuyuki

Dietro la maschera di legno e l'armatura tradizionale, l'uomo a capo dell'assalto non è una minaccia più pericolosa di quella che sono stati i suoi uomini. Almeno per te.
La sua difesa cede velocemente il passo al tuo corpo a corpo incalzante. Quando ti volti verso la carovana vedi il massacro di cui sei stato portatore e la volontà del fuoco manifesta nei genin e negli uomini che hai lasciato fra i carri. Era qualcosa che ti era intimamente mancata forse.
Ora che la minaccia è sventata devi scegliere attentamente cosa fare. Nishida ti ha riconosciuto ed anche qualcuno degli altri probabilmente.
La notizia della tua riesumazione non tarderà a spargersi per Konoha, almeno che tu non faccia qualcosa.

Ragazzi, questo è stato il mio ultimo post di pseudo narratore. La minaccia è sventata. Poco più avanti sulla via c'è uno dei pochi avamposti del paese del gelo, e potrebbe essere un buon posto per rimettersi in sesto. Il capo della banda può ovviamente essere interrogato, anche se con la mandibola rotta bisognerà trovare un metodo alternativo alla parola per fargli dare qualche informazione. Nel caso inserirò un paio di righe come risposta alle vostre domande.





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Saitō


Il caldo abbraccio del fuoco era qualcosa a cui ero abituato, eppure, mentre il legno in fiamme bruciava la mia schiena mi ritrovai ad ammettere con me stesso che non ero ancora addestrato a resisterne al dolore.
Il fumo stesso, denso e scuro che ci si poteva nascondere dentro, aveva assediato il mio volto, rendendo ogni respiro più difficile del precedente.
Scacciai i miei compagni con garbo, lasciando che si occupassero di chi davvero aveva bisogno di aiuto, mentre seduto nella neve osservavo le fiamme e rimettevo in ordine le idee.
Mio padre era un sublime manipolatore del fuoco. Tutto il clan lo sapeva.
Alcuni dei sui Justu erano letteralmente in grado di avvolgere il campo di battaglia in un inferno di fiamme. Come si sopravviveva a tecniche del genere se anche un misero fuocherello poteva devastare un carro ed essere potenzialmente letale per chiunque?
Era probabile che fosse questo uno dei motivi per cui eravamo così temuti, oltre al nostro doujustu.
Quel pensiero dettato dalla confusione si fece da parte, mentre mi alzavo da terra e notavo come la situazione si stesse normalizzando. Guardai sensei Nishida per un attimo, per poi seguire il suo sguardo sulla figura in lontananza. Lo shinobi che era intervenuto per salvarci.
Fra me e lui una distesa di corpi senza vita.












 
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view post Posted on 6/8/2021, 09:50     +1   -1
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Fuyuki Hyuga - Namida (涙)

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Un vero peccato. Questo pensò, mentre con la mano destra cingeva il collo della sua vittima. Quell'uomo avrebbe potuto rappresentare una preziosa fonte d'informazione per fare luce fra le tenebre che avvolgevano quell'assalto, trascinandolo in una nebbia di mistero. Con la mandibola rotta, tuttavia, non c'erano speranze che quel pezzo di merda vuotasse il sacco con metodi convenzionali. In quella situazione, vi erano due modi in cui Namida poteva ottenere ciò che desiderava, ma ognuno di essi nascondeva risvolti che non era disposto ad accettare. Il primo prevedeva l'utilizzo del sigillo che aveva segretamente sviluppato, la Dominazione del Fuoco: un'arma troppo preziosa per essere esibita in quel luogo, davanti agli occhi e al giudizio di Nishida e dei Genin sotto il suo comando. Il secondo, invece, vedeva quel bastardo imprigionato e condotto nel cuore di Konoha, là dove le autorità competenti avrebbero sicuramente potuto ottenere le informazioni che desideravano; tra queste, però, l'uomo avrebbe potuto rivelare anche di essersi imbattuto in una figura conosciuta, in un demone che ricalcava i tratti salienti di Namida, la Lacrima Cremisi. Per quanto curioso potessero essere lui e i Genin che avevano appena visto un assaggio d'inferno, dunque, non avrebbe mai messo a repentaglio la segretezza dei suoi mezzi, né la sua copertura. Non era ancora il momento adatto affinché il Consiglio venisse a conoscenza del fatto che il frutto della loro idiozia fosse ancora vivo e pronto ad azzannarlo alla gola, senza pietà. Così, di fronte agli occhi attoniti dei presenti, pollice e medio della mano destra affondarono nella carne del pover uomo, strappando di netto entrambe le carotidi. Si spostò di lato, giusto in tempo per evitare che i fiotti di sangue gli sporcassero il volto, nascosto dal cappuccio del suo mantello. Si consumò tutto nel giro di pochi secondi, ai cui termine Fuyuki abbandonò al suolo il corpo della sua vittima, la quale aveva smesso di muoversi compulsivamente mentre assaporava il terrore dei suoi ultimi istanti, prima della fine. Lo gettò sulla neve, con lo stesso riguardo con cui si lancia per terra un giocattolo non più funzionante.

Poi, il suo occhio perlaceo si girò a cercare lo sguardo dei suoi compaesani. Dei suoi compagni, uomini che avevano combattuto strenuamente per evitare che dei civili venissero brutalmente massacrati e la carovana, infine, totalmente annientata. Passò in rassegna lo sguardo di ognuno di loro, avvertendo una scarica d'adrenalina lungo la schiena, un sentimento di nostalgia che lo portò indietro nel tempo di diversi anni, al giorno in cui aveva guidato come Generale una delle divisioni dell'esercito dell'Alleanza, schierata nei domini della Nuvola per combattere Watashi. In tanti, troppi, erano morti sotto il suo comando. Assassinati da sua sorella Ayame, il cui spirito era finito tra le lunghe, lugubri dita del Dio Divoratore. Lui l'aveva uccisa, aveva posto fine alla vita di sua sorella, soltanto per evitare che altri tra i suoi uomini e compagni morissero per mano sua. Quel giorno, in molti avevano visto ardere in lui non soltanto un demone, ma un portatore della Volontà del Fuoco e del suo personale nindo, il dovere del sacrificio. Anche Nishida, che durante la battaglia di Kumo aveva offerto il suo cuore sotto la sua guida.
In quel momento, negli occhi di quei ragazzi in piedi tra sangue, cenere e cadaveri, avvertì la stessa devozione. Avevano combattuto bene e senza risparmiarsi, in particolar modo il sensei Nishida e i tre Genin che lo avevano affiancato nei frenetici minuti precedenti. Passò in rassegna lo sguardo di ognuno di loro, incontrando uno spettro ampio e ben sfumato di emozioni diverse: adrenalina, paura, sollievo, determinazione, grinta, rammarico. Quei ragazzi erano come cera da plasmare per ottenere una composizione solida ed armoniosa, ma tutti loro possedevano il potenziale per servire degnamente la Foglia e diventare a loro volta custodi della Volontà del Fuoco, esattamente come lui. In particolar modo, il suo occhio sinistro si posò su quelli dell'Uchiha, così simili come così diametralmente opposti al suo. Fra tutti, al momento, quel giovane aveva sfoggiato un potenziale incredibile... ed un occhio esperto come il suo avrebbe capito che quel risultato non era soltanto frutto del nome della famiglia che pesava sulle sue esili spalle.

Ad ogni modo, quando il caos si fu placato, Fukuizuna scomparve in una piccola coltre biancastra. Recuperati i kunai dalla corteccia degli alberi innevati, il Jonin si avvicinò al gruppo capitanato da Nishida. Mentre i suoi passi affondavano nella neve insozzata di cremisi, strinse il cappuccio al volto, per evitare che altri lo riconoscessero, oltre al suo parigrado e, forse, ai tre Genin che avevano combattuto al suo fianco. Come aveva già concluso in precedenza, non poteva permettere che la notizia della sua apparizione arrivasse alle orecchie del Consiglio. In qualsiasi altro caso, avrebbe eliminato ogni testimone senza pensarci due volte; quella però era la sua gente e gli uomini che avevano combattuto con lui i suoi compagni. Avrebbero dovuto fidarsi di lui, così come lui di loro. Quando ebbe terminato di azzerare le distanze con il Jonin, il volto ogni tanto illuminato da una corona ardente che bruciava sulla punta della sigaretta che stringeva tra le labbra.
- Essendo già passati di qui, immagino conosciate la zona. Più avanti, troverete un avamposto militare delle truppe del Gelo. Lì, avrete modo di rifocillarvi, riprendere le forze e riorganizzare la carovana, prima di riprendere la marcia verso Konoha. Io vi scorterò a debita distanza, finché mi sarà possibile procedere. Tuttavia, Sensei Nishida, necessito di un favore da parte tua. - la voce calma, colma della fiducia che si accorda ad un compagno di lunga data. Forse, tra le mura di Konoha, Nishida era uno dei pochi che poteva realmente testimoniare la devozione di Fuyuki verso il villaggio, motivo che negli ultimi anni lo aveva portato a girare il mondo per distruggere una volta di tutte il nome di Kai [X] e la sua eredità, l'organizzazione conosciuta come Kirinaki. Era stata la stessa Akane Uchiha, in pubblico, ad affidargli quel pericoloso incarico... e se dopo quattro anni si era fatto di nuovo vivo, significava forse che l'eroe conosciuto come Ninja Dorato fosse finalmente morto e il suo lascito disperso?
- Lo stesso vale anche per voi. Matsuda, Ryoshi... e tu, giovane Uchiha. C'è un motivo per il quale mi credevate morto. È lo stesso motivo per il quale è vitale che le cose rimangano così al villaggio, almeno per il momento. So di dovervi delle spiegazioni, ma vi chiedo di pazientare e di mantenere il silenzio circa la mia identità. Incontrerò voi quattro quando sarete pronti, non troppo distante dall'avamposto in cui riposerete. C'è un piccolo Tempio abbandonato, a pochi minuti in direzione sud-ovest. Mi troverete lì ad attendervi... e lì, vi spiegherò ogni cosa.
Avrebbe atteso il loro responso, prima di sparire in un battito di ciglia, allo stesso modo in cui era apparso per salvare la vita del sensei Nishida.

 
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view post Posted on 8/8/2021, 10:26     +1   -1
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Attacco sventato. Fiamme sedate. Civili al sicuro. Lo sparire della donnola in una piccola nuvola biancastra arrivò come un gong che sancisce il termine di uno scontro. Sembrava essere tornata la calma, magari effimera ma bastava anche solo l'illusione di una relativa tranquillità a rasserenare l'animo della povera gente che aveva assistito a quell' inferno.
Mentre le persone si abbracciavano e racimolavano ciò che era rimasto dei loro averi, Fuyuki si avvicinò alla carovana ma stando ben attento a non attirare troppa attenzione su di se. Per sua fortuna il caos della battaglia aveva celato il suo massacro agli occhi dei più, ma non a quelli dei suoi improvvisati compagni.
Sembrava avere sempre un piano di scorta pronto, come poter contraddire le sue parole in quel momento, di certo non lo avrebbe fatto Matsuda e nemmeno i suoi parigrado e a quanto pare anche il jonin Nishida acconsentì a tutto con un rapido cenno del capo. A quel punto la Lacrima Cremisi si dileguò nell'ombra, come era apparso. Come uno spettro.
Nelle sue ultime parole però non vi era solo apprensione per la sorte delle genti sui carri, non vi era solo puro e sincero interesse per i suoi colleghi, se ancora così li reputava, vi era un briciolo di tensione. Un segreto che voleva e doveva a tutti i costi mantenere e l'imprevisto nel quale si era appena imbattuto lo aveva evidentemente minato.

Alcuni dei carri erano ormai irrecuperabili e vennero abbandonati, chi non aveva più un posto dove ripararsi trovò asilo sedendosi sulle ginocchia di qualche suo fratello oppure semplicemente marciando al fianco dei cavalli. Nel buio della notte il gruppo ripartì lentamente, come una lunga serpe che strisciava a fatica.
Nishida in testa a quella lunga creatura ferita apriva al strada con lunghi passi, ogni tanto si voltava e cercava con lo sguardo i genin ai suoi ordini che avevano il compito di controllare i fianchi e la coda.
Per fortuna dopo meno di un'ora si scorsero oltre la foschia delle luci rosse e tremolanti, pochi metri e ad unire quelle fiaccole apparve una fortificazione. Erano giunti all'accampamento delle milizie.

Nishida si avvicinò al cancello e raccontò dell'attacco alle guardie, naturalmente sorvolò sul misterioso alleato spuntato dal nulla...
Gli uomini del Paese del Gelo, capita la situazione, si affrettarono ad aprire le porte del piccolo forte e mostrarono una disponibilità ammirevole. Fornirono cibo, coperte e medicazione per i feriti; in poco tempo la gente cominciò a tirare qualche sospiro di sollievo.

Matsuda fu assegnato ai cavalli, doveva legarli e nutrirli. Lo fece senza obiettare e poi ci sapeva fare con gli animali. Un tempo i Nara erano un clan di cacciatori ma da tempo ormai erano diventati dei protettori di tutta la fauna dei boschi, non solo dei cervi con i quali erano più soliti essere accostati.
Anche agli altri genin vennero assegnati dei compiti, dall'aiutare i feriti ad occuparsi delle riparazioni dei carri.

Mentre legava l'ultimo cavallo nella stalla, i suoi pensieri erano tutti per le ultime parole di Fuyuki e quel tempio abbandonato che aveva menzionato. Cercò con lo sguardo i suoi compagni, sicuramente anche loro avevano simili pensieri nella testa.
Quando la situazione fu sotto controllo, il jonin chiamò il trio di giovani e andò a parlare col capo delle milizie. Disse che avrebbe fatto un giro di ricognizione senza allontanarsi troppo, portandosi con sé tre dei suoi uomini. Il sergente della milizia non ebbe niente da obiettare e si limitò a raccomandare prudenza.

Matsuda, Ryoshi e Saito, guidati dal sensei Nishida, tornarono a riaffondare i piedi nella neve, dirigendosi verso sud-ovest. C'era un silenzio pesante in quella marcia, il Nara avrebbe voluto chiedere tanto ai suoi compagni o al jonin ma preferì tacere sapendo bene che nessuno di loro poteva dare una risposta esauriente. L'unico uomo che poteva placare la loro curiosità li stava aspettando al termine di quella camminata.

Quando il gruppetto arrivò all'ingresso del tempio abbandonato l'aria era fredda e oltre i bianchi picchi l'aurora del mattino cominciava a dare forma alle ombre della notte.







 
 
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