I due shinobi arrestarono la loro corsa, non appena il Tenshi ebbe incrociato il loro percorso. Il cadavere recuperato appariva in buone condizioni - salvo per le ferite collezionate durante la battaglia, chiaramente. Kuma non riuscì a rintracciare segni di manomissione evidenti, in apparenza quel corpo era praticamente immacolato dal loro punto di vista, così come le armi in possesso di Yamada; certo, la kunoichi aveva recuperato un campione di capelli dalla chioma del nemico, ma questo era un dettaglio del quale nemmeno una squadra medica addetta all'autopsia avrebbe potuto rendersi conto. Kuma però si bloccò, per un paio di istanti, come per provare a sondare l'anima della sua interlocutrice da dietro la sua maschera da Orso... ma in quella situazione ogni sospetto, piccolo o grande che fosse, non poteva che crollare davanti all'evidenza schiacciante dei fatti. Sigillato il cadavere in un rotolo che riportava strani sigilli, l'ANBU lanciò un ultima occhiata a Yurei.
- Come immaginerai, una sosta più duratura del previsto non rientra tra le licenze che ci sono state concesse. A questo punto, ritengo annullata la tua precedente richiesta... ma riporterò comunque queste tue ultime parole all'attenzione della Tsuchikage, Tenshi. - poche parole dunque, per ringraziarla della collaborazione e congedarsi. Si era comportato esattamente come Mira si era aspettata e da lì, sarebbe stato facile per ricongiungersi con il resto del suo team e fare ritorno alla Roccia celermente e in silenzio. Quanto al resto, era di quella donna l'onere e l'onore di mettere la parola "fine" su quella guerra fratricida. Tornata a Seiryu, avrebbe scoperto che le sue truppe avevano messo in fugga gli Akuma ancora rimasti in vita. Kakumei, Zugai, Jou, tutti loro erano ancora vivi, sani e salvi. Una delegazione di un paio di uomini era stata inviata nell'isola gemella e questa tornò giusto in tempo, un paio di minuti dopo l'arrivo del Tenshi. Da Byakko giungeva voce che i soldati del Comitato avevano disertato e che dunque, a quel punto, nessuno avrebbe ostacolato la conquista di Orion.
Nel frattempo, a Genbu
Gli occhi smeraldini di Makiko trasudavano ansia e paura. Seduta nell'ufficio di Ryuzaki, lo aveva osservato per diverse ore. Il Daimyo non aveva distolto lo sguardo da una pergamena aperta sulla scrivania, nemmeno per un secondo; quale fosse la funzione di quei simboli d'inchiostro nero, così come del sigillo cremisi che svettava al centro della stessa, illuminato dal chakra, rimaneva un mistero. Tuttavia, poco prima che le luci dell'alba filtrassero attraverso le tende della stanza, quella traccia di energia si era spenta, volatilizzandosi nel giro di un istante come polvere. Da quel momento, il panico si era impadronito del viso del grande Re Dominatore e del suo braccio destro, convocato subito dopo in segreto. I due uomini si erano parlati per un paio di minuti usando un linguaggio criptico e vago, senza far comprendere alla fanciulla cosa fosse realmente accaduto. Poi, le iridi della ragazza si posarono sulle mani dei due. Heiji prese in consegna qualcosa da Masao, quella che sembrava essere una piccola capsula. Quale fosse il suo contenuto, impossibile dirlo. Poi, non appena l'uomo ebbe abbandonato lo studio, Masao Ryuzaki afferrò con decisione la mano della giovane, per condurla in fretta lontano da quella stanza.
- Makiko, mia dolce Makiko. Dobbiamo fuggire, abbandonare in fretta questo posto. Tra non molto non saremo più al sicuro, a Genbu.- Aspetta, Masao... cosa sta succedendo? - gli domandò la più piccola, puntando i piedi sull'uscio e strattonandolo per la mano.
- Non capisci? Entro mezzogiorno, il Tenshi verrà a reclamare le nostre teste.Come poteva esserne così sicuro? No, c'era qualcosa che mancava all'appello, che Makiko non poteva valutare. Non era una kunoichi, per lei quel mondo di armi, pergamene e sigilli appariva ignoto, misterioso, criptico, inafferrabile. Tuttavia, capì che doveva fermare il Daimyo e destarlo in qualche modo dal suo proposito di abbandonare Genbu, in qualsiasi modo. Capì che, finalmente, era arrivato il
suo momento. Senza pensarci due volte, si mise in punta di piedi per baciarlo. Lo avvolse in una stretta calda e passionale, che l'uomo ricambiò con altrettanta foga. La scaraventò contro una parete, ma prima che i suoi impulsi potessero prendere il sopravvento, questa sgusciò via. Si allontanò maliziosa verso le stanze private del Daimyo. Quando quest'ultimo fu entrato, dopo un paio di secondi, la trovò seduta sul bordo del letto. Privata degli indumenti a protezione del torso, il seno piccolo ma ben formato nudo sotto il suo collo fine. Lo invitò a farsi avanti con l'indice della mano destra, iniziando a sfilare ciò che ancora rimaneva a coprire il suo sesso.
Utsunomiya - Tetsu no Kuni
29 Giugno 251
Finalmente, l'uomo aveva terminato di consumare il pasto. Soltanto allora, incrociò finalmente gli occhi della fanciulla come i suoi, bianchi, perlacei come la faccia della luna nel momento del suo massimo splendore.
- Dunque, facciamo il punto della situazione. Sei una donna - anzi, una ragazzina - che non è in possesso di nessun particolare potere. A differenza di tua sorella, non hai nemmeno nozioni basilari su come usare il chakra. Però, intendi assassinare un capo di stato per vendicare la sua morte. Come?- Non importa come. Lo farò, a qualsiasi costo.Lo sguardo di lui si fece serio. Povera, ingenua ragazza. Decisa a volersi gettare tra le fauci del lupo, in un'arena in cui lottavano leoni ben più possenti e feroci di lei. Mira aveva già dichiarato la sua intenzione di spodestare Ryuzaki, mandare lì una mocciosa poteva significare soltanto una cosa. Condannarla a morte. Ma del resto, aveva già tentato di dissuaderla dal suo intento. Non era nemmeno la prima volta, a dirla tutta - ma sicuramente, sarebbe stata l'ultima. A quel punto, l'uomo si mise in piedi, svettando per altezza rispetto alla più piccola, ancora seduta sul bordo del letto. Allungò la mano verso il borsello per prendere un kunai, mentre stanco trascinava le ossa della gamba destra per ridurre la distanza che lo separava da lei.
- Cosa stai facendo?Sembrò preoccupata, ma prima che potesse anche muovere un muscolo lui le fu addosso. Si ritrovò stesa sul letto, il peso dell'uomo che le schiacciava i polsi e le gambe, impedendole la fuga. Poi, qualcosa di strano. Lui la baciò, senza darle il tempo di realizzare cosa stesse accadendo. Per qualche strana ragione lei non oppose resistenza, lasciandosi guidare. Poi, sentì il tocco freddo del coltello sulla mano; Kirai glielo lasciò in custodia, stringendo le dita di lei a pugno sulla sottile impugnatura. Poi, con la sua mano, guidò quella di lei finché la lama non si fu trovata con il lato acuminato a contatto con la pelle nuda del collo dell'uomo. Lui sorrise, guardandola avido, quasi sfidandola a tagliargli la gola. Lei non lo fece... e fu allora che lui la afferrò per il collo, dolcemente, mentre la mano sinistra, bendata, si intrufolava con sapienza sotto le sue vesti. La guardò e in quegli occhi meravigliosi, riuscì a vedere il fuoco che le bruciava dentro.
- Insegno, Makiko.Lui se ne rese conto soltanto all'ultimo. Poco prima che l'impeto lo portasse ad entrare dentro di lei, la fanciulla aveva stretto un pugnale con la mancina, nascosto fino a quel momento sotto la sua gonna. Provò ad affondare il colpo al collo, ma l'uomo reagì e la lama si conficcò invece sulla spalla destra, tra il processo acromiale e la base della nuca. Questa si insozzò del sangue del Daimyo, il quale esitò per un secondo a causa del dolore e della sorpresa. Fu allora che Makiko tentò di mettere in attimo gli insegnamenti del signor Duren. Provò ad usare il manico del pugnale per forzare Ryuzaki a cadere sul letto prono, ma a questo bastò un istante per far crollare ogni ambizione di quella vipera. Tutto si svolse nel giro di pochi momenti, ma quando gli occhi del Re la colsero, ogni forza la abbandonò. Anche quel controllo durò soltanto per un secondo, ma tanto bastò all'uomo per cingere il collo della fanciulla in una morsa letale.
Tu... maledetta puttana!
Con tutta se stessa, Makiko provò a divincolarsi. Ma quell'uomo era pesante, tanto quanto Kirai. Il suo tocco però non era leggero, né passionale. Nei suoi occhi non vi era il riflesso di un animo comprensivo, né audace... ma soltanto la follia di un Re ormai caduto, consumato dalla paura e dalla follia. Fu quello l'ultimo volto che gli occhi di Makiko Fujimoto videro, mentre il fuoco dentro di essi si spegneva. Con esso, faceva la stessa fine anche il suo desiderio di vendetta...
... e la promessa che lui le aveva fatto. Di incontrarsi lì, a Maigo, quando tutto sarebbe finito. Lei si era innamorata perdutamente di lui, dopo quel giorno. Dopo qualche mese, aveva smesso di ricevere sue notizie. Ma a quel punto, quando il suo corpo smise di dimenarsi, anche quella remota speranza si spense. Sul volto terrorizzato della giovane, lacrime ed il sangue dell'uomo che aveva tentato di uccidere. Una smorfia amara, di chi aveva realizzato solo in quel momento la verità.
Avrebbe dovuto seguire il consiglio del signor Duren.