Shinku 深紅 - Cicatrici Indelebili, Quest Apprendimento Tecniche FM per Vale93ba

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view post Posted on 10/4/2021, 22:13     +1   -1
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Operazione perfettamente riuscita. Sapeva perfettamente che adesso sarebbe servito del tempo per squarciare quel velo di tenebra al quale era stato imposto, ma questo gaudio pensiero non ammortizzava affatto il dolore per aver perso per sempre sua madre. Si. Senz'altro Uchiha Reina, donna e madre molto amata, avrebbe desiderato quell'epilogo, specialmente perché quel dono così grande era stato destinato al primogenito e avrebbe permesso a quest'ultimo di proteggere la sua famiglia e i suoi due fratelli.. ma questo non era un palliativo. Anzi, pensarla in questa maniera e pensare sua madre dentro quella cassa di legno che nemmeno poteva vedere faceva più male.


grave


Era pieno giorno quando furono svolte le funzioni per la sepoltura del corpo. I medici che lo avevano operato con successo avevano prescritto delle fastidiose gocce che ogni mattina Hayato era dedito a somministrargli e avevano ammonito il ragazzo dallo sforzare la vista per i primi tempi, specialmente esponendo a luce intensa. Quella luce sembrava quasi cercare di prepotenza un passaggio attraverso quella spessa benda nera, quella mattina. Hayato lo teneva per mano mentre ad accompagnare quei momenti tristi si susseguivano i singhiozzi mal trattenuti di Ren, che non si dava pace per la morte di sua madre. Dei tre era quello più sensibile alla mancanza, probabilmente perché più piccolo. Era strano e penoso sentirlo piangere, proprio lui che sprizzava di vivacità. Suo padre doveva essergli accanto, a sostenerlo in quel pesante lutto. Hayato d'altro canto stava mostrando un autocontrollo davvero invidiabile, molto simile a quello del maggiore. Era cresciuto davvero tanto.
E suo padre? Curioso, spinto dal desiderio di vedere per un ultimo saluto la sua cara mamma, senza farsi accorgere da Hayato aveva sollevato un po' la benda e la scena che intravide appena all'ombra della stoffa fu dolorosa. Shin sostava in ginocchio davanti alla cassa lavorata della moglie, prostrato, probabilmente distrutto. La mano era poggiata su di essa, proprio vicino a degli splendidi fiori, bianchi come la purezza dell'animo della donna e rossi come l'amore che i presenti provavano per lei. Piangeva? Pregava? No. Non era tipo da pregare. Probabilmente stava nascondendo il suo dolore con quel gesto, perché in fin dei conti lui non l'aveva mai abbandonata e fino alla fine aveva lottato per tirarla fuori dall'incubo che aveva vissuto. Da solo. Dimentico da tutti.
Faceva male. Anche la testa prese a vorticare e dopo un momento di buio ecco che improvvisamente spalancò gli occhi, incontrando il soffitto ligneo di camera sua. Un sogno?



CITAZIONE
Cominciamo questa breve ma appassionata avventura. Come avrai facilmente intuito dalle ultime righe, quello che Kinji ha appena vissuto è un sogno, e come tale un miscuglio di ricordi e fantasia. L'impressione che ne ha è come di un qualcosa di talmente intenso che sembra reale (si porta da sveglio tutte le sensazioni provate).
Buona fortuna e buon divertimento.
 
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view post Posted on 11/4/2021, 14:35     +1   -1
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Cominciò la giornata come era solito fare da ormai diverse settimane: sveglia presto per poter ingurgitare delle medicine che dovevano aiutare a non avere effetti collaterali, colazione leggera e collirio per tenere gli occhi sempre lubrificati per via della condizione di buio alla quale erano costretti.
Quel giorno però era diverso. Quel giorno Kinji e gli altri membri della famiglia avrebbero dato il loro ultimo saluto a Reina, ringraziandola per i sacrifici fatti per tutta una vita e persino un attimo prima di abbandonare il mondo.
Non fu facile per Kinji sia psicologicamente che fisicamente: sapere di aver soddisdfatto l'ultimo desiderio della madre lo sollevava, ma al tempo stesso non poteva che sentirsi in colpa per aver tolto quel poco che le rimaneva. In più era costretto a muoversi poggiandosi completamente alla guida di Hayato, la cui mano lo guidava e lo sosteneva al bisogno.
Era strano per il jonin vedere come le posizioni dei due fratelli si erano invertite, ne rimase sorpreso e al tempo stesso soddisfatto.
Ren, il più piccolo, tratteneva a malapena le lacrime e i singhiozzi, probabilmente con suo padre a tenerlo per le spalle per fargli capire che doveva essere forte e sopportare.
Tutto questo nel buio più assoluto.
Non poteva non rivolgere un ultimo sguardo a sua madre, non dopo tutto quello che aveva passato e dopo l'immenso regalo che gli aveva fatto.
Kinji si portò una mano sulla benda e la sollevò lentamente; lo spettacolo che vide gli fece venire una stretta al cuore: davanti a lui, piegato sulla tomba di Reina, vi era Shin.
Un uomo che aveva combattuto per anni, credendo che un giorno avrebbe potuto ricongiungere la sua intera famiglia e aveva sopportato tutto quanto in silenzio, adesso era in ginocchio di fronte al magro risultato di tutti quegli sforzi.
Il Vermiglio non commentò ne osò aprire bocca perchè in fondo sapeva che era stata anche colpa sua se quello era l'epilogo di una triste storia.
La testa cominciò a girare e far male, le forme e i ricordi si mescolarono rivelando sprazzi spesso incongruenti con quelle che erano le sue memorie e avvenimenti che non ricordava di aver vissuto.
Aumentò il dolore e il giramento, finchè non divenne tutto buio.


[***]

Riaprì gli occhi alzandosi di scatto: era nel suo letto e stava sudando freddo. Doveva essere stato un incubo, eppure sembrava così reale da aver vissuto ogni cosa.
Kinji si portò una mano al capo per controllare la fronte.


Non scotto, non credo di avere la febbre... i dottori avevano detto che anche dopo diverse settimane poteva succedere di avere dei malori o di sentire la vista affaticata se non prendevo le medicine.
Eppure sto seguendo tutto alla lettera... beh, non che Hayato mi lasci fare di testa mia, non quando si tratta della mia salute.


L'Uchiha voltò il capo verso la finestra. Dopo gli ultimi intensi giorni di pioggia e freddo invernali, quella odierna era finalmente una bella giornata di sole. Il cielo era blu e le temperature miti. Come spesso accadeva a Konoha dopo una settimana di pioggia, finalmente il sole era uscito fuori con tutta la sua luce.

Oggi non ho voglia di far niente da particolare. Non ho nulla in programma e per di più non dovrei essere nemmeno in servizio per tutto il giorno... E poi onestamente sarebbe bello poter approfittare della giornata invece che starmene rinchiuso a compilare scartoffie.

Pensò tra se e se Kinji, intento ad ammirare il panorama dalla finestra più alta della modesta dimora nella quale ormai abitava da più di un decennio, si scrollò di dosso l'incubo. Nonostante il tempo tiranno passava inesorabile, quel paesaggio rimaneva immutato: il piccolo giardino interno dove era solito allenarsi era sempre ben curato e i pochi alberi piantumati fiorivano e crescevano lentamente.
All'orecchio giungeva lontano il vociare della gente che si riversava nelle strade principali delle vie commerciali, ove il vero cuore pulsante di Konoha si mostrava in tutto il suo splendore con gente di ogni ceto sociale, età e provenienza radunata in un unico posto.
Quel villaggio che tanto adorava l'aveva visto partecipe di tante disavventure e vicissitudini e per esso aveva spesso e volentieri rischiato la vita pur di garantire quell'atmosfera che era rimasta immutata. La gente della Foglia era sempre stata in grado di risorgere dalle ceneri, non importa quanto fosse difficile, il sorriso tornava sempre sul viso di quelle persone tanto care quanto tenaci.
Perso nei propri pensieri, l'Uchiha non avvertì lo sbattito d'ali leggero di Yugure, ormai cresciuta in ragguardevoli dimensioni, ma per comodità ridimensionata in quelle di un semplice rapace.


- Sembri di buon umore. E' successo qualcosa mentre ero via?

- No, semplicemente mi godevo il panorama.

Il rapace si voltò per osservare anch'esso il giardino che, ai suoi occhi, sembrava il solito noioso spazio rinchiuso da quattro mura di cinta.

- E' curioso come un così piccolo spazio possa essere considerato "panorama" da voi umani. Allora che diresti della vista dal monte Shirukume?

Kinji portò una mano al mento con fare pensoso. Quella era l'opportunità perfetta per punzecchiare Yugure come tanto gli piaceva fare da sempre.

- Direi... che è una vista accettabile.

L'evocazione sgranò gli occhi, prendendo inevitabilmente sul serio l'affermazione, e sentendosi quasi offesa.

- Vorrai scherzare!? Questo è superiore a quanto puoi vedere dal luogo più alto e inaccessibile al mondo!?

- Mi accontento di poco, che posso dirti?

Le rispose scoppiando in una fragorosa risata alla quale Yugure non sembrò ricambiare in quanto confusa dall'atteggiamento dell'eremita. Si conoscevano ormai da troppi anni per non essere ben consapevoli l'uno dei difetti e dei pregi dell'altra. Kinji con il tempo era diventato più superficiale, almeno in apparenza, e si divertiva a commentare sarcasticamente in molte occasioni. Forse era diventato più consapevole delle proprie capacità e limiti riconoscendo di potersi permettere più libertà rispetto al passato, o forse semplicemente ne aveva passate così tante da riuscire a godersi anche il più breve dei momenti di tranquillità.
Ad un tratto entrambi sentirono il rumore della porta chiudersi al piano inferiore.


- Sembra che non siamo più soli. Hayato sei tu?

Chiese con tono di voce alto per farsi sentire dal fratello minore al pian terreno.

- Si, oggi ho preso mezza giornata libera dall'ospedale. Hachi-san è stato così gentile da accontentarmi nonostante il poco preavviso... e ho una sorpresa!

Yugure e Kinji si guardarono entrambi negli occhi con aria perplessa.

- Una sorpresa? Secondo te di cosa si tratta?

- Magari il mio fratellino ha conosciuto una bella ragazza che vuole presentare ufficialmente alla sua famiglia! Oh no... dovrei sistemarmi meglio? Forse dovrei cambiarmi, non vorrei fargli fare brutta figura.

Yugure sospirò, seccata da quel tono canzonatorio ma al tempo stesso sollevata nel vedere il suo eremita di buon umore dopo tanto tempo. Il trapianto di occhi gli aveva donato nuovamente la vista e gli aveva tolto per sempre la madre; nel periodo immediatamente successivo all'operazione Kinji aveva dato anima e corpo per non sprecare il dono fattogli da Reina allenandosi e dando fondo ad ogni minuto per rimettersi in carreggiata. Adesso sembrava più calmo e rilassato... un risultato sorprendente.

- Beh, non c'è motivo di attendere oltre. Scendiamo a vedere.

- Ben detto!

Il rapace si posizionò sulla spalla del Vermiglio e assieme scesero le scale di legno che li condussero al pian terreno. Nel soggiorno Hayato aveva posato delle buste piene di acquisti e lui era già all'opera per mettere a posto e preparare il pranzo.

- Quindi, qual'è la sorpres-

- WHA!

Gridò Ren spuntando da dietro la parete scorrevole che dava sul giardino, suscitando in Yugure un sincero spavento e per poco non cadeva dalla spalla. Kinji invece non fece una piega.

- M-ma sei impazzito ragazzino!? Per poco non mi facevi venire un infarto!

- Hey Ren, che piacere averti qui! Sei venuto a trovarci con tuo padre?

Chiese al più giovane. Ormai era cresciuto in altezza e i tratti fisici del ragazzino stavano lasciando spazio a quelli più maturi di un giovane uomo.

- Si, stavamo venendo qui quando abbiamo incontrato Hayato e Shin lungo la via. Così papà e Shin sono andati insieme a fare qualcosa e io sono tornato qui con Hayato. Ha preso un sacco di cose, vieni a vedere!

Quindi avevi pianificato tutto questo in anticipo per riunire la famiglia? Che bravo Hayato...

L'ultima volta che la famiglia allargata si era riunita era stato durante i funerali di Reina, e anche volendo a quel tempo Kinji vedeva soltanto delle ombre e la mente era in uno stato decisamente confuso. Rivedersi in circostanze più felici era decisamente una manna dal cielo e doveva ringraziare Hayato per quello. Tutto ad un tratto la passione e l'entusiasmo del Vermiglio vennero fuori facendogli rimboccare le maniche.

- Molto bene, spero abbiate comprato un sacco di ingredienti perchè ho intenzione di farvi assaggiare i più buoni okonomiyaki che abbiate mai mangiato!

- Oh si!

Hayato lo guardò stranito intanto che stava lavando l'insalata sotto l'acqua fresca.

- Quindi vorresti dirmi che ti metterai anche tu ai fornelli?

- Certo che si, ho sviluppato una tecnica segreta che potrei decidere di condividere con voi... se mi darete una mano...

Disse strizzando l'occhio a Ren che lo guardava quasi rapito.

- Conta su di me!

Rispose senza un minimo di esitazione. Quel carattere esuberante e pieno di vita gli ricordava tanto un giovane Hayato; allora era solito passare decisamente poco tempo con lui e un po' se ne è sempre pentito, ma alla fine è cresciuto ugualmente come brillante medico e prendendo il più grande come esempio nelle sue qualità migliori.
Cominciarono dunque a tirare fuori dalle buste e vari ingredienti posizionandoli accuratamente sul tavolo della cucina mentre un Hayato li guardava da lontano mentre preparava qualcos'altro. Conoscendo il talento culinario del maggiore, pensava che sarebbe riuscito a rendere immaginbili anche gli okonomiyaki, invece sembrava che per una volta aveva detto il vero.
Persino Yugure, appollaiata sullo schienale di una delle sedie, sembrò sorpresa di quanto Kinji fosse improvvisamente in grado di cucinare.
E così proseguirono con i preparativi per quella che sembrava proprio essere una riunione di famiglia. A Reina sarebbe piaciuto così, pensò il Vermiglio fra se e se.
 
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view post Posted on 24/4/2021, 15:07     +1   -1
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Per merito dei suoi amati fratelli e della quotidianità che inesorabile sovrascrive ogni ricordo, seppur temporaneamente, il Vermiglio era riuscito a dimenticare di quel brutto sogno dalle sensazioni sin troppo tangibili. Hayato, grazie alla buona parola di Hachi, aveva ottenuto un permesso per trascorrere la restante parte della giornata con Kinji e sulla strada aveva incontrato anche l'esuberante Ren, accompagnato dal padre che, impegnato con Shin, aveva permesso al più piccolo di trascorrere del tempo con i suoi fratelli maggiori. Proprio come avrebbe voluto Reina, i suoi adorati figli andavano d'accordo e si spalleggiavano l'un l'altro. Nonostante il dolore della perdita che li accumunava e che ognuno di loro cercava di nascondere a modo proprio - chi cucinando e coinvolgendo gli altri due per evitare di combinare disastri, chi occupandosi con dedizione alle cure del maggiore e della casa e chi semplicemente tendeva ad alleviare quella altrui con sorrisi esuberanti - riuscivano semplicemente ad essere una famiglia. L'uno l'appoggio dell'altro. Anche Yugure, che aveva assistito ai giorni di maggior dolore del suo eremita, cercava di mitigare un po' il suo temperamento per il bene di quei tre cuccioli sperduti.
Mentre Hayato si occupava di preparare la tavola, aiutato di tanto in tanto dal falco che, con l'ausilio di zampe e talvolta anche del becco, stendeva meglio i lembi ripiegati della tovaglia e aiutava il ragazzino a portare le posate, Kinji e Ren sbustavano la spesa e si accingevano a preparare i famosi okonomiyaki con la tecnica segreta di cui blaterava il maggiore. Il disastro era dietro l'angolo. Ren, dopo averla lavata per bene, prese un coltello e cominciò a tagliare la verza accanto al lavandino, riponendola in una ciotola. Kinji si premurò a preparare l'impasto, sbattendo le uova e setacciando a parte la farina. I gamberetti e le seppioline, opportunamente già lavate e pulite dal pescatore, stavano preparandosi sui fornelli.
Vi aiuto a sgusciare i gamberetti, se no mangiamo domani. scherzò Hayato, non appena ebbe finito il suo compito, avvicinandosi ai fornelli per spegnere i fuochi e cominciare a far freddare i piccoli crostacei.
Parlarono, scherzarono, persino Yugure partecipò poi al banchetto spiluccando qualche seppiolina. Era stranamente venuto tutto perfetto, come se Kinji non avesse fatto altro nella vita che preparare okonomiyaki per la sua famiglia. Curioso. Era sempre stato pessimo come cuoco, eppure quel giorno, mentre preparava, sentiva di avere una naturalezza non sua. Ricordava ogni passaggio, ogni quantità, il tempo di cottura. Bah. Si vedeva che aveva scoperto un talento innato.

AAAAAAH sono pienissimo, non mi entra nemmeno una briciola di pane! esclamò Ren, tirandosi indietro sulla sedia e picchiandosi la pancia piena. Teatrale come sempre. Hayato se la rise sotto i baffi. Guarda che abbiamo comprato anche i dolci. Se non li vuoi me li mangio io, sia mai che ti senti male dopo.. stuzzicò sornione, scatenando l'immediata reazione di Ren che per un dolcetto avrebbe fatto follie. Come una molla riprese posizione e scuotendo le mani disse al fratello Nono, sto benissimo! Stavo scherzando, eheheh.. e scoppiarono tutti a ridere.
Non appena furono scomparsi pure i dolcetti assortiti che i più piccoli avevano preso da una rinomata pasticceria del villaggio, Hayato si mosse quasi subito per sparecchiare il tavolo e lavare i piatti, mentre Kinji cominciò a sentirsi stranamente stanco. Sbadigliò portandosi la mano alla bocca, stupendosi del fatto di avere sonno. Non aveva mai avuto sonno dopo mangiato! Forse era quel mix di medicine..



CITAZIONE
Decidi liberamente se cedere al sonno o lasciare che Kinji si dedichi a qualcosa per contrastarlo. L'importante è che a fine post ti assopisci, che sia dopo pranzo o fine giornata. Libera interazione con la famiglia per il resto.
 
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view post Posted on 24/4/2021, 16:38     +1   -1
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Kinji cominciò dunque a mettersi ai fornelli ungendo per bene la padella già sul fuoco. Intanto, come uno chef o perlomeno imitando quelli che aveva visto durante i suoi viaggi, si rivolse a Ren.

- Assistente, che razza di chef sarei senza il mio grembiule? Anzi, che razza di chef SAREMMO!?

Ren si guardò intorno un po' spaesato ma come al suo solito pieno di iniziativa. Lanciò uno sguardo ai bordi dell'angolo cottura e notò due grembiuli, probabilmente uno per Hayato (che era quello più consumato) e un altro di Kinji (ovvero quello che sembrava quasi nuovo, e già questo ad un occhio attento avrebbe potuto dirla lunga sulla sua dedizione culinaria).

- Assistente, mettiamoci la sacra veste che ci tramuterà in stelle dei fornelli!

Il viso di Ren si illuminò nel rendersi conto che si sarebbe dovuto vestire anche lui e cominciò annuendo per poi passare a Kinji il capo d'abbigliamento e mettersi il suo alla bene a meglio. In realtà era un po' lungo per il più giovane, arrivandogli quasi alle ginocchia, ma poco importava.
Quando entrambi furono pronti, cominciò il vero e proprio processo di preparazione del piatto.


- Perfetto! Assistente, adesso ho bisogno che tu ti occupi del compito più importante per una ricetta impeccabile... sai di cosa parlo?

Ren ci pensò per qualche attimo portando la mano al mento.

- Non potremmo cominciare e basta?

Chiese Yugure con un pizzico di noia tra una parola e l'altra.

- Assolutamente no! Per fare qualcosa di speciale è importante capirne il processo, sapere quale è il segreto che rende quel piatto unico e speciale. Qual'è la costante di ogni buon okonomiyaki?

- Beh credo... quell'impasto che si fa con la verza?

Kinji fece un breve applauso per poi riprendere con la sua commedia.

- Precisamente. Quindi, per avere un buon impasto io mi occuperò di mischiare la pastella senza creare grumi e tu invece prendi una bella verza fresca che Hayato ha comprato, la lavi e la tagli in pezzi sottili e lunghi. Tutto chiaro?

- Si, chef!

Rispose con entusiasmo. Chissà dove l'aveva sentita quella frase. Ad ogni modo, Ren fece come gli era stato chiesto e si avvicinò al piano da lavoro accanto ad Hayato, che intanto si stava occupando di preparare altre cose per accompagnare il piatto principale.

- Sicuro che non vuoi che la tagli io?

- No grazie, devo farcela da solo!

Rispose, così cominciò ad armeggiare con il coltello mentre Yugure e Hayato preparavano la tavola. Nonostante fosse la prima volta che si cimentava con un coltello da cucina, il più giovane fece un bel lavoro e, una volta passato a Kinji, il tutto venne mischiato con il composto che aveva preparato per ottenere un impasto non uniforme ma compatto.

- Ed è qui che avviene la magia...

Armato di spatola da cucina, il Vermiglio versò parte del composto sulla pentola, per poi piazzarci accanto dei gamberetti e seppioline già pulite in precedenza.

- Vedi, Assistente? Il segreto degli okonomiyaki è che nessuno ti vieta di metterci qualsiasi cosa ti piaccia sopra. Tu cosa ci metteresti?

- Direi... pancetta!

- Ottima scelta. Prendine un po' in frigo.

Quando la pancetta fu messa sopra il composto, dopo alcuni minuti Kinji vi mise sopra anche i pezzettini di pesce e si preparò a girare il tutto. Yugure si mise le ali davanti agli occhi, temendo ciò che sarebbe successo di li a poco.

- Oh no... ecco che se ne va via il nostro pranzo...

Nonostante la malafede del rapace, il Jonin procedette riuscendo a capovolgere l'okonomiyaki con una mossa da manuale, suscitando stupore sia in Yugure che in Hayato ed eccitazione in Ren.

- Wow, che salto! Posso provarci anche io?

- Un passo alla volta, mio giovane assistente. Non si può imparare a correre senza aver prima imparato a camminare. La prossima volta ti insegnerò come si fa.

Come tocco finale, il Vermiglio ci spennellò sopra un po' di salsa teriyaki e della maionese che ci stava sempre bene. Da li a una decina di minuti, quattro porzioni fumanti vennero portate a tavola.
Yugure fu l'unica a proferire parola esponendo il pensiero che attanagliava la mente di tutti, tranne che Ren a questo punto.


- Devo ammetterlo, si sembrare buono lo sembra. Passiamo all'assaggio.

Persino Kinji, una volta addentato il primo boccone, si stupì di quanto era saporito ciò che aveva preparato. Di solito era davvero pessimo ai fornelli, ma forse stavolta aveva davvero scoperto una tecnica segreta per rendere le cose commestibili.
Sta di fatto che tutti i commensali gustarono i piatti davanti a loro e conversarono amabilmente per tutto il tempo. La vita aveva riservato a tutti loro delle prove difficili da superare, a chi più gravi e a chi meno, eppure erano tutti li a comportarsi come una famiglia qualunque: uniti e felici di quel poco che avevano.
Ren sembrava soddisfatto, così come Hayato e quello era l'importante per Kinji.


- Certo che Kinji sa fare proprio un sacco di cose: l'ho visto in azione ed è fortissimo, sa cucinare e dare ordini come un generale! Però anche Hayato non è da meno, è sempre composto e attento a tutto, l'ho visto che ci teneva sempre sotto controllo e mi ha dato una mano quando ero in difficoltà con la verza... ops, non dovevo dirlo.
Comunque, volevo dire che voi due siete proprio forti insieme. Dite che un giorno diventerò anche io bravo come voi?


Una domanda genuina che in un certo modo spiazzò entrambi. Non miravano ad essere presi a modello da qualcuno, ma per quanto Kinji aveva già provato questa sensazione crescendo, Hayato invece sentiva più il peso della novità di essere all'altezza delle aspettative di qualcuno più giovane.
Fu proprio Hayato a rispondere nascondendo malamente un certo imbarazzo.


- Beh puoi diventare tutto ciò che vuoi quando sarai grande. Ma tanto per cominciare, Kinji ci ha sorpreso solo oggi e poi io non lascio mai la tavola in disordine quando abbiamo finito di mangiare... quindi sono meglio di te, caro fratellone.

Quando ebbero finito anche i dolci che Hayato si era premurato di comprare durante la mattina, quest'ultimo si alzò da tavola cominciando a sparecchiare; ovviamente Ren non volle sentirsi da meno e lo seguì imitandolo con i piatti sporchi tra le mani.
Kinji rimase solo a tavola con Yugure.


E' davvero un momento prezioso questo. Sono sicuro che ce ne saranno altri che vivremo, ma chissà quando: dobbiamo preservare questa armonia che tanto abbiamo fatto per ottenere... e pensare che se ci fosse stata qui anche lei, si sarebbe divertita un mondo...

Un velo di tristezza comparve sull'espressione fino a quel momento felice e rilassata del Vermiglio; Yugure non se lo lasciò sfuggire e gli beccò delicatamente una spalla.

- Tutto ok? Sembri giù di corda, e sappi che il fascino da bello e tenebroso con tanti pensieri per la testa non ti si addice.

Kinji si portò una mano dietro il capo grattandosi la nuca.

- Va tutta bene, sono solo un po' stanco. Tu non ti senti stremata dopo aver preparato questo ben di Kami?

- Guarda che non è una ricetta complicata... ma stiamo parlando di te, quindi probabilmente hai esaurito tutte le energie di una giornata per fare questo miracolo.
Va pure a sdraiarti sul divano in salotto, io cerco di aiutare gli altri.


Disse facendo qualche sbattito d'ali verso la cucina.

Beh, forse ha ragione... di solito non mi sento così stanco dopo pranzo. Forse sto invecchiando, forse ho davvero dato tutto me stesso, oppure sono quelle schifose medicine... chissà.

Pensò tra se e se sbadigliando sonoramente e alzandosi dalla sedia per dirigersi verso il suo obbiettivo: il giardino. Kinji si sedette sui tatami più esterni che confinavano con il verde retrostante la casa, tenendo i piedi scalzi lontani da terra.
Per qualche motivo era davvero stanco, talmente tanto da non voler rimanere poggiato con le braccia per terra, ma piuttosto stendersi su un lato a fissare i rami degli alberi muoversi placidamente con il vento.
Non molto tempo dopo, senza rendersene conto, crollò.
 
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view post Posted on 1/5/2021, 17:13     +1   -1
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Steso placidamente sul tatami esterno della magione, cullato dalla tiepida carezza del vento e dal leggero stormire delle foglie, s'assopì. Un passaggio graduale, quello dalla veglia al sonno pomeridiano, che a differenza di prima lo fece piombare in un luogo oscuro, dove il nulla era imperante e persino l'ossigeno era rarefatto. Sembrava di soffocare. Fortunatamente la sensazione dovuta alla mancanza d'aria non durò molto, solo qualche istante prima di riaprire nuovamente gli occhi sul mondo e ritrovarsi nuovamente steso sul tatami esterno, nella stessa identica posizione. Era durato poco questa volta, seppure la vividezza fosse simile a quella della precedente volta. Forse le troppe emozioni concentrate in quel breve lasso di tempo - tra l'irreversibilità del coma di sua madre, l'operazione e il conseguente addio - avevano suggestionato la sua mente al punto da non poter godere di un sonno pieno e ristoratore, di quello senza sogni. Chissà se anche i suoi fratelli minori stavano vivendo la stessa cosa, rinchiusi nel silenzio della loro privacy.

Dovette stiracchiarsi e sbadigliare, prima di potersi alzare e entrare nuovamente in casa per vedere cosa stavano facendo quei due. Stranamente, avvertiva un surreale silenzio. Hayato era spesso delicato e silenzioso nelle sue cose, ma Ren? E proprio mentre stava ponendosi queste domande, ecco che una voce raggiunse i suoi timpani, facendoli vibrare con dolcezza. Giovale, serena, felice. Stava parlando con qualcuno, ma non riusciva a capire nulla della conversazione se non appunto il tono di quello strano colloquio. Che fosse Setsuna? Era da un po' che non si vedevano e che la fanciulla dai capelli cobalto non andava a far visita a casa loro, spesso oberata di lavoro in ospedale. Con la speranza nel cuore di poterla rivedere, si mosse per raggiungerla, ma non appena svoltato l'angolo il colpo fu dolcemente doloroso. La voce non apparteneva alla sua ragazza, bensì a.. Reina? Stava avendo le allucinazioni? Stropicciare gli occhi non sarebbe servito a far svanire l'immagine di sua madre, alle prese con un bambino che aveva tutta l'aria di essere lui.
Coraggio Kinji, vieni da mamma! Puoi farcela! esortava amorevolmente lei, tendendo le braccia verso il piccolo che, prendendo il coraggio necessario, avanzava barcollando sulle sue incerte gambe per raggiungerla. Inciampò all'ultimo passo, trovando l'atterraggio meno traumatico di quanto avesse potuto aspettarsi. Reina lo aveva trattenuto e sorridendo felice esaltava la sua piccola impresa. Era davvero orgogliosa del suo piccolo, che un giorno sarebbe diventato un grande shinobi come suo padre Shin. Una scena tanto dolce quanto dolorosa, al pensiero di come sarebbe finita la storia di quella giovane donna dal carattere solare e dalla bontà smisurata. Ma la cosa strana era non tanto avere un'allucinazione, quanto più che questa pareva non svanire. Era li. Tangibile, vera. E di Hayato e Ren non c'era traccia. Cosa diavolo stava succedendo?



Lo so che ancora una volta ti metto davanti a una transizione, ma porta pazienza. Devo portarti con la manina al fulcro e Kinji deve "ambientarsi" in quello che sta succedendo. Sei totalmente libero. Puoi entrare dentro casa e non troverai Hayato, Ren e Yugure. Sarà la stessa, ma diversa in qualche dettaglio (disposizione dei mobili, alcune foto che non ci sono più..). Se sali in camera tua le tue cose non ci sono più. Se vuoi avvicinarti a Reina puoi farlo e puoi provare a interagire. Dove ti sei svegliato, c'è Shin che dorme nelle tua stessa posizione (somiglia a Kinji tantissimo, dopotutto). Se non si fosse capito, sto cercando di spremerti nel tuo punto debole, perché sono cattiFa.
Enjoy. Dal prossimo balliamo.
 
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view post Posted on 1/5/2021, 19:23     +1   -1
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Una strana sensazione seguì il pisolino dell'Uchiha: si sentiva soffocare.
Attorno a se il buio più totale e per quanto si sforzasse di prendere lunghe boccate d'aria, nemmeno un pochino di ossigeno arrivava ai suoi polmoni. Come un pesce tirato fuori forzatamente dall'acqua, Kinji cercava disperatamente di lottare per sopravvivere in quell'oscurità che non voleva lasciargli scampo.
Si dimenò e si portò le mani alla gola in un vano tentativo ma, prima che le forze lo abbandonassero totalmente, un fremito scacciò totalmente quell'oscurità che lo aveva avvinghiato e rapito.
La testa gli scivolò lungo il braccio che l'aveva trattenuta durante la veglia. Con uno scatto del collo rialzò il capo, rendendosi conto solo allora che si era trattato molto probabilmente di un incubo.


Accidenti... era da molto ormai che non facevo degli incubi così spaventosi. Forse quelle dannate medicine mi fanno crollare i nervi e non riesco a riposare come si deve.

Pensò, cercando di ricomporsi nemmeno troppo in fretta tra uno sbadiglio e l'altro. Già Yugure lo aveva velatamente preso in giro, non voleva certo far credere a nessuno di loro di essere diventato improvvisamente un vecchio che non riesce a digerire senza fare il pisolino pomeridiano. A dirla tutta, c'era un'aria strana in casa... persino le fronde degli alberi sembravano cambiate, come se qualcuno avesse deciso di potarle di netto.

Ma che... che è successo al giardino?

Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco la scena davanti a se: laddove prima vi erano diversi alberi nel pieno della fioritura e alti più di quattro metri, adesso vi erano dei virgulti alti poco più di un metro, con delle stecche di legno per far si che crescessero dritti.
Quella scena incuriosì e al tempo stesso lo turbò non poco, talmente tanto da costringerlo ad alzarsi, mettersi le scarpe e fare qualche passo nel giardino verso l'oggetto del suo interesse improvviso.


E' uno scherzo? Che diavolo hanno combinato quei tre alle mie spalle?

Si avvicinò fino a poter vedere da vicino quello che sembrava un lavoro preciso e meticoloso; da escludere del tutto l'ipotesi che i rami fossero stati tagliati così come non vi era traccia di terreno mosso da poco per togliere e mettere quella nuova vegetazione.
Come se non bastasse, Kinji si diede uno sguardo attorno, superando con gli occhi d'ebano le palizzate di legno che dividevano la proprietà del Vermiglio. Avrebbe potuto giurare che le altre abitazioni erano più numerose e alcune erano anche più alte di un piano, dato che nel tempo erano state ampliate e modificate rispetto ai progetti originali.


Tutto questo è veramente strano. Devo trovare Hayato e Ren, sicuramente se è successo qualcosa Yugure li avrà messi al sicuro... ma perchè non mi hanno svegliato allora?

Senza perdere un attimo, si voltò e cominciò a muovere qualche passo verso l'interno della casa. Ad una ventina di metri circa, cominciò a sentire una voce di donna ma che non riusciva a capire perfettamente a chi potesse appartenere.

Sento una voce femminile. Potrebbe essere Hikaru? No, mi sembra un pochino troppo forte rispetto al suo tono... Forse è Setsuna che è venuta a trovarci? Conoscendo Hayato, potrebbe aver deciso di rendere questo giorno più felice per me cercando di far coincidere i turni di Setsuna con i suoi e quindi avere il giorno libero entrambi...

Quando tornò abbastanza vicino alla posizione dove si era svegliato, notò qualcuno che gli era tremendamente familiare: Shin, suo padre, ma con decisamente meno capelli brizzolati e un aspetto più... giovane?
Era seduto sul tatami sonnecchiando placidamente tenendo la testa in alto con un braccio in modo del tutto simile a come era prima il suo primogenito.
Kinji si sentì salire il cuore in gola: tutto questo non aveva alcun senso ai suoi occhi.


- P-Papà?...

Lo chiamò non nascondendo un certo stupore in quelle poche parole. Il più grande non sembrò sentirlo però. Kinji si portò molto vicino alla figura del padre e lo toccò quasi intimorito da qualsiasi cosa sarebbe successa da quel punto in poi. Gli mise una mano delicatamente sulla spalla non appoggiata a terra e gli diede un leggera scossa.

- Papà?... Svegliati, c'è qualcosa che non v-

Si bloccò, alzò lo sguardo verso l'angolo esterno della casa, da dove aveva sentito di nuovo una voce, quella voce seguita da risate di bambino. La voce che aveva confuso con quella di Setsuna o di Hikaru, gli era arrivata alle orecchie molto più chiara di prima.
Kinji divenne improvvisamente pallido come se avesse visto un fantasma.


No... non è possibile... che cosa sta succedendo qui!? Devo trovare Hayato... devo trovare!...

Entrò dunque in casa aprendo la porta scorrevole per trovare un ambiente decisamente diverso rispetto a quello a cui era abituato: la disposizione dei mobili era diversa, i mobili stessi sembravano più vecchi e non vi era traccia ne di Yugure ne dei due fratelli.
Ancora scosso da tutta quella situazione, il Vermiglio si affrettò nel salire le scale che portavano al piano di sopra; la sua stanza era totalmente spaglia, eccezion fatta per una culla e un fasciatoio, qualche giocattolo di pezza sparso qua e la e pochissima altra roba.
Cominciò a sudare freddo.


- Sembra quasi... di essere tornato indietro.

Fece un passo all'indietro senza voltarsi: come poteva giustificare una cosa del genere? Poteva essere sotto l'influsso di un'illusione? Da escludere totalmente: non stava affrontando alcun nemico e poi sembrava tutto così vero da non sembrare un sogno, per non parlare di quei dettagli come gli alberi, l'aspetto del padre e della casa.
Non aveva ricordo di quel tempo, quindi non poteva certo sognare qualcosa di cui non sapeva nulla.
Kinji si fece coraggio e andò in quella che ricordava essere la camera di Hayato per trovarsi davanti ad una camera matrimoniale. Su un piccolo comò, un paio di foto spiccavano su tutto il resto: una foto di un bambino in fasce dai capelli castani e gli occhi scuri.
Accanto a quella foto, ce n'era un'altra che prese in mano: ritraeva Shin, con sembianza molto più giovani rispetto a come lo aveva visto nella "realtà" e una donna dai lunghi capelli corvini che teneva tra le braccia un fagotto con lo stesso bimbo.


- Allora quella voce al piano di sotto...

Rimise al suo posto la foto e tornò al piano di sotto. Stavolta le voci erano più vicine, dovevano aver girato l'angolo e trovarsi proprio dove si era svegliato il Vermiglio.
Trattenendo a stento l'emozione di poter rivedere la madre, Kinji aprì la porta scorrevole per cercarla con lo sguardo.
Shin era ancora addormentato, ma davanti a lui, a poco meno di una decina di metri, c'era proprio lei: Reina Uchiha, viva e vegeta. A pochissimi centimetri di distanza dalla kunoichi, il bambino che aveva visto in foto camminava incerto verso di lei che teneva le braccia aperte per poterlo afferrare ed evitargli ogni possibile caduta.
Vederla così in salute, gioiosa e felice come non se la ricordava nemmeno gli fece scendere qualche lacrima di gioia e un sorriso gli si stagliò sul viso senza che se ne rendesse nemmeno conto.


- Mamma... se questo è davvero un sogno, non voglio svegliarmi.

Vide il piccolo, che senza dubbio voleva essere Kinji da bambino, muovere qualche passo verso sua madre, ma a pochi centimetri aveva perso l'equilibrio e stava per cadere di pancia nel terreno. Reina però vegliava attenta su di lui e lo prese in tempo per poi stringerlo a se e ridere di gusto per quel traguardo.
Bizzarro quanto stesse durando quel sogno, o qualsiasi cosa fosse, ma tale e tanta era la gioia di Kinji nel poter vedere quella scena da essersene quasi dimenticato volutamente.


Non voglio che finisca... non voglio che tu subisca tutto quello che ti è capitato... voglio che tu viva la vita lunga e piena che meritavi, voglio che tu veda i progressi miei, di Hayato e di Ren che ancora non sa nulla del mondo crudele che c'è la fuori.
Io... vorrei tanto che questo fosse solo l'inizio della tua vita felice...


Chiuse la porta scorrevole dietro di se e si sedette accanto a Shin, spettatore di quel teatrino tanto commovente per lui in così tanti modi da non riuscire ad esprimerli.
 
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view post Posted on 22/5/2021, 18:12     +1   -1
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Impossibile non rimanere scossi da una situazione come quella, specialmente dopo essersi assopiti. Tutto era uguale eppure dannatamente diverso, come appartenuto a un altro tempo. La sensazione era quella di sfogliare un album di fotografie scattate con l’ausilio d’un filtro bianco e nero, ma in maniera molto immersiva. Suo padre Shin sonnecchiava esattamente nello stesso punto in cui lui stesso era rinvenuto, nella sua stessa identica posizione; l'albero che l'aveva cullato con lo stormire delle sue foglie al vento era ancora lontano dal presentare la chioma rigogliosa del suo tempo; anche gli interni della sua dimora erano pressoché simili a quelli che aveva sempre ricordato, soltanto con qualche foto anomala e con un sacco di cianfrusaglie da neonato (specialmente in camera sua). Era un sogno? Eppure sembrava così reale che bollarlo come tale avrebbe solo minimizzato le sensazioni forti che il Vermiglio stava provando. Dall'allarme alla curiosità, dal dubbio all'accettazione. Per poi arrivare a quella che non poteva che definirsi gioia, nell'ascoltare le parole dolci di quella che scoprì ben presto essere sua madre, sorridente e spensierata nell'accudire quel piccolo frugoletto che riconobbe essere se stesso. Era sempre stata così tanto amorevole? Chissà. Erano tempi diversi quelli, tempi spensierati e felici di una giovane coppia. Forse guidato dal senso di colpa o dalla voglia di godere semplicemente quel momento surreale, decise di cullarsi nel dolce suono della sua voce, senza interrompere quell'idillio che la vedeva finalmente felice e non sofferente sotto i ferri di uno scellerato che le aveva rovinato la vita. Prese posto vicino a suo padre, sordo al suo tentativo di scuoterlo dal torpore, e attese. Attese ascoltando i versetti del bambino che giocava con sua madre, gustando attimo dopo attimo la gioia e la spensieratezza della donna che le aveva donato la vita.

Passarono minuti, o forse ore. Non era così semplice calcolare il tempo, dovunque fosse quel posto. Ben presto però quel bellissimo sogno prese una piega ben più grottesca del normale, o almeno.. non esattamente una continuazione piacevole. Improvvisamente avvertì uno strano fruscio da dietro la staccionata, riconducibile a un rumore di passi che cauti andarono avvicinandosi a tal punto da permettere a chiunque si trovasse al di la di essa di osservare, spiare. E fu proprio li che lo vide. Era l'aguzzino di sua madre, quel maledetto mentecatto attratto come un essere totalmente fuori di testa dalla giovane donna. O forse dal bambino? Facile credere potesse mirare direttamente al piccolo Kinji, sapendo cosa aveva tentato di fare con sua madre e come avrebbe voluto mettere le sue luride mani su Ren. Di quella minaccia, Reina non sembrava essersene accorta e la situazione era allarmante, nonostante l'apparente status quo.


Ma che bel quadretto di famiglia. Siamo diventati sentimentali, vedo. un sussurro all'orecchio carico di quella tipica ironia fuori luogo, estremamente divertito dalla singolare situazione a da quella sua sensazione d'allarme improvvisa. Impossibile non riconoscere a chi appartenesse. Era fastidiosa come sempre. Che ci fosse lui dietro quel brutto scherzo?

 
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view post Posted on 22/5/2021, 19:15     +1   -1
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Kinji rimase li, intento a guardare quella scena a metà fra il sogno ed il ricordo altrui; passarono i minuti, forse ore, chissà quanto tempo decise di rimanere distante dalla realtà e godersi la scena di vita quotidiana.
Per tutto il tempo Shin rimase praticamente imperturbato ed il suo sonno proseguì sereno mentre la moglie ed il suo primogenito giocavano e ridevano genuinamente.
Dopo un primo momento di commozione e di gioia nell'aver avuto la possibilità di rivivere un momento così bello, Kinji si portò una mano al viso e si asciugò le lacrime per poi controllare le proprie emozioni. Seppur gli facesse piacere trovarsi in quel posto ed in quel momento storico, ancora non aveva capito come ci era finito e (soprattutto) come poteva tornare indietro.
Il battito del cuore si fece più lento e calmo, chiuse gli occhi per qualche secondo ed inspirò profondamente: doveva ricomporsi ed analizzare la situazione.


L'ultima cosa che ricordo è di aver preparato il pranzo per i miei fratelli e Yugure, per poi trovarmi qui. Per essere un sogno però, è fin troppo reale.

Riaprì gli occhi, adesso determinato a non farsi giocare brutti scherzi da qualsiasi cosa lo avesse voluto portare in quel luogo dove il tempo si era riavvolto. Due bagliori rossi si accesero nei suoi occhi mostrando lo Sharingan in tutto il suo splendore, schizzando da una direzione all'altra per scorgere qualsiasi dettaglio che potesse dargli anche solo un indizio per risolvere l'enigma.

Prima ho provato a svegliare mio padre, ma non è servito a nulla per quanto lo scrollassi, ha continuato a dormire; eppure l'ho toccato, ho avuto la netta sensazione che la mia mano lo abbia raggiunto sulla spalla... possibile che la mia presenza qui non sia fisica? O meglio, ci sono e non ci sono al tempo stesso, le mie azioni immagino non possano cambiare ciò che accade... come un fantasma.
Ma allora perchè sono qui... cosa vogliono mostrarmi queste visioni? Ricordi?


E' difficile descrivere la sensazione che si prova nell'essere spettatore di un qualcosa che è lampante non essere la realtà, ma nonostante la paura dell'incognita che ciò rappresenta, si vuole vedere come va avanti; questa era esattamente la sensazione che stava provando Kinji, forse impotente davanti a tutto quello che stava per accadere... un sesto senso il suo?
Gli occhi scarlatti non trovavano nulla di insolito nell'ambiente attorno a se, così come nei membri della famiglia che aveva davanti.
Poi, improvvisamente, un fruscio anomalo attirò l'attenzione del Jonin, rivelando una fonte di chakra che si avvicinava furtivamente all'alta staccionata che divideva la proprietà degli Uchiha con lo spazio adiacente.
Un brivido percorse la schiena del Vermiglio nel vedere le fattezze di colui che stava di fatto spiando Reina: era l'uomo che l'aveva rapita e che aveva condotto gli esperimenti più abbietti per anni e anni, fino a toglierle quasi del tutto la vita, Jiheishō Heiji.
Kinji digrignò i denti e il suo sguardo, che fino ad allora era perplesso e guardingo, si tramutò in pura collera, quasi come se fosse la reazione istintiva nel rivedere il volto di quel maledetto.
Reina non sembrava esseri accorta che qualcun altro la stava osservando di nascosto e l'idea che quel viscido balordo potesse anche solo respirare gli faceva venire la nausea. Non gli importava più se quello in cui era capitato fosse un incubo o meno, tutto ciò che voleva era imporre la sua volontà su qualsiasi cosa potesse minacciare il felice quadretto.


- Tu... cosa credi di fare?!

Gli ringhiò contro, alzandosi di scatto e stringendo i pugni, pronto a schizzare verso l'obbiettivo della sua furia come un lupo si avventa sul cervo indifeso che crede di essere al sicuro.
Proprio parlando di predatori però, una voce fece capolino all'orecchio dell'eremita, serpentina ed ironica, che lo derideva per come si fosse lasciato prendere dall'emozione. Quella voce, quel modo di sbeffeggiarlo e di gustare ogni attimo di dolore che poteva provare... non poteva che essere Otomika, quel ricordo che ancora non si era reso conto della sua condizione.
Kinji si voltò di scatto per vedere il suo interlocutore, ma non vi era nessuno; tornò quindi verso il suo obbiettivo originale. Se vi era lui dietro tutto questo, allora non gli avrebbe dato la soddisfazione di far andare tutto secondo i piani, o almeno ci avrebbe provato.
Ancora poco conscio di cosa potesse fare e cose no, il Vermiglio fece un balzo facendo muovere con il vento le parti del kimono fiammeggiante, per poi atterrare esattamente tra Reina e colui che la stava spiando.


Stavolta ho un potere ben più grande di allora, ho un'eredità che mi ha ridato la luce e che devo onorare come meglio posso!

Le tomoe dello Sharingan girarono fino a congiungersi in una forma che era l'esatta fusione tra quella originale del suo Mangekyo e quello della madre. Kinji Uchiha non avrebbe fatto soltanto da spettatore e avrebbe attaccato al minimo cenno di fuga di quel maledetto.

Edited by Vale93ba - 22/5/2021, 21:15
 
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view post Posted on 27/6/2021, 17:08     +1   -1
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Era proprio Jiheishō Heiji, quello percepito prontamente al di la della staccionata dallo sharingan del Vermiglio. Un verme della peggior specie, che aveva rovinato la famiglia che Reina e Shin stavano creando e che per poco non aveva messo le sue manacce anche su Ren. Sin da allora aveva posato il suo viscido sguardo su sua madre? Ma questa volta era determinato a fermarlo, a impedirgli di distruggere l'idillio di quel dolce ricordo che lo vedeva felice fra le braccia di una mamma ancora viva. Nella sua testa, seppure bellamente ignorato, lo Spettro D'Argento se la rise sommessamente, blaterando sul fatto che quella particolare storia famigliare fosse dannatamente divertente. Stava proprio gustandosela. Non era difficile supporre fosse più per le sue reazioni violente e totalmente sentimentali alla vista dell'intruso, piuttosto che sulla stasi generale di quel posto.
Scattò in piedi e si frappose con un balzo fra sua madre e il malvivente, pronto a combattere, a non lasciarlo scappare per nulla al mondo. Non avrebbe permesso che anche in quel mondo sua madre patisse quello che aveva patito in vita! Attivò rapidamente il mangekyo, che rapidamente modificò la sua pupilla per potergli donare il potere di proteggere colei che gli aveva fatto dono di quegli occhi eterni, ma dopo qualche istante dall'attivazione la vista prese a vacillare e un forte mal di testa lo colse, costringendolo a portare una mano alla testa. Un terribile capogiro che lasciò scoperta la sua guardia, mentre l'ombra di Jiheishō Heiji si allungava con un sorriso beffardo pennellato sul volto. Questione di un attimo. Stava per avvolgerlo e surclassarlo dopo essere cresciuta a dismisura, ma la voce di sua madre che lo chiamava lo costrinse a sforzare la vista per guardare. Reina si era avvicinata di gran carriera, mentre il piccolo Kinji seduto a terra piangeva disperato. Lo spinse via per salvarlo e fra le urla venne letteralmente inghiottita, mentre tutto attorno pareva sgretolarsi ogni cosa. Ancora una voce lontana, non appartenente questa volta al Kaguya.


Kinji! Kinji, stai bene?! Svegliati! e lo beccò sul capo, superando la spalla rigida con qualche balzo e aprendo le ali impettita. Se avessero potuto vedere la scena, sarebbe stata alquanto comica. Si svegliò di soprassalto, prendendo aria come dopo una lunga apnea, facendo spaventare Yugure al punto da farla saltare per aria in maniera raffazzonata. Che diavolo ti salta in testa?! Sono minuti che ti chiamo e non ti svegli, e per giunta mi fai pure prendere un colpo! lo rimproverò indispettita, scrollando il corpo e perdendo una penna per lo spavento.
Un altro sogno, reale come il primo ma decisamente più inquietante.

 
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view post Posted on 30/6/2021, 14:23     +1   -1
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La rabbia spinse Kinji a scattare come una molla, irremovibile dall'idea di impedire a quell'uomo di fare della sua famiglia, o di qualsiasi cosa fosse la visione che stava avendo, ciò che più gradiva.
Nonostante la furia e la determinazione, l'Uchiha si fermò per un momento a riflettere su cosa potesse essere accaduto in passato: possibile che da quel momento Jiheisho Heiji stava già tramando di rapire la giovane donna e di condurre i suoi folli esperimenti?
Ma se così era il caso, lui purtroppo non conosceva i dettagli e quindi non aveva idea di cosa aspettarsi o come controbattere una possibile offensiva; già nel momento in cui aveva provato ad interagire con Shin, gli era parso di non poter agire in alcun modo con il corpo del padre nonostante ne avesse la piena sensazione.
Il Vermiglio accantonò dunque i dubbi e si lasciò guidare dall'istinto che Otomika tanto aveva imparato a disprezzare come temere in alcuni frangenti: il corpo del Jonin si frappose tra la madre e il giovane se stesso facendo da scudo per qualsiasi cosa potesse arrivar loro contro.
Il mangekyo sharingan risplendeva di una macabra bellezza adornando gli occhi taglienti come due rubini, ma qualcosa sembrò andare storto.


La mia... vista. Che succede?

Dopo alcuni secondi il mondo attorno a se cominciò ad appannarsi e perdere definizione come una tela di acquerelli che improvvisamente si mischiano fra loro; alla vista sfocata seguì un potente quanto improvviso mal di testa che lo costrinse a portare una mano al capo per smorzare invano la sensazione sgradevole.

Com'è possibile che dopo l'operazione abbia di nuovo questi problemi!? No, devo... resistere!

Kinji digrignò i denti ricomponendosi, intanto che l'ombra del suo aguzzino cominciò a crescere senza sosta con un'espressione che non faceva presagire a nulla di buono. L'eremita fu in procinto di manifestare il chakra per fermare l'oscurità, ma qualcosa attirò la sua attenzione: Reina urlò il nome del figlio, ma non il piccolo che era quasi per terra, bensì la sua versione adulta. Incredulo su come le regole del mondo che pensava di comprendere, non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, vedendosi Reina corrergli contro; la kunoichi con un gesto disperato si gettò contro di lui per farlo spostare dall'incombente attacco.

No! Non te lo permetterò!

Allungò la mano verso la madre che ormai aveva già preso il suo posto ma fu troppo tardi per qualsiasi cosa. Reina venne inghiottita dall'oscurità e tra la frustrazione dell'Uchiha e una voce lontana che chiamava il suo nome, quel mondo onirico si sgretolò facendo tornare Kinji alla realtà.
Spalancò immediatamente gli occhi per continuare a vedere cosa fosse successo a sua madre, ma ciò che le pupille (tornate nel frattempo del loro colore naturale) videro, fu il viso di Yugure che si avvicinava e allontanava per beccarlo.
L'ansia che aveva provato nella visione non scomparve affatto, tant'è che si alzò di soprassalto prendendo grosse boccate di aria. Un incubo forse sarebbe stato meno inquietante da vivere.
L'Uchiha rimase letteralmente senza parole, confuso e al tempo stesso insicuro se quella fosse di nuovo la realtà o un altro sogno. Il rapace dal canto suo sembrò ancora più preoccupato, smettendo di beccare l'eremita solo quando fu certa che fosse sveglio e cosciente.
Kinji lasciò che Yugure lo rimproverasse, incerto se confidarle cosa avesse visto oppure se tacciarlo semplicemente per un brutto sogno, eppure le coincidenze erano troppe e i dettagli fin troppo realistici.
Si portò entrambe le mani in viso, cercando di calmarsi con profondi respiri e cercando di giustificare tutto quello che gli era successo.


- Ti chiedo scusa, non so bene come spiegarlo... ma è da un po' che faccio questi sogni, anzi, io credo che in qualche modo siano visioni di ricordi non miei...

Ci mise un attimo per realizzare quanto assurdo fosse tutto quello che stava dicendo, ma tenersi tutto per se si era rivelato già più volte deleterio e non voleva più commettere lo stesso errore due volte con coloro che tenevano a lui.
Si sedette a gambe incrociate e cominciò a spiegare per filo e per segno cosa aveva visto a Yugure, la quale sembrò ascoltare con interesse le vicende descritte dal suo eremita.


- Capisci che tutto questo è talmente bizzarro e assurdo che a volte perdo il contatto con la realtà... non capisco se quello che vedo o vivo sia un ricordo oppure no. Mi ci vuole un po' per rendermene conto, e quando succede ne rimango comunque turbato.

Fece una piccola pausa per avere modo di riprendere fiato.

- Yugure, tu credi che mia madre stia cercando di comunicarmi qualcosa indirettamente con i suoi occhi?... oppure sto semplicemente impazzendo?

Le chiese, con sguardo remissivo per cercare in lei e nel suo giudizio una spiegazione.

//Edit su uno switch tra chi viene protetto da Reina che non avevo capito.//

Edited by Vale93ba - 1/7/2021, 21:58
 
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view post Posted on 18/7/2021, 10:44     +1   -1
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Visibilmente turbato da quanto appena vissuto (anche se non in maniera del tutto diretta), Kinji fu costretto a portare entrambe le mani al viso, confuso, e a concentrarsi sulla respirazione prima di poter trovare le parole adatte per spiegare quanto successo. D’altro canto, seppure ancora un po’ impettita per lo spavento di poco prima, Yugure rimase ad ascoltare ogni sua parola, osservando attentamente ogni reazione del Vermiglio per cercare di comprendere (per quanto possibile) quanto profondamente potessero arrivare a segnarlo quegli strani sogni di cui andava parlando. Li aveva definiti come ricordi non suoi, talmente nitidi da scavare in profondità nel suo subconscio e riemergere soltanto attraverso il sonno. Curioso.
Cautamente zampettò qua e la con una delle ali flessa verso il becco, provando a riflettere apertamente.
Credi davvero che tua madre possa comunicarti qualcosa soltanto attraverso gli occhi che ti ha donato? Non so, mi sembra assurdo.. e poi, non credo che essere uno spettatore passivo possa essere una comunicazione efficace. sciorinò senza mezzi termini, buttando fuori tutto quello che aveva in mente. Forse sei solo suggestionato dalla sua perdita. avanzò l’ipotesi. O ancora nei tuoi occhi rimane una traccia del suo chakra, e non essendosi ancora stabilizzato comporta questo tipo di effetto collaterale.. adesso stava fantasticando. Non era un medico e non sapeva esattamente cosa comportasse avere degli occhi come quelli del Vermiglio, trapiantati da una persona deceduta. Erano cose da umani. Loro rapaci non avevano questo tipo di macabra usanza per contrastare la natura. Dovresti chiedere a tuo fratello, magari lui saprà darti delle risposte. gli consigliò, scrollando energicamente corpo e ali per sgranchirsi. Subito dopo qualcuno si affacciò da dentro casa, dopo aver sentito. Oi, cosa dovresti chiedermi? Sono tutto orecchi! espresse solare Ren, uscendo con le mani dietro la nuca e un sorriso che avrebbe abbagliato i vicini. Intendevo quello intelligente della cucciolata. rispose scettica il piccolo falco, rivolgendosi maggiormente a Kinji. A quel punto il più piccolo dei fratelli si sentì colpito nell’orgoglio, tanto da puntare un piede più avanti e piazzare una mano stretta a pugno davanti, facendo un rumore tale da far spaventare Yugure che prese il volo per piazzarsi sopra l’albero. EHI. Non sono stupido! Posso aiutare anch’io, se c’è qualcosa che non va. disse fermamente, con un tono di voce abbastanza alto da allarmare anche Hayato, che anche lui un po’ assonnato (si era messo un po’ a riposare, dopo aver pulito) si affacciò sbadigliando. Mi spiegate che motivo c’è di urlare tanto? Che succede? chiese confuso, impastato di sonno. Ren si volse verso di lui, piagnucolando. Yugure dice che io non servo a nulla. Ma non è vero! Posso aiutare anche io Kinji! E a quelle parole il fratello mezzano osservò il Vermiglio. Era un po’ sudato e sembrava appena un po’ sconvolto. Qualcosa non va? chiese serio, con una punta di apprensione nel tono di voce.

 
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view post Posted on 18/7/2021, 21:19     +1   -1
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Il confine tra realtà e sogno diventava sempre più sottile e, seppure nulla di quello che accadeva all'interno di quelli che Kinji sospettava essere ricordi potesse nuocere alla sua salute, l'Uchiha faticava a dare una spiegazione.
Yugure dal canto suo l'aveva sempre ascoltato persino quando aveva deciso di confidare segreti ancora più impossibili da credere; come sempre, per lei la sicurezza ed il benessere dell'eremita venivano prima di tutto e vederlo in quello stato non faceva che aumentare l'apprensione.
Ascoltando le spiegazioni del Vermiglio, il rapace cercò di elaborare al meglio delle proprie capacità traendo la conclusione che, se quelle visioni fossero davvero un metodo di comunicazione tra la defunta Reina e suo figlio, di sicuro non poter far nulla se non osservare passivamente non era il massimo.
Effettivamente Kinji non poteva darle torto in alcun modo. Rimase dunque in silenzio pensando tra se e se.


Su questo non c'è dubbio: ammesso che ci sia qualcosa che vuole comunicarmi, perchè farlo in un modo così criptico e a senso unico? Non ne ho la minima idea... potrebbe essere l'unico modo con cui due portatori degli stessi occhi possono interfacciarsi tra loro?
Dopo l'operazione mi avevano accennato ad una serie di effetti collaterali, perlopiù provvisori, ma nulla di simile...


Ovviamente trovare una spiegazione a qualcosa di così insolito era difficilissimo, se non addirittura impossibile per Kinji e la sua evocazione, la quale invece cercò di attribuire il tutto dovuto allo stress, alla suggestione e magari ad un miscuglio di chakra non ancora del tutto mescolatosi.
Trovandosi in difficoltà entrambi, Yugure suggerì di chiedere dunque al fratello minore che almeno da un punto di vista medico poteva dare delucidazioni e un parere decisamente più autorevole.
Il jonin portò lo sguardo verso l'altra stanza, luogo dove momentaneamente doveva essere Hayato, lasciando che i pensieri traboccassero come un fiume in piena nella propria mente e isolandosi dalla scenetta che vedeva come protagonisti Yugure e Ren.


E' vero, Hayato potrebbe darmi un'opinione da medico, ma dubito che possa aver visto qualcosa di simile prima d'ora. Si, di trapianti ne avrà visti, ma quanti di portatori di Mangekyo Sharingan? Non mi pare nemmeno che molti Uchiha abbiano risvegliato il Mangekyo nel tempo, e che io sappia nessuno di loro ha fatto...

Sgranò gli occhi mentre lo sguardo perso nel vuoto si rivolgeva verso il basso, colto improvvisamente da un lampo.

Ma come ho fatto a non pensarci prima!? Akane ha subito un trapianto del tutto simile al mio! E' vero, non credo ce ne siano stati altri nel tempo, proprio per questo anche se Hayato non ne ha preso parte, dovrebbe conoscere qualche dettaglio!
Magari anche lei ha avuto degli effetti collaterali simili ai miei per un periodo.


L'idea di non essere solo davanti all'idea di stare sul baratro della follia lo rincuorò improvvisamente e quando rialzò lo sguardo per via del tono di voce di Ren, di Yugure non vi era più traccia accanto a se, appollaiatasi adesso sul ramo di un albero poco distante e Hayato era stato attirato probabilmente dal vociare generale nella stessa stanza del fratello maggiore.
Allarmato dopo aver dato un'occhiata a Kinji, ancora vistosamente scosso da quanto era successo poco prima, il minore chiese se andava tutto bene, una domanda alla quale il Vermiglio non sapeva rispondere con certezza.
Si fece forza però e cercò di essere il più tranquillo e dettagliato possibile nella spiegazione.


- E' da qualche tempo che faccio dei sogni, ma non li definirei tali... ho sognato il funerale, la tua mano che teneva stretta la mia, il pianto e i singhiozzi di Ren, la cassa lavorata adornata da tanti fiori bianchi, nostro padre in ginocchio davanti a quel pezzo di legno...

Sicuramente per nessuno dei presenti doveva essere facile ripercorrere momenti simili, ma Kinji doveva essere il più dettagliato possibile per far capire meglio la situazione.

- Poco fa invece ho sognato di essere in cortile, svegliarmi proprio dove mi ero addormentato con Shin seduto al mio posto. Avrei pensato che fosse un sogno come tanti altri, ma Hayato... tutti i dettagli della casa, le foto, la vegetazione e persino le case attorno alla nostra... era tutto così nitido e veritiero da non poter essere un semplice sogno.
Poi l'ho vista girare l'angolo...


Un sorriso amaro si fece largo sul viso dell'eremita.

- Era li in giardino ad insegnare ad un piccolo me a muovere ip rimi passi. Avresti dovuto vederla, era così premurosa... poi però qualcosa ha attirato la mia attenzione verso il muro di confine della casa e ho visto quel maledetto che l'ha presa.
Ho provato a imporre la mia volontà e interagire, ma nessuno all'interno di quel sogno sembrava essere affetto dalle mie azioni. L'ombra di quel bastardo stava per inghiottirmi in quanto mi ero messo davanti a nostro madre... ma li è successo qualcosa di incredibile: mi ha spostato di forza.
Capisci, Hayato? L'unica che ha potuto vedermi mi ha scostato per sacrificarsi al mio posto.


Volse lo sguardo verso Ren, cercando di allentare la tensione che sicuramente aveva creato nel gruppo con quel racconto.

- Tutto questo parlare mi ha fatto venire la gola secca... Ren, potresti essere così gentile da portarmi un bicchiere d'acqua?

Gli chiese con il suo solito tono affabile e gentile. Quando il più piccolo fu abbastanza lontano, continuò a rivolgersi ad Hayato.

- Questi sintomi sono troppo strani...che tu sappia, quando Akane ha fatto il trapianto ha avuto degli episodi simili ai miei? Oppure devo cominciare a preoccuparmi ogni qual volta chiudo gli occhi per riposare chiedendomi, quando li riapro, se sogno ancora?
 
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view post Posted on 27/8/2021, 18:56     +1   -1
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Ascoltare le parole del maggiore era per loro come rivivere, passo dopo passo, quel dolore dovuto alla perdita della loro madre. Hayato, per quanto ne soffrisse, pareva essere piuttosto attento ai dettagli di quel racconto surreale piuttosto che sui suoi sentimenti contrastanti; Ren, diversamente sembrava essersi rabbuiato nel ricordare quei momenti assai dolorosi. Non v'erano dubbi che il per il più piccolo della famiglia il colpo era stato maggiore, specialmente con la consapevolezza di essere la causa principale del rapimento e della conseguente scomparsa di sua madre. Strinse i pugni nel sentire parlare di quel verme, ma fu piuttosto bravo a dissimulare. Hai.. rispose alla richiesta del fratello, senza eccessiva enfasi, entrando in casa e lasciando quei due da soli. Il secondogenito osservò dapprima il più piccolo allontanarsi per prendere un bicchiere d'acqua, poi il più grande che aveva raccontato di quegli incubi cercando in lui delle risposte che purtroppo non aveva. Fino a qualche minuto prima della fine di quel racconto avrebbe bollato la cosa come una suggestione, uno stress post operazione, ma un dettaglio in particolare aveva stuzzicato la sua curiosità, facendo sfumare il resto. Se davvero Kinji era uno spettatore in quegli strani sogni, come aveva fatto sua madre a vederlo e spostarlo di forza? Abbassò appena lo sguardo verso il tatami da esterno, alla ricerca delle parole adatte a formulare il suo pensiero. Purtroppo non ho potuto assistere all'operazione e alla riabilitazione dell'Hokage, quindi non saprei dirti.. cominciò, prendendo il discorso alla larga per arrivare a esprimere quelle che erano le sue perplessità a riguardo. ..ma mi sembra comunque molto strano che in questi incubi l'unica con cui hai potuto interagire, anche se per un solo istante, sia la mamma. concluse, sollevando un sopracciglio e portando la destra sul mento, cercando di riflettere e di dare forse un senso a quella situazione a dir poco assurda. Avrebbe voluto avere delle risposte pronte e forse, se si fosse trattato di qualcosa di clinico, avrebbe saputo risolvere il problema del fratello in pochi attimi, ma in quel caso non sapeva che pesci pigliare. Davvero. Forse lo spirito della mamma è rimasto e si è legato indissolubilmente al tuo. subentrò Ren, che aveva ascoltato tutta la conversazione in silenzio, nascosto dietro la parete di carta di riso col bicchiere in mano, che porse prontamente a Kinji. Non guardatemi come se fossi pazzo! E' possibile. s'affrettò a dire, mettendo su un broncio adorabile. Somigliava terribilmente a sua madre, in quei frangenti. Non conoscete la storia degli spiriti che si legano a dei resti mortali o a degli oggetti particolari?! La mamma potrebbe essere legata in qualche modo agli occhi che ti ha donato, Kinji. Per questo la vedi, puoi interagire con lei.. sono convinto che il suo chkra e il tuo stiano stabilendo un legame. suppose, sospirando. Ecco. Lo aveva detto, tutto quello che pensava. Quanto sarebbe passato prima che uno dei due fratelli maggiori o quel malefico falco dalla lingua biforcuta lo prendessero per i fondelli? Stranamente, Hayato sembrò stare dalla sua parte e dare credito a quanto aveva detto. Immaginatevi la contentezza del più piccolo. Forse ha ragione, anche se devo dire che credo poco a questo tipo di storie. disse grattandosi la tempia con l'indice, un po' in imbarazzo. Ma c'è solo un modo per scoprire se ha ragione.. e s'intromise Ren a completare la frase. Ovvero tornare a dormire e sperare di incontrarla di nuovo, per poterle parlare. Hayato fece un cenno d'assenso alle parole del minore. Te la senti?



CITAZIONE
Decidi liberamente se accettare o meno la proposta e di eventualmente dare un altro suggerimento ai tuoi fratelli per la risoluzione del problema. Puoi spingerti fino a quando non ti assopisci. Conta che ti aiuteranno loro con la Tecnica della Sonnolenza Illusoria, dato che il sonno non è uno stato in cui possiamo indurci con un semplice pulsante, Se hai bisogno di interazioni, sai dove e come trovarmi.
 
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view post Posted on 30/8/2021, 20:18     +1   -1
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Entrambi i fratelli Uchiha attesero che il più piccolo muovesse almeno qualche passo verso la cucina per continuare la conversazione; per quanto si sforzava di trattenere l'emozione per sembrare forte, era palese che risentire i racconti di Kinji lo turbava ancora molto.
Non appena Ren fu abbastanza lontano, Hayato riprese il discorso affermando che sfortunatamente non aveva assistito all'intervento dell'Hokage a suo tempo e, per quanto ne sapesse, non aveva sentito di sogni lucidi, ricordi rivissuti o cose simili a quelle descritte dal più grande.
Ciò nonostante non si diede per vinto e si soffermò un attimo a riflettere a voce alta su come fosse molto bizzarro che l'unica con cui potesse interagire il Vermiglio nei sogni fosse soltanto Reina Uchiha.
Kinji dal canto suo non sapeva che pesci prendere, altrimenti non si sarebbe nemmeno preoccupato di esternare tutti quegli avvenimenti vissuti in prima persona. Incrociò le braccia e sollevò lo sguardo verso il soffitto, intanto che Yugure rimaneva silenziosa come una tomba ad ascoltarli.


- A chi lo dici, è tutto talmente assurdo che non riesco a raccapezzarmi su cosa siano questi sogni... o, cosa più importante, come farli smettere.

Passarono alcuni secondi di silenzio assordante nella camera prima che fece nuovamente la sua comparsa Ren con il bicchiere d'acqua richiesto dal Jonin tra le mani. Proruppe quindi dicendo che, secondo lui, lo spirito della defunta Reina si era legato in maniera definitiva a Kinji tramite il trapianto d'occhi.
Il maggiore non nascose un lieve disappunto nel comportamento del ragazzino, voltandosi con il busto verso di lui ammonendolo.


- Adesso ci mettiamo ad ascoltare di nascosto le conversazioni altrui?

Disse con tono canzonatorio, cercando di fargli capire che in fondo non se l'era presa per questa volta, ma in futuro non avrebbe dovuto mancare di delicatezza in questo modo. Hayato davanti ad una ipotesi così poco scientifica non potè che alzare il sopracciglio, mentre Yugure scrollò le piume, certa che uno dei due più adulti esprimesse il dubbio che chiunque avrebbe provato nel sentire simili congetture.
Kinji afferrò quindi il bicchiere d'acqua e ne bevette un sorso avidamente intanto che Ren cercava di giustificarsi mettendo perlopiù il broncio in maniera piuttosto comica.


- Non per sminuirti, ma sembra del tutto illogico un simile ragionamento.

Sentenziò Yugure. Ren però continuò a tirare fuori un discorso che aveva più dl mistico che dello scientifico: secondo alcuni miti e leggende infatti lo spirito dei defunti poteva legarsi in qualche modo ad oggetti, animali e persino persone rendendole il tramite tra il mondo dei morti e quello materiale.
Al sentire quelle parole, Kinji mise giù il bicchiere dalla bocca e cominciò a credere che -per quanto assurdo- poteva essere qualcosa di molto simile. D'altro canto il chakra aveva ancora tantissimi segreti che la scienza non era in grado di spiegare, per non parlare del fatto che aveva già sperimentato qualcosa di simile suo malgrado con Otomika.
Hayato ed il fratello maggiore si scambiarono uno sguardo, sintomatico del fatto che entrambi non volevano scartare una simile opzione. Fu il Vermiglio a rompere il silenzio dopo l'arringa di Ren, smorzando volutamente la tensione.


- Immagina quanto può essere affollata la mia testa adesso, sembra una barzelletta: un Uchiha, un Kaguya e una kunoichi si trovano in un bar...

- Ma piantala di fare il buffone!

Lo ammonì Yugure beccandolo sulla testa, costringendolo a massaggiarsi la parte dolorante con una mano dopo l'assalto.

- Sei matta!? Potevi farmi molto male, lo sai?

Ovviamente aveva funzionato, lo poteva riconoscere dal sorriso del più giovane che, per quanto non sapesse i dettagli della storia dell'anello, di Oto e di tutti i casini seguenti, sembrava divertito dalla reazione.
Hayato si schiarì la voce riportando tacitamente all'ordine la famiglia, affermando che, per quanto gli sembrasse assurdo, Ren poteva avere ragione.
Per cercare una soluzione o anche solo comprendere come funzionavano i sogni, non rimaneva che sperimentare di persona mettendo nuovamente a nanna Kinji.
Quest'ultimo si grattò il mento un po' incerto sul da farsi.


- Non lo so... anche se fosse possibile, comunicare con lei, che le chiedo? Le dico semplicemente "ciao mamma, come va nell'aldilà? Non è che per caso potresti smetterla di farmi fare questi incubi terribili?" E'... complicato.

- Di nuovo quell'atteggiamento sfrontato e beffardo...

Sembrò fulminarlo con lo sguardo, pronta a ripetere l'assalto di poco prima. Il Vermiglio allungò le mani come a prendere le distanze da una possibile offensiva.

- Quello che sto cercando di dire è che... se davvero c'è qualcuno che vuole comunicare qualcosa, quello sono io. E' grazie al suo sacrificio se sono ancora in vita da quando provai a tirarla fuori dal laboratorio di quel pazzo, ed è ancora grazie al suo ultimo gesto che posso vedere ancora il mondo...

Yugure abbassò lo sguardo, capendo molto bene come i sensi di colpa, per quanto il Jonin cercasse di mascherarli con atteggiamenti sicuri e spregiudicati, li portava ancora.
Fu Hayato dunque a prendere parola sedendosi accanto al fratello maggiore.


- Mi sembrava chiaro che qui nessuno ti da colpa per quello che è successo a nostra madre. Lei ha sempre messo la sicurezza dei suoi figli al primo posto, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per preservarli... tutti quanti.

Disse voltando lo sguardo verso Ren, il più piccolo ma non per questo meno amato dalla donna che aveva dato la propria vita per la famiglia. Ren annuì, trattenendo a stento le lacrime e stringendo i pugni per la commozione.
Il Vermiglio fece cenno al più piccolo di avvicinarsi a lui; quando fu a pochi centimetri dall'Eremita, questi gli mise una mano sul capo accarezzandone dolcemente la chioma corvina e ribelle.


- Hayato ha perfettamente ragione: qui nessuno deve addossarsi alcuna colpa. Dobbiamo andare avanti a testa alta, rafforzando i nostri legami proprio come lei avrebbe voluto. D'altro canto ho la responsabilità di vivere anche per lei, ho ragione?

Gli disse sorridendo per poi voltare lo sguardo verso Hayato. Era orgoglioso di come ormai fosse diventato un uomo autonomo ed in grado di sostenerlo nei momenti di difficoltà, anzi ne era grato.
Ren sorrise di rimando e si scostò per andare a sedersi poco distante.


- Dunque, idee su come farmi appisolare?

- Potrei usare la tecnica della sonnolenza illusoria. Si tratterebbe di un sonno indotto, ma se siamo fortunati funzionerà ugualmente.

Yugure, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, schioccò il becco e planò al fianco dell'eremita.

- In ogni caso, se dovessi agitarti troppo durante il sonno, puoi star certo che faremo in modo che tu ti svegli.

Ren alzò le mani al cielo, eccitato all'idea di partecipare a quella "missione" e di essersi rivelato utile a decifrare il puzzle presentatosi davanti al maggiore.

- Molto bene, allora mi affido a voi. Cominciamo subito.

Affermò alzandosi in direzione della posizione nella quale si era appisolato poco prima. Stavolta Kinji si sedette dando le spalle verso l'interno della casa, chiudendo gli occhi in attesa che Hayato componesse i sigilli e la sonnolenza facesse il proprio corso.
Nonostante il buio auto imposto, sentì il rumore delle zampe artigliate di Yugure raggiungerlo accanto a se e il suono della sua voce gli giunse all'orecchio quasi come un sussurro.


- Buona fortuna.

Il Vermiglio sorrise sotto i baffi ma rimanendo con gli occhi chiusi. Per quanto sembrasse intrattabile, ci teneva davvero tanto al suo eremita e non perdeva occasione per dimostrarlo a modo suo.
Subito dopo sentì il chakra estraneo pervaderlo e intorpidirgli i muscoli.
 
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view post Posted on 10/10/2021, 17:44     +1   -1
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Nonostante le molteplici e sacrosante perplessità sulla questione, alla fine il Vermiglio si decise a dare una chance all'intuizione del piccolo Ren. Entrare forzatamente nel suo subconscio attraverso il sonno indotto poteva rivelarsi un ottimo punto di partenza per trovare finalmente il bandolo dell'intricata matassa, se non l'unico possibile. Hayato attese che si mettesse comodo con le spalle contro una delle colonne lignee che sostenevano la struttura dell'abitazione, prima di raccomandarsi con quel Fai attenzione, mi raccomando. che mal si sposava la calma che cercava di trasmettere al più grande. Era evidentemente preoccupato, così come lo era Yugure, che a differenza del fratello mezzano aveva preferito sussurrargli all'orecchio le sue poche parole di incoraggiamento. Non poteva seguirlo, e questo le pesava molto. Ren, dall'alto del suo contagioso ottimismo, strinse il pugno davanti al busto, in atteggiamento più fiducioso. Salutami la mamma, appena la vedi. si limitò a comunicare, anche se avrebbe voluto dire chissà quante cose alla donna che lo aveva messo al mondo e che aveva cercato di salvare da qualcosa di più grande di lui, fallendo. Ebbe appena il tempo, mentre Hayato componeva i sigilli necessari alla Sonnolenza Illusoria, di vederlo sorridere e osservare quello stesso sorriso svanire in un'espressione sofferente, incapace di trattenere ancora. Anche i rumori attorno divennero ovattati. Poi il buio.


Palace-Kinji


Era notte, in quello strano sogno che lo aveva proiettato in un posto sconosciuto. Si svegliò addossato alla struttura lignea di un ponte sospeso su una piccola rapida dall'acqua limpida, che nel suo forsennato scorrere lungo gli argini pietrosi accoglieva delle bellissime koi dai colori sgargianti. La luce fredda della luna in cielo si sposava perfettamente con la luce calda proiettata delle lanterne (alcune appese fuori dalle abitazioni di quel paesello, altre in pietra lungo il viottolo che lo separava dal centro nevralgico di quel posto). A completare il quadro di quel suggestivo paesaggio dalla classica architettura giapponese, arricchito di costruzioni in legno e svariati alberi in fiore, una soave brezza, rincorsa da morbidi petali di glicine separatisi dai rami. Non conosceva quel posto, ma aveva una piacevole atmosfera e gli trasmetteva una tranquillità fuori dal comune. Era come essere a casa, in qualche modo. Eppure c'era un silenzio che pareva assordante e innaturale. Addentrandosi appena un po', in quel paesaggio bello ma apparentemente spettrale, avrebbe potuto scorgere delle fiamme nere avviluppare una costruzione. Era strano: stava bruciando, eppure il legno e gli elementi di stoffa appesi penzoloni dai ballatoi non sembravano consumarsi più di quanto erano consumati. Una stasi di per sé assai curiosa.



Entriamo nel vivo di quello che dovrebbe essere la quest (ti chiedo scusa per il tempo eterno che mi ci vuole a postare, ma non ti nascondo che il lavoro e altre piccole cose mi stanno rubando voglia ed energia). Hai piena libertà di movimento. Man mano che ti addentri, noterai che il villaggio che ti circonda non è effettivamente vuoto, ma ci sono tante persone. E' vivo, colorato.. ma le voci delle persone sono distanti, ti sembrano quasi ovattate. Lo scoppiettio del fuoco nero invece è perfettamente udibile e nessuno sembra farci caso a parte te (è questo che surclassa le voci degli altri). Se vuoi avvicinarti a qualcuno, fai pure: ti noteranno curiosamente dopo che gli avrai rivolto parola, con un pizzico di malcelata sorpresa. Per le eventuali interazioni, sai dove trovarmi.
 
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