Missione 4A | Shinimadeni 死にまでに - Ovunque tu sia, Per Lucifergirl88

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view post Posted on 14/6/2020, 15:19     +1   -1
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Non andava bene. Quella situazione stava peggiorando di minuto in minuto, senza che lui facesse effettivi progressi. L’unica cosa di cui poteva ritenersi soddisfatto era quel tappeto di colla che a chiazze, più o meno grandi, ricopriva ormai buona parte del suolo della grotta. Ma per il resto…non aveva fatto dei veri e propri passi avanti. Anzi, osservare Izumi ricomporsi gravava seriamente sul suo stato d’animo, più di quelle ferite che si ritrovava addosso. Bruciavano, oh, eccome se bruciavano! Non tanto da impedirgli i movimenti, ma abbastanza da fiaccarlo quel che serviva. Era chiaro l’intento della hone-onna: quei suoi attacchi mordi e fuggi, erano mirati proprio a questo. Indebolirlo per poi dargli il colpo di grazia nel momento in cui avesse abbassato troppo la guardia. Ma pur sapendolo, pur capendo che il modo d’agire prudente della donna fosse dovuto probabilmente ad una vaga conoscenza degli shinobi, restare secondo dopo secondo attento e presente diventava ogni attimo più difficile. Soprattutto sapendo Hisakata e suo padre lì a terra, poco dietro di lui, impossibilitati a muoversi o a difendersi, nel caso in cui quello yōkai avesse malauguratamente deciso di muoversi verso di loro, piuttosto che continuare ad infierire su di Yu. Però non sembrava questo il caso…Fino a quel momento l’offensiva di Izumi si era concentrata sul chunin, avendolo individuato come principale pericolo per lei e il suo Takahiro. Non sembrava avere la malizia che Yu stesso aveva dimostrato: ovvero quella di minacciare di colpire qualcun altro, piuttosto che agire direttamente su di lui.
Buono così. Almeno a prenderle era solo lui…anche se, nel caso si fosse trovato a soccombere, a quel punto non ci sarebbe stato più alcun capro espiatorio. Hisakata sarebbe stato privato piano piano di ogni sua energia vitale, in una morte lenta e penosa, mentre suo padre…suo padre non ne aveva idea. Magari sarebbe riuscito a salvare la situazione. Aoi era decisamente più esperto e preparato di quanto non fosse lui, d’altronde. Soprattutto in un combattimento ravvicinato come quello.
Strinse i denti. No! Non era quello che doveva pensare, doveva trovare una soluzione, un buco nella difesa di Izumi, concentrarsi su di lei, sui suoi movimenti e approfittare del momento propizio! Non era il solo a soffrire di quella situazione, d’altronde: ogni ferita infertagli, si ripercuoteva anche su Kurama che stava stringendo le zanne e piantando gli artigli su quella piattaforma di ghiaccio, cercando di mantenere il controllo, pur di lasciarlo fare. Se la Volpe si fidava, perché non avrebbe dovuto farlo anche lui?
Forse perché se lo sentiva che da quel momento le cose sarebbero peggiorate.
Una volta che la hone-onna riuscì a ricomporsi, lo attaccò subito, più rapida di prima, quasi in preda all’ira. La scia d’oscurità vaporosa esplose per la forza usata nello spostarsi e senza nemmeno rendersi conto di quando, dove, e come, Yu si ritrovò ricoperto di nuove ferite. Sempre leggere, sempre poco più di graffi, ma la katana di Kazuki - che probabilmente mai aveva assaggiato il sapore del sangue - infierì ancora, ancora e ancora. Le sue difese arrivavano sempre un attimo più tardi, il suo spostarsi non faceva altro che portarlo tra le braccia della sua aguzzina. Non riusciva più a seguirla! Nemmeno quel poco ch’era riuscito a fare fino a poco prima. Era letteralmente chiuso in difesa. Aprirsi per un attacco significava dare spazio alla donna per un’offensiva più mirata, ma quella situazione di stallo non poteva durare per molto. Tutte quelle ferite, per quanto minute, per quanto apparentemente inoffensive, messe assieme lo stavano lentamente stremando, così come i suoi inutili tentativi di difendersi. Era solo energia sprecata. La voce di suo padre che lo incitava, gli giungeva appena sopra i battiti del cuore che gli riempivano gli orecchi. Il tono cavernoso di Kurama, invece, gli arrivava chiaro da un luogo impossibile da isolare. Anche lui cercava di fargli forza, di aiutarlo nel modo in cui gli era concesso…ma alla fine, un colpo mirato riuscì a raggiungere Yu sul retro delle ginocchia. Le gambe cedettero di conseguenza e Yu si ritrovò prostrato a terra, sorretto unicamente da Kenmaki ben piantato al suolo.


« NO! Yu, alzati! Alzati subito, dannazione! »
Kuso…lo so. Lo so, cazzo!

Fu a quel punto. Un brivido gelido gli accarezzò il collo, l’istinto di fuggire via concentrando tutto il chakra che gli era rimasto nelle gambe, la consapevolezza di essere estremamente esposto, la coscienza di quella lama che pendeva sulla sua schiena, pronta a piantarvisi senza alcuna pietà, la cognizione che probabilmente non sarebbe riuscito a scansarla nemmeno utilizzando il chakra di Kurama. Era troppo vicino, in una posizione troppo sfavorevole. L’avrebbe preso. Quasi riusciva già a sentire il freddo metallo tra le carni. Peggio delle lance di ghiaccio di Fuyu.

Ma nulla di tutto ciò avvenne.

Ci fu un grido, la voce roca di Hisakata che si alzò nel silenzio, rimbombando ovunque e poi il nulla. Nessun dolore, nessun gelo, nemmeno il calore del sangue che gli impregnava i vestiti. Niente. Si voltò, allontanandosi di un po’, culo a terra, giusto per mettersi fuori portata, e ciò che vide lo lasciò senza parole. C’era qualcosa davanti ad Izumi. Una strana formazione spettrale senza corpo e forma. E questa presenza evanescente stava bloccando la katana della donna che, irritata, emise un verso sinistro e stridulo. Ci volle poco perché quello spettro iniziasse a prendere una fisionomia vera e propria. Mutò, quasi scolpendosi da sé, stringendosi e allargandosi, lisciandosi e, un attimo dopo, lì dove prima c’era solo un ammasso spirituale senza nome né viso, apparve un ragazzo. Mentre una mano teneva la lama della hone-onna, questi si volse verso Yu, sorridendo debolmente, quasi a scusarsi, non di una, ma di mille cose inespresse. Un sorriso amaro.


Takahiro…

Gli occhi di Yu passarono da quelli blu, seppure traslucidi, dello spettro, al corpo del suo fratellino, ora svenuto tra le braccia del padre. Doveva aver fatto qualcosa lui, senza dubbio. Solo Hisakata avrebbe potuto scacciare dal suo corpo Takahiro…tant’è che fino ad un attimo prima si stava agitando tanto che persino Aoi era in difficoltà nel trattenerlo. Avrebbe dovuto ringraziarlo quando tutto fosse finito: se era ancora vivo, lo doveva a quel piccolo testardo di Hisakata.
Un attimo dopo, Takahiro spinse indietro la sua donna, volgendosi del tutto verso Yu che stava tentando di rialzarsi facendo leva su Kenmaki. Nel suo campo visivo entrò allora una mano evanescente, in cui però si vedevano chiaramente i calli dovuti al tanto esercizio con lo shamisen. Sembrava essere lì per aiutarlo ad alzarsi e, per quanto non desse l’impressione di essere qualcosa di solido, Yu si ritrovò a stringerla ugualmente, sorprendendosi nel momento in cui la sua mano incontrò effettivamente una resistenza dall’altra parte, qualcosa di reale a cui aggrapparsi. Una volta che il Rosso fu nuovamente in piedi, quando i loro occhi furono alla stessa altezza, Takahiro parlò. Non disse molto, solo una parola. Una supplica mal espressa che racchiudeva in sé mille significati. Sembrava proprio si fosse reso conto di cos’era diventata Izumi, che fosse uscito completamente dalla sua influenza.
Yu non disse nulla. Annuì e basta, anche se non aveva ancora idea di come fare. La risposta gli giunse dallo stesso Takahiro che si unì alla sua lotta. Il suo corpo evanescente si dissolse e le minuscole particelle luminose di cui era formato vennero assorbite da Kenmaki. O sarebbe meglio dire, che lo spirito del ragazzo si fuse con l’arma. Tutto per dare a Yu una possibilità. Perché era così, se c’era qualcuno in grado di comunicare con Izumi, di riuscire a raggiungerla, questo era solamente Takahiro. L’unico di cui le importasse qualcosa. Il suo amore, la sua ossessione.


« Come pensi di fare? Sei uno straccio, non andrai avanti per molto al ritmo di prima. »
Lo so perfettamente. Non per nulla mi sono prodigato di preparare un terreno di scontro adatto. Poco fa non mi ha dato modo di sfruttarlo, ma credo sia arrivato il momento.
« Eeeeeh e poi? Quella si rimette assieme, lo hai visto. »
Faremo in modo che Takahiro arrivi da lei. E’ l’unica vera arma che abbiamo.
« Sembra che tu abbia in mente un piano per farlo. Non mi resta che fidarmi, ma vedi di non farti ammazzare, ragazzo! »
Non ne ho la minima intenzione.

No, soprattutto ora che riusciva a vedere una via d’uscita. Sarebbero usciti di lì, a tutti i costi.
Quell’ossicina poteva essere veloce quando voleva, ma per muoversi doveva comunque poggiare i piedi a terra! Quindi Yu si spostò, facendo in modo di arrivare in un punto in cui il terreno era ben ricoperto dalla colla dei colpi andati a vuoto delle sue bolle. Contemporaneamente, agganciò due effimere, pronto a muoverle nell’esatto istante in cui Izumi fosse finita impantanata. Cosa che accadde davvero velocemente.
Ancora in preda alla rabbia per quanto accaduto poco prima, la hone-onna si lanciò verso di lui a testa bassa, emettendo un grido acuto. Scomparve dal punto in cui era, lasciandosi dietro la solita nube oscura, salvo poi, questa volta, riapparire a distanza di sicurezza da Yu. Cadde in trappola. I piedi ben appiccicati nella sostanza collosa rilasciata precedentemente dalle bolle, mentre emetteva dei versi indecifrabili ed agitava la katana a destra e a manca, come se farlo l’aiutasse a liberarsi.
Quello era il momento. Sogghignando, il Rosso mosse le sue bolle: la prima per distrarre, la seconda per colpire. Non diede alcun effetto particolare, gli bastava la botta che ne sarebbe scaturita. Così la prima effimera si mosse verso Izumi, dritta in faccia! La hone-onna si piegò indietro per schivarla, in maniera del tutto innaturale, ignorando che il vero attacco fosse il seguente. La seconda bolla si schiantò sul gomito del braccio con cui reggeva la spada. L’articolazione si ruppe in pezzettini minuscoli e le ossa dell’avanbraccio e della mano, ancora stretta attorno all’elsa, volarono via, cadendo poco distante, incollandosi a terra. L’attacco riuscì a destabilizzarla. Ondeggiò pericolosamente, rischiando di perdere l’equilibrio e finire completamente a terra nella colla.


E’ il momento! Tieniti pronto Takahiro, è tutto nelle tue mani adesso!

Caricò Kenmaki, questa volta richiamando a sé l’elemento che gli era più congeniale: il Suiton. L’avrebbe usato come mezzo, per lo spirito del ragazzo. L’acqua arrivava ovunque, si infilava in ogni pertugio, sotto qualsiasi fessura…sarebbe riuscita a raggiungere anche l’anima della ragazza, dove tutto sarebbe dipeso da Takahiro, l’unico per cui la hone-onna avesse orecchi.
Il liquido cristallino avvolse le lame rosse dell’ombrello di Yu dalla punta all’elsa. Un vorticare minaccioso, reso ancora più tale dallo slancio del chunin che, approfittando del momento di destabilizzazione dello yōkai, mirò al petto. Proprio lì dove l’anima di Izumi splendeva, nascosta dalle ossa. Glielo avevano insegnato, in fin dei conti: “Se puoi scegliere, non mirare alla testa, mira al petto: se anche non colpisci il cuore, farai danni sicuramente a qualche altro punto vitale”. Sì, colpire lì era la cosa più intelligente da fare.
Fu fulmineo. Una scia rossa, prolungata da Kenmaki. L’impatto lo avvertì lungo tutto il braccio. La punta affilata del suo ombrello, si conficcò spietata nell’armatura ossea della hone onna, raggiungendone le costole. Yu sentì letteralmente tutto cedere sotto la pressione di Kenmaki…in modo spaventoso. Ci fu un’esplosione di frammenti - difficile dire se della ragazza o solo della sua armatura - e una luce accecante, seguita da un’onda d’urto che lo fece volare via di primo acchito, per poi ruzzolare a terra fino a fermarsi contro suo padre e Hisakata. Le botte che prese non le contò nemmeno. Sperava con tutto il cuore che tutto finisse, di non aver fatto una gran cazzata, perché altrimenti avrebbe condannato tutti i presenti. Con gli occhi stretti a causa di quel bagliore che ancora vedeva dietro le palpebre, schiacciato a terra dal peso di quell’onda d’urto, cercò di alzare il capo verso la donna trafitta da Kenmaki, coprendosi ulteriormente il viso con un braccio. Negli orecchi solo il grido straziante e inumano di Izumi.




GdR Off || Dettagli gentilmente offerti dal master. || GdR On

 
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view post Posted on 20/6/2020, 21:19     +1   -1
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Tutti furono colpiti improvvisamente da una luce abbagliante. Subito dopo aver affondato nello scarno costato della hone onna la punta affilata del suo fedelissimo kenmaki, Yūzora fu sbalzato di qualche metro da una violenta onda d'urto. Dolorante, in un battito di ciglia rinvenne vicino a suo padre e suo fratello, impiastrati saldamente nella colla generata dalle sue bolle, mentre ancora era impossibile vedere cosa stesse accadendo allo spettro. Poterono solo udirlo in quel breve lasso di tempo che però parve infinito per ognuno di loro. Era un grido disumano. L'aveva colpito a dovere e ne stava palesemente soffrendo, ma era stato sufficiente quel colpo a premettere al defunto Takahiro di placare la sua bella come da piano?
Man mano che passavano quegli interminabili attimi la luce accecante che riverberava nelle pareti della cava parve affievolirsi fino a spegnersi del tutto, rivelando agli stanchi spettatori una scena che avrebbe fatto male al cuore. L'armatura della hone onna era in pezzi e al suo posto vi era la biondissima Izumi, bella come lo era stata in vita ma paralizzata dalla sorpresa; Takahiro aveva abbandonato l'arma dello shinobi e la stava stringendo in un abbraccio saldo. Finalmente i due amanti si erano ritrovati.


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Si guardarono negli occhi, entrambi straniti eppure colmi di quell'amore che persino nella morte era perdurato. Gli occhi della fanciulla annegata nel fiume si riempirono di lacrime nel momento in cui Takahiro le disse quel semplice ma significativo Mi dispiace. Scossa dai singulti, si strinse nell'abbraccio dell'uomo che amava e invocando il suo nome pianse, di gioia e di dolore. Si. Era un pianto triste quello. L'aveva ritrovato per perderlo di nuovo, e questo lo sapevano entrambi. Lui accarezzò i suoi lunghi capelli biondi in silenzio, per lunghi attimi. Poi i suoi occhi si posarono sul ragazzo che aveva reso possibile quell'incontro e su quel coraggioso ragazzino svenuto che aveva avuto le palle di affrontarlo e di spronarlo in qualcosa che altrimenti non avrebbe mai fatto. Arigatō. Per tutto quello che avete fatto per noi. disse al rosso con estrema gratitudine, ma anche con un profondo rammarico. Se solo potessi tornare a quel momento, avrei combattuto con maggiore determinazione per difendermi e forse tutto questo non sarebbe accaduto. Ma.. fece una pausa ..non potevo uccidere mio fratello. Non potevo macchiarmi di quel crimine. cosa che invece fece suo fratello, stringendo attorno al suo collo (visibilmente segnato) una delle corde del suo shamisen. Takahiro aveva peccato di troppa bontà nei confronti del sangue del suo sangue e come ricompensa era scivolato fra le braccia della Morte, lasciando volare il suo ultimo pensiero alla sua amata. Un triste retroscena. La bella riemerse pallida dal petto del suo amato e l'unica cosa che fu in grado di dire fu quel Gomen.

E' tempo di andare. s'espresse dunque Takahiro, sorridendo mesto e accarezzandole il volto ancora segnato dalle lacrime. Perdonami se non sono riuscito a proteggerti e ricordarti che non devi cercami in nessun altro posto se non nel tuo cuore. E' li che vivrò. sorrise, prima di svanire fra le braccia della sua amata in preda alla disperazione. Anch'ella sparì poco dopo, cadendo in ginocchio in preda ai singulti e lasciando dietro di sé soltanto polvere e ossa.
Fu così che la bella fanciulla vestita di bianco vide per l'ultima volta l'amore della sua vita.

Un penoso epilogo per i due amanti, ma anche senza di loro il mondo sarebbe andato avanti. A partire da quello scricciolo di ragazzino che con la forza di volontà di 100 uomini era riuscito nell'impresa di smascherare il massacro di Izumi dinnanzi agli occhi dell'amato.
Oi, Hisakata..! disse rincuorato suo padre non appena lo avvertì muoversi. Fino a quel momento la sua attenzione era tutta sul primogenito, anch'egli ferito e stremato dal combattimento impossibile contro lo spettro. L'Hōzuki minore era visibilmente debole e pallido, frastornato, confuso. Solo nel momento in cui realizzò quanto accaduto ed ebbe guardato dapprima Yūzora e poi suo padre si fece piccolo piccolo e prese a piangere, mugugnando quel Gomen, otōsan.. come un cucciolo bastonato. Si. Credeva di aver deluso le aspettative di suo padre e di quel ragazzo tanto in gamba che aveva creduto in lui. Si sentiva come una pezza sporca. Interdetto, suo padre sospirò. Come doveva comportarsi? Non era bravo con quel genere di cose. Gli uomini non piangono, ragazzo.. disse, stringendolo a sé dopo aver liberato entrambi dalla colla attraverso l'utilizzo del suiton. Fece una pausa prima di aggiungere quel Solo.. la prossima volta stai attento. come a suggerirgli che non l'aveva affatto deluso, anzi. E Hisakata si strinse di più, sfogando in quel pianto tutto il suo rammarico, la sua vergogna e si, anche la sua paura.



CITAZIONE
Se vuoi inserire dei dialoghi con i PNG presenti basta chiedere che ti sarà detto cosa rispondono per inserirlo direttamente nel tuo post. Al mio prossimo post (che se non è di chiusura è il penultimo, dipende che fai e quando vuoi allungare) inserirò la mia valutazione.
 
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view post Posted on 21/6/2020, 16:10     +1   -1
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Furono istanti interminabili quelli che videro quel grido straziante riverberare all’interno della grotta. Le sue eco lo rincorrevano, rinnovandosi di secondo in secondo, facendosi sempre più inquietanti, sempre più stonate in quel sovrapporsi di toni diversi e dissonanti. Era come quel gelo…sì, quell’urlo insopportabile riusciva a farlo tremare da dentro, facendogli percepire tutto il dolore che la hone-onna stava provando in quel preciso istante. Un miracolo che Hisakata non si stesse svegliando! Era qualcosa di inumano, che, per quanto breve, parve durare un’infinità, così come quel bagliore accecante che non permetteva di vedere cosa stesse accadendo proprio lì, dove Yu era poco prima d’essere scagliato lontano. Steso a terra, cercava di proteggersi da quella luce...Avrebbe voluto proteggersi anche gli orecchi, ma non aveva quattro mani, tuttavia fu proprio grazie a questo che udì il segnale dell’inizio della fine di quel tormento. Un rumore metallico, uno sferragliare famigliare di qualcosa che cadeva a terra. Kenmaki, poco prima rimasto conficcato nell’armatura di Izumi. Fu allora che il fulgore che tutto divorava con quella sua bianca presenza, iniziò piano piano a ritirarsi. Si affievolì, come la fiamma di una candela che non aveva più nulla da consumare, fino a spegnersi completamente, rivelando una scena a cui nessuno dei presenti era pronto ad assistere.
Qualsiasi dubbio sul fatto se Takahiro fosse riuscito o meno a raggiungere l’animo di Izumi, venne spazzato via come quella luce e rimpiazzato da ciò che ora Yu e Aoi avevano davanti. L’armatura ossea della hone-onna era in pezzi, ai piedi dei due amanti. Izumi era tornata quella che era, biondissima e bellissima stretta tra le braccia di Takahiro. Finalmente di nuovo insieme, senza nessun artifizio. Izumi era Izumi, lo si capiva dallo stupore con cui fissava il ragazzo. E Takahiro era lo stesso che Hisakata aveva aiutato ad uscire dall’influsso dello yōkai. Ci fu un momento molto tenero tra di loro, qualcosa che avrebbe dovuto appartenere solamente ai due amanti…senza spettatori di sorta, ma le circostanze non lo permettevano. Izumi scoppiò in un pianto commisto tra gioia e dolore, consolata dalla presenza del proprio amato e dalle sue parole. Poche, essenziali, ma non c’era altro da dire.
Sospirò Yu, sollevato, cercando di mettersi seduto contro ad un masso lì vicino. Vi si trascinò stancamente, dando un po’ di sollievo a quelle membra rimaste tese per tutta la durata del combattimento. C’erano riusciti.

Non stette lì a fissare, era convinto che quei due avessero bisogno di un attimo di intimità, per quanto dei fantasmi potessero averla, quindi chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro e il battito del suo cuore, interrogando il suo stesso corpo sulle sue condizioni di massima. Non era messo benissimo, ma nemmeno era grave. Le ferite inferte da Izumi erano tante, ma nessuna così profonda da avergli causato danni ingenti. Anche quella alla testa, per quanto sanguinasse come solo i Kami avrebbero potuto dire, non era poi così male. Era la testa, normale stillasse così. Dai, ancora poco e avrebbe potuto tornare a casa e mettere una parola fine a quella faccenda…a TUTTA quella faccenda.
Fu solo la voce gentile di Takahiro a distoglierlo da quel momento di riposo. Si sentì chiamato in causa e aprì gli occhi, volgendoli verso quelli blu dello spirito che li stava ringraziando.


Era mio dovere.

Fu la stanca replica dello Shinobi che, tuttavia, non si perse quella vena di rammarico nelle parole del musicista. Rammarico spiegato giusto un attimo dopo. Come ovvio, a posteriori si analizzava cos’era accaduto, chiedendosi cosa sarebbe successo se..? Takahiro era un ragazzo. Come tutti, anche lui aveva avuto quel pensiero, ma la maturità con cui ammise di non poter uccidere suo fratello fu encomiabile. Gli sorrise Yu, un sorriso amaro, ma gentile: capiva benissimo cosa provasse. Peccato che suo fratello non fosse stato del suo stesso avviso. Toshiro non si era fatto problemi, nessuno scrupolo nello strangolare il sangue del suo sangue, guidato dalla pura gelosia. Che storia triste. Era abituato Yu a non poter salvare tutti…gli Shinobi non erano eroi, lo sapeva bene, tuttavia gli dispiaceva comunque per quella coppia. In vita il loro legame era talmente forte, che era perdurato anche dopo. Da un certo punto di vista era bello.
Quando spostò gli occhi sulla giovane Izumi, ora non più velata di malizia, questa si scusò. Una parola sola, senza tanti giri. D’altronde non c’era altro da dire.


Yu accettò quelle scuse. E fu proprio mentre annuiva che gli venne in mente una cosa. Yamazaki-san mi ha dato un messaggio da riferirti. Disse, attirando l’attenzione della ragazza. Vuole chiederti scusa per non essere riuscita a proteggerti.

Vide gli occhi di Izumi sgranarsi, il labbro inferiore tremare un poco. Qualche attimo prima che la ragazza replicasse. Per favore, dille di non preoccuparsi e che sono io a chiederle scusa per averla fatta soffrire così tanto. Fece una pausa, in cui fissò Yu a lungo prima di aggiungere. In quanto a te…Grazie per averle creduto.

Il Rosso annuì. Gli sembrava d’essere diventato il postino degli spiriti, ma…andava bene così. Se fosse stato utile ad alleviare le pene di tutti, quanto meno un minimo, l’avrebbe fatto. Anche perché quello, era il preludio dei saluti. Giunsero di lì a poco, dolorosi come solo gli addii sapevano essere, ma conditi da quel filo di speranza dolce amara che dava la forza di andare avanti lo stesso. Tuttavia fu ugualmente penoso. Le parole di Takahiro, la reazione di Izumi…e quel poco che restò di lei, assieme al silenzio in cui piombò la grotta, una volta che i loro spiriti si furono dissolti. Era sbagliato quello che era accaduto a quei due. E improvvisamente Yu ebbe una voglia estrema di vedere Takumi. Tornare a casa, parlarci, scherzarci, toccarlo, baciarlo…fare tutto ciò che poteva, prima che il gioco del destino decidesse che era finita.
Volse gli occhi verso gli Hōzuki nel momento in cui sentì il richiamo sollevato di suo padre. Hisakata si stava svegliando! Si mosse piano il piccoletto, tra le braccia di Aoi. Era pallido, gli occhi piccoli e stanchi come quelli di un bambino che aveva la febbre, palesemente confuso. Ci mise un po’ a dare segni di risposta. Guardò prima Yu, che gli sorrise, e poi suo padre. In quel momento scoppiò a piangere. Piccolo piccolo nascosto nel petto del jonin, sfogò tutto: la paura, la vergogna, il rammarico. Tra i singulti si riconobbero delle scuse. Che sciocco ragazzino…nemmeno si rendeva conto che, senza di lui, probabilmente sarebbero morti tutti. Aoi per un momento sembrò indeciso sul da farsi, su come approcciarsi al bambino. Ma si sciolse un attimo dopo, consolando Hisakata alla sua maniera, mentre col Suiton, liberava entrambi dalla colla. Yu osservò quella scena come poco prima aveva osservato quella tra Izumi e Takahiro, sentendosi un “di più” che non avrebbe dovuto esserci. Non nascondeva, nel profondo, che assistere a quelle tenerezze gli faceva male, ma non lo avrebbe mai ammesso da sobrio. Distolse lo sguardo. Lui non faceva parte di quel quadro. Era solo una macchietta sulla tela. Decise quindi di alzarsi, la sua missione non era finita. Lo fece però in maniera un po’ brusca, tanto che tutto il corpo ci tenne a farglielo notare.


« Ehi, vacci piano ragazzo! Le ferite non sono gravi, ma si fanno sentire. » Alla mancata replica del suo umano, Kurama si preoccupò. « Va tutto bene? »
Una favola.
« …Te l’ho già detto che sei pessimo a raccontare balle? »
Allora se lo sai, non lo chiedere! Sbottò, salvo poi pentirsene subito. Scusami. E’ solo che…inizia a diventare pesante.
« Lo so. » E fu come essere avvolto da una delle sue code. Una sensazione profonda, eppure così reale. « Ma non sei da solo, ricordatelo. Se hai bisogno di una zampa a cui appoggiarti, basta chiedere. Un peso diviso in due, è meno pesante, no? »
Sì, lo è…Arigatō, Kurama.

Si sentì confortato dalle parole della Volpe. Per quanto fosse certo che il demone non comprendesse a fondo le sue turbe, era chiaro capisse il suo dolore. E saperlo lì, a tenere assieme i pezzi della sua anima che rischiava di andare in frantumi da un momento all’altro, era rassicurante.
Prese un lungo respiro, cercando di calmarsi, prima di andare a cercare Kazuki. La pila di cadaveri era proprio davanti a lui, col suo fetore infernale. Un ammasso di corpi accatastati malamente l’uno su l’altro e il giovane figlio del Daimyo era proprio in cima. Yu salì quel poco che serviva la pila di corpi e ossa. Non era molto piacevole dover utilizzare quei cadaveri come appoggio, più che altro perché non era certo al cento per cento che fossero tutti morti, ma la sua missione aveva la precedenza. Prese il corpo di Kazuki, sollevandolo tra le braccia: era dannatamente più leggero di come avrebbe dovuto essere. Posato a terra, controllò subito il battito. Pose l’orecchio sul petto del giovane, senza però sentire nulla. Cazzo. A quel punto passò al polso, ma anche lì gli parve di non sentire nessun battito. Gli restava l’ultima possibilità: il collo. Decise di provare, se non ricordava male era il posto migliore per sentire un battito, specie se debole. Posò le dita sulla pelle di Kazuki. Rimase fermo per alcuni interminabili attimi, prima di riuscire a percepire un debole segnale. Un battito. Debolissimo, appena percepibile sotto le dita. Dopo un’eternità ce ne fu un altro. E dopo del tempo interminabile, un altro ancora. Era vivo! In condizioni critiche, sull’orlo della morte, ma vivo.
La sua reazione fu ovvia. Si caricò in braccio il ragazzo, pronto a tornare in superficie e portarlo alla magione, dove sicuramente c’erano dei medici. Ma prima che potesse muovere un passo, la voce di suo padre lo bloccò suo posto.


Aspetta! Fece. Risaliamo assieme.

Aggrottò le sopracciglia Yu, non ne vedeva la necessità. Avete la vostra missione da portare a termine. Disse, cercando di apparire il meno innervosito possibile. Posso farcela da solo.

Aoi diede un’occhiata alla pila di cadaveri. Era chiaro che lì non ci fosse più nulla di vivo, quindi nemmeno Takeshi…restava solo una cosa da fare per il corpo di uno Shinobi disperso. Distruggerlo. Non ci pensò troppo, l’Hōzuki, prima di soffiare una fiammata sulla pila di corpi. Era la prima volta che Yu vedeva suo padre utilizzare il Katon, rimase per un attimo con gli occhi sgranati, salvo poi tornare con l’attenzione sul padre quando riprese parola.

Soddisfatto adesso? Sospirò. Benché tu non voglia ammetterlo, sei ferito e hai bisogno di una mano per potare indietro quel ragazzo. Il fumo stava già iniziando a spargersi per la caverna. Il puzzo dolciastro di carne e ossa bruciate si diffondeva rapidamente, quasi un ulteriore tacca per incastrarlo, oltre a quelle parole che, per quanto gli bruciasse ammetterlo, erano veritiere. Tu porta Hisakata, è più leggero.

Suo padre gli tolse letteralmente Kazuki dalle mani. E Yu fu costretto ad accettare cosa gli veniva imposto dal jonin. Brontolò qualche cosa simile a Non era poi così pesante... prima di raccogliere l’arma del figlio del Daimyo, pulendone il sangue sui propri pantaloni e rinfoderandola nell’apposita guaina alla cinta del ragazzo. Seguitamente, dal proprio rotolo richiamò la cappa nera, in cui raccolse le ossa di Izumi, chiudendo bene con un nodo, prima di tornare a sigillare il tutto. Solo a quel punto, raccolto Kenmaki e sistemato sull’alloggiamento lombare, in orizzontale, invece che sulla schiena, si avvicinò al piccolo Hisakata, accucciandosi di fronte a lui perché gli salisse sulle spalle. Il ragazzino, benchè debole, ubbidì, ancorandosi a lui attorno al collo con le braccia e alla vita con le gambe. Sì…in effetti era leggermente più leggero di Kazuki, ma non lo avrebbe mai detto apertamente di fronte ad Aoi. Anzi, la sua intenzione era e rimaneva quella di fare come aveva detto lui fino a quando non fossero tornati in superficie. A quel punto le loro strade si sarebbero divise e lui sarebbe corso dal Daimyo.
Sulla via del ritorno, col dolce peso dell’ignaro fratellino sulla schiena, Yu si sentì in dovere di parlargli per ringraziarlo. Era chiaro che se non fosse stato per lui, non sarebbe sopravvissuto nessuno. Anzi…anche se era dura ammetterlo, la sua stessa missione sarebbe fallita se non fosse stato per l’aiuto sia di Hisakata che di Aoi. Quindi, anche se a quest’ultimo non aveva molta voglia di parlare, almeno al ragazzino qualcosa la voleva dire. Fosse stato anche solo per cercare di alleviare quel rammarico che magari non lo avrebbe abbandonato subito - difficile a botta calda - ma forse tra qualche giorno, quando le idee gli si fossero schiarite.


Grazie, mi hai salvato Hisakata. Disse, senza alcuna premessa, mentre marciava verso la pozza d’acqua. Se non fosse stato per te, probabilmente Izumi mi avrebbe ucciso.

Ho solo cercato di rimediare…

Sembrava ancora bello abbacchiato. Eeeeh…solo rimediare, eh? Gli diede un colpetto alzando la spalla. Tuo padre ti ha mai spiegato perché i migliori sono tali?

Uhm? No…

No, eh? Ebbe la certezza, per qualche motivo, di aver catturato la sua attenzione. Beh, è semplice, perché sanno rimediare ai propri errori, per questo sono i migliori.

Pensavo che i migliori fossero quelli perfetti, che non commettono mai nessuno sbaglio. Io…non sarei dovuto venire.

Chissà perché non si stupiva affatto la pensasse così? Sono tutti bravi quando va tutto liscio. Ma è quando ci sono degli imprevisti, quando si sbaglia e si riesce ad uscirne comunque, che si vede chi è veramente bravo. Gli sarebbe piaciuto capisse che buona parte del merito era sua, ma comprendeva che la ferita fosse troppo fresca ancora e che il bicchiere agli occhi del piccolo Hisakata fosse ancora mezzo vuoto. Sul fatto che non saresti dovuto venire…non si può dire sia proprio colpa tua.

E’ colpa mia. Replicò subito. Ho insistito e mio padre non sa dirmi di no. L'ho notato qualche tempo fa e so fare leva sulla cosa. Forse è a causa di quello che è successo in passato e di cui non parla mai, nemmeno con la mamma.

Rimase in silenzio per diversi istanti. Non sapeva cosa rispondere…non aveva nemmeno idea di cosa parlasse, ma ci tenne lo stesso a dire Non lo so. E stava per aggiungere dell’altro, ma erano arrivati alla pozza. Ah, eccoci qui. Dobbiamo immergerci Hisakata, sei pronto? Ti direi trattieni il fiato, ma…sei un Hōzuki. Ridacchiò. Lo tratterò io per entrambi.

Si tuffò. La via del ritorno fu più semplice, nonostante il “carico”. Forse perché ora non c’era più quel peso sull’animo di sapere quel ragazzino in pericolo. L’unico punto complesso fu la fenditura. Aoi fece fatica a far passare Kazuki - opportunatamente equipaggiato dall’uomo con una bolla d’aria per farlo respirare - ma passato quel punto, risalire fu una passeggiata.
Yu e Hisakata ebbero meno problemi. Il ragazzino era minuto, aiutarlo a passare non fu per nulla difficile, tanto che prima che se ne rendessero conto, erano sulla riva del fiume, fuori dalle sue acque gelide. La stessa riva dove Izumi perse la vita.
Fu dopo essersi asciugato col Suiton che Yu, si prese il tempo per fare un gesto gentile. Evocò le ossa di Izumi, opportunatamente avvolte nel suo pastrano nero, e le sotterrò proprio lì sulla riva. Scavata a mano una piccola buca sul suolo argilloso, vi depose i resti della ragazza per poi ricoprirli, ponendo alcuni sassi uno sull’altro proprio sopra la tomba.
Si rialzò, indossando il pastrano e pulendosi le mani sui pantaloni, prima di rivolgersi ai suoi due colleghi.


Hōzuki-san, Hisakata. Fece, guardando prima suo padre e poi il giovane genin, seduto appoggiato ad un albero. Vi ringrazio di tutto. Sarebbe stato impossibile uscirne vivi senza il vostro aiuto. E’ stato essenziale. Un saluto molto composto, quasi freddo…almeno nei confronti del padre. Ma la mia missione non è finita ancora. Devo fare delle ultime cose al villaggio, quindi vi saluto qui. Si inchinò al jonin, rapidamente, prima di avvicinarsi al fratellino, accucciandosi per raggiungere la sua altezza. Noi ci vediamo a Kiri per quel melonpan, d’accordo? Ammiccò con l’occhio, per poi scompigliare i capelli del più piccolo.

Si caricò quindi Kazuki in braccio. Doveva assolutamente portarlo alla magione quanto prima. I medici del Daimyo avrebbero saputo cosa fare per riportarlo tra i vivi. Dopo di che sarebbe andato a chiudere per sempre quella storia, arrestando il vero colpevole della morte di Takahiro e Izumi, rendendo loro giustizia…e restituendo la dignità a Yamazaki-san, bollata come pazza solamente per insabbiare la verità. C’erano ancora diverse cose da fare, in effetti, era meglio darsi una mossa! Balzò via, verso la dimora del Daimyo, e nel farlo, diede un’ultima occhiata dietro di sé, a suo padre e Hisakata, chiedendosi se davvero avrebbe mai rivisto il fratello al Villaggio…o se quella sarebbe stata l’ultima volta.




GdR Off || Dettagli e dialoghi extra gentilmente offerti dal master. || GdR On

 
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Trasportare Hisakata e scambiare con lui qualche parola, ringraziandolo per quanto fatto, era stata un'ottima trovata. Era stata una occasione per entrambi di sentirsi maggiormente vicini, seppure il minore nuotasse nell'inconsapevolezza. Erano una famiglia e forse inconsciamente questo contava, poiché furono sufficienti le parole scambiate con quel singolare shinobi a lenire in parte le ferite invisibili che il più piccolo dei due aveva riportato. Era palese che sentisse tutto il peso di aver deluso le aspettative di suo padre, che con una certa apprensione non faceva che osservare con la coda dell'unico occhio rimastogli i due avanzare qualche passo dietro di lui, cercando per quanto possibile di evitare l'ostruzione di Kazuki. Da li a poco l'odore acre dei cadaveri che bruciavano alle loro spalle sarebbe stato solo un brutto ricordo. Al 'sei pronto?' Hisakata rispose con un cenno, stringendosi maggiormente allo shinobi e posando la guancia sulla sua spalla per poi chiudere gli occhi e concentrarsi sul respiro. Ascoltare il respiro del rosso era utile a svuotare la sua mente in tumulto. Arigatō. disse semplicemente, prima che si immergessero per risalire. Un ringraziamento sincero, sentito e un po' timido. Persino dopo che aveva combinato un gran casino, quello sconosciuto era riuscito a non farlo sentire una completa nullità.

Una volta riemersi in superficie la luce lunare li accolse come un freddo abbraccio. La temperatura era bassa e loro erano fradici da testa a piedi. Aoi accompagnò Kazuki al suolo per asciugarlo, mentre Hisakata scendeva dalla schiena del suo salvatore lentamente, barcollando un po'. Era ancora debole. Si mise seduto a terra, mentre osservava il rosso compiere un gesto che rievocò nella sua mente emozioni tristi. Forse aver condiviso con Takahiro diverse emozioni aveva destabilizzato le sue percezioni, perchè vedere i resti della sua amata finire a qualche metro sotto terra lo addolorava. Suo padre rimase apparentemente impassibile alla scena, ma comprese quel senso del dovere che aveva probabilmente avvertito il maggiore dei suoi figli. Avrebbe fatto lo stesso al suo posto? Difficile, ma non per questo del tutto improbabile.
Giunse presto il momento della separazione e se da un lato Aoi annuì al primogenito come a suggerire di un tacito 'vai, compi la tua missione', Hisakata lo osservò quasi come un cucciolo ferito. Non voleva che se ne andasse, era evidente. Si sentiva a disagio all'idea di vederlo sparire, perché per quanto avrebbero avuto modo di vedersi essendo compaesani, chissà quando questo sarebbe avvenuto!
Ci conto. rispose alla sua promessa, simulando un sorriso mesto. Suo padre sorrise nel sentirgli dire quella determinata frase, malinconico. L'immagine della sua Sora che cercava suo malgrado di alleggerire la situazione del piccolo Yūzora con un po' di dolcezza esplose nella sua mente piena di rimorsi. Erano ricordi tormentati, quelli che stava rievocando. Poter rivedere il primogenito, cresciuto, divenuto uomo, era motivo d'orgoglio per lui, così come lo era vedere in lui sua madre. La sua amata Sora. Era dispiaciuto per avergli causato tanto dolore, per non avere avuto il coraggio necessario a combattere per loro, per non essere riuscito a proteggerli.. eppure, d'altro canto era grato sapere che almeno il frutto del loro amore non era appassito. Non avrebbe potuto in alcun modo cambiare il passato e questo lo sapeva bene, ma nonostante tutto l'acqua era capace di adattarsi a qualsiasi situazione e per quanto si detestasse per averlo messo così a dura prova sin da piccino, Yūzora era figlio stesso dell'acqua. Se la sarebbe cavata.
Fu li che le loro strade si divisero.



Preso Kazuki, raggiunse in un battibaleno la residenza del daimyo. Furono le guardie poste all'ingresso ad accorgersi per prime dello shinobi e di chi portava in braccio. Diedero subito l'allerta, annunciando il ritrovamento del figliol prodigo.
A corrergli incontro in maniera forsennata, col cuore che per poco non spaccava la gabbia toracica per la violenza con cui palpitava in petto, invocando preoccupato il nome del ragazzo esanime, fu un ragazzino dai capelli scuri che però venne bloccato all'ingresso per precauzione. Era praticamente identico al ragazzo che portava fra le braccia, ma i suoi occhi erano chiari come freddo ghiaccio rispetto a quelli del primogenito degli Hiwatari. Fu chiaro da li a poco che fosse suo fratello minore, dato che il ragazzino, superando bruscamente il blocco imposto dalle guardie, ululando un
Toglietevi di mezzo, quello è mio fratello! raggiunse Yūzora. Dimmi che è vivo, onegai.. lo supplicò, stringendo la mano di suo fratello nella speranza che anch'egli stringesse di rimando. Al suo annuire, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Seguito dall'immancabile braccio destro, apparve anche il vecchio daimyo. I medici della magione accorsero rapidi, presero Kazuki dalle braccia del suo salvatore e lo portarono subito in camera sua per somministrargli le giuste cure.
Arigatō. Dal profondo del cuore. Arigatō. disse quel vecchio padre spogliato delle sue autoritarie vesti, mente si prostrava a terra in segno di rispetto per quel ragazzo che aveva riportato indietro il suo compianto figlio. Un onore che nessuno aveva mai avuto al villaggio.
Accordò al ragazzo due dei suoi migliori uomini per prendere il responsabile di tutta quella faccenda, raccomandandosi di portarlo li a qualsiasi costo. Toshiro doveva pagare per i suoi crimini: per aver ucciso suo fratello, aver portato alla morte la sua amata e aver inconsapevolmente condannato tante famiglie alla dannazione.



CITAZIONE
Siamo praticamente giunti al termine e come promesso, prima del gran finale del prossimo post, mi appresto a dare la mia valutazione (scontata).
Nonostante gli alti e bassi che hanno colpito entrambe durante lo svisceramento di questa trama bella intricata e complessa, non mi sento di rimproverare nulla. Come sempre riesci a far trasparire Yūzora in maniera quasi disarmante per una lettrice accanita come me e come chi ha avuto e avrà piacere di leggerti. Ogni post sembra un calarsi direttamente nella psiche del rosso, avvertire i suoi ragionamenti, il suo carattere determinato e quella punta di furbizia che sempre lo contraddistingue. Kurama poi lo stai ruolando davvero bene, amalgamandolo perfettamente, ritagliandogli il giusto posto e rendendolo estremamente coerente e sinergico con Yūzora. Sapevo che sarebbe stata la scelta giusta affidartelo. Strategicamente nulla da dire: tanti erano i percorsi da intraprendere e con la logica sei riuscita a prendere quello meno problematico per arrivare alla soluzione dell'enigma, affatto facile. Ho percepito tutta la tua difficoltà nel reperire i tasselli giusti che ti lanciavo abbastanza nascosti tra le righe. Sei stata brava. Post sempre curati, scrittura piacevolissima, mai pesante. Errori di battitura si, ma quelli non contano (li facciamo tutti). Per me passi a Jonin a occhi chiusi proprio. Se non passi te e la qualità che porti non so chi dovrebbe. E niente, sto giro non faccio la solita solfa del togliere mezzo punticino solo perché non tutto è perfetto al 100%. Nessuno è perfetto, e per me 10 è meritato.
Prossimo post le ricompense. Brava sis! Aspettiamo il responso dei narratori, anche per l'assegnazione di qualche punticino fama dato che daimyo, guardie e le due famiglie dei due amanti deceduti si ricorderanno di te.
 
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view post Posted on 28/6/2020, 15:43     +1   -1
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« Ti va davvero bene così? »
Mh? La voce di Kurama ruppe il silenzio della sua mente, mentre a grandi balzi Yu stava dirigendosi verso la magione: evidentemente quella sua occhiata alle proprie spalle non gli era sfuggita. Parli di Hisakata e mio padre? Beh…la loro missione è conclusa e il ragazzino è molto provato, rientrare subito penso sia la cosa migliore per loro. Io non ho finito ancora, non mi premetterei mai di costringerli a restare solo per un mio capriccio. Tanto più che stare da solo mi dovrebbe aiutare a…digerire tutto, ecco.
« Mi sembra sensato. E circa tuo fratello, invece? Pensi sia giusto non dirgli nulla? »
No. Ammise dopo un lungo istante di silenzio. Ma non è mia responsabilità decidere o meno di dirgli la verità. Per quanto vorrei dirgli tutto, per quanto mio padre non meriti che mi metta da parte e lasci che sia lui a decidere se parlarne o no a Hisakata, non è corretto sia io a farlo.
« …Potrebbe non dirglielo mai. »
Già. E’ quello che mi aspetto, in realtà…
« Ma? »
Ma Hisakata è un ragazzino sveglio. Lo hai visto anche tu. Non escludo lo possa scoprire da solo, sempre che già non l’abbia capito.

In realtà ne era quasi sicuro. Forse non subito. Hisakata era troppo stanco, aveva bisogno di riposo, di riprendersi, di ragionare a mente lucida su quella faccenda. Ma in seguito, non era escluso che potesse arrivare alla verità con le sue sole forze. Per il momento andava bene così.
In fin dei conti era giusto che lui e suo padre tornassero al villaggio, possibilmente da soli. Avevano bisogno di parlare…il ragazzino aveva bisogno di rendersi conto che Aoi non ce l’aveva con lui, che non l’aveva per nulla deluso. Avere il terzo incomodo tra le palle non avrebbe giovato per nulla. Sì, perché lui questo era, un di più scomodo. Stare separati in quel momento era la cosa migliore per tutti. Per loro che dovevano chiarirsi e per lui che ancora faticava a credere a ciò che era accaduto in quella missione.
Ma non era il momento di rimuginarci. Scosse la testa, quasi a voler scacciare via quei pensieri e diede un’accelerata per raggiungere quanto prima la residenza del Daimyo, attento a non dare scossoni eccessivi a Kazuki, il cui corpo era così debole da fargli temere che un sobbalzo di troppo potesse causargli fratture di qualche tipo. Fortunatamente quel villaggio era piuttosto contenuto, l’ansa del fiume, centro di quella storia, non era così distante dalla sua meta, anche perché ricordava bene che si potesse osservare chiaramente quella zona dalla finestra della camera del primogenito di Hiwatari-sama. Tempo pochi minuti, infatti, e Yu fu alle porte della magione.
Appena si presentò all’ingresso e venne riconosciuto dalle guardie, queste, aperto il portone, diedero immediatamente l’allerta, annunciando il ritorno dello Shinobi e il ritrovamento del figlio perduto. Ci fu subito un gran trambusto in casa, come se fossero tutti lì ad attendere proprio lui e quella notizia - e probabilmente era così. Un rumore concitato di passi sulle assi di legno della dimora annunciò l’arrivo di qualcuno. Non il Daimyo, no, non si sentiva lo sbattere del suo bastone a terra, era qualcun altro. Un ragazzino. Spuntò tutto trafelato, invocando il nome di Kazuki, lanciandosi fuori di casa, senza inforcare i sandali, direttamente coi tabi sul selciato freddo della notte, dirigendosi senza esitazione verso il portone dove Yu sostava assieme alle guardie, ma venne bloccato da un altro paio di gendarmi. Inutile dire che quella furia mora doveva essere il fratello minore di Kazuki, Nobuyuki. Era identico al ragazzo che aveva visto in foto, solo che più giovane e con gli occhi che traevano più sul grigio ghiaccio, proprio come quelli del padre. Esattamente come gli era stato detto dall’ANBU prima di partire.
Tanta era la foga con cui Nobuyuki si ribellò alle guardie che riuscì a sgusciare via, facendosi largo tra i soldati all’ingresso, fino a raggiungere Yu. A quel punto il suo comportamento si acquietò, da brusco e violento, Nobuyuki si mostrò per il ragazzino che era. Impaurito, speranzoso e dannatamente preoccupato per il proprio fratello maggiore.


E’ vivo. Alle sue suppliche, il Rosso annuì, confermando il desiderio del giovane rampollo. Ma è molto debole, ha bisogno di cure immediate.

Tanto bastò. Gli occhi chiarissimi del ragazzino si riempirono di lacrime fino a straripare e, tenendo la mano del fratello, seguì i medici che si precipitarono di lì a pochi istanti, prelevando Kazuki dalle braccia di Yu. Il primogenito di casa Hiwatari adesso era nelle loro sapienti mani. Dei medici ninja forse sarebbero stati più efficienti, ma dubitava che il Daimyo si fosse circondato degli ultimi arrivati. Ed eccolo che arrivava anche lui. Sorretto dal suo bastone, accompagnato dal suo fedelissimo maggiordomo, Hiwatari-sama incrociò i medici che entravano in casa con suo figlio. Yu lo vide barcollare e sorreggersi sul suo appoggio di legno, prima di riprendere rapidamente il controllo e dirigersi verso di lui.
Non sapeva bene cosa aspettarsi. Se una sfuriata per aver riportato Kazuki in quelle condizioni o gratitudine per averlo salvato o un terzo grado per sapere esattamente cosa fosse accaduto. Attese quindi che l’uomo fosse di fronte a lui, pronto ad inchinarsi e scusarsi per non aver potuto fare di meglio per lui e per tutti gli altri che erano scomparsi, ma nel momento in cui stava per farlo venne preso in contro piede dall’anziano Daimyo. Consegnato il suo bastone ad Atsushi, Hisao si prostrò a terra. Inginocchiato sul suolo battuto, col viso e la mani sulla polvere, ringraziò Yu che si ritrovò spiazzato, per non dire in pieno imbarazzo per quel gesto d’assoluto rispetto e onore che quel vecchio padre gli stava porgendo.
Guardò, in cerca d’aiuto, prima Atsushi e poi le guardie, prima di prendere il bastone dalle mani del maggiordomo e accucciarsi di fronte al Daimyo per tenderglielo.


La prego si rialzi. Disse. Non c’è bisogno che un’autorità come lei si inginocchi di fronte ad un mero Shinobi come me. Ho solo fatto il mio dovere e, a dirla tutta, ho anche avuto un grosso aiuto. Anzi…mi dispiace di non aver potuto fare di più. Convinto il Signore del villaggio a rialzarsi, Yu cercò di fare un resoconto più o meno dettagliato di quanto accaduto. Accennò a come la storia delle sparizioni fosse legata alla tragedia che aveva colpito la famiglia Yamazaki e la famiglia Hayashi, di come gli spiriti dei due ragazzi fossero rimasti lì, di come l’amore di Izumi avesse finito per tramutarla in una hone-onna, di come, alla fine, il suo spirito si fosse placato e di come avessero constatato che l’unico sopravvissuto di tutti i rapiti fosse proprio Kazuki. Ora Izumi e Takahiro sono nel posto dove devono stare. Fece, al che, dopo queste parole, la sua voce si indurì. L’unico che sta dove non dovrebbe essere è la causa di tutto. Toshiro che ha ucciso suo fratello, portato alla morte Izumi e che ha inconsapevolmente condannato ben ventuno ragazzi innocenti e le loro famiglie. Per cui le chiedo cortesemente di concedermi due dei suoi uomini per andare a prenderlo.

Inutile dire che quella sua richiesta venne accordata all’istante. I due gendarmi alla porta vennero sostituiti da due colleghi, mentre quelli che avevano visto arrivare Yu con Kazuki vennero affidati allo Shinobi con la raccomandazione di portare alla magione il responsabile di tutto quel casino a qualsiasi costo.
Ma non c’era nemmeno bisogno di dirlo. Yu sentiva quell’ordine quasi un dovere personale verso i due amanti, non solo verso chi era rimasto e aveva sofferto. Il Daimyo, Nobuyuki, tutte le famiglie coinvolte, Yamazaki-san, Hisakata…Quell’unico moccioso senza spina dorsale doveva pagare. E consegnarlo alla giustizia era la cosa giusta da fare.
Si presentò a casa Hayashi con al seguito le guardie, bussando tre volte alla porta d’ingresso. Ad aprirgli fu una donna, la madre di Takahiro e Toshiro probabilmente, che con fare stupito e un po’ impaurito passò in rassegna i volti di tutti e tre i visitatori, con un chiaro interrogativo dipinto in faccia. Dietro di lei, il marito si alzò dalla poltrona avvicinandosi a sua volta, mentre quello che doveva essere Toshiro se ne restò sullo sfondo, nella penombra come un topo in trappola.


Ci scusiamo per l’ora tarda. Siamo qui per vostro figlio Toshiro. Gli occhi di Yu passarono dal viso incredulo della donna, a fissare quello del ragazzo spaventato all’interno della stanza. E’ accusato di aver ucciso suo fratello Takahiro e di aver provocato la morte di Yamazaki Izumi, nonché di essere inconsapevole causa di tutti i rapimenti avvenuti nell’ultimo periodo.

SONO CAZZATE! Madre non credergli! Non avrei mai potuto torcere un capello a Takahiro! Io…Padre? Vedendo il genitore che tirava in parte la donna in lacrime, per liberare l’uscio della porta ai gendarmi, Toshiro si agitò ulteriormente. Padre! Non crederai a quello che dicono?!

E’ inutile continuare a negare. Sappiamo che sei stato tu. La voce di Yu suonò greve a perentoria, senza un briciolo di compassione per quel ragazzo. E’ ora che tu ti prenda le tue responsabilità. Devi almeno questo a tuo fratello e Izumi.

Al cenno con la testa di Yu, le guardie si infilarono in casa affrontando fredde il moccioso che come il codardo che era, nemmeno di fronte all’evidenza si arrese ad ammettere le sue colpe. Anzi, inveì contro tutti i presenti - Yu , le guardie, i suoi stessi genitori - e nel momento in cui i gendarmi tentarono di bloccarlo per le braccia per trascinarlo fuori dal suo buco, Toshiro riuscì a sgusciare dalla loro presa come un’anguilla, precipitandosi a rotta di collo verso il lato sinistro della stanza. Una finestra.
Ancor prima che lo avvertissero i due uomini del Daimyo, Yu corse a quel lato della casa dall’esterno, Hakanai in mano, in tempo per vedere il moccioso caracollarsi fuori dagli infissi e rialzarsi velocemente per cercare di correre via. Ma aveva fatto male i conti quel vigliacco. Creò due bolle, il Rosso, una senza alcun effetto, l’altra appiccicosa, soffiandole verso il fuggitivo. Non aveva bisogno di colpire un moccioso come quello, gli bastava bloccarlo e fu quello che fece. La prima bolla, soffiata per spaventarlo, fece cambiare direzione a Toshiro, facendolo finire coi piedi laddove Yu aveva fatto schiantare a terra l’altra bolla.
L’effetto fu comico. Finito coi piedi nella colla, Toshiro non esaurì sull’istante la foga della corsa. Tentò di fare un altro passo, deciso, spavaldo nell’essere riuscito a sfuggire all’attacco di quello Shinobi…Chissà se notò il sorriso malizioso di Yu, quando si guardò indietro, prima di finire a terra col muso, trattenuto dalla colla. Si tirò su facendo perno con le mani, sputacchiando erba e terriccio e leccandosi il sangue che colava dal naso. Imprecava, non capendo in cosa fosse inciampato. Quando si girò su di sé vedendo quella cosa appiccicaticcia, tentò di tirarla con le mani, finendo ancora più imbrigliato di prima.


Fine della corsa.

Commentò Yu, avvicinandosi assieme alle guardie che avevano seguito il tutto dalla finestra. Lo legarono per bene ai polsi, prima che il Rosso cancellasse gli effetti della sua bolla col Suiton. A quel punto la guardia che teneva l’altra estremità della corda lo tirò in piedi bruscamente, mentre la seconda, gli punzecchiò le natiche con la naginata, al suono di un ben poco amichevole “Cammina”. Passarono di fronte alla porta di casa, dove gli Hayashi sostavano. La madre distrutta, il padre che sembrava più consapevole…come se avesse sempre avuto dei dubbi e si fosse preparato a quel giorno. Di fronte a loro, Toshiro tentò ancora di cercare l’aiuto della madre che, probabilmente, avrebbe ceduto se non fosse stato per il marito. Yu rivolse loro un inchino di scuse, prima di incamminarsi verso la magione. Il suono degli improperi e delle baggianate che uscivano dalla bocca di quel moccioso come unica colonna sonora.

Sì, sì… Fece a un certo punto, stufo di quella solfa. Potrai continuare a negare e raccontare la tua versione alle mura delle celle del villaggio. Sono sicuro che saranno contenti di ascoltarti. O, a preferenza…potrei tagliarti la lingua, cosa ne dici?


CITAZIONE

E siamo ai saluti. Che dire? E’ stata una missione davvero particolare. C’era tutto ciò che mi piace (indagine, yōkai, un po’ di dramma che non fa mai male XD) e sebbene sia stata meno intensa rispetto alla quest con Kurama (perché giustamente più lunga e diluita essendo una missione A) l’ho gradita davvero molto. Mi è piaciuto, smattare per dover trovare quegli indizi tra le righe e ragionare su cosa stesse accadendo davvero in questo villaggio. Trovare i collegamenti con quella che sembrava una sottotrama, per poi scoprire che in realtà era una trama parallela e coincidente con quella principale. Era tutto collegato, ogni più piccola cosa. Anche quella magari più trascurabile. Il che denota un gran lavoro dietro al tutto.
I png poi li ho apprezzati tantissimo. Sia quelli puramente tuoi, sia come hai gestito Aoi e Hisakata. Sono sicura sia stato un bel peso avere tra le mani due png così importanti, ma li hai resi benissimo. Aoi è complicato come personaggio, non è facile da gestire, ma sei riuscita a non snaturalo. Hisakata, che è praticamente alla sua prima apparizione, è esattamente dome doveva essere. E lo adoro**
Dei png appartenenti puramente alla missione, su tutti ho apprezzato molto Izumi e Yamazaki-san. Anche gli altri tutti ben curati, ma loro due avevano qualcosa in più!
E niente, mi è piaciuto tutto davvero tanto tanto^^
Passo quindi alla valutazione, senza tante remore:

Coinvolgimento personale: 10
Tempistiche: 10
Trama e Impostazione: 10
Scrittura: 10
Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10

 
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view post Posted on 4/7/2020, 21:50     +1   -1
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Avevano preso la strada del ritorno, quando qualcosa parve destare l'interesse del maggiore degli Hōzuki. Come un padre che si rispetti, Aoi portava seco sulla schiena il piccolo Hisakata, ancora provato per quanto successo al fiume. Ma qualcosa evidentemente tormentava il secondogenito che dopo aver salutato il rosso si era rinchiuso nel silenzio e continuava a sospirare. Non fu difficile per il maggiore accorgersi del fatto che continuasse a guardarsi indietro, come se sperasse arrivasse qualcuno. Che succede, Hisakata? Cosa ti tormenta? chiese di punto in bianco, senza arrestare quel costante incedere verso casa. Ancora un sospiro da parte del minore, mentre abbassava contrito lo sguardo. Lo abbiamo lasciato indietro.. rispose al quesito del padre che per un momento, osservandolo con la coda dell'unico occhio rimastogli, perse un battito. Si sorprese di quell'uscita. Evidente che Hisakata si riferisse a Yūzora. Separare le loro strade era dovuto e non credeva certo che il rosso avesse piacere di stare in sua compagnia, ma questo ovviamente il piccolo non poteva saperlo. E' uno shinobi e doveva compiere la sua missione, come l'abbiamo compiuta noi. Se la caverà. ribatté senza mostrare un briciolo di emozione, convinto del fatto che fosse corretto in quella maniera. Hisakata non era dello stesso avviso. E' ferito. E noi lo abbiamo lasciato indietro. Non mi piace lasciarlo solo, non.. non lo trovo giusto. E' come se lo stessi abbandonando. disse sconsolato, e questo fece scattare qualcosa dentro quel padre che, messo davanti all'evidenza, vacillò. Lo stava facendo ancora. Ancora una volta stava abbandonando quel ragazzo al suo destino, senza curarsi quel minimo di saperlo al sicuro. E si sentì un verme. Era come rinnegare ancora una volta l'amore profondo che provava ancora per la sua Sora, e in questo caso non c'erano scuse che reggessero abbastanza da giustificare quel gesto. Hisakata aveva ragione e come la voce della coscienza per troppo tempo tenuta sotto chiave che aveva scardinato la serratura di quella prigione era arrivata forte, smuovendo i sensi di colpa non del tutto sopiti. Hai ragione.. disse con una punta di rimorso nel tono della voce, prima di aggiungere quel Vorresti tornare indietro? che fu accolto dal più piccolo con un cenno d'assenso deciso del capo. Sospirò suo padre, come a rassegnarsi totalmente all'idea di affrontare a muso duro quel senso di colpa che lo attanagliava. E sia.


5mhzjQS


Portare dal daimyo quel verme di Toshiro non fu affatto una difficoltà per uno shinobi addestrato come il Rosso, ma vedere quella madre disperarsi fra le braccia di un padre che cercava di seppellire il suo dolore per essere il sostegno necessario a quella famiglia non fu affatto semplice. Avevano appena scoperto un'oscura verità e avevano perso il primogenito come avevano perso Takahiro, in una maniera brutale e pesante da digerire. Nessuno dei due poteva crederci, ma dovevano andare avanti. Sapevano che dovevano farlo. Lo sguardo di quel padre distrutto si posarono sullo shamisen, e per un momento avrebbe giurato di aver visto nuovamente il suo secondogenito pizzicare le corde rimaste, sorridendo alla sua amata mentre le dedicava QUELLA canzone.



Suonare lo shamisen era come affermare di essere libero. Attraverso quel suono secco e un po' tremolante riusciva ad esprimere tutto quello che provava, senza bisogno di doverlo spiegare con difficili giri di parole. Quella ragazza dal sorriso d'angelo l'aveva capito subito e come nessun altro era riuscita a scrutare la sua anima attraverso quel suono. Si era avvicinata cauta e senza nemmeno che se ne rendesse conto aveva cominciato a canticchiare delle parole, improvvisando su quelle note. Ammaliati da quella magia, tutto scomparve attorno a loro e rimasero assieme per interminabili ore. Solo dopo aver finito quella magica sessione d'improvvisazione s'azzardò timidamente a chiedere il suo nome. Watashi wa Izumi desu. E tu? rispose candida, con una dolcezza che lo lasciò spiazzato. Da quel momento, Takahiro fu folle d'amore per lei. Watashi wa Takahiro desu. ribattè, baciandole la mano delicatamente. Da quel momento, Izumi fu folle d'amore per lui.


5mhzjQS


Fu una sorpresa uscire dalla magione del daimyo e trovare suo padre poco fuori in attesa, con Hisakata che stava seduto a terra addossato al muro. Evidentemente imbarazzato, Aoi fece un cenno col capo in sua direzione come a dire 'ehi, tutto apposto?'. Il minore si espresse invece in un sorriso debole ma radioso, non appena lo vide arrivare. Oi! Non avrai pensato realmente che ti avremmo lasciato qui da solo, vero? ridacchiò, cercando di sollevarsi da solo ma barcollando violentemente, abbastanza da essere costretto a restare appigliato per avere un sostegno. Torniamo a casa, assieme. e a quelle parole Aoi s'espresse in un cenno d'assenso. Avevano compiuto due missioni distinte, ma le avevano compiute assieme e un compagno non va mai lasciato indietro. Men che meno un figlio. Forse il maggiore degli Hōzuki aveva capito troppo tardi quel concetto, ma Hisakata aveva una sensibilità ben diversa e soprattutto contagiosa.



THE END




CITAZIONE
Grazie per le belle parole spese per me, te ne sono molto grata. Ho avuto il costante timore di non rispettare gli standard che mi ero prefissa a causa del poco tempo a disposizione, finendo per distruggere questa idea che parte dalle ceneri di una missione mai compiuta per arricchirsi di dettagli interessanti e soprannaturali (in questo senso, ti ringrazio di avermi lasciato carta bianca con Hisakata e Aoi; must protecc Hisakata <3).

Ti faccio i miei migliori complimenti per la promozione a Jonin (strameritata) e ti lascio con queste piccole briciole del primo incontro fra i due sfortunati amanti, nella speranza che tutto il resto possa esserti utile per continuare il tuo percorso. Mo mi merito una pausa. XD

Prendi ricompense massime, ovviamente:
4.500 P.ti Exp, +8 PM, 20 P.ti Stat, 400 ryo, 5 PA, 20 PS, 5 PT

Propongo anche uno scatto di fama, per quanto detto sopra. Lascio valutare ai narratori se concedere o meno, per me sicuramente è da concedere semplicemente perché tanto le alte sfere di Kiri quanto quelle del villaggio in cui si sono svolte le vicende sapranno di lui e di quello che ha fatto. Ha salvato un importante appoggio economico, dopotutto.
 
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view post Posted on 5/7/2020, 15:36     +1   -1
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L’istinto d’iniziare a rilassarsi, fu ricacciato indietro. No. Non poteva, non finchè quel bugiardo senza coscienza non fosse stato consegnato nelle mani del Daimyo, non fino a quando non avesse varcato le porte del proprio villaggio. Era fuori discussione.
Nel breve tragitto, tra casa Hayashi e la magione, controllò più volte la corda che teneva legate le mani di Toshiro. Da cima a fondo, attento che non presentasse dei tagli o che il ragazzo non stesse riuscendo a forzare i nodi in qualche modo. Ma non c’era di che preoccuparsi, la corda era in ottimo stato e i legacci fatti dalle guardie belli resistenti. A quanto pareva condividevano col loro Signore il desiderio di mettere fine a quella storia, così come di prendere il responsabile che, indirettamente, aveva rischiato di portare alla morte il primogenito degli Hiwatari. Come biasimarli? Per colpa dell’invidia di un solo individuo, erano state distrutte innumerevoli vite. Altrettante famiglie chiuse a lutto. Solo Kazuki si era salvato da quella tragedia…sperando che i medici del Daimyo riuscissero a rimetterlo in sesto.
Avrebbe dovuto chiedere notizie a Hisao-sama, una volta tornato alla magione. Ovvero a breve, perché il piccolo drappello stava già varcando i cancelli della cinta che delimitava la dimora. Le guardie poste a vigilare l’entrata, guardarono con disgusto quel moccioso che tentò anche con loro di discolparsi, dichiarandosi addirittura completamente estraneo ai fatti, innocente. Sicuro. Quello era innocente tanto quanto le mani di Yu erano pulite. Tant’è che i gendarmi che tenevano la corda lo tirarono indietro bruscamente, facendolo prima cadere a terra, per poi tirarlo su per il colletto della blusa e incitarlo a camminare con la punta della naginata. Nessuno in quella casa provava pietà per Toshiro. Dal primo all’ultimo, tutti erano coscienti della sua colpevolezza, del suo restarsene in silenzio mentre Yamazaki-san veniva bollata come pazza, le morti di Izumi e Takahiro venivano chiuse come suicidi, e uno dopo l’altro i ragazzi simili a quest’ultimo sparivano senza spiegazione. Quelle lacrime sporche di terra che gli rigavano il viso, non imbrogliavano nessuno. E l’unico sentimento che traspariva dai loro sguardi era ribrezzo. Yu aveva quasi l’impressione che, se avessero potuto, gli avrebbero messo le mani addosso. Ma la lealtà verso il loro Signore frenava quell’impulso.
E fu proprio da Hiwatari Hisao che quel piccolo corteo si fermò.
Toshiro venne spinto a terra in ginocchio, di fronte all’uomo più potente del villaggio. Gli occhi del Daimyo scrutarono quel ragazzo con forte biasimo e disgusto, proprio come tutti gli altri. Nei recessi di quelle iridi, poi, il Rosso scorse una profonda ira…infuocata, che faceva sembrare quell’uomo più giovane di decine d’anni. Forse proprio come quando al posto di quel bastone, impugnava una katana.
E la sapete una cosa? Toshiro implorò anche lui. Senza un minimo d’onore e amor proprio, riuscì a trovare il coraggio di cercare di intortare anche il Daimyo in persona! Proprio lui che aveva rischiato di perdere il figlio a causa sua. Ce ne voleva di faccia tosta. Probabilmente riuscì a colpire anche il Signore del villaggio quel suo comportamento, perché lo si vide scuotere la testa prima che la sua voce tuonasse nel silenzio della stanza, rotto solamente dai lamenti di Toshiro.


Portatelo via. Composto. Avrebbe potuto infierire in mille modi, ma pur avendone tutte le ragioni, non lo fece. Le due guardie costrinsero Toshiro ad alzarsi, e lo trascinarono fuori dallo studio, mentre questi continuava a dichiarare la propria innocenza. Rimasti soli Hisao, Atsushi e Yu, il Daimyo si rivolse allo Shinobi. Ti rinnovo i miei ringraziamenti. Grazie a te tutto è stato risolto e Kazuki è nuovamente a casa. Vedendo che Yu stava per chiedere qualcosa, lo precedette, un sorriso stanco a screpolargli il volto rugato. Si riprenderà. I medici hanno detto che, presto, con le giuste cure e la giusta alimentazione, riacquisterà le forze.

Yu, che stava per proporre l’intervento dei medici ninja, sospirò di sollievo. Ne sono lieto. Vederlo in quelle condizioni, mi aveva fatto pensare al peggio.

Anche se non sembra, è un tipo tosto, il ragazzo. E doveva essere così, perché il Daimyo dava l’idea di essere davvero sollevato. Shinobi-kun. Chiamò a quel punto, facendosi più serio e quasi solenne. Desidero che riporti i miei più sentiti ringraziamenti a Kirigakure per aver risposto in maniera tempestiva alla richiesta d’aiuto. Kokuhyō è e sarà sempre un alleato commerciale leale e fedele per la Nebbia, che mai dimenticherà chi l’ha aiutato nei momenti di difficoltà.

Grazie a lei per aver avuto fiducia in noi. Un profondo inchino seguì quelle parole di Yu. Riporterò senz’altro il suo messaggio al Villaggio. Ora però è il momento che tolga il disturbo. Avrà sicuramente molte cose di cui occuparsi. Alcune davvero orribili…come rendere noto, alle famiglie coinvolte, della morte dei loro cari. E poi il mio compito qui è finito.

Declinò l’invito a restare per la notte e ripartire il mattino seguente. Voleva tornare a casa il prima possibile, senza contare che aveva un’ultima cosa da fare in quel piccolo borgo, prima di lasciarselo alle spalle. Un messaggio importante, per una donna che aveva sofferto tanto.
Di conseguenza salutò Signore e maggiordomo, dirigendosi all’uscita della magione.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle, e lui alzò lo sguardo, però, di certo non si sarebbe mai immaginato di trovare suo padre lì fuori…sembrava quasi lo stesse aspettando. Al cenno col capo che gli rivolse, palesemente imbarazzato, Yu piegò la testa di lato, ancora confuso di vederlo lì. E poi dov’era Hisakata? Si guardò un attimo attorno e lo trovò presto. Seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro che circondava il terreno della magione. Non capiva, gli aveva detto di andare e suo padre era sembrato abbastanza convinto della cosa, d’altronde la loro missione era chiusa. Suo fratello era provato, rientrare era la scelta più logica. Anche perché non vedeva motivo d’aspettarlo…Non era nessuno per loro, lui, no?


« Forse, invece, lo sei. »
Non dire stronzate…
« Beh, non so tu, ma io non aspetto qualcuno se non mi importa nulla di lui. »
Tu non aspetteresti nessuno, Kurama.
« Cazzate. Pure io aspetterei qualcuno. E se io che sono un Bijuu, sono capace di aspettare te - perché mi sembra ovvio che non mi abbasserei ad aspettare chiunque - , non vedo per quale ragione non dovrebbero farlo loro. »

Bofonchiò qualcosa al demone, in risposta. Qualcosa di incomprensibile, quasi più un limitato tentativo di resistenza ad un ragionamento che obiettivamente aveva senso.., ma che faceva fatica a credere reale in quella situazione. Guardò alternativamente suo padre e Hisakata, neanche li credesse un’illusione, prima di aprire bocca per dire qualche cosa. E inizialmente sembrò quasi che la voce non volesse uscire o che non riuscisse ad articolare delle parole, come se le avesse improvvisamente scordate tutte.

Ma che cosa...? Riuscì infine a dire. Voi non dovreste già essere sulla strada del ritorno?

Secondo i suoi calcoli, quasi ad un terzo del tragitto, ormai. Non sapeva bene quale dei due guardare, alla ricerca di una risposta, perché suo padre non spiccicava parola. Di fatto fu Hisakata a placare la sua curiosità. Un sorriso radioso sul viso, per quanto debole, mentre gli diceva qualcosa di assurdo, ridacchiando, cercando di alzarsi e staccarsi dal muro - probabilmente per avvicinarglisi - ma senza riuscirci. Barcollò, invece, e Yu corse subito da lui per evitare che cadesse, ma Hisakata riuscì a tenersi in piedi appoggiandosi alla parete di pietra. Erano vicini quando il più piccolo gli disse quelle parole. Tanto semplici, quanto belle. E sebbene non facesse i salti di gioia all’idea di fare il tragitto di ritorno con suo padre, quella proposta del suo ignaro fratellino gli scaldò il cuore. Lui non lo sapeva. Lui non sapeva niente. Ma nonostante questo, non voleva lasciarlo indietro.

Però io… Staccò lo sguardo da quello blu del più piccolo, alla ricerca dell’unico occhio di suo padre, convinto di imbattersi nel gelo che ricordava, quel muro invalicabile senza alcuna apertura. D’altronde che motivo aveva lui per volerlo con sé. Capiva Hisakata, ma lui? Non lo aveva mai voluto in fondo, no? Dubitava le cose sarebbero cambiate proprio ora. Eppure, ciò che vide non fu una barriera, ma un segno d’assenso che lo lasciò basito. Non vi vide nulla di malizioso, nulla di forzato, era semplicemente un “sì” deciso. Un’eco silenziosa alle parole dell’Hōzuki più giovane. Quando tornò con l’attenzione proprio su quest’ultimo era ancora confuso, sbattè gli occhi stanchi un paio di volte, prima di rispondere. D’accordo. Il sorriso arrivò un attimo dopo, quando si rese conto che, per una volta, non era stato lasciato solo. E anche se non cambiava niente, era contento di poter passare ancora un po’ di tempo con Hisakata. Prima di andare però, devo fare un’ultima cosa. Quindi…perché non mi aspettate all’entrata del villaggio? Dove c’è quell’albero con la shimenawa e tutti i talismani. In fin dei conti non era il caso che lo seguissero fino da Yamazaki-san, Hisakata era già molto stanco. Guardò entrambi: suo padre annuì, aveva capito di cosa parlava, il più piccolo dei tre invece, fece un broncetto strano. Prometto che non me ne vado dal retro. Rise, Yu, interpretando i pensieri del fratellino. Dai, ci vediamo tra poco.

Gli scompigliò i capelli, prima di andare, scambiando un ultimo sguardo col padre. Era palese che il fautore del tutto fosse Hisakata…tuttavia Aoi non gli aveva dato l’impressione di non condividere la scelta del figlio prediletto. Per quanto fosse assurdo, sembrava proprio che l’austero Hōzuki Aoi avesse veramente un punto debole, e quel punto debole era quel ragazzino tanto sveglio, quanto raggiante.
Raggiungere casa Yamazaki fu rapido, come rapida fu la risposta dall’interno nel momento in cui il Rosso bussò alla porta. Un latrato bisbetico - ma del tutto giustificato - circa chi fosse che andava a disturbare a quell’ora della sera. Quando, però, la domestica aprì e informò la donna di chi si trattasse, tutto di appianò. Fu comunque difficile riportare a quella madre il messaggio della figlia, nulla gliel’avrebbe ridata. Nonostante quelle parole di conforto, arrivate proprio da Izumi, il dolore per la perdita non si sarebbe mai placato…e lo confermarono le lacrime che subito iniziarono a sgorgare dagli occhi della donna. Il ringraziamento che arrivò da Yamazaki-san, valeva tanto quanto quello del Daimyo per Yu, forse di più. E lo accettò in silenzio, con un inchino rispettoso, prima di andarsene e lasciare quella donna alle cure della sua fedele domestica.
Fu con l’eco del pianto di Yamazaki-san negli orecchi che il Rosso lasciò il villaggio, i suoi innumerevoli fiumi, i suoi abitanti e le loro storie. Era stata una missione breve, ma molto intensa…e se molti ci avevano perso qualcosa, non si poteva dire lo stesso di lui. Almeno così sperava.


Eccomi. Vogliamo andare? Suo padre e Hisakata erano lì dove aveva detto lo aspettassero. Il secondo lo accolse con un sorriso che avrebbe bucato il cielo: evidentemente aveva dubitato fino all’ultimo di vederlo arrivare. Rispose con un Sì! energico, nonostante fosse in condizioni a dir poco pietose, riuscendo a far ridere Yu letteralmente con un nonnulla. Le ferite facevano male, ma poter rientrare con quel ragazzino leniva anche il dolore che provava. Non sapeva se una volta tornati lo avrebbe rivisto ancora, non sapeva se sarebbero veramente riusciti a mangiare quel melonpan assieme…per quello decise di fare tesoro di quei momenti. Quel tragitto verso casa aveva un significato diverso, rispetto a quando l’aveva fatto all’andata.

Andiamo allora!


CITAZIONE

Chiudo così che il ritorno lo inserisco in autogestita.
Che dire? Grazie ancora di tutto, spero di poter vivere altre avventure come questa in futuro! Ti sei cacciata in un bel guaio, cara mia, mettendomi uno yōkai in questa missione u.u (if you know what I mean)
Ma vedremo! Ristraconfermo i miei voti dopo quest’ultimo post e ti ringrazio delle ricompense, oltre che dell’infinita pazienza^^ Alla prossima!

 
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view post Posted on 19/8/2020, 21:11     +1   -1
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Per voto 10 ti spettano 1000 ryo tondi. Grazie per il lavoro!
 
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