Missione 4A | Shinimadeni 死にまでに - Ovunque tu sia, Per Lucifergirl88

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view post Posted on 29/12/2019, 18:40     +1   -1
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Giornate come quelle avrebbero dovuto essere cancellate. Un nefasto temporale imperversava fuori dalle spesse mura della magione in eccessivo fermento, con tuoni piuttosto veementi e ripetuti lampi che rischiaravano ad intermittenza ravvicinata la volta celeste oscurata dalle dense nubi cariche di pioggia. Persino l’acqua piovana scendeva piuttosto copiosamente, scandendo ineluttabile il tempo che correva via. Goccia dopo goccia batteva contro i vetri delle finestre, come tristi lacrime di un nutrito gruppo di angeli dispiaciuti, scivolando al suolo e portando man mano via ogni briciolo di speranza che rimaneva. Un sospiro pregno di preoccupazione e disillusione s’aggiunse a quella sinfonia sinistra, accompagnata dal lontano pianto di una donna. Possibile che dopo tutte quelle ore non fosse pervenuta nemmeno uno straccio di notizia?

Mio signore.. s’intromise un uomo completamente zuppo d’acqua, avvolto in una mantella. Doveva aver girato in lungo e in largo senza risparmiarsi, considerato lo stato in cui versava e il fiato corto che lo costringeva a profondi respiri. L’anziano affacciato alla finestra si volse verso di lui in un impeto, come se quell'interruzione improvvisa avesse riacceso un’aspettativa che stava spegnendosi come le braci di un focolare. Si avvicinò di qualche passo facendo perno sul suo bastone, arrancando un po’. Allora? Lo avete trovato? chiese con enfasi, speranzoso di un responso positivo che purtroppo s’infranse contro una dura e triste realtà. L’uomo abbassò lo sguardo sconsolato e scosse la testa in segno di negazione, rimanendo mesto e in silenzio sul ciglio della porta in attesa che la crudele nuova raggiungesse l’interlocutore. Quest’ultimo schiuse le labbra come a cercare aria, ma poi si accasciò sconsolato su una poltrona posta proprio vicino a quella finestra. Quello in realtà non era che un silenzioso lamento carico di un dolore profondo: quello di un padre che aveva perso uno dei suoi amati ragazzi.



Benvenuta in questa singolare avventura, pensata apposta per te.
Conosci bene come mi muovo e cosa cerco dalle persone che hanno la (s)fortuna di essere fra le mie grinfie, specialmente in occasioni speciali come può esserlo una missione di passaggio rango come questa. Non perdiamoci in chiacchiere quindi e cominciamo questa danza alla scoperta del mistero che ho voluto porti subito in essere, cercando mio malgrado di invogliarti sin da subito a entrare nel mood generale: fermo restando l’assoluta libertà (che come ben sai non mancherà nemmeno nei post a venire), al termine di questo primo post Yūzora riceverà una convocazione ufficiale dai suoi superiori.
Come promesso in questa missione potrai gustarti OST tutte a tema FFVIII (che sono state la mia fonte ultima di ispirazione) e non mancheranno immagini per una migliore immersione.
Buona fortuna!
 
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view post Posted on 30/12/2019, 20:40     +1   -1
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L’acqua scivolava placida sulla pelle, portandosi via i rimasugli del sonno e risvegliando il corpo dal torpore notturno. Sotto le dita, la ferita che gli era stata inferta da Fuyu-sensei non era che una cicatrice frastagliata e irregolare. Ormai solo un ricordo di quelle giornate trascorse nell’ozio che, tuttavia, avevano portato con sé qualcosa di buono. Era passato davvero un sacco da quando lo spunzone di ghiaccio lo aveva quasi ridotto in fin di vita. I giorni passati in ospedale erano stati uno strazio, mitigati solamente dalla presenza dello Yuki che, come lui, doveva riprendersi dalle gravi conseguenze dello scontro. Solo la compagnia di quello che, dal giorno del suo risveglio, si era proclamato suo mentore aveva aiutato quello scorrere lento e regolare del tempo, a passare via tra le dita…proprio come ora le sue dita avviavano i capelli fulvi sotto il getto della doccia, alzando il viso verso l’acqua che scendeva tiepida. Per fortuna i medici avevano acconsentito a spedirlo a casa per l’ultimo periodo di convalescenza. Gli erano rimasti solamente i punti sull’addome, tiravano come solo i Kami sanno cosa, ma quanto meno poteva farsi un giro ogni tanto senza dover essere rinchiuso tra quelle pareti bianche e asettiche che oramai gli avevano succhiato via la vita. Kai e Takumi erano stati essenziali per la sua ripresa. Il primo in quanto medico, aveva studiato un metodo per rimettere in moto i suoi muscoli rimasti a riposo per settimane, il secondo semplicemente strappandolo via dalla noia di non poter fare tutto ciò a cui era abituato. Quando era arrivato, l’aveva trovato annoiato e sommerso dai libri che Kasumi, la bibliotecaria, gli aveva portato per passarsi il tempo…Ma Yu era un divoratore seriale di tomi e li aveva finiti in breve tempo, se non fosse arrivato il castano non aveva idea di come avrebbe fatto per ingannare le ore. Per fortuna era andato tutto bene. Alla fine si era ripreso egregiamente e aveva potuto ricominciare ad allenarsi come sempre - poco per volta - tornando, non senza fatica, alla condizione fisica di prima della ferita.
Quel giorno, però, non aveva intenzione di fare alcunchè. Come giustamente aveva sottolineato Chishiki Sen, durante i seminari tenutisi all’Hikisaku, il riposo era importante tanto quanto l’esercizio. E quello era il suo giorno di pausa. Non per nulla stava facendosi la doccia di prima mattina, piuttosto che dopo gli allenamenti. Era a casa da solo, ma a breve suo fratello sarebbe tornato dal turno di notte, mentre Shizuka era già partita per una missione che le era stata affidata. Beata lei. Era da un sacco che lui non metteva il naso fuori Kiri! Anche se si era ripreso dalle ferite, non era arrivato nessun incarico da parte del Villaggio fino a quel momento…e la cosa iniziava ad essere un po’ frustrante, sia per lui che per Kurama. Gli era venuto anche da pensare che magari il Mizukage non si fidasse di mandarlo troppo in giro, sapendo del demone, ma spazzava via ogni volta quel dubbio. Aveva dimostrato sia a lui che a Fuyu-sensei di non essere un pericolo, l’unico motivo per cui avrebbero potuto fare un ragionamento simile, era da attribuirsi a timori circa terzi. Comprensibile, ma non potevano mica tenerlo rinchiuso in gabbia per le proprie fisime!
Usci dalla doccia, aprendo la porta scorrevole con un gesto di stizza, utilizzando il controllo del Suiton per darsi una rapida asciugata prima di indossare qualche cosa. Non era caso di perdersi in simili ragionamenti distruttivi: Kai stava per tornare e, sicuramente, oltre che stanco, sarebbe stato affamato, meglio preparare la colazione per entrambi. Indossò un paio di hakama scuri, giusto per non girare in mutande e si infilò l’haori di Takumi, prima di avviarsi in cucina e vedere cosa offrissero il frigo e la dispensa. Non molta roba in realtà, ma abbastanza per mettere insieme qualche cosa che piacesse a tutti - Kurama compreso - prima che il giovane Yuki tornasse a casa.

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Ohayō… Il saluto fiacco del fratello, lo colse mentre ancora stava finendo le ultime cose. Kai arrivò in cucina sbadigliando, lasciandosi cadere sulla sedia e appoggiando la testa sulle braccia conserte sul tavolo. Sembrava davvero a pezzi, non doveva essere una gran cosa fare quel genere di turni in ospedale e riuscire, compatibilmente, anche a portare avanti il proprio lavoro di Shinobi. Erano davvero da ammirare le persone come lui e Urako che si dividevano tra i turni in ospedale e le missioni.

Ohayō! Anche se per te sarebbe più adatto Oyasumi, eh? Lo pizzicò all’ennesimo sbadiglio. Ti va di mangiare qualcosa o vai dritto a dormire?

Qualcosa la mangio volentieri, ma…hai cucinato tu?

Ehi! Non sono così male! Si imbronciò, mentre appoggiava un paio di taiyaki sul tavolo, del tè, un po’ di riso con qualche condimento ed un paio di pesci grigliati, prima di accomodarsi a sua volta sulla sedia di fronte al fratello. Guarda che nemmeno tu sei un asso ai fornelli, sai?

Riuscì a strappare una risata stanca al moretto. Infatti non so come facciamo a sopravvivere tra te, io e Shizuka. Tutti e tre per un motivo o per l’altro non avevano avuto una vera e propria educazione circa l’economia domestica. Kai e Yu erano cresciuti in orfanotrofio, mentre la ragazza era stata usata come esperimento dal suo stesso padre, così da poter diventare una cecchina infallibile. Era già un miracolo che, fino a quel momento, non si fossero avvelenati.

Evidentemente qualche cosa Izumi è riuscita ad inculcarci.

Probabile. Si tirò su Kai, mettendosi composto per iniziare a sbocconcellare qualche cosa, borbottando un “Itadakimasu” appena accennato, prima di dare soddisfazione alle budella brontolanti che si ritrovava. Che hai in programma di fare oggi?

Oggi per me è di riposo. Rispose il Rosso alzando gli occhi dalla scodella del riso. Quindi boh, forse farò un giretto da Kasumi in biblioteca e al mercato: ho visto che le scorte scarseggiano. Hai bisogno di qualcosa?

No,no. Tranquillo. Scosse la testa. Facevo per chiedere. Prese un boccone o due, prima di riprendere parola. Ti sei ripreso bene dall’infortunio. Ormai sei tornato in forma come prima di riportare la ferita. Vedrai che a breve ti chiameranno per qualche incarico, è solo questione di tempo.

Yu, che stava portandosi un po’ di riso alla bocca, fermò le bacchette a mezz’aria alzando gli occhi per incontrare quelli di ghiaccio del fratello. Stanchi, arrossati dal sonno, ma acuti come sempre. Era palese si fosse accorto della sua preoccupazione in merito a quel discorso. Certo, non sapeva tutti i dettagli che conosceva invece il Rosso, tuttavia si era reso conto che la cosa fosse motivo di frustrazione. D’altronde era normale: dopo settimane di fermo e altrettante di riabilitazione, Yu non vedeva l’ora di imbarcarsi in qualcosa di nuovo che lo facesse uscire da quel loop di abitudinarietà in cui era intrappolato. E di certo si vedeva. Quando Kai tornava a casa, pur di evadere un po’ dalla routine, si faceva raccontare cosa avesse fatto di particolare quel giorno in ospedale. Quasi una storia da brivido da raccontare la notte attorno al fuoco, per lui, ma almeno era un modo per guardare fuori dalla finestra. Purtroppo anche Takumi era stato chiamato in servizio - purtroppo per lui, non per il castano che finalmente poteva a sua volta prendere un po’ d’aria - quindi il tutto era diventato straordinariamente banale e noioso. Solo Kurama riusciva un po’ a distrarlo, ma non abbastanza a lungo da fargli scordare la situazione…d’altronde anche la Volpe si sentiva in trappola come lui.

Lo spero.

E come un desiderio espresso ad una stella cadente, quella speranza divenne realtà.
I due fratelli stavano finendo di mettere le stoviglie nel lavello, quando un fruscio conosciuto attirò la loro attenzione. Fu Yu a dirigersi alla porta, pulendosi le mani sui pantaloni prima di raccogliere la missiva che era stata infilata sotto la stessa. La classica busta che arrivava dai piani alti, con tanto di sigillo in ceralacca blu, recante il simbolo del Mizukage. Voltandola sul dorso, il giovane quasi si aspettava di trovare il nome dello Yuki…e invece, no. Era per lui.
Si ritrovò a leggerlo più volte, quasi non ci credesse nemmeno più, finchè lo stesso moretto fece capolino dalla cucina, non vedendolo più arrivare.


Allora?

Sorrise, voltando la busta in modo che anche Kai potesse leggere il destinatario. Allora, mi sa che dovrai fare tu un salto al mercato più tardi.

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Le strade di Kiri erano nebbiose come sempre. A quell’ora del mattino, poi, si aggiravano per le vie solamente i commercianti che avviavano le attività, qualche studente dell’Accademia molto mattiniero, e le ombre degli Shinobi che partivano per qualche missione. Il tutto condito dallo scalpiccio umidiccio del fango che foderava le strade. In fin dei conti era una bella giornata, quella, dopo le ultime notti un po’ tempestose, ma, tempo a parte, era una bella giornata perché finalmente aveva ricevuto un incarico! Non vedeva l’ora di scoprire di che si trattasse. Nella missiva che era arrivata a casa c’era solamente una convocazione al palazzo del Mizukage: nessun dettaglio, nessuna specifica…quasi si trattasse di qualcosa di estremamente importante, i cui particolari era meglio non fossero divulgati.
Di fatto il giovane dai capelli fulvi, preso atto della chiamata, si era fiondato a cambiarsi, raccattando il suo equipaggiamento. Era uscito così, salutando Kai che, finalmente, sarebbe andato a farsi le sue beneamate e dovute ore di sonno e adesso era lì, con il peso familiare e confortante di Kenmaki sulla schiena, lo sbatacchiare dell’Hakanai sulla coscia e Kurama che dire fosse su di giri, non avrebbe reso realmente l’idea.


« Aaaaah finalmente un po’ d’aria! Tra un po’ sarei impazzito se questa dannata routine non fosse stata interrotta! » Baldanzoso come sempre, il demone non sapeva proprio tenere a freno la lingua certe volte…ma, ehi, Yu era della sua stessa opinione. « Curiosa convocazione comunque, sbaglio o di solito sbolognano l’incarico al malcapitato senza troppi complimenti? Il fatto che vogliano discuterne di persona mi fa pensare a qualcosa di grosso…e di assolutamente delizioso. »
Sì, è strano. Generalmente utilizzano questo iter solo quando i dettagli da discutere sono parecchi o quando la faccenda è particolarmente delicata.
« Affiliamo gli artigli allora ragazzo, pare proprio che ci sarà di che divertirsi. »
Già. Rise. Mi fa piacere vederti nuovamente carico, Kurama.
« Senti senti…parla quello che se potesse farebbe i salti di gioia per tutto il tragitto, da casa fino al palazzo! »
Non è che non posso.., ma mi prenderebbero per pazzo se lo facessi!

E per quanto fosse “brutto” gioire per i ben poco eventuali problemi di qualcun altro, Yu era davvero contento di avere finalmente una missione per le mani. Sarebbe stato ipocrita dire che avrebbe preferito non arrivasse quella busta e che i mandanti se la passassero al meglio! Kami, no! Andava benissimo così! D’altronde l’economia doveva girare in qualche modo, no? E le sue tasche iniziavano a piangere senza gli introiti di qualche missione…almeno tanto quanto il suo animo, arido del brivido del pericolo e dell’adrenalina causata dal ritrovarsi nel bel mezzo di situazioni al limite del possibile. Sicuro, era solo un lavoro, ma non l’avrebbe mai scelto se non gli fosse piaciuto! Quindi, dire che non vedeva l’ora di arrivare al dunque, era un eufemismo fatto e finito. Per un inguaribile curioso come era lui, quella convocazione in bianco era come il nettare per le api! Un richiamo irresistibile che, dopo tanto tempo di fermo, veniva amplificato oltre ogni misura. Un bisogno che andava ben oltre il riempirsi le tasche di Ryo, tant’è che si precipitò al Palazzo del Mizukage neanche fosse nel deserto e lì vi fosse l’unica oasi disponibile.
Non entrava lì dalla volta in cui aveva avvisato Hayate-sama della presenza di Kurama dentro di lui. Un bel po’, insomma. Recandosi dalla segretaria dietro al bancone, venne indirizzato al piano superiore, in uno degli uffici preposti all’assegnazione delle missioni. Dietro quella porta scura con tanto di targhetta dorata, c’era la risposta alla sua curiosità. Era letteralmente a un passo dal conoscere di che cosa si sarebbe dovuto occupare in questo suo nuovo compito. Si tratteneva a stento, ma rimase composto.
Schiarì la voce.
Alzò la mano.
E bussò.


Kyōmei Yūzora. Sono stato convocato.

 
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view post Posted on 6/1/2020, 22:57     +1   -1
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Nonostante fosse passato del tempo da quando, per l'ultima volta, il Kyōmei aveva potuto mettere piede in un ufficio dedicato allo smistamento degli incarichi, la sensazione, poté constatare, non era cambiata per nulla. C'era sempre una strana tensione nell'aria, come se qualcosa di assolutamente nefasto ma non ancora manifesto aleggiasse pesantemente nell'ambiente circostante. Ma vi era anche tanta curiosità da parte di quel ragazzo, e voglia di mettersi in gioco dopo quel periodo di stasi. Sensazioni contrastanti che pesavano, consciamente o meno, sul suo cuore e che lo accompagnarono sino all'ingresso dell'ufficio, dove venne accolto con un semplicissimo Vieni avanti. ovattato dalla barriera posta fra lui e l'interno del loco. La voce era senz'altro appartenente a un uomo giovane e piuttosto autoritario nel modo di porsi, ma non di certo a qualcuno che conosceva. Aperta la porta avrebbe infatti trovato un giovane sulla ventina (forse venticinque anni), con capelli corti castano scuri e occhi del medesimo colore. Nonostante portasse gli occhiali, che parevano dargli un'aria sicuramente da intellettuale, aveva addosso la divisa ANBU. Sostava perfettamente eretto davanti a una scrivania con varie scartoffie e sulla quale sostavano due tazze di quello che, anche all'olfatto, era facilmente riconoscibile come ottimo infuso aromatizzato alla vaniglia. Fumavano ancora.


Ti stavo aspettando, Kyōmei Yūzora. Accomodati pure. disse con uno strano garbo nel tono, senza calcare la mano sul dover chiudere la porta alle sue spalle. Probabilmente sapeva che il nuovo arrivato avrebbe fatto da sé questa piccola ma significativa azione. Credo che tu immagini perfettamente il motivo per il quale sei stato convocato, quindi saltiamo i convenevoli e andiamo subito al nocciolo della questione. Non sono bravo a girare attorno ai discorsi. s'espresse non appena la porta fu effettivamente chiusa, agguantando da sopra una pila di fascicoli uno di essi, aprendolo e portando all'attenzione del rosso una mappa, porgendogliela. Stanno succedendo strane cose al villaggio Kokuhyō nel ultimi tempi. Diverse persone sono scomparse nel nulla senza lasciare alcuna traccia e adesso anche il primogenito del daimyo rientra ufficialmente tra i dispersi. Non sappiamo chi stia causando tutto questo, ma sappiamo che chiunque stia agendo sta allargando il suo raggio d'azione. come premesso fu piuttosto diretto nell'esporre la situazione, senza girarci troppo attorno. La situazione non era per nulla rosea e non andava presa sotto gamba. Se non agiamo, presto verremo coinvolti anche noi.. senza parlare del fatto che quel villaggio è uno dei nostri migliori alleati commerciali. La richiesta d'aiuto viene dal daimyo Hiwatari, e capisci bene che il nostro villaggio non può esimersi dal rispondere alle sue esigenze. sistemò con due dita gli occhiali, facendo una breve pausa nella sua rapida e chiara esposizione. Il tuo compito sarà quindi quello di far luce su questa situazione e risolverla, e ovviamente trovare e trarre in salvo il figlio del daimyo. Domande? chiese quindi infine, come se quelle informazioni fossero più che sufficienti per cominciare a dare la caccia a chissà chi. Non c'era uno straccio di informazione di base dalla quale partire e tutto sembrava quasi aleatorio, pieno di cose non dette. Possibile che fosse tutto li quello che era contenuto nel fascicolo ben nutrito che l'ANBU aveva preso? Sulla mappa era presente solo una X rossa in corrispondenza del villaggio Kokuhyō, circoscritta in un'area cerchiata nel medesimo colore pericolosamente estesa sino ai confini della Nebbia. Vi era riportato un numero (22) il cui significato rimaneva comunque un'incognita.

 
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view post Posted on 8/1/2020, 16:25     +1   -1
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Gli era mancata quella sensazione. Quel misto di tensione, esaltazione e curiosità che precedeva sempre l’assegnazione di un incarico di cui non sapeva assolutamente nulla. Solo quella porta lo separava dallo scoprire di che cosa avrebbe dovuto occuparsi, solo una paratia lignea segnava il confine tra il brivido dell’aspettativa e il peso della conoscenza. E, per quanto fosse piacevole crogiolarsi nel primo, lasciando che quel fremito elettrico gli solleticasse tutto il corpo, la sua voglia di sapere era talmente elevata che, non appena gli venne dato il permesso di entrare, aprì istantaneamente la porta. Dietro la scrivania, un giovane Shinobi…anzi, un giovane ANBU. Più vecchio di lui, ma non così tanto, forse aveva l’età di Takumi su per giù. Sembrava un po’ fuori posto, molto rigido ed altero nella sua seduta, perfettamente composta, senza contare che portava stranamente la divisa d’ordinanza…come se in quel momento non avesse veramente dovuto essere lì, ma d’istanza altrove. Forse era per quello che sembrava un po’ con una scopa su per il culo, indispettito, benchè cercasse di nasconderlo, riuscendoci bene. Quei piccoli occhialetti da professorino non aiutavano di certo a smorzare l’idea che Yu si era fatto, benchè il taglio corto di capelli e gli occhi castani avrebbero dovuto smorzare un poco la severità che emanava. Beh, infondo poco importava che genere di persona fosse il superiore che gli assegnava la missione, bastava che gli desse le informazioni come si doveva e non col contagocce come altre volte gli era capitato. Qualcuno aveva parlato di Yugen? O del caso del Villaggio delle Latrine? Ecco. Giusto per capirci. In ogni caso non c’era motivo di giudicare, prima di conoscere. Non aveva mai visto quel giovane, avrebbe imparato qualcosa su di lui solo in quel breve scambio che precedeva la sua partenza e poi, probabilmente, non l’avrebbe più visto o, se sì, solo di rado. Quindi, ehi, valeva la pena approfittarne.
Chiuse la porta dietro di sé, nel momento in cui il superiore lo invitò ad entrare, avvicinandosi alla scrivania ed accorgendosi solo in quel momento di un paio di tazze mezze vuote abbandonate sul piano. Fumavano ancora ed emanavano un piacevole odore di vaniglia. Curioso…dubitava che quel perfettino avesse l’abitudine di bere una tazza d’infuso da due diverse. Sembrava proprio che, poco prima di Yu, ci fosse stato qualcuno lì: qualcuno che era talmente di fretta da non prendersi nemmeno il tempo di finire una tazza d’infuso o qualcuno che era parecchio maleducato. O entrambe le cose. Propendeva per la prima però, perché, oltre al fatto che il contenuto era ancora bello caldo, nemmeno la tazza appartenente, presumibilmente, al suo superiore era finita. Tuttavia non ebbe modo di rimuginare troppo su quel dettaglio, infatti l’ANBU tagliò corto coi preamboli andando dritto al punto. Afferrò un fascicolo ben nutrito da sopra una pila d’altri documenti, aprendolo di fronte a sé e porgendo a Yu una mappa. Il Rosso, che fino a quel momento era rimasto in piedi ad una certa distanza dalla scrivania, si avvicinò dando un’occhiata alla piantina. Non riportava particolari dettagli a dire il vero…Solamente una grossa X scarlatta sul nome di un villaggio, Kokuhyō, un cerchio attorno allo stesso che si estendeva fino ai confini della Nebbia e un numero di dubbio significato. Seguì col dito la linea rossa circolare attorno alla zona, crucciandosi una volta giunto su quel 22.
Le parole del superiore, poi, portarono solo notizie nefaste e prive di spiegazioni. Pareva, infatti, che nel villaggio contrassegnato sulla mappa, fossero sparite nel nulla diverse persone, tra cui, ora, anche il primogenito del Daimyo di quella regione. Ma come potevano delle persone volatilizzarsi senza lasciare traccia? Com’era possibile che nessuno avesse visto nulla? Soprattutto nella magione di un Signore Feudale, sempre gremita di cortigiani, servitori e guardie?


« Questa storia puzza di fogna lontano un miglio, Yu. »
Fin troppo. Mi rifiuto di credere che degli esseri viventi spariscano in questo modo. Ok essere dei bravi rapitor…magari qualcuno con un addestramento Shinobi, ma così è fin troppo, non ti pare? Qualcosa avrebbe dovuto essere rimasto, qualcuno avrebbe dovuto aver visto qualcosa, o sentito…è a dir poco assurdo che svaniscano così!
« E’ impossibile, non assurdo. A meno che questo bamboccio non ci stia nascondendo qualcosa. »
Secondo me sta nascondendo parecchio. Lo hai visto quel fascicolo? Com’è possibile che di tutti quei fogli ci stia dicendo solo queste tre cose in croce?

Di fatto oltre al pezzo forte della missione, aggiunse poco. Ma fu abbastanza per far sorgere ulteriori dubbi al Rosso. Pareva, infatti, che il Villaggio di Kokuhyō fosse un importante alleato commerciale di Kiri e che, quindi, la richiesta arrivata direttamente dal Daimyo Hiwatari non fosse declinabile. Di conseguenza, il compito del chunin sarebbe stato quello di fare luce su quella situazione e risolverla, non di meno trovare e riportare indietro sano e salvo il figlio del Signore. Un gioco da ragazzi con quelle due informazioni che aveva!
Quanto meno il superiore si era reso disponibile a rispondere alle sue domande, perché francamente ne aveva diverse da fare. Aspettò giusto qualche momento per riordinarle prima di assentire greve all’interrogativo dell’ANBU.


In effetti sì, qualcuna ce l’ho, Signore. Fece, alzando lo sguardo dalla mappa per puntarlo nelle iridi castane dietro quelle lenti tondeggianti. Mi chiedevo innanzitutto se le persone scomparse avessero qualcosa in comune o, quanto meno, se le circostanze delle loro sparizioni avessero dei tratti simili. Altrimenti mi è difficile immaginare come sia stato possibile ricondurre tutti questi casi allo stesso colpevole o allo stesso gruppo di colpevoli, considerato che mi ha appena detto che ancora non sappiamo nulla di chi sta causando tutto questo. Una pausa, per lasciare che l’interlocutore recepisse bene, prima di prendere nuovamente parola. In secondo luogo, nessuno ha visto nulla? Proprio nessuno? Potrei capire la scomparsa delle persone comuni, neanche troppo, a dirla tutta ma la sparizione del figlio del Daimyo ha dell’incredibile. In una magione girano a qualsiasi ora guardie, servitori e cortigiani…nessuno ha visto nulla? E anche negli altri casi, possibile che non sia rimasto niente? Che nessuno abbia notato o sentito qualcosa? In realtà studiando accuratamente i cambi delle guardie, i turni e i movimenti degli abitanti della magione, magari infiltrandovisi per alcuni giorni, forse sarebbe stato possibile riuscire a scnsare gli sguardi…ma restava sempre inconcepibile che non vi fosse nessuna testimonianza. A quel punto gli occhi del Rosso caddero nuovamente sulla mappa, per la precisione sull’area scarlatta che si spingeva fino ai confini della Nebbia. Si rifiutava di credere che Kiri muovesse il culo solo ora. Si rifiutava di credere che il loro Villaggio scodinzolasse solo se era un Daimyo a parlare. Si rifiutava di credere che non avessero agito prima, considerando l’importanza che Kokuhyō aveva per loro dal punto di vista commerciale. Si rifiutava di credere che il rapimento del Signore Feudale non avesse potuto essere sventato. Inoltre…non penso che Kiri abbia dormito sugli allori fino ad ora, lasciando che tutto degenerasse a questo modo e muovendosi solo quando questa situazione ha coinvolto il primogenito del Signore della regione, bussando addirittura alle nostre porte. Non è che per caso è stato già inviato qualcuno? Se sì…che cosa gli è successo? Già perché se davvero qualcuno era stato inviato precedentemente e ora mandavano lui, qualcosa era accaduto di sicuro. Sospirò, facendo un passo indietro. Per ultimo, vorrei sapere tutto il possibile sulle persone scomparse, dove è successo, quando , come, avere una foto del figlio del Daimyo e sapere come mi devo comportare se dovessi trovare anche le altre persone scomparse… In effetti il professorino aveva parlato di salvare solo il figlio del Daimyo. Oh, e quel numero sulla mappa: che significa? E’ il numero dei rapimenti? Un breve inchino, quasi si stesse scusando per la serrata sequenza di interrogativi. Mi scusi la quantità di domande Signore ma, considerato lo spessore di quel fascicolo, ho l’impressione che ciò che c’è da sapere su questa storia sia molto di più di quanto mi è stato detto. E se voglio portare a termine l’incarico con successo e salvare il figlio del Daimyo, devo sapere tutto.

 
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Perfettamente conscio di aver ridotto ai minimi termini tutto quanto ci fosse da sapere per poter partire in missione e reperire le restanti informazioni in loco, si aspettava delle domande sulla questione. Sarebbe stato assai sciocco aspettarsi il contrario, dopotutto. Senza contare che sarebbe stato davvero strano se proprio quel ragazzo, appositamente raccomandato per la sua tanto decantata arguzia, non avesse proprio avuto un paio di quesiti sulla faccenda. Qualcosa in comune ce l'hanno, si. rispose al primo interrogativo, sostenendo lo sguardo del suo interlocutore con una compostezza disarmante. Si vedeva proprio la disciplina militare. A scomparire senza lasciare traccia sono stati tutti giovani uomini. Sembra che la maggior parte siano stati visti allontanarsi al crepuscolo senza un apparente motivo, altri sono scomparsi nella notte. spiegò senza girarci troppo attorno, rispondendo al meglio delle sue possibilità e in maniera quanto più completa e dettagliata gli fosse possibile. Sono pervenute versioni contrastanti sulle dinamiche proprie delle singole sparizioni, ma un dettaglio non di poco conto salta subito all'occhio: ognuno di loro possedeva capelli scuri e occhi come il mare. fece una breve pausa, sistemando meglio gli occhiali e cominciando quindi a sfogliare il nutrito fascicolo contenente i resoconti di tutti gli scomparsi. Per quanto riguarda il figlio del daimyo, purtroppo brancoliamo nel buio. Nessuno è entrato nella magione quella notte e nessuno è uscito. Hanno soltanto trovato la finestra aperta in camera dello scomparso. s'interruppe non appena ebbe trovato quello che stava cercando all'interno del fascicolo degli scomparsi, prendendolo per poi porgerlo al Kyomei. Si trattava di un ritratto di un giovane dalla pelle color dell'avorio, lunghi capelli corvini e occhi dello stesso colore degli zaffiri. La ricercatezza dei ricami nelle vesti che indossava in quella perfetta riproduzione della realtà non potevano che identificarlo a colpo d'occhio come il primogenito del daimyo Hiwatari.


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Kazuki Hiwatari, 22 anni, primogenito del daimyo e futuro signore del villaggio Kokuhyō. Scomparso due giorni fa. presentò al suo interlocutore, mentre questi aveva modo di saggiarne l'aspetto e memorizzarlo. Prima di lui ne sono scomparsi altri 21, così come riporta la mappa che stringi fra le mani. Avevamo tempo fa inviato una coppia di nostri shinobi per indagare, ma oltre a non aver trovato nulla di concreto uno di loro risulta disperso. Ovviamente al tempo non ci aspettavamo minimamente che la situazione si aggravasse così tanto, nonostante fosse stata tenuta sotto stretta osservazione dal daimyo stesso. Tuttavia la scomparsa di suo figlio ha messo in crisi non soltanto la sua famiglia, ma l'intero villaggio. Non è una situazione facile. proseguì nella sua spiegazione, facendo intuire al Kyōmei quanto fosse importante quel ragazzo. Oltre ad essere il futuro sovrano di quel villaggio strategicamente importante per la loro Nebbia, era anche molto amato dal suo popolo. La sua scomparsa aveva sconquassato la fragile stabilità sulla quale si posava quel borgo commerciale. Se dovessi trovare gli altri, ti lascio carta bianca. Sono certo che il daimyo e le famiglie dei dispersi ti saranno grati se riuscissi a far diventare il loro terrore soltanto un lontano ricordo. E con questo, sai tutto quello che sappiamo. concluse, poggiando dunque l'incartamento in cima agli altri, lasciando al giovane dalla chioma fulva non soltanto altri interrogativi sulla misteriosa faccenda, ma anche la possibilità di sfogliare quel malloppo d'incartamenti. Se lo avesse aperto, avrebbe trovato ritratti di altri giovani uomini appartenenti a una fascia d'età variabile ma non superiore ai 25. Alcune delle versioni riportate erano assai confuse, altre deliranti.. nulla su cui potersi realmente basare per avere una base solida sulla quale basarsi per delineare alcune delle dinamiche. Come al solito, avrebbe dovuto agire sul luogo per capirci qualcosa in più.

 
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« Ahahaha! A volte mi scordo che sei una macchinetta spara domande! Devo dire che, però, quando le rovesci addosso agli altri è parecchio divertente da vedere. »
Beh, mi pare il minimo, visto le briciole che mi ha dato. Più informazioni di base abbiamo, più saremo avvantaggiati una volta sul posto. Ho intenzione di prosciugare ogni singolo dettaglio racchiuso in quel fascicolo!
« Eeeeeh, come un jubokko. »
Sì, come un jub…ehi! Ma tu senti questo, io stavo parlando seriamente!
« Ah pure io. Sono serissimo. »

E forse non aveva tutti i torti Kurama a definirlo una specie di albero “vampiro”. Lo era davvero, di conoscenza però. Quella faccenda, soprattutto, meritava d’essere vagliata in ogni sua più piccola sfaccettatura. C’era tanto che quel professorino non stava dicendo, ne era più che sicuro…d’altronde non avrebbe avuto alcun senso quel blocco di incartamenti, se i dati in possesso della Nebbia fossero stati solo quelle quattro direttive in croce che l’ANBU gli aveva dato poc’anzi. Dietro il pesante velo che nascondeva la verità di quella storia, era sicuramente presente ancora qualche indizio che sarebbe potuto tornargli utile nello svolgimento della missione. Ne era assolutamente certo. Tant’è che la sua curiosità e il suo bisogno di fare luce su quell’infausti avvenimenti, lo spinsero quasi ad essere fin troppo veemente nel rivolgersi al superiore. Le domande gli erano uscite di bocca come un fiume in piena, una dietro l’altra, ognuna concatenata alla precedente, come un lume che si spostava all’interno di una stanza buia, abbracciando con suo alone caldo e lucente ciò che si avvicinava alla sua fiamma. Punti, solo punti da unire assieme. Pezzi di un puzzle ancora scomposto che prima o poi sarebbe senz’altro riuscito a completare perfettamente. E vuoi o non vuoi, quella sua raffica di quesiti iniziò a dare piano piano i suoi primi frutti.
Il professorino non si scompose minimamente, come se si aspettasse da lui quella reazione, rimanendo pressappoco impassibile. Non perse la calma, non sospirò affranto, tanto meno lo redarguì con un’occhiataccia; si limitò a fare ciò per cui si era reso disponibile di propria sponte: rispondere alle domande del sottoposto. E lo fece iniziando sin da subito a dare delle informazioni importanti a Yu circa i tratti in comune che le varie vittime avevano. Perché no, non erano prese a casaccio, chiunque fosse il colpevole - o, chissà, magari più di uno - agiva mirando ad un target particolare. Giovani uomini, con capelli scuri e occhi color zaffiro. Pareva che alcuni di loro fossero stati visti allontanarsi inusualmente al crepuscolo, altri erano scomparsi nel bel mezzo della notte…probabilmente rendendo manifesta la cosa, a parenti e conviventi tutti, solamente al mattino. Tuttavia le versioni delle dinamiche erano svariate, alcune anche contrastanti, difficile dare credito a tutto. Si sa, a volte i racconti delle persone ingigantivano sempre le cose: era così che erano nati gli yōkai, no? Però questa differenza di casistiche, avrebbe potuto anche indicare modi diversi di agire e, di conseguenza, più di un rapitore. Andava tenuta in considerazione tanto quanto gli obiettivi prediletti del colpevole.


« Mpf..un feticista di capelli scuri e occhi blu. »
Così pare.

Non avrebbe saputo dirlo meglio, ma non era il caso di fossilizzarsi su quelle prime informazioni. Il professorino continuò nella sua esposizione, andando a parare sul target specifico del figlio del Daimyo Hiwatari. Quel caso era un vero e proprio enigma. Stando a quando diceva l’ANBU, nessuno era entrato e nessuno era uscito dalla magione, eppure al mattino avevano trovato la finestra della camera del rampollo di casa aperta e di lui nessuna traccia. Ora…quante possibilità c’erano che non ci fossero stati movimenti nell’abitazione, ma che comunque il giovane fosse riuscito ad uscire o che qualcuno si fosse introdotto per rapirlo? Gliene veniva in mente qualcuna, ma erano tutte supposizioni senza fondamento alcuno, se non le parole appena sentite. La prima che gli venne in mente, e francamente la sua preferita, fu che chiunque avesse dichiarato che non ci fossero state entrate, né uscite dalla magione, l’avesse detto un po’ per pararsi il culo. La seconda, verteva sulla possibilità dell’inganno della finestra aperta, ovvero confondere le acque per far pensare che qualcuno fosse uscito da lì, senza che fosse realmente andata così. Le altre tiravano in ballo robe più grosse, come capacità ninja di illudere il malcapitato che attorno a lui non accadesse nulla, quando invece succedeva eccome! O addirittura di fermare il tempo.., ma quest’ultima era la meno probabile: non aveva mai sentito di qualcuno capace di bloccare l’inevitabile scorrere dell’eternità. Se si fosse sforzato di pensare ancora, probabilmente avrebbe trovato altri spunti, ma sarebbero stati ugualmente senza basi concrete, come le ipotesi già formulate. Le tenne comunque in saccoccia, pronto a tornare a rivalgiarle, o scartarle definitivamente, una volta fatta qualche indagine seria sul posto.
Fu a quel punto che dai vari documenti contenuti nel fascicolo, il professorino porse a Yu uno di questi. Si trattava del ritratto di un giovane avvenente, dai lunghi capelli corvini e occhi dello stesso colore delle profondità del mare. Le ricche vesti che indossava, gli permisero di intuire presto che si trattasse dell’obiettivo principale della sua missione, il figlio del Daimyo, eppure in quei tratti tanto caratteristici, fu inevitabile per il Rosso rivedere il viso di quel padre che mai c’era stato…e che mai ci sarebbe stato più. Non ci aveva pensato prima, sentendo solo parlare di capelli scuri e occhi blu, ma vedere quell’immagine aveva rievocato in lui il ricordo di Aoi. Involontariamente. Un po’ come quegli odori che di punto in bianco prendono e ti ricordano qualcosa con la stessa forza di un pugno tirato alla bocca dello stomaco.
Per fortuna la voce del superiore si aggiunse presto ad accompagnare quella visione, riportando tutto laddove doveva essere: il ritratto del figlio del Daimyo stretto tra le sue mani e il ricordo di suo padre nei meandri più oscuri della sua anima.
Hiwatari Kazuki, questo era il nome del primogenito del Signore del villaggio Kokuhyō ed era il ventiduesimo ragazzo ad essere scomparso. Come il Rosso aveva ben intuito, quel numero accanto all’area evidenziata sulla mappa, non era altro che l’ammontare dei rapimenti. Una quantità impressionante, non c’era che dire. Tant’è che non sbagliava Yu a pensare che prima di lui fosse stato inviato qualche altro Shinobi da Kiri…purtroppo, però, quella missione fu fallimentare. Non solo la coppia di suoi colleghi non aveva scoperto nulla di valido, ma addirittura uno dei due risultava tutt’ora disperso. Una bella gatta da pelare. Uno Shinobi disperso non era mai una bella cosa: che fosse vivo o che fosse morto, che facesse parte di un importante clan o meno, andava riportato a casa per la sicurezza del Villaggio. Il superiore non aveva accennato nulla circa quegli Shinobi, di primo acchito, dando importanza solamente al recupero del figlio del Daimyo, ma Yu immaginava che semmai l’avesse trovato sarebbe dovuto rientrare anche lui nel pacchetto. Perché era fin troppo ovvio che la scomparsa di quel ninja fosse in qualche modo collegata alla faccenda su cui stavano indagando lui e il compagno, prima del Rosso.

Mentre questo e altri nuovi quesiti iniziavano a prendere forza nella mente di Yu, l’ANBU concluse il suo discorso mettendo l’accento su come la disgrazia capitata a Kazuki, essendo il giovane molto amato dal suo popolo, avesse avuto ripercussioni su tutto il piccolo borgo e, di conseguenza, sottolineando ulteriormente quanto fosse importante riportarlo a casa, per ristabilire l’equilibrio nel territorio del loro alleato commerciale. A quel punto, dando carta bianca al Rosso su come comportarsi nel caso avesse trovato gli altri dispersi, gli porse il fascicolo, dando modo al giovane di sfogliarlo. E pensate che Yu potesse farsi scappare un’occasione simile? Oviamente no. Memorizzato per bene il volto di Kazuki, posò il ritratto in parte, cominciando a sfogliare i vari documenti del fascicolo quasi distrattamente, cercando di fare ordine in testa. C’erano delle ulteriori domande che gli premeva fare. Il professorino aveva accennato al fatto che Kazuki fosse un primogenito, il che lasciava intendere che dopo di lui ne fossero arrivati altri…e se pure loro possedevano gli stessi tratti caratteristici del figlio maggiore, sarebbero stati sicuramente un bersaglio. Andavano protetti sia perché sarebbero stati fondamentali per la risoluzione del caso, sia perché, se anche loro fossero scomparsi, il morale del borgo sarebbe ulteriormente crollato. Non di meno voleva capire meglio la faccenda dei suoi colleghi Shinobi precedentemente inviati. L’ANBU aveva detto che uno era disperso, ma l’altro? L’altro avrà visto qualcosa, no? Ultima, ma non per importanza, quella missione non sembrava roba facile da fare da soli. Non per nulla l’ultima volta avevano mandato una coppia… La tazza abbandonata sulla scrivania, poteva anche significare che qualcuno aveva avuto un colloquio con il superiore prima di lui, anche se era strano fare due conversazioni separate. Neanche volessero nascondere qualcosa all’uno o all’altro!


Yamaguchi Koichi, 16 anni, figlio di onesti commercianti.
Inoue Haruki, 25 anni, sposato, moglie e figli, fabbro.
Nakajima Hiroshi, 15 anni, figlio di contadini.
Miura Saburo, 20 anni, sposato da pochi mesi, gestiva una locanda con la novella moglie.


E ancora, ancora, ancora, fino ad arrivare all’ultimo. Il più eclatante. Hiwatari Kazuki. Le storie delle sparizioni, sembravano uscite da uno dei libri sugli yōkai che Yu era solito leggere…racconti deliranti, confusi, nulla su cui potersi basare con fiducia per darsi un buon punto di partenza. Ogni foglio era una nuova storia, una nuova vita, un nuovo legame spezzato senza spiegazione. Saltava subito all’occhio come ci fosse un velo di caos quasi costruito attorno ad ogni singolo caso e come l’età massima degli scomparsi non superasse i venticinque anni d’età. Cinico a dirsi, ma la visione di Kurama circa il - o la - feticista dei ragazzi con capelli scuri e occhi di zaffiro, si faceva sinistramente concreta.
Yu scorse con gli occhi ora attenti ogni singola scheda, leggendo ogni resoconto, lo sguardo incollato alla scrittura ordinata di questo foglio o a quella tremante e disordinata di un altro. Solo quando fu quasi alla fine del fascicolo alzò per un momento gli occhi verso quelli castani del superiore: non aveva ancora trovato nulla sui due Shinobi.


Scusi, dei due colleghi che mi hanno preceduto non c’è…oh, ecco.

Proprio mentre lo stava chiedendo, voltando l’ennesimo rapporto trovò anche quello riguardante la missione dei due Shinobi. Hōzuki Takeshi, 15 anni, neo chunin, occhi blu e capelli neri, pronto a dimostrare il suo valore, scomparso. La compagna, una genin ormai avviata verso la promozione, si chiamava Watanabe Nami. 13 anni, occhi d’ambra e capelli scuri come la notte. Pareva che durante la missione, il giovane, avendo tratti corrispondenti a quelli dei rapiti, avesse fatto da esca…ma qualcosa era andato storto. Erano nei pressi di un bosco, vicino ad una casa piuttosto grande con un fiume a poca distanza. Mentre Nami si era nascosta, come da copione, all’improvviso Takeshi si era allontanato facendo perdere le sue tracce. La ragazza non aveva potuto nulla. Nel rapporto si leggeva che una volta tornata a Kiri, si fosse dimessa, abbandonando la carriera e che per un gran bel periodo fosse stata sotto psicofarmaci. Quella storia l’aveva proprio segnata profondamente. Non era bello fare da esca - anzi, in Accademia gli avevano insegnato fosse uno dei compiti più paurosi - ma non era bello nemmeno essere gli unici a tornare a casa, quando si era partiti in due. Fortunatamente non gli era mai successo…anche se quella volta con Shi aveva rischiato grosso.
Chiuse il fascicolo con un profondo sospiro: quello era l’ultimo racconto infelice da leggere. Per quanto riguardasse una di quelle pozzanghere ambulanti degli Hōzuki, non poteva dire di non esserne stato in qualche modo colpito. Uno Shinobi che prende e se ne va, quasi come avesse visto qualcosa, dopo che aveva organizzato un piano preciso con la compagna…c’era qualcosa di strano, di sbagliato. La sua stima di quel clan era pari a zero, ma era evidente che qualcosa non quadrasse. Qualcosa che avrebbe dovuto scoprire.


Immagino che, nel caso ritrovassi anche Hōzuki Takeshi, vivo o morto, dovrei riportarlo al Villaggio. La voglia di farsi un viaggio del genere con una pozzanghera era sotto i piedi, ma si trattava di una missione, non era che potesse fare lo schizzinoso. Detto questo, mi permette ancora un paio di domande? Attese giusto un segno d’assenso, o un cenno che gli desse il via libera a proseguire. Prima ha accennato a Hiwatari Kazuki, designandolo come “primogenito”. Devo dedurre quindi che il Daimyo abbia anche altri figli…sappiamo se questi hanno gli stessi tratti distintivi del loro fratello scomparso? Quell’informazione l’avrebbe sicuramente aiutato. Ma c’era ancora una cosa che gli premeva chiedere al superiore. Qualcosa che non c’entrava con le informazioni sull’incarico in sé e per sé, ma che vista la mole che iniziava a prendere quella missione e ai precedenti registrati, a Yu venne letteralmente spontanea. Non aveva mai partecipato ad una missione da solo. Sarebbe stata un’esperienza nuova, eppure non credeva di essere l’unico. Magari sbagliava, ma c’erano tanti piccoli particolari che gli lasciavano pensare non fosse così. E un’ultima cosa…sarò solo in quest’incarico?



Gdr Off || I dettagli sul contenuto del fascicolo sono stati gentilmente offerti dal master || Gdr On

 
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view post Posted on 19/1/2020, 18:16     +1   -1
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Senza perdere troppo tempo nell'ascoltare in maniera passiva le parole espresse dal diretto superiore, quel giovane shinobi dalla singolare chioma fulva schiuse il fascicolo per toccare con mano il caso che gli era appena stato affidato. La sua minuzia nell'esplorare quel mistero non impressionò più di tanto l'ANBU e non di certo perché quella fosse la passi. Semplicemente non vedeva l'ora di poter tornare sul campo, all'azione. Quello non era il suo posto, seppure gli fosse stato riconosciuto un grande onore nel prendere il posto che naturalmente sarebbe spettato al capo. Senza dubbio aveva ottime capacità nell'illustrare i punti salienti di un caso difficoltoso e contorto come quello e l'autorità necessaria per essere incisivo, ma si sentiva comunque un pesce fuor d'acqua, seppure esternamente non mostrasse questa sua sensazione di sentita manchevolezza.

Dopo averlo visionato per bene ed essersi soffermato specialmente sul rapporto dei due shinobi mandati prima di lui sul luogo - cosa che nel suo inscalfibile silenzio l'occhialuto ANBU ritenne una mossa assai saggia come base di partenza - fece per chiudere il faldone con un pesante sospiro, pronto a porre altre domande. Annuì alla prima affermazione del ragazzo, senza discostarsi dalla superficie lignea della scrivania sul quale era appoggiato. Le tazze d'infuso potevano rimanere li a freddarsi, per quanto lo riguardava.
Dello scomparso stanno occupandosene, ma dovessi trovarlo prima tu di loro hai l'obbligo di riportarlo qui, vivo o morto. Capisci bene che non possiamo permetterci di sperperare i segreti dei nostri shinobi e delle loro singolari abilità. rispose senza che ci fosse una reale domanda, confermando quanto supposto dallo shinobi che aveva dinnanzi. Soltanto dopo aver chiarito la questione fece cenno al suo interlocutore di procedere pure con le domande che aveva in serbo per lui. Con un sospiro portò entrambe le braccia al petto, incrociandole. Deduci correttamente: Hiwatari Kazuki ha un fratello minore, Nobuyuki. Ha all'incirca gli stessi tratti del fratello maggiore, a parte per il colore degli occhi che è molto più sul grigio. Retaggio di sua madre suppongo. Questo però non lo esclude a prescindere dai possibili obiettivi del nostro rapitore, quindi fai attenzione. suggerì, prima di rispondere all'ultima domanda. E si, sarai solo in questa battaglia. Il tuo profilo non corrisponde minimamente a quello dei rapiti e oltretutto le tue capacità sono state considerate sopra la media dal capo, quindi dovresti essere apposto. concluse infine, senza particolare enfasi ma con estremo raziocinio. Dopotutto non era stato lui a designare il ragazzo per quella missione e non conosceva nemmeno le sue capacità, ma a quanto pare qualcuno aveva grosse aspettative. Qualcuno di importante, oltretutto. Se non c'è altro, puoi partire. Hai a disposizione il magazzino per rifornirti di tutto ciò che ti manca prima di imbarcarti in questa spedizione, poi, appena sarai pronto, dirigiti a nord-est del villaggio e raggiungi Kokuhyō. Lo riconoscerai per alcuni corsi d'acqua che lo percorrono e dalla rigogliosa foresta che la custodisce. e con questo non c'era davvero nient'altro che l'ANBU potesse fare per lui. Le prossime risposte le avrebbe trovate solo dal daimyo Hiwatari e dalle famiglie alle quali era stato strappato un pezzo.



Se c'è altro che vuoi sapere, ti risponderò privatamente così potrai riportare botta e risposta qua. Per il resto dirigiti al villaggio Kokuhyō. Come detto è un villaggio racchiuso in una foresta, quindi troverai molti alberi e dei fiumi attraversati da ponti per il collegamento delle strade. E' modesto in dimensioni, ma evidentemente fiorente. Troverai al tuo arrivo un meteo molto simile a Kiri, con nebbia, nuvoloni grigi e neri che proiettano luci malinconiche e surreali. Superfluo forse, ma la residenza del daimyo la trovi a colpo d'occhio: corrisponde all'edificio più centrale e maestoso. A te descriverlo, se vuoi.
 
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view post Posted on 22/1/2020, 21:18     +1   -1
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Più rimestava l’acqua stagnante di quel caso, più si alzava il fango dal fondo. Invece di schiarirsi le idee, nuove domande sorgevano su una sempre più nebulosa visione d’insieme, che sin dagli inizi si era già mostrata piuttosto intricata. Persone che di punto in bianco se ne andavano, persone che sparivano, Shinobi che, nell’intento di far luce, rimanevano intrappolati essi stessi in quel gorgo oscuro. C’era davvero parecchia carne al fuoco lì, così tanta che poteva immaginarsene l’odore - per quanto il puzzo della carne alla griglia ancora gli facesse venire il voltastomaco - e venire a sapere che, quanto meno, del suo collega scomparso se ne stesse occupando presumibilmente qualcun altro fu un sollievo. Quello, per quanto il superiore non avvallò la possibilità che lo trovasse prima Yu, poteva essere considerato un punto secondario, collaterale, rispetto alla ricerca del figlio del Daimyo e della risoluzione di quel caso. Ma non per questo il Rosso si sarebbe scordato che prima di lui altri Shinobi avevano calcato quelle terre, anzi…il pregresso avvenuto avrebbe potuto certamente dargli qualche input in più, ne era sicuro.
Annuì greve, quindi, alla conferma dell’ANBU circa il comportamento da tenere nel qual caso si fosse imbattuto in Hōzuki Takeshi, aprendo bene le orecchie per le informazioni seguenti, le più importanti, quelle di cui non gli serviva una semplice conferma. Non aveva intuito male, in fin dei conti: Hiwatari Kazuki aveva un fratello minore, Nobuyuki. I tratti caratterizzanti gli scomparsi, però, in lui erano leggermente più sbiaditi. Infatti, a differenza del fratello, non aveva gli occhi di quel blu profondo, bensì tendenti più al grigio. Ciò non toglieva che fosse sempre un colore simile, abbinato a capelli corvini. Come ben suggeriva lo stesso professorino, non andava assolutamente accantonato solo per quella caratteristica non proprio identica a quella del fratello maggiore. Se fosse stato possibile evitare un altro spiacevole evento alla famiglia del Daimyo, l’avrebbe fatto. Non avrebbe commesso la negligenza di sottovalutare quell’eventualità, tanto meno chiunque si celasse dietro a quella brutta storia. Doveva essere atroce…non sapere minimamente che fine avessero fatto i propri cari, pensarli in pericolo, sofferenti o peggio. Lui lo sapeva bene. Con Kai era andata proprio così. Sapeva che lo avevano rapito, ma non aveva idea se fosse ancora vivo, se sì in che condizioni, e tanto meno dove lo tenessero. Quella pena, non l’avrebbe augurata proprio a nessuno. Si era soli ad affrontarla, anche se attorno c’erano tanti altri. E proprio per questo, proprio perché comprendeva la situazione, fin troppo incisa a fuoco sulla propria pelle, avrebbe fatto di tutto per portare a termine quell’incarico nel migliore dei modi.
Per altro, a quanto pareva era abbonato nel ritrovare persone scomparse. E la cosa divertente era che, ad affidargli quel tipo di missioni era sempre lo stesso individuo. Sì, perché per quanto fosse sorpreso di essere solo per quel compito, a colpirlo maggiormente furono le parole seguenti con cui il professorino giustificò la cosa. “Le tue capacità sono state considerate sopra la media dal capo” diceva lui. E chi altri, un giovane ANBU come quello, avrebbe potuto chiamare ‘capo’?


Altro che capacità sopra la media…tu ti diverti a cacciarmi nei guai, Fuyu-sensei.

Tutto tornava adesso. Il perché quel giovane quattrocchi sembrasse così fuori posto e pure la presenza delle tazze da tè. Fuyu doveva averlo piazzato al suo posto poco prima che il Rosso arrivasse. Poveraccio. Sembrava proprio che non fosse lui l’unica “vittima” dei giochetti dello Yuki. Non che non fosse onorato! Al contrario. Ma se lo ricordava ancora lo sguardo divertito di Fuyu, quando gli aveva assegnato quella missione ad Hatoma che Yu si era conquistato con le unghie e con i denti. Quindi immaginava che ora fosse da qualche parte, più o meno con la stessa espressione sul viso, con una delle sue tazze di tè aromatico in mano.
Era rimasto un momento in silenzio, dopo quella rivelazione: un po’ per lo stupore d’essere solo - era la prima volta che partiva in solitaria da Kiri - un po’ per la faccenda dello Yuki. E il professorino, evidentemente interpretò quel suo tacere con l’aver finalmente concluso le domande. Gli diede via libera al magazzino per rifornirsi di ciò di cui aveva bisogno e le ultime indicazioni circa la posizione del villaggio e la sua conformazione. Considerato questo, era evidente che mappa e ritratto del figlio del Daimyo non si sarebbero mossi da quella stanza. Tanto meglio! Quando meno non avrebbe avuto addosso oggetti che potessero dare indicazioni su cosa fosse lì a fare, semmai fosse andato storto qualcosa e fosse stato catturato. Aveva ben memorizzato il viso di Hiwatari Kazuki, e la direzione da prendere era chiara. Aveva solo un’ultima domanda, considerato che ora tutte le informazioni che avrebbe ricevuto sarebbero state ad appannaggio delle famiglie dei rapiti.


Penso di potermi affidare al Daimyo Hiwatari per avere indicazioni sulle altre famiglie colpite da questi eventi, non è così? Alla risposta positiva del professorino, annui, inchinandosi brevemente un attimo dopo. Ryōkai. Farò quanto in mio potere per portare a termine la missione. Incrociò a quel punto gli occhi castani dietro le lenti degli occhiali del superiore. Riferisca pure al suo capo che non lo deluderò.

Dicendo questo, uscì dallo studio, iniziando a fare un inventario mentale di cosa avrebbe potuto prendere dal magazzino, ancora prima di arrivarci effettivamente. Era la prima volta che gli veniva data l’occasione di accedervi, ma sapeva si trovasse nel seminterrato del palazzo. Non a livello delle prigioni, ma uno superiore. Prese quindi le scale, scendendo nei sotterranei umidi. La pietra dei corridoi trasudava acqua in alcuni punti, illuminata solo dalla fioca luce delle torce. Nonostante questo, non fu difficoltoso trovare la porta del magazzino.
Lì dentro c’era una moltitudine di roba! Armi, oggetti utili, medicinali…tutto accatastato ordinatamente secondo categoria in degli scaffali che dovevano avere i loro anni. L’odore di umido e chiuso era forte, ma allo stesso tempo anche il profumo del cuoio, il lezzo del ferro e delle erbe officinali. Ma non c’era tempo da perdere in simili sciocchezze. Yu si prese giusto un momento per un giro di perlustrazione, facendo sì che le idee partorite nel raggiungere quel posto, prendessero concretezza o venissero scartate. Quindi iniziò a raccattare un po’ di roba utile. Spiedi, arco e frecce per avere qualcosa di alternativo alle sue bolle per colpire sulla distanza, medicinali perché non si poteva mai sapere, oggetti di supporto vari, una ricetrasmittente in più che facesse coppia con la sua, perché poteva servire, un rotolo in cui stipare tutto l’equipaggiamento extra che non poteva portarsi addosso.


« In base a cosa stai scegliendo cosa portarti appresso? »
Mh? Ah, sto prendendo cose che possano essere valide sia per il loro utilizzo canonico che per uno collaterale. Sai, anche se una cosa viene creata per svolgere un compito specifico, non significa che non si possa usare in altro modo.
« A me sono sempre bastate le mie zanne e i miei artigli! »
Ahaha, non fatico a immaginare! Ma, vedi, per uno Shinobi, le armi sono l’ultima cosa da usare.
Piuttosto…questa è la nostra prima missione assieme, non sei contento? E ora che ci penso, effettivamente non sono affatto solo come ha detto quel professorino là sopra.
Già, ma era chiaro che quell’ANBU non sapesse nulla di lui, se non forse il suo nome, il suo grado e che doveva affidargli una missione.
« Sembri un cucciolo su di giri. » Kurama sospirò, quasi nostalgico, quasi come se in quel cucciolo su di giri vedesse un sé stesso di tanto tempo prima. « Ma in effetti, questa anche per me è la prima volta in cui vado a caccia con qualcuno che non siano i miei fratelli. E pure con loro…ormai si parla di millenni fa. »
Non te li farò rimpiangere, promesso.
« Mpf! » Una risata sbuffata da un vocione profondo e cavernoso. « Il caso è un casino come solo voi umani sapete fare, ma tu sembri divertito. »
Lo sono! Insomma…non per quello che è successo a quelle persone, ovvio. Comprendo fin troppo bene cosa si prova a vedersi strappato via qualcuno senza sapere se sia ancora vivo o che altro. Tuttavia quest’incarico sembra così incasinato…sai che soddisfazione una volta che tutti i pezzi saranno al loro posto? E poi è da un sacco che non posso lasciare Kiri, solo questo mi rende euforico!
« Stai iniziando a convincermi, sai? Quando partiamo? » E sta volta, riusciva proprio a immaginarselo quel ghigno feroce sul muso della Volpe.
Proprio adesso. Ho appena finito di sigillare l’equipaggiamento nel rotolo, quindi possiamo andare!


Di seguito quello che Yu prende dal magazzino, in verde ho evidenziato gli slot equipaggiamento dove tiene il tutto e altre specifiche:

Ricetrasmittente: Piccola radio ricetrasmittente da posizionare sull’orecchio in modo che non possa impedire movimenti o tenere occupate le mani durante delle azioni. Particolarmente utile per coordinare azioni nel caso in cui ci si trovi ad una distanza tale da non poter comunicare liberamente con i propri compagni di team.
Se la distanza che intercorre tra gli utilizzatori è inferiore ai 100 m, la comunicazione e l’impiego dell’oggetto (se già estratto e posizionato sull’orecchio) non costerà nessuna azione.
Al contrario, se la distanza tra gli utilizzatori supera i 100 m, sarà necessario sprecare un’azione per ricercare il segnale e sincronizzarsi su di uno a banda più larga. [utilizzabile solo in missione] [non occupa Slot]

6xSpiedo: Quest'arma, le cui origini risalgono all'istituzione delle prime squadre Oinin di Kiri, è alla vista un banale ago di ferro. Non vi è concezione più sbagliata, dato che queste armi possono rivelarsi estremamente letali se il ninja che le possiede è un esperto conoscitore dell'anatomia umana. Una delle peculiarità degli Oinin era proprio questa, si narra che i componenti di queste squadra fossero in grado di uccidere un uomo con un solo spiedo o addirittura di paralizzarlo, stimolando con precisione chirurgica i principali nervi del suo corpo. Viene utilizzata come arma da lancio con un bonus di +4 all'Frz che sale a +5 nel caso l’avversario si difenda dall’attacco.
Ha un peso insignificante e un set di 6 occupa 1 Slot. [Slot 5]

1xRotolo del richiamo medio: Rotolo di pergamena nel quale possono essere inseriti fino a 10 pezzi tra oggetti, armi ed equip. Al costo di [Chk:10] è possibile richiamarne uno o depositarlo in uno spazio vuoto. Un rotolo non può contenere al proprio interno altri rotoli. Richiamare o depositare non consuma azioni. [Occupa 1 Slot Arma in schiena o in Vita] [Slot Arma 1][Qui sotto il contenuto del rotolo]

    1xArco: Arco a due mani, efficace dalla lunga distanza e usato, in maggioranza, da coloro che utilizzano per la maggior parte attacchi dalla distanza, nonostante possa sembrare di effimera entità il suo danno è da considerare con meticolosa attenzione. Gli attacchi causati da questa arma sono di tipo Perforante, e il mezzo con cui esso arreca danno sono le frecce. Nel momento in cui l'utilizzatore incanala nelle frecce il chakra elementare godrà anche di un bonus alle Ninjutsu Elementali d’attacco e difesa a lungo raggio. Quest'ultimo è valido solamente per le Ninjutsu Elementali. Quest'arma può essere usata anche come Contundente, sfruttando il corpo dell'arco, con bonus dimezzato. (Peso: 2 Kg)

    12xFrecce [2 set da 6]: Semplici frecce costituite con prevalenza da legno generico sulla cui punta presentano un rinforzamento di ferro ed esse possono essere recuperate con la regola dei set di armi. È possibile adoperarle con abbellimenti vari e far propria una determinata composizione d'armamento. Possono essere intrise del proprio chakra elementare fornendo quindi un bonus alle Ninjutsu Elementali d’attacco e difesa a lungo raggio(bonus efficacia valido SOLO per le Ninjutsu Elementali). Causano status “ferite da perforazione” e nel caso vengano utilizzate incanalando il chakra elementare si aggiunge lo status del suddetto elemento utilizzato. (Peso: 0.2 Kg) [Le considero in Chakracciaio]

    1xRimedio di erbe: cura gli status Accecamento, Veleno, Dolore, Sonnolenza e Paralisi, fino al 4° grado. [occupa 1 Slot]

    1mxGarza: ferita da taglio o contusione -1 ai malus ogni 10 cm di garza [1 metro occupa 1 Slot]

    200mxFilo: filo di nylon resistente e trasparente, oltre che incredibilmente versatile. Utile per creare trappole, è indispensabile agli Uchiha per effettuare il Triplice Attacco del Mulino Sharingan. [100m occupano 1 Slot]

    2xBombe lucenti: Piccola bomba sferica alla cui deflazione emana una luce tanto potente da abbagliare l'avversario, provocandogli per un turno status accecamento da luce. Il malus da accecamento va calcolato su Int base (dell’utilizzatore)/2.
    Utilizzabile come oggetto di fuga, permettendo un turno di vantaggio (quello in cui l’avversario viene accecato). La fuga può essere comunque fermata da un livello minimo in Sensi Migliorati di 5/4/2/1. [2 bombe occupano 1 Slot]

    12xCampanellino [2 set da 6]: Piccolo sonaglio argentato dal suono avente onde sonore molto particolari, quasi ipnotiche che agiscono direttamente sulla mente del proprio avversario. Solitamente vengono utilizzati come esca, attaccati ad un’arma da lancio (quali kunai o spiedi) con cui si effettua un attacco/trappola il cui intento non è colpire il nemico, ma fare in modo che esso eluda l’assalto lasciando quindi che l’arma si conficchi nel terreno di scontro, cosicché i sonagli possano emettere le proprie onde sonore in modo continuo, assoggettando la mente avversaria. Nel caso questo accada, il malcapitato subirà un malus alla Res pari a [Int base(dell’utilizzatore)/20].
    Il malus perdura per un solo turno dopo l'utilizzo.
    [Un set da 6 campanelli occupa 1 Slot]


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Detto fatto e lo strampalato duo si mise in viaggio. Yu si prese giusto il tempo di bardarsi con una cappa scura trovata nel magazzino - usata, un po’ sdrucita, ma ancora perfettamente idonea al suo compito - prima di lasciare il villaggio nella direzione indicatagli dal professorino. Il posto che cercava non era troppo distante. Come ben sottolineato dal suo superiore, i rapimenti stavano ormai minacciando i confini della Nebbia, di conseguenza non poteva volerci molto per arrivare. Un luogo bucolico per come glielo aveva descritto, stretto nell’abbraccio della foresta e percorso da diversi torrentelli. Doveva essere un bel posto…quando le cose andavano bene. Adesso non faticava a immaginare l’atmosfera pesante che avrebbe trovato.
Il suo intento era quello di recuperare quanto prima le informazioni essenziali per poter iniziare le indagini e pulire quel vetro sporco che si trovava davanti agli occhi e il modo migliore per farlo era parlare con il Daimyo e con le altre famiglie che erano state amputate. Tuttavia, prima di presentarsi dal Signore di Kokuhyō, si sarebbe fatto un bel giro di perlustrazione, sia lungo i confini del borgo, sia all’interno dello stesso…fiumiciattoli compresi. In Accademia spesso gli dicevano che, a volte, per iniziare a indagare in un posto, era buona norma buttarsi un po’ a caso in una locanda, sedersi ad un tavolo in penombra e ascoltare che dicevano le persone. Avrebbe anche potuto farci un pensierino, prima di dirigersi definitivamente dal mandante principale di quella missione. Da valutare una volta sul posto. Fare ipotesi adesso gli era un po’ difficile, ma era da un po’ che una domanda gli ronzava in testa. Perchè mai qualcuno avrebbe dovuto prendersela con i ragazzi recanti quei tratti somatici? E poi perché proprio in quel villaggio disperso nel mezzo della selva? Qualcosa stonava, una nota fuori posto che strideva col resto della melodia. Avrebbe dovuto fare attenzione…e non scartare l’ipotesi che l’orco si nascondesse proprio in quello stesso paese. Paese che iniziò a mostrarsi tra gli alberi della selva, dopo appena un’oretta e mezzo di marcia sostenuta. La sua sagoma si delineò nella nebbia, sotto l’ombra di nubi plumbee, ricordandogli nettamente casa.


Ci siamo.

Come da programma, iniziò la sua perlustrazione del posto dal perimetro esterno. Evitò attentamente di avvicinarsi troppo all’entrata principale del villaggio, inoltrandosi piuttosto nella foresta, col cappuccio ben calato sulla testa, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse aiutarlo. Tracce, impronte, qualcosa di anomalo e fuori posto, senza contare quella casa. Sì, quella vicino al bosco e al fiumiciattolo dove si erano appostati i suoi colleghi prima che il giovane Hōzuki prendesse e se ne andasse, facendo perdere le sue tracce alla compagna. Sul rapporto c’era scritto che era una casa grande, quasi una specie di villa…supponeva quindi fosse riconoscibile rispetto alle abitazioni più comuni, così come a quella del Daimyo che - neanche a dirlo - spiccava per grandezza e magnificenza. La poteva vedere un po’ anche dal perimetro del borgo, perfettamente tenuta, con tetti spioventi neri e un giardino esterno rigoglioso. Non riusciva a vedere, da quel punto, se ve ne fosse uno interno, ma supponeva di sì: la struttura dell’abitazione suggeriva che ci fossero stanze e corridoi che correvano tutto attorno al centro, dove le stanze principali si affacciavano con le porte in carta di riso. Avrebbe avuto modo più tardi di ammirarla nella sua totalità, ora era tempo di raccogliere informazioni. Se qualcuno l’avesse notato, probabilmente l’avrebbe scambiato per un fungaiolo, mentre, a volte, scostava col piede le foglie del terreno accucciandosi per poi osservare meglio le tracce sottostanti. Non che ce ne fossero molte. Per lo più si trattava di orme lasciate dagli animali della zona che si avvicinavano ai centri abitati, magari alla ricerca di cibo facile, e tracce di carri. Quelle si notavano bene, erano talmente calcate nel terreno che non gli serviva nemmeno osservarle da vicino, segno di una certa abitudinarietà nel muoversi in quelle tratte. A parte questo, tuttavia notò dei dettagli interessanti…più che altro inquietanti e sinistri. Capitava ogni tanto che buttasse l’occhio per le strade, ovviamente giravano poche persone, per lo più donne con marmocchi al seguito e uomini fuori dal target d’età del presumibile sequestratore seriale. Tutti di fretta. Molti imbacuccati, altri più ribellini affrontavano l’umido del posto sbracciati. Era chiaro che la paura aleggiasse sul villaggio: a testimoniarlo, Yu, non troppo distante dall’ingresso principale del borgo, si imbatté in un albero, uno di quelli sacri, con la shimenawa attorno al tronco. Ma non era l’unica cosa ad essere stata attaccata sulla corteccia…quella pianta era piena zeppa di talismani. O meglio, pezzi di carta senza alcuna utilità, creati dalla gente del luogo. Non erano veri talismani, erano più preghiere scarabocchiate e invocazioni atte a difendere il villaggio, a proteggere le persone che lo abitavano. D’altronde, quando il terrore dilaniava da dentro, le persone avevano bisogno di attaccarsi a qualcosa, qualsiasi cosa pur di trovare il coraggio e la forza di andare avanti. Anche una finta preghiera scritta su di un foglietto che di sacro e benedetto non aveva proprio nulla andava bene…perché il mondo non poteva essere così orrendo, la vita non poteva essere così crudele da non concedergli quanto meno l’opportunità di poter credere che un qualche Kami, mosso a pietà decidesse infine di aiutarli. Per quanto fosse sciocco, Yu non si sentì di biasimarli. Lasciati a loro stessi, quella era l’unica via d’uscita che erano riusciti a trovare. Niente di utile ai fini della sua ricerca, ma lasciava intendere il livello di disperazione di quella gente.
Fu terminando il suo ampio giro che si imbatté, contrariamente, in qualcosa che forse avrebbe potuto essere un valido spunto. Situata al limitare del villaggio, leggermente isolata rispetto allo stesso, trovò una casa piuttosto ampia. Sembrava abbandonata. Muschio cresceva in mezzo ai sassi di cui era composta, il tetto era marciulento, quello che doveva essere il giardino sembrava un groviglio incolto di cespugli spinosi, i vetri delle finestre erano opachi, rovinati e ragnatele piuttosto importanti decoravano quel già sinistro quadretto. Stava valutando l’idea di controllare più da vicino, magari provare ad entrare, quando un sonoro “clack” della porta sul retro lo fece scattare come una molla e nascondersi dietro al primo tronco disponibile. Si sporse quello che bastava per tirare l’occhio e osservare se fosse stata solo una corrente d’aria a spalancare la porta - e conseguentemente sentirsi perculare da Kurama a vita per essersi nascosto così rapidamente - ma il suo sguardo incrociò invece una vecchia signora, forse una domestica, che scopava fuori lo sporco di casa. Fu giusto un attimo, perché poi l’anziana se ne tornò in casa, sbattendo l’uscio, ma quanto serviva per prendere nota che quella casa dall’aspetto malandato era effettivamente abitata da qualcuno. Avrebbe potuto chiedere informazioni su quell’abitazione e chi vi abitava al Daimyo, tra le altre cose di cui voleva parlare. Era quasi sicuro fosse proprio quella la casa di cui parlava il rapporto dei due Shinobi che erano stati lì prima di lui, valeva la pena di sentire che cosa il signore avesse da dirgli in merito. Ma prima, doveva fare ancora la perlustrazione interna. L’esplorazione del perimetro gli aveva dato una manciata di informazioni, poche, non esattamente utili, ma non per questo da buttare via. Adesso era caso di fare un giretto per le strade di Kokuhyō, ma si sarebbe fatto aiutare.


« Non vorrai chiamare quei cosi tutta lingua e zanzare nel cervello! »
Oh avanti, a parte per la parlantina troppo sciolta non sono così male. E ci serve il loro aiuto se vogliamo perlustrare anche i fiumi che attraversano il villaggio.
« Pensi di trovarci qualcosa? »
Non lo so, ma vale la pena controllare.

Se non aveva visto male, mentre faceva quel sopralluogo esterno, aveva intravisto una vecchia costruzione, mezza diroccata, forse un vecchio fienile o un vecchio magazzino ormai dismesso. Insomma, un luogo più che riparato e abbastanza scostato dal villaggio per poter evocare ‘Kichi e ‘Tatsu in tutta sicurezza. Sì, aveva deciso per i due fratellini che, sebbene fossero i più debolucci dell’eremo, erano di dimensioni ridotte rispetto ai loro compagni più forti, quindi meno evidenti, senza contare che, essendo in due, avrebbero fatto più in fretta il giro dei torrenti che vivacizzavano quel villaggio. Si sentiva un po’ in colpa, a dire il vero, a non poter dire loro nulla di Kurama, quasi come se li tradisse in un certo senso, ma il Mizukage era stato perentorio…e volente o meno i Rospi erano un collegamento fin troppo diretto con un altro Kage delle Grandi Terre Ninja. Meglio evitare.
Tornò quindi sui suoi passi, fino a raggiungere la vecchia costruzione decadente. Vi si intrufolò da un buco sul muro, causato dal crollo di parte della parete - i detriti erano ancora sparsi un po’ all’interno e un po’ all’esterno della struttura - e si preparò a procedere con l’evocazione…oltre che a zittire immediatamente i suoi due amichetti anfibi dai colori sgargianti. Morse il pollice, pagando il pegno di sangue dovuto per la tecnica e, composti i sigilli, pose la mano sul terreno e dalla canonica nube di fumo apparvero subito Gamakichi e Gamatatsu.


Mpe mpavomlo smummepte. MMMH?!

Mpamemu!

Mani sulle larghe bocche dei Rospi, Yu iniziò subito a spiegare la situazione. Ssssth, ragazzi sono io. Abbassò il cappuccio giusto qualche attimo perché lo vedessero, prima di rialzarlo. Scusate le maniere poco gentili, ma siamo in missione. Ora vi libero, ma voi tenete la voce bassa, ok?

Pfua! Cavolo Yu mi hai fatto prendere un colpo, saranno secoli che non ci vediamo!

Shi, da quelle volta che shiamo venuti ad avvertirti delle Bestie Codate…credo...

Beh significa solo che non mi sono cacciato in guai così grossi da dove richiedere il vostro aiuto, no? Si giustificò. Comunque sono contento di rivedervi e mi dispiace avervi disturbati…qualsiasi cosa steste facendo.

Ah figurati, cacciavamo zanzare. ‘Tatsu ha insistito e alla fine mi ha convinto.

Non mi pareva fosshi così obbligato, fratellone.

Ok ok, d’accordo. Sentite, ho bisogno di una mano. Frenò sul nascere quello che aveva tutto il potenziale per diventare un litigio tra fratelli, riportando l’attenzione sul fulcro della loro presenza lì. Nel villaggio in cui siamo succedono cose strane e sto facendo una prima perlustrazione del posto. Spiegò brevemente. Ho bisogno che voi esploriate i fiumiciattoli che attraversano questo paese, mentre io mi occupo di fare un giro per le strade.

Oooh per questo ci hai chiamati. Mi sembrava strano ti servisse il nostro aiuto per una cosa così semplice come fare una ricognizione. Incrociò le braccia al petto, abbassando deciso la testolina arancione. Per me non ci sono problemi. Che dici ‘Tatsu?

Ci shono zanzare?

Le zanzare: il metro di misura per l’interesse di ‘Tatsu. Tutte quelle che vuoi.

Allora ci shto!

Perfetto. Ci rivediamo qui tra una ventina di minuti, d’accordo? Non fatevi vedere assolutamente, se necessario usate la trasformazione e mutatevi in rane comuni.

Va bene, capo! Lascia fare a noi! E sbattè la zampa palmata sulla pancia tondeggiante, come un tamburo. Cerchi qualcosa di particolare?

Qualsiasi cosa stoni. Qualsiasi cosa di strano. Ma anche se ci sono canali nascosti o tracce di qualsiasi tipo. Insomma riportatemi tutto quello che vedete.

Agli ordini!
Agli ordini!

Si salutarono lì, in quel vecchio fienile diroccato, dividendosi per svolgere ognuno i propri compiti. Mentre i Rospi balzavano a cercare il primo corso d’acqua disponibile in cui tuffarsi, Yu, stretto nel suo mantello, ripercorse i suoi passi fino all’entrata principale del Villaggio. Rifacendo la strada al contrario, tornò ad imbattersi in quell’albero pieno di talismani…impossibile non guardarlo ancora una volta, passando. Quindi si apprestò a superare per la prima volta l’ingresso di quel luogo abbracciato dalla perdita e dal dolore. Un villaggio che normalmente sarebbe stato fiorente e rigoglioso come la foresta che lo avvolgeva, ma che adesso era in ginocchio, con l’umore sotto i piedi e la paura a serpeggiare per le strade tutte. Ed era suo il compito di fare chiarezza sulla faccenda che lo affliggeva.


<tecnica> - Tecnica del Richiamo -"Il ninja si procura volontariamente una piccola ferita. Il sangue che ne sgorga è il sacrificio richiesto per attivare il legame con il contratto firmato e questo, combinato con la composizione di diversi sigilli, permette di evocare le creature più disparate, che risulteranno sempre più potenti ad ogni grado ninja. Poggiata la mano a terra, la creatura evocata potrà agire seguendo le direttive dell'evocatore."

~Gamakichi e Gamatatsu [Chk: 60]
Figli del capostipite della specie, si tratta di due rospi di piccole dimensioni. Entrambi indossano una giubba blu e hanno dei particolari segni tatuati sul corpo e intorno agli occhi - in netto contrasto con il colore arancio e giallo della loro pelle ruvida. Caratterizzati da un indissolubile legame fraterno, il loro rapporto spesso viene messo a dura prova quando il più pigro e paffuto dei due, Gamatatsu, si esibisce in tutta la sua goffaggine o nella richiesta di pasti fuori dagli orari. Intrattenersi in discorsi con i due rospi in questione, infatti, sfocia il più delle volte in un'azzuffata amichevole e rimproveri puntigliosi da parte del più maturo Gamakichi. D'altronde, quando impiegati sul campo sanno mettere da parte le divergenze e la loro collaborazione e versatilità, anche in fase di esplorazione, ricambia in egual modo il tempo speso a farli ragionare nel tempo libero.

    Frz: 140
    Def: 136
    Vta: 50
    Chk: 40
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view post Posted on 26/1/2020, 00:00     +1   -1
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Raggiungere l'epicentro di quella misteriosa faccenda non era stato per nulla difficile, specialmente per uno shinobi addestrato come lui. Kokuhyō era decisamente vicino come villaggio e seppure fosse visibilmente di modeste dimensioni rispetto al maestoso Kirigakure No Sato, le infrastrutture e il sistema stradale ben congeniato facevano immediatamente saltare all'occhio quanto economicamente fiorente fosse. La famiglia Hiwatari, generazione dopo generazione, doveva aver adottato una politica commerciale vincente per rendere quel piccolo conglomerato urbano uno scintillante diamante celato e protetto dalla foresta. Nonostante il clima avverso e la nebbia sempiterna che permeava il territorio creando l'oramai ben sostenuta scarsa percettibilità, era facile notare quei dettagli. Non di meno era piuttosto evidente, una volta presso le porte d'accesso, quanto il dolore e la paura avessero inciso quella terra baciata dalla benevolenza e dal sacrificio di tanti uomini. Per le strade non si vedevano che donne e qualche bambino coraggioso che, nonostante i racconti tenebrosi degli adulti, avevano ancora voglia di giocare a rincorrersi; vi erano anche uomini per le vie, ma nessuno di essi a priva vista sembrava rispecchiare il target preferito dal misterioso rapitore. L'unica per quel popolo inciso nel profondo, privato di pezzi della famiglia e di un giovane capo che avrebbe dovuto molto presto guidarli verso nuove prospettive, era pregare e sperare. Facilmente intuibile dunque il perché di quell'albero con la shimenawa attorno al tronco, pieno zeppo di falsi talismani e preghiere per tenere lontano dal villaggio il maligno. Erano divorati dal terrore costante di un qualcosa che non riuscivano a spiegarsi, dal dolore della perdita e dalla speranza che maledetta continuava a suggerire di non mollare la presa. Ed era proprio quest'ultima a fare più male, mentre il tempo inesorabile la disgregava come foglie avvizzite di una folta chioma tirate via da una folata di vento.
Questa fu la prima impressione che Yūzora ebbe nell'osservare quel villaggio da fuori, senza immergervisi del tutto. Era stato cauto nel nascondere il suo aspetto sotto una pesante cappa scura, utile anche a proteggerlo dall'umido pungente. Decise di non addentrarsi subito per incontrare di persona il daimyo Hiwatari, ma di partire prima in ricognizione per il perimetro esterno del villaggio, alla ricerca di qualche informazione utile. Nel farlo vi trovò svariate tracce di animali e carri che aveva segnato percorsi ben precisi nella terra, oltre che una vecchia villa all'apparenza abbandonata e malconcia ma che ben presto si rivelò non esserlo del tutto. Che fosse quella la villa nei pressi della quale l'Hōzuki era misteriosamente scomparso? Domande che non avrebbero trovato risposta immediata, ma soltanto una marea di ulteriori quesiti che probabilmente sarebbero potuti essere soddisfatti, almeno in parte, soltanto dal vecchio daimyo. Fu allora che decise di evocare Gamakichi e Gamatatsu e di unire con loro gli sforzi per la ricognizione completa anche dei fiumiciattoli. I due simpatici rospi non se lo fecero ripetere e si gettarono nel primo corso d'acqua a portata delle loro zampe: presto avrebbero portato notizie. Nel frattempo il Kyōmei, nell'attesa, sarebbe finalmente entrato nel villaggio per raggiungere la casa del daimyo. Al suo interno era impossibile non avvertire chiaramente la paura asfissiante che serpeggiava fra le poche persone riversate in strada, specialmente fra le madri che, segnate in volto da notti insonni e da lacrime, non facevano che incalzare i più piccoli a non allontanarsi troppo. Non era raro vedere anche qualche ragazzo dagli occhi come il mare e i capelli scuri affacciarsi alla finestra per prendere una boccata d'aria e venire immediatamente tirato dentro.
Fu al centro del villaggio però che l'inquietudine crebbe a dismisura, persino nel suo cuore estraneo alla faccenda. Nella piazza principale era stata allestita una sorta di bacheca per la ricerca di lavoratori e molti piazzavano li le loro offerte, ma adesso quella bacheca era tappezzata di suppliche e richieste di aiuto, complete di identikit di persone che erano scomparse. Non fu difficile notare alcuni volti noti dopo aver sfogliato il fascicolo nello studio dell'ANBU, una volta avvicinatosi per controllare meglio. Alcuni di quei fogli erano davvero vecchi e rovinati dalle intemperie, e fra di essi vi era una nota che stonava con tutte le altre. Era un foglio con una calligrafia tremolante e rovinata dall'umidità, malamente appiccicato fra vari volti. "Provate il mio stesso dolore." Questo recitava quel foglietto sconclusionato, leggermente strappato e stropicciato in mezzo ai disegni di tanti volti sorridenti di ragazzi ancora nel fiore della gioventù. Che fosse opera di un pazzo? O forse una prova schiacciante del fantomatico rapitore?

Completato il suo primo giro d'ispezione all'interno del perimetro del villaggio, giunse il tempo di ricongiungersi con i due simpatici rospetti. Raggiunse nuovamente la parte di bosco in cui li aveva evocati e attese per minuti che sembrarono ore. Gamakichi e Gamatatsu sembravano non voler tornare più, ma a un certo punto li vide spuntare in maniera a dir poco rocambolesca. Sgusciarono fuori come due proiettili dal rigagnolo d'acqua poco distante da li e il più maturo dei due era sull'orlo di una crisi di nervi. L'altro sembrava quasi dispiaciuto.


Si può sapere che diavolo ti passa in quella testolina viscida? Dovevamo SOLO controllare, non andare a caccia di spuntini volanti! Quella era solo una scusa per farti muovere il culo! sussurrò strozzato e a denti stretti, avanzando verso il suo evocatore con un visibile innervosimento a fior di pelle. Gamatatsu dal canto suo fece un paio di distratti balzi, ma si vedeva che era dispiaciuto nell'aver infastidito tanto il fratello per quella sua piccola caccia. Shuvvia, non ho fatto nulla di male! Era una zanzara shuper shuccosha! Quel ragazzo non shi è nemmeno accorto di cosa gli shia piombato sul capo, talmente shono shtato veloce.



Ovviamente sarai tu a giocare i tuoi rospi, io ti lascio soltanto questo piccolo imprevisto nel percorso. Non hanno scoperto molto sui corsi d'acqua, sembrano tutti naturali. Ci sono varie insenature e non sono riusciti a controllarle tutte, ci sarebbe voluto troppo tempo: hanno però notato che in un tratto specifico l'acqua è strana. Gamakichi in particolare avrà notato questa cosa, e te la descriverà come una sensazione di pesantezza. "Non so spiegarti come, ma sembra più densa.. più pesante." La paragona un po' all'aria che normalmente respiriamo noi insomma. Se Yūzora chiede informazioni sul ragazzo, Gamatatsu dirà che era un bel ragazzino con i capelli neri, morbidi e profumati; se chiede altri particolari, Gamatatsu aggiungerà che ha gli occhi blu e che era ben vestito e armato. Per altri dettagli sai dove trovarmi.
 
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view post Posted on 27/1/2020, 22:13     +1   -1
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« Siamo sicuri di poterci fidare di quei due? »
Massì, vedrai che faranno un ottimo lavoro. Non c’è di che preoccuparsi.
« Mmmh, me lo auguro. »

Separatosi da ‘Kichi e ‘Tatsu, Yu si inoltrò per le vie del Villaggio. E sin da subito fu impossibile non notare la discrepanza tra come quel luogo dovesse apparire in tempi migliori e ciò che si presentava ora al suo sguardo. La rete stradale era ben strutturata, le costruzioni perfettamente inserite nell’ambiente circostante, risultando per nulla un pugno in un occhio nonostante fossero in mezzo ad un bosco, gli esercizi commerciali non mancavano e quel bellissimo sistema di ponti non faceva altro che rendere ancora più caratteristico quel piccolo angolo bucolico perso nel nulla. Non era difficile intravedere in tutta quell’armonia, generazioni e generazioni di lavoro e buon governo da parte del Daimyo che presidiava Kokuhyō. Non per nulla lo stesso figlio maggiore, ora scomparso, era ben voluto dal popolo. Evidentemente sapevano farsi amare, e non con false promesse politiche, ma con fatti che si avveravano. Magari ci voleva del tempo, ma la testimonianza del loro successo, sebbene in piccolo, si apriva davanti gli occhi del Rosso. Un successo che ora era opacizzato dall’atmosfera di paura che si percepiva in ogni anfratto. Proprio come l’ossido intaccava l’oro, il terrore che aleggiava in quel villaggio riusciva in qualche modo ad inficiarne la bellezza, sempre visibile ma nascosta dietro ad un velo grigio. Ovunque Yu voltasse lo sguardo, vedeva solamente strade semideserte. I pochi che - si presume per obbligo - si avventuravano per le vie erano donne che si portavano appresso i loro bambini, incalzandoli quando si incantavano di fronte ad una bella vetrina di dolci, strattonandoli e trascinandoli via nel momento in cui le parole non bastavano più. Ed era nei visi di quelle donne che si vedeva il dolore, nei loro passetti veloci, in quei rimproveri sibilati frettolosamente. Di tanto in tanto si scorgeva anche qualche uomo fuori target - gli occhi spenti, il passo strascicato - e non era raro incrociare lo sguardo con la speranzosa voglia di libertà di chi era costretto a starsene recluso in casa, poiché troppo pericoloso uscire per chi, come loro, presentava i tratti prediletti dai rapitori. Uccelli in gabbia, tutti quanti. Trattenuti lì, perché…già, perché? Perché rimanevano se era tanto pericoloso? Perché non si rifugiavano in qualche altro posto? Affezione forse. Fedeltà al loro Daimyo. Nessun altro parente in qualche altro villaggio che li potesse ospitare. O semplicemente non potevano. Insomma era strano, no? Piuttosto che starsene rinchiusi - cosa che non annullava minimamente il rischio della scomparsa - non era meglio prendere e andarsene? Piuttosto che fare quella vita, simile ad un cappio alla gola che ancora non era ben chiuso, non era meglio cercare di rifarsi un’esistenza altrove? Si rifiutava di credere che il legame col luogo dove vivevano fosse più forte del bisogno di salvare i propri figli. E proprio per questo quella storia stava prendendo una piega sempre più inquietante. Come non bastassero i pensieri di Yu, ad aumentare l’aria sinistra di quel luogo ci pensò una bacheca in cui il ragazzo si imbatté nella piazza principale, non troppo distante dalla dimora del Daimyo Hiwatari. Sembrava una di quelle teche in legno dove si affiggevano annunci di vario genere, solo che ora, a campeggiare su quel supporto erano immagini, immagini e ancora immagini di persone scomparse. Ce n’erano davvero tantissime, una accavallata all’altra, alcune con tanto di identikit e richieste d’aiuto da parte della famiglia. Impossibile non fermarsi a guardare a occhi sgranati. Aveva già visto quei volti, alcuni li ricordava bene, anche certi nomi, però…vederli tutti ordinati all’interno di un fascicolo era una cosa, vederli appesi lì uno sopra l’altro, faceva decisamente un altro effetto. Erano scolorite, rovinate dal tempo e dalle intemperie…ma come la crudele speranza che ancora animava quelle persone, resistevano al vento, alla pioggia, ai giorni.
Si ritrovò a scostare alcuni di quei fogli, delicatamente, con riverenza, controllando se magari in qualche richiesta vi fosse un dettaglio che non conoscesse già, che potesse essergli d’aiuto. Ma non c’era nulla, nulla se non le preghiere di quella gente disperata. Tuttavia fu nel fallimento di quel tentativo che, tra un’immagine e l’altra, spuntò un foglio che nulla aveva a che fare con tutti gli altri. Scritto con una calligrafia incerta, leggermente strappato, stropicciato e rovinato tanto quanto gli altri annunci, quel pezzo di carta era forse il più inquietante di tutti. “Provate il mio stesso dolore” questa la preoccupante maledizione impressa sulle fibre rovinate. Fin troppo assurdo che il colpevole di quella storia avesse appeso un foglio recante una scritta del genere proprio davanti al naso di tutti. Chissà, magari non centrava nulla con quella vicenda, magari era solo l’opera di qualcuno che aveva perso qualche rotella e voleva fare un brutto scherzo, divertendosi alle spalle di chi soffriva. O magari, invece, era stato proprio il colpevole che Yu era lì ad incastrare. In fin dei conti non si sentiva di scartare quell’opportunità.


Come ragionano i folli, lo sanno soltanto i folli.

Si disse, mentre toglieva la puntina che teneva ancorato quel pezzo di carta alla bacheca, prendendolo delicatamente tra le mani. Non c’era altro che quella frase scarabocchiata…nessun segno di troppo, niente, se non una nota d’odore sotto il lezzo prepotente d’umidità. Difficile individuarla, ma c’era. Valeva la pena tenerlo. Gli balenò per la mente l’idea di lasciarlo lì, nel caso in cui lui avesse fallito e fosse arrivato qualche altro Shinobi a svolgere l’incarico. Ma no, quello era un ragionare da perdente, da preda. Non ci sarebbe stato nessun altro dopo di lui, perché avrebbe risolto quel mistero e riportato a casa il figlio del Daimyo, come voleva la missione. Arrotolò attento quel foglio, mettendoselo nella bisaccia, prima di proseguire oltre, dirigendosi proprio nei pressi della maestosa dimora del signore del villaggio. Facendolo, passò davanti alla locanda: chiusa. Ricordava che uno dei rapiti era titolare del locale assieme a sua moglie, evidentemente la donna non riusciva a mandare avanti tutto da sola. Il cartello di chiusura dondolava alla leggera brezza, sbatacchiando sulla porta. Vi si soffermò pochi istanti, prima che il suo sguardo e il suo udito venissero catturati dall’immensa figura della dimora del Signore. Vista da lì, così vicina, era ancora più imponente di quanto si fosse immaginato scorgendo la costruzione dal perimetro di Kokuhyō. In aggiunta era decisamente più piena di vita. Forse un tantino troppa. Sì, perché c’era un po’ di confusione, soldati che entravano e uscivano indaffarati, senza contare che, per quanto le sue orecchie non fossero buone come quelle di Takumi, solo un sordo non avrebbe sentito che tra quelle mura fosse in atto una discussione piuttosto vivace. Non sembrava il momento giusto per entrare a dirla tutta, chissà che le acque si calmassero mentre andava a reincontrarsi con Gamakichi e Gamatatsu per farsi dire se loro avessero scoperto qualche cosa.
Il giro di perlustrazione era finito ormai. Poca roba per le mani, ma meglio poca che niente. Tornò quindi sui suoi passi, attento a non dare troppo nell’occhio, ma allo stesso tempo di non sembrare troppo circospetto, raggiungendo la parte di bosco dove aveva trovato le rovine di quel vecchio fienile, luogo d’incontro con i due fratelli anfibi che, a quanto pareva, non erano ancora arrivati. Appoggiò la schiena alla parete in sassi ancora integra, guardando il cielo nebbioso attraverso un gran bel buco sul tetto, mentre tirava le somme di quel po’ di informazioni che aveva raccolto dalle sue ricognizioni - interna ed esterna - al villaggio. Nulla di trascendentale per adesso, ma erano piccole briciole che, forse, avrebbero potuto aiutarlo più avanti. Briciole che sperava aumentassero con il resoconto di ‘Kichi e ‘Tatsu che, però, tardavano a tornare. Era da un po’ che li aspettava ormai, che fine potevano aver fatto quei due? Ok che fiumiciattoli, nel piccolo borgo, ce n’erano un bel po’, ma da qui a sforare il tempo che gli aveva dato ce ne voleva. Fortunatamente, proprio quando stava iniziando a chiedersi se fosse successo qualcosa, sentì un rumore d’acqua che ruppe il placido scorrere del rigagnolo lì vicino. Quando i due rospetti si avvicinarono al nascondiglio fu palese fosse accaduto qualche cosa, ‘Kichi era a dir poco irritato, mentre il fratello più piccolo aveva lo sguardo abbacchiato di qualcuno che l’aveva fatta grossa. Il motivo fu presto detto, senza nemmeno bisogno che Yu chiedesse spiegazioni.


« Per fortuna che erano affidabili… »

Si schiaffò una mano in faccia nel venire a sapere il virtuosismo di ‘Tatsu nel cercare di catturare una zanzara, ma non se la sentì di rincarare la dose di rimproveri, Gamakichi aveva già fatto abbastanza. E poi non era mettere in croce il Rospo la priorità ora, vista la situazione, ma capire se quella marachella avesse causato danni oppure no.

D’accordo, d’accordo. State buoni un attimo. Fece, cercando di prendere in mano la situazione per fare ordine e capirci qualcosa. Vi avevo detto di trasformarvi per non farvi notare troppo, l’avete fatto? C’è le possibilità che questo ragazzo vi abbia notato, o peggio…seguito?

Sì lo abbiamo fatto, ma ‘Tatsu è un cretino! Impietoso, Gamakichi incrociò le zampe al petto, lanciando uno sguardo in tralice al fratello che lo fulminò sul posto. Il poverino non potè fare altro che abbassare la testa e restarsene zitto. Probabilmente ha notato lui, ma non ha potuto seguirci. Ci siamo buttati nel fiume e, se a quel punto ci ha visti, ha visto solo due normalissimi rospi.

Mh, beh poco male. Quanto meno non c’era rischio che la missione venisse compromessa per una stronzata simile. La prossima volta state più attenti, però.

Hai capito testone?! Colpì il fratello dietro la testa con la zampa palmata e questi si allontanò di un balzo. Scusati per lo meno!

Mi dishpiace Yu, non shuccederà più.

Dai dai, non c’è bisogno di abbattersi tanto. E’ successo, basta. Non ha causato, problemi. Piuttosto, Si volse verso il più grande e diligente dei due. ‘Kichi, che mi dici della perlustrazione?

Non abbiamo visto nulla di che. Sembrano tutti corsi d’acqua naturali, hanno tante insenature, però! Così tante che non siamo riusciti a controllarle tutte, ci avremmo messo una vita. Enfatizzò quella cosa allargando le zampine, salvo poi farsi serio e pensoso. C’è una cosa, però…nel tratto d’un fiume, l’acqua era strana. Non so spiegarti come, ma sembrava più densa...più pesante.

Da come la descrivi non sembra una caratteristica naturale… Che fosse acqua chakrata? Come quella del Suiton. Dove avete notato questa cosa di preciso?

Non lo era infatti, non dipendeva dalla corrente. Ho sentito una sensazione strana, come di soffocamento, lì dentro. Si leggeva chiaramente l’inquietudine anche su quel muso non umano che si ritrovava. Era in un tratto di fiume nella foresta, a qualche centinaio di metri da quella grossa villa abbandonata, più o meno dove stava il ragazzo.

Il ragazzo? Di lui che mi dici ‘Tatsu?

Era un bel ragazzino con i capelli neri, morbidi e profumati, già.

Quanta pazienza. Nient’altro? Era del Villaggio?

Fammici penshare… Pochi secondi in posa da pensatore e la lampadina si accese. Oh! Aveva gli occhi blu…era ben veshtito e portava anche delle armi. Una katana, shì.

Occhi blu e capelli neri hai detto? Sei sicuro? Al cenno di assenso del rospetto giallognolo, fu chiaro che non potesse trattarsi di un ragazzo di quel Villaggio. Erano tutti impauriti e sotto chiave quelli che presentavano quei tratti, figuriamoci se uno di loro avrebbe potuto passeggiare nel bosco lungo il fiume! E poi era armato. No, no. Di sicuro non era di lì. Potrebbe essere uno Shinobi. Il suo pensiero andò alla squadra che sapeva essere stata inviata per recuperare Hōzuki Takeshi. Hai visto se per caso aveva le insegne di Kiri? Era solo? Età? Snocciolò. Avete detto che era nei pressi dell’acqua strana, che faceva?

Calma Calma, io shono lento, lo shai. Allora…non mi pare avesse segni di riconoshimento addossho, ma era sholo, di questo shono assholutisshimamente shicuro. Per l’età, mmmmh… Si accigliò. Non shono mai shtato bravo a capire quanto vecchi shiano gli umani, però credo avesshe circa dodici anni. Era molto circospetto, come se cercasshe qualchecosha.

Quel ragazzo sembrava teso come una corda, concentrato.

Sospetto. Che ci faceva un ragazzo, corrispondente alla descrizione dei target, armato di katana a gironzolare là intorno come nulla fosse? Stava cercando qualcosa, forse sapeva pure di essere in una situazione di pericolo, però qualcosa non quadrava. Ponendo il caso fosse davvero un suo compaesano inviato lì a recuperare quell’Hōzuki disperso, aveva poco senso cercasse di fare da esca o attendesse l’attimo propizio in quel momento. Era ancora mattina, i rapimenti avvenivano la notte. Ok, magari come lui stava cercando informazioni, tracce, e qualsivoglia indizio. Ma se sapeva che c’era la possibilità d’essere preso di mira, perché diavolo se ne stava lì bellamente esposto, con tutto il suo equipaggiamento in bella mostra pure! Diavolo…dodici anni. Magari era solo un genin inesperto che nemmeno sapeva in che guaio si fosse cacciato. O magari no. Si rifiutava di pensare che Kiri avesse inviato lì Shinobi recanti le stesse caratteristiche degli scomparsi.
Per altro, ora che ci pensava, quando prima aveva fatto il giro esterno, non lo aveva nemmeno visto, significava che si era spostato in quel punto dopo che lui era tornato indietro ed entrato nel villaggio per la perlustrazione interna.
Valeva la pena andare a dare un’occhiata? Senz’altro, quella faccenda puzzava. Senza contare che quel ragazzo stava cercando proprio nei pressi dell’acqua strana individuata dai rospi.
Il Daimyo avrebbe potuto aspettare ancora un momento. Tanto più che sembrava ci fosse un po’ di confusione nella magione, era meglio attendere che si calmassero le acque prima di presentarsi lì.


Grazie di tutto ragazzi! Siete stati eccezionali!

Ringraziò i rospi, prima di attivare il rilascio delle evocazioni che sparirono con l’eco delle loro raccomandazioni al Rosso. Se c’era una cosa che aveva imparato in quegli anni da Shinobi era che se voleva comprendere bene una cosa, basarsi sulle informazioni ricevute era buono, ma vederlo coi propri occhi era meglio! Di conseguenza, si mise in marcia verso il punto infocatogli da ‘Kichi e ‘Tatsu. Non era lontano, pochi minuti di marcia e avrebbe dovuto già intravedere la sagoma del ragazzino tra gli alberi. E infatti, così fu.
Il passo di Yu si fece più leggero, attento a non far screpolare una foglia secca o un ramoscello di troppo, mentre si avvicinava al fiume accostandosi al tronco di un albero che riusciva a nascondere la sua figura. Il ragazzo era lì e dire che fosse uno Shinobi era un eufemismo! Altro che vestito bene! Quello era bardato di tutto punto. Se a vedere Takumi la prima volta aveva pensato fosse un figlio di buona famiglia, si ritrovò a ritrattare tutto all’istante. QUELLO era un figlio di buona famiglia. Chissà quanto era costata tutta quella roba che aveva addosso…E c’era anche la katana citata dai Rospi. Solo che sembrava più un Wakizashi in quanto più corta di una normale spada. Sotto tutta quella bardatura, il ragazzino non doveva essere particolarmente robusto a vederlo, però capiva perché ‘Tatsu avesse detto fosse carino e che i suoi capelli avessero un buon profumo. Yu lo sentiva fin lì.
Sembrava effettivamente alla ricerca di qualcosa: si piegò a terra proprio in quel momento, scostando delle foglie, come se sperasse di trovare chissà che, ma evidentemente non ottenendo nulla visto il sospiro che ne seguì. A quel punto il giovane si alzò, iniziando a fare avanti e indietro, pensieroso. Sembrava un po’ un’anima in pena, come se fosse a un punto morto della sua ricerca. Dal canto suo Yu era spaccato in due: da una parte sapeva che quel moccioso, per quando moccioso, era uno Shinobi. Poteva essere un ostacolo o un pericolo di qualche tipo e farsi notare non sarebbe stata una buona idea; dall’altra provava sia tenerezza sia l’insana tentazione di fargli ‘Ehy!’ solo per vederlo saltare come una molla, teso com’era. A parte questo, c’era pur sempre la possibilità che fosse di Kiri e, quindi, un possibile alleato se era lì per il motivo che aveva ipotizzato. Uno scambio di informazioni non gli faceva schifo.


Oi! Alla fine decise che era meglio scoprirlo subito se si fosse trovato di fronte ad un ostacolo da arginare o ad un alleato da onorare. Calato il cappuccio sul viso, fece capolino dal tronco, appoggiandovisi di schiena. Shinobi-kun, sembra che tu abbia qualche problema. Fece. Dovresti stare attendo a farti vedere in giro, sai? Quelli come te tendono a sparire da queste parti.


<attivazione> - Tecnica del Rilascio - [Chk: 30] "Questa tecnica viene utilizzata per congedare l'evocazione richiamata precedentemente. Anche le evocazioni possono utilizzare questa tecnica per lasciare il campo di battaglia."

 
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fV8Vi00

Esattamente come avevano preannunciato i due rospi dell'eremo al loro evocatore, c'era effettivamente un giovane shinobi nella radura fra la vecchia casa e uno dei tanti corsi d'acqua che sembravano irrorare l'intero villaggio. Di bell'aspetto senz'ombra di dubbio nonostante la giovanissima età e con gli stessi tratti caratteristici di tutti quelli che erano stati rapiti. Uno sconosciuto come tanti, eppure in lui c'era qualcosa di familiare, qualcosa di nobile che il rosso aveva associato a un qualche ricordo sfuggevole del passato. Di certo non portava abiti da shinobi qualunque: erano visibilmente pregiati, rifiniti, sulle tonalità del blu notte e del grigio scuro, arricchiti da pantaloni e sciarpa di un candore impeccabile e di rifiniture oro. Soltanto i pezzi d'armatura erano di un rosso scuro, quasi bordeaux. Ed era armato. Eccome se lo era! Una wakizashi giaceva nel suo fodero, e chissà quante altre armi di piccola taglia aveva nascoste nella pregiata divisa da guerra. Cosa stesse cercando con così tanta attenzione e cautela rimaneva un mistero, così come rimaneva tale la sua provenienza. Che fosse un potenziale nemico o un alleato ancora era presto per poterlo affermare, ma quel che era assolutamente certo era che quello era un pessimo posto per gironzolare alla ricerca di qualsiasi cosa stesse cercando. Era praticamente un'esca per chiunque avesse orchestrato quel piano, con quella chioma scura e quegli occhi che i due anfibi avevano descritto come si descriverebbe l'oceano.

Un sospiro esasperato. Stava soltanto perdendo tempo in quella radura, a cercare indizi che non esistevano. Eppure era troppo strano che qualcuno sparisse senza lasciare nessunissima traccia. Non era logico. Doveva pensare bene a come si era mosso, cercare di calarsi nella parte e mettersi tanto nei panni della vittima che stava cercando di rintracciare quanto in quelli del suo aguzzino. Doveva farlo per sbrogliare quell'ingarbugliata matassa e potersi dire soddisfatto di essere arrivato alla soluzione da solo. E poi era anche divertente risolvere qualche mistero! Sembrava quasi di essere uno di quei geni fantastici di cui leggeva fra le pagine dei suoi amati libri, ma al tempo stesso sentiva di essere un passo indietro. Non trovare nulla era snervante.
Ha visto la vittima voltarsi in direzione del fiume.. sussurrò assorto fra sé, voltandosi nella direzione suggerita dalle sue stesse parole, osservando attento verso quello che ipoteticamente era stato l'ultimo spettacolo osservato dallo scomparso. ..e da quel momento.. continuò assorto, ripercorrendo passo per passo tutte le informazioni di cui era a disposizione, salvo poi saltare letteralmente per aria peggio di una lepre colta di sorpresa al sentire quella voce. Chi era? Cosa stava succedendo? D'istinto estrasse la wakizashi dal suo fodero e la puntò in direzione di quell'incappucciato. Non era esperto e questo lo si poteva vedere dalla presa si salda ma altresì un po' insicura, e dai suoi occhi che esprimevano allerta e timore. Eppure rimaneva li, stoico davanti a quello che percepiva chiaramente come un pericolo. Teso, dovette deglutire prima di affrontare verbalmente quell'oscuro figuro spuntato dal nulla. Come aveva fatto a non accorgersi di lui? Sei tu che li hai portati via, non è così? dubbio lecito, considerato quanto aveva sottolineato. Voleva portare via pure lui? Beh. Di certo avrebbe venduto cara la pelle. Dimmi dove sono Takeshi-kun e tutti gli altri, adesso! perentorio, non aveva intenzione di ascoltare altro se non una risposta assertiva e soddisfacente. Quel tipo sapeva più di quanto desse a vedere sulla faccenda e non si sarebbe fatto scappare l'occasione di cogliere in castagna chi - presumibilmente - aveva dato il via a quell'assurda pantomima. Eppure si sentiva scoperto, nudo nonostante la wakizashi dalla lama lucente puntata contro il nemico. Sapeva di avere tutte le carte in regola per poter dare una lezione a quell'individuo, ma altresì non sapeva nulla di lui. Si sentiva un po' come un piccolo animale puntato da un'astuta volpe. Se anche avesse mosso un solo passo, avrebbe attaccato per difendersi: poco ma sicuro.

 
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Sì, era meglio cercare di capire quanto prima se quel ragazzino fosse un problema o meno per lui. Un ostacolo o un alleato. Meglio verificare la cosa subito, piuttosto che saltasse nuovamente fuori nel momento sbagliato. Quella era la sua area di caccia, si sentiva un po’ come un animale selvatico il cui territorio fosse stato violato. Quel misto di inquietudine e possessione che lo stava portando a controllare cosa e chi fosse quel pezzo volante finito sulla sua scacchiera. Perché non bastava che quel caso fosse già tremendamente intricato, oh nono, ci mancava il ragazzino che non si sapeva da che parte stava. Che fosse uno Shinobi era stato chiaro fin dal primo istante in cui gli occhi del Rosso si erano soffermati fuggiaschi sulla sua figura china a terra, ma nel momento in cui lo richiamò con quella provocazione facendolo volgere completamente verso di lui, schizzando come una lepre, beh…la cosa divenne più manifesta. E non si trattava solo di quel wakizashi che il giovane gli puntava addosso - …dall’altro lato del fiume però - con stretta salda, ma allo stesso tempo incerta, era il suo atteggiamento. Un giovane Shinobi di nobili natali, azzardò a pensare. In fin dei conti il modo in cui era bardato non lasciava molto all’immaginazione: abiti pregiati, finemente decorati in oro, protezioni rosso scuro…ma più di tutto erano quei pantaloni e quella sciarpa bianchi a dargli l’aria altolocata. Osservandolo bene in viso, aveva un che di familiare, anche se in quel preciso momento non gli sovveniva cosa. Il suo stesso odore riusciva a toccare corde e smuovere l’acqua cheta dei suoi ricordi, ma senza permettergli di vedere attraverso il fango alzato dal fondale. Piacevole e sgradevole contemporaneamente, quasi il suo giudizio fosse annebbiato da quel qualcosa che non riusciva a ricordare. Bah, aveva comunque poca importanza. Non era quello il motivo per il quale l’aveva approcciato: per quanto lo riguardava avrebbe potuto essere anche il nipote di qualche Kage in persona, ma se si fosse rivelato un ostacolo o, peggio, un nemico, se ne sarebbe liberato in un modo o nell’altro. Anche se non pensava granchè lo fosse. Lo aveva sentito borbottare qualcosa prima di farlo schizzare come una molla, un ragionamento che aveva tutta l’aria di centrare con il mistero che avvolgeva quel villaggio.
Lo squadrò da sotto il cappuccio. Risalì la lama dell’arma dalla punta fino all’elsa tenuta da una presa leggermente tremante, ma risoluta. Gli occhi blu, come descritti dai Rospi, erano chiaramente confusi, immersi in un misto di timore e allerta, ma nonostante tutto lo fronteggiava con un certo coraggio. Sembrava veramente un genin alle prime armi, non primissime, ma comunque nemmeno così esperto e navigato da poter gestire al meglio le proprie emozioni…anche se andava riconosciuto che aveva del fegato il ragazzo. Era stato colto di sorpresa, ma si era subito riorganizzato e in quel momento, così come Yu stava studiando lui, anche quel giovane probabilmente stava analizzando Yu.


« Meglio non abbassare la guardia solo perché si tratta di un moccioso. Non sappiamo nulla di lui. »
In realtà qualcosa lo sappiamo: sono quasi certo che stesse analizzando le tracce dei rapimenti. E ha trovato qualcosa che io non ho visto.
« Stai dicendo che è meglio di te? »
Sto dicendo che è notevole. E che, se ciò che ho intuito è vero, potrebbe trattarsi davvero dello Shinobi incaricato da Kiri per recuperare Hōzuki Takeshi. Quindi un nostro alleato.
« Sì, beh…alleato. In questo momento però lo stai spaventando a morte. »
E’ tutto calcolato. Sai com’è, no? Quando si è sotto pressione si commettono più facilmente errori.

E non ci volle molto perché il ragazzino facesse i suoi primi passi falsi. Preso dalla foga di risolvere il caso forse, imbeccato dalla provocazione con cui il Rosso lo aveva colto alla sprovvista, diede letteralmente conferma a Yu del motivo della sua presenza sul luogo, accusandolo prima d’essere lui il rapitore ed intimandogli, poi, di rivelargli immediatamente il luogo in cui nascondeva tutte le persone rapite. In base a cosa lo accusasse così a caso, senza avere alcuna prova concreta era forse da ricercarsi nella stessa paura che lo aveva portato a sciogliersi la lingua, ma fu altro a colpire il chunin all’interno del breve discorso del ragazzino. Quel Takeshi-kun tanto confidenziale, quasi lo conoscesse, quasi fosse un suo amico. L’unico nominato per nome, quando gli altri scomparsi erano solamente un ammasso di persone senza identità. Takeshi-kun e tutti gli altri, per l’appunto. La sensazione di essere di fronte ad un compaesano era sempre più forte, ma non voleva peccare di presunzione, non voleva darlo per scontato così facilmente. Gli occhi gli caddero sull’acqua qualche istante: era normalissima, sia visivamente che dal punto di vista dell’odore. Apparentemente non aveva nulla di sinistro, eppure c’era: credeva ciecamente alla descrizione di ‘Kichi. Gli sarebbe piaciuto sentirla tra le mani, ma prima…c’era un agguerrito animaletto selvatico da sistemare.

Sei più baka di quello che mi aspettassi, Shinobi-kun. Rise. Ti pare che se fossi io il rapitore mi farei vedere così bellamente? Ritenta e sarai più fortunato. Era certo che conoscesse bene la dinamica dei rapimenti. Lo aveva accusato cavalcando la foga, senza ragionare, perché se lo avesse fatto si sarebbe reso conto che il colpevole non si sarebbe mai fatto vivo di mattina. Piuttosto…Takeshi. Dove ho già sentito questo nome? Fece, portandosi un indice alla tempia, pensieroso, mentre in realtà stava per sganciare la sua seconda provocazione. Takeshi, Takeshi, Takeshi…che fosse quello Shinobi venuto qui tempo fa? Sembri piuttosto in confidenza con lui, era un tuo amico?

 
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view post Posted on 16/2/2020, 20:53     +1   -1
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All'incalzare dell'incappucciato, dovette auto imporsi di darsi un certo contegno, sfogando tutta la sua voglia di rispondergli per le rime sull'elsa della sua wakizashi. Sembrava proprio spassarsela nel prenderlo per i fondelli! E per quanto avesse una dannata voglia di rispondergli per le rime e dimostrare chi dei due fosse davvero lo stupido in quella situazione, sapeva che farlo l'avrebbe portato facilmente in fallo a causa delle emozioni. Era una delle prime cose che aveva appreso, quella di pensare attentamente prima di dar fiato alla bocca, specialmente quando l'umore era visibilmente alterato. Ma la teoria ovviamente non era sempre facile da applicare, per questo si impose il silenzio, stringendo l'impugnatura della sua arma fino a quasi sbiancarsi le nocche e mordendosi la lingua. Se tu non lo fossi, non avresti bisogno di coprirti il viso. un mugugno, come a voler sostenere che se la sua tesi era completamente errata, sicuramente il suo interlocutore non lo stava aiutando a correggerla. Sapeva bene che solitamente, secondo le dicerie locali e le informazioni in suo possesso, tutti i rapimenti erano avvenuti pressoché nelle ore notturne, ma chi poteva dirlo che non sarebbe successo qualcosa fuori dagli schemi? Sapeva bene di rappresentare il perfetto bersaglio per chiunque avesse quella stana mania e quello non poteva non rappresentare un ottimo momento per commettere il misfatto. Erano completamente soli. E poi quel suo ironizzare sul suo aspetto e sui rapimenti stessi..

Aveva sempre saputo che avventurarsi da solo in quella radura avrebbe comportato dei rischi e se li era assunti tutti nel momento in cui aveva preso la sua decisione. Prese con estrema fatica la decisione di glissare su quel suo irritante comportamento da provocatore, rispondendo alla sua domanda con un'altra domanda ancora.
Sostieni di non essere tu chi credo che tu sia, eppure non fai che provocarmi e nascondere il tuo aspetto. Atteggiamento piuttosto tipico di chi ha un secondo fine. Dimmi "non rapitore".. cosa dovrei pensare di uno come te? era proprio quello il punto, cosa doveva pensare? Seppur in pieno giorno - scelta piuttosto obbligata da parte sua per ridurre ogni rischio, ma non certo per eliminarlo del tutto - era solo sul luogo in cui continuavano a consumarsi delle tragedie, perfettamente in linea per aspetto col target preso di mira; uno sconosciuto incappucciato veniva a fargli strane domande, sottolineando dapprima quanto fosse pericoloso per lui essere li. Oltretutto sembrava conoscere Takeshi e, ne era certo, anche le dinamiche di ciò che stava avvenendo in quel piccolo antro. Comincia col dirmi cosa vuoi e che sei venuto a fare qui, poi forse soddisferò a mia volta la tua curiosità. Baka. rispose con decisione, non cedendo terreno e non abbassando la guardia nemmeno per un attimo. Aveva il cuore che batteva contro la cassa toracica a un ritmo sostenuto e non poteva negare che trovarsi improvvisamente in una situazione tanto scomoda gli metteva addosso un po' di strizza. Ma era uno shinobi. Non poteva certo cedere alla sua inesperienza! Avrebbe compiuto la sua missione o sarebbe morto nel provarci: questo era quanto.

 
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view post Posted on 17/2/2020, 20:15     +1   -1
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Se era divertente? Oh sì, era molto divertente alzare lentamente il fuoco sotto il culo di quel ragazzino. Non aveva nemmeno bisogno di estrarre un arma per tenergli testa e vedere i suoi sforzi per resistere al prepotente istinto di menare le mani o, peggio, di urlargli addosso quanto fosse stronzo, era quanto di più spassoso potesse trovare in quel Villaggio fantasma. Forse non avrebbe dovuto provare tanto piacere nello svolgere il suo lavoro, ma in realtà nessuno aveva mai vietato di divertirsi in missione, fermo restando che la cosa non dovesse finire col far andare il tutto a donnine. E a Yu giocare piaceva: dal suo punto di vista se non provava diletto nel fare qualcosa non aveva alcun senso farla, quindi era una bene che riuscisse a godere anche di quelle piccole cose, in un impiego che spesso e volentieri era tutto meno che divertente. Regolarmente il merito poi era delle situazioni. Come quella attuale. Per quanto il moccioso non stesse rispondendo minimamente alle sue domande, impedendogli ancora di discernere se fidarsi o meno di lui, era piuttosto spassoso vederlo dibattersi e, al contempo, trattenere dalla voglia evidente di piazzargli un pugno sulla mandibola. La sua ingenuità, poi, era quasi commovente: quel ritenere senza un reale senso che, visto che era bardato a quel modo, dovesse essere per forza il responsabile delle sparizioni era esilarante! Che poi, pure si fosse levato il cappuccio cosa pensava di vedere? Una bella scritta in fronte, rossa e lampeggiante recante la parola “rapitore”? O magari si immaginava un tizio nerboruto con la faccia butterata di cicatrici, uno di quelli che diresti subito essere un poco di buono - magari sbagliando - per il semplice fatto che aveva un aspetto non proprio rassicurante? Beh, avrebbe avuto una bella delusione allora. D’altronde le persone più pericolose erano quelle che non si sarebbe mai detto potessero macchiarsi di efferati crimini. E da un certo punto di vista era utile sembrare uno sciroccato - come l’aveva definito una volta Urako - in quanto la gente finiva col sottovalutarlo, pentendosene amaramente qualche istante dopo. Ultima, ma non per importanza, forse voleva solo vederlo in faccia mentre gli parlava. Guardarlo negli occhi, per capire se poteva fidarsi, per capire se mentiva. Ma era un lusso che, al momento, il Rosso non si sentiva di dargli. Le possibilità che fosse un alleato erano alte, ma ancora erano solo sue supposizioni senza reale fondamento, senza radici solide che potessero sostenere il terreno sul quale stava camminando.

« Il moccioso mi piace! E’ cocciuto almeno quanto te. »
Il problema è che presto si renderà conto che la sola cocciutaggine non lo aiuterà ad uscire da questa situazione. Dovrebbe essersene già accorto in fin dei conti.
« Mh? Oh, parli del fatto che sta impugnando il suo artiglio, ma in realtà ha un atteggiamento da preda. »
Proprio quello…anche se non avrei detto proprio così. Rise, il modo di esprimersi di Kurama a volte gli ricordava proprio un animale. E’ sulla difensiva anche se, di fatto, io non lo sto minacciando in alcun modo, se non con la mia presenza.

Era sicuro che lo sapesse. Inconsciamente forse, quasi una sensazione, un brivido sulla pelle. Sapeva che era in grossi guai. Magari non lo aveva ancora elaborato, magari non ne era cosciente in maniera razionale, ma istintivamente sì. Ed era per questo che, per quanto potesse sembrare il contrario, stava sulla difensiva. Però era encomiabile, era evidente che avesse paura, ma non arretrava di un passo, cercando di tenergli testa come poteva, a volte forzando un po’ le sue ipotesi e facendosi grosso nel tentativo di rigirare le domande al mittente. Aveva fegato e iniziava a piacere anche a lui come a Kurama, tanto che si ritrovò a sogghignare sotto al cappuccio. Cosa doveva pensare di uno come lui? Che domanda scema.
E lui si andava a complicare la vita a pensare che fosse il rapitore o chissà che cosa, quando la risposta era la più palese ed evidente di tutte.


Cosa dovresti pensare di uno come me? Mi sembra ovvio. Il tono canzonatorio era sparito dalla sua voce, ora era serio, abbastanza da mettere i brividi. Che mi fido di te tanto quanto tu ti fidi di me. Allo stato attuale non ho un reale motivo per abbassare il cappuccio: non so chi sei, cosa vuoi, che diavolo ci fai qui, tanto meno da dove vieni…perché è palese tu non sia di qui. Quindi perché dovrei farlo? Accennò col capo al wakizashi che il giovane teneva stretto tra le mani. Perché mi “minacci” con quel temperino? Non scherziamo…sono sicuro tu ti sia reso conto di chi stia realmente tenendo banco qui. Lo sguardo del Rosso, sebbene seminascosto dall’ombra della stoffa del cappuccio, era tagliente più della lama di cui quel moccioso si faceva forte. Solo che, a differenza tua, io non mi sto chiedendo se tu sia il rapitore o meno, è ovvio che non lo sei. Fece una pausa piuttosto lunga prima di concludere, lasciando volutamente intendere qualcosa all’altro. Quello che mi sto chiedendo è se tu sia un alleato o un nemico. Quindi che ne dici di aiutarmi a capirlo? Potrebbe essere vantaggioso per entrambi. Anche perché… E si staccò dall’albero. Non puoi pensare che me ne stia qui buono a guardarti agitare quell’affare ancora per molto. Il sottinteso era evidente: scappa e ti acciufferò, attaccami e ti atterrerò, resistimi e perforerò le tue difese. Non c’era una via d’uscita da quell’impasse, non quella che voleva il moccioso quanto meno. Un punto d’incontro non era da escludere, ma solo se lui avesse iniziato a collaborare. D’altronde… Ti dirò di più. Mi sono fatto un’idea sulla tua presenza qui. Se le mie supposizioni dovessero essere esatte, potrei non dover più essere obbligato a tenere questo cappuccio. Ma per saperlo…devi iniziare a parlare Shinobi-kun.

 
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view post Posted on 23/2/2020, 18:15     +1   -1
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Tenere banco e mostrare sicurezza non era affatto semplice per un novellino, specialmente se a complicare la situazione vi erano non soltanto tanti quesiti irrisolti ma, soprattutto, quella pessima sensazione di pericolo che non gli permetteva di essere abbastanza lucido. Sostava su un suolo alquanto pericoloso, dopotutto. E a far vacillare quella poca consapevolezza che aveva cercato di tenere stretta fra le dita furono anche le parole di quello strano individuo che, con un tono decisamente diverso rispetto a quello canzonatorio utilizzato sino a quel momento, aveva posto l'accento su tutta la sua insicurezza. Aveva ragione. Guardandosi per un attimo e ponendo specialmente lo sguardo sulla sua arma stretta ancora fra le mani e puntata contro l'ipotetico nemico, era evidente quanto fosse lui in realtà quello che stava un passo indietro, quello sulla difensiva. L'altro non aveva ancora dato cenno di una possibile minaccia. Patetico. Pensava di star facendo bene, di stare agendo da vero shinobi.. e invece stava agendo come un ragazzino spaventato. E seppure la non troppo velata minaccia finale aveva posto in essere un acutizzarsi di quella sensazione negativa che gridava a ogni fibra del suo corpo di attaccare, si morse la lingua e abbassò l'arma. Erano arrivati a una impasse piuttosto significativa che soltanto uno dei due avrebbe potuto sbloccare cedendo. Ma aveva ancora un asso nella manica, se le cose si fossero messe male. Doveva solo mantenere la calma. Contento adesso? disse con una certa frustrazione, rinfoderando l'arma e mostrandosi più condiscendente a soddisfare la curiosità dello sconosciuto. Era evidente che lo faceva di controvoglia e che il suo orgoglio aveva risentito della sua inettitudine. Non avrebbe dovuto prendere l'iniziativa. Siamo partiti col piede sbagliato entrambi, ma mi sembra ovvio che qui l'unico ad aver puntato un'arma e ad essere in torto sono io. ammise, non senza una dolorosa difficoltà nell'accettare la cosa. Trasse un profondo sospiro, prima di sciogliere definitivamente la lingua. Non sapeva se se ne sarebbe pentito o meno ma qualcosa nel profondo gli suggeriva che quell'incappucciato non era davvero un pericolo. Sembra che tu sappia bene cosa sta succedendo nei dintorni e in qualche modo conosci Takeshi, quindi risponderò alla tua domanda. No. Non siamo amici. puntualizzò. Non riteneva amico persone con cui non aveva mai parlato quanto meno. Conosceva perfettamente i suoi eccellenti risultati come shinobi sia all'accademia che all'interno del suo clan e la sua scomparsa era stato un duro colpo per tutti, ma non era sul punto di definirlo 'amico' solo per un consiglio ricevuto e una pacca sulla spalla per incoraggiamento. Facciamo solo parte della stessa famiglia.. diciamo. concluse, rimanendo un po' sul vago su quale fosse questa famiglia e da dove provenisse. Un modo come un altro per essere condiscendente al dialogo, ma non rivelare in maniera diretta dettagli importanti. Era probabile che preservarsi in queste piccole cose in qualche modo lo faceva sentire più al sicuro, ma ovviamente non poteva sapere che il suo interlocutore avrebbe collegato perfettamente i pezzi del puzzle per risalire alla sua identità e appartenenza. Sono qui per cercare indizi sulla sua scomparsa e riportarlo a casa. Puoi chiamarmi Hisakata. disse infine. Per un momento abbassò lo sguardo, forse ragionando sul fatto di aver detto troppo o di aver sbagliato qualcosa, ma si riprese subito, alzando lo sguardo sul suo interlocutore ancora celato dalla mantella scura e posando la sinistra sul fodero della wakizashi adesso dormiente, assumendo quella posizione nobile del tutto simile a quella dei guerrieri più arditi. Adesso tocca a te rispondere alle mie domande. Chi sei e cosa ci fai qui? Conosci cose che non dovresti conoscere se tu fossi un semplice civile, quindi devo supporre che anche tu sei qui per scoprire cosa si cela dietro il mistero di queste sparizioni. Scommetto che ti ha mandato il daimyo. Non fanno che parlare del figlio maggiore scomparso di recente, compiangendolo come fosse passato automaticamente a miglior vita. e quelle parole fluirono come un ragionamento a voce alta, come se stesse riordinando i pezzi di quello che sapeva per mettere in chiaro quella che poteva essere una realtà verosimile. Era un tipo riflessivo.

 
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