Jūjiro 十字路 - Appeso a un filo, Libera per ArdynIzunia (1° PG) e BloodyRose (PNG)

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view post Posted on 8/12/2019, 19:33
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Scortato al cospetto dei medici specializzati al servizio della Roccia dallo spietato giocoliere dall'arto scheletrico, Kacchan sarebbe stato sottoposto da li a breve a una serie di esami clinici. Sarebbe stato portato soltanto in seguito al cospetto della donna che aveva osato oltraggiare pubblicamente. Il suo stravagante accompagnatore se ne stava addossato comodamente a una parete, a giocherellare con una moneta. Osservava scrupoloso il corpo martoriato della biondissima crocerossina che tanto lo aveva fatto divertire con quel suo spirito di sacrificio e l'esilarante scioltezza tipica del paraculo. Stavano facendo un ottimo lavoro. Ma quel trattamento rinfrescante e rigenerante sulla pelle martoriata sottrasse tempo prezioso alla reale profilassi, e questo probabilmente fu un dettaglio che al giovane medico non sfuggì. Lo stavano curando, ma non del tutto. Deliberatamente. E Jikan continuava a far pesare il suo silenzio con un sorriso diabolico pennellato sulle labbra, distogliendo divertito lo sguardo non appena quello di Kacchan si fosse posato sul suo. Non era difficile intuire in che razza di guaio si era cacciato, considerato che la cura per quella devastante malattia era nelle mani della donna che aveva sfidato apertamente e che il suo pericoloso decorso era sconosciuto.

Chiye attendeva in una piccola sala, seduta comodamente su di una sporgenza che fungeva da davanzale a una vistosa apertura verso l'esterno. L'arma serpentina di sua creazione avvolgeva sinuosamente la sua silhouette, donandole un'aura alquanto pericolosa. Akiho era con lei questa volta e la sua spaventosa Senkoku fremeva, piantata a terra in un cimitero di scaglie di calce divelte. Come sempre fu Jikan a scortarlo con amorevole forza senza dire una parola se non sorridendo alle probabili battutine del biondino e consigliandogli caldamente di non esagerare, se voleva tornare tutto d'un pezzo a casa. Superata la coppia di ANBU a presidio dell'accesso, sarebbe stato lasciato al centro della stanza dal rosso, solo dinnanzi alle due donne, mentre tranquillo lui si metteva in un angolo ad ascoltare e gustarsi lo spettacolo cruento che da li a poco la Tsuchikage avrebbe orchestrato per fargliela amaramente pagare.


Sai.. sei un tipo particolare tu. - esordì con un sorriso angelico la Koizumi maggiore, osservandolo. - Non soltanto sei privo di qualsivoglia disciplina, ma riesci persino ad essere simpatico a criminali e assassini specializzati. - cristallino il riferimento al piccolo e sfortunato Giman e al grazioso rossino che stava ascoltando, che con appena un sospiro fintamente affranto distolse lo sguardo per potersela ridere sotto i baffi. - Ma non è certo per questo motivo che sei qui e questo lo sai benissimo anche tu, quindi superiamo i convenevoli e andiamo al nocciolo della questione, ti va? - e sorrise ancora, sollevandosi e facendo un cenno proprio a Jikan che, con un sonoro schiocco delle dita, diede permesso a uno dei suoi giullari di accedere alla sala con un tintinnio sinistro. Un fagotto scalpitante stava sotto il suo braccio destro. Sapeva bene di chi si trattava. - Come avrai intuito, ti sono state curate le ferite che hai riportato durante la simulazione, ma per te non c'è stata alcuna profilassi. Potresti essere infetto e morire malauguratamente nell'arco di qualche giorno, riempiendoti di escrescenze dolorose e altrettanto infette. - intervenne la rossa dallo sguardo d'ambra, con una serietà e un distacco disarmante: non per nulla era il capo della divisione assalitori della squadra ANBU. - Avrai la tua cura uccidendo questo moccioso. - e il bambino venne spinto ai suoi piedi dal pupazzo. - Sei a un pericoloso bivio, 'Kacchan'. Mantenere la tua promessa nei suoi confronti, rischiando di morire e mettendo a repentaglio la vita di molte persone fuori dai confini della Roccia, oppure ucciderlo e ottenere la tua cura. - s'intromise nuovamente la signora della Roccia, ben consapevole di quale tortura potesse essere per uno di quella risma essere messo nelle condizioni di scegliere se salvarne uno o salvarne molti, senza garanzia di successo in entrambi i casi. - Cosa farai? Manterrai fede ai tuoi preziosissimi ideali o, come il soldato che dovresti essere, proteggerai la tua gente? A te la scelta. - e attese, sollevando un po' il mento e sfidandolo apertamente, curiosa della scelta che avrebbe fatto in merito. Quella era pura tortura psicologica.
Jikan trasse un profondo e sconsolato sospiro, mentre il suo simpatico compagno di giochi andava a pararsi davanti all'unica via d'uscita, bloccandola. Era in trappola, davanti a quel tribolante bivio.


(Ti avevo detto di non affezionarti troppo a quel ragazzino..)

 
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view post Posted on 8/12/2019, 23:15
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Trascinato via da quel suo bizzarro Caronte, Kacchan non oppose alcuna resistenza. A che sarebbe servito? Aveva bisogno di tutte le energie possibili per riuscire a sopravvivere a quello che lo aspettava perché, ne era più che certo, ad attenderlo non ci sarebbe stata alcuna chiacchierata amichevole con the e pasticcini. Che poi i dolci gli facevano pure schifo, per cui....

Stranamente, però, il suo aguzzino non lo portò immediatamente in una sala di tortura, anzi, venne accolto dalla cosa a lui più familiare e rassicurante possibile: un sala visite medica, con una equipe di medici che, nel vederlo arrivare, immediatamente si prodigò per rimetterlo in sesto.

Nonostante fosse lui il paziente, Kacchan si ritrovò a tirare una sorta di sospiro di sollievo nel ritrovarsi in quell'ambiente a lui tanto familiare, una manna per la sua mente: meglio ancorarsi a qualcosa per lui rassicurante, prima di dover affrontare qualcosa che l'avrebbe messo a soqquadro del tutto, che fosse a livello fisico o mentale.

E così, privato delle armi che gli organizzatori del torneo gli avevano fornito, gettati via i vestiti in buona parte danneggiati dalla deflagrazione delle sue carte bomba, rimasto nudo a parte un paio di boxer scuri, si rese conto di quanto, con quell'azione avventata, fosse stato un vero e proprio incosciente, e non per aver minacciato la sicurezza di chi gli stava intorno, ma la sua stessa incolumità. Era un miracolo se quelle bruciature non si fossero estese ulteriormente. Nel vederle, Chiyo si sarebbe sicuramente disperata, Natsuko, invece, l'avrebbe sicuramente accusato di essere un fottuto sadico masochista, con un non malcelato doppio senso....

Cavolo, chissà come se la stavano passando le ragazze, se anche loro, come lui, avevano dovuto affrontare le medesime difficoltà, con quella prov assurda che coinvolgeva i bambini... E non poté fare a meno di pensare al piccolo Giman: stava bene? Ma soprattutto, era davvero quel che la Tsuchikage affermava?

Sospirando, rassegnato al fatto di come quel cazzo di mondo funzionasse, si concentrò sul tipo di trattamento che quei medici gli stavano applicando... Il medesimo che lui stesso aveva attuato quando si era ustionato. Nulla che, in qualche modo, riguardasse l'eventuale contagio che prima il ninja del Gelo, poi la Tsuchikage, asseriva. E non poté fare a meno di trattenere una risatina sotto i baffi, volgendo lo sguardo verso Jikan che, per tutto il tempo, era rimasto in silenzio, cosa strana per lui, ma... Aveva appena distolto lo sguardo? Non c'è bisogno che distogli lo sguardo, sai? Dopotutto non siamo poi così diversi, a livello anatomico... Magari io ho solo un braccio in più, metallo di troppo e un virus letale, ma ehi, cosa vuoi che sia... ci scherzò su, giocherellando con uno dei piercing che aveva sul capezzolo. E poi si sorprendeva del suo infierire sul suo stesso corpo... Magari soffriva davvero di una qualche forma di masochismo.

Fatto sta che, con le ustioni ormai rese una mera ombra rosata sulla pelle pallida e un nuovo paio di pantaloni e una casacca larga, Kacchan venne nuovamente tirato via, e condotto verso, sperava il ragazzo, la fatidica "resa dei conti". Da come stringi, amico mio, si direbbe che il rischio di contrarre una qualche malattia non ti spaventa affatto... Perché non mi passi qualcuno dei tuoi anticorpi? Magari mi torna utile... Dava fiato alla bocca, pur di non dare a vedere che si, effettivamente un minimo di cagazza se la stava facendo sotto. Dopotutto era umano, alla fin fine. Stavano per rinchiuderlo in una stanza, a farsi seviziare da quel porco di Jikan e quella fregna della Kage.... Insomma, qualsiasi tipo di risvolto quella situazione potesse prendere, un minimo di agitazione lo stava investendo...

Così come la presenza delle due sorelle Koizumi lo investì. Un'imprecazione a fior di labbra gli sfuggì, udibile a stento forse solo da Jikan, prima che lo mollasse al centro di quella sala, sotto lo sguardo di quelle due donne letali, andandosi poi a godere la scena dall'unica via di fuga possibile, la stessa entrata da cui erano arrivati.

E lui, fermo lì in mezzo, non sapeva davvero che caspita fare: salutare le due più alte cariche di Iwa con un inchino, dopo aver insultato pubblicamente la maggiore, non era decisamente il modo migliore per approcciarsi, così, alla fine, decise di non fare assolutamente nulla. Semplicemente si grattò in mezzo al petto, visibilmente indeciso su chi, tra i presenti, prestare maggiormente attenzione per poter esser pronto ad incassare il primo colpo, ed invece...

Sai.. sei un tipo particolare tu. Non soltanto sei privo di qualsivoglia disciplina, ma riesci persino ad essere simpatico a criminali e assassini specializzati. Esordì la capo-villaggio, sfoggiando un sorriso che, nonostante fosse incantevole, non lasciava presagire nulla di buono nel ragazzo che, di rimando, imbarazzato, non poté fare a meno che scrollare le spalle, grattandosi distrattamente in mezzo al petto. Che posso dirle, Koizumi-sama... Forse tra pazzi ci si capisce... No, pessimo momento per cercare di fare del sarcasmo, così decise di mordersi il labbro inferiore con forza, per costringersi a rimanere in silenzio, tanto forte da poter intravedere il segno scarlatto lasciato dai denti. Si, era decisamente meglio passare subito al nocciolo della questione e, per farlo, ci pensarono i due rossi presenti nella stanza, ognuno facendolo a modo suo....

E nel veder scaraventato dentro, in quella stanza, il piccolo Giman, il ragazzo dovette imporsi di restare fermo al suo posto, solo lo sguardo a manifestare la sua sorpresa. Era convinto che non lo avrebbe mai più rivisto, però... Eccolo, sentiva qualcosa pungerlo infondo al suo animo, un sinistro presentimento, quasi a dargli una premonizione di quello che stava per accadere. Ecco come volevano spezzarlo. Altro che sevizie fisiche, loro preferivano andarci giù a livello psicologico...

Sospiro rassegnato da parte dello Yamanaka che, perdendo la tensione avuta fino a quel momento, si ritrovò a strofinarsi stancamente il viso, ascoltando senza davvero prestare attenzione. Voi vedete il mondo solo in bianco e nero, ma nel mezzo esistono differenti sfumature di grigio. Proruppe il ragazzo, con uno sguardo che quasi non gli si addiceva. Era mortalmente rassegnato, qualcosa che Jikan, nel suo metterlo alla prova, aveva sicuramente sperato di vedere.

Io non intendo uccidere il bambino, perché me lo state imponendo voi. E se per questo non ho nemmeno intenzione di mettere a repentaglio la salute delle persone che vivono nel mio villaggio, solo perché non mi fornirete una cura. Voce roca, breve sospiro e il ragazzo cercò le sue amate sigarette nelle tasche, sospirando tristemente nel non trovarne. Sa quanto distante e con quale velocità può arrivare un getto di sangue spruzzato direttamente da un taglio alla giugulare? Come assassina forse l'avrà visto fare, o lei stessa ne sarà stata artefice, ma come medico le saprei dire, con estrema precisione, velocità, portata e chi più ne ha più ne metta. A dirla tutta, se non fosse che sarebbe del tutto inutile, mi diletterei a tagliarmi io stesso, solo per vedere il mio sangue infetto schizzare sul suo bel faccino per poterla infettare a sua volta. Ma appunto non servirebbe a nulla, e sto decisamente divagando sulla questione... Ma vede.. E, così dicendo, si toccò il petto, indicandosi Su una cosa possiamo star certi. Come combattente faccio schifo, ma in qualità di medico non mi sento di essere inferiore a qualche altro... Non volete fornirmi la cura? Va bene, vorrà dire che, lasciato Iwa, non tornerò a Konoha. Mi terrò in isolamento finché non avrò trovato una cura. Morirò nel provarci? Eh, pazienza. Sai quante persone muoiono per malattie? Tanto, di morire moriremo tutti. Prima, dopo, in che modo, che cambia?

A quel punto rivolse il suo sguardo sul piccolo Giman, inginocchiandosi in modo tale da essere alla sua stessa altezza, un sorriso amaro sul viso. Vedi, Giman... È questa la lezione che volevo insegnarti, con quella promessa che ti ho fatto: puoi fare tutti i progetti che vuoi, attuare piani, avviarli, ma impatterai sempre su un muro invalicabile: la vita è una puttana. Io ti ho promesso che ti avrei protetto a qualunque costo, che ti avrei portato via da qui, no? Vedi, il problema è che per quanto tu possa sforzarti di mantenere le tue promesse, la vita ti presenterà sempre il conto. Perché io potrei morire nel cercare di mantenere la promessa, e dopo, che cosa farai? Oppure potrei cercare di venire meno, voltandoti le spalle perché mi hai mentito e preso in giro, e allora che cosa farai?

Con un gesto circolare dell'indice, indicò ciascuno dei presenti, per poi congiungerlo con l'indice dell'altra mano. Si può sembrare uniti, ma in realtà ognuno deve vedersela da solo con le inculate che la vita gli presenta. Prima si impara questa lezione, prima si ha modo di capire in che modo intervenire per evitare che l'inculata sia troppo dolorosa. A quel punto volse lo sguardo verso le due sorelle Koizumi, facendo un lieve inchino col capo. Libere di spaccarmi la testa nel modo migliore che preferite, ma per quel che mi riguarda, data questa situazione, la mia risposta può solo essere una. E, così dicendo, allungò una mano verso di loro. Andate a fanculo. Con tutto il rispetto.
 
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view post Posted on 15/12/2019, 17:21
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Probabilmente nessuno all'interno di quella spoglia stanza si aspettava una risposta differente da quella che il biondino aveva appena fornito sulla questione, quanto meno non Jikan che sconsolato e al contempo estremamente divertito dall'arroganza del ragazzo scosse la testa con un sorriso pennellato sulle labbra. Era uno sconsiderato. Differente fu invece la reazione delle due sorelle Koizumi, entrambe rimaste sino all'ultimo in silenzio. Akiho non seppe ovviamente trattenere la collera montante nei confronti di quel lurido verme che aveva osato mancare di rispetto alla sorella maggiore, ma fu bloccata nei suoi intenti da un cenno serafico della femme fatale. Se non l'avesse fatto, probabilmente quel toro inferocito di donna con tanto di mazza chiodata al seguito avrebbe potuto spaccargli la testa a suon di pugni. Rimase dunque immobile sul posto, cercando di sedare internamente i suoi istinti omicidi. Chiye invece osservò il suo biondissimo ospite affabile, come se l'ennesima mancanza di rispetto fosse stata come una semplice e insignificante goccia su una superficie verticale. Non ne era rimasta affatto scossa dalle sue parole e non le importava in fondo cosa avesse scelto, perché entrambi avevano un destino tracciato ancor prima di mettere piede in quella stanza. Aveva ragione su una cosa però quel ragazzino insolente: la vita era proprio una puttana.

Se è questa la tua decisione.. - disse serafica, osservandolo attentamente col suo occhio color ocra capace persino di scavare nell'animo, mentre le sue labbra carnose si tiravano in un sorriso che in circostanze diverse avrebbe fatto pensare a una fanciulla angelica, ma che in quel preciso istante era capace di far correre brividi poco rassicuranti lungo la spina dorsale. - ..che sia. - concluse. E prima ancora che potesse ricevere obiezioni o domande di sorta la Tsuchikage era pronta a fare il suo dovere, a spezzare quel ragazzo in maniera definitiva senza possibilità di ritorno. Giman era in panico e con i lacrimoni, mentre cercava con le manine martoriate dalla malattia di raggiungere Kacchan, di chiedergli quell'ultimo tacito aiuto che però non fece in tempo ad arrivare. Tsuchinoko era arrivata prima. Fu così che si spense, con gli occhi scuri ancora umidi per il terrore mentre disperato cercava di appigliarsi all'ultima speranza che gli era rimasta. Una speranza che non era stato in grado di proteggerlo dalla furia di una donna che implacabile proteggeva il suo popolo.
Giman spirò dunque tranciato dalla spada della Tsuchikage, macchiando di sangue infetto tanto Kacchan quanto il pavimento tutto attorno. Persino Jikan fu colpito dal sangue, schizzato appena sul suo bel viso. Con un gesto elegante e senza fare una piega lo pulì, servendosi dell'indice della mano scheletrica.


E con questo si conclude la nostra affabile chiacchierata. - esordì dopo qualche secondo di silenzio la Tsuchikage, che con un panno aveva preso a pulire la sua spada dal sangue di quel pustoloso aborto. - Un vero peccato. - proseguì, sospirando fintamente affranta prima di riporre Tsuchinoko e prendere la strada per uscire, scavalcando disgustata il cadavere e il sangue della povera vittima. Akiho fu subito dietro la sorella, ma non prima di avvicinarsi al biondo e assestargli un pugno sulla bocca dello stomaco, atto a piegarlo in due dal dolore. Se lo meritava, dopo aver insultato sua sorella. E mentre Kacchan si accasciava sulle ginocchia, tenendosi la parte indolenzita dal poderoso pugno della rossa, Chiye scambiò uno sguardo con il giullare. Un cenno d'assenso in sua direzione e un sorriso, senza voltarsi. - E' il tuo giorno fortunato ragazzo. - disse prima di uscire dalla stanza, seguito da quello che al biondo era sembrato un 'pensaci tu, Haru'. Chi era Haru? Cosa volevano fargli ancora?

Jikan sospirò ancora, staccandosi stancamente dal muro sul quale era poggiato per raggiungere il ragazzo. Elegante e incurante del cadavere e del sangue che lo circondava, potenzialmente letale per entrambi, si fece più presso di lui e piegandosi. -
E' per questo che mi piaci, non sai tenere a freno la lingua nemmeno quando stanno per farti la festa. Sei esilarante. - gli disse, sollevando ancora una volta il volto della crocerossina, adesso tinto di gocce di scarlatto. La sua mano scheletrica era elettrizzante sulla pelle, delicata quanto estremamente gelida. - A che pro combattere i mulini a vento? Saranno sempre più forti di te e ti spazzeranno via. E' per questo che combatti? Per soffrire e fallire? Speravi davvero di poter salvare quel bambino? - chiese curioso, osservandolo nei suoi occhi cobalto con un'espressione seducente e un sorrisetto bastardo che, nel quadro generale, pareva una pennellata di lussuria.

 
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In silenzio, il giovane Yamanaka attese il verdetto finale. Sapeva bene di esser stato nuovamente irrispettoso nei confronti delle due donne, ma non gli importava minimamente. L’unica cosa che gli interessava, al momento, era di porre fine a tutta quella stramaledetta storia, prendere Giman e andarsene il più lontano possibile da li, magari trovare un posto adatto dove poter cercare e sviluppare una cura per quella sua malattia o, alla peggio, trovare un eremo isolato dove passare insieme i loro ultimi giorni.

Alla fin fine, era sempre stato un tipo che viveva alla giornata, senza necessariamente fare progetti a lungo termine. L’unica cosa certa che aveva in mente, nel suo futuro, era quella di proseguire i suoi studi medici, ma per il resto... Sua madre stava bene, così come stavano bene le sue compagne di squadra. Certo, Konoha, dopo l’attacco subito dallo Yotsuki, non la considerava più una roccaforte inespugnabile, ma esisteva davvero, al mondo, un posto sicuro al 100%? Decisamente no, quindi una punta di preoccupazione per i suoi affetti più cari ci sarebbe sempre stata, ma alla fin fine... Tutti, prima o poi, devono morire. E se fosse toccato a loro due, a Kacchan e al piccolo Giman, che fosse dipeso dalla malattia o dalla decisione di quella stronza, poco gli sarebbe importato. Per lui valeva solo come aveva vissuto il presente, cosa si era lasciato dietro. Il resto? Solo seghe mentali per quei fottuti bastardi.

Nel vedere il piccolo Giman così terrorizzato, il giovane non ci pensò su due volte: le braccia protese verso di lui, gli si avvicinò, pronto ad afferrargli quelle manine piccole e tremanti... E un fiotto di sangue caldo lo investì in pieno, sporcandogli completamente le braccia e la parte superiore dei suoi pantaloni, schizzando fino al viso.

In un primo momento non riuscì a capire, forse troppo scosso, ma poi vide le manine di Giman non raggiungere mai le sue, il suo corpo dilaniato dalla spada della Tsuchikage cadere ai suoi piedi, cadendo flaccido come una bambola di pezza svuotata dalla sua imbottitura. Con le mani ancora protese verso il piccolo, il giovane uomo abbassò lo sguardo, incrociando gli occhi castani arrossati, umidi di lacrime, ormai privi di vita.
Strano. Qualcosa, dentro di lui, si sarebbe dovuto spezzare, nel vedere il piccolo morire davanti a lui, in quel modo, eppure il ragazzo non sentiva niente. Nessun dolore lancinante a dilaniargli il petto, nessuna furia cieca, rabbia o altro tipo di sentimenti a strozzargli la gola, a fargli urlare fino a diventare afono... Niente, una lastra di ghiaccio. E così, immobile al suo posto, lo sguardo fisso su quel corpicino che, da vivo, aveva tanto significato per lui, abbassò lentamente le braccia lungo il corpo, il corpo finalmente rilassato. Alla fine era finita. Peccato... si ritrovò così a pensare Kacchan Ho perso una cavia preziosa su cui poter sperimentare una cura... Solo dopo aver pensato ciò Kacchan si rese conto davvero di cosa gli era passato per la mente, ed ecco che il disgusto scivolò su quella sua distesa di ghiaccio interiore, facendolo tremare. Santi Kami... Che razza di mostro sono diventato. Si portò le mani a coprirsi la bocca, per cercare di trattenere un singulto, ma rendendosi conto di come queste fossero sporche del sangue di quel bambino, le guardò come se appartenessero a quelle di un estraneo.

Jikan aveva frainteso tutto. Lui aveva frainteso tutto. Non si era mai davvero affezionato a quel bambino, anzi. Così come era stato per Akira e per lo stesso Jikan, il legame che provava per loro era dettato per mero interesse accademico, pura e semplice curiosità per capire il loro caso clinico. Erano semplici giocattoli meccanici, su cui lui bramava di vederne il contenuto, scoprire i circuiti e capirne il loro funzionamento e, una volta rotti, perdevano completamente il suo interesse.

Quand’è che aveva perso la sua umanità?

Indietreggiò di un passo, allontanandosi da quel corpo esanime, allontanandosi dalla pozza di sangue che si stava allargando sotto i suoi piedi, come a voler fuggire da quella orrenda, nuova, consapevolezza di sè e di ciò che aveva fatto. Aveva intuito in qualche modo il tragico passato del piccolo, ed era stato per puro capriccio, per egoismo, se aveva riversato su di lui tutta quella premura: perché un terreno secco, se bagnato, può resistere un po’ di più. Far sperimentare al piccolo emozioni e cure che non aveva mai provato prima, tutto per dargli la giusta energia per spingerlo ad andare avanti, a resistere un po’ di più a quella malattia che lo stava uccidendo, in modo tale da guadagnare tempo, tempo utile per permettere a lui di studiarlo, capirne i sintomi, trovare una cura.

Era lui il vero mostro, in quella stanza, non la Tsuchikage che, nell’uccidere il bambino, era stata a dir poco misericordiosa. Era addirittura arrivato a pensare di usare il bambino come contro-spia, per rinfacciare alla donna l’inettitudine del suo villaggio... Fu allora che lo notò, impalpabile, evanescente e sgranato, simile a fumo scuro, delinearsi una figura vagamente umana, non ben definita. Era in piedi proprio sopra il piccolo corpicino... No, non era in piedi, fluttuava a mezz’aria, con una sorta di lunga coda a svolazzare intorno a lui. Non aveva lineamenti, a stento riusciva a vederne i contorni, che, come fumo, cambiavano continuamente forma, eppure sentiva su di se lo sguardo di quella creatura. Lo seguiva, gli stava addosso, come se lo stesse giudicando per quello che aveva fatto o non fatto, e ne aveva una paura invereconda, come mai provata prima.

Lanciò uno sguardo oltre l’ombra, verso le due donne, quasi a voler capire se anche loro vedevano quell’entità, ma sembravano non accorgersi minimamente della sua presenza, anzi. Senza batter ciglio le passò accanto, scavalcando disgustata il corpo del bambino, seguita a ruota dalla sorella che non parve minimamente accorgersi di quel nuovo arrivato apparso da chissà dove. E, troppo concentrato su di lui, Kacchan non si accorse minimamente del pugno, ne tanto meno di chi glielo aveva tirato. Semplicemente, il dolore atroce lo ridestarono, facendogli sputare l’anima e piegare le ginocchia sotto il suo stesso peso, la fronte poggiata sul pavimento gelido, mentre cercava di riprender fiato, senza riuscirci.

Mosse il viso, in modo tale da poter vedere davanti a se, e, inchiodato a terra dalla potenza di quel pugno, dalla pozza di sangue vide tracciarsi sul pavimento, oltre il bordo della pozza stessa, l’impronta di una mano, troppo piccola per essere quella di un adulto, ma sicuramente delle dimensioni di un bambino... E poi un’altra e un’altra ancora, le orme di quelle manine si avvicinarono sempre di più a lui. Era Giman, ne era certo. Aveva visto dentro di lui, aveva visto cosa si nascondeva dietro i suoi gesti premurosi, aveva scoperto la verità dietro le sue intenzioni, e adesso voleva prenderlo, fargliela pagare.

Inchiodato a terra dal dolore, cercò comunque di indietreggiare, di venir via a quelle mani che si avvicinavano inesorabili davanti a lui, ma... Sentì il peso di quella manina sull’avambraccio imbrattato di sangue, caldo e vitale come se quella mano invisibile appartenesse ad una persona ancora in vita. Poi qualcosa di gelido gli afferrò il volto e Kacchan urlò, terrorizzato, aggrappandosi saldamente alla prima cosa che gli capitò a tiro. Jikan. Senza rendersene conto, gli si era stretto al petto, stringendo convulso la sua camicia, ma quel contatto così ravvicinato durò poco, perché subito si rese conto della vicinanza strettissima col giullare e altrettanto in fretta si tirò indietro, respirando in maniera incontrollata.

In iperventilazione, si guardò intorno, controllandosi il braccio, ma la sensazione che aveva provato su di esso era svanita, così come la figura fumosa. Non c’era niente, in quella stanza, erano rimasti solo lui, Jikan e il corpo del bambino a diventar lentamente freddo. Cosa diavolo aveva appena assistito? Non riusciva a capire, il cervello a lavorare frenetico alla ricerca di una soluzione logica a quanto accaduto, ma... Un’allucinazione. Forse quella malattia presenta alterazioni sensoriali come primi sintomi... Era la spiegazione più logica a cui potesse giungere, l’unica alla quale poteva aggrapparsi disperatamente, cercandosi di convincere che fosse quella giusta, perché l’altra, decisamente, non gli piaceva affatto.

Cercò di riprendere il controllo di sè, indietreggiando ulteriormente, ancora seduto per terra, concentrandosi esclusivamente su Jikan, usandolo quasi come ancora per ritornare alla superficie della realtà. Non starmi così vicino, o rischi di infettarti anche tu. Qualsiasi malattia abbia veicolato il bambino, sta già iniziando a manifestare i primi sintomi. Sto iniziando ad avere allucinazioni e... Si fermò, sia nel parlare che nel muoversi, scuotendo il capo e sorridendo amaro. Era tornato ad essere il Kacchan che Jikan aveva avuto modo di vedere. Di che mi preoccupo. Sicuramente non corri alcun rischio, tu... Probabilmente ti avranno sottoposto alla profilassi e sarai coperto da eventuali altre esposizioni al virus... E una smorfia si dipinse sul suo viso, indecifrabile.

Nessuno poteva salvarlo. La malattia l’aveva ormai reso troppo debole, me ne sono reso conto quando sono entrato nel suo corpo. La tua signora ha avuto molta più clemenza di me, verso di lui, nell’ucciderlo in quel modo. Rispose cinico, guardando dritto negli occhi il giullare, col quale, adesso, si sentiva fin troppo affine. Basta maschere, almeno non con lui, perché sicuramente quell’uomo sarebbe stato l’unico a capire quello che stava passando o, quanto meno, ci sperava.

Non sono affatto una crocerossina, Jikan. Sono un bastardo egocentrico, un mostro ben peggiore di quello che ho additato in arena, ai danni della tua signora. Giman? In realtà lo tenevo in vita solo per il mio ego... Cazzo, ero prontissimo ad usarlo come cavia da laboratorio per scoprire quale male lo affliggeva, se mi avessero permesso di portalo via da Iwa... Forse è un bene che Chiye Koizumi abbia interrotto il torneo, perché so per certo che, alla fine, non avrei più resistito. Si portò le mani sporche di sangue al viso, iniziando a ridacchiare. Mi sarei infilato nei loro corpi, Jikan, così come avevo fatto con Giman. Nessuno avrebbe capito nulla, di quegli scemi. E avrebbero visto i bambini sgozzarsi con le loro stesse mani. Le mani rimasero salde a coprire il volto, mentre continuava a ridacchiare in maniera nevrotica, nascondendo le lacrime che, scendendo, pulivano via il sangue lungo la loro discesa.

E ora dimmi, chi è il folle tra noi due?

Ogni riferimento a Death Stranding non è puramente casuale. Ringrazio Kojima per avermi permesso di trovare l'anello mancante che mi serviva per rendere Kacchan il futuro maestro dell'horror.


Quella avuta da Kacchan non era un'allucinazione, ma una prima "introduzione" a quella che sarà la sua disciplina personale, che se non mi spiccio a far valutare, non lo farò più.

Intanto, lascio un riferimento visivo all'ombra che Kacchan vede sul corpo di Giman.
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view post Posted on 27/12/2019, 20:17
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Fu una curiosa reazione quella dello Yamanaka, che dinnanzi all'avvenente Jikan si mostrò tanto scosso quanto dannatamente impressionabile. Non si aspettava mica un crollo emotivo di quel calibro, spavaldo com'era stato nello sfidare persino il leggendario duo delle Koizumi, eppure eccolo. Pareva un disperato in cerca di un nascondiglio sicuro. Sorrise sadico il rosso a quella scena inverosimile, permettendo al prigioniero di aggrapparsi a lui per trovare un minimo di conforto dai suoi incubi personali. Notevole come la Tsuchikage fosse riuscita con delle semplicissime manovre a piegare quel ragazzo, senza torcergli un solo capello. Era esilarante. E nonostante quell'imprevista simpatia che provava per lui e per quel suo modo di parlare senza filtro alcuno, non pervenne nessuna parola di conforto e nessun gesto nei suoi confronti da parte sua. Solo silenzio.

Ottima osservazione. rispose serafico alla supposizione del biondino, che cercando suo malgrado di riprendere un po’ della lucidità perduta aveva di nuovo pensato a qualcun altro e non a sé stesso. Scosse la testa, celando una mezza risata. Ma si poteva pensare alla salute del proprio aguzzino a discapito della propria? Davvero, non aveva mai conosciuto nessuno stolto di quel calibro prima d’allora. E’ stata clemente sì. Ma non credere lo abbia fatto per fargli un favore. continuò allora, assecondando le confessioni del giovane a cui avrebbe dovuto a breve pensare. Ma c’era tempo per quello che doveva fare. Era divertente vederlo crogiolare in ragionamenti apparentemente senza nesso, atti probabilmente a dare una giustificazione a quanto avvenuto, a rendere meno doloroso il tutto. Ha solo fatto quello che doveva fare per il bene del suo popolo. Anche in presenza di una infinitesimale possibilità di cura per questa piccola pustola ambulante, il suo destino non sarebbe cambiato. e sorrise ancora, assolutamente incurante del corpo che giaceva nella pozza di sangue infetto. Jikan aveva solo occhi per Kacchan in quel momento. E la confessione che arrivò da li a poco da parte del biondissimo Yamanaka lo elettrizzò al punto da farlo ridere di gusto, divertito da quella realizzazione e dalle lacrime che non riuscivano a smettere di scivolare dal suo viso macchiato del sangue del piccolo Giman. Finalmente quella patetica maschera di perbenismo era stata distrutta e non con essa anche molte certezze. Calmate le risa afferrò saldamente uno dei polsi del biondino e lo costrinse a liberare il viso, obbligandolo a guardarlo negli occhi. Erano tremendamente vicini e lo sguardo color ametista del giullare brillava di una luce assolutamente sinistra. Ogni tanto una giusta dose di follia è la cura ideale per non impazzire. disse, accarezzandolo sul viso per portargli via appena una goccia di quel sangue infetto e suggerlo come se non corresse alcun serio rischio. Chiunque l’avrebbe giudicato come un matto da legare. Per quanto mi riguarda, preferisco essere assolutamente ridicolo e folle che mortalmente noioso. e fece spallucce, prendendo una fialetta con un liquido strano da dentro la tasca dei pantaloni, stappandola e guardando dall'alto al basso il ragazzo con un che di estremamente sensuale. I pazzi osano dove altri temono, mio caro Kacchan. disse suadente, bevendo tutto il contenuto della fialetta. Fu allora che lo prese di forza, strattonandolo un po’ e attirandolo a sé, costringendo le loro labbra a unirsi in un bacio che, di casto, aveva davvero poco. Il liquido della fialetta si impastava nelle loro bocche in un sensuale gioco di lingue e allo Yamanaka non rimaneva altro da fare che ingoiarlo forzosamente per non soffocare in quel bacio del peccato. Fu solo quando i loro respiri ebbero estrema necessità che Jikan allentò la presa, guardandolo negli occhi con uno sguardo brillante e dannatamente languido. Sorrise. E non dire che non ho fatto nulla per te. concluse, sollevandosi da terra con eleganza e lasciando il ragazzo così, con un’effusione passionale da parte di un folle di bell'aspetto e una fiala vuota a terra sul quale spiccava la scritta “antidoto”. Si. Gli aveva appena salvato la vita.



Finisce qui questa piccola parentesi. Kacchan può sentirsi libero di uscire di li e tornare dai suoi, fuori pericolo (se non si fosse capito Jikan ha unito l’utile al dilettevole e gli ha fatto prendere l’antidoto per contrastare la malattia). Se dovessi fare una sessione autogestita e volessi inserire Jikan in qualsivoglia maniera fammi sapere che ti dico che fa e che dice – non è ancora ufficializzato come NPC e pertanto preferisco usarlo soltanto io. Buona continuazione e perdona se può sembrarti tutto sottotono (ho mal di testa).
 
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4 replies since 8/12/2019, 19:33   238 views
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