Arrivato a casa, Yu si lasciò cadere sul letto con un braccio a coprirgli gli occhi dalla luce fioca, filtrata dalla nebbia, che entrava dalla finestra. Doveva fare un po’ d’ordine tra i suoi pensieri…d’altronde di cose ne erano successe quella mattina, in una manciata d’ore. Senza contare che la gamba aveva iniziato a dargli fastidio, una vera fortuna che Takumi l’avesse aiutato ad alzarsi dai gradini della sua vecchia casa, perché altrimenti avrebbe dovuto tenersi sulla vecchia balaustra per issarsi e non era per niente sicuro che quel legno marciulento avrebbe retto. Alla fine era andata bene e il castano non pareva essersi accorto di nulla, nemmeno mentre facevano un pezzo del tragitto assieme. Probabilmente perché era troppo preso dall’entusiasmo per quella sera. L’aveva visto bene il Rosso quel guizzo di felicità nel suo sguardo non appena aveva accettato, luce che aveva continuato a persistere per tutto il viaggio di rientro, mentre il più grande gli parlava della fiera dove sarebbero stati, cosa veniva festeggiato, ma soprattutto cosa avrebbero fatto quella sera e come avrebbero dovuto vestirsi, raccomandandosi più di una volta su quest’ultimo punto. Sembrava veramente un bambino che non vedeva l’ora di andare alle giostre e Yu non era da meno. Quell’entusiasmo di Takumi era letteralmente contagioso, vederlo così era raro, di una rarità preziosa che nemmeno gli passò più per la testa di accennare al fatto delle fusa. Anzi, se le godette a sua volta. Se non prendeva in considerazione il fatto che potessero essere causate dalla presenza di un Bijuu, erano rassicuranti e piacevoli. E anche se l’idea del demone lo sfiorava, in fin dei conti non lo disturbava troppo: lui era lì in fin dei conti, no? Con Kurama accoccolato in un anfratto della sua anima, ma era vivo, vegeto e pur sempre sé stesso. Certo, nessuno era uguale, ma non per questo voleva distruggere il buon umore del castano o il proprio. Perché alla fine, non si trattava solo del più grande, ma anche di lui. Passare il tempo con Takumi gli piaceva, era come una panacea, un balsamo, per tutte le difficoltà che aveva affrontato ultimamente. Quando era con lui non ci pensava e finiva col concentrarsi solo sul presente, divertendosi, rilassandosi, godendosi le piccole cose e concedendosi il lusso di programmarne altre per il futuro. Pur sapendo che, magari, un domani sarebbe stato chiamato in missione e non ne avrebbe fatto ritorno. Ma era proprio questo il punto: farsi una promessa, mettere un punto dieci passi più in là di dove si era ora, era un po’ come dire “non puoi morire fino a quel momento”. Era confortante. E stava iniziando a rendersi conto che, guardando più in là, azzardandosi ad allungare lo sguardo verso il futuro incerto, non c’era più solo la schiena del lungimirante Fuyu, sempre diversi passi avanti. C’era qualcuno al proprio fianco e quel qualcuno era proprio Takumi. La cosa lo confondeva e lo rassicurava al tempo stesso, incapace di darsi una spiegazione razionale laddove forse una spiegazione razionale non c’era.
« Eeeeh, la stai facendo più complicata di quello che è, ragazzo. »
E Kurama sapeva qualcosa, ma si ostinava a non dirglielo. Tu dici? Allora perché non mi illumini?
« Scordatelo, furbetto. Devi arrivarci da solo: se te lo dicessi io perderebbe di valore. »
Quanto sei bacchettone…
« Non sono io a essere bacchettone! Sei tu a non vedere l’ovvio. Tsè, ma tu senti questo. Pensa a me che mi devo sorbire ogni volta queste paturnie, ma mi obbligo a starmene fuori. »
Se me lo dicessi, finirebbe tutto, no? E’ un buon affare.
« S C O R D A T E L O. »
Bacchettone.
« Meglio bacchettone che fingere di non capire. »
COSA?! Io non fingo affatto!
« Ah no? Ne sei proprio sicuro? »
A quell’ultima insinuazione, Yu, non si sentì di rispondere. Per qualche ragione sentiva che se lo avesse fatto, non sarebbe stato sincero, pur essendo convinto di non star fingendo. Chi lo sa, magari quella sera avrebbe capito meglio cosa intendeva la Volpe, pensarci ora era inutile. Tant’è che riuscì a schiacciare un pisolino fino a quando non fu ora di iniziare a prepararsi. Fece una doccia veloce, piuttosto tranquillo di poter assolvere le raccomandazioni del castano circa il come presentarsi in fiera. Non metteva il suo kimono da anni, ma era certo si trovasse ancora nell’armadio. Non era qualcosa che usava spesso, quel genere d’abbigliamento non era molto nelle sue corde, infatti lo usava solamente quando strettamente necessario, come appunto nelle occasioni speciali. Negli ultimi tempi non ce n’erano state, quindi era da un bel po’ che non prendeva per le mani quell’abito, aveva immaginato fosse un po’ sgualcito, forse con qualche macchietta di muffa da spazzolare via.., ma non di certo che non gli andasse più bene! Cazzo, quel dannato non gli entrava più! O meglio, entrava, ma aveva le maniche e i bordi fin troppo corti. Non aveva idea di essere cresciuto così tanto dall’ultima volta che lo aveva messo, ma da quando non lo tirava fuori esattamente?! Cazzo, cazzo, cazzo, e ora che poteva fare?
KAI! Ho un’emergenza!
Capitò in camera del fratello, spalancando la porta e facendogli fare un salto sul letto. Ma lo Yuki era davvero la sua unica speranza per poter salvare quella serata o avrebbe dovuto presentarsi con i vestiti di tutti i giorni. Fortunatamente, Kai, di kimono ne aveva l’armadio pieno: a lui, proprio come a Takumi, quel genere d’abito piaceva un sacco. Magari poteva prestargliene uno, vista l’occasione.
Ma che cazzo hai nella testa?! Gli tirò il cuscino su cui fino a poco prima stava appisolandosi, beccandolo in faccia. Ti pare il modo?!
Gomen, gomen! Si scusò, riavviandosi la frangia sgualcita dal guanciale piombatogli addosso, legittimamente. E’ che sono nei guai. Guai grossi. E dicendo questo mostrò il proprio kimono che, anche ad occhio nudo, era visibilmente troppo piccolo per lui. Non è che puoi aiutarmi?
Kai capì al volo, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il proprio guardaroba. Ma come si fa ad avere solo un kimono nel proprio armadio? Per di più… Guardò di nuovo l’abito di Yu. Da quant’è che non lo tiri fuori da lì? Diamine. Sbuffò, conoscendo già l’avversione del fratello per gli abiti tradizionali, ma non immaginando che sarebbe arrivato fino a quel punto. Per fortuna che c’era lui, e per fortuna che avevano la stessa corporatura. Nel suo armadio c’era sicuramente qualcosa che non usava più e che sarebbe stato bene anche a Yu. Tant’è che non ci mise molto prima di tirare fuori un kimono con haori e presentarlo al fratello. Questo dovrebbe andarti bene. Che ne dici?
Di fronte agli occhi di Yu c’era un kimono bianco che sfumava nel nero alle estremità. Decori dorati di quelli che avevano tutta l’aria d’essere germogli di bambù, venivano ripresi dai ricami dell’obi, su base nero anch’esso, e dai disegni che impreziosivano un haori tutto particolare. Il colore, verde petrolio, avrebbe messo in risalto i capelli rossi del giovane, creando un bel contrasto con il kimono dalle tonalità neutre. Inoltre aveva un curioso cappuccio che ricadeva alle spalle. Sembrava qualcosa di fatto apposta, tant’è che Yu si trovò non solo ad ammirare la bellezza del completo, ma anche a chiedersi se davvero poteva prenderlo.
E’ anche troppo. Si ritrovò a biascicare, mentre prendeva la preziosa stoffa tra le mani. Ma sorrideva e questo a Kai non sfuggì di certo.
Ma figurati! Non lo metto da ere: puoi tranquillamente tenerlo! E poi…sono sicuro stia meglio a te che a me. E di questo era sicuro. Quei colori sembravano fatti apposta per Yu. Se hai bisogno ti do una mano ad indossarlo.
Una manna venuta dal cielo che il Rosso accettò di buon grado. Dopo aver tentennato un po’ su come mascherare l’infortunio al piede ed aver optato alla fine per delle fasciature contenitive su entrambe le caviglie, in modo che sembrassero le solite che si faceva sempre, si fece aiutare dal fratello a mettere il kimono. Lasciò che la stoffa gli scivolasse addosso e che Kai la lisciasse per bene prima di legargli l’obi alla vita e aiutarlo ad infilare le maniche dell’haori. Solo a quel punto lo Yuki si distanziò qualche istante scherzando e chiedendo a Yu chi fosse e dove avesse nascosto il suo vero fratello, beccandosi una cuscinata dallo stesso guanciale di poc’anzi, prima di andare in cucina ed iniziare a preparare qualcosa per cena per lui e Shizuka che sarebbe rientrata a breve. Rimasto solo, Yu recuperò il nastro bianco di Takumi tirandosi indietro solo alcuni ciuffi di capelli che altrimenti cadevano scomposti attorno al viso, e legandoli sul retro della testa in un ciuffetto molle ed elegante. Lasciò i lembi della fettuccia a mescolarsi tra i capelli e con quello aveva proprio finito!
Si guardò allo specchio, riconoscendosi a stento nel riflesso, probabilmente mal abituato al vestirsi in quella maniera fine. Obiettivamente, però, stava proprio bene. Non si sarebbe mai sognato di vestirsi così tutti i giorni, ma doveva dire che gli donava. Ma il tempo di rimirarsi era ormai agli sgoccioli. Takumi aveva detto di essere a casa sua al calar del sole e se non si fosse mosso, sarebbe arrivato tardi.
Salutò il fratello, quindi, mettendo le mani avanti sull’orario del suo rientro e non escludendo l’idea di non tornare affatto se non il giorno dopo. E finalmente si avviò verso la casa dell’amico. Cercava di fare veloce, senza sgualcire il kimono, ma non era facile. I geta non erano fatti per correre e se esagerava il suo infortunio si faceva sentire con prepotenza. Però la voglia di arrivare presto era così tanta che riuscì a passare sopra a tutto. Non vedeva letteralmente l’ora. Ogni passo sembrava più lungo di quello che era, ma ben presto fu di fronte alla casa di Takumi. Lui non si vedeva, probabilmente era ancora dentro, così Yu si fece avanti, salendo sul pianerottolo con tutta l’intenzione di bussare, benchè sapesse che la porta era sicuramente aperta - quel dannato vizio. Alzò il pugno chiuso, lasciandolo ricadere verso il legno dell’uscio, salvo fermarsi un istante dopo proprio a un palmo dal viso di Takumi. Il giovane aveva aperto la porta nello stesso istante in cui stava per chiedere permesso, lasciandolo spiazzato. Era già pronto e per qualche motivo la mente di Yu si spense nell’esatto momento in cui i suoi occhi si posarono sull’amico. Lo osservò inebetito qualche attimo, stupito di ritrovarselo davanti così all’improvviso, ma anche, e soprattutto, per come gli si era presentato d’innanzi. Indossava un kimono rosso scuro finemente decorato, accompagnato da un lungo haori marrone, che riprendeva la stoffa dell’obi. E gli stava divinamente. Ricadeva perfetto, mettendo in risalto il colore dei suoi occhi, per la prima volta contornati dai capelli lasciati sciolti e non raccolti nella sua classica pettinatura. Sembrava un nobile in quelle vesti, aveva il portamento giusto, l’atteggiamento giusto, diversamente da Yu. E forse fu questo ad incantare così tanto il Rosso, immobile di fronte a lui, incapace di trovare una parola che non fosse “bellissimo” per descrivere ciò che aveva davanti.
Si riscosse da quella momentanea impasse solamente quando vide un sorrisino solcare il viso dell’amico, probabilmente divertito dalla sua reazione. E come dargli torto? Si era incantato come un ebete.
Che c’è di divertente? Fece, mettendo su un piccolo broncio, mentre abbassava la mano con cui stava per bussare. E’ solo che non sono abituato a vederti coi capelli sciolti. Certo Yu e quel rossore sul viso come lo spieghiamo, eh?