鬼火 - Onibi, Fuoco Fatuo, Quest stabilizzazione Matatabi Sho per Bloodyrose (2° pg)

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view post Posted on 3/2/2019, 23:39     +1   -1
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Nonostante tutto, la vita proseguiva. Fukagizu aveva aperto una ferita nel cuore di molti, ma non per questo l'universo doveva o poteva fermarsi.
Tornato a Kiri, al giovane Harada e a tutti coloro che avevano partecipato all'evento fu concesso del tempo per riassestarsi, ma finito tutto ciò, il lavoro era lì che aspettava.
E il lavoro, per un Chuunin, consisteva in missioni non sempre piacevoli e non sempre ben pagate, ma cionondimeno, quando Kiri chiamava si doveva rispondere.
Quell'incubo in forma felina non si era più manifestato. Takumi aveva potuto dormire sonni tranquilli, riprendere la sua vita, e ricevere una non particolarmente insolita convocazione al Palazzo del Mizukage, non per conferire con il reggente di Kiri ma per ricevere un nuovo incarico.
Routine, insomma.

Fuori dalla porta dell'ufficio, arrivando in orario, trovò una ragazza dai capelli corvini, che appoggiata alla parete masticava pigramente una gomma con cui generava a ripetizione palloncini rosati, che esplodevano in un leggero pop prima di essere risucchiati di nuovo nella sua bocca.



Aveva l'aria annoiata di chi aspetta da molto tempo, ma la svogliatezza di chi non ha poi in realtà troppo altro da fare. Rivolse al ragazzo una breve occhiata senza nemmeno muovere la testa, e rimase in silenzio a fissare la porta, con le mani infilate nelle tasche della larga felpa scura che portava assieme a degli hakama blu scuro lunghi fino alle caviglie.





CITAZIONE
E dunque, anche questo volo può finalmente decollare! Il biglietto era pronto da un po', speriamo che tutto sia di vostro gradimento.
Sai già come mastero e le cose a cui faccio attenzione in particolare, quindi bando alle ciance e cominciamo. Il primo post è sempre di introduzione e riscaldamento, se ti servono dettagli non esitare a chiedere.
Che la gattanza abbia inizio!
 
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view post Posted on 14/2/2019, 21:45     +1   -1
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Seppure si prevedesse un gran fermento dopo che l'esercito (e i suoi numerosi morti) aveva fatto ritorno da quell'incubo chiamato Fukagizu, non era accaduto nulla di troppo rilevante nei giorni seguenti. Non per il castano. Non aveva cadaveri da dover seppellire, amici a cui concedere l'estremo saluto o semplici compagni d'arme ai quali portare ossequioso rispetto prima dell'ultimo viaggio verso l'aldilà. Fortunatamente l'unico di cui gli importasse davvero qualcosa in tutto quel trambusto di demoni e anime spezzate era tornato a casa tutto d'un pezzo, senza riportare alcuna ferita; non c'era molto altro che avesse importanza, in quelle circostanze. Anzi, una cosa in verità c'era. Quell'enorme felino dagli occhi bicromi non era tornato a tormentare i suoi sogni come contrariamente si aspettava facesse, considerato quanto profonda fosse stata quella visione. Era stato tutto sin troppo reale per credere a un mero spettro onirico comparso casualmente, ma nonostante tutte le sue domande e le supposizioni che ne scaturivano per dare una spiegazione razionale al fenomeno non s'era più ripresentato. Cominciava a credere fosse soltanto una sua ossessione, ultimo lascito di un'avventura che probabilmente era meglio dimenticare. Aveva rischiato tanto in quelle dannate rovine, troppo: meglio lasciare quell'enorme felino blu screziato di nero nel suo taccuino da disegno, come ultimo ricordo di un turbamento talmente elegante da meritare una celebrazione contemplativa.
Fu concesso un breve periodo d'aspettativa a coloro i quali avevano partecipato alla battaglia contro le bestie codate, e in quel periodo Takumi aveva deciso di godersi a modo suo quel meritato riposo. Aveva cominciato a scrivere una musica sulla nave del ritorno, ma era un qualcosa di appena abbozzato, qualche nota giustapposta che davano appena l'idea di quello che la sua mente e il suo senso artistico avevano provato quella notte nell'ammirare il mare pennellato dall'argento della luna e il bel viso dormiente di colui che nella sua naturalezza aveva acceso qualcosa nella sua anima. Decise di impiegare quel tempo per ultimare quel pezzo cercando di rievocare quelle sensazioni, pizzicando le corde del suo ehru finanche a scavarsi i solchi nelle dita. E quello stava facendo, seduto a ridosso del tronco dell'albero di ciliegio che cresceva nel giardino della sua residenza, in barba ai medici che gli avevano consigliato di non prendere freddo e di riposare per far scendere quella temperatura elevata che lo aveva accompagnato in tutti quei giorni: stava suonando, era perso nel suo mondo, ma con un orecchio ben teso anche nei confronti di quello che lo circondava. Aveva avvertito qualcuno avvicinarsi alla sua porta, ma non aveva smesso di passare l'arco sulle corde; preferì attendere che la persona in questione (che non aveva nemmeno bussato) si allontanasse, prima di interrompere bruscamente quella nota e avviarsi verso l'ingresso. Una convocazione ufficiale era stata fatta scivolare sotto la porta, a giudicare dal sigillo in ceralacca apposto su di essa.


E meno male che dovevamo riprenderci prima di ricominciare con la solita routine. Saranno della filosofia 'riposerete quando sarete morti'..

Sorrise sornione a quel pensiero, non eccessivamente entusiasta di andare a lavorare chissà dove e per chissà quale motivo ma nemmeno devastato all'idea. Prese la lettera, spezzò la cera e ne lesse il contenuto: nessuna succulenta informazione vi era naturalmente contenuta, ma vi era segnato il luogo d'incontro, dove gli avrebbero spiegato ogni cosa. E così si riprendeva la solita vecchia vita. Un sospiro, prima di voltare le spalle alla porta d'ingresso e raggiungere la camera, dove si sarebbe preparato a dovere prima di partire alla volta del nuovo compito da svolgere.

Giunse estremamente puntuale alla residenza del Mizukage, seppure l'incontro non fosse stipulato col sovrano ma con l'ufficio preposto alla divisione dei compiti imminenti. Difficilmente uno come lui veniva convocato direttamente dal pezzo da novanta, ma dopotutto come dargli torto. Per loro doveva essere un piccolo teppistello divenuto soldato, ovverosia l'ultima (e se non l'ultima quasi) ruota del carro. Ma non era un qualcosa che lo infastidiva. Lavorava per guadagnarsi da vivere, dava il massimo per sentirsi in pace con se stesso, puntava alla perfezione per essere migliore, indispensabile; se e quando arrivavano, le congratulazioni dei superiori e gli elogi dei compagni d'arme erano solo un piacevole contorno.
Ovviamente non appena arrivato non poté non notare quella figura femminile addossata alla parete davanti alla porta dell'ufficio, graziosa con quei lunghi capelli corvini, meno per quel ruminare che si risolveva in palloncini rosa a ripetizione. La osservò con la coda dell'occhio, con aria di sufficienza e disinteresse; non gli importava per quale motivo fosse li, anche se avrebbe potuto facilmente immaginarlo. L'unica cosa che contava è che, anche fosse stata assegnata al suo stesso caso, non fosse una palla al piede e che non cominciasse ad attaccarsi ai coglioni come tante ragazzine petulanti. E dato che la voglia di vivere di quella giovane donzella era pari al 'poop' con risucchio di quella gomma che insisteva a martoriare in mezzo ai denti, decise con noncuranza di bussare direttamente alla porta dell'ufficio.


Se dovesse fare squadra con me e la sua voglia di lavorare è pari a quella di masticare quella cazzo di gomma sono fottuto. Evviva la voglia di vivere.



E anche qui ci siamo tolti il chiodo del primo post, e via che si va verso quel gattoso mondo chiamato Nyanland! <3
 
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view post Posted on 24/2/2019, 20:40     +1   -1
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[Pop!]

Al bussare di Takumi rispose il silenzio. Non gli venne concesso di entrare, ma se fosse rimasto in attesa ancora un secondo avrebbe percepito delle voci all'interno dell'ufficio, segno che evidentemente qualcuno stava parlando.

[Pop!]

I palloncini della ragazza continuavano a scoppiare a ritmo irregolare, mentre dentro la stanza nessuno accennava ad autorizzare l'ingresso. Forse un altro ninja convocato prima, un colloquio non ancora concluso...

[Pop!]

La ragazza fece scoppiare l'ennesimo palloncino, lo inghiottì lentamente, e con voce flemmatica e atona si degnò di parlare.

«Ha detto di aspettare.»

Masticò ancora un paio di volte, mentre gli occhi grigi fissavano il vuoto.

«Shouganai ne.»

L'universale modo di dire che esprimeva accettazione e rassegnazione fu seguito da un nuovo palloncino rosa, questa volta più gonfio e teso. La ragazza soffiò, si svuotò i polmoni, e poi...

[Pop!]

Fortunatamente passarono meno di cinque minuti, e dalla porta uscirono due ninja, un uomo e una donna, con i giubbotti da Chuunin e delle pergamene in mano. Rivolsero un breve cenno di saluto ai colleghi, e dalla porta giunse una voce maschile.

«Harada, Nasai, entrate pure.»

Con lentezza e svogliatezza, la ragazza che doveva corrispondere al nome Nasai si staccò dalla parete ed entrò, attendendo che il primo a farlo fosse Takumi. Dentro l'ufficio trovarono un volto abbastanza noto per chiunque avesse ricevuto delle missioni, da Genin. Basso, occhiali da vista, fisico dall'apparenza non eccessivamente prestante, il classico ninja assegnato alla burocrazia che si era adagiato nel suo compito e aveva imparato a svolgerlo con dedizione.

«Bene, non perdiamo altro tempo. Vi consegno subito i documenti relativi alla missione che dovrete svolgere.»

Spinse in avanti sulla scrivania una cartelletta che conteneva diversi documenti e due fotografie. Una raffigurava un ragazzo dalla pelle molto chiara, capelli biondi acconciati elegantemente, e un kimono pregiato con dei ricami a forma di gru sulle maniche. La seconda foto invece mostrava una ragazza dai lineamenti simili e dallo stesso incarnato del primo, anche lei vestita con un abito molto elegante e la chioma nera impreziosita da spilloni e pietre preziose. Non dimostravano più di quindici anni, ed erano ritratti in posture ufficiali, da nobili o dignitari di corte.

«Questi sono Hirokumi e Morisaka Tsujihara. Sono figli del Daimyo Sotaro Tsujihara, un feudatario minore del Paese dell'Acqua.
Pare che i ragazzi, in viaggio presso un parente assieme al loro tutore e a una piccola scorta, siano stati assaliti dai banditi. Oltre a derubare il convoglio di ogni oggetto prezioso, i criminali hanno rapito i ragazzi lasciando una richiesta di riscatto.»


La ragazza di nome Nasai ascoltava, ma senza evidente interesse. Masticava un po' più silenziosamente la gomma e fissava un punto indecifrabile della scrivania.

«Ci è giunta la richiesta dal Daimyo di ritrovarli e riportarli a casa sani e salvi. Dalla testimonianza, sono stati presi incolumi da un gruppo di sei persone, che ha causato una frana e ha attaccato il convoglio di sorpresa. Dalle descrizioni che abbiamo, sono individui che portano armi corte, si coprono il volto con delle bandane e indossano abiti da contadini. Sono riusciti a cogliere le guardie impreparate, quindi più che effettiva forza bellica hanno dimostrato una buona tattica... Per questo siete stati scelti voi due in particolare, per portare a termine questa missione.»

Concluse l'introduzione guardando i ragazzi da dietro le lenti rotonde degli occhiali, in attesa di eventuali domande o richieste di chiarimento.




Edited by gaeshi - 20/4/2019, 11:14
 
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view post Posted on 2/3/2019, 18:52     +1   -1
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Quell'imperterrito, fastidioso, ripetuto gonfiarsi e scoppiare di bolle rosate sulle labbra della ragazzina, unito all'apparente silenzio proveniente da oltre la porta del superiore che avrebbe dovuto accoglierlo e spiegargli quale fosse il suo compito quel giorno, cominciava a dargli sui nervi. Non sapeva dire se era lo scandire del tempo che quell'irregolare schiocco pareva marcare, se era per la palese svogliatezza della damigella dallo sguardo cinereo perso nel nulla o se era perché non sopportava essere puntuale e poi essere costretto ad aspettare i comodi altrui. Probabilmente era un insieme di tutte e tre le cose assieme, ma quel che era assolutamente certo in quel momento era che doveva rassegnarsi e attendere il suo turno. Aveva avvertito delle voci provenire da dietro la porta, sommesse abbastanza da non fargli capire cosa stessero dicendo ma sufficienti a fargli intuire che quanto meno qualcuno c'era. Fece un sospiro. Eh si. Toccava proprio aspettare, prima di sapere di che morte morire. E fu allora, mentre valutava se allontanarsi dalla porta o continuare a bussare per rendere nota la sua presenza e mettere un po' di pepe al culo ai simpatici interlocutori dietro alla porta, che la ragazzina prese parola. Sottolineando l'ovvio, s'intende. Takumi le rivolse un'occhiata in tralice, senza degnarsi di risponderle ma esibendosi in un sorrisetto appena accennato che pareva voler esprimere un fintissimo ringraziamento.

Quanta frizzante perspicacia. Se non me l'avesse detto lei, sarei rimasto qui come un ebete a chiedermi per quale strana motivazione non mi avessero aperto la porta..

Fece per ragionare sarcasticamente, brutalizzando nella sua mente quell'intervento svogliato e che non aggiungeva assolutamente nulla a quello che il castano poteva facilmente intuire da sé.
S'allontanò dunque dalla porta per raggiungere la porzione di parete opposta a quella in cui sostava la ragazzina, adagiandosi anch'egli con le spalle al muro e incrociando le braccia al petto nell'attesa che qualcuno si degnasse d'uscire dalla porta. Era curioso di sapere quale compito lo attendesse, con cosa avrebbe dovuto sporcarsi le mani per potare a casa qualche spicciolo. Non poteva mai dirsi in quelle circostanze cosa potesse spuntare fuori dal cappello. Fortuna volle che l'attesa terminasse giusto cinque minuti dopo. Annoiato ma ben vispo, vide uscire dalla porta quelli che parevano a tutti gli effetti dei pari grado, che allontanandosi rivolsero un breve cenno di saluto al rispose con lo stesso sorrisetto di sempre, senza scomporsi più di tanto. Fu subito chiamato da una voce maschile, assieme a un certo 'Nasai' che, non ci voleva un genio a capirlo, era la ragazzina svogliata nella parete di fronte. Questo confermava inconfutabilmente che fosse la sua compagna di squadra. Merda. Distanziandosi quel poco dal muro e stiracchiandosi un momento, si avvicinò alla soglia e mise piede nell'ufficio di quell'uomo basso, non esattamente prestante, simile a un topo da biblioteca dedito alla sola burocrazia. Doveva averlo visto altre volte nel corso della sua carriera, ma era un qualcuno di talmente dimenticabile che il solo pensiero di averci avuto a che fare altre volte saettò subito nel dimenticatoio.
Fortunatamente si passò subito al dunque senza troppi convenevoli. L'uomo preposto all'assegnazione degli incarichi fece scivolare una cartella sulla scrivania, e Takumi da bravo soldato vi si avvicinò per visualizzare e imprimere nella memoria le informazioni necessarie. Vi erano due fotografie, in mezzo all'ammasso di documenti, ad attrarre l'attenzione: due giovani elegantemente vestiti, un maschio dai capelli biondi ben acconciati e la pelle pallida e una femmina con lo stesso incarnato ed eleganza dell'altro, ma con i capelli scuri. Hirokumi e Morisaka Tsujihara, figli del Daimyo Sotaro Tsujihara a detta del suo interlocutore. Una settimana prima, durante un viaggio, erano stati assaliti da una banda di sei individui e trattenuti chissà dove per poter richiedere un riscatto sulla loro pelle. Semplice e lineare come storia; non era una novità che gentaglia di quella levatura catturasse i rampolli d'alta società per poterci fare un succulento bottino. La prassi pareva quindi abbastanza standard, ma ovviamente il loro compito era scovare i punti d'ombra, rintracciare i ragazzi e riportarli sani e salvi a casa. Sembrava che questo gruppo fosse munito di armi corte, e vestissero come contadini coprendosi il volto con delle bandane; avevano colto in fallo le guardie quindi o erano loro molto furbi oppure erano le guardie ad essere incompetenti. O forse c'era di mezzo una talpa? L'avrebbero scoperto.


Sappiamo dove sono stati visti l'ultima volta? O abbiamo qualche idea di dove possa trovarsi il rifugio di questi banditi? si premurò di chiedere, visualizzando una cartina che era stata messa fra i documenti del caso. Su di essa vi era segnato un punto rosso in prossimità da una gola, segno che probabilmente era un punto d'interesse per lo svolgimento del caso. Dalle vostre parole non sembrano avere grosse abilità, ma una sinergica organizzazione.. ma per averla dovevano conoscere qualcosa, avere una pista sulla quale basarsi.. ragionò a voce alta, mormorando, provando nel suo piccolo a mettere insieme quei pochi pezzi a sua disposizione senza saltare a conclusioni che non avrebbero avuto né capo né coda. La maggior parte delle informazioni probabilmente le avrebbero ricevute da Sotaro Tsujihara in persona e dai membri della scorta, se erano sopravvissuti. Altra cosa. Ho licenza di far fuori chi mi sbaraglia la strada? e questo era un punto importantissimo, per capire sin dove poteva spingersi nel far cantare qualche usignolo. E pose quella domanda sollevando lo sguardo smeraldino sul suo interlocutore, serio. Avere le mani legate non era certo un bel modo di cominciare delle indagini, dal suo punto di vista.

 
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view post Posted on 6/3/2019, 11:11     +1   -1
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La ragazza chiamata Nasai fece giusto un passo lento verso la cartelletta, e finì per essere preceduta dal ben più entusiasta collega che, esaminati i dati a sua disposizione, iniziò a fare domande.
Malgrado la masticazione del chewingum continuasse, la fanciulla stava avendo il buonsenso di non far scoppiare altri palloncini di fronte al responsabile della loro missione.

«Voi sarete la prima squadra ad essere inviata. La notizia ci è giunta ieri sera, e i fatti risalgono a ieri mattina. L'ordine è di partire subito, in modo da non perdere le tracce che potrebbero essere state lasciate.
Abbiamo scelto voi in particolare, perché siete tra gli shinobi più adatti che abbiamo a disposizione al momento. Andate e recuperate gli ostaggi.»


Alla domanda di Takumi lo shinobi esitò un attimo.

«Il Daimyo non ha richiesto prigionieri vivi, ad eccezione del capo, per poter dare un esempio di giustizia. La priorità restano gli ostaggi, vivi e incolumi.»

Fissò lo sguardo sui due ragazzi, prima uno poi l'altra.

«Dovrebbe trattarsi di una missione semplice e alla vostra portata, ma è un territorio su cui non abbiamo informazioni. Qualsiasi conoscenza ulteriore che riuscirete a inserire nel vostro rapporto sarà ben gradita. Se non c'è altro, passate dal magazzino in caso vi serva equipaggiamento specifico.»

Era un congedo, ovviamente. Nasai fu la prima ad annuire, sempre in silenzio, e a voltarsi per uscire dall'ufficio mantenendo le mani in tasca e continuando a masticare l'eterna gomma tra i denti.



 
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view post Posted on 20/3/2019, 15:06     +1   -1
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Com'era scontato aspettarsi in circostanze del genere, quelle che pervennero da quel topo da biblioteca del superiore furono risposte abbastanza superficiali alle domande che aveva posto. Ordinaria amministrazione. Ma era sempre meglio sembrare dei cretini e chiedere l'ovvio, piuttosto che non farlo e poi pentirsene dopo no? Qualcosa era riuscito comunque ad estorcere, dopotutto. C'era un motivo ben preciso per il quale le informazioni più succose scarseggiavano: l'avvenimento era piuttosto fresco e loro erano la prima squadra ad essere inviata per raccogliere informazioni e risolvere anche il problema. Svelato l'arcano. La richiesta d'intervento risaliva alla sera prima di quell'incontro, quindi era passato soltanto un giorno dal rapimento dei due rampolli e le tracce, nel qual caso i banditi non avessero avuto l'ardire di disperderle o coprirle, erano ancora fresche. Dovevano partire presto e arrivare sul luogo altrettanto presto per reperire tutte le informazioni che quei bifolchi si erano opportunamente lasciati dietro, prima di poter pensare di intervenire seriamente con un piano di salvataggio. E per quanto riguarda la libertà di decisione sulla vita altrui.. beh, era un cinquanta e cinquanta. Meglio di niente. Gli ordini prevedevano di riportare sani e salvi dal padre Hirokumi e Morisaka Tsujihara, e di catturare vivo il capo dei banditi per fare da pubblico esempio ai nemici dei daimyo. Di suo si sarebbe ovviamente attenuto agli ordini e alle priorità come sempre aveva fatto, ma sapere di avere una qual certa libertà d'azione sugli eventuali disturbatori era una buona cosa.
Non si fece impressionare più di tanto dal 'abbiamo scelto appositamente voi per le vostre qualità'. Quelle per lui non erano che moine per incentivare loro poveri stronzi a sentirsi competenti su qualcosa che, nel peggiore dei casi, si sarebbe rivelata essere più grande del previsto. Erano stati scelti perché erano rapidamente impiegabili; erano stati scelti perché, almeno apparentemente, quello sembrava essere un compito adatto al loro grado. Non certo soppesando le loro capacità in meno di mezza giornata. Sorrise sarcastico.
Da parte mia non c'è altro. disse per congedarsi, ma non prima di sfilare dal plico la mappa con apposto quel segno rosso sul luogo d'interesse. Poteva essere utile quella, in un luogo sconosciuto. Avrebbe potuto prendere anche i ritratti dei due rampolli, ma desistette. Ricordava abbastanza bene i lineamenti dei loro volti da non avere bisogno di un riconoscimento ulteriore e nel peggiore dei casi, qualora si fosse reso necessario, Sotaro Tsujihara doveva essere pieno zeppo di ricordi dei suoi adorati figli. Avrebbe invece usufruito del magazzino, principalmente per una coppia di ricetrasmittenti. E del filo di nylon per immobilizzare eventualmente il gran figlio di puttana.
Voltandosi per abbandonare l'ufficio, poté osservare la sua svogliata compagna precederlo. Era stata li per tutto quel tempo ma aveva lasciato fare a lui tutte le domande del caso, la qual cosa poteva essere positiva ma anche un po' irritante. Sperava di non avere una palla al piede e al contempo di non dover fare tutto da solo, perché altrimenti che senso aveva partire con quella Nasai? Sospirò.


Almeno si sta dirigendo verso il magazzino senza il bisogno che gli venga detto, ma così non possiamo andare avanti troppo a lungo. Non che mi importi un accidenti, ma se dobbiamo collaborare dobbiamo quanto meno conoscere i nostri punti di forza. Mi tocca fare conversazione..

Attese però che arrivassero al magazzino, prima di cogliere la palla al balzo per capire un momento quali fossero le abilità della compagna e cosa ne pensasse dell'intera situazione. Nel silenzio più assoluto si avvicinò a uno scaffale per recuperare il nylon, rimpinguare le sue scorte di spiedi e soltanto alla fine si mise a cercare le ricetrasmittenti, trovandole dentro a uno scatolo. Ne prese una coppia e le sintonizzò sulla stessa frequenza prima di equipaggiarne una all'orecchio e avvicinarsi alla Nasai, porgendole l'altre. Prendi questa. E' sintonizzata sulla stessa frequenza della mia, nel qual caso dovessimo dividerci. s'espresse con la sua voce flautata, cercando di essere cordiale ma non eccessivamente plateale nella finzione d'interesse. Era pur sempre una donna, e se con un uomo poteva permettersi di essere scorbutico e noncurante quanto voleva, col gentil sesso le cose cambiavano radicalmente. E poi non voleva che per una stupidata venisse compromessa l'intera operazione. Da che ne sapeva (compito facile o non facile) il rischio di rimetterci la pelle c'era. E non solo quella. Dovremmo anche discutere dei nostri punti di forza, per poter trovare una sinergia sul campo da battaglia che ci attende. Loro sono ben organizzati, noi dovremmo esserlo di più. avrebbe continuato, non appena la ragazza avesse preso dalle sue mani la ricetrasmittente. Per quello che può interessare, sono abile sia nell'utilizzo dei Genjutsu che dei Ninjutsu di elemento Katon e Fuuton. Ho un ottimo udito e conosco qualche trucco nell'arte della tortura, qualora dovesse rendersi utile. e quell'ultima cosa la disse con assoluta nonchalance, come se non ci fosse nulla di male a prendere un povero stronzo e a fargli passare le pene dell'inferno. E in effetti la pensava così. Se lo stronzo di turno veniva torturato era perché andava cercandosela col lanternino. Tu?

 
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view post Posted on 27/3/2019, 22:47     +1   -1
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Senza una sola parola, i due Chuunin arrivarono al magazzino, dove poterono iniziare a rifornirsi. La ragazza chiamata Nasai continuava a masticare la sua gomma mentre ritirava una buona dose di carte bomba, ordigni luminosi e sonori, oltre ad un pacchetto chiuso con un sigillo che ricevette dall'addetto dopo aver mostrato il suo documento di identità.

Iniziò a mettere tutto in tasca, ma quando Takumi si rivolse a lei puntò i suoi occhi grigi in quelli del ragazzo. Annuì appena, prendendo la ricetrasmittente e piazzandosela già nell'orecchio. Dovette armeggiare un po' con la cinghia che la assicurava al collo, ma intanto prestò orecchio alle parole del suo collega di missione... Sebbene la faccia non lo facesse capire, dato che restava svogliatamente impassibile.

«Fuuton anche io. E Raiton. Bukijutsu in particolare.»

Indicò le due spade che portava dietro la schiena, una katana e una daikatana lunga quasi quanto lei.

«Sono specializzata nella ricognizione. Uso una tecnica che ho messo a punto per osservare dall'alto ed esplorare territori ampi senza dovermi muovere.
Sono brava a percepire le presenze e ho una buona vista.
Per far funzionare la mia tecnica però ho bisogno di dormire, quindi non è qualcosa che posso fare sempre senza limiti.»


Rimise le mani nella tasca della felpa, e diede un altro paio di masticate alla gomma, avendo però la grazia di farlo a bocca chiusa.

«Ti chiami Harada, giusto? Tu mi sembri uno a cui piace comandare. Mi sta bene. Hai già un'idea di come muoverci?»



 
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L'imperturbabile ignavia mostrata dalla ragazzina con la fottuta gomma da masticare fra le labbra era un qualcosa di davvero allucinante. Pure mentre le stava parlando sembrava sbattersene altamente di quello che il castano le stava dicendo, sforzandosi nel cercare suo malgrado di coinvolgerla nella situazione, conoscerla (quanto meno a livello bellico, perché del resto davvero non gli importava), sperando nella stipulazione di un piano d'azione o comunque in uno scambio di idee che poteva essere frutto di una base di partenza in quel mare di nulla. Ma fu miracolosamente paziente nei confronti di quell'atteggiamento, per quanto chiaramente gli stesse fastidiosamente sui testicoli. Soprassedendo, terminò quanto aveva da dire, distogliendo lo sguardo dal suo insistente armeggiare con la cinghietta che assicurava al collo la ricetrasmittente, attendendo un responso che da li a poco giunse alle sue orecchie. Avevano un elemento in comune (il Fuuton) ma la Nasai poteva contare anche sul Raiton e su uno stile di combattimento basato sulle bukijutsu. Da quel punto di vista la loro collaborazione non poteva che essere ottima: lottando assieme avrebbero potuto coprire gran parte della distanza, senza contare che anche lui era in grado al bisogno di combattere nel ravvicinato con la propria arma. Ma quello che più aveva colpito il castano era l'ammissione di essere specializzata nella ricognizione e di quella tecnica interessante che avrebbe potuto dar loro, per quanto in maniera limitata nel tempo, un vantaggio strategico.

Possibile che sia un ANBU?

Si ritrovò a pensare, osservandola di sbieco e ricollegando quel misterioso pacchetto che aveva visto passare di sfuggita dalle mani dell'addetto a quello della Nasai su presentazione di uno strano documento. Ma preferì non indagare troppo oltre, non subito almeno. Possibilmente le avrebbe chiesto durante il viaggio, o comunque al primo momento utile. Anche perché pochi istanti dopo quella piccola digressione mentale l'apatica ragazzina mise entrambe le mani in tasca, masticando un paio di volte la gomma, prima di rivolgergli un paio di domande. Dovette trattenere una mezza risata al 'sembri uno a cui piace comandare'. Sul serio? Ogni fibra del suo essere sperava di non avere quella pigna in culo (come ben lo definiva qualcuno) chiamata comando, ma alle volte o quello o lo sbaraglio. E poi meglio affidare la sua vita nelle sue stesse mani, piuttosto che lasciarla in quelle di persone sconosciute che avrebbero potuto fare una cazzata. Ma c'era anche il contro di dover badare al resto della squadra, e a lui fare da baby sitter non andava proprio. Differente era con Yūzora, del quale aveva gradualmente imparato a fidarsi, o Eichiro, del quale poteva fare quel diamine che gli pareva senza incorrere a spiacevoli conseguenze interpersonali. Ah quante volte l'aveva usato a sua insaputa come esca! Esilarante.

Si, mi chiamo Harada. disse con un sospiro, senza rivelare il suo nome di battesimo. Andava benissimo quella sorta di equa formalità fra colleghi, tanto anche lui avrebbe continuato a chiamarla Nasai anche se le avesse spontaneamente rivelato il suo nome. E no, non mi piace comandare, se proprio vuoi saperlo. proseguì freddo, ma con un sorrisetto enigmatico pennellato sulle labbra a sottolineare tutta l'ironia insita nella frase stessa, dato che sembrava proprio che la ragazzina avesse autonomamente assegnato i ruoli senza fare i conti con l'oste. Ma tornò presto serio, addossandosi a uno scaffale adagio, incrociando le braccia al petto. Abbiamo ben poco fra le mani e non possiamo certo aver chiaro come muoverci ancora, ma non perderei tempo a chiacchierare col daimyo. Non credo ci saprebbe fornire notizie rilevanti sui rapitori, e inoltre conoscere la posta del riscatto non ci sarà utile. prese a ragionare a voce alta, prendendo poi da dentro l'haori la mappa che aveva ripiegato accuratamente, controllandola. Abbiamo un'indicazione ben chiara sul luogo in cui possibilmente è avvenuto il rapimento e le tracce sono ancora piuttosto fresche. Sarebbe il caso dirigersi direttamente sul posto indicato dalla mappa e ispezionare l'area, di modo da stanarli come topi in trappola. Non dovrebbero sapere del nostro coinvolgimento e oltretutto saranno invogliati a non far del male ai nostri obiettivi, preservandoli per il futuro riscatto. Con un po' di fortuna passeremo a nostra volta per gentaglia in cerca di rogne e non per paladini chiamati a portare a casa i pargoli 'reali'. sorrise, dopo aver memorizzato le coordinate e la strada da percorrere per arrivare a destinazione. Sperava di non aver lasciato nulla al caso, ma con quelle poche briciole era difficile comprendere quanto ricca fosse la portata principale.

Ovviamente se hai un'idea migliore sei libera di esporla, altrimenti non perdiamo tempo e mettiamoci in marcia. concluse serenamente, osservandola e attendendo eventuale responso da parte sua, che fosse positivo o negativo.

Prima ci muoviamo, meglio è. Non vorrei che a qualcuno di quei mentecatti saltasse in mente di cancellare le tracce, anche se mi sembra alquanto stano non l'abbiano fatto.. o sono dei dilettanti o c'è sotto qualcosa.



Edited by ¬BloodyRose. - 11/4/2019, 21:54
 
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Takumi negò di amare il comando, e per tutta risposta la ragazza fece uscire un altro palloncino di gomma dalla bocca. Lo mantenne qualche momento, poi pop, e un silenzioso risucchio.

«Mh? Se lo dici tu...»

Sembrava molto blandamente stupita, ma non aggiunse altro se non un vago scrollamento di spalle. Al resto delle parole di Takumi replicò con qualche cenno affermativo della testa, facendo capire che stava seguendo e concordava.

«Mh-mh. No, andiamo. Io ci sono.»

Si diresse quindi verso l'uscita, continuando incessantemente a masticare la sua gomma, anche se per il momento conteneva la fuoriuscita di rosei palloncini.

«È passato anche fin troppo tempo. Se io fossi in loro mi aspetterei che il daimyo mandi qualcuno a seguirli e recuperare i ragazzini... Dipende da quanti soldi pensano che il daimyo abbia. Secondo me non così tanti. Hai visto le foto? Fa vestire i suoi figli con roba riciclata.»

La buttò lì così, come un'informazione casuale. In realtà, dalle foto che Takumi aveva visto, gli abiti sembravano di buona fattura, eleganti, senza toppe o quant'altro... Ma Nasai sembrava molto sicura della cosa, e camminava con le mani nelle tasche della felpa in direzione dell'uscita, intenzionata a dirigersi all'esterno del villaggio.




CITAZIONE
Post breve, ma se Takumi non vuole fare altro Nasai è favorevole al partire subito. A piedi, per raggiungere il luogo dello scontro ci mettete mezza giornata se non fate pause (e Nasai suggerirà di farle, dimmi se Takumi glielo "concede", le chiede qualcosa o che altro). Sostanzialmente puoi già giocare che arrivi sul posto, eventualmente scrivi nel post cosa cerchi in particolare, se miri a trovare tracce di un tipo piuttosto che di un altro... Insomma, solita storia, ormai sappiamo come funzioniamo <3
 
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view post Posted on 16/5/2019, 21:12     +1   -1
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Per quanto tentasse con tutte le sue forze di farsi andare bene quell'atteggiamento apparentemente lavativo e senza enfasi alcuna da parte della ragazzina (o quantomeno di non badarci più di tanto), non ci riusciva. Non sopportava proprio quel tipo di condotta; era come avere denti ma non avere il pane, e non era affatto divertente. Probabilmente era troppo abituato a ricevere delle reazioni - a volte anche piuttosto violente - da parte della gente e per questo faceva fatica a comprende e accettare appieno quell'attitudine da parte della Nasai, che pareva farsi scivolare ogni cosa di dosso con la stessa facilità di una parete piastrellata a nuovo. Sembrava quasi facesse tutto senza un minimo di coinvolgimento. Faceva proprio passare la voglia. Anche adesso, che aveva esposto quelli che erano i suoi pensieri su come cominciare a muoversi per affrontare al meglio il compito che erano stati chiamati a svolgere, sembrava quasi non avesse grosso interesse nell'interloquire o nel metterci del proprio, seppure la vedesse annuire di tanto in tanto col capo. Che noia. Sperava davvero che fosse poco loquace a parole, ma che sul campo di battaglia fosse la perfetta kunoichi che non aveva bisogno del baby sitter al seguito, perché piuttosto l'avrebbe lasciata a crepare.
Sospirò appena. Ovviamente non aveva nulla da aggiungere a quanto aveva già specificato lui e si trovava d'accordo col ragionamento aperto appena fatto (classico), al punto che era talmente pronta a partire da avviarsi direttamente verso l'uscita. Mentre era di spalle, Takumi sollevò lo sguardo al cielo in un moto di esasperazione, facendosi forza nel sopportare ripetendosi mentalmente 'devi solo portare a termine questa missione, coraggio'. Scostò il busto dagli scaffali per riprendere la posizione eretta e, ripiegata la mappa e posta ordinatamente nella tasca interna dell'haori, fece per muoversi anche lui, seguendo la sua compagna verso l'uscita. Ma fu quando meno se l'aspettava che la Nasai, pur buttandola li come fosse una cosa di poco conto, disse un qualcosa che lo colse completamente impreparato. Aveva detto che i vestiti dei due rampolli non erano di buona fattura? Non che fosse un'esperto d'abiti, o che da una istantanea fosse facilmente distinguibile un abito scarso da uno ben realizzato, ma a lui non era proprio sembrato che quelli che aveva visto addosso a Hirokumi e Morisaka Tsujihara fossero abiti 'riciclati', come li aveva definiti la Nasai.
A me non sembravano male. Da cosa hai dedotto che quelli fossero abiti riciclati? chiese con un sopracciglio sollevato, scettico, attento però alle parole della compagna che forse, almeno per quella volta, aveva trovato qualcosa che a lui era sfuggito. Non hai notato la combinazione dei colori? Come minimo andavano di moda sei anni fa. affermò senza troppo coinvolgimento la Nasai, sempre piuttosto stretta di culo nell'esprimersi a suo parere, scoppiando l'ennesimo palloncino rosa fra le labbra mentre avanzava con entrambe le mani cacciate nelle tasche della felpa. Se lo dici tu.. rispose quindi, facendo spallucce e decidendo di fidarsi dell'intuizione della ragazzina, o quantomeno di tenerla presente nei suoi futuri ragionamenti. Non aveva alcun modo dopotutto di verificare quanto vere fossero quelle parole, anche perché certo non si intendeva di moda (andava a gusto, a giustapposizione dei colori). Oltretutto aveva lasciato i ritratti nello studio del superiore, per non portarsi troppe cose dietro e confidando sul fatto che avesse una buona memoria e avrebbe sicuramente riconosciuto i due obiettivi. Non gli andava proprio di tornare indietro a dare un'occhiata, non adesso che avevano lasciato la struttura e stavano avviandosi alle porte, accolti dalla sempre perenne coltre di nebbia.

Se così fosse e ci fosse una pecunia nei fondi monetari del daimyo, forse il riscatto non è stato chiesto su una somma di denaro ma su qualcos'altro. Forse uno scambio di persone..? Difficile dirlo con così poco fra le mani.

C'erano mille e più modi di richiedere un riscatto, eppure quello era l'ultimo dei problemi per loro che erano stati chiamati a portare a termine un'operazione di salvataggio. Sapere il movente poteva essere un vantaggio per portare in trappola chi di dovere e cogliere un sostanzioso effetto sorpresa, ma prima dovevano conoscere il territorio, individuare le tracce e decidere da li come comportarsi. Era l'unico punto fisso che avevano sotto il naso, quello tracciato sulla mappa che il castano stava portandosi dietro e le tracce che, nella speranza fossero state trascurate nella concitazione del momento, sarebbero state ancora ben identificabili sul terreno, considerato anche e soprattutto il poco tempo intercorso fra il rapimento e la loro chiamata. Dovevano assolutamente partire da li, ed entrambi erano d'accordo su questo.

Lasciato alle spalle il villaggio, raggiungere le coordinate che Takumi aveva ben memorizzato non avrebbe richiesto troppo tempo. Giusto una mezza giornata a passo sostenuto, che per shinobi addestrati come loro sarebbe stata una bazzecola. Non aveva intenzione di fermarsi e di perdere altro tempo in ciance, anche perché la Nasai, c'era proprio da dirlo, era di compagnia tanto quanto poteva esserlo l'anta di un armadio. Eppure quest'ultima durante il tragitto suggerì di fare una pausa, a circa metà strada o poco più dal loro ipotetico punto d'arrivo. Takumi rallentò il passo per poterla osservare di sbieco con un misto di incredulità e rassegnazione, come volesse chiederle 'ma sei seria?'. Dopotutto era stata lei stessa a dire che avevano perso anche abbastanza tempo, e adesso se ne usciva con una pausa. Era incredibile. La voglia di fare di quella ragazzina rasentava la soglia minima mai vista in una sola persona. Sbuffò.
E va bene, facciamo una pausa.. disse poi esasperato, rallentando ulteriormente fino a fermarsi, stando ben attento ai rumori che li circondavano (non poteva mai sapersi). ..ma solo cinque minuti, ti avviso. aggiunse poi evidentemente scocciato, con un broncio che pareva quello di un bambino a cui avevano appena rovinato un gioco. La vide dunque accomodarsi per riposare, masticando incessantemente quella fastidiosissima gomma e osservandolo come fosse l'unica cosa da guardare in mezzo a un paesaggio di tutto rispetto. Ah ma non glie l'avrebbe fatta passare così liscia, nossignore. Doveva muovere il culo quella ragazzina e doveva farlo adesso, senza battere la fiacca. Fece passare giusto cinque secondi netti, prima di girare i tacchi e riprendere la marcia; marcia che si interruppe dopo tre passi, mentre si volgeva con un sorrisetto sornione alla sua carissima accompagnatrice. Ho detto 'minuti'? Mi sono sbagliato, intendevo secondi. s'espresse serafico, sbattendosene altamente di non aver tenuto fede al patto stipulato sulla durata di quell'inutile pausa. Sai, quelle tracce non rimangono certo ad aspettare i nostri comodi. proseguì ad incalzarla, ottenendo però soltanto quello sguardo senza alcun tipo d'espressione, svariati piccoli 'pop' della gomma da masticare e un culo saldamente ancorato a dove stava poggiato, senza alcuna risposta né fisica né emotiva. A quel punto il sorrisetto sul suo volto si spense gradualmente. Era seria, sin troppo seria. Avrebbe voluto strangolarla in quel preciso istante, dato che palesemente non aveva intenzione di muoversi. Fantastico. Fottiti. disse a denti stretti in un sussurro, sbuffando e avviandosi davvero. Non aveva tempo da perdere. L'avrebbe raggiunto dopo, tanto cinque minuti non erano poi una gran roba da recuperare per una kunoichi che (supponeva) apparteneva o fosse vicina al corpo degli ANBU. Ma davvero capitavano tutti a lui i casi umani? Senza speranza.

Giunto nei pressi del posto indicato dalla mappa, si fece maggiormente cauto. S'avvicinò di soppiatto, preferendo una posizione sopraelevata per essere maggiormente silenzioso nei movimenti (le frasche a terra non avrebbero aiutato nell'intento) e servendosi del suo fine udito per capire se qualcuno fosse in avvicinamento. Soltanto appurato di essere solo e adocchiando bene dove metteva i sandali per evitare di beccarsi una trappola nel remoto caso in cui avessero avuto il tempo di piazzarne (e ne dubitava, era passato troppo poco tempo e se erano tornati indietro era per coprire le tracce, avrebbe avuto poco senso perdere tempo a piazzare trappole li) si sarebbe mosso per cercare delle effettive tracce sul terreno. La Nasai sarebbe arrivata a breve, supponeva; le sue qualità erano necessarie, soprattutto in quel frangente. Qualità sprecate, se poi non era nemmeno avvezza a muoversi dopo un paio d'ore di marcia.. ma indubbiamente necessarie.

 
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view post Posted on 29/5/2019, 10:43     +1   -1
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L'esordio della loro collaborazione non faceva pensare a una lunga e solida amicizia basta su affinità elettive. Takumi mandò amabilmente a cagare la ragazza e riprese la marcia, senza che questa facesse nulla se non continuare a stare seduta e masticare la gomma. Il senso dell'umorismo dei due Kiriani probabilmente non era settato sulla stessa lunghezza d'onda.
Cinque minuti voleva, e cinque minuti si prese... O forse di più. Forse Takumi l'aveva sopravvalutata, perché passati i cinque minuti di stacco ancora Nasai non compariva.

Ne passarono otto, nove, dieci. Ancora nulla. Ma intanto l'Harada aveva raggiunto il luogo del rapimento, e aveva trovato abbondanza di tracce sul terreno.
In particolare, in quel luogo si erano agitate almeno dieci persone, forse un paio di più, ma la scena concitata di un agguato era una giustificazione plausibile al fatto che le impronte erano trascinate, interrotte e confuse. Trovò un paio di frecce spezzate a terra, la lama di una wakizashi spezzata all'altezza del forte, un pezzo di stoffa decorata con fili argentati che faceva pensare fosse stata strappata da un obi femminile. Un albero era stato abbattuto con colpi d'ascia e poi trascinato al lato della strada. C'erano i segni degli zoccoli di due cavalli, e le ruote di un carro che proseguiva lungo il sentiero. Diverse orme umane invece -Takumi ne individuò appartenenti a sette persone, e tracce di sangue secche che le accompagnavano- proseguivano in direzione opposta al sentiero ma poi svanivano nel sottobosco, e verso la foresta.
L'ambiente infatti era prevalentemente boschivo. L'agguato era avvenuto nello spazio tra le pendici di un monte e una altura collinare coperta di rocce, ma il resto della zona era ricoperta da cespugli, arbusti e alberi frondosi. Col sole a picco, erano una goduria dato che spargevano ombra rinfrescante.

Intanto, i minuti di distacco da Nasai erano saliti a quindici.


 
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view post Posted on 23/6/2019, 10:49     +1   -1
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Ben occultato dalla voluminosa chioma verdastra di quell'albero al limitare della zona di suo primario interesse, fu scelta del castano attendere qualche secondo per potersi attentamente guardare attorno e ascoltare, nel tentativo di discernere gli svariati suoni che stuzzicavano il suo udito sensibile. Non v’erano però rumori che poteva effettivamente definire strani, considerato il luogo in cui si trovava. Tutto taceva, fatto salvo per la leggera brezza che carezzava gentile la sua pelle e il fogliame e qualche canto distante di un uccello piuttosto vivace. Trasse un sospiro, forse per allentare la tensione muscolare dopo quel momento di acuta allerta audio-visiva o probabilmente per un semplicissimo moto di personale scocciatura. La Nasai ancora non si era degnata di muovere quelle chiappe e raggiungerlo, e lui non aveva certo tempo da perdere per aspettarla con pazienza. Scese cauto, atterrando al suolo con la stessa silente eleganza di un felino che ha precisamente calcolato sia rumore che distanza, dunque si avvicinò abbastanza sereno alle numerose tracce che quel tentativo riuscito di rapimento aveva lasciato alle spalle.
Ispezionò con estrema attenzione tutto quello che il terreno aveva da offrigli, cercando di ricreare la dinamica al meglio delle sue possibilità. Anzitutto era facile contare almeno una decina di presenze umane in quello scompiglio composto di tracce piuttosto fresche. C’erano anche tracce di un tronco trascinato malamente, di zoccoli e di ruote di carro che si allontanavano verso il sentiero che presumibilmente portava alle terre del daimyo, e un pezzo di stoffa ricamata con fili argentati che non appena ebbe adocchiata attirò la sua completa attenzione. Vi si accovacciò appresso e la prese fra le mani, saggiandone la consistenza con le dita. Doveva senz'altro appartenere alle vesti di uno dei due obiettivi e, a giudicare dal ricamo stesso, avrebbe scommesso che appartenesse al vestiario della ragazza. Un’ottima traccia, insieme a quelle che sembravano impronte di geta che, ad un certo punto, parevano essere trascinate verso nord/nord-ovest, in direzione di una zona prevalentemente boschiva.
Ricostruire la dinamica non era esattamente facile, seppure tutti gli elementi facessero presagire un agguato ben orchestrato, anche grazie alla presenza di quella wakizashi spezzata e delle frecce al suolo. C’era stato un combattimento e probabilmente gli uomini che scortavano i due rampolli avevano cercato di impedire il rapimento, fallendo però nell'intento e ritrovandosi costretti a ritirarsi lungo il sentiero senza i loro protetti. Una bella gatta da pelare. Adesso che ci faceva caso, c’erano pure tracce di sangue, quindi qualcuno era stato ferito. Molto bene.


Spero soltanto che quei due siano intonsi, anche se non credo che abbiano fatto loro grossi danni. Se è uno scambio che vogliono la merce deve essere intatta, no?

S’espresse in un altro sospiro, estraendo la mappa da dentro l’haori e controllando bene dove le tracce dirette verso nord/nord-ovest potessero portare. In effetti da quella parte sulla mappa era segnalata una zona boschiva-collinare, con la presenza di un corso d’acqua che, man mano che lo stesso Takumi avanzava, risultava sempre più evidente al suo fine udito. Fece per ripiegare la mappa e posarla, continuando ad avanzare con cautela e con le orecchie ben aperte verso quella direzione, attento a eventuale presenza di trappole.
Sarebbe stato tutto perfetto se la Nasai fosse arrivata per tempo. Quanto tempo era passato? Di sicuro non erano cinque minuti da quando si erano separati, e la questione cominciava ad urtargli seriamente i sentimenti. Cosa diamine frullava per la testa di quella ragazzina? S’affiancò al tronco d’un albero per potersi celare abbastanza e abbastanza rapidamente da chiunque avesse attraversato il sentiero o fosse tornato indietro dalla zona da cui supponeva fosse scappata la banda dei simpaticoni, dunque fece per attivare la ricetrasmittente, ponendo due dita all'altezza del collo. Incredibile che dovesse pure esortarla a muovere il culo.


Ehi principessa, hai intenzione di bighellonare ancora o gradiresti degnarmi della tua presenza nel giro di subito? Cinque minuti sono belli che passati. disse aspro, senza nascondere nulla del fastidio che provava nel dover fare da baby-sitter a una bambina sin troppo cresciuta. Decise però di non essere troppo specifico nel messaggio. Forse per eccesso di zelo, aveva messo in conto la possibilità che qualcosa potesse essere andata storta e che la Nasai si fosse trovata in difficoltà. Almeno, qualsiasi fine avesse fatto, non avrebbe sputtanato la missione ai quattro venti e avrebbe comunque potuto godere di un certo effetto sorpresa. Sempre che nell'eventualità lei non avesse spifferato nulla, ovviamente.

 
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view post Posted on 17/7/2019, 10:21     +1   -1
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Dall'altra parte della radio ci fu silenzio.
Un silenzio attivo, se così lo si poteva chiamare. Le ricetrasmittenti emettono sempre un breve segnale di interferenza quando vengono attivate, e l'udito fine di Takumi poteva percepire che dall'altra parte era stato premuto il pulsante per parlare, ma... Nessuno lo stava facendo.

Sentiva però anche un'interferenza di fondo, come... Sì, era vento, il suono del vento.
Suono che però venne accompagnato e infine sostituito da qualcos'altro...

Una risata.

«Sopra di teee~»

Era inequivocabilmente la voce di Nasai, ma era allegra e scanzonata. E in effetti, veniva anche da sopra, non solo dal microfono posizionato nell'orecchio del Chuunin.

Alzando gli occhi, il ragazzo infatti l'avrebbe vista, perfettamente sopra di lui, visibile grazie allo spazio lasciato dalle fronde degli alberi.

«Dato che hai fatto tanto il simpatico, e che non ti interessa comandare ho pensato... Beh, allora prendo un'iniziativa utile!»

Si trovava sospesa a mezz'aria a circa venti metri di altezza. Era sorretta da quella che sembrava una delle bolle di chewingum che aveva fatto gonfiare ed esplodere per tutto il tempo, ma molto più grande, adatta a farsi cavalcare come un piccolo pallone aerostatico.
La cosa più insolita, forse, era però lo sguardo della giovane. Era allegro e pieno di vita, totalmente diverso da quell'apatia smorta che l'aveva accompagnata dall'inizio della loro missione.

Scese di quota, silenziosamente, continuando a ridacchiare compiaciuta. I suoi occhi grigi brillavano come quelli di chi ha appena fatto una battuta bellissima, e nel complesso si faceva fatica a pensare che fosse la stessa persona che ciondolava con le mani in tasca.

«Dai, Harada-kun, non te la sei presa, vero? Volevo solo fartela pagare un po' per lo scherzo stupido dei cinque minuti.»

Con un saltello, scese dalla bolla rosa traslucida, che rimase a galleggiare a un palmo da terra. Si avvicinò a Takumi e eese la mano col palmo verso l'alto, in chiara attesa di qualcosa. Continuò quindi a parlare, con tono ora più serio e professionale.

«Passami la mappa, devo segnare un paio di cose. Ho effettuato una ricognizione dall'alto, penso di aver individuato due possibili rifugi per la banda, raggiungibili in relativamente poco tempo con dei feriti e degli ostaggi.
Tu hai già capito in che direzione sono andati? Così potremo restringere il campo di ricerca.»



 
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view post Posted on 10/8/2019, 14:48     +1   -1
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Ecco che lo scenario peggiore che aveva potuto prospettare nella sua alquanto pessimistica previsione si presentò puntuale, preannunciato dal fastidioso quanto rassicurante scricchiolare di una breve interferenza e accompagnato da un sinistro silenzio interrotto solamente dal leggero rumore generato dall'aria sul dispositivo di comunicazione. Numerosi potevano essere gli scenari che avevano portato a quella assurda situazione, e in mente al castano ne venivano diversi, uno meno piacevole dell'altro per la perfetta riuscita della missione. L'avevano presa? La stavano portando da qualche parte? Aveva spifferato qualcosa? Fosse morta sarebbe stata la meno peggio probabilmente, ma anche li se avevano scoperto di avere degli shinobi alle calcagna era un pessimo punto a suo sfavore. Innervosito da quella sgradevole nuova, fece per digrignare i denti. Non sapeva davvero che pesci pigliare adesso, se maledire in ordine cronologico ogni santo kami esistente perché una ragazzina armata di chewingum rosa e con voglia di vivere pari a quella di un bradipo monco aveva appena mandato letteralmente a puttane una missione per 5 FOTTUTISSIMI MINUTI o se gioire del semplice fatto di non dover badare a nessun altro. Entrambe le opzioni erano molto allettanti, ma queste non si tradussero in nessuna parola e in nessun gesto eclatante da parte del ragazzo, se non nell'istinto di rilasciare il bottoncino di avvio comunicazione e porre la parola fine a quel breve scambio con il nulla cosmico dall'altra parte della linea. Ma fu proprio nel momento in cui decise di dare ascolto a quell'istinto, troncando ulteriori comunicazioni attraverso l'apparecchio per evitare di mostrare il fianco all'ipotetico nemico, che la voce della Nasai giunse chiara e forte alle sue orecchie, sia dalla trasmittente che da sopra la sua testa, giovale come non lo era mai stata. E per poco non gli venne una sincope. Stava in groppa a un grosso pallone rosa tremendamente simile alle bolle che produceva con la gomma da masticare nei suoi momenti di alto divertimento la maledetta, allegra come una bambina su una giostra.
Destato bruscamente da tutti i suoi lugubri pensieri sul come riprendere al meglio in mano le briglie perdute della situazione e portare a termine il compito che gli era stato affidato, udendo la scanzonata voce della ragazzina sopra il suo capo, sollevò istintivamente lo sguardo smeraldino in un moto di sorpresa e, in perfetto atteggiamento d'allarme, fece un piccolo balzo indietro estraendo gli spiedi da sotto l'haori. Inutile dire che non appena ebbe realizzato chi fosse accrebbe il suo istinto omicida.


Non c'è nulla da ridere, stronza.

Se da una parte la Nasai se la ridacchiava di gusto per la bravata e per la sua reazione, dall'altra l'Harada aveva una gran voglia di picchiarla e spegnere quello stupido sorrisetto che aveva pennellato sul viso. Non era stato per nulla divertente. Ancora innervosito la osservò scendere di quota, con cipiglio severo. Sospirando pesantemente per cercare di mantenere la calma, ripose gli aghi all'interno dell'haori, cercando di pensare a un modo per non vomitarle addosso qualsiasi improperio gli venisse alla mente. Anche se, diciamola tutta.. se lo meritava eccome.
Dall'atteggiamento che stava mostrando, la ragazzina sembrava un'altra persona. Persino i suoi occhi avevano una luce diversa e quasi quasi rimpianse di non avere davanti la ragazza con la poca voglia di vivere con cui aveva scambiato qualche parola al magazzino. Trovava semplicemente irritante come si vantasse di quello stupido scherzo.
Oh si certo. Scherziamo sulle cose serie. Esilarante. rispose aspro, buttandole un'occhiataccia che se avesse potuto l'avrebbe incenerita sul posto. Entrato nell'ottica di dover svolgere il suo compito, quell'ipotetico intoppo adesso fortunatamente smentito aveva scombussolato totalmente la sua serenità. Era quindi più che logico che non l'avesse presa bene.

Scesa finalmente dalla grossa bolla rosa, la ragazzina si avvicinò a lui di qualche passo e tese la mano in attesa di ricevere qualcosa, tornando ad essere un pelo più professionale. Confessò dunque di essersi mossa dall'alto per una ricognizione e che le serviva la mappa per segnare alcuni luoghi di possibile rifugio per la banda a cui stavano dando la caccia. Almeno una cosa buona l'aveva fatta allora! Peccato però che il malumore del castano fosse difficile da scacciare e che questo non cancellava la pessima trovata dello scherzo che aveva avuto. Per questo si limitò a prendere la mappa da sotto le vesti per potergliela porgere secco, con atteggiamento di chi desidera ardentemente mandare a quel paese l'interlocutore.

Suppongo siano andati verso nord-ovest. rispose serio alla domanda, indicando il percorso che lui stesso stava seguendo prima di quella sgradita interruzione. Le tracce che ho rinvenuto sul posto portano verso il fiume. Qualcuno di loro è ferito. conciso, non mostrò nessun tipo di preoccupazione o compassione per chi fosse stato eventualmente ferito, come se non fosse affatto importante. Che hai scoperto? chiese, osservandola apprestarsi a tracciare segni sulla mappa e attendendo nuove da parte della sua simpaticissima compagna d'avventura.

 
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view post Posted on 18/8/2019, 18:54     +1   -1
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Il fatto che a Takumi non fosse piaciuto il suo scherzo fece alzare gli occhi al cielo alla ragazza. Sbuffò apertamente, roteando quelle iridi grigie con un certo disappunto.

«Oh, ma si può sapere che ti ho fatto, tipo? Che mi guardi in cagnesco da quando ci siamo incontrati indipendentemente da quello che faccio o dico, non ti va bene nulla e sembra che ti abbiano mandato in missione per farti un dispetto.»

Parlava a voce contenuta, ma intensa: sembrava che la questione dei rapporti interpersonali fosse abbastanza sentita, in quel momento.

«Se tu scherzi, anche scherzi di merda come quello là, e fai battute, allora mi sento autorizzata a farli anche io. Se vuoi che andiamo in modalità commando, mi sta bene ugualmente, tanto siamo qui per lavorare, non per fare amicizia, no? Però non accetto di essere presa per il culo, siamo dello stesso grado mi pare... E fino a prova contraria, siamo entrambi utili a questa missione.»

Intanto aveva estratto una piccola matita dalla tasca della felpa e aveva segnato alcuni punti sulla mappa, disegnandoci dei simboli facilmente leggibili a chi avesse un minimo di dimestichezza con le cartine: una fonte di acqua potabile, nascosta nel folto del bosco, e il segno di una frana nella parte più occidentale che sbarrava l'accesso alle montagne da quel lato.

«Comunque sì, penso anche io nord-ovest. Ho controllato il fiume, questo è l'unico tratto attraversabile...» Indicò una zona che comprendeva un paio di chilometri. «E hanno dei feriti, quindi avranno camminato nell'acqua per nascondere le tracce ma non si saranno spinti troppo in là. La vegetazione mi impedisce di vedere bene dall'alto, ma il loro rifugio dovrà essere relativamente vicino a una fonte d'acqua, e da queste parti ho visto delle caverne. Quindi...»

Indicò un'area montuosa a circa cinque km dalla loro posizione corrente. Significava indicativamente un'ora, forse un'ora e mezza, di cammino per delle persone normali. Ninja e gente ben allenata sicuramente sarebbe riuscita a coprire quella distanza a piedi in meno tempo.

«Questa credo sia la nostra migliore ipotesi.»








 
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47 replies since 3/2/2019, 23:39   1100 views
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