Jouri 場裏 - Anello Esterno

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Get scared.
view post Posted on 28/10/2018, 19:15 by: Get scared.
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1 Giugno 249 DN, Shimo no Kuni

BryrvBN

Quello era proprio un bel periodo per me e per il villaggio, per quanto riguarda il primo si può dire che dopo aver vissuto quella brutta esperienza, di cui ho già parlato, nel paese del ferro è aumentata la considerazione sul mio lavoro. Dopotutto, non è cosa da tutti i giorni che uno Shinobi Genin con una sporca nomea come la mia riesca ad uscirne trionfante, come se avessi effettivamente vinto qualcosa, da una situazione del genere. Non solo, per immortalare quella piccola vittoria, una delle poche presentatesi a me durante il mio vivere, mi cambiai anche colore di capelli, tingendomi la parte posteriore di nero, ma per questo ne parlerò a tempo debito. Nei primi di giugno ero stato coinvolto in un'operazione piuttosto interessante, proprio verso la fine di maggio un gruppo di ricercatori aveva scoperto una grotta immensa nei pressi Uratsumi, uno dei pochi grandi villaggi esistenti nel paese del Gelo - chiaramente "grande" è un eufemismo. Comunque, il mio obiettivo era quello di esplorarla, molto semplice no? Beh, non esattamente, purtroppo in tal caso l'impiego del chakra aiutava ben poco. Era così profonda che una caduta sarebbe stata fatale, pertanto fummo costretti a ricorrere a qualche attrezzo per aiutare la nostra discesa, nello specifico usammo corde e rampini. La parete rocciosa era intaccata da un sottile ma pericoloso strato di ghiaccio che rendeva difficoltosa l'arrampicata, penso che quasi un terzo degli shinobi furono impiegati per assicurare l'esplorazione in massima sicurezza. Io, in quanto inventore e geniere ufficiale dell'esercito di Shimo no Kuni, ottenni presto un compito più preciso rispetto alla semplice esplorazione, nonché quello di escogitare un sistema funzionale e sicuro per muoversi all'interno del burrone. Sicuramente avrei potuto fare un sistema complesso ma il problema principale era la mancanza di tempo, i superiori ne volevano uno immediato e immediatamente. Alla fine, per quanto la mia volontà creativa andasse in direzione opposta, optai per un banale sistema di carrucole. Era mezzogiorno quando stavo montando l'ultimo gancio per il trasporto e, proprio in quel momento, mi sentii nominato in lontananza. I suoni in una grotta, come ci si potrebbe immaginare, arrivano ovunque. Dopo essere risalito, non con poche difficoltà, mi fece cenno di avvicinarmi un chunin del villaggio e io, purtroppo, non essendo di Uratsumi non lo riconobbi.

Watanabe Sadou?
Sì, sono io.
Mi dispiace ma il tuo lavoro si interrompe qui, seguimi, ti spiegherò strada facendo.

E così, seguendo la volontà di voler capire cosa stesse accadendo, mi misi in cammino assieme a lui.

Le tue imprese nel paese del ferro non sono passate inosservate, tutti sappiamo che te la sei vista brutta ed esserne uscito illeso - tutto sommato, no? - ti fa onore.
Sarebbe potuto andare peggio, ho avuto la fortuna che i miei dei compagni di squadra non hanno avuto.
Oh, credimi, la fortuna è l'ultima accompagnatrice della morte. Quello che hai fatto, qualsiasi cosa tu abbia fatto, è frutto di una mente fredda che solo uno di noi del Gelo può avere. Proprio perché porti con te il respiro del ghiaccio sei stato scelto per rappresentare il nostro paese al Torneo Chunin che si terrà nel paese della Terra. Ne hai mai sentito parlare?
Poco, me lo avevano accennato gli operati nella grotta. Un momento...

Mi fermai di colpo, probabilmente mi ero perso parte del suo discorso o non avevo capito bene cosa intendesse. In tutto questo stavo già iniziando a chiedermi il perché di quella scelta, dopotutto non avevo seguito gli ordini, il mio obiettivo, quello della mia squadra, era quella di perlustrare e poi riportare quanto visto. Non dovevamo buttarci nella mischia, nonostante ciò, il capo gruppo ci ordinò di farlo. Quindi, perché "premiarmi"?

Respiro del ghiaccio... cosa intendi?
Tu sei in grado di riflettere sempre con attenzione e lucidità durante una situazione difficile giusto? E' come se il tuo cuore si fermasse, lasciando posto a un lento e riflessivo respiro che accompagna i tuoi ragionamenti. Non tutti ne sono capaci, è quello che io amo definire come il respiro del ghiaccio. Anche uno dei miei fratelli lo possedeva, Doi era il suo nome. Ma quella sua capacità, purtroppo, non bastò a salvarlo dalla sorte.
Ho capito... quali sono le mie indicazioni?

Onestamente? Volevo tagliare corto, non ero preparato a una discussione così lunga e ormai avevamo camminato per una ventina di minuti.

Alle ore 23:00 dovrai recarti nella piazza di Nansetsu, ad aspettarti troverai Koya e Ruka ad aspettarti. Il primo è un Responsabile delegato incaricato di rappresentare il paese a livello diplomatico, mentre il secondo porterà lo stendardo. Una volta riuniti dovrete partire per Yuki no Kuni, dove troverete Takara, lei si unirà a voi e si accerterà che abbiate sempre un posto dove dormire e una tavola sui cui mangiare, oltre che eventuali approvvigionamenti per soggiornare. Finiti i preparativi partirete in viaggio per il Paese della Terra.
D'accordo.
Bene, buon viaggio e buona fortuna.

Dopo essere stato congedato, mi misi subito in cammino verso la capitale. Non avevo nulla con me e a quanto pare non ci sarebbe nemmeno stato il tempo per fermarmi a casa.

Nulla di eclatante accadde in questo lungo viaggio. La mia delegazione era piuttosto preparato, sì erano civili, ma sapevano come destreggiarsi nei movimenti. Non mi rallentarono affatto, pur non essendo shinobi, sapevano il fatto loro. Per il tratto iniziale impiegammo delle slitte in legno, successivamente una carrozza e via dicendo. Non vi nascondo che per me sarebbe stato più semplice correre da Ninja, tuttavia dipendevo da loro e non potevo lasciarli in dietro. Tutto andò come previsto, incontrammo Takara in un ostello e lei ci accolse con dei vestiti di ricambio e qualcosa da mangiare, non desideravamo altro. Il giorno seguente, alle quattro del mattino, lasciammo il paese della Neve per raggiungere quello della Terra.





3 Giugno 249 DN, Tsuchi no Kuni

Ad accoglierci un capolavoro architettonico indescrivibile, sicuramente frutto di sudore ma anche di una mente preparata e di occhi in grado di visualizzare le giuste proporzioni anche prima di vedere qualcosa di concreto. Quello era pane per i miei denti, non riuscivo a crederci che in tutto ciò io ne sarei stato attivamente partecipe. I miei occhi scattavano di qua e di là, coglievano tutto: dalle luci, alle voci e alle variegate tonalità di qualsiasi superficie su cui si posavano. E noi, il nostro piccolo gruppo di delegato, saremmo stati un minuscolo puntino se visti dall'altro. Accanto a noi, in quel piacevole cammino, c'erano Ninja di ogni nazione e braccianti, operai, locandieri, cacciatori, tutti per prendere parte a quell'evento. Io, però, umano ipocrita, stavo già pensando storto, avevo già iniziato a speculare sull'andarmene, sul lasciare perdere, sul fallire di proposito. Un masochismo che dava vita alle incertezze, alle preoccupazioni e all'infondato pessimismo, ciò mi apparteneva da sempre e nulla mi sarebbe servito per evitare quella condanna. Ma ero certo, mentre mi trascinavo in avanti stando attento a non beccare i sandali di un coetaneo, che sicuramente in quella massa qualcun altro stava vivendo la stessa, se non peggiore, situazione. Quindi mi rassegnai e lasciai lo spazio a ciò che meritava di essere ammirato.

Giovane.

Proferì Koya.

Sei uno shinobi e quindi sei preparato al combattimento ma non dimenticarti di ciò che sai fare. Sei anche inventore, no?

Sì.

Risposi io, ignaro di dove volesse arrivare.

Cosa è un inventore se non un bambino che si diverte? Non lasciare che la tua capacità di creare ti abbandoni, non lasciare che il bambino celato dentro di te ti abbandoni. Tu rappresenti il Gelo. Che i polpastrelli doloranti, i capelli congelati, le gambe caduche e il gelido respiro ti guidino.

Trovai poco di pragmatico in tutto ciò, quell'augurio aveva un ché di incerto, ma era pur sempre un augurio. Nient'altro mi sarebbe servito di più di quelle parole in quell'occasione. Le presi e le fissai nella mia mente, forse sarebbe bastate affinché l'umano ipocrita che io sono rimanga in letargo.

 
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